Re: [Lab6] Storia di Lina

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@Monica ha scritto:
La barbona non si prendeva neppure la briga di coniugare i pochi verbi che sapeva. Trovava che l’infinito fosse perfetto. Così “mangiare”, “bere”, “fumare” avevano da tempo sostituito tutta una inutile serie di frasi che avrebbero avuto solo il fastidioso effetto di distoglierla dalle sue riflessioni.
La parte che ho evidenziato in grassetto appesantisce la frase. Mi fermerei a " serie di frasi."
@Monica ha scritto: Aliti di caffè si mescolavano con sentori di dopobarba a buon mercato in un variegato ribollire di odori che avevano il profumo fresco delle case al mattino. 
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@Monica ha scritto:
Una volta uno zelante giornalista aveva cercato di intervistarla. Una risata irrefrenabile e sguaiata aveva fatto sussultare il suo scherzo di seno al solo ricordo. 
«Perché ha scelto questa vita?» 
«Cosa le è capitato?» 
«Ha figli?»
«Ha avuto problemi con il fisco?» 
Lei non aveva mai sentito domande più idiote. Ricordava solo che per tutta risposta aveva scorreggiato. Così, l’intervista era sfumata nel fragore di un peto.
:aka: :D
@Monica ha scritto:
Lucido come può essere un pensiero folle. 
Perfetto

La storia, al contrario di @bestseller2020,  io la vedo, forse lui intende dire che c'è più descrizione del contesto che circonda la barbona rispetto al sentimento di rancore e vendetta; a me pare faccia parte del crescendo narrativo.  Certo violentare una barbona di tale zozzeria sarebbe davvero dura anche il più perverso degli uomini, ma alla nefandezza umana non poniamo limiti. 
Al massimo la storia, la butto lì,  poteva impiantarsi rifacendosi alla violenza da parte dello stesso uomo e con la stessa motivazione quando la donna era ancora giovane. Evento che avrebbe finito per trasformarla in una senzatetto in attesa di vendicarsi (a quel punto anche l'uomo potrebbe essere diventato un barbone; un reitto come costui lo meriterebbe. E almeno una soddisfazione la nostra povera amica l'avrebbe avuta (y) ). 
L'infarto non guarda in faccia nessuno quindi anche l'uomo duro e senza scrupoli può rimanerne vittima, in questo caso specifico non perchè si sia messo paura nel vedere la donna, ma per pura coincidenza. Il sussulto, la sudorazione e il pallore sono sintomi comuni sia nello spavento sia nell'infarto. 
@Monica ha scritto:
Quando gli fu abbastanza vicina, l’uomo ebbe un sussulto. Il viso imperlato da un pallido stupore, si contrasse nella beffa di una smorfia prima che il corpo si accasciasse a terra.
Qui, infatti non dici che l'uomo ebbe il sussulto appena vide la donna, ma appena la donna gli fu vicina. 
Il punto di vista è sempre della barbona, e lei che vede, non lui; o almeno non c'è la certezza. La coincidenza, a mio vedere, calza senza problemi. 
@Monica ha scritto:
Sulle prime non lo aveva riconosciuto. Poi, una folata di vento improvvisa, gli aveva portato il suo odore. Una inconfondibile essenza muschiata mista a un ricordo di liquirizia. L’aroma  dolce di una miscela di tabacco che ricordava fin troppo bene. Un tempo lo fumava il suo uomo, ed era l’unico momento in cui lei poteva rilassarsi un poco. Sembrava che ritrovasse la calma, quando lui assaporava con lente boccate la sua pipa, prima del delirio alcolico.
Ormai non le avrebbe più fatto male, né a lei né a nessun’altra, sorrise. 
Poi, lo sguardo corse verso le mani del fumatore sconosciuto. Rabbrividì. 
questo punto che non mi è stato chiaro subito, ho dovuto rileggerlo perchè, lì per lì, mi era sembrato che il suo uomo e il violentatore fossero la stessa persona. 

nel complesso non male. 

Re: [Lab6] Storia di Lina

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@@Monica @Adel J. Pellitteri ciao donne. Finalmente un po' di movimento in questo contest  :D

Adel J. Pellitteri ha scritto: la storia, al contrario di @bestseller2020,  io la vedo, forse lui intende dire che c'è più descrizione del contesto che circonda la barbona rispetto al sentimento di rancore e vendetta; a me pare faccia parte del crescendo narrativo.  Certo violentare una barbona di tale zozzeria sarebbe davvero dura anche il più perverso degli uomini, ma alla nefandezza umana non poniamo limiti. 
Prima cosa: io non ho detto che non c'è storia. Ho detto che non c'è sorpresa. Però la sorpresa equivale a una buona storia.
Subito ho affermato che Monica, avendo deciso di camminare lungo il tracciato della sua sinossi, avrebbe avuto meno chance. 
Adel J. Pellitteri ha scritto: Al massimo la storia, la butto lì,  poteva impiantarsi rifacendosi alla violenza da parte dello stesso uomo e con la stessa motivazione quando la donna era ancora giovane. Evento che avrebbe finito per trasformarla in una senzatetto in attesa di vendicarsi (a quel punto anche l'uomo potrebbe essere diventato un barbone; un reietto come costui lo meriterebbe. E almeno una soddisfazione la nostra povera amica l'avrebbe avuta (y) ). 
@Adel J. Pellitteri siamo nella stessa posizione. Infatti, io le avevo suggerito di aprire al passato e creare un raccordo con il suo aggressore.
Adel J. Pellitteri ha scritto: 'infarto non guarda in faccia nessuno quindi anche l'uomo duro e senza scrupoli può rimanerne vittima, in questo caso specifico non perchè si sia messo paura nel vedere la donna, ma per pura coincidenza. Il sussulto, la sudorazione e il pallore sono sintomi comuni sia nello spavento sia nell'infarto. 
Ci mancherebbe. L'infarto per divina provvidenza ci può stare. A me non è piaciuto, poiché @@Monica, tu hai dato un timbro che ci stava bene ad essere incanalato in un triller psicologico. Io ci avrei visto un finale del genere:

 "Lina incontra il suo aggressore che conduce per mano la figlia adolescente. Lui ha occhi solo per lei. Li guarda felici e avverte una rabbia potente. Non trova motivazione alcuna al fatto che un uomo del genere, possa mostrare amore per una del suo stesso sesso: una futura donna. La rabbia diviene forte al pensiero di un trattamento nei suoi confronti disumano e viceversa tanto amore per la figlia. Da qui il gesto di follia: Lina accoltella la bambina e la uccide di fronte agli occhi di suo padre. 

Questo è un finale forte. Psicologicamente, avresti potuto inventarti una sorta di amore e odio tra Lina e il suo carnefice... non so se mi spiego... ciao donne :P
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab6] Storia di Lina

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@Monica ha scritto: Lina fu travolta da una nuvola di gente stordita.
Io non so taggarti, Monica, così ti cito per richiamare la tua attenzione :)
Ho letto il racconto, mi è piaciuto in parte.
Io mi allineo un po' al pensiero di @bestseller2020. Ti spiego bene:
Tutta la parte iniziale dove ci presenti Lina è un po' troppo stiracchiata, Avrei mostrato meglio quello che succedeva quando stava con il suo uomo, L'ha ucciso? S'intuisce ma è troppo poco per fare di Lina un personaggio distrutto dalle violenze. Avrei mostrato meglio anche la reazione di Lina dopo la recente violenza, Il ricordo di quello che ha subito in passato si acuisce, diventa dolore fisico. Diventa un dolore unico. Io la vedo impazzire di rabbia ma nel racconto risulta come annacquato, non ho provato quello che avrebbe dovuto provare Lina. Ci dici che ha un desiderio di vendicarsi senza farci sentire la forza che ha questo desiderio, una forza che spinge a uccidere.
@Monica ha scritto:
Vendetta, questo era il suo desiderio. Doveva pensarci da sola, volersi bene. Del resto, chi l’avrebbe mai creduta? Non aveva un volto da riconoscere, aveva solo un tatuaggio.
Una volta acceso, il faro del desiderio l’aveva guidata. Era stato più facile del previsto procurarsi un coltello. Se ne era fatto scivolare uno in tasca alla mensa dei poveri. Oh, ma quello non lo usava mai per mangiare. Quello doveva servire per esaudirla, un giorno.
Il faro del desiderio: che cosa è esattamente?, Io la vedo cercare notte e giorno, fare appostamenti nei bar e nei tabaccai vicino al luogo dove è stata violentata, Guadare in modo ossessivo le mani dei passanti, aguzzare occhi e orecchi nella speranza di riconoscere un particolare, un tono di voce...
Lina da quella notte ha un serpente nella pancia, vive ormai per l'attimo in cui affonderà la lama. La notte sogna la sua vendetta e al mattino si mette in cerca.
La frase che ho sottolineato io la toglierei: non lo usava per mangiare mi fa pensare a un coltello di quelli con cui si apparecchia la tavola, non certo pericolosi e taglienti.
  
@Monica ha scritto:
Un tempo lo fumava il suo uomo, ed era l’unico momento in cui lei poteva rilassarsi un poco. Sembrava che ritrovasse la calma, quando lui assaporava con lente boccate la sua pipa, prima del delirio alcolico.
Ormai non le avrebbe più fatto male, né a lei né a nessun’altra, sorrise. 
Quì ho pensato che Lina abbia ucciso il suo uomo.
@Monica ha scritto:
Quando gli fu abbastanza vicina, l’uomo ebbe un sussulto. Il viso imperlato da un pallido stupore, si contrasse nella beffa di una smorfia prima che il corpo si accasciasse a terra.
Lina fu travolta da una nuvola di gente stordita.
«Fate largo, per favore!»
«Chiamate un’ambulanza! Presto! Quest’uomo ha bisogno di aria!»
Nessuno si accorse di lei. Un fiotto di lacrime caldo irrigava i solchi inariditi dei suoi occhi.
«È morto. Un infarto, pare.»
Il sessantuno era arrivato e i viaggiatori si accalcarono alle porte per salire; le voci concitate si persero nello stridore dei freni.
Sul marciapiede rimasero un lenzuolo bianco, una coltello dalla lama lucente e una donna dal desiderio infranto.
È qui, invece che mi unisco a quello che diceva sopra @bestseller2020.
La fine del racconto, dove lei fallisce, dovrebbe essere più incisivo. Quando gli fu abbastanza vicina... La scena qui cambia punto di vista, racconti quello che vedono gli altri e non quello che prova lei. 
Lina è a pochi centimetri da lui, lo vede bene perché la folla le ha fatto largo intorno: Puzza, è sporca, tutti si allontanerebbero. Lui la guarda, lei sorride con la bocca senza denti, l'ha riconosciuta! Lina si sente potente, stringe la lama nella tasca, sembra in trance. All'improvviso  l'uomo si piega verso di lei, Lina sta per affondare quando un urlo la risveglia e capisce, non la sta aggredendo ma gli sta cadendo addosso, anzi cade portandosi Lina sull'asfalto.  Tra la folla si genera allarme, lei si divincola e rimette il coltello dov'era...
Ciò che vorrei portare in luce, è il fatto che la fine della storia non dovrebbe essere vista dall'alto ma dagli occhi della protagonista, è dal suo cuore che esce il veleno, il risentimento, la rabbia. La tua trama è buona per questo motivo. La protagonista potrebbe perfino avere un cambiamento da questo evento e crescere nella storia.  L'uomo che ha odiato e cercato per settimane gli è morto davanti agli occhi, mentre lei stava per ucciderlo. Una bella botta! Credo che Lina ne sia rimasta scossa.

Re: [Lab6] Storia di Lina

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Ho un debole per le descrizioni articolate, le metafore e le frasi evocative, per cui questo racconto mi ha conquistato dalle prime righe:
@Monica ha scritto: l’odore della notte di città appiccicata ai vestiti come il fumo che da tempo le si era infiltrato nella pelle e nei  pensieri.
...cioè, adoro!
Oppure qui:
@Monica ha scritto: Per lei il tempo era un difetto della mente, la pazienza una dote che aveva scoperto di avere con l’età.
<3
O qui:
@Monica ha scritto: Aliti di caffè si mescolavano con sentori di dopobarba a buon mercato in un variegato ribollire di odori che avevano il profumo fresco delle case al mattino.
Ho molto apprezzato anche il viaggio che fai nella mente della barbona: come non declina più i verbi, come ha imparato a vivere il tempo diversamente, come non si sa più cosa ci sia, del suo aspetto fisico, sotto tutto quello sporco. E' un personaggio che ho subito sentito vivo e a cui ho fatto in tempo ad affezionarmi, nonostante si tratti di un testo breve.
Ho visto che rispetto alla sinossi hai introdotto varie correzioni, come il tatuaggio, e a mio avviso ci stanno bene. Capisco pure l'idea di accennare al suo passato per dare una giustificazione al suo essere sulla strada, ma forse questo pezzo...
@Monica ha scritto: Un tempo lo fumava il suo uomo, ed era l’unico momento in cui lei poteva rilassarsi un poco. Sembrava che ritrovasse la calma, quando lui assaporava con lente boccate la sua pipa, prima del delirio alcolico.
Ormai non le avrebbe più fatto male, né a lei né a nessun’altra, sorrise. 
...come già ti avevano segnalato, rischia di essere fuorviante. Ho avuto un attimo in cui non riuscivo a capire se si trattasse dello stesso uomo che poi l'ha stuprata o di un altro, troppi dettagli a volte inquinano solo la narrazione. Parlo per esperienza personale, sono una che ce ne ficca troppi e poi è costretta a cancellarne la metà  :girogiro: 
Si può togliere questo riferimento o al contrario approfondirlo di più (creando dei paragoni tra i due uomini), oppure (come ti hanno suggerito) unificare le due figure maschili. Quello è tutto a tua discrezione! 
@Monica ha scritto: La fermata del sessantuno a poco a poco si era riempita di varie umanità.
Questa è proprio una piccolezza, magari l'ho pensato solo io. Da questa frase, trattandosi della fermata di un tram, mi è venuto da credere che il tram fosse appena arrivato, invece dopo è evidente che si stavano accalcando in attesa del mezzo. Forse lo espliciterei fin da subito. Ma come ti dicevo, è proprio una piccolezza.
@Monica ha scritto: Quando gli fu abbastanza vicina, l’uomo ebbe un sussulto. Il viso imperlato da un pallido stupore, si contrasse nella beffa di una smorfia prima che il corpo si accasciasse a terra.
A me non dispiace l'idea dell'uomo che muore per un infarto poco prima che lei riesca ad accoltellarlo. Anzi, può essere un finale forte che lascia un tocco di amaro in bocca proprio perché inatteso, e perché "rovina" (in positivo) l'aspettativa. L'unico problema secondo me sta nella formulazione: se non avessi letto la sinossi, avrei fatto fatica a capire che l'uomo si era accasciato per problemi suoi, non per Lina. Quindi ti suggerirei di riformulare la frase, rendendo lo stacco più forte, cambiando prospettiva, o qualsiasi mezzo ti inventerai per farlo. Dalle belle descrizioni che ho letto per tutta la durata del testo, sono sicurissima che ti riuscirà bene.

Per ultimo, anche io ho notato un po' di stridore tra la Lina rilassata della prima parte del racconto, e la Lina ossessionata della seconda parte. Non che le "due Line" non possano coesistere, anche lì basterebbe rafforzare il colpo che riceve quando riconosce l'uomo. Sottolineare come questo la faccia ricadere nell'abisso, le faccia subito cercare con la mano il coltello, le faccia pensare "finalmente!". Insomma, trovare un modo ancora più forte e netto per sottolineare il momento di passaggio, e solo dopo prendersi il tempo di raccontare tutto il resto come poi hai fatto.

Mi ripeterò, ma a me il racconto piace tanto, sia nell'idea che nella scrittura! Credo che tutti i punti più deboli si possano risolvere con una revisione e qualche piccolo aggiustamento, mantenendo inalterato il corpo

Re: [Lab6] Storia di Lina

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Ciao @@Monica
@Monica ha scritto: L’alba l’aveva colta alla fermata del tram: l’odore della notte di città appiccicata ai vestiti come il fumo che da tempo le si era infiltrato nella pelle e nei  pensieri. 
Biascicava saliva amara, mentre una zanzara avida lamentava il suo magro pasto.
Incipit interessante. 
Col senno di poi, ossia avendo letto il seguito, che l'alba la colga alla fermata del tram mi fa pensare che si stia spostando o che stia camminando, invece è lì con il suo cartone (va beh, è proprio una minuzia...). L'immagine della zanzara è particolare. 
@Monica ha scritto: La barbona non si prendeva neppure la briga di coniugare i pochi verbi che sapeva. Trovava che l’infinito fosse perfetto. Così “mangiare”, “bere”, “fumare” avevano da tempo sostituito tutta una inutile serie di frasi che avrebbero avuto solo il fastidioso effetto di distoglierla dalle sue riflessioni.
La descrizione di Lina mi piace molto. Mi ha però un po' sviato l'attenzione il termine barbona. L'appellativo ha una connotazione forte, quasi giudicante, che mi pare esca un poco dal pov di Lina.
@Monica ha scritto:
Lina, così si chiamava la senzatetto, adorava la libertà che le era concessa dalla sua condizione. Nessuno sapeva che età avesse. A volte era così sporca che si durava fatica a vederle gli occhi. 
C’era chi pensava che fosse ancora piuttosto giovane e chi giurava di averla vista da sempre in città.
Doveva essere stata bella, Lina. O forse lo era ancora
Anche qui, soprattutto nella frase iniziale, ho avuto l'impressione di un narratore onnisciente, di un puntò di vista esterno a lei.
Tra l'altro (ma qui parlo più per gusto personale) non credo ci sia bisogno di dire che è una barbona e dopo ribadire che è una senzatetto. La tua descrizione è già eloquente di per sé, non c'è affatto bisogno di specificarlo e sembra una strana intrusione di uno sguardo esterno al personaggio. 
@Monica ha scritto: Ormai non le avrebbe più fatto male, né a lei né a nessun’altra, sorrise. 
Qui fai supporre al lettore che lo abbia ucciso lei. È un dettaglio importante e interessante, peccato che poi non venga ripreso o confermato in qualche modo. Mi sembra importante sapere che lei ha già ucciso e magari anche come. Ha già usato il coltello, il suo attuale confidente? Rimane questo quesito insoddisfatto. 
La frase ha una punteggiatura strana, le due virgole sembrerebbero un inciso. Forse un punto è virgola prima di sorrise?
@Monica ha scritto: Chiuse gli occhi, ingoiando il dolore del ricordo che la tormentava da settimane.
Quindi l'episodio è piuttosto recente? 
Il finale funziona bene a una seconda lettura, alla prima mi ha lasciata un po' insoddisfatta. Non so se potrebbe dipendere dal fatto che la figura di lui sia tratteggiata in questo epilogo un po' troppo di sfuggita. Lo vede e tac! lui muore. Il che va bene come fatto in sé, però avrei voluto avere qualche dettaglio in più su di lui. Qualcosa che me lo facesse inquadrare un poco di più come persona. Che tipo era? Di che età? Non un barbone, pare, ma comunque un emarginato?
La scrittura come sempre è ottima, evocativa. Qualche dettaglio in più a mio parere aiuterebbe a far entrare il lettore nella storia.
Ciao!

Re: [Lab6] Storia di Lina

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@Monica ha scritto: Poi, una folata di vento improvvisa, gli aveva portato il suo odore.
Quella virgola dopo "improvvisa" stacca il soggetto dal verbo.
@Monica ha scritto: Ormai non le avrebbe più fatto male, né a lei né a nessun’altra, sorrise. 
Lo stupratore, prima di riconoscerlo per il tatuaggio, le aveva ricordato il violento ex. Perché questo pensiero sicuro, quell'Ormai?... Lei lo aveva ucciso? Lo aveva ridotto in condizione di non nuocere più a nessuno?
@Monica ha scritto: una coltello dalla lama lucente
@@Monica  :ciaociao:    :)

Storia della senzatetto sporca e inselvatichita che viene privata dal destino del piacere della vendetta, restando sola coi suoi fantasmi e il suo ultimo desiderio infranto.
Ben narrato, con i tuoi preziosismi di scrittura che avvincono il lettore. Trovo buona l'idea della trama costruita con flashback prima dell'epilogo a sorpresa.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab6] Storia di Lina

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Mi pare giusto aggiungere una postilla. Nei commenti a questo testo è stato detto che "approcciarsi" a una donna tanto sporca sarebbe poco credibile (se non del tuto impossibile) da parte di un uomo. Ora, una situazione molto simile è la scena descritta da @Nightafter nel suo Chez Mao (quando parla della Cavalla). Perchè allora nel testo di Monica c'è un rifiuto totale all'idea (o molta difficoltà ad accettarla)  da parte del lettore mentre in quello di Nightaffer risulta addirittura "sublime"?. Ovviamente tutto dipende dalla preparazione che ne hanno fatto gli autori. @Nightafter ha preparato il terreno, ha predisposto la scena, creato un conflitto tra "sacro e profano". Mentre nel testo di Monica l'evento risulta meno intenso, raccontato con più distacco.
 
 

Re: [Lab6] Storia di Lina

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@Adel J. Pellitteri , non so se la preparazione del terreno nel mio racconto (del quale non posso che ringraziarti per il grande apprezzamento che continui a dimostrarmi) possa aver reso accettabile quel sesso fatto con poca cura igienica.

Ma ciò che intendevo quando ho espresso quel mio parere a Monica, in merito all'episodio di violenza carnale del suo racconto, partiva da una concreta valutazione realistica.
Ovvero, che sia realmente difficile che un uomo possa provare uno stimolo sessuale per una donna che versi in quelle disagiate condizioni.
A meno che non sia un uomo che conduce una vita da senzatetto come la protagonista.
Devo dire che Monica ha superato intelligentemente il problema, creando la situazione di una sciagurata scommessa, che sotto i fumi dell'alcol ha favorito plausibilmente che l'infame aggressione avvenisse.
Lo stato di alterazione mentale dell'aggressore rende pertanto credibile la vicenda narrata.

Brava @Monica

Re: [Lab6] Storia di Lina

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Una bella storia, molto ben descritta e molto ben scritta; mi fa piacere che i commenti alla sinossi siano stati utili, il dettaglio del tatuaggio rende credibile il riconoscimento, sommato all’odore particolare della miscela di muschio, liquirizia e tabacco
 Come detto, è il finale a non convincermi troppo: lo trovo come tagliato, mozzato di netto, mi pare come se la protagonista passasse tutto il racconto a tendersi verso quel momento di catarsi conclusiva, e poi non ci arrivasse per un semplice capriccio dello scrittore; opinione personale, la storia resta eccellente in ogni caso 

Re: [Lab6] Storia di Lina

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Ciao carissima @@Monica

Come avrai compreso dal mio precedente intervento, ho letto e molto apprezzato la stesura finale di questo tuo racconto.
Posso solo dire che le perplessità che avevo espresso nella fase di presentazione della trama, sono state brillantemente superate dalle scelte narrative che hai compiuto.
Il risultato finale è un buon racconto che si legge con piacere e pertanto non posso che complimentarmi.
Posso solo aggiungere che di racconto in racconto, vedo crescere e confermarsi le tue qualità di narratrice.

Un saluto è un abbraccio  :D <3

Re: [Lab6] Storia di Lina

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@Monica ha scritto: L’aroma  dolce di una miscela di tabacco
Doppio spazio tra "aroma" e "dolce"

Scrivi molto bene, e mi piacciono le immagini evocative che ci mostri, ma questo ormai lo sai  :sss:
La storia fila bene, apprezzo lo stile asciutto, ma secondo me avresti potuto aggiungere altro per rendere il tutto più organico, più credibile, e più potente.
Innanzitutto, quale sia l'obiettivo della protagonista ce lo riveli solo a metà / fine racconto, mentre la prima metà è solo una descrizione di chi è e come vive. Potresti benissimo tenere la stessa descrizione identica, ma introducendo subito l'elemento del coltello con cui parla. Ad esempio, quando si sveglia, puoi farle dire qualcosa al coltello, una promessa di realizzazione del suo "sogno", in modo tale che al lettore resti la domanda e la curiosità a cui poi risponderai ma che intanto dà una direzione alla trama.
In secondo luogo - per mio gusto personale - avrei giocato di più sull'ironia crudele della vicenda. Odore di tabacco e un tatuaggio: avresti potuto giocare sul fatto che questi elementi non sono abbastanza per riconoscere un uomo, ma che Lina l'avrebbe ucciso comunque, per la sola colpa di somigliare al suo aguzzino, anche non lo fosse stato. Secondo me sarebbe un dettaglio che aggiungerebbe qualcosa al personaggio.
Infine, il finale è troppo asciutto, anche per i miei gusti. Avresti potuto mostrarci altro per calcare l'ironia del destino: altri gesti di Lina e della folla, le emozioni e i pensieri della donna, gli attimi vuoti e silenziosi che seguono. Mi piace vedere rappresentate in una storia questo tipo di casualità che rompono gli schemi narrativi, e mi piace uno stile diretto; non sto certo chiedendo pathos, però giusto soffermarsi un pochetto di più su un momento così importante.
Insomma, la storia mi piace tantissimo e il tuo stile pure, ma trovo che il racconto non sia ancora espresso al massimo delle sue potenzialità
Un saluto  :D

Re: [Lab6] Storia di Lina

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Mina ha scritto: avrei giocato di più sull'ironia crudele della vicenda. Odore di tabacco e un tatuaggio: avresti potuto giocare sul fatto che questi elementi non sono abbastanza per riconoscere un uomo, ma che Lina l'avrebbe ucciso comunque, per la sola colpa di somigliare al suo aguzzino, anche non lo fosse stato. Secondo me sarebbe un dettaglio che aggiungerebbe qualcosa al personaggio.
Infine, il finale è troppo asciutto, anche per i miei gusti. Avresti potuto mostrarci altro per calcare l'ironia del destino: altri gesti di Lina e della folla, le emozioni e i pensieri della donna, gli attimi vuoti e silenziosi che seguono.
@Mina  adoro! Mi piacciono tantissimo questi suggerimenti. Ci lavorerò ancora… Grazie 🙏  :love3: Anche introdurre prima il passaggio in cui lei parla con il coltello mi garba assai!  
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