[Lab 1] Infrangerne una

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«Stai morendo?»
«Spero di no» la voce mi esce più gracchiante del solito, forse pure un po' più bassa. Niente male.
«Sei sicuro?»
«Abbastanza...» provo a muovere la testa «mica vedi la mia gamba?»
Lui si guarda intorno, scrutando la stanza. Mi indica un qualcosa, molto lontano da me, che ha la vaga forma di uno dei miei stivali. Vorrei andare a controllare, ma ho qualche impedimento
«Allora, riassumiamo» si siede a gambe conserte, poggiando il meno sottile sulla mano «una gamba recisa, un braccio spappolato sotto una statua, un fianco squarciato...»
«I capelli arruffati» dico io, alzando un dito «la cosa peggiore»
«Ah certo, lo so» alza le spalle, sorridendo «io sono te, in fondo»
Forse non tutti sperimentano una cosa del genere, ma davanti a me c'è me stesso. Alto, capelli rossicci, occhi neri, stesso abito.
Non credo di essere l'ultima persona con cui voglio parlare, prima di andarmene
«Non c'era di meglio?» alza un sopracciglio alla mia domanda «una bella donna provocante, magari?»
«Sei una bella donna provocante? Non chiederti troppo» ride, ed io spero che la mia risata non sia sempre suonata così stupida «detto ciò, vogliamo fare un poco il punto della situazione?»
«Non adesso, ho da fare» fingo di cercare il motivo per cui sono finito qui.
Il grosso corridoio è pieno di corpi, rovine, maledettissima sabbia. Anche potendomi muovere, ci impiegherei ore a trovare quello giusto
«Quindi, hai avuto una bella vita? Nessun rimpianto?» torno a farmi sotto a me stesso. Forse è vero che sono un dannato testardo
«Forse dovevo mangiarla» dico, non avendo di meglio da fare «la terza scodella di zuppa, stamattina»
«Unica cosa che avresti voluto fare?»
«Ehi, se sei me sai quanta roba avrei fatto» rido, e spero di star sputando solo sangue «ho ancora un elenco bello lungo»
«Beh, questo è il momento per fare mente locale, e provare a capire se questi ventiquattro anni sono stati degni di essere vissuti»
«Devo rifarmeli tutti?»
«Salteresti qualcosa? Sii sincero, tanto lo so, l'importante è ammetterlo»
Sbuffo, fissando il soffitto squarciato. Intravedo un pezzo della sala del trono, e pure uno spicchio di cielo azzurro
«Saltiamo la parte dell'infanzia? O devo ricordare ogni cosa?» domando, poco speranzoso
«Beh, una volta hai promesso di non rubare più» dico a me stesso «e sappiamo com'è finita»
«Ehi, ci abbiamo mangiato per una settimana con quei soldi!» provo a ridacchiare, ma il petto mi fa un male atroce «gli altri ragazzini mi credevano un eroe»
«Oh tranquillo, lo credono ancora. In fondo, tu sei quello che ce l'ha fatta, l'unico disgraziato che è riuscito a tirarsi fuori da quel buco di città, da quella casa fatiscente, dalla fame e dal freddo»
«Sai, detta così pare quasi epico, ma saltiamo anche i primi anni nell'esercito, grazie»
«Ah si, passiamo alle cose importanti: hai promesso alla direttrice che avresti mandato dei soldi, no?»
«L'ho fatto. Spesso» voglio provare ad essere sincero, almeno con me «mi ha scritto quella lunga lettera, un mese fa, prolissa come sempre, non la finiva più di dire tutto quello che ha comprato»
«Eh, sento un poco di gelosia che mi pervade?» ditemi che non faccio anch'io quel sorrisetto da schiaffi «beh, in effetti, tre pasti al giorno, letti caldi, un camino, vestiti puliti; pare l'elenco di quello che non hai avuto per i primi... quindici anni di vita? E cosa facevi? Pulivi le stalle, spalavi la merda congelata di cavalli che mangiavano meglio di te! Non fare quella faccia, lo hai sempre saputo! Hai odiato ogni singola vangata, e per vendicarti hai iniziato a rubare»
«Non si accorgevano nemmeno che lo facevo... e pure quella promessa, di smettere, ci ha creduto solo quell'idiota del barone» mi sto giustificando con me stesso, e mi sento meno idiota di quanto mi aspettassi «ma l'ho mantenuta, alla fine, quando...»
«Quando?» vengo incalzato da quel sorriso diabolico, sta, o meglio sto, facendo del mio meglio per non ridere «quando sei entrato nell'esercito, quando la Dea Regnante ti ha benedetto? Si, ti sei spaccato la schiena ogni dannato giorno, ogni dannata ora, tutto perché dovevi essere quello che combatteva meglio, quello più veloce con la spada, più preciso con l'arco. E alla fine...»
Mi fa un cenno con la mano, invitandomi a parlare. Sento i denti che provano a saldarsi, li scollo a forza
«Mi ha nominato Araldo» sospiro «un gran bel giorno...»
«Ti ha fatto assassino» commenta il mio doppio «ha fatto tutta la contrita, la nobile, con quel nasino e le lacrime agli occhi! Com'è che ha detto? Qualcosa del tipo "mi servono soldati, non eroi e nemmeno martiri", giusto? Intanto chi è che sta morendo qui, a mille miglia da casa, senza nemmeno un cane che lo venga a cercare?»
«Io...- mi mancano le parole, butto fuori la prima risposta che mi viene «ho giurato... ho promesso che avrei combattuto e vinto per lei»
Il mio doppio mi fissa, io guardo il vuoto. Mentivo meglio, una volta, o forse non ci riesco con me stesso
«Per "lei"? Lei chi? La Dea, che se ne sta al sicuro nel suo palazzo? L'araldo che guida l'esercito, che domani sarà portata in trionfo? O... Lei?»
«Va a bruciare» commento, lottando per alzare la mano al collo
«Oh, tranquillo, ci stiamo andando insieme- mi vedo sollevare un pezzo di ferro, attaccato ad una catenina «per lei, per la ragazza che ti ha dato questo prima di partire per l'esercito, la figlia di quei domestici!»
«Si» ammetterlo è più facile del previsto «perché... perché voleva...»
«Non lo sai nemmeno tu che voleva» rido triste «è diventata magistra all'accademia, e vi siete pure incontrati tante volte, vi siete scritti, avete parlato! A quella festa, prima della guerra; l'hai invitata a ballare, e quanto hai goduto a poterle stringere la mano, ed il corpo, mentre saltellavi come un coniglio! Oh, in due non facevate un ballerino, ma avete riso, vi siete fissati, siete arrossiti tutti e due come i ragazzini che siete!»
«Sta zitto...»
«E poi l'hai portata fuori, sulla terrazza, a parlare di tutto e di niente, a blaterare di sogni, ideali, passioni che non sapevi nemmeno di avere. Era la prima volta che chiacchieravi così tanto con una ragazza, stavi sudando più di adesso! Hai ascoltato a metà, troppo occupato a trattenerti, perché altrimenti ti ci saresti gettato su quelle labbra!»
«Sta zitto»
«Oh, ma tu volevi fare il galante, il sofisticato, il nobile! Ti sei interessato davvero ai suoi studi, ma mica le hai detto che facevi davvero! Non ce l'hai fatta, codardo, a dirle che sgozzi la gente nei loro letti! Che scatti e scodinzoli al minimo gesto dei generali, degli altri Araldi, della Dea Imperatrice! No, alla studiosa pacifista non l'hai saputo dire. E poi, quando lei ti ha detto che voleva sapere com'è il mare? Te lo ricordi, eh?»
«Sta zitto!»
«Come hai risposto? "No" e lei era tutta scioccata, e poi hai aggiunto "ti prometto che ti porterò a vederlo"!» il mio doppio sta morendo dal ridere, battendosi la mano sulla coscia «non sapeva nemmeno lei se voleva ringraziarti, picchiarti, piantarti lì o baciarti, e ve ne siete rimasti là, zitti, tu che ti vergognavi per quello che avevi detto e lei tutta timida non sapendo che dire»
«Io... io gliel'ho promesso, lo so! E adesso non potrò farlo!» urlo e provo di nuovo ad alzarmi, forse voglio strozzarmi, o fuggire, o almeno provarmi che non sono ancora morto «sei contento? Non potrò mantenere quella promessa, d'accordo! Non potrò mantenere l'unica dannata promessa che non volevo infrangere!»
Mi vedo sorridere triste
«Hai promesso ai bambini dell'orfanotrofio che li avresti aiutati, e l'hai fatto. Hai promesso alla Dea Regnante di farle vincere la guerra, e l'hai fatto. Muori con la coscienza pulita» il sorriso si allarga «Ma davvero vuoi andartene, senza mantenere l'unica promessa a cui tieni?»
«No» ci metto davvero poco a rispondere.
Il silenzio è pesante, opprimente, me lo sento addosso come una coperta ruvida
«Stai morendo?»
«Si»
«Vuoi morire?»
«No» mi volto verso il mio doppio.
Sono sicuro che, di solito, non ho quel sorriso innaturale, quei denti aguzzi, e che i miei occhi non brillano bluastri. Almeno spero.

Re: [Lab 1] Infrangerne una

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Gran bel pezzo, con un ottimo twist finale: davvero bravo, @Bardo96  .

Lascio solo qualche minima considerazione:

potresti provare a limitare ancor di più i verbi che introducono le azioni e andare dritto sulle azioni
esempio:
  ha scritto:io spero che la mia risata non sia sempre suonata così stupida
potrebbe diventare “è sempre suonata così stupida, la mia risata?”


Idem per le azioni incatenate attraverso i gerundi:
  ha scritto:Sbuffo, fissando il soffitto squarciato. Intravedo un pezzo della sala del trono, e pure uno spicchio di cielo azzurro
Sbuffo. Attraverso il soffitto squarciato intravvedo un pezzo della sala del trono e, più su, pure uno spicchio di cielo azzurro
 
 
Occhio alla successione logica delle azioni, quando ricorri ai soli sguardi (come è inevitabile in questo contesto):
  ha scritto:Il mio doppio mi fissa, io guardo il vuoto
Se davvero guarda il vuoto difficilmente noterà di essere fissato. Per salvare la paratassi – che a me suona bene – potrebbe diventare: Il mio doppio mi fissa, io sposto lo sguardo nel vuoto
 
 
Un accorgimento che mi è piaciuto molto è il “coraggio” nel non temere la ripetizione (perché nel parlato si riusano le parole dell’altro).
Ad esempio:
  ha scritto:«Si» ammetterlo è più facile del previsto «perché... perché voleva...»
«Non lo sai nemmeno tu che voleva»
 
 
Un ultimo input per il finale (già di grande impatto):
  ha scritto:Sono sicuro che, di solito, non ho quel sorriso innaturale, quei denti aguzzi, e che i miei occhi non brillano bluastri. Almeno spero.
Per rendere più forte la chiusura, avrebbe senso sostituire “almeno spero” con qualcosa che proietti il fatto che da lì in poi invece li avrà? Non so, qualcosa del tipo:
Sono sicuro di non avere quel sorriso innaturale, quei denti aguzzi, e che i miei occhi non brillano bluastri. Almeno non fino a oggi.

Re: [Lab 1] Infrangerne una

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Ciao @Bardo96  un bel racconto fantasy, mi piace.
Bardo96 ha scritto: «Stai morendo?»
«Spero di no» la voce mi esce più gracchiante del solito, forse pure un po' più bassa. Niente male.
«Sei sicuro?»
«Abbastanza...» provo a muovere la testa «mica vedi la mia gamba?»
Lui si guarda intorno, scrutando la stanza. Mi indica un qualcosa, molto lontano da me, che ha la vaga forma di uno dei miei stivali. Vorrei andare a controllare, ma ho qualche impedimento
In questa parte manca il punto fermo dopo impedimento, e qualche virgola.
Bardo96 ha scritto: «Allora, riassumiamo» si siede a gambe conserte, p
Io credo che vada bene solo per le braccia.
Bardo96 ha scritto: il meno sottile
Refuso
Bardo96 ha scritto: «I capelli arruffati» dico io, alzando un dito «la cosa peggiore»
Ricontrolla la punteggiatura, anche qui e in altri periodi manca il punto fermo.
Bardo96 ha scritto: Forse non tutti sperimentano una cosa del genere, ma davanti a me c'è me stesso. Alto, capelli rossicci, occhi neri, stesso abito.
Non credo di essere l'ultima persona con cui voglio parlare, prima di andarmene
Siamo nel punto di vista del protagonista. Prima persona al presente. La frase sottileneata esce dal PoV per spiegare a chi legge cosa sta accadendo. Secondo me non serve.
Nella frase seguente si capisce benissimo che è lui stesso a stargli di fronte. Sta morendo; sarà una proiezione mentale della sua coscenza.
Bardo96 ha scritto: ven mag 13, 2022 11:36 amditemi che non faccio anch'io quel sorrisetto da schiaffi
Anche questa credo sia meglio tagliarla, non capisco a chi è rivolta la domanda.
Bardo96 ha scritto: ven mag 13, 2022 11:36 amMi ha nominato Araldo
Ha un significato particolare questo titolo nel racconto? un Araldo nel medioevo non era propriamente un soldato. Era uno che aveva degli incarichi ufficiali, oggi sarebbe un messo comunale. Io ho pensato subito a quel tipo di araldo ma poi ho letto che il protagonista combatte. Che gli viene chiesto di combattere. Forse sarebbe meglio Generale, comandante di un reggimento.
Bardo96 ha scritto: ven mag 13, 2022 11:36 amSono sicuro che, di solito, non ho quel sorriso innaturale, quei denti aguzzi, e che i miei occhi non brillano bluastri. Almeno spero.
Bellissimo il finale, chi sarà in realtà la persona che gli sta di fronte? e qui ho sperato che porterà la sua ragazza al mare!
Questo racconto trae la sua forza dalla tua ricca fantasia, la capacità di descrivere delle immagini vivide e realistiche. Il protagonista è caratterizzato abbastanza. I dialoghi sono molto buoni. Un ottimo lavoro!

Re: [Lab 1] Infrangerne una

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Ciao @Bardo96 

Fin dalle prime battute riesce a tenere il lettore incollato alla situazione, se ne vuole sapere di più.  Il dialogo è fresco e credibile.
All’interno, per forza, devi inserire tante informazioni altrimenti non si capirebbe bene il contesto. All’inizio ho pensato a un terremoto, poi a una scena di guerra, infine con l’introduzione del racconto da parte dell’alter ego, sono finita nel regno del fantasy.  Mi è piaciuto molto il finale, l’ho trovato davvero perfetto e spiazzante. A volte finali del genere possono far sentire il lettore un po’ preso in giro, al contrario, questo, è la degna conclusione di una bella e avvincente storia.
Il testo presenta una punteggiatura poco accurata. Mancano i punti fermi alla fine delle frasi, qualche termine non appare appropriato (tipo le gambe conserte) e i “si” affermativi mancano dell’accento. 
Bardo96 ha scritto: «Io… io gliel'ho promesso, lo so! E adesso non potrò farlo!» urlo e provo di nuovo ad alzarmi, forse voglio strozzarmi, o fuggire, o almeno provarmi che non sono ancora morto «sei contento? Non potrò mantenere quella promessa, d'accordo! Non potrò mantenere l'unica dannata promessa che non volevo infrangere!»
Questa frase è un po’ troppo “pro contest.”  e fra tutte è quella che trovo più innaturale. L’asciugherei.

In totale, non credo di poterlo definire un racconto vero e proprio, ma una parte di un racconto o addirittura, perché no? di un romanzo che leggerei volentieri. Complimenti.

Re: [Lab 1] Infrangerne una

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Ciao @Bardo96 

Su questo piacevole racconto, mi preme anzitutto avere un tuo chiarimento, riferito alla seguente riga del lavoro.

“Sono sicuro che, di solito, non ho quel sorriso innaturale, quei denti aguzzi, e che i miei occhi non brillano bluastri. Almeno spero.”

Mi sono nutrito dall’infanzia alla tarda adolescenza di libri di fantascienza e horror.
A dieci anni mi capitò in mano un volume di raccolta dei racconti di E. Allan Poe, da quel momento passando per Bram Stoker, Mary Shelley, H.P. Lovecraft, Le Fanu e quintali di Urania.

Orbene, in tutta questa vasta letteratura (sicuramente un po’ datata) non mi è mai accaduto di incappare in vampiri con occhi brillanti e bluastri.
Forse sono rimasto agli occhi venati di rosso dei Dracula interpretati da Christopher Lee, o in quello impersonato da Gary Oldman nel film di Coppola,
ma proprio non trovo riferimenti che mi tolgano l’interrogativo.
Illuminami ti prego: ti sei rifatto a un vampiro di nuovo conio a me sconosciuto, oppure è proprio frutto della tua inventiva letteraria?
Cosa che sarebbe ottima, poiché darebbe una considerevole svolta di novità a un abusato cliché iconico.

Al di là di questa curiosità, il racconto è godibile, certamente si inserisce in un filone di narratica fantasy, cosa che ho percepito solo giungendo all’incirca alla quarantesima riga del testo.
Simpatica l’idea del soldato, malamente ferito e in fin di vita, che si ritrova a conversare col suo doppio, intorno alle cose e le promesse fatte nella sua avventurosa esistenza.
Apprendiamo che l’unico modo per rispettare la sua promessa d’amore, è quella
di essere trasformato in vampiro.
Questo ovviamente mette in serio dubbio che quel doppio di sé, con cui ragiona, sia realmente un suo alterego o non piuttosto una diabolica presenza che cerca, in punto di morte, di guadagnarne l’anima.

Bella storia, complimenti.
Un saluto e alla prossima.

Re: [Lab 1] Infrangerne una

8
Ciao @Bardo96, il tuo racconto mi è piaciuto molto. Tieni alta l'attenzione dall'inizio alla fine. La frase d'inizio butta direttamente dentro la storia e stimola la curiosità.

L'unica pecca è la punteggiatura non curata, la mancanza dei punti alla fine di ogni frase e le maiuscole mancanti dopo i punti. Probabilmente non l'hai riletto bene, altrimenti non ti sarebbero sfuggite queste piccole cose. Sembra un racconto scritto di getto, senza una revisione.
Ma quella della punteggiatura è proprio l'unica pecca che mi sento di dire, perché per il resto trovo il tuo racconto interessante e appassionante.

I dialoghi sono azzeccatissimi, arguti e fluidi. L'intero botta e risposta tra il protagonista e il suo doppio è congegnato bene. Pure quel perdersi ogni tanto chi sta dicendo cosa fa parte della confusione dei due se stessi.

La battuta finale dà una svolta dark alla storia, che fino a quel punto, nonostante la situazione grave in cui versa il protagonista, sembrava una scanzonata resa dei conti tra il protagonista guascone e la sua propria coscienza.

Trovo il tuo racconto brillante, l'ho riletto più volte e confermo il giudizio.

Re: [Lab 1] Infrangerne una

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Il racconto mi è nell'insieme  piaciuto, malgrado po' di pecche, tutte segnalate mi sembra (punteggiatura, un cambio di pov,  alcune improprietà linguistiche, ecc.).
Il protagonista ha vissuto da bardo, appunto, sollevandosi dalla misera condizione iniziale, ha combattuto e amato. E "ripassa" nel bene e nel male, anche dandosi dell'ingenuo,  le scelte compiute. Ha mantenuto le sue promesse;  quella che hai scelto  come "mancata", magari è un po' debole...
Ho anch'io una perplessità sul finale, non  a causa degli occhi bluastri, che i vampiri "moderni" hanno eccome, oltre ai soliti denti aguzzi. Colui che gli fa da coscienza o alter ego, è lui stesso già o futuro vampiro, una figura immaginaria magari temuta o sperata, altro? 
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com

Re: [Lab 1] Infrangerne una

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Solo complimenti, bravo @Bardo96.
Il racconto mi è piaciuto, l'ho trovato abbastanza originale e divertente, scritto bene. Soprattutto la prima parte mi è piaciuta molto, con la descrizione tragicomica della situazione che da il là alla storia. Forse nella parte centrale potevi tagliare qualcosina delle varie peripezie del personaggio per non rischiare l'effetto"elenco", ma è una leggera impressione.
Il finale è arrivato inaspettato e io onestamente c'ho visto un demone che (forse) sta per proporre al protagonista una sorta di patto per dargli l'occasione di non infrangere quell'ultima promessa. L'ho immaginato da queste battute:
Bardo96 ha scritto: «Ma davvero vuoi andartene, senza mantenere l'unica promessa a cui tieni?»
«No» ci metto davvero poco a rispondere.
Il silenzio è pesante, opprimente, me lo sento addosso come una coperta ruvida
«Stai morendo?»
«Si»
«Vuoi morire?»
«No» 
Magari dimmi se mi sbaglio. A rileggerti.

Re: [Lab 1] Infrangerne una

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Bardo96 ha scritto: Lui si guarda intorno, scrutando la stanza.
Questa frase mi suona un po' ridondante
Bardo96 ha scritto: poggiando il meno sottile sulla mano
mento?
Segnalo anche che mancano un po' di punti fermi qua e là

L'idea mi è piaciuta molto, ti lascio alcuni appunti su cose che non mi hanno convinto. Il dialogo col doppio, per mio gusto personale, avrebbe funzionato meglio se non avessi fuso i due personaggi in uno. Così non sembra un dialogo, ma un monologo, una sequenza di ricordi e rimpianti. Sarebbe stato interessante ad esempio se la narrazione si fosse concentrata sul punto di vista di uno solo dei due e l'altro fosse risultato, appunto, come altro, e quindi avremmo potuto distinguere tra io e lui. Altrimenti è anche poco chiaro lo scambio di battute e di gesti, risulta confuso.
Inoltre l'idea da cui parte il racconto ci viene presentata già nelle prime righe, e da quella prima, ottima idea, la storia non prende alcuno sviluppo. Ci sono tanti ricordi, ma solo questo, manca una spinta alla trama, e questo è un problema tipico di dialoghi incentrati sul passato. I dialoghi che portano avanti la storia sono più complessi ma anche più interessanti secondo me.
Bardo96 ha scritto: Il silenzio è pesante, opprimente, me lo sento addosso come una coperta ruvida
«Stai morendo?»
«Si»
«Vuoi morire?»
«No» mi volto verso il mio doppio.
Sono sicuro che, di solito, non ho quel sorriso innaturale, quei denti aguzzi, e che i miei occhi non brillano bluastri. Almeno spero.
Ho emozioni contrastanti verso questo finale. Mi piace molto che riprenda l'incipit, e mi piace l'accettazione del protagonista. Ma le ultime due frasi mi hanno un po' smorzato la potenza di tutto ciò. Cosa vuol dire? Perché il doppio appare così? E soprattutto, perché hai scritto questo dettaglio, e l'hai ritenuto tanto importante da riservargli l'ultima parola sul racconto? Cosa aggiunge alla trama?
Queste le mie considerazioni su quello che penso essere un'ottima idea e un buon racconto da perfezionare 

Re: [Lab 1] Infrangerne una

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Ringrazio tutti voi per i bei commenti, tutti utilissimi, e mi dispiace tantissimo di essermi lasciato sfuggire quel refuso “meno/mento”
Il racconto voleva essere una “prova generale” per alcuni personaggi ed una piccola ambientazione che mi è venuta in mente, ma purtroppo causa tempo ho dovuto scriverlo di fretta 

@Nightafter @@sefora e @Joyopi, il “doppio” non è esattamente la coscienza interna del protagonista, e nemmeno una sua rappresentazione futura “vampirizzato”; è un “demone”, uso questo termine solo per comodità, che effettivamente sta reclutando il protagonista, facendo leva sui pochi rimpianti che ha 

@Mina , spero di aver chiarito il dubbio sul dialogo/monologo, non sono la stessa persona ma due individui diversi, di cui uno assume le sembianze dell’ altro. L’unico sviluppo voleva essere il finale “ad effetto”, mi dispiace che non ti sia piaciuto, ma tutto il dialogo ed i ricordi volevano portare a quello, il protagonista che invece di morire “soddisfatto”, fa un patto col demone per continuare a vivere 

Re: [Lab 1] Infrangerne una

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Ciao :) 

Allora, allora a livello di punteggiatura lascio la parola a chi è più ferrato di me in materia; io sono il primo che tra punteggiatura e tempi verbali faccio venire i capelli bianchi al mio editore. L'unico appunto è che quando intendi sì affermativo ci va la i con l'accento e che la d in "ed" ci va solo se la parola successiva inizia per la stessa  vocale "ed era, ad avanzare..." ;) 

Il dialogo è intrigante fin dalle prime battute, a tratti però lo trovo un po' confusionario e riformulerei un po' meglio per distinguere ancora di più quando parla il protagonista o "l'altro".  Mi piace il finale aperto, anche se a questo punto voglio una conclusione degna. Se non vuoi trasformarlo in un incipit (o un capitolo chiave che da la svolta al romanzo) forse sarebbe più d'impatto se morisse davvero scoprendo di aver detto tutto a un demone che se ne va via ringraziandolo di avergli lasciato il posto e che si prenderà lui cura della sua vita.  (y)

Attraverso il dialogo riesci a dare una ottima caratterizzazione al personaggio senza che appaia forzata, e la concentrazione rimane viva fino al termine della storia.
Nota negativa? Non è un racconto, la conclusione non è davvero un finale e il dialogo appare solo un intermezzo tra due parti ben più complesse. Secondo me sarebbe perfetto se si trovasse a metà di un racconto lungo, ma da solo per quanto sia bello perde di interesse. Dopo averlo letto non ho nessuna risposta, so solo che si trova lì per ordine della sua regina e che è morto male insieme a tanti altri malcapitati, che di mestiere uccide la gente e che ha un'amore che l'aspetta a casa... però alla conclusione non ho un vero finale. (fosse morto almeno sarebbe rimasta l'amarezza di una vita distrutta e che a quell'età aveva appena iniziato a scoprire il mondo e a creare la sua storia) 

In conclusione direi che come dialogo è ottimo, come racconto un po' meno ;) però hai una buona penna e tra i milioni di fantasy che ogni giorno si leggono, si vede che hai qualcosa di diverso da dire e che potrebbe attirare l'attenzione. Quindi non vedo l'ora di leggere altro da te ;) 
La neve che copriva il sottobosco vorticava mossa dal vento.
Incrociai lo sguardo del cerbiatto che annusava l’aria. Imbracciai il fucile e respirai. Caricai il proiettile nella canna senza fare rumore. Feci un paio di passi cercando di restare silenzioso.
Puntai al cuore. La mano sul grilletto pronta a fare fuoco.
Ma i nostri sguardi si incrociarono. Gli occhi non erano dilatati dalla paura, ma curiosi. Si avvicinò. Nel momento in cui il naso toccò il fucile non fui più in grado di sparare.

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Re: [Lab 1] Infrangerne una

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@Bardo96  mi sono soffermata a leggere senza nemmeno averne il tempo. Mi sono detta: leggo solo l'incipit. Invece, sono arrivata alla fine e sto pure commentando. Ma come si fa a commentare un testo così? Si possono fare solo complimenti! 
Il dialogo è di una coerenza ineccepibile, la vita a ritroso del personaggio svela ogni cosa, il lettore non può che rimane soddisfatto.
Ciao e alla prossima.
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