[Lab7] Nero

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   [Lab7] Nero

  Nonna Anna (così la chiamavano tutti da molti anni) era china sulla sua rivista da uncinetto. Con mano tremante, scostò gli occhiali dal naso, poi riprese a contare le asole. Un cane dall’aspetto trasandato la guardava dall’angolo del tappeto dove si era steso. Aveva un'espressione giudicante.
  - Lo so, lo so, - si giustificò l’anziana signora, - non mi vengono più bene come un tempo… la vista non è più la stessa.
  La nonna aggiustò con movimenti lenti il consumato plaid azzurro sulle ginocchia. Era una signora che un tempo aveva dato filo da torcere a molti ragazzi: chi l’aveva conosciuta all’epoca, avrebbe (forse) potuto riconoscere un lampo di vivacità nello sguardo che indirizzò al cane. O almeno l’eco di quel lampo.
  - Faresti meglio ad andare fuori a farti una corsa, piuttosto che fare compagnia a una vecchia come me. Non potresti stare qui, cagnaccio…

  Dal fondo della cucina arrivava un odore di cipolla, cavolo e la voce arrabbiata della mamma:
  - Lisa! Dove stai entrando con quelle scarpe piene di fango?!
  - Sto cercando Nero.
  - Cosa? Si è di nuovo intrufolato in casa? Santo cielo, mi farete impazzire voi due!
   Mentre la donna stava ancora gridando rimproveri, Lisa aveva fatto in tempo a rubare una manciata di caramelle dal barattolo per gli ospiti e sgattaiolare dalla porta sul retro, seguita dal meticcio scodinzolante.
  Nero, contrariamente al nome, non era nero. Era bianco, a parte qualche chiazza marrone sparsa lungo il corpo. Non era un bel cane, anzi, era piuttosto bruttino: sembrava che qualcuno gli avesse accorciato le zampe, giusto per rovinare le proporzioni; le orecchie non si capiva se fossero dritte o cadenti; il pelo passava più tempo da sporco che da pulito e mancava la parte finale della coda, persa chissà dove e chissà quando. Nonostante questo era il miglior amico di Lisa.
  - Ci sarà gente a cena, - disse la bambina passando la caramella da una parte all’altra della guancia, - quindi dobbiamo tenerci alla larga dalla cucina. Non voglio passare il pomeriggio a pelare patate. Dove andiamo?
  Nero la ascoltò con attenzione e si avvicinò per annusare la mano appicicaticcia. 
  - E va bene, ma solo una, - gli allungo un confetto, - ci sono! Che ne dici del fiume?
  Il sole picchiava alto sopra le loro teste, crogiolandosi nello frinire delle cicale, abbrustolendo la strada di terra battuta che si srotolava tra le case. I fiori di Sant'Anna, spuntati sul bordo, tingevano di magenta i muretti. Lisa li sfiorava canticchiando, mentre avanzava a passo rapido.
  Quando arrivarono a un canale, con aria esperta, cercò il grosso tubo di cemento che collegava una riva all’altra. Era un gioco che faceva con i propri compagni di classe. Si mettevano a cavalcioni sul tubo e, pochi centimetri per volta, strisciavano sul sedere fino all'altra sponda.
  La cosa non piacque a Nero. Cominciò ad agitarsi. Piagnucolò, poi abbaiò e corse su e giù lungo la riva.
  - Dai, Nero, non fare il fifone. Non è fondo, ci passi.
  Il cagnolino la raggiunse con il pelo della pancia che gocciolava acqua. Lui odiava l’acqua.
  La stava ancora seguendo a rancorosa distanza, quando sentirono un pigro e lento battito di zoccoli. Lisa smise di strisciare i piedi per terra e Nero drizzò le orecchie. Era il signor Nicola che portava a spasso la sua cavalla.
  Tutti in paese conoscevano Nicola e la sua cavalla. “Non muore ancora, la vecchia puledra”, diceva, “finirà che tirerò le cuoia per primo”. Prometteva di disfarsene, ma poi la portava a passeggio per la briglia a “sgranchirsi le gambe”. Lo raccontava a tutti quelli che passavano. 
  - Tu guarda, la ragazzina della casa sul confine, - la salutò quando fu abbastanza vicino, - che ci fai qui?
  - Gita al fiume.
  Lisa si mise uno stelo d’erba in bocca, come aveva visto fare dai maschi della sua classe.
A quel movimento, la cavalla si scosse dal suo torpore. Mosse il grosso capo, lo allungò in avanti e allargò le narici. Bastò questo per far scattare Nero all’indietro. Cercò di farsi piccolo, nascondendo il mozzicone di coda da qualche parte sotto la pancia. 
  - Il tuo cane ha mica paura della mia vecchia puledra? - sghignazzò l’uomo, - questa è bella! Da dove hai tirato fuori una bestia così vigliacca?
  Lisa sputò lo stelo d’erba e si irrigidì.
  - Tutti hanno paura di qualcosa, - disse con cautela.
  - Sarà, ma bisogna essere proprio scemi per aver paura di lei, - Nicola diede un’allegra pacca sulla spalla della cavalla.
  Ora sì che Lisa era arrabbiata. Gli venne incontro, poggiò i pugni sui fianchi e cercò nella testa le parole più velenose che poteva dire a un adulto, ma a quel gesto anche Nero scattò in avanti. Abbaiando come una furia, il pelo rizzato sulla schiena, aveva sfoderato tutta la sua collezione di denti. L’uomo impallidì e fece un passo indietro.
  - …ad esempio tu hai paura di Nero, - mormorò sorpresa la bambina.
  - Tienilo a bada! - le stava ancora gridando, ma Lisa era già corsa via, tagliando per i campi di grano. 
  Il cane la raggiunse al galoppo. Lo accolse con un sorriso smagliante:
  - Spero non vada a lamentarsi dalla mamma! - disse, ma erano entrambi tornati di ottimo umore.
  La brezza che si era alzata alle loro spalle, solleticando il collo e andando a impigliarsi tra i capelli della bambina, muoveva con lentezza quel secco mare tinto di oro. Le spighe chinavano i capi, creando flemmatiche, indolenti onde. Li spingevano in avanti.
  Non passò molto prima che il paesaggio cominciasse a cambiare.
  Erano quasi giunti al fiume. Le spighe ora, sempre più rarefatte, si stavano sciogliendo tra le canne alte e legnose. Tra di esse si sentivano gli starnazzi delle anatre.
  - Ci sarà un nido? - sussurrò Lisa con emozione.
  Nero stava annusando l’aria. Zampettava in mezzo ad antiche radici che spuntavano in asole dal terreno argilloso, sepolcri di chissà quali alberi cresciuti lì un tempo. Il canneto rendeva il posto riparato dal mondo esterno.
  - Eccole! Eccole!
  La bambina indicò un baluginio di piume che aveva intravisto in mezzo al verde. Le anatre la sentirono.
  - No, aspettate… - fece solo in tempo a dire, prima che la frase terminasse in un urlo.
  I pennuti volarono via con un gran frastuono d’ali. 
  Lisa era scivolata. Il piede, incastrato tra le radici, l’aveva fatta ruzzolare nelle acque basse della riva. Una canna particolarmente robusta le aveva frustato la spalla, delle frasche le avevano graffiato il naso, ma era la caviglia quella messa peggio. Non aveva retto la caduta. Si stava già gonfiando, livida e pulsante.
  Nero l’aveva raggiunta con il bianco degli occhi strabuzzato per il panico. Continuava a schizzare acqua da tutte le parti, dimentico della sua avversione per l’umido.
  - Fa male, - le labbra di Lisa tremarono, - fa male, Nero.
  Il cane puntò il tartufo contro la sua guancia. La leccò nervosamente un paio di volte. La bambina lo spinse via, mentre scoppiava a piangere:
  - Devi andare a chiamare qualcuno.
  Nero insistette. Guaiva mentre le lavava via le lacrime con la sua calda, morbida lingua.
  - Ti prego. Ti prego, Nero. Fa così male!
  In lontananza si sentì il nitrito lamentoso della cavalla. Nero sollevò di scatto la testa. Ancora mugolando, corse in quella direzione.
  Adesso che il cane non era più con lei, il ricordo del pelo bagnato contro la sua mano era l’unico conforto che le restava. Mai il tempo le sembrò scorrere più lentamente. 
  - Nero, - continuava a piagnucolare, come una nenia, - Nero… 
  Dopo quello che sembrò un’eternità, lo squillante abbaio del suo amico riempì di nuovo lo spazio tra le canne, seguito dal pesante incedere di un uomo. Nero sfrecciò tra le sue braccia e dopo poco li raggiunse Nicola.
  - Oh mio Dio, oh mio Dio, - esclamò alla vista di Lisa.
  - Oh mio Dio, - ripeté, quando con gesti imbranati cercò di tirarla su.
  La bambina strinse le labbra per fermare i tremiti.
  - Ce la fai a stare in piedi? Certo che non ce la fai. Ti porto dalla vecchia puledra, riesci a stare in groppa? Non ti farà cadere, non ti preoccupare, non ha mai fatto cadere nessuno. Oh mio Dio, oh mio Dio, meno male che ho seguito quel cane fuori di testa… Oh mio Dio, sei bagnata? Certo che lo sei, forse ho ancora un plaid nella bisaccia, oh mio Dio, ti va bene? Certo che ti va bene, tieni, tieni…
  Nicola continuò a parlare per tutto il tragitto, mentre Lisa, avvolta in un morbido plaid azzurro, dondolava sulla groppa della cavalla. Nero trottava al suo fianco, senza distogliere lo sguardo dalla bambina. Era un caldo pomeriggio d’estate.

  Nonna Anna diede un’altra carezza al plaid, prima di tirarlo un po’ più su sulle ginocchia. Era consunto dall’uso, sbiadito e non più del bel celeste acceso di una volta, ma ancora in buono stato.
  - Non se lo è mai ripreso, il signor Nicola, - l’anziana appoggiò la testa allo schienale della poltrona, - nemmeno quando lo avevamo lavato per benino. Ne sono contenta. E’ un caro ricordo.
  La nonna sospirò con dolcezza:
  - Ne abbiamo passate di belle io e te, eh, Nero?
  - Nonna Anna? Nonna Anna, mi senti? Annalisa?
  Al suono del suo nome completo, l’anziana signora si scosse. 
  - Cosa c’è, cara? - chiese alla nuora, accorgendosi che era ferma in piedi sull’uscio della stanza. 
  - Nonna Anna, stavi parlando di nuovo da sola… - il volto della donna era preoccupato, - sono venuta a chiederti se volevi del tè.
  - A un tè non ci rinuncio, grazie.
  Quando se ne fu andata, Annalisa si voltò verso il cane sdraiato poco distante. Si era stiracchiato e aveva allungato le zampe sul tappeto. 
  - Cagnaccio testardo, sei sempre stato così. Non te ne andrai senza di me, vero? Mi stai aspettando da così tanti anni.
  Nero accennò uno scodinzolio. Si sollevò in piedi e diede un pacato tocco con il naso al lembo di plaid cascante.
  - Lo so, ce ne andremo avvolti nell’azzurro, io e te. Andrai a chiamare qualcuno, come quella volta. Quando sarà la nostra ora. Quando verrà la nostra ora.
  Nero si appoggiò con la spalla alle sue gambe. Annalisa sorrise e chiuse gli occhi.

Re: [Lab7] Nero

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@Canis Brava!  (y)

Letto d'un fiato. Hai saputo "personalizzare" il cane protagonista, col narrare e col mostrare le sue emozioni, così:

Canis ha scritto: Un cane dall’aspetto trasandato la guardava dall’angolo del tappeto dove si era steso. Aveva un'espressione giudicante.
Canis ha scritto: La cosa non piacque a Nero. Cominciò ad agitarsi. Piagnucolò, poi abbaiò e corse su e giù lungo la riva.
Canis ha scritto: La stava ancora seguendo a rancorosa distanza
Canis ha scritto: Ora sì che Lisa era arrabbiata. Gli venne incontro,
Ti consiglio: Gli andò incontro
Canis ha scritto: poggiò i pugni sui fianchi e cercò nella testa le parole più velenose che poteva dire a un adulto, ma a quel gesto anche Nero scattò in avanti. Abbaiando come una furia, il pelo rizzato sulla schiena, aveva sfoderato tutta la sua collezione di denti.
Canis ha scritto: Nero l’aveva raggiunta con il bianco degli occhi strabuzzato per il panico. Continuava a schizzare acqua da tutte le parti, dimentico della sua avversione per l’umido.
Canis ha scritto: Il cane puntò il tartufo contro la sua guancia. La leccò nervosamente un paio di volte.
Per te è normale dire "tartufo" in luogo di "naso", per un cane. Per il lettore medio, meglio dire: puntò il muso.
Canis ha scritto: In lontananza si sentì il nitrito lamentoso della cavalla. Nero sollevò di scatto la testa. Ancora mugolando, corse in quella direzione.
Canis ha scritto: - Lo so, ce ne andremo avvolti nell’azzurro, io e te. Andrai a chiamare qualcuno, come quella volta. Quando sarà la nostra ora. Quando verrà la nostra ora.
  Nero si appoggiò con la spalla alle sue gambe. Annalisa sorrise e chiuse gli occhi.
Dall'incipit, 
Canis ha scritto: Nonna Anna (così la chiamavano tutti da molti anni)
avevo capito, nel prosieguo, che Lisa era lei da piccola.


Ho da eccepire sull'età di Nero. Un cane longevo può arrivare a vent'anni. Ma certo non può essere dell'età di nonna Anna!
Non capisco, da parte di un'esperta cinofila, questa svista. Perché?

Sono proprio contenta della tua partecipazione ai Contest (tre su tre! In tre mesi!)
Ciao @Canis    :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab7] Nero

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Sì, @Canis, anche io ho avuto subito la stessa domanda di @Poeta Zaza .
Ho cercato di capire se il cane fosse solo un'illusione dell'anziana, ma non mi sembra che tu abbia voluto farcelo intendere.
Il racconto mi è piaciuto molto lo stesso, la pistola è certamente la coperta azzurra, il depistaggio invece è voluto e ci porta esattamente dove la pistola spara e non da qualche altra parte.
Complimenti per la trama elaborata che ci hai proposto.

Re: [Lab7] Nero

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Poeta Zaza ha scritto: Sono proprio contenta della tua partecipazione ai Contest (tre su tre! In tre mesi!)
E' vero, da quando mi sono iscritta al forum non ne sto saltando uno! Contando gli ultimi due labocontest, quello di carnevale e quello di poesia, sono addirittura quattro! Ma mi danno una spinta alla scrittura incredibile, per cui finché riesco, cerco di continuare a questp ritmo. Sono molto grata a questo forum.

Per quel che riguarda la vita eccessivamente lunga del cane, @Poeta Zaza@Alba359 è corretto, il cane non è vivo. Nel  mio intento si tratta di una sorta di fantasma o spirito, oppure anche un'angelo custode dell'anziana signora. Speravo che da questa frase (e dal fatto che sono passati, come avete giustamente fatto notare, molti anni) si capisse:
Canis ha scritto: Nonna Anna, stavi parlando di nuovo da sola…
Infatti rileggendo ve ne siete accorte, ma se già in due avete avuto lo stesso dubbio, devo rivedere o sottolineare in qualche modo questa cosa. Per cui al contrario, grazie per avermelo fatto notare!

Altra cosa, forse dovrei variare l'incipit in modo che non si capisca subito che la nonna e la bambina sono la stessa persona? Visto che anche @@Monica l'ha capito subito. O va bene che sia così? Ci devo pensare  :umh:

Re: [Lab7] Nero

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Ciao @Canis 
Ho apprezzato molto questo racconto. A parte la buona scrittura, precisa, senza ripetizioni, chiara ed evocativa, mi è piaciuta la storia dove all’apparenza sembrerebbe non accadere nulla d’importante o che debba essere descritto e invece c’è un vero e proprio mondo; la vita, l’innocenza dell’infanzia con i suoi primi incontri scontri con la vita, gioie e turbamenti, una natura bellissima, stupendamente descritta, una vecchiaia piena di dolci, innocenti e struggenti ricordi.
Il cane Nero è come lo spirito accompagnatore di Annalisa, dapprima durante la sua vita fisica e in seguito nei suoi ricordi, dopo la sua morte, dove Annalisa continua a vederlo, a parlargli, a cercare la sua compagnia. Molto tenera questa parte. Bella ed evocativa anche la vicenda di Annalisa bambina quando cade nel canneto, il suo stupore, il dolore che prova ed è commovente quando Nicola, quel signore un po’ strano ma buono, non certo un cuor di leone ma a suo modo curioso e particolare nelle sue constatazioni e interiezioni ripetitive, commovente dicevo quando Nicola capisce che il cane, che non ama molto, è andato ad avvisarlo per farsi seguire perché doveva essere successo qualcosa alla sua padroncina. Confesso la mia sensibilità, commozione direi, nel leggere questi particolari che trovo densi di profondi significati. Come l’affermazione di Annalisa ormai vecchia, rivolta al cane, che rimprovera affettuosamente dicendogli che non vuole saperne di andarsene senza di lei e quando questo accadrà in quel momento andrà ancora ad avvisare qualcuno, forse un angelo, per venirla a prendere. Così mi pare di aver capito, fra le righe.
Davvero una bella storia.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab7] Nero

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Ciao carissima @Canis 

Un bel racconto, delicato, fresco, velato di una poetica rivisitazione della memoria.

Un racconto di questo genere rischia di essere vagamente agiografico, ma quando si entra nel mondo dei “buoni sentimenti” è un rischio prevedibile.
Il racconto è ben scritto, scorre e la vicenda possiede aspetti dinamici, pertanto la lettura ne risulta piacevole come una passeggiata primaverile, all’aria aperta, su un sentiero fiorito di prataiole.

Vengono anche rispettate le “boe” previste dal contest, quindi nulla da eccepire sulla tua storia.

L’unica cosa che posso aggiungere, ma qui entriamo nel mio ininfluente gusto personale, è che la storia in sé non contiene elementi che le conferiscano forza e incisività.

Tutto si contiene in un evento comune a molti bimbi (soprattutto miei coetanei) che abbiano avuto la fortuna di crescere, nella loro infanzia, in luoghi muniti di prati, vegetazione, alberi e fiumiciattoli.
Dove la bimba del racconto incorre in un piccolo incidente che presto si risolve. 

Ecco, insomma, la vicenda trova il massimo del suo mordente nella storta al piede della bimba.
Per giustificare una storia mi pare assai pochino, non dico che avrei visto bene che la bimba, invece della storta alla caviglia, si fosse rotta l’osso del collo, ma almeno un poco di suspence sul suo ritrovamento, magari una ricerca che avesse impegnato parenti, conoscenti e volontari del luogo a setacciare il territorio per una intera notte, avrebbe conferito al racconto quel pizzico di azione maggiore, evitando un effetto confetto zuccheroso.

Ovviamente come dichiarato questo resta una mia riflessione personale che nulla toglie al tuo racconto e alla pacata piacevolezza dello stesso.

Ciao un abbraccio 

Re: [Lab7] Nero

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@Nightafter hai proprio ragione, sono consapevole del rischio che ho corso (ovvero che il racconto risultasse troppo zuccherino, soprattutto per il gusto di alcuni più che di altri), ma il mantenere la storia "quotidiana", senza grossi eventi, è stata una scelta.
Per certi versi questa storia è anche (non solo) un tributo al cane con cui sono cresciuta. Io non sono quella bambina e Nero non è il mio cane, differiscono sia l'aspetto che il carattere, le vicende descritte non sono mai avvenute, insomma... è tutto inventato. Però quel qualcosa che scorre sotto, quell'amicizia tra una bambina e un animale, il fulcro dei rapporti, le atmosfere: ecco, in quello ci sono le mie vere emozioni e i miei ricordi. E volevo che proprio loro facessero da protagonisti.
Quindi per me è anche (non solo) un racconto interiore. @Alberto Tosciri forse per questo il tuo commento mi ha commosso così tanto.
Ma ovviamente (e per fortuna!) siamo tutti diversi e ho il pieno, completo rispetto delle vostre diverse opinioni. Insomma, accetto le conseguenze del rischio corso  :P

Re: [Lab7] Nero

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@Canis eccomi, nel tuo racconto si muove un microcosmo di sentimenti, il rapporto tra uomo e animale è trattato tenerezza e  intensità. Nonna Anna è la stessa Lisa che un tempo andava in giro con Nero.  La copertina sbiadita era un elemento inequivocabile (che qui assume anche il ruolo di pistola di Checov), ed ecco che hai escogitato il nome Annalisa, da piccola la chiamavano Lisa da adulta nonna Anna. Il racconto si sviluppa su base semplici, si narrano eventi, all'apparenza, di piccola entità ma che in realtà sono capaci di soddisfare la sensibilità del lettore amante della natura e dell'interazione tra il suo mondo e quello animale. Scritto molto bene, la natura ha il suo spazio e l'ambientazione ricorda l'infanzia che fu dei più grandetti tra noi. Anch'io sono vissuta in campagna ha avuto un cane (anche più di uno), un gatto e un gabbiano. Ho smesso di averne per non soffrire più la loro perdita. 
Complimenti, mi è piaciuto molto.

Re: [Lab7] Nero

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Canis ha scritto: nello frinire
Credo sia "nel frinire"

Complimenti, il tuo racconto mi ha toccato particolarmente. Sul finale mi sono commosso  :hm: Le descrizioni sono molto immersive e coinvolgono tutti i sensi, solo un paio di volte mi è sembrato che non fossero bilanciate bene, ad esempio qui:
Canis ha scritto: Le spighe chinavano i capi, creando flemmatiche, indolenti onde.
Canis ha scritto: Zampettava in mezzo ad antiche radici che spuntavano in asole dal terreno argilloso, sepolcri di chissà quali alberi cresciuti lì un tempo.
Dove secondo me si può sfoltire per rendere più fluida la lettura e alleggerire il tutto.
La pistola con me ha funzionato, mi ha colto alla sprovvista e ho incassato in pieno la botta emotiva. La transizione dal presente al ricordo, all'inizio, è gestita benissimo, tanto che non ho minimamente percepito lo strappo (ero convinto Lisa fosse la nipote di Anna).
Se devo trovare margini di miglioramento, secondo me quello che manca al racconto è una robusta struttura della storia. Per il grosso della narrazione, Lisa gironzola per le campagne assieme a Nero, e per quanto sia bello seguire le "inquadrature" che fai della natura, quello che manca è un obiettivo forte al movimento della bambina. Durante la lettura, il mio pensiero mentre andavo alla riga dopo era "vediamo quali altre bellissime immagini verranno descritte", invece di "riuscirà Lisa ad arrivare al fiume?" È un peccato, perché tutto quel che ci mostri vede il proprio significato smorzato, come l'incontro con Nicola, che mi porta a chiedermi "okay, ma cosa c'entra con la storia?" Può funzionare in un racconto breve come questo, ma in generale è pericoloso attirare l'attenzione del lettore solo con la bellezza della scrittura, perché inevitabilmente prima o poi stanca, mentre il motore più efficace per catturare il lettore secondo me è il "E poi che succede?"
Detto questo, secondo me a livello di tecniche descrittive è eccezionale, quindi rinnovo i complimenti   :D
Off topic, non è che hai pubblicato qualcosa? Vorrei leggere altro dalla tua penna

Re: [Lab7] Nero

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@Mina credo che tu sia riuscito a mettere in parole una sensazione indefinita che percepivo da tempo e che non riuscivo ad afferrare. Ti sono molto grata per questo commento. Davvero.
(Pensandoci, forse si ricollega alla sensazione che ha avuto @Nightafter? Anche se il punto non è tanto ciò che succede sul finale, ma come ci porti il lettore)

Esula dal racconto, per cui:
È da tempo che cerco di scrivere qualcosa di più grosso, una storia che ho in testa, e penso di essere alla quarta o quinta riscrittura (ho perso il conto). Arrivo a metà, cancello tutto e ricomincio. L'ultima versione non mi sembra così malaccio a livello di scrittura, eppure io stessa a rileggerla dopo un po' mi "stanco". Perdo da sola il coinvolgimento, esattamente come hai predetto tu. È come se la mia scrittura fosse bloccata in un eterno presente.
Ora la domanda rimane su "come" cambiare... ma almeno posso cominciare a ragionarci.

Per rispondere alla tua domanda invece, ci sono due racconti qui sul forum degli ultimi due contest, e direi basta. Alcuni altri li avevo pubblicati sul vecchio Writer's Dream nella piccola parentesi in cui ci ero stata iscritta, e poi tanti tentativi sul mio PC  :D

Re: [Lab7] Nero

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Canis ha scritto: Pensandoci, forse si ricollega alla sensazione che ha avuto @Nightafter? Anche se il punto non è tanto ciò che succede sul finale, ma come ci porti il lettore
In qualche modo sì, anche se non penso si debba per forza raccontare una grande storia. Puoi benissimo raccontare di piccole cose (personalmente lo apprezzo parecchio), quello che conta è la tensione in come vengono raccontate. Concordo su questo:
Nightafter ha scritto: almeno un poco di suspence sul suo ritrovamento, magari una ricerca che avesse impegnato parenti, conoscenti e volontari del luogo a setacciare il territorio per una intera notte, avrebbe conferito al racconto quel pizzico di azione maggiore
Sono dell'idea che tutto quello che succede debba essere funzionale alla storia, quindi se la storia ruota attorno alla caviglia rotta, avrei cercato di introdurre prima l'elemento, magari mettere della tensione sulla bambina che rischia di farsi male, etc. Oppure potresti introdurre la ricerca di qualcosa da parte della bambina, o un incontro con qualcuno che deve raggiungere, o un qualsiasi obiettivo
Canis ha scritto: Perdo da sola il coinvolgimento, esattamente come hai predetto tu. È come se la mia scrittura fosse bloccata in un eterno presente.
Ora la domanda rimane su "come" cambiare... ma almeno posso cominciare a ragionarci.
Forse può essere uno strumento utile un approfondimento della teoria dietro la costruzione di una storia / arco di evoluzione di un personaggio. Sono solo un insieme di consigli e indicazioni, più che regole, ma possono rivelarsi utili
Canis ha scritto: Per rispondere alla tua domanda invece, ci sono due racconti qui sul forum degli ultimi due contest, e direi basta
Li ho letti, infatti chiedevo anche con cognizione di causa di quelli 

Grande  :sss:
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