[Lab 1] Settemilanovecentosettantatre

1
«Che dici, brainstorming?»
«Un tempo mi facevi altre proposte»
«Un tempo era l’istinto ad avere la patente!»
«Ajo, inizia! E’ per quello che siamo venuti!»
«Colpa»
«Prego?»
«Colpa mia»
«Ma di che parli?»
«Non mille, Leo, non mille ma una parola altrimenti non serve, ok?»
«Sai benissimo come la penso Bea!»
«Ho capito, lasciamo perdere, ma sappi che sono stanca da morire e ne ho le palle piene di mindfullness o di questi eroi della salvezza umana, di questi guru esistenziali che esaltano la semplicità della vita quando invece è e sarà sempre un indicibile catastrofe emozionale… Ma come si può credere che per uscire da certi trip mentali sia sufficiente respirare: inspira, espira, inspira, espira. Due coglioni Leo, ecco cos’è, c’è che forse l’unica che l’ha detta giusta e Papa Francesco…»
«Bea che cavolo c’entra Frà?»
«E’ che in mezzo a Pandemia, catastrofi umane e indecenze politiche ha detto che il modo migliore per avvicinarci a Dio sia l’autoironia!»
«Eja Bea ma non alzare la voce e poi guarda che puoi levarla la mascherina!»
«E allora?»
«Allora che?»
«Che ne pensi di Francesco?»
«Ma che vuoi che ne sappia!»
«Forse siamo disadattati»
«Forse?»
«quarantacinque anni Leo, direi che siamo nella norma e poi di che cazzo di colpe stiamo parlando? Lavoro, tasse, bollette, crisi e sticazzi per tentare di sentirci genitori almeno credibili; costantemente in bilico e parzialmente affetti da crisi di persecuzione. Tutto bene, no?»
«Mi che stai di nuovo urlando»
«Ajò ma te lo devi bere quel caffè?»
«Ma che ti frega a te!»
«Fa un po’ come vuoi!»
«Oh?»
«Che c’è?»
«Credo che Priscillo avesse ragione Bea quando ci diceva che eravamo troppo cervellotici!»
«Ricordi io e te in ventitré anni? Eravamo influencer senza saperlo...»
«Potremo esserlo ancora se solo volessimo!»
«Si forse, ma in fondo, chi se ne frega, sono così stanca! Eccola là, di nuovo, un messaggio da lavoro; mi chiede un paio di turni in più!»
«ancora?»
«vanno avanti così, io ho bisogno di una cosa Leo!»
«Tipo?»
«Tipo il tempo, Leo. Quello di Ende. Quello di Kerouac e dello starec Zosima, quello di Michele Strogoff e di Dylan Dog. Quello di Ciaula che scopre la sua luna… Ecco cosa voglio!»
«Bea?»
«Oh!»
«Partiamo di nuovo? Che male c’è? Partiamo di nuovo e ricominciamo!»
«Ma dai Leo!»
«Senti qua è sempre peggio, i ragazzi non sono più bambini, capiranno, lo sai che sono in gamba, cazzo!»
«Certo più di noi e comunque davvero pensi che fare l’oss in Veneto sia meglio?»
«direi che peggio bisogna impegnarsi! E io potrei di nuovo lavorare come operaio, turni mezza giornata e sabato e domenica sempre liberi»
«Ajò Leo tu non ci resisti in fabbrica! Potresti anche decidere di lavorare come ottico ma in un paese vicino a dove vivi così puoi rientrare a casa nella pausa, andrebbe comunque meglio, no?»
«Credo di si e poi li le case costano meno...»
«e i ragazzi forse avrebbero maggiori possibilità rispetto a qui!»
«Ma facciamo sul serio Leo? Ci stavi pensando davvero?»
«lo sai che non smetto mai, chicchina!»
«siamo nomadi e basta, non ci passerà mai!»
«tutta colpa dei compromessi»
«tutta colpa del Grunge, ti dico!»
«Sono anni che ci giriamo intorno, abbiamo sbagliato a rientrare ed ora ne paghiamo le conseguenze. Mi dicono tutti, proprio tutti di aprire qualcosa di nostro ma si fa presto a dirlo! Post pandemia, una quasi terza guerra mondiale e una sicura epocale crisi energetica, cioè mutande in bella vista, cazzo!»
«la verità è che sono stanca, stanca da morire e sinceramente se penso di continuare a lavorare come sto facendo per altri vent’ anni mi sento male. Altro che nati stanchi, bei tempi quelli che negli anni ottanta si son presi tutti gli ultimi posti statali e le baby pensioni. E ora fanno pure i fighi e sono più borghesi degli altri…»
«e tutta colpa della musica che ascoltavano...»
«ma piantiamola Leo, guarda noi invece con il nostro inno ai ‘no global e Black hole Sun o I hate myself’ . Spiegamelo dov’è che siamo arrivati?»
«Oh ci vuole professionismo ad essere eternamente frustrati e disadattati!»
«Comunque stavo vedendo che grazie al lavoro in nero ho dei buchi che la pensione potrei decidere di versarla direttamente alla cooperativa di cui prendo lo stipendio. Vado gratis così le rette le ho già pagate tutte!»
«Oh?»
«Che c’é?»
«c’è sempre il piano B!»
«B1 o B2?»
«Ti va di pranzare a Cagliari Bea? Il figliolo usciva prima da scuola e poi ce ne andiamo al mare, che dici?»
«Questo cos’è? Il piano di evacuazione?»
«E mettila così, se vuoi, comunque finisce che ci manderanno via, la cameriera sta iniziando ad apparecchiare per pranzo, ci vorrà far capire qualcosa?»
«Se non volessero la gente ferma seduta ai tavoli non li farebbero così comodi e poi qui al bar parliamo meglio che a casa!»
«senti, io, per la prima volta, vorrei di più kikino»
«più soldi? Più lavoro?»
«Macchè? Lo sai che dei soldi non me ne sbatte nulla. Voglio il sogno, il nostro sogno…»
«la vedo dura!»
«ma se ogni giorno mi arrivano notifiche di inviti ad andare in eco villaggi di qua e di là, ultimamente anche in Italia, quei meravigliosi vecchi borghi completamente immersi e sperduti tra le montagne…»
«chicchina mia tu lontano dal mare ti senti male!»
«ma perché qui quanto lo vedo? L’anno scorso a settembre ero più bianca dei turisti tedeschi a furia di sostituire gli altri per le ferie!»
«Ajo che non è così. Andare in un eco villaggio per i ragazzi è ancora peggio che tornare in nord Italia… »
«e ma allora? Continuiamo così finché le cose magicamente non cambino e il regno fantastico di Sardinia non torni a splendere come mai ha fatto…»
«Ora mi chiama Sellerio e sarò la nuova Rowling...»
«Bea seriamente, dobbiamo pensare con quello che abbiamo…»
«Eja, lo so. Cazzo promettiamoci di essere più leggeri una buona volta. Ecco che ci manca! Ti ricordi la prima volta che ci siamo conosciuti? In quel periodo Susy e Patrizio erano in Polinesia e io e te ci immaginavamo in riva al mare a vendere gelati…»
«E’ che sembra sempre che qualcuno debba affibbiarci una qualche votazione, un sigillo indelebile ma alla gente, in fondo manco ci vede… ! E comunque il punto non è se e chi lo vede il punto è che a noi non ci deve riguardare e forse è vero che siamo un po’ strani, ecco, si può darsi e quindi? Eravamo pieni di amici un tempo, facevamo fatica a stare per conto nostro, ricordi »
«eja, c’erano giorni che non ricordavo più chi avevamo ospite e delle volte era davvero troppo! No dai ma senti cos’hanno messo? Non non ci credo…»
«Aspetta che lo conosco ma non mi viene…»
«Ti aiuto che sei messo male vecchio! Inizia per A…»
«Alice in Chains porca paletta! »
«Got Me Wrong e mica può essere un caso, questa non la passano mai! »
«Il boss ha la nostra età e non c’è nessuno, ecco cosa significa Bea!»
«Andiamo va! Cavolo però, sentila com’è sentila cacchio, ho scritto mezzo romanzo ascoltando questa musica, ma sarò normale?»
«Francamente penso e spero di no!»
«Ma cos’è che ci impedisce di farle qui le cose Leo, cos’è davvero?»
«Senti prendiamocelo piano piano quello che ci serve, ok? non tutto in una volta. Ci vuole testa e programmazione, non si può avere mica tutto e subito ajò! »
«Delle volte penso dovremo respirare di più»
«E fallo allora: inspira, espira Bea, inspira, espira… »
«piantala, ajò. Che dici allora?»
«Cosa?»
«Andiamo a prendere i ragazzi e ce ne andiamo in spiaggia a pranzo?»
«Eja, e poi chicchino, dove mi porti?»
«E poi you and me leggeri leggeri, da ora, da oggi in poi, ok? Che da vecchi altrimenti arriviamo schizofrenici!»
«E sia, ma guardaci che fighi che siamo! Tu inizia a pagare che mando un messaggio ai ragazzi! Oh ma la senti? Ti ricordi pure questa Leo? Io te, chitarra, gente sconosciuta a cantare con noi sulla Tirrenia puzzolente Cagliari Civitavecchia a urlare alle onde We we belong together I Know someday yo’ll have a beautiful life…»
«Speriamo sia agitato...»
«Perche?»
«Perché così ci sentiremo meno soli! »

Re: [Lab 1] Settemilanovecentosettantatre

2
Ciao, @Ilaria Piras  Bentrovata.

Alla prima lettura il racconto mi è sembrato un po' caotico. Ho riletto con calma e ho cominciato ad afferrare la sostanza.
Non ho colto, però, né l'attinenza alla traccia, né quella con il titolo.  Me lo spiegherai se vorrai.
Hai tentato un esperimento abbastanza difficile. Cento per cento dialogo, L'ho fatto anch'io e me ne sono già pentita. Nessuno dei due personggi si sbilancia, il punto di vista è in bilico tra i due avventori del bar.
Si tratta in un dialogo momentaneo tra due compagni o coniugi, non so.
Uno dei punti di forza di questa storia, secondo me, sono i personaggi, belli, due quarantenni disillusi provano a fare un resoconto della loro vita insieme, tutti e due sono e sono sempre stati nomadi e pure un po' sognatori.
I punti deboli sono almeno tre:
La punteggiatura non curata, la staticità della scena  e secondo me, e ti premetto che io non sono nessuno per affermarlo, il lessico: a volte ho avuto l'mpressione che alcune frasi siano fuori registro.
Ilaria Piras ha scritto:
«Colpa»
«Prego?»
«Colpa mia»
 Come in altri pochi casi, in tutto il racconto mancano alcuni punti fermi o le maiuscole dopo.
Ilaria Piras ha scritto:
«Forse siamo disadattati»
«Forse?»
«quarantacinque anni Leo, direi che siamo nella norma e poi di che cazzo di colpe stiamo
Quarantacinque vuole la maiuscola.
Ilaria Piras ha scritto: «Tipo il tempo, Leo. Quello di Ende. Quello di Kerouac e dello starec Zosima, quello di Michele Strogoff e di Dylan Dog. Quello di Ciaula che scopre la sua luna…
Accorcerei questo elenco, ne basteranno un paio o tre.
Ilaria Piras ha scritto: «Comunque stavo vedendo che grazie al lavoro in nero ho dei buchi che la pensione potrei decidere di versarla direttamente alla cooperativa di cui prendo lo stipendio. Vado gratis così le rette le ho già pagate tutte!»
I due personaggi sanno cosa dicono, ma io non ho capito. Meglio valutare se le battute che fanno i personaggi risulteranno chiare a chi legge.
Faccio lo stesso errore spesso: Io so quello che voglio esprimere ma gli altri non afferrano.

Vado gratis è un'espressione comune, nel contesto però non si comprende bene.

Hai scritto un buon testo, però, mi è mancata una trama vera e propria, un inizi,o svolgimento e fine insomma. Come ho detto prima hai narrato un momento di vita di due persone, belle, caratterialmente ben definite,  ma non è emersa una storia.
Il dialogo risulta troppo lungo, se la scena fosse stata montata in una trama lo scambio sarebbe stato più diretto e veloce.
alla prossima lettura.

Re: [Lab 1] Settemilanovecentosettantatre

3
Mi accodo ai commenti di @Alba35: il racconto è caotico, ma con qualche buono spunto che andrebbe focalizzato in una trama, in qualcosa che dia l'intonazione al dialogo e che tenga incollato il lettore in un scorcio di mondo ben delimitato e allo stesso tempo definito . Alcune cose sono divertenti e originali:
  ha scritto:«Ho capito, lasciamo perdere, ma sappi che sono stanca da morire e ne ho le palle piene di mindfullness o di questi eroi della salvezza umana, di questi guru esistenziali che esaltano la semplicità della vita quando invece è e sarà sempre un indicibile catastrofe emozionale… Ma come si può credere che per uscire da certi trip mentali sia sufficiente respirare: inspira, espira, inspira, espira. Due coglioni Leo...
:)

Re: [Lab 1] Settemilanovecentosettantatre

4
Non so se sia un problema solo mio, ma il testo ha caratteri e dimensione diverse. Questo mi ha destabilizzato nella lettura, perché mi dava l'idea che una parte potesse essere dialogo interiore e il resto invece dialogo con qualcuno.
Confermo anch'io l'idea di "caos", per quanto peró la trama sia emersa.
Ho riconosciuto una coppia che deve affrontare tutta una serie di problemie frustrazioni dovuti alle circostanze ed anche ad alcune scelte forse sbagliate. Hanno figli, vivono in Sardegna e sono vicino al mare.
Quello che invece mi sfugge é il nesso con il titolo.
Questo dialogo é una bella foto di una situazione.

Re: [Lab 1] Settemilanovecentosettantatre

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Ciao @Ilaria Piras 

Ciao e benvenuta, vedo che ti sei iscritta da poco. Un’altra sarda, così siamo di più.
Ho apprezzato questo racconto, a parte i vari caratteri diversi che non so se siano voluti, ma non credo. Quando inserisci il testo cancella i caratteri strani che compaiono, evidenzialo e poi clicca sul terzo pulsante in alto da sinistra: ti sistema tutto.
Mi è sembrato di sentire l’accento cagliaritano, ho vissuto infanzia e adolescenza a due passi da Cagliari, dove andavo al liceo. Ambientazione, atteggiamenti e ragionamenti della coppia li ho trovati familiari e ho apprezzato il loro stile, in quanto riescono a fare a meno dei vari guru odierni e teorie sull’esistenza e sulla calma e cose varie per vivere… non se ne sente proprio il bisogno, specie dalle nostre parti, meno frenetiche e meno invase dal superfluo a cui in altri lidi non riescono a rinunciare.
L’aggiunta pure dell’ultimo papa è una chicca, la famosa ultima goccia che fa traboccare il famoso vaso ormai già strapieno di ogni cosa, dall’assimilabile assurdo imposto virtualmente a quello imposto così come si vuolse e più non dimandar sennò ti fanno passare casini e quant’altro…
Simpatiche le interiezioni tipiche sarde inserite nell’italiano parlato misto a  un  “sticazzi” romanesco e ulteriori elucubrazioni vitali anglosassoni… Un linguaggio colorito e moderno, usuale, non se ne può fare a meno e proprio per questo non riesco ancora ad abituarmi, eppure dovrei.
Il modo in cui Leo e Bea affrontano i problemi odierni è consapevole e scanzonato (per fortuna) ma forse non proprio fino in fondo nell’analisi critica, sia pure fugace, dovuta all’esistenza quotidiana.
Post pandemia, guerre attuali e future prossime mondiali, nonché crisi economiche è bene discuterne come fanno, ma danno l’impressione di considerarle un qualsiasi intoppo socio politico da talk show sentito alla tv e che si risolverà da solo… Speriamo che sia così e che finisca in una bolla di sapone ecologico. Meglio, davvero, andare al mare.
Ilaria Piras ha scritto:
«Ajo che non è così. Andare in un eco villaggio per i ragazzi è ancora peggio che tornare in nord Italia… »
«e ma allora? Continuiamo così finché le cose magicamente non cambino e il regno fantastico di Sardinia non torni a splendere come mai ha fatto…»
Questo mi è davvero piaciuto, in effetti con tutta la mania di eco di questi ultimi decenni non se ne può più e si ha paura anche di accendere un barbecue in giardino la domenica, per paura che il fumo inquini o faccia starnutire chi passeggia sull’erba del vicino…
Magari tornare ai regni di Sardinia da far ri-splendere per davvero... inavvicinabili, intoccabili...
Ilaria Piras ha scritto:
Io te, chitarra, gente sconosciuta a cantare con noi sulla Tirrenia puzzolente Cagliari Civitavecchia a urlare alle onde We we belong together I Know someday yo’ll have a beautiful life…»
«Speriamo sia agitato...»
Non me ne parlare. Qualcuno pagherà un giorno per quello che si è sopportato in quella tratta.
Con tutto che ero giovane e su molte cose ci passavo sopra.
In sintesi: Bea e Leo mi sono simpatici.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab 1] Settemilanovecentosettantatre

6
Alba359 ha scritto: Ciao, @Ilaria Piras  Bentrovata.

Alla prima lettura il racconto mi è sembrato un po' caotico. Ho riletto con calma e ho cominciato ad afferrare la sostanza.
Non ho colto, però, né l'attinenza alla traccia, né quella con il titolo.  Me lo spiegherai se vorrai.
Hai tentato un esperimento abbastanza difficile. Cento per cento dialogo, L'ho fatto anch'io e me ne sono già pentita. Nessuno dei due personggi si sbilancia, il punto di vista è in bilico tra i due avventori del bar.
Si tratta in un dialogo momentaneo tra due compagni o coniugi, non so.
Uno dei punti di forza di questa storia, secondo me, sono i personaggi, belli, due quarantenni disillusi provano a fare un resoconto della loro vita insieme, tutti e due sono e sono sempre stati nomadi e pure un po' sognatori.
I punti deboli sono almeno tre:
La punteggiatura non curata, la staticità della scena  e secondo me, e ti premetto che io non sono nessuno per affermarlo, il lessico: a volte ho avuto l'mpressione che alcune frasi siano fuori registro.  Come in altri pochi casi, in tutto il racconto mancano alcuni punti fermi o le maiuscole dopo. Quarantacinque vuole la maiuscola. Accorcerei questo elenco, ne basteranno un paio o tre. I due personaggi sanno cosa dicono, ma io non ho capito. Meglio valutare se le battute che fanno i personaggi risulteranno chiare a chi legge.
Faccio lo stesso errore spesso: Io so quello che voglio esprimere ma gli altri non afferrano.

Vado gratis è un'espressione comune, nel contesto però non si comprende bene.

Hai scritto un buon testo, però, mi è mancata una trama vera e propria, un inizi,o svolgimento e fine insomma. Come ho detto prima hai narrato un momento di vita di due persone, belle, caratterialmente ben definite,  ma non è emersa una storia.
Il dialogo risulta troppo lungo, se la scena fosse stata montata in una trama lo scambio sarebbe stato più diretto e veloce.
alla prossima lettura.
Ciao Alba ti ringrazio di cuore per ogni tua considerazione sul testo, per me questa è davvero un'esperienza formativa straordinaria visto che da sempre mi sono chiesta come riuscire a creare quei meravigliosi scambi tra personaggi dei quali pare di sentire la voce. Detto ciò, per quanto riguarda la perplessità in merito all'attinenza con le indicazioni, come specifico in questa frase si tratta di una promessa che i due si fanno per il futuro:
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]«Eja, lo so. Cazzo promettiamoci di essere più leggeri una buona volta. Ecco che ci manca! Ti ricordi la prima volta che ci siamo conosciuti? In quel periodo Susy e Patrizio erano in Polinesia e io e te ci immaginavamo in riva al mare a vendere gelati…».
Ho preferito non spingere troppo sul testo perchè ho temuto potesse diventare piuttosto artificioso ed improbabile un dialogo in cui una coppia, dopo 23 anni, che specifica proprio ogni cosa. Ma potrebbe essere che tanto per cambiare io sia stata troppo fumosa, come sempre, aimè...  :facepalm:
Ad ogni modo grazie ancora di cuore e a rileggerci presto (y)


 [/font]

Re: [Lab 1] Settemilanovecentosettantatre

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BigWhoop ha scritto: Mi accodo ai commenti di @Alba35: il racconto è caotico, ma con qualche buono spunto che andrebbe focalizzato in una trama, in qualcosa che dia l'intonazione al dialogo e che tenga incollato il lettore in un scorcio di mondo ben delimitato e allo stesso tempo definito . Alcune cose sono divertenti e originali: :)
Grazie BigWhoop e temo proprio che abbiate ragione sul caos, temo proprio che dovrei imparare a fare decluttering mentale più spesso :lol:
A presto e grazie ancora

Re: [Lab 1] Settemilanovecentosettantatre

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@ Alberto Tosciri  grazie mille per il riscontro e mi hai davvero fatto riflettere su alcune questioni legate alla scelta delle parole che i due protagonisti utilizzano e anche alla 'dialettica' che, diciamo, ripercorre, almeno spero, quelle che sono le tipiche discussioni da bar isolano e che poi, spesso, si concludono con una passeggiata nel mare più vicino. Alla prossima Alberto e grazie ancora  :)

Re: [Lab 1] Settemilanovecentosettantatre

9
Almissima ha scritto: Non so se sia un problema solo mio, ma il testo ha caratteri e dimensione diverse. Questo mi ha destabilizzato nella lettura, perché mi dava l'idea che una parte potesse essere dialogo interiore e il resto invece dialogo con qualcuno.
Confermo anch'io l'idea di "caos", per quanto peró la trama sia emersa.
Ho riconosciuto una coppia che deve affrontare tutta una serie di problemie frustrazioni dovuti alle circostanze ed anche ad alcune scelte forse sbagliate. Hanno figli, vivono in Sardegna e sono vicino al mare.
Quello che invece mi sfugge é il nesso con il titolo.
Questo dialogo é una bella foto di una situazione.
Ciao Almissima e grazie di cuore per avermi letto, l'attinenza al titolo è relativa al numero dei caratteri, anche se poi, alla fine, è pure sbagliato... :facepalm: 
Alla prossima lettura ciaciao  (y)

Re: [Lab 1] Settemilanovecentosettantatre

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Ciao @Ilaria Piras

ho letto più di una volta il racconto. I dialoghi sono freschi e naturali per cui, dal punto di vista dell’ esercitazione, penso tu abbia fatto un buon lavoro.
Riguardo alla elaborazione di un racconto vero e proprio, il testo è eccessivamente scarno. In definitiva non ho trovato una storia da seguire. È stato come origliare una conversazione altrui.
Il testo necessita di una bella revisione. La formattazione soffre della mancanza di  un carattere grafico univoco. Ci sono refusi, uno ricorrente è la E’ al posto della È.  Spesso mancano i punti in fondo alle frasi. A volte inizi la frase con la minuscola invece che con la maiuscola. Ci sono parole scritte con la maiuscola e dovrebbero essere scritte con la minuscola. Niente di irreparabile, ma quando si presenta un testo anche la cura della forma è importante.
A rileggerci!

Re: [Lab 1] Settemilanovecentosettantatre

11
Ilaria Piras ha scritto: [font="Liberation Serif", serif]«[/font][font="Liberation Serif", serif]Che dici, b[/font][font="Liberation Serif", serif]rainstorming?[/font][font="Liberation Serif", serif]»[/font]
[font="Liberation Serif", serif]«[/font][font="Liberation Serif", serif]Un tempo mi facevi altre proposte[/font][font="Liberation Serif", serif]»[/font]
[font="Liberation Serif", serif]«[/font][font="Liberation Serif", serif]Un tempo era l’istinto ad avere la patente[/font][font="Liberation Serif", serif]![/font][font="Liberation Serif", serif]»[/font]
[font="Liberation Serif", serif]«[/font][font="Liberation Serif", serif]Ajo, inizia! E’ per quello che siamo venuti[/font]![font="Liberation Serif", serif]»[/font]
[font="Liberation Serif", serif]«[/font][font="Liberation Serif", serif]C[/font]olpa[font="Liberation Serif", serif]»[/font]
[font="Liberation Serif", serif]«[/font][font="Liberation Serif", serif]P[/font]rego?[font="Liberation Serif", serif]»[/font]
[font="Liberation Serif", serif]«[/font][font="Liberation Serif", serif]C[/font]olpa mia[font="Liberation Serif", serif]»[/font]
[font="Liberation Serif", serif]«[/font][font="Liberation Serif", serif]M[/font]a di che parli?[font="Liberation Serif", serif]»[/font]
[font="Liberation Serif", serif]«[/font][font="Liberation Serif", serif]N[/font]on mille, Leo, non mille ma una parola altrimenti non serve, ok?[font="Liberation Serif", serif]»[/font]
[font="Liberation Serif", serif]«[/font][font="Liberation Serif", serif]S[/font]ai benissimo come la penso Bea![font="Liberation Serif", serif]»[/font]
[font="Liberation Serif", serif]«[/font][font="Liberation Serif", serif]Ho capito, lasciamo perdere, ma s[/font]appi che sono stanca da morire e ne ho le palle piene di mindfullness o di questi eroi della salvezza umana, di questi guru esistenziali che esaltano la semplicità della vita quando invece è e sarà sempre un indicibile catastrofe emozionale… Ma come si può credere che per uscire da certi trip mentali sia sufficiente respirare: inspira, espira, inspira, espira. Due coglioni Leo, ecco cos’è, c’è che forse l’unica che l’ha detta giusta e Papa Francesco…»
Ciao @Ilaria Piras come inizio non è niente male!
Ilaria Piras ha scritto: [font="Liberation Serif", serif]«[/font][font="Liberation Serif", serif]Bea[/font] che cavolo c’entra Frà?»
Simpatica, ma questa confidenza mi sembra un po' esagerata. Metterei virgola dopo Bea.
Ilaria Piras ha scritto:
«Ma che ti frega a te!»
«Fa un po’ come vuoi!»
«Oh?»
[font="Liberation Serif", serif]«[/font][font="Liberation Serif", serif]Che c’è?[/font][font="Liberation Serif", serif]»[/font]
«Credo che Priscillo avesse ragione Bea quando ci diceva che eravamo troppo cervellotici!»
In un dialogo  questa (interiezione, credo si chiami) non mi sembra molto naturale e in generale tenderei a non abusarne. Parlo io che tendevo a inserirla sempre.
Ilaria Piras ha scritto: «Ricordi io e te in ventitré anni? Eravamo influencer senza saperlo...[font="Liberation Serif", serif]»[/font]
Metterei l'interrogativo dopo ricordi. "Ricordi? Io e te in ventitré anni, eravamo influencer senza saperlo"
Ilaria Piras ha scritto: «Senti qua è sempre peggio, i ragazzi non sono più bambini, capiranno, lo sai che sono in gamba, cazzo!»
Metterei virgola dopo senti. I ragazzi che non sono più bambini è logico, va da sé. Metterei i figli non sono... o i marmocchi... o qualcos'altro. (curiosità, ma quanti sono?)
Ilaria Piras ha scritto: [font="Liberation Serif", serif]«[/font][font="Liberation Serif", serif]Certo più di noi e comunque[/font] davvero pensi che fare l’oss in Veneto sia meglio?»
Ottima riflessione. Mi sembra di avvertire un'inversione di tendenza. In molti vogliono abbandonare quei luoghi freddi dove si lavora solo e si respira male, per ritornare al proprio paese e inventarsi qualcosa. Se fossi stato sardo, non ci avrei pensato un minuto.
Ilaria Piras ha scritto:
Altro che nati stanchi, bei tempi quelli che negli anni ottanta si son presi tutti gli ultimi posti statali e le baby pensioni. E ora fanno pure i fighi e sono più borghesi degli altri…»
«e tutta colpa della musica che ascoltavano...»
Proprio vero! Gli anni ottanta sono stati i peggiori che ho vissuto. Io ero a Milano. Pessimo clima. Non a caso da lì a breve è venuto fuori tutto il marcio. Però c'era qualcuno che era anche molto creativo.
Ilaria Piras ha scritto: Ti va di pranzare a Cagliari Bea? Il figliolo usciva prima da scuola e poi ce ne andiamo al mare, che dici?»
C'è qualcosa che non va nel verbo. Però prima parlavi di ragazzi, e l'altro o altri?
Ilaria Piras ha scritto:
«ma se ogni giorno mi arrivano notifiche di inviti ad andare in eco villaggi di qua e di là, ultimamente anche in Italia, quei meravigliosi vecchi borghi completamente immersi e sperduti tra le montagne…»
«chicchina mia tu lontano dal mare ti senti male!»
«ma perché qui quanto lo vedo? L’anno scorso a settembre ero più bianca dei turisti tedeschi a furia di sostituire gli altri per le ferie!»
«Ajo che non è così. Andare in un eco villaggio per i ragazzi è ancora peggio che tornare in nord Italia… »
«e ma allora? Continuiamo così finché le cose magicamente non cambino e il regno fantastico di Sardinia non torni a splendere come mai ha fatto…»
Molto bello questo passaggio.

Ho apprezzato questo racconto. Uno spaccato di due genitori alle prese con le difficoltà della vita e del mantenimento dei figli. Ci ho visto molta energia nei due e voglia di insistere. Non rassegnazione, come spesso può accadere. Inoltre un bell'affiatamento non scontato e voglia di proseguire insieme. Un bel messaggio.
I dialoghi mi sono sembrati buoni, naturali, freschi. Va riguardata la punteggiatura. Lo letto con piacere e mi sono anche divertito.
Ciao, alla prossima.

Re: [Lab 1] Settemilanovecentosettantatre

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Ciao @Ilaria Piras, faccio un commento stringato perché voglio commentare proprio tutti, non solo i 7 obbligatori che ho già commentato.

A parte refusi e imprecisioni, risolvibili facilmente, ti dirò quello che mi è piaciuto del tuo racconto: l'affiatamento tra i due personaggi, il riferimento alle varie questioni d'attualità, la loro voglia dichiarata di prendere tutto con più leggerezza d'ora in poi.

Quello che non mi è piaciuto: che è uno spaccato senza storia (per esigenze narrative credo che una storia bisogna costruirla un minimo) e che non ha un finale, risulta piatto.
Secondo me avresti potuto giocare sull'eccesso di nostalgia e di stanchezza strisciante per poi alla fine concludere con loro che sterzano e prendono una decisione per il futuro. Invece la stanchezza compare fino alla fine.

Riguardo ai dialoghi, su cui verteva l'esercitazione: sono naturali e complimenti per aver impostato l'intero racconto solo sul dialogo.

Re: [Lab 1] Settemilanovecentosettantatre

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@Ilaria Piras Ciao!

Un piacere trovarti.
Ho letto e riletto il tuo racconto e penso che la chiave sia la prima frase:
«Che dici, brainstorming?»
Perché di fatto, poi hai strutturato uno scambio (solo dialoghi, complimenti!) che è veramente un brainstorming.

Ma se i dialoghi mediamente funzionano, il problema (per me) è la mancanza di uno scopo, di una sintesi dello scambio. Manca una trama e ne sboccia un po' di caos. Anche per questo motivo l'insieme diventa piatto, fine a se stesso, con passaggi da un tema all'altro che non sono legati o di cui addirittura non capisco il perché:
«Colpa»

«Prego?»

«Colpa mia»

«Ma di che parli?»
«Non mille, Leo, non mille ma una parola altrimenti non serve, ok?» scusa ma qui non ho capito cosa intendi

«Che ne pensi di Francesco?»

«Ma che vuoi che ne sappia!»
«Forse siamo disadattati» perché questa affermazione?

«quarantacinque anni Leo, direi che siamo nella norma e poi di che cazzo di colpe stiamo parlando? Lavoro, tasse, bollette, crisi e sticazzi per tentare di sentirci genitori almeno credibili; costantemente in bilico e parzialmente affetti da crisi di persecuzione. Tutto bene, no?» ma non si contraddice con l’aver appena ipotizzato di essere disadattati?
 
L'impressione è che sia una sorta di tua auto riflessione e non uno scritto per il lettore.

Sullo scambio di dialoghi ogni tanto ho perso il filo di chi stesse parlando. In particolare mi ha confuso l'uso dell'intercalare sardo che pensavo servisse a far riconoscere chi parlava ma che poi è usato da entrambi. A tal proposito, secondo me l’”ajo” (o l'eja) non funziona perché è l’unico intercalare dialettale, mi sembra inverosimile la mancanza di altri termini in lingua (se vuoi caratterizzare).

Spero che nel mio commento tu possa trovare un minimo di spunto interessante, sennò butta via e vai innanzi!

A rileggerti!

Re: [Lab 1] Settemilanovecentosettantatre

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Ciao  @Kasimiro, devo darti proprio ragione sulla punteggiatura e in particolar modo per la frase interrogativa credo di averla modificata 2000 volte perché di fatto non mi piaceva in nessuna maniera (forse avrei potuto estinguerla, tipo? O_o ).
I figlioli sono due e in effetti non ho specificato che ad uscire prima da scuola fosse solo uno...
Grazie di cuore per la lettura e alla prossima  (y)

Re: [Lab 1] Settemilanovecentosettantatre

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Grazie mille  @Otta   e @L'illusoillusore, devo ammettere che l'assenza di una trama definita e relativa conclusione è una precisazione che mi è stata evidenziata sovente. Temo che l'attenzione che ho dedicato ai dialoghi mi abbia in qualche modo allontanato dal procedere con una più attenta analisi del testo perciò ogni commento ricevuto diventerà un prezioso bagaglio per le prossime esperienze.
Grazie ancora  e alla prossima lettura   (y)

Re: [Lab 1] Settemilanovecentosettantatre

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Mi associo ad alcune delle critiche precedenti, come la mancanza di una vera e propria trama, poi la punteggiatura, e altre "pulci".  Inizialmente avevo anche  qualche perplessità circa la promessa:  quella di affrontare le cose con maggiore leggerezza, giusto?
In compenso hai preso di petto l'esercitazione e il testo è interamente  dialogico, il che pure si sconsiglia. Tuttavia  non produce l'effetto "muro" e, malgrado qualche battuta di dubbia attribuzione e non ben chiaro scopo, la lettura riesce gradevole.
Un rigo dopo l'altro viene infatti  fuori, se non  una storia, un discreto spaccato di giovane famiglia  isolana  alle prese con problemi, ahi noi  diffusi. E la coppia ne parla in questo brainstorming con solidale vivacità.
A rileggerti!
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com

Re: [Lab 1] Settemilanovecentosettantatre

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Ciao @Ilaria Piras 

 
“Ajo!”
Tu giochi scorretto, amica mia!

Questo racconto è un palese esempio di captatio benevolentiae nei confronti di tutta la platea di lettori in lingua sarda.
Non solo, anche dei sardi post boomer che vivono profonde crisi esistenziali legate al presente tempo di vita e alle sue disastrarte condizioni di lavoro e di magre relazioni sociali.

Il tema del ritorno all’isola natia e la delusione, maturata nel cercarvi un inserimento che consenta un’opportunità di vita serena.
Non basta la prossimità di un mare incantevole a creare un nuovo eden terrestre.
I tuoi personaggi vivono tutte le frustrazioni e la stanchezza esistenziale del nostro tempo, maggiormente acuite dalla memoria di una giovinezza e una sorte di purezza interiore dei loro anni verdi.

La musica è un nemico inesorabile nel riaprire ferite appena rimarginate.

Il racconto, costruito con una vivacità dei dialoghi della coppia, riesce a rendere al di là delle parole e dell’intercalare di vari “Ajo!” della protagonista, lo spirito e il colore umano della tua (e mia) Sardegna.

Un esperimento di dialogo ben riuscito, e un racconto molto godibile, complimenti e un saluto.

Anche per te: A si biri!  <3

Re: [Lab 1] Settemilanovecentosettantatre

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Ciao! Passo ora a commentare, te ne chiedo scusa. Fino all'ultimo questo racconto è stato nella mia rosa di quelli che avrei voluto votare.
Ilaria Piras ha scritto: Due coglioni Leo, ecco cos’è, c’è che forse l’unica che l’ha detta giusta e Papa Francesco…»
Qui refuso, manca un accento
Ilaria Piras ha scritto: «quarantacinque anni Leo,
Qui manca la maiuscola (e un po' di volte anche sotto)
Ilaria Piras ha scritto: «Credo di si e poi li le case costano meno...»
Anche qui l'accento
Ilaria Piras ha scritto: «Oh ci vuole professionismo ad essere eternamente frustrati e disadattati!»
Parole sante  :asd:

A parte piccoli refusi, mi è piaciuto molto quanto vero sia questo dialogo. Non solo nel modo in cui i due personaggi si esprimono, ma soprattutto in quello che dicono. L'aspirazione a voler mollare tutto e ricominciare, e la frustrazione dello schema in cui ci siamo messi con le nostre mani. Bellissimo anche il finale: non c'è bisogno di andare chissà dove, o fare chissà quale grande svolta nella vita, finché non siamo noi a cambiare, e puoi restare negli stessi identici luoghi di sempre e comunque cercare di cambiare tu:
Ilaria Piras ha scritto: «Andiamo a prendere i ragazzi e ce ne andiamo in spiaggia a pranzo?»
Anche perché senza questo cambiamento, niente cambia davvero. Basta così poco per quello che i due protagonisti vogliono realmente, il "sogno" di cui parlano, e l'hai reso benissimo.
Scusami ancora se non sono riuscito a commentare prima! A presto  :D
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