[Lab 7] Malanimo

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– Fornicelli oggi sarai di pattuglia con la Melisenda.
– Con la Melisenda? E perché con lei?
– Perché il tuo collega ha mal di denti.
Altri avrebbero fatto salti di gioia alla notizia; la Melisenda è l’argomento più gettonato da due settimane, ma a Fornicelli la cosa non fa alcun effetto. Non che non abbia occhi per giudicare l’avvenenza della nuova arrivata – che traspare senza difficoltà perfino da sotto l’uniforme – ma non gli importa proprio l’argomento. Sa che a puntare gli occhi su certi dettagli prima o poi ci si perde la testa e allora sono cazzi amari per chi è al servizio dello Stato, per chi ha una moglie e due figli, per chi è abituato a seguire regole ferree – “che senza quelle si finisce per diventare uomini di merda” gli diceva sempre suo padre. Dalla sua parte ha anche un amore profondo e sincero per la moglie che gli rende facile non guardare le altre.
La Melisenda, a onor del vero, ha solo la “disgrazia” di sprigionare una sensualità spropositata, di fatto non fa proprio nulla per stuzzicare i colleghi. È tutta colpa di quegli occhi azzurri incorniciati da un caschetto nero stile Valentina. Sa bene anche lei che a concedersi una minima distrazione si finisce sempre per pagare il conto, e il più salato – si sa – è sempre a carico delle donne.
– Appostamento al bar La bandana di Via Cavour. Alle 20,00 vi daranno il cambio Di Blasi e Tedesco.
– Ok, capo – risponde Fornicelli, e sospira. Pensa che forse la scelta non è casuale, sì, insomma, cominciano a circolare voci sulla distrazione dei suoi colleghi e lui, probabilmente, è l’unico in grado di stare al suo posto pur avendo accanto la Melisenda.

– Che abbiamo oggi? – Chiede la collega salendo sulla volante. Non ha fatto una piega per l’assegnazione a Fornicelli; è abituata a cambiare compagno quasi ogni giorno. Non fa ancora parte di una squadra ben definita, il suo arrivo è stato improvviso, e il comandante vuole capire bene con chi può rendere al meglio. L’affiatamento tra colleghi è indispensabile quando la tua vita dipende da chi ti lavora a fianco; occorrono stima, fiducia, sapersi capire al volo. In sintesi, un’affinità totale che può scattare subito o non scattare mai, e un comandante, a riguardo, ha la sua grande responsabilità. 
– Appostamento al bar La Bandana, dove pare girino pezzi grossi del racket delle estorsioni – le comunica Fornicelli.
– L’ennesima soffiata? Sarà tempo perso.
– Ogni soffiata è da prendere in considerazione e il tempo perso ce lo pagano lo stesso.
Le piace il Fornicelli è un uomo a posto, uno che non la fa sentire a disagio. Lo ha capito subito. Quando hanno fatto le presentazioni è stato l’unico a salutarla stringendole la mano senza strabuzzare gli occhi e leccarsi le labbra.

Le ore scorrono fissando la vetrina del bar, potrebbero procedere agli arresti solo a vedere le facce. Delinquenti incalliti: occhiali scuri, passo spavaldo, mani in tasca a pance in fuori. Potrebbero stilare anche l’elenco della gerarchia: i boss, i gregari e gli scagnozzi in attesa dell’incarico giusto per fare carriera.
Massima aspirazione: ergastolo.

Scattano qualche foto, mentre Fornicelli, tra i diversi avventori, distingue anche due vecchie conoscenze: I fratelli Accardi, solitamente assoldati per piccole offensive, incendio di negozi e pestaggi. Gli torna in mente anche qualcosa per abuso sessuale, ma non ricorda bene.

Spiegare certe dinamiche non è facile, ma le lunghe ore trascorse a fissare una vetrina senza avere un’idea precisa di chi individuare e incastrare ti porta a cercare un minimo di distrazione, uno scambio di battute sui propri desideri, piccoli sogni e… l’affinità scatta senza nemmeno accorgersene.
Dalla radio della volante la voce del collega Tedesco li avvisa – Dovete trattenervi per altre due ore, vi daremo il cambio alle 22,00. Ordini dall’alto.
– Ok, ricevuto – risponde Fornicelli, poi – Cazzo, devo avvisare mia moglie. Tu non devi avvisare nessuno?
– Io? No. Ho smesso da tempo di avere qualcuno cui dare conto e ragione.
La Melisenda è davvero bella, sensuale, e a Fornicelli è capitato già più di una volta di incrociare i suoi occhi che, alla luce dei lampioni, sono diventati blu oceano. Uno sguardo che gli arriva nella pancia, come le Farfalle della canzone di Sangiovanni, che suo figlio – un ragazzino di 14 anni – canta ogni santo giorno.

Quando il turno finisce nessuno saprebbe spiegare perché Fornicelli stia salendo a casa della Melisenda, tra i due c’è un silenzio carico di elettricità. La collega lo ha invitato per una pizza dopo avergli sentito dire alla moglie “voi cenate, non so per quante ore ne avrò ancora.”
– Ho il freezer pieno di romane, margherite e capricciose – gli ha detto con mezzo sorriso.
Il dopo cena sembra già scritto e procede come di regola, niente parole superflue. Ognuno sembra viva quell’attimo per se stesso, si capisce: non c’è un futuro del quale parleranno domani. Eppure, i loro corpi scoprono quell’intesa che ogni comandante di stazione di Polizia auspicherebbe per la propria squadra, solo in termini d’intuito, s’intende. Sono due estranei, ma carezza dopo carezza, bacio dopo bacio, si scoprono complici. e non potrebbero esserlo più di così.
Il desiderio fa strada perfino a trasgressioni che trasgressioni non sono se è la stessa fantasia a intrecciare i due corpi.
Fornicelli non ha mai fatto sesso senza l’amore, nemmeno da adolescente, mentre la Melisenda fa sesso così come fosse la storia d’amore più totalizzante del mondo; è nella sua natura.
I colleghi lo avevano capito Fornicelli no.
L’amplesso ha monopolizzato tutti i loro sensi. Lui non prova qualcosa di simile da tempo, o forse non lo ha provato mai. Non che non faccia più l’amore con la moglie, ma con la Melisenda, oltre alla sensazione fisica, c’è l’evasione dalla routine, una sorpresa che lo fa sentire diverso, libero; dimentico perfino dagli ammonimenti del padre.
Nemmeno rivestendosi ha detto nulla, le ha solo dato un altro bacio, lieve, sulle labbra, un educato ringraziamento.

È notte e non riesce a dormire, sua moglie, accanto, lo disturba con il suo sonno pesante. Va in bagno tre volte, si guarda allo specchio. Sa già che la Melisenda gli è entrata nelle vene e non certo dalla parte del cuore, forse rifaranno sesso domani, “le dirò anche qualcosa di carino – pensa, mentre cerca di dare la forma di un sentimento a ciò che è successo.
Ma la Melisenda, il giorno dopo lo saluta a stento, e in lui si spegne ogni entusiasmo. La freddezza della collega mette in chiaro “scordiamoci di cosa è accaduto”.

Purtroppo, l’ebbrezza dei sensi non si spegne a comando e quando hai visto il tuo primo “film porno” ne vuoi vedere un altro, un altro e un altro ancora.
Fornicelli nemmeno se ne rende conto, ma ormai ha scoperto il sesso che fa andare fuori di testa. Non è più lui, l’intesa con la moglie sembra essere svanita quella notte. Tira perfino una sberla potente al figlio che per l’ennesima volta intona “le farfalle” di Sangiovanni.

Al bar La Bandana, Fornicelli ci va una notte in cui sta proprio di malanimo, molto peggio degli altri giorni. La Melisenda dovrebbe essere un ricordo lontano, invece… Aveva pensato perfino di togliersi lo sfizio con qualche prostituta, ma non lo ha mai fatto e poi, non sarebbe stata la stessa cosa, ne è certo, e allora? La Melisenda va punita, una donna non può comportarsi così. Lui non lo merita. Ha perso la pace, e la sua famiglia è diventata di colpo il peso che nessuno sopporta più.

I fratelli Accardi sono lì, in attesa di qualche incarico, come i manovali di un tempo che aspettavano la chiamata a giornata.
Fornicelli è andato a cercare tra vecchie denunce e a loro carico ha trovato anche un’accusa per abuso sessuale.
Pattuisce con loro lo stupro.
– Tremila euro e buon divertimento – dice mollando il contante al più tracagnotto dei due.

Re: [Lab 7] Malanimo

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Ciao @Adel J. Pellitteri ho molto apprezzato questo tuo lavoro. 
Penso di aver individuato la tua “pistola”  qui:
Adel J. Pellitteri ha scritto: Gli torna in mente anche qualcosa per abuso sessuale, ma non ricorda bene.
Questa informazione torna nella chiusa finale e dà colore (nero) e senso al racconto.
Mi è piaciuto, letterariamente parlando, anche come hai gestito il cambiamento del Fornicelli. La figura di Melisenda è coerente per tutto il brano.
Lei sa bene chi è e cosa vuole.  Mi è sfuggita l’aringa rossa, forse quelle “Farfalle”  della canzone? Mi dirai…
Adel J. Pellitteri ha scritto: Fornicelli è andato a cercare tra vecchie denunce e a loro carico ha trovato anche un’accusa per abuso sessuale.
Secondo me sarebbe meglio dire che ha trovato l’accusa per ab
uso sessuale e non un’accusa  (lo avevi già detto che si ricordava di questo episodio) ed è proprio per quello che assolda gli Accardi per la sua assurda vendetta di maschio ferito nell’orgoglio.

Complimenti, mi è piaciuto leggerti.

Re: [Lab 7] Malanimo

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@@Monica grazie per il tuo commento positivo. Sì, la pistola di Checov sta proprio nelle due figure viste al bar. Per quanto riguarda l'arringa rossa – la falsa pista – sta davvero nelle farfalle di Sangiovanni, eccoti la strofa:  Volano farfalle sulle lampadine Attratte come fosse la luce del sole Come me che tra miliardi di persone Vengo verso di te.
Il mio tentativo era di suggerire un innamoramento che invece non si rivelerà tale, tanto vero che se Fornicelli quella notte sente le farfallle, per quelle stesse, dopo, mollerà un ceffone al figlio. Mi sono detta: anche senza conoscere il testo di Farfalle, si sa che queste sono per antonomasia indice di innamoramento. Secondo la mia intenzione volevo portare il lettore a immaginare l'inizio di una storia d'amore che invece si rivelerà tutt'altro. Escamotage estremo? Difficile da cogliere al volo? Può essere, anzi, sicuramente è così, ma ti ringrazio per avermi dato la possibilità di spiegare la mia scelta.
Sono contenta che tu abbia trovato i personaggi coerenti e non carenti, questo significa molto per me, non sono nemmeno 8.000 caratteri. La chiarezza della trama, l'evoluzione dell'intreccio che risulti appagante e credibile è l'obiettivo finale di ogni mio lavoro breve. 

Re: [Lab 7] Malanimo

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Adel J. Pellitteri ha scritto: – Fornicelli virgola oggi sarai di pattuglia con la Melisenda.
Adel J. Pellitteri ha scritto: – Perché il tuo collega ha mal di denti.
Mi stona un po' che il superiore non chiami col cognome il collega, che è sia di lui che di lei.
Adel J. Pellitteri ha scritto: Pensa che forse la scelta non è casuale, punto e virgola sì, insomma, cominciano a circolare voci sulla distrazione dei suoi colleghi e lui, probabilmente, è l’unico in grado di stare al suo posto pur avendo accanto la Melisenda.
il punto e virgola ti dà quella pausa un po' più lunga della virgola e più breve del punto, che ti aiuta ad aprire un discorso articolato.
Adel J. Pellitteri ha scritto: Le piace il Fornicelli due punti è un uomo a posto, uno che non la fa sentire a disagio.
Lì sopra ci vedrei bene i due punti esplicativi. Spiegano chi è il Fornicelli. 
Adel J. Pellitteri ha scritto: Le ore scorrono fissando la vetrina del bar, punto e virgola potrebbero procedere agli arresti solo a vedere le facce
Adel J. Pellitteri ha scritto: in attesa dell’incarico giusto per fare carriera.
Massima aspirazione per la massima carriera: ergastolo.
forse meglio precisare
Adel J. Pellitteri ha scritto: Quando il turno finisce virgola nessuno saprebbe spiegare perché Fornicelli stia salendo a casa della Melisenda, tra i due c’è un silenzio carico di elettricità. La collega lo ha invitato per una pizza dopo avergli sentito dire alla moglie due puntiVoi voi cenate, non so per quante ore ne avrò ancora.”
Adel J. Pellitteri ha scritto: I colleghi lo avevano capito virgola Fornicelli no.
Adel J. Pellitteri ha scritto: È notte e non riesce a dormire, punto e virgola sua moglie, accanto, lo disturba con il suo sonno pesante.
sempre per via della lunghezza della pausa che si cerca.
Adel J. Pellitteri ha scritto: Ma la Melisenda, il giorno dopo virgola lo saluta a stento, e
Adel J. Pellitteri ha scritto: lun mar 20, 2023 11:06 amI fratelli Accardi sono lì, in attesa di qualche incarico, come i manovali di un tempo che aspettavano la chiamata a giornata.
Fornicelli è andato a cercare tra vecchie denunce e a loro carico ha trovato anche un’accusa per abuso sessuale.
Pattuisce con loro lo stupro.
– Tremila euro e buon divertimento – dice mollando il contante al più tracagnotto dei due.
:aka:  Terribile vendetta di un mezzo uomo che si è scoperto tale a sorpresa.

Cara @Adel J. Pellitteri sei stata proprio brava!  (y)


P.S.: solo il titolo mi sembra sottotono con il contenuto.  :si:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab 7] Malanimo

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@Poeta Zaza credevo di avere risposto al tuo utilissimo commento (anzi sono sicura di averlo fatto, boh!).  Per la punteggiatura meriterei le bacchettate sulle mani come gli alunni delle elementari degli anni '60. Ho già corretto il testo sulla base delle tue annotazioni e ti ringrazio a mani giunte. Per gli altri siggerimenti, invece, ti dico Ni. Capisco che il titolo possa sembrarti sottotono, ma l'ho scelto con cognizione di causa; il dizionario, infatti, riporta questa dicitura: Ostilità alimentata da un persistente risentimento.  
Sono felice che anche questo racconto ti sia piaciuto, non possiamo mai dare nulla per scontato quindi ogni nuovo testo è un nuovo banco di prova. :rosa:

Re: [Lab 7] Malanimo

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Un finale sicuramente inatteso per questo poliziotto (agente? commissario? mea culpa, non so come sia più corretto) che sembrava tutto d'un pezzo.
@Adel J. Pellitteri complimenti per la caratterizzazione dei personaggi. La Melisenda mi è piaciuta, non è banale. Sa di essere sensuale, le danno fastidio gli sguardi degli uomini, ma allo stesso tempo sa anche come usarla, la propria sensualità, e gode (con diversi significati) nel farlo. Tutto con una propria coerenza, senza contraddizioni. E' un bel personaggio (che sicuramente non si merita il finale!)
Anche Fornicelli è complesso: inconsciamente sa di doversi tenere alla larga dalla tentazione, non se la va a cercare, ma la situazione fortuita fa scattare un lucchetto dentro di lui e niente, si aprono gli abissi. Mi è dispiaciuta un po' la "fretta" con cui è capitolato, penso che avrebbe reso meglio dargli il tempo di inabissarsi in queste nuove emozioni, mentre così il finale è risultato un po' sbrigativo... Mi sarebbe piaciuto se avessi ampliato la scena con il figlio, ad esempio, scena molto bella tra l'altro.
Ecco, su di me non ha funzionato tanto la pistola: quando hai citato l'abuso sessuale, già avevo immaginato che sarebbe servito in seguito. Era messo per sembrare detto (pensato) di striscio, ma per qualche motivo ha al contrario attirato la mia attenzione. Se posso darti un consiglio è quello di mascherarlo un po' di più. Ma magari sono solo io!

Re: [Lab 7] Malanimo

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L'aringa con me non ha funzionato, la pistola sì.
Un racconto ben gestito, complimenti!
L'unica cosa che mi ha stranito è stata la descrizione dell'uomo: un carattere integerrimo, votato alla famiglia che cade così male. Forse funzionava lo stesso senza caricare troppo la sua passione per l'onestà a tutti i costi. Uno così, che all'improvviso comincia a picchiare il figlio e assoldare delinquenti, deve aver avuto per forza qualche scheletro nell'armadio. La descrizione doveva lasciare un dubbio, secondo me. Nella realtà ci sono poliziotti talmente ligi al dovere  (e io ne ho un esempio vero che non posso ovviamente citare) da diventare violenti, ma non è il caso del Fornicelli, lui sclera da un giorno all'altro.
Bella storia. (y)

Re: [Lab 7] Malanimo

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@Alba359 grazie per il passaggio e l'apprezzamento. L'idea nasce dall'aver visto uomini perdere letteralmente la testa per una donna quando è scattata tra i due l'attrazione fisica; una passione trasformatasi in ossessione. Al Fornicelli scatta allo stesso modo scoprendo una sessualità fatta di sensi che non aveva mai sperimentato. Ho voluto rappresentare qualcosa di simile  allo scoperchiamento del vaso di Pandora. Lo scheletro a cui ti riferisci l'ho disegnato proprio con il rigore del padre. Ho immaginato Fornicelli quale il classico uomo sposato alla ragazza conosciuta nell'adolescenza, senza avere sperimentato la turbolenza giovanile. Non dico che si debba "sperimentare"  anzi a volte sperimentare diventa devastante, come in questo caso. Accade con il gioco, con l'alcol e... con le donne. Ma capisco il tuo punto di vista, forse avrei solo dovuto allungare il processo del rifiuto della Melisenda  e descrivere altre scene del suo tormento per il desiderio fisico. Grazie per avermi fatto riflettere.  :rosa:

Re: [Lab 7] Malanimo

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Ciao mia diletta @Adel J. Pellitteri 

Questo racconto ha un potenziale da romanzo breve.

Intendiamoci nulla da eccepire, come sempre, sulla qualità della tua scrittura non si discute mai.

Ma proprio per questo mi permetto, se me lo consenti, di dirti alla luce di un mio parere personale, che il racconto per la sua connaturata brevità non affronta ed esaurisce il tema assai complesso che tratta.

La sensazione è che percorra tutta questa delicata vicenda in una modalità troppo rapida, finendo inevitabilmente con alo sfiorare solo superficialmente un dramma dai contorni seri e gravi.
Troppo rapido, e in questo quasi da tempi cinematografici, appare la passione che avvolge i due protagonisti, che finiscono a letto dopo il primo turno di lavoro insieme.
Francamente qualcosa di così rapido, tra due quasi sconosciuti, avviene, (a mia memoria ma ci sono sicuramente altri esempi) nell’incontro tra Marlon Brando e Maria Maria Schneider, nella casa deserta di Ultimo Tango a Parigi.

Così come è troppo rapida, in un uomo “senza grilli per la testa”, di provata serietà professionale e morale, la metamorfosi che lo trasforma da virtuoso padre e marito, in genitore violento e consorte assente e scostante.
Per poi degenerare addirittura in fautore di sex-revenge, per mano di criminali da lui stesso indagati, con una proposta e parole che denotano una violenza e un cinismo eccessivi e poco credibili, in un uomo con le caratteristiche umane che ci hai presentato all’inizio del racconto.
Vorrei dire che anche la figura della seducente Melisenda risulta liquidata, nella sua sfera d’interiorità, con la definizione di donna libera che a cuor leggero “ fa sesso così come fosse la storia d’amore più totalizzante del mondo; è nella sua natura”. In sostanza una sorta di disinvolta mangiatrice di uomini.

Davvero la storia meriterebbe, per dargli respiro e giustizia, uno sviluppo e un approfondimento maggiore.

Una abbraccio e a presto rileggerti.  <3

Re: [Lab 7] Malanimo

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Adel J. Pellitteri ha scritto: Altri avrebbero fatto salti di gioia alla notizia; la Melisenda è l’argomento più gettonato da due settimane, ma a Fornicelli la cosa non fa alcun effetto.
Non è sbagliato il tempo del condizionale, ma è il primo verbo della narrazione che incontriamo, e secondo me mette confusione sul tempo della narrazione stessa. Riaggiusterei:
La Melisenda è l’argomento più gettonato da due settimane: a[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]ltri avrebbero fatto salti di gioia alla notizia,[/font] ma a Fornicelli la cosa non fa alcun effetto.
Adel J. Pellitteri ha scritto: L’affiatamento tra colleghi è indispensabile quando la tua vita dipende da chi ti lavora a fianco; occorrono stima, fiducia, sapersi capire al volo. In sintesi, un’affinità totale che può scattare subito o non scattare mai, e un comandante, a riguardo, ha la sua grande responsabilità. 
Asciugherei un po' questa parte di spiegazione:
L’affiatamento tra colleghi è indispensabile quando la tua vita dipende da chi ti lavora a fianco; occorrono stima, fiducia, sapersi capire al volo, e l’affinità può scattare subito o non scattare mai.
Adel J. Pellitteri ha scritto: Le piace il Fornicelli è un uomo a posto
Manca una virgola. Inoltre, prima di questa frase non era molto chiaro che il paragrafo in cui ci troviamo stia seguendo il punto di vista della Melisenda. Penso potresti renderlo più esplicito prima, ad esempio:
"La Melisenda sa che l'affiatamento tra colleghi..."
Adel J. Pellitteri ha scritto: I fratelli Accardi
Ci vuole la minuscola sull'articolo
Adel J. Pellitteri ha scritto: e non potrebbero esserlo più di così.
Qui la maiuscola ci vuole
Adel J. Pellitteri ha scritto: I colleghi lo avevano capito Fornicelli no.
Manca una virgola
Adel J. Pellitteri ha scritto: “le dirò anche qualcosa di carino
Le virgolette vanno chiuse
Adel J. Pellitteri ha scritto: Ma la Melisenda, il giorno dopo lo saluta a stento
Non ci va la virgola tra soggetto e predicato
Adel J. Pellitteri ha scritto: ma non lo ha mai fatto e poi, non sarebbe stata la stessa cosa
La virgola o non ci va, o ne va un'altra prima del "poi"


Leggendo, inizialmente ho creduto che il racconto sarebbe andato a mostrarci un rapporto di lavoro onesto e positivo tra i due. La direzione che ha preso il tutto mi ha letteralmente travolto  :hm: Mi è piaciuto molto: stupisce, lascia con l'amaro in bocca. Molto tragico per Fornicelli, che si è rovinato la vita con le sue mani, e drammatico per Melisenda. I personaggi sono ben riusciti, i dialoghi funzionano, le descrizioni e le situazioni sono ben strutturate. Niente da dire, grande  :P

Re: [Lab 7] Malanimo

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Ciao @Adel J. Pellitteri 

Un piccolo appunto “tecnico”. Fornicelli e Melisenda escono di pattuglia, si presume la pattuglia un servizio in uniforme su un auto di servizio, con i contrassegni della polizia, ma così è difficile che sia se vanno a compiere un appostamento, per ovvi motivi, davanti a un bar frequentato di massima dalla malavita. Sarebbero visibili da qui all’eternità quindi, a mio parere, dovresti specificare meglio questo punto, far notare l’auto “civetta” con targa civile e soprattutto che i due agenti dovrebbero essere in borghese, fingere di essere una coppia per non farsi notare, magari con scambio di effusioni, volute o meno da entrambi o da uno solo/a e da qui lo svolgersi del tutto andrebbe avanti con una marcia in più. Fornicelli, abituato a vedere la collega in uniforme, rimanendo magari insensibile al suo fascino naturale in nome di un sacco di principi e regole, in abiti borghesi lascia che questi freni inibitori si allentino, si sente “autorizzato” a transigere anche per questo banale motivo che entrambi non indossano l’uniforme (non che questa serva da freno in certi casi, beninteso).
Poi noto un’altra cosa. Melisenda chiede al collega che tipo di servizio devono fare al momento di salire in macchina e questo non è molto plausibile: le pattuglie vengono edotte sul servizio da fare prima di uscire, tanto più che si tratta di un appostamento, quindi non un fatto accaduto all’improvviso mentre pattugliano, ma un evento determinato, pianificato.
Che il bar sia frequentato da elementi della malavita non è una novità che meriti approfondite indagini, molti bar lo sono e non subiscono appostamenti a meno che non ci sia un motivo ben preciso. Qui potrebbe trattarsi dell’indagine su una persona specifica, di cui hanno anche la foto segnaletica, implicata o sospettata di qualcosa di cui è necessario scoprire contatti e frequentazioni particolari con determinate persone. Ma a questo punto oltre ad auto civetta dovrebbero esserci anche agenti all’interno del locale e cimici piazzate dappertutto. Si lasciano perdere i pesci piccoli, irrilevanti per qualsiasi indagine, per arrivare ai pezzi grossi.
Non mi hanno convinto gli “ordini dall’alto” che ordinano a Fornicelli e Melisenda di stare sul posto ancora due ore, l’appostamento non lo giustifica in quanto i due sono lì per una routine e non per una indagine impellente in atto da lungo tempo che sta per giungere all’epilogo e i due poliziotti, già esperti, vengono lasciati sul posto oltre il dovuto a meno che non sia necessario perché sta per avvenire una irruzione in massa delle forze dell’ordine.
Mi rendo conto con queste cose tediose che mi sono saltate all’occhio di aver trascurato il nocciolo della storia, e cioè che i due sono poi andati a letto. Purtroppo succede, non dovrebbe con quel mestiere,  (e con tutti gli altri) ma succede. Ci sarei arrivato per gradi a questa conclusione, lavorando su altri segnali, particolari, sensazioni anche alla luce delle piccolezze segnalate prima. Il fatto è avvenuto troppo velocemente. Fornicelli doveva ragionare di più su quello che stava per fare, stava per compromettere la sua vita familiare e la carriera se veniva scoperto, senza considerare i sensi di colpa ma a quanto pare questo pseudo integerrimo non prova sensi di colpa. Lo prova la sua reazione davanti all’amarezza nel sentirsi ignorato dalla Melisenda il giorno dopo. Quindi si rende conto di non essere l’uomo migliore del mondo e la sua vendetta è ben misera.
Penso però che non sarebbe una cosa facile convincere due delinquenti come i fratelli Accardi ad accettare l’incarico di violentare una poliziotta dietro compenso di un suo collega. Non certo per problemi morali e nemmeno di denaro ma di fiducia. Si fidano di Fornicelli? Lo conoscono bene, da molto? Perché dovrebbero fidarsi? Fornicelli li frequenta come confidenti? O forse può chiudere un occhio su qualche loro piccola pendenza se faranno quanto da lui richiesto?
Quest’ultima ipotesi potrebbe essere plausibile, anche cancellare una sospensione di patente per un certo tempo sarebbe una buona paga, nel tal caso potrebbero eseguire il loro compito senza neanche bisogno di essere pagati, Fornicelli risparmierebbe del denaro.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab 7] Malanimo

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@Adel J. Pellitteri  se ti sono stato d'aiuto sono contento. Io non sono un esperto di indagini di Polizia ma nel passato, nell'Esercito, ho lavorato con le Forze dell'Ordine, con i Carabinieri in particolare e ho assistito a molte  delle loro modalità circa varie tipologie di  indagini e partecipato a interminabili sedute operative sui vari modus operandi...
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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