[Lab13] Un incontro a Saint-Pierre-Haute

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Un incontro a Saint-Pierre-Haute

Al tramonto il campo di battaglia di Saint-Pierre-Haute era coperto di morti e feriti. Una povera casa si ergeva sopra il promontorio ai limiti della contrada. La porta si spalancò di colpo. Nella piccola stanza buia rischiarata dal fuoco di un caminetto entrarono una folata d’aria calda e la luce rossa del sole che stava per tramontare. Comparve un cavaliere in armatura, senza elmo, i lunghi capelli bagnati di pioggia e sudore, il viso e la sovraveste  bianca macchiati di sangue e fango. Reggeva fra le braccia il corpo esile di un ragazzo che depose vicino al fuoco, chinandosi a osservare il suo viso. Il cavaliere si alzò voltandosi all’improvviso e sguainando la spada; alle sue spalle era comparso un uomo di bassa statura con un randello in mano. Nel vedere la croce sulla veste del cavaliere l’uomo gettò il bastone e s’inchinò.
─ Perdonatemi cavaliere, non vi avevo riconosciuto.
─ Poco importa. Devo curare il mio scudiero, è ferito. Portatemi dell’aceto, fate bollire dell’acqua.
─ Mio signore…
─ Che c’è?
─ I colori del vostro scudiero…
─ Dunque?
─ Sono i colori del nemico!
Infatti il ragazzo indossava sopra l’armatura una sovra veste nera con due fulmini d’oro incrociati sul petto.
─ Da quando un servo osa fare delle osservazioni? ─ disse il cavaliere fissando l’uomo negli occhi, che arretrò.
Una donna di bassa statura comparve nel buio.
─ Perdonatelo mio signore. Mio marito ha la lingua lunga, non si contiene. I motivi per cui volete curare il ragazzo non ci riguardano. Provvedo subito per l’acqua e l’aceto.
Prese una brocca, versò acqua in una pentola annerita dal fumo e la posò sopra un treppiede posto sul camino, attizzando le braci intorno.
Il cavaliere si levò un guanto e poggiò la mano sulla fronte e sulle guance dello scudiero. L’altra mano guantata poggiava sull’elsa della spada, che nel frattempo aveva ringuainato nel fodero. Si guardò intorno.
─ Fate luce, accendete una lanterna!  ─ Ordinò perentorio.
─ Non abbiamo più olio, ma ci sono delle torce già pronte e impeciate.
─ Accendetene due!
L’uomo prese di malavoglia una torcia, l’avvicinò al fuoco del camino e l’accese, rischiarando la stanza. Lo stesso fece la moglie. Fissarono le torce a degli anelli sul muro. Gli occhi del cavaliere si illuminarono.
─ Alla fine degli scontri, al calar della notte, spesso ho visto delle torce aggirarsi nei campi pieni di morti e feriti.
─ Oh sì, mio signore. Noi e altri bravi cristiani portiamo soccorso ai feriti.
─ Sì ─ aggiunse la donna con frettolosa reverenza, stringendosi una mano nell’altra. ─ Portiamo loro conforto.
Il cavaliere non rispose. Prese la fiasca che l’uomo intanto gli porgeva. L’annusò senza staccare gli occhi di dosso alla coppia. Il suo sguardo era duro. Poi si chinò sullo scudiero, assumendo un’espressione dolce, pietosa. Gli tolse la sovra veste posandola con delicatezza a un lato del camino. Le fiamme del fuoco parvero ravvivarsi facendo luccicare i due fulmini d’oro che vi erano ricamati. Gli slacciò gli spallacci e il pettorale di metallo  scoprendo la tunica che lacerò all’altezza del petto, dove comparve una tumefazione scura chiazzata di sangue che spiccava sul bianco della pelle del ragazzo. Vi versò l’aceto. Lo scudiero emise un debole lamento, aprì gli occhi, scuri come la notte, guardò il cavaliere e cercò la sua mano, prendendola  con delicatezza, sorridendo debolmente.
Dopo aver curato e fasciato la ferita  utilizzando  pezzi della tunica come bende, il cavaliere si rivolse all’uomo e alla donna che guardavano stando a fianco del camino e fissando con uno sguardo incantato la sovra veste dello scudiero, i cui fulmini ricamati sembravano guizzare alla luce delle fiamme.   
─ Quindi portate conforto ai moribondi? ─ chiese il cavaliere.
─ Sì, mio signore.
─ Con questa misericordia? ─ Allungò la mano in un angolo buio e prese una mazza chiodata.
─ Noi… Abbiamo trovato la misericordia sul campo ─ disse l’uomo con voce tremante.
─ È vero mio signore ─ aggiunse la donna.
Il cavaliere esaminava la mazza alla luce del camino.
─ In verità viene usata dai pari vostri al servizio dei crociati ma… ─ così dicendo la puntò sulla testa dello scudiero ─ un conto è usarla in combattimento, un altro conto è usarla su feriti e moribondi inermi per depredarli e fare di peggio. Dico bene?
─ Vi assicuro mio signore che se pure l’abbiamo usata, ma non ricordiamo bene a dire il vero… Comunque è stato per finire i nemici. I nemici.
Il cavaliere annuiva calmo. Stava inginocchiato vicino allo scudiero, lo guardava pensieroso. L’uomo e la donna si erano stretti vicini fra di loro e lo osservavano con apprensione.
─ Chi è un nemico? ─ disse il cavaliere con voce profonda, ─ questo ragazzo è lo scudiero di un nemico, dunque.
─ Di sicuro. Perché, di grazia, lo avete soccorso? Forse vi piace? ─ disse la donna con un sorriso laido.
─ Quindi si potrebbe usare la misericordia su di lui ─ continuò il cavaliere.  ─ Un colpo bene assestato alla testa. Non è in grado di difendersi. Per quanto, a dire il vero, non mi pare abbia grandi ricchezze addosso.
Il cavaliere fece finta di frugarlo toccandogli tutto il corpo.
─ No. Non ha ricchezze nascoste ─ continuò.
La coppia taceva. Il cavaliere porse la misericordia all’uomo.
─ Finiscilo dunque, come è costume dei vostri pari.
─ Oh, mio signore! Ma qui, ora…
─ Vi incute timore la mia presenza? O quella della vostra donna, che è abile con il coltello?
Una lama fuoriuscì dalle vesti della donna e cadde a terra tintinnando.
─ Di cosa avete paura? Io sono un cavaliere crociato e voi uccidete i nostri nemici quando non sono più in grado di difendersi. È giusto che guadagniate il vostro salario.
─ In verità voi siete alquanto strano, cavaliere ─ disse la donna con voce roca. Si tolse dal corpetto qualcosa  gettandola sul fuoco, che divampò furente. Poi unì le mani a formare figure invisibili nell’aria e pronunciò delle parole ─ Esk tuy heras proxima de lux magnificentia inferi sed nunc et semper nos feratus et  noncurabilis et tremendis…
Il cavaliere sorrise, ma era un sorriso di tenebra.
─ Mi hai dato la conferma, strega.
Si tolse la sovra veste bianca con la croce scoprendone sotto un’altra, ma di colore nero, con ricamati due fulmini d’oro incrociati, come quelli dello scudiero.
L’uomo e la donna si inchinarono all’unisono dicendo ─ Perdonaci signore, dobbiamo vivere come cristiani per non essere scoperti. Noi riconosciamo il tuo signore, che è anche il nostro. Apparteniamo a lui da lunga data, tutto quello che facciamo è per la sua gloria. Agiamo nel suo nome! Comandaci, guerriero di  Luxifer!
Il cavaliere chinò il capo fissando un punto per terra. ─ Se fossi al servizio del vostro signore dovrei essere felice. Vi sembro felice?
Calò un lungo silenzio.
─ Mio signore, i colori della tua veste sono chiari!
─ Oh sì! In principio ero del suo seguito. Posso portare i suoi colori. Ma  mentre cadevo sulla Terra cercai di tornare indietro. Le porte del paradiso si sono chiuse per sempre per me.
─ Ma tu combatti!
─ La mia guerra gli uomini non possono capirla. Io combatto la razza umana immonda di tutti gli eserciti, di tutte le religioni che si sono nascoste dietro Dio. Combatto contro esseri come voi. Avete scelto con chi stare, a quelli come me non è stato concesso. La croce è la mia punizione per sempre. E la vostra condanna.

Chi sul finire di quel giorno di battaglia si fosse trovato a passare nel campo di Saint-Pierre-Haute, disseminato di morti e feriti accarezzati da un vento caldo e un tramonto di fuoco, tra gli innumerevoli lamenti dei moribondi  avrebbe sentito anche le urla atroci di un uomo e una donna levarsi da una piccola casa in fiamme. E avrebbe visto un cavaliere e il suo scudiero, con indosso i colori delle tenebre, uscire dalle fiamme camminando indenni.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab13] Un incontro a Saint-Pierre-Haute

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Alberto Tosciri ha scritto: Al tramonto il campo di battaglia di Saint-Pierre-Haute era coperto di morti e feriti. Una povera casa si ergeva sopra il promontorio ai limiti della contrada. La porta si spalancò di colpo. Nella piccola stanza buia rischiarata dal fuoco di un caminetto entrarono una folata d’aria calda e la luce rossa del sole che stava per tramontare. Comparve un cavaliere in armatura, senza elmo, i lunghi capelli bagnati di pioggia e sudore, il viso e la sovraveste  bianca macchiati di sangue e fango. Reggeva fra le braccia il corpo esile di un ragazzo che depose vicino al fuoco, chinandosi a osservare il suo viso. Il cavaliere si alzò voltandosi all’improvviso e sguainando la spada; alle sue spalle era comparso un uomo di bassa statura con un randello in mano. Nel vedere la croce sulla veste del cavaliere l’uomo gettò il bastone e s’inchinò.
Ed è subito poesia. Ammiro la capacità di far entrare subito il lettore nella storia. Ho visto esattamente la scena. Leggere i tuoi scritti è un piacere e non te lo dico per piaggeria.
Alberto Tosciri ha scritto: Le fiamme del fuoco parvero ravvivarsi facendo luccicare i due fulmini d’oro che vi erano ricamati.
altra immagine deliziosa 

Che dire @Alberto Tosciri? mi hai sorpresa con un racconto distopico molto ben assestato il colpo di scena e ottima la figura del cavaliere che, alla fine, rivela appieno la propria natura di giustiziere non asservito ad alcuna entità (divina o diabolica).
Mi è piaciuto molto il ritmo lento che hai saputo imporre al lettore. Questo mi ha dato modo di assaporare al meglio le descrizioni e i dettagli che hai inserito (anche la pentola annerita dal fumo ha un proprio perché) Il ritmo è lento, tuttavia succedono molte cose e la scena è tutt’altro che statica.
La zampata fantasy è tutta nella parte conclusiva con l’uscita indenne dalle fiamme dell’eroe e del suo protetto. 
Un racconto scritto benissimo, una lettura piacevole e istruttiva  che mi lascia l’ottima sensazione di aver investito bene la mezz’ora che gli ho dedicato. 

Re: [Lab13] Un incontro a Saint-Pierre-Haute

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Grazie @@Monica, sei davvero sempre gentile con quello che scrivo.
Questo mini racconto nelle mie intenzioni è una sorta di fantasy diverso, un po’ particolare, forse non rientra propriamente nei canoni. Si tratta di una mia interpretazione dove la magia o meglio la parte fantastica non deve essere preminente, ossessiva, soffocante direi, ma inserita quasi come un naturale compendio allo svolgersi della storia, inaspettato, anche nel finale.
Anche i particolari, il ritmo lento, sono voluti proprio per una maggiore immedesimazione. Per ogni particolare si potrebbe scrivere un capitolo a parte, ma questo vale per qualunque cosa noi si possa mettere per iscritto. Io poi amo moltissimo i particolari.
Le cose che all’inizio non si notano alla fine trovano tutte una loro ragione d’essere, almeno è il mio intento e sono contento che tu lo abbia rilevato.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab13] Un incontro a Saint-Pierre-Haute

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Alberto Tosciri ha scritto: la sovraveste  bianca ma
sopravveste
Alberto Tosciri ha scritto: ─ Fate luce, accendete una lanterna!  ─ Ordinò perentorio.
ordinò in minuscolo
Alberto Tosciri ha scritto: sovra veste
Alberto Tosciri ha scritto: Vi assicuro mio signore che virgola se pure l’abbiamo usata, ma non ricordiamo bene a dire il vero…
Alberto Tosciri ha scritto: Esk tuy heras proxima de lux magnificentia inferi sed nunc et semper nos feratus et  noncurabilis et tremendis…
Una preghiera al diavolo? 
Alberto Tosciri ha scritto: Ma invano mentre cadevo sulla Terra cercai di tornare indietro. Le porte del paradiso si sono chiuse per sempre per me.
Alberto Tosciri ha scritto: ─ La mia guerra gli uomini non possono capirla. Io combatto la razza umana immonda di tutti gli eserciti, di tutte le religioni che si nascondono dietro il nome - schermo di Dio. si sono nascoste dietro Dio. Combatto contro esseri come voi. Avete scelto con chi stare, a quelli come me non è stato concesso. La croce è la mia punizione per sempre. E la vostra condanna.
Meglio dirlo al presente: un presente continuato.
Alberto Tosciri ha scritto: Chi sul finire di quel giorno di battaglia si fosse trovato a passare nel campo di Saint-Pierre-Haute, disseminato di morti e feriti accarezzati da un vento caldo e un tramonto di fuoco, tra gli innumerevoli lamenti dei moribondi  avrebbe sentito anche le urla atroci di un uomo e una donna levarsi da una piccola casa in fiamme. E avrebbe visto un cavaliere e il suo scudiero, con indosso i colori delle tenebre, uscire dalle fiamme camminando indenni.
Finale appropriato a un grande testo. Complimenti, @Alberto Tosciri  (y)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab13] Un incontro a Saint-Pierre-Haute

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Grazie @Poeta Zaza
Trovo utilissime, come sempre,  le tue notazioni, tranquilla che ne terrò conto nel caso di una revisione   :)
Poeta Zaza ha scritto: Una preghiera al diavolo? 
Qualcosa del genere, ma completamente inventato di sana pianta: latino maccheronico citato a sproposito con pseudo termini  pseudo Medioevo. Mentre inventavo mi è venuto in mente lo splendido diaologo che il  monaco Salvatore fa al novizio Adso da Melk nel romanzo "Il nome della Rosa" di Umberto Eco. Frate Guglielmo da Baskerville, interrogato da Adso su che razza di linguaggio usasse il monaco rispose "Tutti e nessuno".  :D
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab13] Un incontro a Saint-Pierre-Haute

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ciao @Alberto Tosciri

Un incontro a Saint-Pierre-Haute
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A primo impatto mi domando: questo titolo sa di romantico. Mi evocava pure ricordi di guerre antiche, ma non sono ricordi fondati. A Saint-Pierre vi è solo la traccia dei caduti nella grande guerra, come in tutti i paesi sulla linea Marginot.
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Al tramonto il campo di battaglia di Saint-Pierre-Haute era coperto di morti e feriti. Una povera casa si ergeva sopra il promontorio ai limiti della contrada. La porta si spalancò di colpo. Nella piccola stanza buia rischiarata dal fuoco di un caminetto entrarono una folata d’aria calda e la luce rossa del sole che stava per tramontare. Comparve un cavaliere in armatura, senza elmo, i lunghi capelli bagnati di pioggia e sudore, il viso e la sovraveste  bianca macchiati di sangue e fango. 

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Da qui mi rendo conto che siamo nella epoca buia del basso medioevo. E mi domando: è l'epoca giusta per il mistero..
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─ Perdonatemi cavaliere, non vi avevo riconosciuto.
─ Poco importa. Devo curare il mio scudiero, è ferito. Portatemi dell’aceto, fate bollire dell’acqua.
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Non sono pratico ma con l'aceto si possono curare le ferite?
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─ Mio signore…
─ Che c’è?
─ I colori del vostro scudiero…
─ Dunque?
─ Sono i colori del nemico!
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A questo punto penso a un gesto misericordioso del crociato, ma mi domando: ma Alberto non può pensare che i crociati fossero così misericordiosi: non sarebbe lui! :D
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─ Fate luce, accendete una lanterna!  ─ Ordinò perentorio.
─ Non abbiamo più olio, ma ci sono delle torce già pronte e impeciate.
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Posso immaginare l'aria impestata di quella stanza!
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─ Quindi portate conforto ai moribondi? ─ chiese il cavaliere.
─ Sì, mio signore.
─ Con questa misericordia? ─ Allungò la mano in un angolo buio e prese una mazza chiodata.
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le armi antiche sono le più dolorose. Con un colpo di mazza chiodata ti portavano via la faccia, procurandoti delle ferite impossibili da guarire. Altro che i nostri eleganti proiettili affilati, calibro 5,56 NATO... Qualcuno non lo ha neanche avvertito quando lo ha preso...
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combattimento, un altro conto è usarla su feriti e moribondi inermi per depredarli e fare di peggio. Dico bene?
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Qui caro Alberto, mi domando: due poveracci a spogliare i feriti e i morti? Erano i servi dei comandanti che avevano il compito di portare via il bottino.
Quindi, a chi passava dopo, niente rimaneva se non scarpe e vestiario... Ma sicuramente il fatto deve essere nella economia del racconto...
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─ In verità voi siete alquanto strano, cavaliere ─ disse la donna con voce roca. Si tolse dal corpetto qualcosa  gettandola sul fuoco, che divampò furente. Poi unì le mani a formare figure invisibili nell’aria e pronunciò delle parole ─ Esk tuy heras proxima de lux magnificentia inferi sed nunc et semper nos feratus et  noncurabilis et tremendis…
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Ecco finalmente l'ingrediente fantastico.. Cominciavo a disperare  :D
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L’uomo e la donna si inchinarono all’unisono dicendo ─ Perdonaci signore, dobbiamo vivere come cristiani per non essere scoperti. Noi riconosciamo il tuo signore, che è anche il nostro. Apparteniamo a lui da lunga data, tutto quello che facciamo è per la sua gloria. Agiamo nel suo nome! Comandaci, guerriero di  Luxifer!
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:diavolo2: e adesso sono dolori
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─ La mia guerra gli uomini non possono capirla. Io combatto la razza umana immonda di tutti gli eserciti, di tutte le religioni che si sono nascoste dietro Dio. Combatto contro esseri come voi. Avete scelto con chi stare, a quelli come me non è stato concesso. La croce è la mia punizione per sempre. E la vostra condanna.
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Chi sul finire di quel giorno di battaglia si fosse trovato a passare nel campo di Saint-Pierre-Haute, disseminato di morti e feriti accarezzati da un vento caldo e un tramonto di fuoco, tra gli innumerevoli lamenti dei moribondi  avrebbe sentito anche le urla atroci di un uomo e una donna levarsi da una piccola casa in fiamme. E avrebbe visto un cavaliere e il suo scudiero, con indosso i colori delle tenebre, uscire dalle fiamme camminando indenni.
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Ho pensato da subito a cosa ti saresti affidato per scrivere un racconto fantasy. Inizialmente ho pensato alla tua propensione di giudicare senza peli e fuori dalle parti i conflitti e chi li combatte. Da qui, l'idea che sicuramente avresti tirato fuori la tua morale pacifista... Castigare tutti i soldati mi starebbe bene. Hai presentato un diavolo con grande anima. Come fantasy, l'elaborazione vi è, ci sono gli elementi, le atmosfere cupe, i personaggi. Forse cambierei il titolo: troppo romantico.
Comunque, in tutti i fantasy, vi è sempre il bene che vince. Qui non vi è la giustizia divina, ma qualcosa del genere... Bello! Ciao, a si biri (y)
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab13] Un incontro a Saint-Pierre-Haute

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Ciao @bestseller2020  e inzandu, e commenti andausu?  :)
Grazie del commento 
bestseller2020 ha scritto: A primo impatto mi domando: questo titolo sa di romantico. Mi evocava pure ricordi di guerre antiche, ma non sono ricordi fondati. A Saint-Pierre vi è solo la traccia dei caduti nella grande guerra, come in tutti i paesi sulla linea Marginot.
Sì, il titolo sa di romantico, anche se non c’è molto di romantico. Magari però cercando, nel profondo, qualcosa ci sarebbe.
bestseller2020 ha scritto: Non sono pratico ma con l'aceto si possono curare le ferite?
Beh, se il buon samaritano nella parabola del vangelo di Luca curava un ferito con olio e vino, penso che anche con l’aceto, più forte, perlomeno si disinfetta e pulisce. Comunque, se lo versi su una ferita brucia.
bestseller2020 ha scritto: A questo punto penso a un gesto misericordioso del crociato, ma mi domando: ma Alberto non può pensare che i crociati fossero così misericordiosi: non sarebbe lui!
Non pensare che io straveda per i crociati, molte infamie sono state commesse nel loro nome.
Anche ai crociati bisogna dare la loro parte. Non tutti quelli che avevano la croce nella veste erano uomini degni di averla, in particolare molta plebaglia europea che si imbarcò giusto per saccheggiare a man bassa, uccidere e fare altro.
Ma c’erano anche dei veri nobili, dei cavalieri convinti di quello che facevano, specie l’Ordine Templare fondato da San Bernardo, che erano dei monaci armati come cavalieri. Molti partivano anche per espiare i loro peccati. Poi nei secoli hanno ammazzato i nobili e i religiosi ed è rimasta la plebaglia.
bestseller2020 ha scritto: le armi antiche sono le più dolorose. Con un colpo di mazza chiodata ti portavano via la faccia, procurandoti delle ferite impossibili da guarire.
Purtroppo la mazza chiodata la si usò anche nella Prima Guerra Mondiale. Gli austriaci la usarono di sicuro, gli italiani non so. Non che gli uni fossero peggiori o migliori degli altri, beninteso.
bestseller2020 ha scritto: mi domando: due poveracci a spogliare i feriti e i morti? Erano i servi dei comandanti che avevano il compito di portare via il bottino.
Quindi, a chi passava dopo, niente rimaneva se non scarpe e vestiario... Ma sicuramente il fatto deve essere nella economia del racconto...
In tutti i campi di battaglia alla fine dei combattimenti piombavano schiere di depredatori che saccheggiavano i morti e finivano i feriti per derubarli. Talvolta si cercava di contenere questi personaggi, ma non sempre era fattibile, data anche l’estensione dei campi, e poi il calar della notte e altri innumerevoli fattori.
Basta vedere cosa accade oggi nelle nostre civilissime contrade dopo alluvioni o terremoti per i quali la gente deve abbandonare le case. Bisogna mettere le forze dell’ordine di guardia alle rovine perché non ci vadano saccheggiatori, che sono sempre vigili e all’erta.
bestseller2020 ha scritto: Castigare tutti i soldati mi starebbe bene. 
I soldati rappresentano la società dalla quale provengono. Ci sono i buoni e i cattivi.
Come per tutte le mansioni umane, ci sono coloro che SONO soldati, pochi, e ci sono gli altri che FANNO i soldati, la maggioranza. Non è la stessa cosa, la differenza è abissale.
bestseller2020 ha scritto: Hai presentato un diavolo con grande anima.
Diciamo che sarebbe un angelo che inizialmente seguì Lucifero quando gli angeli ribelli furono cacciati dal paradiso. Nella mia fantasia, ma  anche in storie lette da qualche parte, alcuni di questi angeli mentre cadevano sulla Terra si resero conto di quello che stavano facendo e si pentirono, tentando di tornare indietro, ma non fu loro permesso di rientrare in paradiso. E da allora si aggirano per il mondo, immortali, né da una parte né dall’altra. Talvolta però intervengono, come in questo caso. Mi piace pensare che la loro vendetta sia a favore del bene, visto che ebbero dubbi sul seguire il male.

Grazie ancora del commento   :)
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab13] Un incontro a Saint-Pierre-Haute

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Alberto Tosciri ha scritto: Una povera casa si ergeva sopra il promontorio ai limiti della contrada. La porta si spalancò di colpo. Nella piccola stanza buia rischiarata dal fuoco di un caminetto entrarono una folata d’aria calda e la luce rossa del sole che stava per tramontare.
In un primo momento fa pensare che possa entrare aria calda da fuori con un camino acceso. Il primo pensiero è quello che possa entrare aria gelida. Però con un clima umido e piovoso il camino viene sempre acceso per togliere umidità e poi in effetti è l'unico modo per cucinare e per scaldare l'acqua. Anch'io ho un caminetto e ogni tanto, d'inverno, faccio delle fagiolate sul fuoco con un paiolo di rame alla Bud Spenser e Terrence Hill (perdona l'esempio). Squisite.
Alberto Tosciri ha scritto: Il cavaliere si alzò voltandosi all’improvviso e sguainando la spada; alle sue spalle era comparso un uomo di bassa statura con un randello in mano.
Alberto Tosciri ha scritto: Una donna di bassa statura comparve nel buio.
Tutti di bassa statura questi servitori: Forse, simbolicamente per dimostrare il loro ossequio?

Un inizio superbo. Ci fai entrare nell'atmosfera medievale con semplici descrizioni di piccoli dettagli.
Alberto Tosciri ha scritto: ─ Sì ─ aggiunse la donna con frettolosa reverenza, stringendosi una mano nell’altra. ─ Portiamo loro conforto.
Il cavaliere non rispose. Prese la fiasca che l’uomo intanto gli porgeva. L’annusò senza staccare gli occhi di dosso alla coppia. 
E già, non si sa mai...
Alberto Tosciri ha scritto: dove comparve una tumefazione scura chiazzata di sangue che spiccava sul bianco della pelle del ragazzo. Vi versò l’aceto. Lo scudiero emise un debole lamento, aprì gli occhi, scuri come la notte, guardò il cavaliere e cercò la sua mano, prendendola  con delicatezza, sorridendo debolmente.
Se bastasse solo l'aceto... immagino che ne morivano a fiotti per delle semplici ferite che oggi guarirebbero in un giorno con due punti di sutura. Mi hai fatto venire in un film che sicuramente conoscerai: il mestiere delle armi di Olmi in cui Ludovico di Giovanni dei Medici, condottiero dello stato Pontificio combatte contro i Lanzichenecchi. Viene ferito a una gamba e nonostante le migliori cure dell'epoca, (salassi, sanguisughe) va in cancrena, viene amputata ma muore comunque dopo lunghe sofferenze.

Alberto Tosciri ha scritto: Quindi portate conforto ai moribondi? ─ chiese il cavaliere.
─ Sì, mio signore.
─ Con questa misericordia? ─ Allungò la mano in un angolo buio e prese una mazza chiodata.
Da questa frase si preannuncia un cambio di direzione nella storia.
Alberto Tosciri ha scritto: Quindi si potrebbe usare la misericordia su di lui ─ continuò il cavaliere.  ─ Un colpo bene assestato alla testa. Non è in grado di difendersi. Per quanto, a dire il vero, non mi pare abbia grandi ricchezze addosso.
Il cavaliere fece finta di frugarlo toccandogli tutto il corpo.
─ No. Non ha ricchezze nascoste ─ continuò.
La coppia taceva. Il cavaliere porse la misericordia all’uomo.
─ Finiscilo dunque, come è costume dei vostri pari.
─ Oh, mio signore! Ma qui, ora…
─ Vi incute timore la mia presenza? O quella della vostra donna, che è abile con il coltello?
Una lama fuoriuscì dalle vesti della donna e cadde a terra tintinnando.
Un bel crescendo di tensione. Bello.
Alberto Tosciri ha scritto: In verità voi siete alquanto strano, cavaliere ─ disse la donna con voce roca. Si tolse dal corpetto qualcosa  gettandola sul fuoco, che divampò furente. Poi unì le mani a formare figure invisibili nell’aria e pronunciò delle parole ─ Esk tuy heras proxima de lux magnificentia inferi sed nunc et semper nos feratus et  noncurabilis et tremendis…
Il cavaliere sorrise, ma era un sorriso di tenebra.
─ Mi hai dato la conferma, strega.
Si tolse la sovra veste bianca con la croce scoprendone sotto un’altra, ma di colore nero, con ricamati due fulmini d’oro incrociati, come quelli dello scudiero.
L’uomo e la donna si inchinarono all’unisono dicendo ─ Perdonaci signore, dobbiamo vivere come cristiani per non essere scoperti. Noi riconosciamo il tuo signore, che è anche il nostro. Apparteniamo a lui da lunga data, tutto quello che facciamo è per la sua gloria. Agiamo nel suo nome! Comandaci, guerriero di  Luxifer!
Il cavaliere chinò il capo fissando un punto per terra. ─ Se fossi al servizio del vostro signore dovrei essere felice. Vi sembro felice?
Calò un lungo silenzio.
─ Mio signore, i colori della tua veste sono chiari!
─ Oh sì! In principio ero del suo seguito. Posso portare i suoi colori. Ma  mentre cadevo sulla Terra cercai di tornare indietro. Le porte del paradiso si sono chiuse per sempre per me.
Non male come colpo di scena. Viene scoperto dalla donna in modo eclatante. A quanto pare sembra una strega come la definisce il cavaliere. Ma non mi è chiarissimo il fatto che l'uomo e la donna si dicono servitori di Luxifer, forse per cercare di salvarsi la vita?

Alberto Tosciri ha scritto: La mia guerra gli uomini non possono capirla. Io combatto la razza umana immonda di tutti gli eserciti, di tutte le religioni che si sono nascoste dietro Dio. Combatto contro esseri come voi. Avete scelto con chi stare, a quelli come me non è stato concesso. La croce è la mia punizione per sempre. E la vostra condanna.
Un finale degno.

Un racconto @Alberto Tosciri che ha il pregio che con poche battute e mirate descrizioni riesce a far immergere il lettore nell'atmosfera e nella storia, con un crescendo cupo e tenebroso che preannuncia l'inevitabile fine.
Piaciuto.

Re: [Lab13] Un incontro a Saint-Pierre-Haute

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Ciao @Kasimiro
Kasimiro ha scritto: Tutti di bassa statura questi servitori: Forse, simbolicamente per dimostrare il loro ossequio?
Anche per quello, ma anche perché un tempo l’altezza era considerata sinonimo di nobiltà e potere, nonché di dominio sugli altri che dovevano necessariamente differenziarsi, a cominciare dall’altezza.
Kasimiro ha scritto: Se bastasse solo l'aceto... immagino che ne morivano a fiotti per delle semplici ferite
Ovviamente non era la panacea di tutte le ferite, però si usava per medicare anticamente, un rimedio alla portata di tutti in epoche in cui la medicina non era certo all’avanguardia.
Non ho visto il film di Olmi che citi, è un regista che mi piace e provvederò.
Kasimiro ha scritto: non mi è chiarissimo il fatto che l'uomo e la donna si dicono servitori di Luxifer, forse per cercare di salvarsi la vita?
Anche per quello ma più che altro perché pensano che il cavaliere, che si palesa con i colori (da me inventati di sana pianta) del Portatore di Luce, cioè Lucifero, sia davvero un demone al suo servizio, che abbia messo la croce sulle sue vesti per ingannare i cristiani, come tipico di Lucifero. La coppia, dichiarandosi al servizio del diavolo pensa di ottenere solidarietà e aiuto in quanto dalla stessa parte, senza immaginare che il cavaliere era sì un demone, ma “pentito”. Non dalla parte del Bene, ma nemmeno dalla parte del Male.
Grazie per il commento e l’apprezzamento, @Kasimiro
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab13] Un incontro a Saint-Pierre-Haute

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Ciao @Alberto Tosciri, il racconto è molto dettagliato nelle descrizioni, permette al lettore si essere totalmente coinvolto.
Non ho colto lo spirito fantastico, ma è probabilmente un mio limite.
Alberto Tosciri ha scritto: Finiscilo dunque, come è costume dei vostri pari.
─ Oh, mio signore! Ma qui, ora…
─ Vi incute timore la mia presenza? O quella della vostra donna, che è abile con il coltello?
Una lama fuoriuscì dalle vesti della donna e cadde a terra tintinnando.
Alberto Tosciri ha scritto: Si tolse dal corpetto qualcosa  gettandola sul fuoco, che divampò furente.
Queste immagini rimangono fini a sé stesse. In questa parte del racconto avrebbe un senso che eseguano l'ordine finendo il ragazzo, c'è ancora confusione sul ruolo del protagonista. Che cosa si è tolta dal corpetto la donna?

In generale il racconto lo trovo ben scritto, probabilmente soffocato dai pochi caratteri a disposizione.
La traccia, così come il genere, non li ho ben chiari.
<3

Re: [Lab13] Un incontro a Saint-Pierre-Haute

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Ciao @Modea72
Modea72 ha scritto: Non ho colto lo spirito fantastico, ma è probabilmente un mio limite.
È anche un mio limite, pur amando il fantasy non sono molto incline a illustrare eventi magici e se si trattasse di fantascienza, che pure amo, con la tecnologia sarebbe anche peggio.
Modea72 ha scritto: Queste immagini rimangono fini a sé stesse. In questa parte del racconto avrebbe un senso che eseguano l'ordine finendo il ragazzo, c'è ancora confusione sul ruolo del protagonista.
Sì, hai ragione, la logica degli eventi sarebbe che l'uomo o la donna uccidano il ragazzo, come sono abituati a fare con i feriti di tutte le parti per depredarli. Ma sono adepti di Lucifero, il ragazzo porta i colori di Lucifero (ho inventato i due fulmini che, senza andare tanto lontano, richiamano gli emblemi dei nazisti). Qualche dubbio sorge in loro sul perché un cavaliere cristiano dica  di uccidere un ferito inerme  a cui tra l'altro sembra tenere in modo particolare. Se si palesassero a quello che ancora credono un cristiano, un nobile, come seguaci del diavolo, finirebbero al rogo.
Il protagonista dovrebbe essere il cavaliere.
Modea72 ha scritto: Che cosa si è tolta dal corpetto la donna?
Sì, non l'ho detto lasciando sul generico. Presumo qualche intruglio, qualche polvere creduta magica, evocativa se buttata nel fuoco che ha ravvivato. Probabilmente un impiastro incendiario, nulla di che.
Modea72 ha scritto: La traccia, così come il genere, non li ho ben chiari.
Mi sono basato su un particolare illustrato da @Distruttori_di_Terre
"Partenze come invito a lasciar mondi conosciuti per mete ignote, o magari punti di svolta originali che capovolgano situazioni ordinarie".

Ho cercato di capovolgere completamente una situazione che in apparenza aveva una sua logica.

"Allontanamenti da situazioni scomode con il desiderio di migliorare il proprio stato d'animo".

Il cavaliere e il suo scudiero non correvano alcun pericolo, ma certo si sono allontanati da una situazione non a loro favore, se fossero stati uomini come tutti gli altri. Un cambiamento è avvenuto.

La parte magica, quella fantasy (nel mio intento) è nelle parole del cavaliere, che sul finale si rivela per quello che è: un angelo che inizialmente seguì Lucifero ma si pentì tentando di tornare in paradiso, da dove fu respinto.
Il fatto che lui e il suo scudiero escano indenni dalle fiamme che condannano l'uomo e la strega sua moglie non è una cosa proprio alla portata di tutti gli esseri umani, credo.
Da qui il velato fantasy, se così si può dire, come anche la storia della caduta degli angeli su cui nei secoli tanti, come Milton nel suo Paradiso perduto, hanno scritto e ricamato e chissà qual'è la  verità.

Ti ringrazio per le tue notazioni. In effetti potevo dilungarmi di più nel racconto ma vedi, spesso faccio notare ad altri, in alcuni commenti, che nel mezzo di un racconto che può avere potenzialità, l'interesse si spezza se ti metti a spiegare troppe cose da un punto di vista esterno come narratore.
Io ho cercato di spiegare lo stesso le cose che ti ho detto facendo parlare i personaggi.
Magari dovevano parlare di più, lo ammetto. Ma il mio Medioevo fantasy è abbastanza cupo e taciturno.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab13] Un incontro a Saint-Pierre-Haute

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Alberto Tosciri ha scritto: Il fatto che lui e il suo scudiero escano indenni dalle fiamme che condannano l'uomo e la strega sua moglie non è una cosa proprio alla portata di tutti gli esseri umani, credo.
Leggendo avevo immaginato che avessero appiccato il fuoco e se lo lasciassero alle spalle e per questo erano indenni, non avevo capito che non ne venivano scalfiti passandoci letteralmente attraverso.
Grazie per le spiegazioni.
<3

Re: [Lab13] Un incontro a Saint-Pierre-Haute

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Ciao Alberto! Il racconto mi è piaciuto parecchio. Non entro nel merito della narrazione, ma le tue storie danno sempre spunti di riflessione su temi controversi. La guerra in nome degli Dei è per me una delle peggiori invenzioni dell'umanità; comprendo che a volte sia necessario imbracciare le armi, e penso che su questo tu sia d'accordo, ma non sopporto l'ipocrisia di chi si crea nemici da poter uccidere. Certo, non li biasimo, la consapevolezza che si stanno uccidendo esseri umani come sé stessi può portare alla follia, ma credo che sia necessaria l'onestà intellettuale di ammettere che non si sta uccidendo un nemico, qualcosa di diverso da sé, ma un'altra persona del tutto identica a sé: amare ma ciononostante uccidere: uccidere è come un suicidio: a volte è necessario. Scusami, finisco sempre col divagare su temi a me cari. Insomma, penso che esistano guerre giuste - per difesa, per liberazione, contro un regime - ma non esistono nemici. Il tuo protagonista segue una filosofia simile, ma è comunque paradossale: toglie l'umanità all'uomo e alla donna che uccide - "razza immonda", "esseri come voi" - ma salva invece il ragazzo. Perché? Qual è la differenza tra la condanna degli uni e la misericordia verso l'altro? Entrambe le parti sono finite in una guerra più grande di loro e non hanno libertà nel voler scegliere strade già tracciate da seguire, e mi aspetterei uguale amore o punizione da parte dell'angelo. Come tutti i giustizieri, vive di contraddizioni e incoerenze.
Molto interessante anche il contrasto tra religioni. Sono entrambe estremamente terrene, deviate, istituzionalizzate con simboli e guerrieri a difendere quella causa: in quanto tali, perdono tutto ciò che hanno di religioso. Non solo nel medioevo, ma a maggior ragione ad oggi, religioni come il cristianesimo sono mode, superstizioni, fede in un'idea in assenza di fiducia per gli Dei: sono frutto della razionalità, non hanno niente di mistico, e invece che a comprensioni del profondo interno e dell'oltre esterno, portano a odio, guerre, giudizio, e tutto ciò che divino non è. Preferisco l'apertura mentale di chi fa riti pagani nella foresta rispetto al bigottismo di chi si riunisce in questi templi per pura norma sociale. Ma non mi dilungo :)
Sempre un piacere toccare vibrazioni affini nelle tue storie. A presto! (e a breve rispondo bene al tuo commento al mio racconto)

Re: [Lab13] Un incontro a Saint-Pierre-Haute

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Ciao e grazie del tuo commento @Bardo96  :)




Ciao @Mina  :)
Mina ha scritto: La guerra in nome degli Dei è per me una delle peggiori invenzioni dell'umanità; comprendo che a volte sia necessario imbracciare le armi, e penso che su questo tu sia d'accordo, ma [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]non sopporto l'ipocrisia di chi si crea nemici da poter uccidere. [/font]
La penso anche io così. Ma da qualche parte gli uomini devono pur stare, in qualcosa di superiore devono pur credere. Tu pensa come sarebbe stata diversa la nostra vita se gli occidentali, i “cristiani”, certo riuniti sotto insegne cristiane, non avessero vinto (cioè ucciso) nella Battaglia di Lepanto nel 1571 o nella battaglia di Vienna dell’11 settembre 1683. Gli occidentali di oggi, la maggioranza, non sanno niente.
Io ho sempre voluto vedere ben oltre gli steccati formali. Amo il Cristianesimo, amo l’Islam, amo l’Ebraismo. Tendenzialmente gli uomini non si ammazzerebbero a vicenda. Sono i loro governi a determinare questo stato di cose.
Mina ha scritto: penso che esistano guerre giuste - per difesa, per liberazione, contro un regime - ma non esistono nemici. Il tuo protagonista segue una filosofia simile, ma è comunque paradossale: toglie l'umanità all'uomo e alla donna che uccide - "razza immonda", "esseri come voi" - ma salva invece il ragazzo. Perché? Qual è la differenza tra la condanna degli uni e la misericordia verso l'altro?
Ricorda che è un angelo, per quanto caduto, anche se nella mia intenzione non sta né con Dio né con il diavolo. Cercò invano di tornare a Dio quando fu cacciato dal paradiso. Cosa può significare? Tutto e niente. Forse rispetta chi combatte, ma non rispetta e non lascia passare uomini, che per lui sono fatti a immagine di Dio, che si comportano da assassini e depredatori dei loro simili.
Perché risparmia il ragazzo? Perché ha i suoi stessi colori nella veste. È importante, è come lui. Forse anche il ragazzo è un angelo, forse un umano che combatte dalla parte del diavolo. Per il cavaliere non fa molta differenza. Le risposte, le varianti, le motivazioni possono davvero essere infinite se viste da molteplici angolazioni.
Mina ha scritto: religioni come il cristianesimo sono mode, superstizioni, fede in un'idea in assenza di fiducia per gli Dei
Sono gli uomini ad averle trasformate in mode, superstizioni, pura norma sociale, come dici giustamente.
Tutte le religioni sono state travisate, mistificate per puri scopi umani.
Mina ha scritto: sono frutto della razionalità, non hanno niente di mistico, e invece che a comprensioni del profondo interno e dell'oltre esterno, portano a odio, guerre, giudizio, e tutto ciò che divino non è.
Ti contraddico amichevolmente  :)
Non sto a elencari i nomi di tutti i mistici e le mistiche cristiane, sono infiniti, lo sai.
Forse, leggendo le Confessioni di S. Agostino,  Il castello interiore di Santa Teresa d'Avila, Storia di un'anima, della beata Teresa di Lisieux, Salita del Monte Carmelo, di San Giovanni della Croce, forse troverai una risposta, una illuminazione interiore che  ti conquisterà e vorrai saperne sempre di più.
Mina ha scritto: Sempre un piacere toccare vibrazioni affini nelle tue storie.
Provo lo stesso leggendo le tue storie.

Ciao  :)
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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