[Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

1
Laboratorio 7: La pistola di Cechov e le false piste
Tema: Azzurri

[Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino 

Sotto gli sguardi azzurri del mattino
un ladruncolo parco se ne va;
sa dirsi basta
quando un altro
ruberebbe
di più.

***

Quirino aveva visto le due donne alle prese con la scala, all’interno della villetta con giardino, forse per le pulizie primaverili, e lo disse al collega che aveva appena incrociato, a sorpresa, su quella stessa strada, coinvolgendolo nella ghiotta occasione di lavoro.
In quel momento, le scorgevano dedicarsi a staccare i tendaggi dal finestrone della stanza principale della villetta a un piano. Impegnate nel lavoro, non avevano fatto caso a quei due sconosciuti lì fuori, nascosti dagli alberi e dalle siepi.

Quirino non conosceva quella zona del circondario; forse c’era passato in macchina, ma non ricordava. Quel giorno, faceva quel giro per fare esercizio fisico, zaino in spalla. Combinazione, era anche la sua divisa di lavoro, e il cielo era azzurro, come lui privilegiava per lavorare. 
Non aveva mai rubato di notte, o in condizioni meteo diverse e tantomeno avverse: lui si definiva un ladro al tempo di cieli azzurri.
Forse perché non era il bisogno a spingerlo, se no fulmini e saette, neve e gelo, a qualunque clima si sarebbe adattato per uscire a rubare per tirare a campare. 
Ma per quello aveva il suo orto, e il frutteto, una capretta e le galline. Aveva solo quel difetto: gli piaceva dividere il superfluo con gli altri, ma a loro insaputa. Quirino si giustificava così: lo stretto superfluo.
Quel giorno non pensava di lavorare, e quindi non aveva con sé nessun attrezzo, se non il solito cacciavite azzurro a stella, dono di chi l’aveva iniziato al mestiere e che portava sempre con sé.
Il cancelletto era socchiuso e non si vedevano molossi o avvisi di cani minacciosi.
Il quartiere era periferico e tranquillo. In precedenza, aveva oltrepassato l’ultimo agglomerato urbano di case a tre piani e negozi, dove aveva incontrato un vinaio alle prese con una lavagna con scritte sopra, calamitate, lettere in stampatello minuscolo. Aveva appena finito di sistemarle, quando Quirino aveva letto la scritta mentre la esponeva: "vendita di vino fuso". Siccome l'aveva vista dimenticata e non era ben visibile, aveva avvisato il vinaio dell’importanza della lettera "esse" rimasta a terra. “Grazie” gli aveva risposto quello, recuperandola. "Mi ha fatto piacere" aveva risposto con sincerità e restituendogli il sorriso. Era una bella giornata e prometteva bene.

In quel momento, davanti alla villa, i due erano incerti se tentare di approfittare della situazione. Facilmente, il portone non era chiuso a doppia mandata, e avrebbero potuto razziare qualcosa nell’anticamera o in altre stanze incustodite, almeno sino a quando non avessero capito la conclusione dell’impegno delle due con le tende e che non fosse più aria per loro.
Un’occhiata d’intesa fra i due ladri fu sufficiente. Entrarono in giardino, preparandosi mentalmente la scusa dei forestieri sperduti, casomai fossero stati intravisti nel transito, che coprirono con scioltezza e disinvoltura. Né fu un problema la porta, chiusa senza mandate. Girando poi il pomolo con delicatezza, entrarono senza scricchiolii sinistri. D'altronde, risuonava nell'ambiente un'allegra musica in sottofondo: Azzurro di Adriano Celentano. Si trovarono nella penombra dell’ingresso: frugando nelle tasche di due giacche, trovarono cento euro in un portafoglio. Si spinsero quindi nel vano che si apriva in una stanza piena di luce e lì si accorsero, con sorpresa, che era occupata.
Dato il giorno feriale, avevano dato per scontato che, di mattina, non ci fosse nessun altro in casa: chi in ufficio, o comunque al lavoro, per esempio. E invece no.
Pietro Colombo li guardava, come in un déjà vu, con un contegno sorprendentemente composto, date le circostanze.
In quel momento non poteva muoversi: era come impedito, abbracciato a qualcosa che aveva davanti a sé, come per protezione ricercata. Si limitava a  guardarli con l’interesse di chi, non potendo assumere iniziative, ma comunque al di là della paura, si chiedesse il perché delle cose ma non si aspettasse ad ogni costo le risposte. Fors'anche per una sorta di familiarità con quelle circostanze: va a sapere...
Nessuno dei tre, fermi a guardarsi, parlava. Celentano cantava: Azzurro, il pomeriggio è troppo azzurro e lungo per me...
Finalmente, a sbloccare la situazione, il secondo ladro fece spallucce a Quirino, come a dire: “Non può nuocerci”. Presero quindi a frugare nei cassetti e nei mobili con estrema delicatezza e badando a rimettere esattamente le cose al loro posto, senza fare disordine. Era il loro modo di lavorare, sino a quel momento funzionale: metodo che vince non si cambia. In un silenzio surreale, rotto solo dal ticchettio e dal lavorio che da tranquillo padrone di casa quello faceva sul piano di appoggio davanti a lui, nonché dai dialoghi a intermittenza, e soffocati a causa della porta interna a soffietto chiusa, della coppia alle prese con le tende. Lui sembrava avere assorbito la sorpresa della loro irruzione nel suo ambiente, né sembrava disturbato da quello che i due stavano facendo.
Quirino lo guardò più attentamente: aveva uno sguardo neutro ma limpido come un cielo azzurro.

Con le orecchie tese a carpire la fine del lavoro sulle tende (ormai erano dieci minuti buoni di lavoro) Quirino pensò di smetterla, memore del consiglio del suo méntore che lo invitava a non lasciarsi prendere dall’avidità:
Cede la rete
della pesca di sogni
troppo pesante.
Pietro Colombo fece cadere qualcosa dal piano di appoggio di fronte a lui, il rumore attutito dal tappeto. Gentile, Quirino gliela raccolse e gliela rese, scoprendo in se stesso un’empatia sconosciuta per lui. I sorrisi che si scambiarono i due non erano di facciata o di circostanza. Non come con il vinaio, no… Diversi.
Dalla stanza vicina, giunsero il cigolio dello scatto di chiusura di una scala e queste parole, pronunciate a voce alta:
“Preparo il biberon. La vuoi la pappa, Pietro?”
E quella dell’altra: “Io vado a fare il primo carico in lavatrice.”
I due ladri uscirono immediatamente, facendo il percorso inverso e raggiungendo l’auto del collega di Quirino, che aveva posteggiato non molto distante, per studiare con calma la zona; lui sì, sempre affetto da deformazione professionale, anche facendo due passi con l’amico incontrato per caso..
Sapevano che avevano fatto comunque un lavoro pulito. Non si vedeva che c’era stato qualcuno. Non a un’occhiata superficiale, almeno.
Bottino: un braccialetto d'oro e euro per una discreta somma, e senza colpo ferire. In soli dieci minuti.
E col viatico dei bacini mandati da Pietro alle loro spalle. E con una manciata di confetti azzurri presi da una ciotola posta nell'ingresso.
"Invece di noi, avrebbe potuto entrare un malintenzionato" deplorava Quirino, scuotendo la testa. "Almeno chiudere il portone..."
"Madre scriteriata..." rincarava la dose l'altro. "Almeno tenerselo vicino."

La strada più indicata, per allontanarsi in breve tempo dalla villetta, in via cautelativa, passava davanti al negozio del vinaio. Dal lato del passeggero, Quirino si volse a guardarne la vetrina, e la sedia prospiciente dove troneggiava la lavagnetta con la scritta: "svendita di vino fuso".
Quirino rise di gusto, a leggere l'effetto della correzione. Strizzò l'occhio al collega: "A noi di fuso piace solo l'oro: né in vendita né in svendita!"

***
Parafrasando Montale

E. Montale, "Maestrale"
Sotto l'azzurro fitto
del cielo qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto:
«più in là».
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

2
Poeta Zaza ha scritto: Aveva solo quel difetto: gli piaceva dividere il superfluo con gli altri, ma a loro insaputa. Quirino si giustificava così: lo stretto superfluo.
Secondo me qui avresti dovuto scrivere: il superfluo degli altri, perché scritto così si può fraintendere sia il suo superfluo da condividere, quando è al contrario. 
Poeta Zaza ha scritto: a doppia mandata, e avrebbero potuto razziare qualcosa nell’anticamera o in altre stanze incustodite, almeno sino a quando non avessero capito la conclusione dell’impegno delle due con le tende e che non fosse più aria per loro.
Ti suggerisco di eliminare la parte che ho evidenziato in grassetto, allunga la frase appesantendola e "spiega" ciò che è ovvio, se le tizie finiscono di smanettare con le tende non sarà più possibile tentare il furto. 
Poeta Zaza ha scritto: Entrarono in giardino, preparandosi mentalmente la scusa dei forestieri sperduti, casomai fossero stati intravisti nel transito, che coprirono con scioltezza e disinvoltura.
Ti suggerisco di eliminare che corpirono perchè suona strano: "Entrarono in giardino che coprirono con disinvoltura..." Diversamente avresti dovuto scrivere: "Coprirono con scioltezza e disinvoltura l'entrata in giardino, preparandosi... "
Poeta Zaza ha scritto: quando Quirino aveva letto la scritta mentre la esponeva: "vendita di vino fuso". Siccome l'aveva vista dimenticata e non era ben visibile, aveva avvisato il vinaio dell’importanza della lettera "esse" rimasta a terra. “Grazie” gli aveva risposto quello, recuperandola.
Qui troviamo la "pistola" anche se, precisare che Quirino faccia recuperare la esse caduta a terra non ha senso se poi il vinaio non la mette al suo posto. Infatti, al ritorno la scritta riporta ancora "vino fuso". 
Ho avuto difficoltà a individuare anche l'arringa rossa, non ho saputo riconoscere la falsa pista, ammenoché non ti riferisca al fatto che Quirino era fuori per una passeggiata e poi si è ritrovato a fare ancora una volta il ladro, ma se così fosse ti dico che mi sembra debole. 
Il racconto in sè è carino il problema nasce quando dobbiamo rintracciare gli elementi specifici del contest.
Poeta Zaza ha scritto: Nessuno dei tre, fermi a guardarsi, parlava. Celentano cantava: Azzurro, il pomeriggio è troppo azzurro e lungo per me...
Inoltre cè, a mio avviso, un eccesso di azzurri: la canzone di Celentano (che  citi due volte, prima come sottofondo e poi quando i due entrano nella stanza dove c'è Pietro), il cielo azzurro in cui esclusivamente opera il ladro e il cacciavite a stella (anche questo, tra l'altro, non del tutto adatto ad entrare nelle serrature!) e lo sguardo di Pietro Colombo; tanto azzurro l'ho avvertito come una forzatura. 
La parte che mi è piaciuta in assoluto è stata proprio il pezzo del furto alla presenza di Pietro, ho percepito la sua anomala imperturbabilità, ho avvertito il suono dell'oggetto caduto e il gesto di Quirino che lo prende e glielo porge, lo scambio di sguardi... tutto. Questa parte rivela al meglio i personaggi di Quirino e Pietro. Quindi brava.
Mi spiace averti dovuto sottolineare i miei dubbi, magari altri sapranno cogliere meglio di me i tuoi intenti. Ti dico che se il racconto fosse stato postato alla sezione racconti non avrei notato quanto detto sopra e questo la dice lunga sul valore del contest/laboratorio.

P.s. commento a parte, ti ringrazio per il coinvolgimento, non era mia intenzione partecipare (sempre permancanza di tempo), poi arrivi tu e mi tenti!  <3

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

3
Poeta Zaza ha scritto: Aveva appena finito di sistemarle, quando Quirino aveva letto la scritta mentre la esponeva: "vendita di vino fuso". Siccome l'aveva vista dimenticata e non era ben visibile, aveva avvisato il vinaio dell’importanza della lettera "esse" rimasta a terra. 
Adel J. Pellitteri ha scritto: Qui troviamo la "pistola" anche se, precisare che Quirino faccia recuperare la esse caduta a terra non ha senso se poi il vinaio non la mette al suo posto. Infatti, al ritorno la scritta riporta ancora "vino fuso". 
Non ha senso?  :aka:

Mi spiace per la lettura frettolosa e superficiale, @Adel J. Pellitteri   :(  , che hai avuto per la mia "pistola".  :raggio:

La "esse" recuperata andava inserita così:  "vendita di fino sfuso"

Superficialmente, per distrazione, il vinaio, che quello voleva scrivere, ha invece usato la "esse" davanti a "vendita".

Nel finale, Quirino, vedendo l'errore, scoppia a ridere e lo "sfrutta" per fare la battuta finale sul fatto che a lui, di fuso, piace solo l'oro (rubato) e quindi né in vendita né in svendita!

Poi ti dirò che ti sono grata degli altri consigli e ti ringrazio degli apprezzamenti :flower:

A questo proposito:
Adel J. Pellitteri ha scritto: Secondo me qui avresti dovuto scrivere: il superfluo degli altri, perché scritto così si può fraintendere sia il suo superfluo da condividere, quando è al contrario. 
volevo proprio dire: 
Poeta Zaza ha scritto: Aveva solo quel difetto: gli piaceva dividere il superfluo con gli altri, ma a loro insaputa.
Se gli altri non sanno di condividere il tuo superfluo, è proprio perché lo stai dando solo tu...  :D

P.S.: l'aringa rossa non è quella che citi; aspetto gli altri.


Felice che tu sia qui, @Adel J. Pellitteri    :hug:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

4
Poeta Zaza ha scritto: Non ha senso?  :aka:

Mi spiace per la lettura frettolosa e superficiale, @Adel J. Pellitteri   :(  , che hai avuto per la mia "pistola".  :raggio:

La "esse" recuperata andava inserita così:  "vendita di fino sfuso"
Non ho proprio notato la differenza tra vendita e svendita, ho focalizzato solo fuso, e ho fatto questa gran bella figura  :bash: Però sono contenta di avere sbagliato io a leggere e non tu a scrivere. 
Poeta Zaza ha scritto: P.S.: l'aringa rossa non è quella che citi; aspetto gli altri.


Felice che tu sia qui, @Adel J. Pellitteri    :hug:
ho pure scritto arringa invece di aringa  :D. Ma come fate a sopportarmi ancora?
Felice io di esserci, ma come vedi la mia concentrazione fa cilecca. Leggere per commentare e non carpire ciò che va carpito è un gran bel guaio. 

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

5
Adel J. Pellitteri ha scritto: Non ho proprio notato la differenza tra vendita e svendita, ho focalizzato solo fuso, e ho fatto questa gran bella figura  :bash: Però sono contenta di avere sbagliato io a leggere e non tu a scrivere. 
Questo dice un'amica. E io sono onorata di averti come amica.  <3

@Adel J. Pellitteri    :love:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

6
Poeta Zaza ha scritto: Quirino aveva visto le due donne alle prese con la scala, all’interno della villetta con giardino, forse per le pulizie primaverili, e lo disse al collega che aveva appena incrociato, a sorpresa, su quella stessa strada, coinvolgendolo nella ghiotta occasione di lavoro.
Ciao 
L’incipit appare un po’ contorto troppi incisi… secondo me potresti riformularlo o togliendo qualcosa oppure variando la punteggiatura inserendo almeno un punto fermo.
Poeta Zaza ha scritto: Quirino non conosceva quella zona del circondario; forse c’era passato in macchina, ma non ricordava. Quel giorno, faceva quel giro per fare esercizio fisico, zaino in spalla. Combinazione, era anche la sua divisa di lavoro, e il cielo era azzurro, come lui privilegiava per lavorare. 
A parte la ridondante sequela di dimostrativi che appesantiscono la lettura la cosa che mi ha fatto interrompere e tornare indietro è quando scrivi 
Combinazione, era anche la sua divisa di lavoro… (quale combinazione?)
Poeta Zaza ha scritto: Non aveva mai rubato di notte, o in condizioni meteo diverse e tantomeno avverse: lui si definiva un ladro al tempo di cieli azzurri.
Carina questa! Un ladro al tempo dei cieli azzurri… un tocco di poesia non manca mai nei tuoi scritti!
Poeta Zaza ha scritto: gli piaceva dividere il superfluo con gli altri
qui avrei messo “dividere il superfluo degli altri” non il suo visto che rubava. Un po’ alla Robin Hood…
Poeta Zaza ha scritto: non aveva con sé nessun attrezzo,
non aveva con sé alcun attrezzo (due negazioni affermano)
Poeta Zaza ha scritto: Era una bella giornata e prometteva bene.
Lo avevi già detto che era bel tempo. Eliminerei la frase.
Poeta Zaza ha scritto: vedevano molossi o avvisi di cani minacciosi.
Anche un bel pastore maremmano (che non è un molosso) darebbe seri problemi ai ladri. Non metterei la razza canina mi limiterei a dire non c’erano cani da guardia.
Poeta Zaza ha scritto: Pietro Colombo 
Potresti prima far leggere al ladruncolo che si tratta, ad esempio, di Villa Colombo altrimenti perché dire nome e cognome del sig Pietro?
Poeta Zaza ha scritto: sorprendentemente composto,
via l’avverbio. Potresti dire che non si scompose vedendoli.
Poeta Zaza ha scritto: Nessuno dei tre, fermi a guardarsi, parlava. Celentano cantava: Azzurro, il pomeriggio è troppo azzurro e lungo per me...
a che scopo menzionare ancora la canzone?
Poeta Zaza ha scritto: rotto solo dal ticchettio e dal lavorio che da tranquillo padrone di casa quello faceva sul piano di appoggio davanti a lui, n
non ho capito ticchettio e lavorio… che faceva il padrone di casa?

Poeta Zaza ha scritto: E col viatico dei bacini mandati da Pietro alle loro spalle. E con una manciata di confetti azzurri presi da una ciotola posta nell'ingresso.
"Invece di noi, avrebbe potuto entrare un malintenzionato" deplorava Quirino, scuotendo la testa. "Almeno chiudere il portone..."
"Madre scriteriata..." rincarava la dose l'altro. "Almeno tenerselo vicino."
Questa è proprio bella…

@Poeta Zaza allora… nei tuoi scritti c’è una fantasia rara. Piccole fiabe in grado di trasportare il lettore in una sorta di mondo parallelo in cui la realtà si tinge d’azzurro…
Pensare a un furto il cui unico testimone è un poppante (il biberon è l’aringa?…) è davvero fantasioso. Anche l’idea di correlare l’errore del vino “fuso” ,che tale rimane anche alla fine visto che la fantomatica lettera S viene messa nel posto sbagliato generando la parola “svendita” ,  è una pensata quantomeno singolare. Collegare il fuso all’oro fuso non mi sarebbe mai venuto in mente. Bella 🔫 
Il testo necessita, a mio avviso, di una bella revisione e sforbiciata qua e là. La scrittura non è sempre fluida, ci sono concetti ripetuti e costruzioni lunghe e un po’ faticose da leggere. E troppo azzurro…
Però la fantasia e messa in campo vale il “prezzo del biglietto”.   :si:

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

7
Poeta Zaza ha scritto: Se gli altri non sanno di condividere il tuo superfluo, è proprio perché lo stai dando solo tu...  :D
Per rispondere alla tua obiezione sul condividere "con gli altri" (ma a loro insaputa).

Grazie di  <3 @@Monica  per le tue note, molto utili!
@Monica ha scritto: @Poeta Zaza allora… nei tuoi scritti c’è una fantasia rara. Piccole fiabe in grado di trasportare il lettore in una sorta di mondo parallelo in cui la realtà si tinge d’azzurro…
Pensare a un furto il cui unico testimone è un poppante (il biberon è l’aringa?…) è davvero fantasioso. Anche l’idea di correlare l’errore del vino “fuso” ,che tale rimane anche alla fine visto che la fantomatica lettera S viene messa nel posto sbagliato generando la parola “svendita” ,  è una pensata quantomeno singolare. Collegare il fuso all’oro fuso non mi sarebbe mai venuto in mente. Bella 🔫 
Il testo necessita, a mio avviso, di una bella revisione e sforbiciata qua e là. La scrittura non è sempre fluida, ci sono concetti ripetuti e costruzioni lunghe e un po’ faticose da leggere. E troppo azzurro…
Però la fantasia e messa in campo vale il “prezzo del biglietto”.   :si:
Ti ringrazio per gli apprezzamenti che mi fai. :flower:

"Pietro Colombo", il nome ridondante, è l'aringa rossa, la persona che "lavora" in qualche modo a casa sua, anche se impedita in qualche modo ma che spero non venga immediatamente identificata dal lettore.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

8
Mi ricordo di questo tuo racconto, molto carino!
Non ho individuato l'aringa rossa. Pietro Colombo appare e prima che la mamma gli offra il biberon, il lettore potrebbe pensare che sia un cane, una scimmietta, un coniglietto... Ma siccome il dubbio ce lo togliamo quasi subito, la falsa pista non ci ha portato da nessuna parte. 
La pistola, come dicevo nella discussione generale, dovrebbe essere il dettaglio che svela, conclude, amplifica la percezione dinamica dei fatti lasciando il lettore sbalordito. La lettera esse spostata nel posto sbagliato è divertente ma, questa è una mia impressione, non devi tenerne conto per forza, non ti sto correggendo, ma sembrano due storie slegate una dall'altra. L'incontro col vinaio e la storia del furto non hanno nulla che intrecci la trama da farne una storia unica. 
Voglio dire che l'incontro col vinaio avrebbe dovuto farci pensare o per lo meno intuire vagamente che in quella casa i due avrebbero potuto fare uno strano incontro, (falsa pista) i due vanno in quella casa un poco intimoriti.  Infatti l'incontro avviene, ma stranamente, senza scomporsi i ladri portano a termine il furto. Così quando dici
Poeta Zaza ha scritto: dom mar 19, 2023 9:16 amPreparo il biberon. La vuoi la pappa, Pietro?”
la pistola spara. Il lettore, che immaginava chissà quale strano animale, rimarrà sorpreso e ripenserà alla falsa pista del vinaio che lo aveva indotto a pensare che in casa delle due donne vivesse una specie di mostro.
Scusami per questo stravolgimento, l'ho usato per farmi comprendere meglio.

Troppo azzurro, secondo me bastava, e rendeva bene il fatto che Quirino amasse agire sotto la protezione del cielo azzurro, da cui il titolo molto azzeccato.
Le mie impressioni sullo svolgimento del tuo testo in questo contest, non mi fanno apprezzare di meno la tua bravura, Anzi, questo racconto era rimasto piacevolmente nella mia memoria.

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

9
Alba359 ha scritto: L'incontro col vinaio e la storia del furto non hanno nulla che intrecci la trama da farne una storia unica. 
Ecco, io avevo capito tutt'altra cosa.
Che la pistola di Cechov e l'aringa rossa fossero entrambe nella storia sì, ma non avevo capito che dovessero avere uno stretto legame tra di loro.  :facepalm:

Il titolo del mio racconto è: Sotto gli sguardi azzurri del mattino. Ergo, comprende la mia storia per intero. O no?  :umh:

Più precisamente, la mia storia comprende un arco di tempo (qualche ora di un mattino azzurro), in cui il ladro Quirino, nel suo giorno libero,
prima ha quell'incontro col vinaio, poi entra in casa di Pietro Colombo (l'aringa rossa, la falsa pista). Poi ripassa dal vinaio e spara.  :raggio:  

Chiedo lumi ai miei colleghi di Conteste a @Poldo. Ho sbagliato come mi spiega l'amica @Alba359:hug:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

10
Ciao @Poeta Zaza.
Penso che la critica di @Alba359 sia giusta.
Soprattutto la trama di un racconto, a mio avviso, dovrebbe avere una maggiore organicità rispetto a scritti più lunghi e articolati dove la divagazione può essere tollerata.
Nel tuo caso la storia del furto e quella del vinaio, pur essendo entrambe simpatiche, non hanno nulla che le leghi tra loro tranne il fatto di essere avvenute quel mattino. Nello stesso mattino saranno sicuramente successe molte altre cose che, giustamente, non è valsa la pena di menzionare. Se in un racconto descrivo due vicende apparentemente slegate come queste, dovrei poterlo fare perché tra queste vi è un legame, magari nascosto, che getta alla fine una luce di senso su entrambe. Per il lettore, scoprire improvvisamente quel senso può avere l'effetto della sorpresa che gli fa dire: "Ah! ecco perché mi ha raccontato tutto questo."

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

12
Ciao mia amatissima @Poeta Zaza 
@
Vedo che per vie diverse il buon Celentano è entrato nei nostri rispettivi racconti.
Sarei curioso di sapere se il tuo “Adriano” nella canzone del tuo racconto, canti la vecchia versione di “Azzurro” con
“Egli” o si sia già convertito al più recente “Lei”.

Il racconto è una graziosa commediola sulle imprese di due moderati ladruncoli.
Confesso che l’arrivo di “Pietro” nella storia mi ha costretto a tornare a rileggere il brano, infatti in prima battuta, complice l’Alzheimer incipiente, avevo creduto si trattasse di un cagnone.
Risolto il dubbio, tutto poi è scorso rapido e piacevole alla lettura.

La lettura delle tue cose risulta sempre piacevole e rilassante, perché sono caratterizzate da temi solari e delicati,
la tua narrativa è volta a una realtà edificante e positiva, forse per questo mi piacerebbe scoprire una
Poeta Zaza più crepuscolare, introspettiva e talvolta drammatica.
Leggere talvolta un tuo racconto che scuota la corde della passione, della violenza, del disordine, insomma qualcosa che si avvicini alla nostra realtà quotidiana, assai meno poetica e idilliaca di come appare nelle tematiche dei tuoi scritti.

Questa è naturalmente solo una mia personalissima aspirazione, al più la proposta a sfidare te stessa in un campo narrativo che non ti è consueto e che forse non ami totalmente.
In ogni caso se il discorso ti è di fastidio: ignoralo e continua a scrivere ciò che più ti garba e ami.

Un abbraccio grandissimo amica mia  <3

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

13
Nightafter ha scritto: La lettura delle tue cose risulta sempre piacevole e rilassante, perché sono caratterizzate da temi solari e delicati,
la tua narrativa è volta a una realtà edificante e positiva, forse per questo mi piacerebbe scoprire una
Poeta Zaza più crepuscolare, introspettiva e talvolta drammatica.
Ci sono dei miei testi crepuscolari e drammatici.  :si:
Qui ce n'è almeno uno, che ti segnalo in privato.

Grazie del commento, caro @Nightafter   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

14
Ciao @Poeta Zaza 
 
Leggo tutti i racconti senza cercare troppo, lo ammetto, i collegamenti tra pistola di Cechov e aringa… anche perché io stesso non sono bravo nel rappresentare queste dinamiche tecniche.
Poeta Zaza ha scritto: lui si definiva un ladro al tempo di cieli azzurri.
qui mi pare un po’ una forzatura.
Ho provato simpatia per il ladro Quirino e per il mondo nel quale si muove, un mondo naif, non violento come quello odierno; ricorda alcune descrizioni sia ambientali che caratteriali dei personaggi dei polizieschi di Simenon. C’è un’aria di “ombra crepuscolare” nel tuo racconto, che pure è solare. L’ombra la vedo all’interno di quella quieta casa dove i ladri vanno a rubare; pur non avendola descritta minutamente si avverte la spaziosità, la sicurezza e bastano poche parole, gli atteggiamenti dei personaggi per far apparire una grande casa con stanze e corridoi e anche l’esterno appare rassicurante e ovattato come la casa.
È un mondo auspicabile in fondo nonostante la presenza dei ladri o forse proprio grazie all’atteggiamento dei ladri, non malvagio.
Molto simpatico quel vinaio, un personaggio descritto in pochi tratti, che non capirà mai come scrivere quel benedetto cartello di vendita del suo vino. Simpatico Pietro Colombo, che in verità ho un po’ faticato a capire subito chi fosse, forse bisognerebbe specificarlo subito anche se poi si intuisce dopo dalle parole delle due donne che fanno le pulizie.
In definitiva un racconto tranquillo, venato di poesia e sottile malinconia, oserei dire serenità; magari tutte le cose avverse si concludessero in questo modo, per quanto non faccia certo piacere essere derubati.
La serenità è data dalla consapevolezza, dalla percezione che se anche i due ladruncoli fossero scoperti non farebbero mai del male ai padroni di casa, non finirebbe come nelle cronache dei furti in villa alle quali siamo abituati. Hanno una loro profonda morale e questo per me è un fatto fondante che contribuisce a dare serenità alla storia, godere di tutti i piccoli particolari che hai messo, sia all’interno che all’esterno della casa.
Il tuo piacevole stile insomma.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

15
Alberto Tosciri ha scritto: Ciao @Poeta Zaza 
 
Leggo tutti i racconti senza cercare troppo, lo ammetto, i collegamenti tra pistola di Cechov e aringa… anche perché io stesso non sono bravo nel rappresentare queste dinamiche tecniche.
qui mi pare un po’ una forzatura.
Ho provato simpatia per il ladro Quirino e per il mondo nel quale si muove, un mondo naif, non violento come quello odierno; ricorda alcune descrizioni sia ambientali che caratteriali dei personaggi dei polizieschi di Simenon. C’è un’aria di “ombra crepuscolare” nel tuo racconto, che pure è solare. L’ombra la vedo all’interno di quella quieta casa dove i ladri vanno a rubare; pur non avendola descritta minutamente si avverte la spaziosità, la sicurezza e bastano poche parole, gli atteggiamenti dei personaggi per far apparire una grande casa con stanze e corridoi e anche l’esterno appare rassicurante e ovattato come la casa.
È un mondo auspicabile in fondo nonostante la presenza dei ladri o forse proprio grazie all’atteggiamento dei ladri, non malvagio.
Molto simpatico quel vinaio, un personaggio descritto in pochi tratti, che non capirà mai come scrivere quel benedetto cartello di vendita del suo vino. Simpatico Pietro Colombo, che in verità ho un po’ faticato a capire subito chi fosse, forse bisognerebbe specificarlo subito anche se poi si intuisce dopo dalle parole delle due donne che fanno le pulizie.
In definitiva un racconto tranquillo, venato di poesia e sottile malinconia, oserei dire serenità; magari tutte le cose avverse si concludessero in questo modo, per quanto non faccia certo piacere essere derubati.
La serenità è data dalla consapevolezza, dalla percezione che se anche i due ladruncoli fossero scoperti non farebbero mai del male ai padroni di casa, non finirebbe come nelle cronache dei furti in villa alle quali siamo abituati. Hanno una loro profonda morale e questo per me è un fatto fondante che contribuisce a dare serenità alla storia, godere di tutti i piccoli particolari che hai messo, sia all’interno che all’esterno della casa.
Il tuo piacevole stile insomma.
Grazie del tuo pensiero, caro @Alberto Tosciri  :)

Pietro Colombo era la falsa pista ed era il mio intento che non si indovinasse che fosse un bimbo. Quindi l'ho fatto apposta a non essere chiara. Sono contenta che ci sia stato chi è arrivato al biberon per scoprirlo, o chi ci ha messo un po' come te, o chi ha pensato a un animale domestico.

Sul concetto del ladro dai cieli azzurri, me l'ha suggerita la traccia, e per prima cosa il ricordo dei versi di Montale, che ho adattato alla bisogna. 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

16
Poeta Zaza ha scritto: anche facendo due passi con l’amico incontrato per caso..
Refuso: due punti fermi

Ciao @Poeta Zaza, il racconto mi è piaciuto parecchio  :D  Trovo che il ritmo della narrazione e il tuo modo di costruire i periodi si adattino bene alla storia e al carattere del protagonista, molto pacato e discreto. La tensione è mantenuta alta in tutto il racconto, sin dal primo istante: due ladri decidono, completamente impreparati, di entrare in pieno giorno in una casa abitata. Bello anche l'incontro con Pietro, anche se mi sfugge perché hai voluto specificare nome e cognome di questo personaggio.
Il finale mi ha strappato un sorriso, ma per mio gusto personale avrei chiuso qui:
Poeta Zaza ha scritto: "svendita di vino fuso".
Senza la riga successiva.
Non mi è chiaro dove stia la pistola, però. Qual è?  :grat:
A parte questo, ottimo racconto. Grande  :D

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

17
Poeta Zaza ha scritto: Pietro Colombo era la falsa pista ed era il mio intento che non si indovinasse che fosse un bimbo. Quindi l'ho fatto apposta a non essere chiara. Sono contenta che ci sia stato chi è arrivato al biberon per scoprirlo, o chi ci ha messo un po' come te, o chi ha pensato a un animale domestico.
Caro @Mina , qui sopra mi autocito per una delle tue domande.

Per la "pistola" avevo pensato al vinaio e alla scritta, ma Poldo e Alba (vedi precedenti interventi) mi hanno fatto capire che ho fatto cilecca.  :facepalm:

Comunque mi sono divertita e sono contenta che il racconto in sé ti sia piaciuto.
Mina ha scritto: Ciao @Poeta Zaza, il racconto mi è piaciuto parecchio  :D  Trovo che il ritmo della narrazione e il tuo modo di costruire i periodi si adattino bene alla storia e al carattere del protagonista, molto pacato e discreto. La tensione è mantenuta alta in tutto il racconto, sin dal primo istante: due ladri decidono, completamente impreparati, di entrare in pieno giorno in una casa abitata. Bello anche l'incontro con Pietro, anche se mi sfugge perché hai voluto specificare nome e cognome di questo personaggio.
Grazie grazie! :flower:

Ehi, un avviso: lo sai che Sira ha lanciato il Contest di Pasqua? C'è da prenotare un uovo! Affrettati! :saltello:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

18
Poeta Zaza ha scritto: Per la "pistola" avevo pensato al vinaio e alla scritta, ma Poldo e Alba (vedi precedenti interventi) mi hanno fatto capire che ho fatto cilecca.  :facepalm:

Comunque mi sono divertita e sono contenta che il racconto in sé ti sia piaciuto.
Pace  :asd: l'importante è essersi divertiti
Poeta Zaza ha scritto: Ehi, un avviso: lo sai che Sira ha lanciato il Contest di Pasqua? C'è da prenotare un uovo! Affrettati! :saltello:
Me l'ero perso! Grazie grazie grazie!

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

19
@Poeta Zaza questo racconto l'ho trovato incredibilmente lieve, gradevole, come una brezza di vento fresco. Chiudo gli occhi e tutti i miei sensi si impregnano di azzurro. In effetti (anche se nel testo il riferimento all''azzurro è quasi eccessivo: per rispettare il boa bastava molto meno) credo che sia proprio questo il colore che permea la storia, nelle atmosfere e nella leggerezza.
Poeta Zaza ha scritto: lui si definiva un ladro al tempo di cieli azzurri.
Ho amato questa frase, è il fulcro di tutto il racconto.

Non ho capito che Pietro fosse un bambino fino al finale, quando la cosa diventa manifesta, e mi ha divertito l'effetto che sei riusciuta a ottenere. All'inizio ho pensato che si trattasse di un signore anziano o di una persona con qualche infermità... il senso di perplessità mi ha accompagnata per un po', finché non è arrivata la rivelazione e tutto è tornato a quadrare. Molto carino!
La frase che mi convince meno forse è questa:
Poeta Zaza ha scritto: In quel momento non poteva muoversi: era come impedito, abbracciato a qualcosa che aveva davanti a sé, come per protezione ricercata.
Quei due "come" mi hanno inceppato un po' la lettura e non riuscivo a capire cosa intendessi. Il ché in parte, immagino, sia voluto: non dobbiamo saperlo, lo capiremo dopo. Ma rivederei comunque la frase. Il bambino dopotutto è davvero impedito nei movimenti, non solo "come se".
Poeta Zaza ha scritto: Pietro Colombo fece cadere qualcosa dal piano di appoggio di fronte a lui, il rumore attutito dal tappeto. Gentile, Quirino gliela raccolse e gliela rese,
Questo è forse il mio momento preferito. Un ladro che restituisce con gentilezza e sincertià qualcosa caduto al padrone di casa... è quasi paradossale. Eppure bello.
Grazie per la scia di delicatezza che hai saputo suscitare e regalare con questa lettura  :love:

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

20
Canis ha scritto: @Poeta Zaza questo racconto l'ho trovato incredibilmente lieve, gradevole, come una brezza di vento fresco. Chiudo gli occhi e tutti i miei sensi si impregnano di azzurro. In effetti (anche se nel testo il riferimento all''azzurro è quasi eccessivo: per rispettare il boa bastava molto meno) credo che sia proprio questo il colore che permea la storia, nelle atmosfere e nella leggerezza. Ho amato questa frase, è il fulcro di tutto il racconto.
Grazie, @Canis  - Che bel commento mi hai fatto!  :arrossire:
Poeta Zaza ha scritto: Pietro Colombo li guardava, come in un déjà vu, con un contegno sorprendentemente composto, date le circostanze.
In quel momento non poteva muoversi: era come impedito, abbracciato a qualcosa che aveva davanti a sé, come per protezione ricercata
Pietro è un bambino di sei o sette mesi. Me lo sono immaginato legato e assicurato al seggiolone, col piano d'appoggio con qualche balocco o un peluche da abbracciare. 
Canis ha scritto: Quei due "come" mi hanno inceppato un po' la lettura e non riuscivo a capire cosa intendessi. Il ché in parte, immagino, sia voluto: non dobbiamo saperlo, lo capiremo dopo. Ma rivederei comunque la frase. Il bambino dopotutto è davvero impedito nei movimenti, non solo "come se".
Hai ragione sui due "come": potevo evitarli. Sono lieta che tu hai tardato a riconoscere un bambino nel padrone di casa. Era voluto sì, depistarvi: era la falsa pista!
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

21
@poeta zaza


Ho letto questo racconto. Delicato e mooollllto divertente. Rispecchia fiducia e gioiosità. La tua fiducia e  gioiosità. Attenersi ai contest e alle tracce suggerite non fa sempre bene. Non voglio indurre alla ribellione ma hai fatto del bene, soprattutto a me, con il tuo testo! Non avevo intuito che si trattasse di   un piccolo fino all'arrivo del biberon; invece, è chiarissimo l'equivoco sulla lettera esse. Mi ha divertito, anzi mi hai divertito. Saluti a tutti!

Re: [Lab7] Sotto gli sguardi azzurri del mattino

22
confusa ha scritto: @poeta zaza


Ho letto questo racconto. Delicato e mooollllto divertente. Rispecchia fiducia e gioiosità. La tua fiducia e  gioiosità. Attenersi ai contest e alle tracce suggerite non fa sempre bene. Non voglio indurre alla ribellione ma hai fatto del bene, soprattutto a me, con il tuo testo! Non avevo intuito che si trattasse di   un piccolo fino all'arrivo del biberon; invece, è chiarissimo l'equivoco sulla lettera esse. Mi ha divertito, anzi mi hai divertito. Saluti a tutti!
@confusa :flower:

Ho raggiunto il mio intento di intrattenere il lettore con leggerezza. Fiducia e gioiosità? Sì, sai che bello credere di essere riuscita a trasmettere queste sensazioni anche quando sento che le sto perdendo...
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi
Rispondi

Torna a “Racconti”