[MI149] Pane e latte

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Traccia di Mezzanotte

Pane e latte


«Ecco, quella è la cucina» disse Alda alla nuova cuoca al termine del giro, nella voce quasi un sospiro. Entrò dopo di lei, in una mano la copia pendula del mazzo di chiavi, nell’altra un pensiero adagiato sul mento, la osservava di spalle, completando il ritratto con gli ultimi dettagli.
La donna entrò sorridendo, spaziando con lo sguardo dai pensili agli elettrodomestici, apprezzando subito l’efficiente distribuzione degli spazi: quella sarebbe stata la sua sala comandi. D’un tratto percepì il rapidissimo spostamento di qualcosa sul pavimento bianco. Da sotto una madia un topolino stava correndo velocissimo verso la porta antistante, che dava sul giardino. «Uh!» gridò d’istinto la donna. «Che schifo, un topo!»
Alda guardò la creatura mentre si dava alla fuga verso il giardino, forse colta di sorpresa dal loro ingresso. Uno sguardo beffardo le rimbalzò di lato «È solo un topolino, stia calma. Siamo in campagna…» non riuscì a svestire la voce di ironia.
«Lo so signora, ma non ne avevo mai visto uno prima, dal vivo. Mi ha spaventata la velocità» la donna rintanò la testa tra le spalle e si raccolse tra le braccia. «Sembrava che potesse arrivare dappertutto ancor prima di capire cosa stavo guardando. Brrrr» la donna mimò un brivido. Poi, cercando la complicità di Alda, aggiunse: «Non è vero?»
«Avrà avuto il suo da fare» chiosò lei con un sorriso non troppo benevolo. «Queste sono le chiavi» disse porgendogliele.
La cuoca sorrise e le prese, pensò che con quella risposta volesse in qualche modo esortarla, così aggiunse «Vuole che chiami la derattizzazione? O ci pensa lei?»
Alda la guardò, come assorta. «No! Non serve, vada pure» rispose ancora assente.
La cuoca lasciò la cucina un po’ perplessa, cercando di familiarizzare con le chiavi.


«Ci pensa lei, allora?» la donna cercava risposte da sua madre. «O ci pensa suo marito?»
Il volto smarrito di sua madre, investito dal tono aggressivo della padrona di casa, volgeva al pallido.
«Non campo mica di beneficenza, io!» la donna girò la testa e vide Alda sul lettino all’angolo sinistro della soffitta, stretta e disadorna, vicino a quello matrimoniale.
Sua madre seguì lo sguardo della donna e scoprendosi osservata, con voce bassa, le rispose: «Ci dia tempo signora, la prego», come sussurrando un segreto a un orecchio amico.
La padrona, imbarazzata, non riuscì a trattenere un giudizio: «Quella povera creatura», disse aggravando il tono. «Qui bisogna risolvere! O pagate o ve ne andate!» Si avviò verso la porta. Come a volersi giustificare, aggiunse: «Non sono Mica ricca, io! Una settimana e basta».
Sua madre richiuse la porta ancora scossa dall’improvviso confronto, Alda la guardava attenta dal letto disfatto, gli occhi ben aperti registravano ogni movimento. L’improvviso sfrigolare sulla fiamma la fece trasalire e corse al fornello; con lestezza, afferrò un canovaccio e tolse il pentolino del latte dalla fiamma, prima che la schiuma debordasse. Il coperchio traforato sul bricco aveva accelerato il bollore e adesso avrebbero dovuto aspettare che si raffreddasse, prima di poter cenare. Immersa nei suoi pensieri, dispose le tazze e spezzò il pane in tanti bocconi da inzuppare, che avrebbero riempito la pancia almeno fino al mattino successivo. «Alda, vieni amore.»
La bambina lasciò il letto e si arrampicò sulla sedia, cercando nuove posizioni. Sua madre si avvicinò alla finestrella che dava sulla piazzetta, cercando nella foschia un cappotto familiare. La mano sulla bocca, a trattenere i pensieri. Alda, seduta al tavolo, di riflesso si coprì la bocca con entrambe le mani, poi solo con una, cercando la massima reciprocità. Non sapeva bene cosa stesse accadendo, ma funzionava così. Ogni emozione era sempre condivisa.
Cenarono alla luce del lume a petrolio. La schiuma del latte bollito formava una pellicola di panna di cui Alda era molto golosa e, per questo, sua madre lasciava che fosse lei a inzuppare il pane, quando questa fosse finita. Ogni tanto la scopriva a giocare con la mollica bagnata e le diceva di smettere, ma Alda era veloce. Nascondeva nella mano qualche crosta molliccia e la infilava in tasca, poi rituffava il cucchiaio nella tazza e gustava un nuovo boccone.
Cominciava a far freddo, così la bambina si cambiò e andò a infilarsi nel letto, un segreto nelle mani. Si rannicchiò sotto le coperte di lana pungente cercando di scaldarsi, portò poi le mani a nicchia di fronte alla bocca, e alitò calore su un corpicino nero e peloso. Un piccolo topo dei tetti, che aveva nutrito e a cui aveva insegnato la fiducia, unico amico nelle notti povere della sua infanzia.
Nell’ora più tarda la porta si aprì e fu richiusa con lo schiocco secco del paletto. Qualcuno buttò la lunga chiave di ferro sul tavolo, senza riguardo. Il topino scappò dal ricovero di Alda e si rifugiò nel suo nascondiglio, dentro lo zoccolo schiodato, tra il letto e la parete. Alda si girò nel letto e vide sua madre che, prima appisolata sulla sedia di paglia, si stava risollevando facendola crepitare. Posò il materiale da ricamo sul tavolo e con voce mesta disse «È tornata, oggi.»
Suo padre si tolse il cappotto «Ah!» strofinò le mani e con quelle si sfregò il viso rubizzo. «E che ha detto?» espirando il suo fastidio.
«Lo sai» lo sguardo basso, non poteva essere troppo diretta.
«E tua madre? Quando viene?» le chiese senza alcun affetto.
«Dopodomani…»
«Uhm! Bene! Finalmente, si mangia!»
«…» non seppe rispondere.
«Ci pensa lei? Voglio dire… Alla padrona.»
«…» non volle rispondere.
Alda si rigirò verso la parete, tirò fuori l’ultimo boccone di pane umido e lo posò sul cuscino, sperando nel ritorno del topino.

Alda, rimasta sola in cucina, aprì il cassetto e tirò fuori qualche scampolo di stoffa, dei cereali e alcune scaglie di parmigiano che aveva preparato. Si inginocchiò e vide sotto la madia lo zoccolo leggermente staccato. Vi lasciò davanti le scorte, sapendo che presto il freddo sarebbe tornato. Mormorò: «Ci penso io».
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars

Re: [MI149] Pane e latte

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ElmoInverso ha scritto: «Ecco, quella è la cucina» disse Alda alla nuova cuoca al termine del giro, nella voce quasi un sospiro. Entrò dopo di lei, in una mano la copia pendula del mazzo di chiavi, nell’altra un pensiero adagiato sul mento, la osservava di spalle, completando il ritratto con gli ultimi dettagli.
Ciao @ElmoInverso 

Ho dovuto leggere più volte questo incipit e tuttora c’è qualcosa che non “gira” a dovere. La frase che ho evidenziato mi ha creato confusione. Avevo in mente una scena e poi mi sono trovata di fronte a una pittrice.  Alla fine ho capito il senso, ma leggendo sono inciampata e non riuscivo a proseguire la lettura.

ElmoInverso ha scritto: La donna entrò sorridendo, spaziando con lo sguardo dai pensili agli elettrodomestici, apprezzando subito l’efficiente distribuzione degli spazi: quella sarebbe stata la sua sala comandi. D’un tratto percepì il rapidissimo spostamento di qualcosa sul pavimento bianco. Da sotto una madia un topolino stava correndo velocissimo verso la porta antistante, che dava sul giardino. «Uh!» gridò d’istinto la donna. «Che schifo, un topo!»
Anche questa frase potrebbe essere più scorrevole. Tutti quei gerundi appesantiscono la lettura. 

Potresti alleggerire tutto il periodo. 
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]La donna pareva molto soddisfatta di quello che vedeva: pensili ed elettrodomestici erano distribuiti in modo efficiente negli spazi, la sua  [/font][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]“sala comandi” sembrava rispondere appieno alle esigenze. Tutto sembrava procedere nel migliore dei modi quando, all’improvviso, percepì il rapidissimo movimento di qualcosa sul pavimento bianco.[/font]
ElmoInverso ha scritto: . «Sembrava che potesse arrivare dappertutto ancor prima di capire cosa stavo guardando. Brrrr» la donna mimò un brivido. Poi, cercando la complicità di Alda, aggiunse: «Non è vero?»
Aggiungere “la donna mimò un brivido”  non serve. Hai già messo il Brrrr. Diventa ridondante.

ElmoInverso ha scritto: Ci pensa lei, allora?» la donna cercava risposte da sua madre. «O ci pensa suo marito?»
Il volto smarrito di sua madre, investito dal tono aggressivo della padrona di casa, volgeva al pallido.
«Non campo mica di beneficenza, io!» la donna girò la testa e vide Alda sul lettino all’angolo sinistro della soffitta, stretta e disadorna, vicino a quello matrimoniale.
Sua madre seguì lo sguardo della donna e scoprendosi osservata, con voce bassa, le rispose: «Ci dia tempo signora, la prego», come sussurrando un segreto a un orecchio amico
 Perché non dare un nome a questa donna? 

A partire da questa scena, con l’ingresso di un nuovo personaggio,(la madre non riesco a capire di chi) .  [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]mi sono persa di nuovo e non ho ritrovato la strada.[/font]
Ci tornerò sopra quando avrò le idee più chiare. Il problema è tutto mio don’t worry. :scusa:

Re: [MI149] Pane e latte

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ElmoInverso ha scritto: Cominciava a far freddo, così la bambina si cambiò e andò a infilarsi nel letto, un segreto nelle mani. Si rannicchiò sotto le coperte di lana pungente cercando di scaldarsi, portò poi le mani a nicchia di fronte alla bocca, e alitò calore su un corpicino nero e peloso. Un piccolo topo dei tetti, che aveva nutrito e a cui aveva insegnato la fiducia, unico amico nelle notti povere della sua infanzia.
Ciao @ElmoInverso passo velocemente per un commento, tralascio le osservazioni formali perchè ho visto che te ne sono già state fatte tante. 
Questo racconto mi è sembrato uno spaccato di quotidianità campagnola, fino a questa frase, citata, che è il motivo che mi ha colpita maggiormente perchè  mi ha ricordato la tematica da fiaba, qualcosa a metà tra Cenerentola e la Piccola Fiammiferaia. 

Re: [MI149] Pane e latte

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ElmoInverso ha scritto: Entrò dopo di lei, in una mano la copia pendula del mazzo di chiavi, nell’altra un pensiero adagiato sul mento, la osservava di spalle, completando il ritratto con gli ultimi dettagli.
Ci ho pensato e ripensato, ma non riesco ad avere la quadra di questa frase, chi osserva chi. È troppo confuso per me.

Mi è piaciuta a delicatezza con cui narri dell'amicizia tra la bambina povera e il topolino. E del suo bel rapporto con la mamma.

A rileggerti, @ElmoInverso   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI149] Pane e latte

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ElmoInverso ha scritto: Ecco, quella è la cucina» disse Alda alla nuova cuoca al termine del giro, nella voce quasi un sospiro. Entrò dopo di lei, in una mano la copia pendula del mazzo di chiavi, nell’altra un pensiero adagiato sul mento, la osservava di spalle, completando il ritratto con gli ultimi dettagli.
Te lo hanno gia detto, mi si scervellata ma non sono riuscita a capire, nè la frase in neretto nè chi guarda chi.
Una storia di povertà estrema  che vorrebbe un riscatto che non ho trovato.
All'inzio alda è un'adulta e indica alla nuova cuoca la cucina. C'è un topolino in giro e lei ripensa a quando era bambina?
Madre e figlia  vengono sfrattate e Alda bambina lascia le scorte di cibo al suo amico prima che 
ElmoInverso ha scritto: «Uhm! Bene! Finalmente, si mangia!»
«…» non seppe rispondere.
«Ci pensa lei? Voglio dire… Alla padrona.»
«…» non volle rispondere.
Troppo ermetico per me, davvero. Scusami.

Molto belle le immagini di lei che bagna il pane nella panna del latte, il cappotto nella nebbia, il topolino che fugge allo schiocco del paletto ecc..
ma la trama di questo racconto mi sfugge del tutto.

Re: [MI149] Pane e latte

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Questo povero racconto ha avuto davvero sfortuna, l'ho postato alle 21:35, ma ho smesso di lavorarci alle 17:00 perché a casa è saltato l'impianto elettrico e avevo le batterie quasi andate. Sono tornata all'età della pietra e ho sprecato 7 ore, che avrei potuto usare per rifinirlo meglio, in altre attività.
Ringrazio @@Monica per la segnalazione dell'eccesso di gerundi e la ripetizione del brivido.
Vi rispondo un po' a casaccio spiegando alcune cose che vi hanno lasciato perplesse @Poeta Zaza e @Alba359.
ElmoInverso ha scritto: «Ecco, quella è la cucina» disse Alda alla nuova cuoca al termine del giro, nella voce quasi un sospiro. Entrò dopo di lei, in una mano la copia pendula del mazzo di chiavi, nell’altra un pensiero adagiato sul mento, la osservava di spalle, completando il ritratto con gli ultimi dettagli.
In questo incipit la protagonista è Alda, sia nel primo che nel secondo periodo, infatti non sono andata a capo.
Non so perché nel copia-incolla "ritratto" ha perso il corsivo e così: ciao ciao metafora.
Alda squadra di spalle la cuoca appena assunta. In una mano tiene le chiavi che dondolano, l'altra è posata sul mento come quando si riflette. In pratica la mano che tiene le chiavi sostiene il gomito della mano posata sul mento, nell'atto di riflessione. Essere così chiara sarebbe stato meglio ma mi faceva l'effetto "twister" e ho cercato di rendere la posizione con delle immagini.

La corsa del topolino in cucino e la domanda "ci pensa lei?" della cuoca servono da innesco del ricordo. Il paragrafo successivo infatti inizia con la domanda della padrona di casa (non ha un nome perché non voglio che abbia troppa importanza).
ElmoInverso ha scritto: «Ci pensa lei, allora?» la donna cercava risposte da sua madre. «O ci pensa suo marito?»
Il volto smarrito di sua madre, investito dal tono aggressivo della padrona di casa, volgeva al pallido.
Qui Alda ricorda una scena di aggressione verbale tra la padrona di casa e sua madre, il richiamo è quel "Ci pensa lei, allora?". Avrei voluto ricontrollare meglio i riferimenti dei dialoghi ma non ho avuto tempo. Così come avrei voluto inserire altri dettagli di ambientazione anni'50 e rifinire meglio il dialogo tra i genitori.
Purtroppo ho usato un aggettivo sbagliato "rubizzo" che non rende l'idea dell'arrossamento del viso dovuto alle bevute di vino. La figura del padre è quella di un uomo discutibile. È un uomo che non si assume le sue responsabilità e le delega ad altri. Aspetta la suocera che venga a portare il cibo e i soldi per l'affitto. Effettivamente avrei voluto arricchire meglio il testo intorno a quel dialogo.

Cara @Kore ti ringrazio per il tuo commento che mi è molto dispiaciuto perché mi ha fatto capire che ho reso patetico qualcosa di molto amaro e realmente accaduto. Esiste davvero una persona che da bambina ha vissuto nella povertà e che ha dormito con un topino. Mi dispiace proprio di non averle reso giustizia. Ma siamo qui per imparare quindi va bene. A volte mi infervoro troppo con le emozioni e perdo il lumino. ^__^

Volevo raccontare la storia di una donna benestante, all'apparenza fredda e pronta a giudicare, che alla fine scopre di non essere cambiata rispetto a quando era bambina. Ci penserà lei a quel topino, che è il riflesso di se stessa bambina. Attraverso l'accudimento, si prende cura di se stessa. Alda bambina riconosce nei bisogni del topo, i suoi. Se ne prende cura come la madre fa con lei. Da adulta ci penserà lei a quell'ultimo topo, perché la povertà non si dimentica. Non si dimenticano un padre incurante, né una madre incapace di reagire e per fortuna nemmeno l'amore ricevuto.
Aldanel presente è forte, sta bene, ma ricorda la sua fragilità e la protegge.

Grazie a tutte, sarà per la prossima volta.  :bandiera:
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars

Re: [MI149] Pane e latte

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Ciao @ElmoInverso,
Piacere di conoscerti e di leggerti!
ho letto il tuo racconto con le stesse perplessità di chi mi ha preceduto. Sia per quanto riguarda l'incipit che per i vari personaggi, in particolare la figura della madre. Poi ho letto il tuo commento e le tue spiegazioni... Il problema è stata la fretta e i disguidi da contest! Poco male perché il racconto ha una bella atmosfera e tu hai una bella scrittura elegante. Basterà chiarire alcune cose, in particolare il salto temporale che leggendo non si percepisce.
ElmoInverso ha scritto: La bambina lasciò il letto e si arrampicò sulla sedia, cercando nuove posizioni. Sua madre si avvicinò alla finestrella che dava sulla piazzetta, cercando nella foschia un cappotto familiare. La mano sulla bocca, a trattenere i pensieri. Alda, seduta al tavolo, di riflesso si coprì la bocca con entrambe le mani, poi solo con una, cercando la massima reciprocità. Non sapeva bene cosa stesse accadendo, ma funzionava così. Ogni emozione era sempre condivisa.
Cenarono alla luce del lume a petrolio. La schiuma del latte bollito formava una pellicola di panna di cui Alda era molto golosa e, per questo, sua madre lasciava che fosse lei a inzuppare il pane, quando questa fosse finita. Ogni tanto la scopriva a giocare con la mollica bagnata e le diceva di smettere, ma Alda era veloce. Nascondeva nella mano qualche crosta molliccia e la infilava in tasca, poi rituffava il cucchiaio nella tazza e gustava un nuovo boccone.
Ti segnalo anche questa parte: nelle prime frasi, quelle sulle mani sulla bocca, non mi risultano chiare. Molto bella la parte in cui descrivi il latte e il pane (pensa che la pellicola sul latte la odiavo da bambina! il tuo personaggio invece la adora...).
Ciao!

Re: [MI149] Pane e latte

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ElmoInverso ha scritto: La donna entrò sorridendo, spaziando con lo sguardo dai (...) «Uh!» gridò d’istinto la donna. «Che schifo, un topo!»
ElmoInverso ha scritto: «Ci pensa lei, allora?» la donna cercava risposte da sua madre. «O ci pensa suo marito?» (...) 
«Non campo mica di beneficenza, io!» la donna girò la testa e vide Alda 
Sua madre seguì lo sguardo della donna 
Ciao, @ElmoInverso, piacere di ritrovarti!

Secondo me la difficoltà del racconto sta nel comprendere che il termine "donna" viene riferito a due personaggi diversi e non allo stesso, vale a dire la cuoca, come ho creduto leggendo. Forse dare un nome proprio anche a una sola delle due figure avrebbe evitato l'equivoco.
Ho letto che non hai potuto dedicare al testo il tempo previsto e ti comprendo benissimo, perché è capitato anche a me. Ho notato, forse per lo stesso motivo, un po' di confusione nella punteggiatura. 
La storia però è molto graziosa: il topino tra le mani della bambina vale tutto il racconto. Grazie per essere stata con noi nonostante le difficoltà. 
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Re: [MI149] Pane e latte

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[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif] Ciao  @ElmoInverso [/font][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif], mi sono approcciato al tuo racconto con aspettative alte, perché lo scorso mi era piaciuto molto. La buona impressione sulla scrittura è rimasta, al di là di qualche sbavatura. Ma il racconto in sé, per i miei gusti personali, ha meno mordente del precedente. Insomma, l'amicizia tra bambina e topino rischia di sapere un po' troppo di... Pane e latte, per l'appunto. Mai come in questo caso, però, de gustibus, c'è a chi può piacere, non prendertela per una bocciatura[/font][/mention]
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI149] Pane e latte

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Grazie @ivalibri, è vero, il salto temporale non è di immediata individuazione, riguarderò anche la parte delle mani.

Grazie anche al mio Boss... ops @@Monica :D e a @Ippolita, hai perfettamente ragione, donna di qui e donna di là, un gineceo non ben caratterizzato.

Grazie anche a te @Edu. Al di là del tema e delle parti biografiche, i due racconti sono molto diversi tra loro anche come processo creativo.
Nel primo sono partita da un'idea che si è sviluppata via via mentre scrivevo, nel secondo, letta la traccia, ho visto tutte le scene nella mente ancora prima di scrivere, quindi nel tradurle in parole ero molto "costretta" e l'amicizia bimba-topo è un fatto vero, sono io che l'ho narrata male. Anche il coinvolgimento emotivo è stato diverso, nel primo ero molto più distaccata.

:bandiera:
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars

Re: [MI149] Pane e latte

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ciao @ElmoInverso . Racconto molto complicato da leggere. In verità si capisce il salto temporale di Alda adulta con il ritorno all'età infantile. Solo un flash back poteva regolarizzare la conduzione del racconto e renderlo comprensivo. Sarò sincero:  la traccia che hai scelto non è stata ben realizzata. Anche se ci stanno i topi, questi non hanno una grande efficienza causale nella storia ( perdonami il termine da avvocato)  :D Comunque ti sei strizzato tanto il cervello per scrivere una storia con l'intento di creare una certa atmosfera con tanto di  giochi temporali... Apprezzo l'impegno... ciao :sss:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
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