[H2022R] Halloween Spaghetti Western

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«Il buio.
Il mistero.
Se c’è buio c’è mistero, o almeno, al mistero si associa sempre il nero, il buio. Non c’è nessun mistero nascosto nella luce, nessun mistero avvolto da un arcobaleno con alla fine la classica pentola d’oro dei nani.
O erano giganti quelli col pentolone? Per quel che vale, trattandosi di una stronzata, facciamo che l’arcobaleno cade dentro un buco, per l’esattezza quello di un bionda dalle gambe lunghissime e le tette grosse come rinoceronti. Va bene lo stesso. Comunque sia, nero, buio, mistero rappresentano la triade con cui viene costruita una bella storia dell’orrore, di quelle raccontate intorno a un falò da un idiota per impressionare altri idioti, o di quelle scritte nei libri per bambini, da leggere per farli addormentare.
Ma come cazzo vi addormentate se vi leggo di streghe nascoste nel buio perché vecchie e orrende o del mistero del cinghiale imbizzarrito che si mangia i bambini? Non è meglio una bella favola con tanto di principe azzurro?»

«E dai, Diego, è Halloween. Cosa c’entrano le favole?» gli disse Giorgino, sette anni e nessuna voglia di dormire.
«Sì, cosa c’entrano le favole?» fece eco Martina, che di anni ne aveva cinque e aveva la testona bionda ciondolante per il sonno, eppure non mollava.
Entrambi masticavano ancora i dolcetti raccolti durante la serata passata in giro a tormentare i vicini, Giorgino travestito da Georgie di It, con tanto di braccio mancante, Martina truccata da streghetta.
La fantasia al comando in questa casa, aveva pensato Diego.
Era il fratello maggiore, e anche se gli ormoni ululavano famelici alla luna, e doveva sbrigarsi a uscire nella notte ancora lunga là fuori, aveva il compito di metterli a letto e quelli gli avevano chiesto una storia.
Perché sua madre si era risposata e aveva trovato interessante l’idea di procreare altri due sgorbi solo dio lo sapeva. Non gli bastava lui, sputato fuori con i disgraziati geni di un nano – non di quelli dell’arcobaleno, ma un vero nano da circo senza nemmeno un soldo, altro che pentolone, che si era scopato la mamma salendo in piedi sopra uno sgabello da domatore di troie – i capelli color zucca, una condanna all’acne da scontare a vita e il girovita di una ciambella.
Be’, a pensarci bene non aveva avuto tutti i torti a riprovarci a fare figli, stavolta con un tizio quantomeno dotato di un conto in banca anche se con il fascino di un ornitorinco. Guardando fratellastro e sorellastra Diego ammise che stavolta l’esperimento era riuscito.
Un sasso colpì la finestra. Non un sassolino di quelli lanciati per far rumore, come segnale che c’era qualcuno in attesa, ma un sasso bello grande che sfondò il vetro e fece saltare i due ragazzini per lo spavento.
«Calmi, calmi, sono sicuro che non c’è Michael Myers pronto a farvi la pelle» disse loro Diego andando verso la finestra.
«Michael chi?» chiesero in coro i ragazzini.
Lui si girò per guardarli, scosse la testa. «Niente, nemmeno le basi…»
Raccolse la pietra tra i frammenti di vetro, aprì la finestra, si affacciò e di sotto, in mezzo alla strada oltre il giardino, vide Alice. Subito Diego sorrise, non pensò al buco nel vetro e alle dovute spiegazioni da dare alla madre e al di lei compagno.
Alice piegò il braccio sinistro, ticchettò con l’indice destro sul polso. Il tempo scorreva. Diego le fece cenno di aspettare.
«Non conoscete Michael» disse ai due ragazzini. «Allora, invece di raccontarvi una storia, vi guardare tutta la saga di Halloween.»
«Ma è la notte di Halloween, non la sega» disse Giorgino.
«Halloween il film, non la notte» fece Diego, spazientito. «E non c’entra niente la sega. Vedi di non iniziare a fartele, le seghe. È ancora presto, poi diventi cieco.»

Li lasciò davanti al computer dopo aver caricato tutti i film chiamati Halloween, anche il III che non c’entrava un cazzo perché Michael Myers nemmeno c’era, e uscì.
Alice lo attendeva fumando un cigarillo. Tirò una boccata mentre lui usciva dal cancello. Il fumo si confuse con la condensa del respiro in un intreccio bianco sopra la testa di Alice. Sembrava quasi che un’aureola si allargasse sopra i suoi capelli lisci e scuri. Nel pallido volto a cuore spiccavano le labbra viola e i grandi occhi verdi che il trucco mettevano in risalto. Neanche a dirlo era vestita di nero, cuoio, giubbotto e pantaloni, e teneva una bandana a scacchi sulla gola.
«Mi hai sfondato la finestra» le disse Diego arrivandole davanti.
Solo a guardarla gli ormoni che prima ululavano adesso si erano messi a ballare in cerchio come una tribù, inneggiando agli dei della natura. Era magra e spigolosa, Alice, sembrava appena uscita dalla bara, ma faceva parte del suo sex appeal, con quell’aria da bad girl capace di stenderti con un destro, aprirti il petto a coltellate e sputare sul tuo cuore ancora pulsante solo perché le andava di farlo. Diceva che era pallida perché lei il sangue non lo aveva. Diceva che era cattiva perché a lei non fregava un cazzo di nessuno.
Lo diceva e lo dimostrava. E le possibilità che aveva Diego con lei – perché Diego non faceva altro che immaginare quanto potesse essere bello farsi scopare da Alice, senza il coltello e tutto il resto, s’intende – erano pari alla possibilità che una formica strangolasse un elefante.
«Secondo te se una formica entra nella proboscide di un elefante almeno lo fa starnutire?» le domandò a bruciapelo.
Lei mosse appena i muscoli della faccia per fargli arrivare un crudele “che cazzo vai dicendo?” e poi gli disse: «Per la finestra di’ a mamma che è penetrato un pipistrello.»
La metafora del pipistrello che penetra la finestra diede molto lavoro alla fantasia di Diego mentre lui seguiva il culo di Alice. Camminarono lungo la strada fredda e vuota.
Alice aveva lasciato la bicicletta accanto a un palo della luce. Era una bici da cross, di quelle con gli ammortizzatori che ti fanno fare bei salti. Gialla e nera come un’ape.
«Salta su» disse a Diego dopo essere montata in sella.
Lui obbedì e si allacciò con le mani intorno alla sua vita.
Alice si tolse il cigarillo e gli disse: «Ho detto forse di toccarmi?»
Subito Diego tolse le mani.
«Tienimi questo» lei gli passò il cigarillo. «Non farlo spegnere. E reggiti. Non a me, alla sella.»
«Se mi reggo alla sella come te lo tengo il sigaro?»
«Primo, non è un sigaro, ma un cigarillo. Di quelli che fuma Clint Eastwood nei western, hai presente? Secondo, tienilo tra le labbra. Potrai dire di aver sentito il sapore delle mie.»
Alice fece un ghigno, sollevò la bandana per coprirsi il volto, e partì.
La bicicletta si mangiò l’asfalto, prese curve mozzafiato sgommando, superò un incrocio senza rispettare niente e nessuno, passando a un soffio dal muso di una macchina il cui conducente fu costretto a sterzare e uscire di strada, passò sotto il vagone di un treno merci, poi il salita, saltò sopra il vuoto di un cavalcavia crollato, e dopo ancora giù da una scalinata, rimbalzando. Ogni volta che Alice si sollevava sui pedali offriva a Diego una visuale piena delle sue chiappe. Pedalava come se fosse in arrivo la fine del mondo. O fosse lei la fine del mondo.
«Dvèkndimo?» bofonchiò Diego col vento in faccia per come sfrecciavano.
«Cosa?» urlò lei da davanti.
Allora Diego si tolse dalla bocca il cigarillo che gli impediva di parlare bene, stretto tra i denti come lo teneva. In effetti si sentiva il sapore di Alice. Aveva la saliva che sapeva di incenso e cera.
«Ho detto dov’è che andiamo?»
«All’O.K. Corral» disse Alice. «Stasera chiudo i conti con l’Orso Cieco.»
L’O.K. Corral era il cimitero comunale. Era lì che di giorno si portavano i fiori sulle tombe, e di notte si organizzavano concerti clandestini e risse. Anche duelli, se la notte era quella di Halloween.
«Il cigarillo si è spento. Mi spiace» urlò Diego nell’orecchio di Alice.
Andavano a centoventi.
«Buttalo. Ne ho altri.»
Diego lo lanciò mentre saltavano sopra le teste di un gruppetto di ragazzini che rientrava dal dolcetto scherzetto. C’entrò il sacco di popcorn di Dracula.


Il buio.
Il mistero.
Buio era buio, fatta eccezione per le candele accese e i lumini votivi davanti alle lapidi.
Il mistero riguardava la motivazione. Perché Alice aveva sfidato l’Orso Cieco a duello.
Nella sua testa Diego trasmetteva la radio cronaca dei trascorsi tra i due – e la sua voce diventava quella di Dan Peterson quando il vecchio coach commentava il Wrestling – e i precedenti riguardavano per lo più delle scaramucce, come l’intromissione nei pestaggi dell’altro, lo sconfinamento nella zona dell’altro, l’aver nominato Alice.
Non importava la ragione, il primo comandamento era “non nominare mai Alice”.
Diego le aveva chiesto, strada facendo, cosa era successo e per farla breve, le cose erano andate pressapoco così: a scuola l’Orso Cieco aveva rubato ad Alice la testa del fratello, e l’aveva fatto nell’unico giorno del mese dove Alice si faceva vedere a scuola, quindi aveva progettato il furto. L’aveva fatto mentre Alice pestava tre bulli per rubare loro tutta la roba che quei tre avevano rubato durante il mese ai ragazzi che tormentavano. Alice non la vedeva come un’azione stile Robin Hood o cose del genere. Era il suo modo per dare un senso a quell’unica mattinata di scuola. Poi pestava i professori che si lamentavano delle sue assenze, pestava il preside e, tornata a casa, pestava i genitori. Nessuno aveva il coraggio di bocciarla.
Non gliene fregava niente di nulla, ma non dovevi rubarle la testa del fratello. E anche lì, non era una questione sentimentale o di giustizia. Non era un ricordo dell’amato fratello morto.
Era un cazzo di trofeo!
Tutti sapevano che Alice aveva fatto fuori il fratello nato da un mese. Il perché? Era di troppo. Gli aveva tolto la testa e l’aveva sostituita con quella di un bambolotto, e i suoi avevano impiegato un altro mese per rendersi conto dello scambio. Intanto lei si era rivolta a uno stregone negro per far essiccare e ridurre quella testolina alla dimensione di una palla da tennis che usava come palla antistress.
Alice la voleva indietro. Ma l’Orso Cieco non poteva accontentarla perché si era mangiato la testa, l’aveva sgranocchiata come una mela.
Ecco fatto. Ci si vede a Halloween, all’O.K. Corral. Porta chi vuoi.
Alice si era portata Diego come testimone e questo voleva pur dire qualcosa.
Mentre lui fissava una stella esprimendo il desiderio di essere cavalcato da Alice come la bici da cross – e si sarebbe volentieri fatto infilare due ruote e agganciare un paio di pedali nei reni – Alice fumava il cigarillo, le pendeva dalle labbra, sulla sinistra, e aspettava.
L’Orso Cieco arrivò di fronte a lei, camminando lento e pesante. Si era portato due testimoni, l’Orsetto Calvo e l’Orsetto Barbuto. Diego li incontrava spesso a scuola e non erano poi così male. Il problema era l’Orso Cieco.
Un tizio prepotente, grosso, largo, peloso e con due cuciture a forma di X al posto degli occhi. Dal muso soffiava sbuffi vaporosi, un paio di straccali gli tenevano su i calzoni e camminava a gambe larghe.
Diego vide Alice sbuffare fumo, togliersi il cigarillo con il pollice e l’indice della destra, sputare in terra e la sentì dire: «Mangiare la testa di mio fratello… Me l’hai ucciso una seconda volta, amigo. È ora di pagare il prezzo.»
«L’ho cagata a pezzettini piccoli piccoli» le fece sapere l’Orso Cieco.
Se una caverna si muovesse come una bocca ecco che voce avrebbe, pensò Diego.
«Potevo portarteli i pezzettini, così li incollavi e magari rimettevi insieme quello schifo» continuò L’Orso Cieco, «ma, se devo essere onesto, sono un po’ stitico ultimamente. Forse mangio troppa roba essiccata.»
Alice assottigliò le palpebre, fece un altro tiro. «Quel che è fatto è fatto. Stanotte chiederai una purga al Diavolo, bastardo.»
I due restarono immobili a fissarsi dentro una penombra da Sabba. C’era silenzio, proprio un silenzio di tomba come si deve, pensò Diego, e avrebbe riso se non fosse stato per la tensione tra gli sfidanti. Il respiro di Alice era calmo, talmente impercettibile che sembrava non respirare affatto. La condensa davanti al naso diceva che era viva, i suoi occhi stretti e concentrati sull’Orso Cieco dicevano che era letalmente viva.
Il bestione spostava il peso da un piede all’altro. Fece scivolare una mazza da baseball dalla manica destra e la impugnò. Alice estrasse il coltello a scatto. La lama comparve tagliando un pezzetto d’aria buia, un breve getto argenteo nella notte.
Quando si affrontarono i testimoni dell’Orso Cieco si coprirono gli occhi con le mani, quindi di fatto non avrebbero potuto testimoniare un bel niente. Diego invece crollò chiappe a terra, la schiena contro una lapide, e non si perse nemmeno un frammento della scena. A un certo punto, nella furia della lotta, gli arrivò in faccia uno schizzo di sangue grande come una secchiata.
Era il sangue dell’Orso Cieco, caldo e denso. Gli sporcò anche la maglietta.
Dopo cinque minuti Alice aveva finito. L’Orso Cieco giaceva pancia a terra, la mazza da baseball infilata nel culo, il corpo ridotto a un ammasso informe e sanguinolento di pelliccia e carne. Alice gli teneva un piede poggiato sopra, non lo degnava di uno sguardo mentre tirava boccate sostanziose dal cigarillo e soffiava il fumo gettando la testa all’indietro. Era lercia di sangue come dopo un’autopsia. Lasciò cadere il cigarillo sul cadavere tutto peli, lo schiacciò con la punta dell’anfibio e fece cenno a Diego di andare.

Il viaggio di ritorno fu sfrenato come l’andata. Il duello aveva gettato nel corpo di Alice tanta di quella adrenalina che pedalò come una furia, ridendo sotto la bandana, e si cimentò in mille acrobazie, compreso un giro della morte a trecentosessanta gradi davanti alla luna dove Diego si tenne stretto alle sue tette. E lei non gli disse nulla.
Lo scaricò davanti a casa con una raccomandazione.
«È stato un pipistrello, ricordatelo» gli disse accennando con il mento alla finestra.
Poi partì sgommando e svanì nella notte.
Diego risalì in casa con in faccia un sorriso da stordito, un po’ per il duello, un po’ per le tette. Si ricordò di aver lasciato fratellastro e sorellastra alle prese con Michael Myers e andò nella loro stanza. Non si ricordò di avere la faccia e la maglietta sporchi di sangue – e stare aggrappato ad Alice che ne era rivestita aveva peggiorato le cose – e quando accese la luce i due ragazzini staccarono dallo schermo le facce divertite, si voltarono verso di lui e cacciarono il più bel grido di Halloween, lungo, acuto e pieno di terrore. Proprio mentre Myers calava il coltello sull’ennesima vittima.
Il buio.
Il mistero.
In fondo, si disse soddisfatto Diego, adesso aveva una storia nuova per metterli a dormire.

Divoratore di mondi

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Re: [H2022R] Halloween Spaghetti Western

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Ciao @Simone Volponi
Bentornato!
Simone Volponi ha scritto: Nel pallido volto a cuore spiccavano le labbra viola e i grandi occhi verdi che il trucco mettevano in risalto.
Che il trucco metteva in risalto.
Simone Volponi ha scritto: tanta di quella adrenalina che pedalò come una furia, ridendo sotto la bandana, e si cimentò in mille acrobazie, 
 Non capisco quel "pedalò", sembra che torni in bicicletta. 
Simone Volponi ha scritto: Diego lo lanciò mentre saltavano sopra le teste di un gruppetto di ragazzini che rientrava dal dolcetto scherzetto. C’entrò il sacco di popcorn di Dracula.
Non mi è chiara l'immagine: saltavano sopra le teste, in che senso?
Centrò il sacco di popcorn. 
Il racconto è scritto bene e si legge senza intoppi, dopo la primissima parte in cui si inquadra la situazione e si capisce che il protagonista è un adolescente in piena tempesta ormonale.
Non ho sentito però molta tensione o angoscia, nel senso che è tutto talmente (e volutamente) esagerato che l'effetto è più comico che inquietante. Immagino tu abbia voluto fare una sorta di parodia del genere, alla Tarantino (non il primo Tarantino ma quello più splatter alla Planet Terror tanto per intenderci). Il finale, infatti, che funziona benissimo e che collega bene le parti del racconto, mi ha fatto sorridere.
Insomma l'effetto che ho avuto anche di fronte ai dettagli più truculenti (la testa del neonato mangiata come una mela, la secchiata di sangue) è simile a quello che mi dà la scena di Planet Terror della donna che spara con la mitraglietta attaccata alla protesi della gamba.
Per essere sincera mi hanno più infastidita alcuni dettagli sessuali stereotipati. Ho trovato tenero solo quello finale, quando riferisci dell'emozione provata dal protagonista dal duello e (soprattutto) dall'aver potuto toccare le tette di Alice.
So che gradisci i commenti sinceri e quindi ti dirò che ho letto tuoi racconti che mi hanno colpita di più. 
Buon contest!

Re: [H2022R] Halloween Spaghetti Western

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Simone Volponi ha scritto: la testona bionda ciondolante
credo fosse testolina, se no la povera Martina non avrebbe neanche avuto bisogno di travestirsi per Halloween, ma dato che poi dici che i fratellastri sono belli, credo sia un refuso :asd:



Un horror più comico che spaventoso, ma di ben piacevole lettura. Ma perché i tuoi cattivi sono sempre grassi? Potrei prenderla sul personale :lol:


Ciao.
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [H2022R] Halloween Spaghetti Western

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Uè Big Fox, bentornato tra noi. Che fine hai fatto? Ti confesso che leggerti mi ha un po' emozionato, mi ha ricordato i vecchi tempi di là, nell'aldilà insomma...  :buhu:

Ebbene sì, la lacrimuccia è scesa...
Tornando al racconto, mi è piaciuto molto per lo stile scanzonato e vivace. Ho trovato molti tratti caratteristici della tua scrittura e delle tue storie che, non è un segreto, ho sempre apprezzato molto. È vero che non c'è molto di horror (forse hai scritto più una dark comedy) così come mi pare che la traccia sia giusto sfiorata (di misteri non ne vedo, ma in compenso mi è piaciuto come hai usato le tre parole della carta nel testo, sia all'inizio che in chiusura). Però, nonostante abbia letto tuoi racconti molto più interessanti e "seri", con idee di base migliori, è stata una lettura molto piacevole, e devo dire che soprattutto nell'incipit e nella chiusura ti ho trovato in gran forma.
Sempre un piacere rileggerti, se torni con più costanza e magari pure per un po' di cazzeggio mi fai contento.  :)

Però non ti voto.

Re: [H2022R] Halloween Spaghetti Western

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ivalibri ha scritto: Bentornato
Grazie 🖤
Bef ha scritto: credo fosse testolina
No no, nessun refuso. Non hai mai notato che capocce hanno i ragazzini? Fanno paura...
Bef ha scritto: . Ma perché i tuoi cattivi sono sempre grassi? Potrei prenderla sul personale :lol:
Non lo so perché 😂 mi escono così. Come il fatto che piazzo sempre una bionda...

Almissima ha scritto: Mi é piaciuto, ma l'ho trovato poco horror.
Vero, non lo è. Poi dico come è nato, se interessa a qualcuno. Ma credo si sia capito che è un giochino 
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Re: [H2022R] Halloween Spaghetti Western

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Divertente, @Simone Volponi anche se, come ti hanno già detto, più dark che horror.
L'inizio e la chiusa alla Pennac, la sterzata centrale stile Arancia Meccanica, la corsa in bici in modalità David Koepp di Senza freni.  
Delizia pura lo spregio di ogni credibilità, un fuoco d'artificio di trovate.
Bravo.
Qualche problema, però.
Un po' di congiuntivite qua e là, roba da niente, un po' di napalm e passa tutto.
Simone Volponi ha scritto: Simone VolponiPerché sua madre si era si fosse risposata e aveva trovato  avesse trovato interessante l’idea di procreare altri due sgorbi
Simone Volponi ha scritto: Simone VolponiDiego le aveva chiesto, strada facendo, cosa era successo
Non li elenco tutti, un po' perché odio le pulci, un po' perché, nel contesto selvatico da Banlieu,  ci stanno.

Nel disegno darkissimo di Alice manca qualcosa, tipo una botterella di taser per spedirla in riformatorio. Ovvio che una come lei non ci va manco dipinta, ma due paroline su come tenesse per le palle anche polizia e servizi sociali mi sarebbe piaciuto.

Infine, quello che credo sia il problema più importante: la credibilità. Non del racconto, ma la tua.

Cerco di spiegarmi.
Simone Volponi ha scritto: Diceva che era pallida perché lei il sangue non lo aveva. Diceva che era cattiva perché a lei non fregava un cazzo di nessuno.
Questo funziona.
Simone Volponi ha scritto: E le possibilità che aveva Diego con lei – ... – erano pari alla possibilità che una formica strangolasse un elefante.
Questo no.
Simone Volponi ha scritto: Stanotte chiederai una purga al Diavolo, bastardo
Alice avrebbe detto stronzo. Mi dirai che è la citazione di uno spaghetti western, a me suona invece come uno di quei perbenismi che a volte ti scappano di mano.
Ecco, questo e altri, che non ti sto a elencare, sembrano stecche di un tenore con la colite. Note stonate, qualcosa come la voglia di stupire, di essere cattivo a tutti i costi senza crederci davvero. Come mettessi le mani avanti dicendo: "Tranquilli, sono un bravo ragazzo. Sto solo scherzando" 
Simone Volponi ha scritto: credo si sia capito che è un giochino 
Certo che lo è. Ma lo sappiamo tutti e lo sai anche tu: non c'è cosa più seria del gioco.
Una chicca di racconto come il tuo la meritava.
A rileggerti
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/gia ... /mens-rea/
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https://emanuelasommi.wixsite.com/manu

Re: [H2022R] Halloween Spaghetti Western

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Ciao @Simone Volponi,
particolare il tuo racconto, molto colorito, sicuramente vivace, splatter in versione comica, direi proprio no horror.
In generale mi sembra tu abbia sicuramente doti da scrittore, ma sembra scritto a getto, senza nessuna rilettura, ho trovato tanti errori sparsi qua e là.
Simone Volponi ha scritto: che l’arcobaleno cade
Simone Volponi ha scritto: Perché sua madre si era risposata e aveva
Un paio di esempi sui congiuntivi. 

Darei anche una sistemata alla punteggiatura.

A rileggerti
<3

Re: [H2022R] Halloween Spaghetti Western

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Modea72 ha scritto: ma sembra scritto a getto, senza nessuna rilettura,
Togli pure il sembra 🙃

In pratica venivo da giorni molto difficili e questa è stata un'occasione per uscirne scrivendo di getto e inventando man mano, frase dopo frase. Tra l'altro la sera prima della scadenza. E senza nemmeno controllalo.
Pura terapia diciamo... In forma grezza, come una band che improvvisa e la registrazione è quella che è.
Però se vi siete divertiti insieme a me va bene, ecco.
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Re: [H2022R] Halloween Spaghetti Western

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Ciao @Simone Volponi 

Bentornato.

Ho letto il racconto.
Non vi ho trovato errori o refusi, 
Del resto, non riesco a trovarli neppure nei miei prima di postarli, infatti i miei commentatori hanno del gran bel lavoro da fare e del coraggio nel leggerli e commentarli.

Il racconto è piacevolissimo, molto nello stile del miglior Niccolò Ammaniti, condito in una salsa pulp alla Tarantino.
Magari ti fanno schifo entrambi e non gradisci l'accostamento, pazienza.
A me ora vengono solo quelli.

Comunque, complimenti, ti ho trovato in gran forma.

Ciao alla prox.

Re: [H2022R] Halloween Spaghetti Western

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Ciao Simone. Innanzitutto complimenti per il coraggio. La chiave del tuo racconto secondo me sta proprio nel titolo. È una specie di parodia, un racconto che spesso a volte scade un po' nel trash e nel grottesco, dove tutto è esagerato.
Ho adorato le citazioni cinematografiche e l'atmosfera tra il pulp e l'erotico. Ha tratti mi hai ricordato certe graphic-novel un po' in stile Crepax o Milo Manara. 

L'unico problema, forse, è che il tuo racconto non si può definire horro, la tensione non l'ho percepita molto, e anche i paletti secondo me non sono stati molto rispettati. Ok, la cecità c'è...il buio e il mistero molto meno. 
Simone Volponi ha scritto: Non gli bastava lui, sputato fuori con i disgraziati geni di un nano – non di quelli dell’arcobaleno, ma un vero nano da circo senza nemmeno un soldo, altro che pentolone, che si era scopato la mamma salendo in piedi sopra uno sgabello da domatore di troie
Ho adorato questo passaggio. Grottesco al limite del trash e io adoro il trash. Però forse sarebbe più corretto "non LE bastava" visto che si parla della madre. 
Simone Volponi ha scritto: Allora, invece di raccontarvi una storia, vi guardare tutta la saga di Halloween.
GuardaTe.

Però, a parte queste minuzie non ho molto da segnalarti. Il testo è molto ben scritto e scorrevole.
Insomma, forse un po' fuori tema, ma sono sicura che ne sei consapevole. Hai deciso di postarlo lo stesso e secondo me hai fatto benissimo!

Re: [H2022R] Halloween Spaghetti Western

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Nightafter ha scritto: Magari ti fanno schifo entrambi e non gradisci l'accostamento, pazienza.
A me ora vengono solo quelli.
Adoro Tarantino! E gli scrittori da cui prende ispirazione o potrebbe prendere ispirazione, perciò denghiu 🖤
ScimmiaRossa ha scritto: Insomma, forse un po' fuori tema, ma sono sicura che ne sei consapevole. Hai deciso di postarlo lo stesso e secondo me hai fatto benissimo!
Sì, lo sapevo ma, come detto, è stata una terapia e mi faceva piacere esserci a prescindere. Un ritorno ai vecchi tempi 🙂
Divoratore di mondi

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Re: [H2022R] Halloween Spaghetti Western

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Simone Volponi ha scritto: il fascino di un ornitorinco
Sappiamo entrambi quanto fascino può arrivare ad avere un ornitorinco, in realtà.

@Simone Volponi Hai scritto una gran vaccata con stile. Al netto di una revisione mancante, qualche citazione di troppo non in senso generale quanto piuttosto in un testo così breve, si legge bene e la voce dell’autore emerge forte e chiara. Si vede che ti sei divertito, e noi con te. Incipit e chiusa nel contesto più realistico e familiare sono una buona trovata.

Re: [H2022R] Halloween Spaghetti Western

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@Simone Volponi ciao. Non capisco perché ti accusano di aver scritto una comica al posto di un horror!
Questo tuo è un vero horror! Ci sono tutti gli elementi: sangue, cimiteri, personaggi truci, la stessa notte di Halloween, che non vuol dire per forza un vero horror. Halloween è la rappresentazione "scherzosa della paura" e tu ne hai fatto una degna rappresentazione. Complimenti. Ciao
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [H2022R] Halloween Spaghetti Western

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Ippolita ha scritto: , m'interessa
Guarda, Ippo, ero perso in giorni pieni di stress e tristezza per motivi anche di scrittura e quasi nemmeno partecipavo. Blocco su tutta la linea.
Poi mi sono detto, ed era il sabato sera: "Scrivi quello che viene e divertiti". Sono andato a braccio, frase dopo frase, senza pensarci (infatti i refusi, vabbè) ed è stato un racconto terapia.
Tutto il malessere si è sciolto perché mi sono divertito e basta. Quindi ne è nato un racconto difettoso, però utile in qualche modo.
Divoratore di mondi

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