[CP7] Blu pallido

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Traccia numero 3 - "Il cuore rivelatore" (Edgar Allan Poe)

Si; è vero! – son nervosissimo, spaventevolmente nervoso – e lo sono stato sempre; ma perché volete pretendere ch’io sia pazzo? La malattia m’ha aguzzato i sensi, ma non li ha distrutti, non li ha ottusi. Più di tutti gli altri, avevo finissimo il senso dell’udito. Ho sentito tutte le cose del cielo e della terra. Ne ho sentite molte dell’inferno. E dite che son pazzo? State attenti! E osservate con quale precisione, con quale calma vi posso raccontare tutta la storia.
[/font][/highlight]
Come l’idea m’entrasse dapprima nel cervello, m’è impossibile dirvelo; ma, una volta concepita, non mi lasciò più, né giorno, né notte. D’oggetto non ce n’era. La passione non c’entrava per nulla. L’amavo quel buon vecchio. Non m’aveva fatto mai del male. Non m’aveva mai insultato. Il suo denaro non lo desideravo. Credo che fosse il suo occhio! Certo, era quello! Uno dei suoi occhi assomigliava a quello d’un avvoltoio – un occhio blu pallido, con sopra una macchia. Ogni volta che quell’occhio mi cadeva addosso, mi si gelava il sangue; e così, lentamente… a gradi… mi misi in testa di troncar la vita del vecchio, e con quel mezzo liberarmi per sempre dall’occhio.

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Ed ecco il buono! – Voi mi credete pazzo. I pazzi non sanno nulla di nulla. Ma se mi aveste visto! Se aveste visto con che sapienza procedetti!… con che precauzione… con quale preveggenza… con quanta dissimulazione mi misi all’opera! Il vecchio non mi trovò mai tanto amabile quanto durante l’intera settimana che precedette l’assassinio. E ogni notte, verso mezzanotte, giravo la maniglia della sua porta, e l’aprivo… oh! tanto dolcemente! E allora, quando l’avevo abbastanza dischiusa per la mia testa, introducevo una lanterna cieca, chiusa, chiusa, ben chiusa, che non lasciava filtrare alcuna luce; poi passavo la testa. Oh! ma sareste rimasti, a vedere con che destrezza passavo la testa! La muovevo lentamente… lentissimamente, in modo da non turbare il sonno dei vecchio. M’abbisognava certamente un’ora per introdurre tutta la mia testa attraverso all’apertura, abbastanza avanti per vederlo coricato nel suo letto.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Ah! poteva darsi che un pazzo fosse così prudente? – E allora, quando la mia testa era ben dentro la camera, aprivo la lanterna con precauzione; oh! ma con che precauzione, con che precauzione! perché la cerniera, strideva. E l’aprivo giusto quanto bastava perché un filo impercettibile di luce andasse a cadere sull’occhio d’avvoltoio. E questo l’ho fatto sette lunghe notti – ogni notte a mezzanotte [/font]precisa – ma trovai sempre l’occhio chiuso; e così mi fu impossibile mandare ad effetto il divisamento; perché non l’avevo con quel povero vecchio, ma col suo cattivo occhio. E, ogni mattina, allo spuntar del giorno, entravo francamente in camera sua, gli parlavo coraggiosamente, chiamandolo a nome con un tono cordiale, e informandomi come aveva passata la notte. Mi pare, eh? che avrebbe dovuto essere un vecchio molto profondo se avesse pur sospettato che ogni notte, proprio a mezzanotte, l’esaminavo mentre dormiva.
L’ottava notte fui ancora più cauto nell’aprir la porta. La lancetta piccola d’un orologio si muove più presto di quel che non facesse la mia mano. Giammai, prima di quella notte, avevo sentito tutta la potenza delle mie facoltà, della mia sagacia. Potevo appena contenere la mie sensazioni di trionfo. Pensare che ero là, aprendo la porta, a poco a poco, e che lui non si sognava neppure le mie azioni e i miei pensieri segreti! A quell’idea mi lasciai sfuggire un piccolo riso; e forse mi sentì, perché si riscosse d’un tratto sul letto, come se si svegliasse. Scommetto che voi pensate che allora mi ritirassi, ma no, cari miei. La sua camera era nera come la pece, tanto erano fitte le tenebre – perché le imposte erano accuratamente chiuse per paura dei ladri – e, sapendo che non poteva vedere quella piccola apertura della porta, continuai a girarla ancora, piano piano, a poco a poco.
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Avevo passato la testa, ed ero al punto d’aprir la lanterna, quando il pollice mi scivolò sulla serratura di latta, ed il vecchio si rizzò sul letto, gridando:[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]— Chi è là?[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Rimasi completamente immobile e non dissi niente. Per un’ora intera non mossi un muscolo, e, durante tutto quel tempo, non lo sentii ricoricarsi. Stava sempre a sedere, in ascolto, proprio come avevo fatto io per intere notti.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Ma d’un tratto intesi un fievole gemito, e riconobbi ch’era il gemito d’un terrore mortale. Non era un gemito di dolore o d’affanno; oh! no, era il rumore sordo e soffocato che si leva dal fondo d’un’anima sopraffatta dallo spavento. Oh, io lo conoscevo bene quel rumore! Per molte notti, a mezzanotte precisa, mentre che tutti, tutti dormivano, era scaturito dal mio proprio seno, traversando colla sua eco spaventosa i terrori che mi travagliavano. Lo conoscevo bene, ripeto. Sapevo quel che provava il povero vecchio, ed avevo pietà di lui, quantunque avessi la gioia nel cuore. Sapevo ch’era rimasto sveglio fin dal primo piccolo rumore, quando s’era rivoltato nel letto. I suoi timori erano andati sempre crescendo. S’era sforzato di persuadersi ch’erano senza ragione; ma non aveva potuto. S’era detto a sé stesso:[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]— Non è altro che il vento nel camino; non è che un sorcio che traversa il soffitto. Oppure: È semplicemente un grillo che ha mandato il suo grido.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Sì, egli s’è sforzato di fortificarsi con quelle ipotesi; ma tutto è stato vano. Tutto vano, perché la Morte che s’avvicinava era passata dinanzi a lui colla sua grande ombra nera, e così aveva avviluppata la sua vittima. Ed era l’influenza funebre dell’ombra inavvertita che gli faceva sentire, quantunque non vedesse e non udisse niente, che gli faceva sentire la presenza della mia testa nella camera.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Quand’ebbi aspettato un bel pezzo, pazientissimamente, senza sentirlo ricoricarsi, mi risolvetti a schiudere un po’ la lanterna, ma così poco, quasi nulla. L’aprii dunque, cosi furtivamente, così furtivamente che non sapreste nemmeno immaginarlo, sintanto che un sol raggio pallido come un filo di ragno, si slanciò finalmente dall’apertura e venne a cadere sull’occhio d’avvoltoio.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Era aperto, spalancato, ed io entrai in furore appena l’ebbi visto. Lo vidi nettamente, tutto d’un blu opaco e ricoperto d’un velo orribile che mi ghiacciava il midollo nelle ossa; ma non potevo vedere che quello della faccia e della persona del vecchio; perché avevo diretto il raggio, come per istinto, precisamente sul luogo maledetto.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Ed ora, non v’ho già detto che quel che prendete per una pazzia, non è che una iperacutezza dei miei sensi? Ora, vi dirò, mi giunse agli orecchi un rumore sordo, soffocato, frequente, simile a quello d’un orologio avvolto nel cotone. Quel suono lo riconobbi subito anche quello. Era il battito del cuore del vecchio. Ebbe virtù d’accrescere il mio furore, come il battere del tamburo porta all’esasperazione il coraggio del soldato.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Ma riuscii ancora a contenermi, e rimasi lì, senza muovermi. Badavo a mantenere il raggio dritto sull’occhio. Nello stesso tempo, la carica infernale del cuore batteva più forte; diventava sempre più precipitata e ad ogni istante sempre più forte. Il terrore del vecchio doveva essere estremo! Quel battito, dico, diventava sempre più forte di minuto in minuto. – Mi state attenti, eh? V’ho detto ch’ero nervoso; e infatti lo sono. E allora, nel pieno cuore della notte, tra il silenzio pauroso di quella vecchia casa, un sì strano rumore mi mise addosso un terrore indicibile, irresistibile. Potei contenermi e restar calmo ancora qualche minuto. Ma il battito diventava sempre più forte, sempre più forte. Doveva star per scoppiare quel cuore! Ed ecco che una nuova angoscia s’impadronì di me: il rumore poteva essere udito da qualche vicino! – L’ora del vecchio era venuta! Con un grand’urlo, aprii bruscamente la lanterna e mi slanciai nella camera. Non mandò che un grido, uno solo. In un istante lo precipitai sul pavimento e gli rovesciai addosso tutto il peso formidabile del letto. Allora sorrisi di gioia, vedendo il mio affare così a buon punto. Ma, per alcuni minuti, il cuore batte con un suono velato, che però non mi diede alcuna angustia; non lo si poteva sentire attraverso al muro. Finalmente, dopo un po’, decrebbe, si affievolì; si smorzò, si spense.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Il vecchio era morto. Rialzai il letto ed esaminai il corpo. Sì, era morto, morto, stecchito. Gli misi la mano sul cuore e ve la tenni per parecchi minuti. Nessuna pulsazione. Era morto stecchito. M’ero liberato per sempre dal suo occhio.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Se persistete sempre a credermi pazzo, questa credenza svanirà quando v’avrò descritto le sagge precauzioni che usai per nascondere il cadavere. La notte avanzava, ed io lavorai vivamente, ma in silenzio. Tagliai la testa, poi le braccia e poi le gambe.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Poi tolsi tre tavole dal pavimento della camera e depositai il tutto tra i regoli. Poi rimisi a posto le tavole, così abilmente, così destramente, che nessun occhio umano, neppure il suo, avrebbe potuto scoprirvi qualche cosa di sospetto. Non c’era niente da lavare, nemmeno una macchia, nemmeno una chiazza di sangue. Eh! ci avevo pensato. Una tinozza aveva assorbito tutto. Ah! ah![/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Quand’ebbi finita tutta la bisogna – erano le quattro – era sempre scuro come a mezzanotte. Mentre che l’orologio suonava l’ora, fu picchiato alla porta di strada. Andai giù per aprire – poiché che cosa avevo da temere ora. Entrarono tre uomini, che si presentarono con molta urbanità, come ufficiali di polizia. Durante la notte un vicino aveva sentito un grido che aveva fatto nascere il sospetto di qualche guaio; era stata trasmessa una denunzia all’ufficio di polizia, e quei signori (gli ufficiali) erano stati mandati a visitare il luogo.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Sorrisi – perché che cosa avevo da temere? Diedi il benvenuto a quei signori. – Il grido, dissi, l’avevo mandato io sognando. Il vecchio, aggiunsi, era in viaggio per la provincia.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Condussi i visitatori a girar tutta la casa. Finalmente li condussi in camera sua. Mostrai loro i suoi tesori, in perfetta sicurezza, tutti in ordine. Nell’entusiasmo della mia fiducia, portai delle sedie nella camera, e li pregai di riposarsi dalla loro fatica, mentre ch’io stesso, colla folle audacia d’un trionfo perfetto, collocai la mia propria sedia sul luogo stesso dov’era chiuso il corpo della vittima.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Gli ufficiali erano soddisfatti. I miei modi li avevano convinti. Mi sentivo proprio libero, a mio agio, senza imbarazzo. – Si misero a sedere e discorsero di cose familiari, alle quali risposi franco ed allegro. Ma, di lì a poco tempo, sentii che diventavo pallido, e desiderai che se n’andassero. Mi doleva la testa, e mi sembrava di sentirmi un tintinnio nelle orecchie; ma quelli restavano sempre seduti e chiacchieravano sempre. Il tintinnio divenne ancora più distinto; persistette e divenne ancora più distinto. Chiacchierai più abbondantemente per sbarazzarmi da quella sensazione; ma non mi lasciò, e prese un carattere del tutto deciso, tanto che alla fine m’accorsi che il rumore non era dentro le mie orecchie.[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Senza dubbio allora divenni pallidissimo; ma io chiacchieravo ancora più lesto e più forte. Il rumore aumentava sempre – ed io che potevo fare? – Era un rumore sordo, soffocato, frequente, assai simile a quello che farebbe un orologio involto nel cotone. Respirai laboriosamente; gli ufficiali non sentivano ancora. Parlai più lesto; con più veemenza; ma il rumore cresceva, incessante. M’alzai, e disputai su delle piccolezze, in un diapason elevatissimo e con una violenta gesticolazione; ma il rumore cresceva, cresceva sempre. Perché non se ne volevano andare? – Scorsi il tavolato qua e là, pesantemente, a gran passi, come esasperato dalle osservazioni dei miei contradittori. Ma il rumore cresceva regolarmente. Oh, Dio! che potevo fare? Schiumavo, balzavo, sacramentavo. Agitavo la mia sedia facendola scricchiolar sul pavimento. Ma il rumore dominava sempre, e cresceva indefinitamente. Diventava più forte, più forte! sempre più forte! E quegli uomini discorrevano sempre, scherzavano e sorridevano. Ma era mai possibile che non sentissero? Dio onnipotente! – No, no, sentivano! sospettavano! sapevano! si facevano un giuoco, un divertimento del mio terrore! Lo credetti e lo credo ancora. Ma tutto, tutto era più tollerabile di quella derisione! Non potevo sopportar di più quegli ipocriti sorrisi! Sentii che bisognava gridare o morire! – e ancora, e sempre, lo sentite? – ascoltate! più forte! – più forte! sempre più forte! sempre più forte![/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]— Miserabili! gridai, non fingete più! Confesso! strappate quelle tavole! è là, è là! è il battito del suo orribile cuore.[/font]
Commento: viewtopic.php?p=39970#p39970

Blu pallido

malattia del cielo
male blu pallido
e ogni notte porta cieca
una luce che strideva
luce a mezzanotte come pece
intera

un gemito fondo s'avvicinava
grande ombra avviluppata
presenza d'avvoltoio
d'un blu orribile
che ghiacciava nelle ossa

riconobbi il battere nervoso 
e irresistibile
non precipitai
non gridai

Re: [CP7] Blu pallido

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Bentornato, @Kuno - il numero uno tra quelli di cui sentivo la mancanza dal WD!  :super:

Ho pensato molto alla "porta" come voce del verbo portare, e mi faceva specie che tu accostassi presente e passato.

Infatti, così non è. "Porta" è usata come sostantivo (anche nel testo di provenienza lo è) e  io la vedo come "soglia" - come se quel cielo celeste smorto -opacizzato, di un blu slavato di suo - malato - sia la soglia cieca di una luce assente, stridente (il sole mancante) e la notte una luce di pece intera (al posto di una luna piena color latte).
Kuno ha scritto: lun ago 22, 2022 10:18 pmmalattia del cielo
male blu pallido
e ogni notte porta cieca
una luce che strideva
luce a mezzanotte come pece
intera
Quindi, un brutto periodo per chi si trovava sotto questo cielo.

Ma c'era di peggio: una creatura orribile calava dall'alto le sue grinfie, da questo cielo, e la presenza di questo mostro alato ghiacciava le ossa in una gradazione di intenso male blu:
Kuno ha scritto: lun ago 22, 2022 10:18 pmun gemito fondo s'avvicinava
grande ombra avviluppata
presenza d'avvoltoio
d'un blu orribile
che ghiacciava nelle ossa
Kuno ha scritto: lun ago 22, 2022 10:18 pmriconobbi il battere nervoso 
e irresistibile
non precipitai
non gridai
Il protagonista dell'incubo non si è lasciato richiamare da suoni e colori: il male, se l'hai conosciuto e superato una volta, lo riesci a evitare.

Bravo, @Kuno   (y)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CP7] Blu pallido

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Ciao @Poeta Zaza , felice di ritrovarti :muu:
Grazie per il tuo commento e soprattutto per aver dato un'occhiata in più a quel "porta cieca". In effetti avevo paura che "porta" potesse essere interpretato come un verbo, soprattutto perché ho deciso di non usare virgole e altri segni di interpunzione. Invece è proprio una porta cieca, cioè che non conduce da nessuna parte, non si apre su un mondo di sogni e riposo. È una porta sospesa sul nulla.

Grazie per essere passata.

Re: [CP7] Blu pallido

5
Ciao @Kuno

mi ha incuriosita il blu pallido. Il blu lo associo alla tristezza e quel “pallido” mi aveva indotto a pensare a qualcosa di malinconico. 
Non è così! Nei tuoi versi ho trovato l’angoscia di un incubo, il blu orribile, il precipizio, il grido muto. 
Interessante che nell’ultima quartina tu riprenda il controllo, come accade quando ci si rende conto (con sollievo) di fare un brutto sogno. Proprio un istante prima di cadere nel precipizio e di gridare.
Come ho scritto a @Poeta Zaza, è davvero divertente vedere come, da uno stesso brano, si possano estrarre parole che danno vita a componimenti tanto diversi tra loro. 

Re: [CP7] Blu pallido

6
@@Monica Grazie per essere passata.

Non c'è incubo peggiore di un blu pallido e orribile, di una luce malinconica, appunto, una luce appiccicosa come la pece che ti si attacca addosso e non si scolla nemmeno di notte. Che impedisce alla notte di aprirsi su un mondo fatto di sogni e riposo, rendendola una porta cieca, che dà sul nulla. 
Volevo scrivere di un sonno disturbato dall'insonnia e dalla consapevolezza che, una volta addormentati, sarà solo per entrare in un incubo.

Re: [CP7] Blu pallido

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ciao @Kuno .

Vedo che sei riuscito a costruire un pezzo poetico svincolandoti dal senso del racconto. Una poesia autonoma, che come immaginavo, avrebbe sofferto del problema delle parole nella sua disponibilità. Credo che la scelta di trovare le parole per un'opera fuori contesto non era per niente facile. Però, come dicevo a Monica, la via per sintetizzare il senso del racconto in chiave poetica, non era a mio avviso, anch'essa, una via sicura. Ho trovato però la sensazione greve tipica dei racconti di Poe. Questa, la sei riuscita a catapultare del testo. Il risultato? Direi buono. Il senso dei versi? Questo mi appare non proprio nitido. Apprezzo invece l'uso della rima che integra i vari versi, dandogli una buona sonorità. Ciao  :D
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CP7] Blu pallido

9
Eccomi qui, a commentare comincio da te. Ho letto più volte tutti i brani (contest difficilissimo, di chi è stata l'idea?). La tua composizione non è semplicissima, ha note angoscianti, e queste mi sono arrivate più visive che concettuali. Personalmente ho colto/recepito il sopraggiungere di un incubo nel sonno della notte nera dove tu resti sospeso senza precipitare nè gridare. Una sospensione non passiva, o da smarrito, bensì da attonito, raggelato al punto di pietrificare.  La descrizione del blu orribile, mi ha ricordato il colore di certe nuvole pronte alla tempesta, quando il grigio prende quella sfumatura di blu, per l'appunto, orribile. 
Bravo.

Re: [CP7] Blu pallido

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@Kuno

Blu pallido

malattia del cielo
male blu pallido
e ogni notte porta cieca
una luce che strideva
luce a mezzanotte come pece
intera

un gemito fondo s'avvicinava
grande ombra avviluppata
presenza d'avvoltoio
d'un blu orribile
che ghiacciava nelle ossa

riconobbi il battere nervoso 
e irresistibile
non precipitai
non gridai

Ciò che soprattutto mi ha colpito della tua poesia sono i due versi finali, che colgono di sorpresa il lettore. L'aggiunta della doppia negazione, infatti, produce un senso di stasi proprio quando chi legge immagina che l'io lirico voglia scrollarsi di dosso l'angoscia sopraggiunta. Mi pare una scelta raffinata, come l'acumen che concludeva gli epigrammi classici.
Ho notato, inoltre, un'attenzione lodevole all'uso dei suoni, che concorrono, con il loro ripetersi, a dare forma al senso di asfissia: ad esempio nella prima strofe la preponderanza di cie / ce; nella seconda la triplice presenza della doppia vv – che quasi ricorda le ali di un uccello: l'avvoltoio, appunto – e delle doppie in generale. 
Leggendoti, mi è venuto in mente un quadro di Chagall. Il tema è l'amore, ma dentro c'è molto del turbamento che vive nei tuoi versi. Ti lascio qui sotto il link.
Grazie e un abbraccio.

https://www.artribune.com/dal-mondo/201 ... aris-2019/
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: [CP7] Blu pallido

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Complimenti @Kuno , hai pubblicato un testo molto intenso, l'angoscia che sale sul far della notte è così forte che sembra quasi palpabile. Sarebbe interessante capire perché associ questo sentimento al Blu pallido, ma non credo sia un argomento da approfondire in questo contesto.
La sintomatologia che descrivi assomiglia quasi un attacco di panico, se mi consenti questo dettaglio 'medico'.
Bel lavoro! a presto
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