[Lab1] Una seconda possibilità

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Giochi di luce ricamavano le foglie arrugginite. Un equilibrio precario, in balia di un alito di vento. Ci piaceva osservarle dalla finestra socchiusa e scommettere su quale sarebbe stata la prima a cadere.
Che cosa strana sono i ricordi.
«Un giorno dovremo separarci» ti dissi.
«Sì, è nelle cose» mi rispondesti laconico.
«Potrebbe anche capitare di incontrarci di nuovo in un’altra vita, che ne sai?»
Ti avvicinasti, mi cercasti la mano, mi vergognavo per le macchie dell’età e la ritrassi. 
Allora puntasti dritto lo sguardo su di me. «Io ti vorrei ancora» mi rispondesti.
Fissai il ramo scosso dal vento. «Io non lo so.»
Ridemmo; ci capitava spesso di prenderci in giro. Fare l’amore, dopo.
Fui la prima a cadere. Non ricordo quando.

«Cosa bevi?»
«Un daiquiri. Senza zucchero, con doppia dose di rum.»
«Mhmm… il cocktail preferito da Hemingway. Ambiziosa, come sempre.»
La tua ironia mi punge. Ancora. La lascio grondare sulle cicatrici.
«Per me un cocktail Martini.»
Lo stesso, sempre; non sei cambiato. Posso sostenere il silenzio, oggi.
«Non mi chiedi niente? Non sei sorpresa di vedermi?»
«Come stai?» Non trovo una domanda migliore.
L’oliva galleggia nel bicchiere. Cerchi i miei occhi. 
Devo bere. 
«Ho avuto tempo per pensare. Mi sono stupito di riuscirci ancora. Credevo che dopo il trapasso tutto finisse, che non si avessero più ricordi o desideri.»
«Anch’io. Ma avrei preferito di essere inghiottita dal buio.»
«Io invece ho sempre avuto paura di perdere i ricordi, in fondo sono l’unica cosa che ci resta, dopo.»
«Non mi dirai che hai continuato a pensare a me.»
«E invece l’ho fatto. E non sai quanto mi sei mancata.»
«Io, di te, ho conservato solo un’emozione.»
Arrossisci. La fossetta delle tue guance è più evidente quando sorridi. Che strano. Non so sia reale o solo un ricordo. 
«Non ho detto che sia una bella emozione» ti dico.
Ti rabbui all’istante.
«La tua indifferenza. Questo è ciò che mi è rimasto di te.»

Ora cerchi con insistenza le mie mani. «Non dire così, lo sai cosa sei stata per me.»

«Hai idea di cosa si provi a sentirsi trasparenti? Sembra strano, detto ora, eppure oggi mi sento più viva di quando ero in vita.»
«Lasciami spiegare. Il corpo è un accessorio che ha le proprie esigenze. Ero giovane e tu lo hai sempre saputo che prima o poi sarebbe successo.  Ma ti ho sempre amata. È ciò che conta.»

«L’indifferenza è una ladra silenziosa. Ruba qualsiasi altra emozione. Non riesci a pensare ad altro, ti domandi di continuo dove hai sbagliato, è un tormento che non dà pace.»

Mi guardi in silenzio. Ora sei tu a non avere più le parole.

«Una volta scrivevo per te. Solo per te. Era bello.»

«Sì, Scintilla. Posso ancora chiamarti così, vero?»

«Già… mi chiamavi così» rispondo con un filo di voce «mi fa piacere, Pink.»

«Adoravo le tue poesie, il tuo modo di esprimere quello che non avevi il coraggio di dire. Nessuno ne aveva mai scritte per me. La tua vera anima che sentivo pulsare. Parlavi di sabbia, di scalini che si frantumano, di acqua. Una base incerta e friabile, morbida e coprente. Un fondo su cui ti appoggiavi. Come facevi con me.»

«Sai, Pink non so cosa siamo stati l’uno per l’altra. Forse la possibilità di trovare qualcuno che potesse provare i nostri stessi sentimenti, affine ai nostri ragionamenti al nostro modo di pensare la vita.»

«Scintilla, una volta ti dissi che ognuno di noi era la porta della speranza per l’altro, la porta per far parte del mondo che desideravamo. Sapevo cosa immaginavi, cosa desideravi» trovi la mia mano «era quello che volevo anch’io.»

Sospiro e mi lordo le labbra. Mi fa troppo male ricordare, non vorrei.

«Con te non dovevo essere brava o bella o buona. Potevo essere ciò che sentivo di essere. Nessuna corazza, nessun retropensiero. Libera. Forse anche felice. Almeno finché è durata.»

«Una volta ero in cima al pianoro della Rosetta, poco sotto quota tremila metri. Non tirava vento, la temperatura era mite. In quello scenario millenario mi sentivo a mio agio, estraneo, ma a mio agio. La giornata era tersa e luminosa e c’era un silenzio rotto solo di tanto in tanto dal gracchiare delle cornacchie. Mi sentivo calmo, i pensieri scivolavano pigri tra la bellezza limpida attorno a me. Ti stavo pensando da un po’, avrei voluto parlarti come si parla alla nostra coscienza, senza voler prevalere o far capire. Eri entrata piano piano nei miei pensieri assieme a tante altre cose che oscillavano confuse. Mi chiedevo quando e dove mi avevi pensato l’ultima volta.»

Ritraggo la mano. Dio, quanto fanno male i ricordi.

«Scintilla, ti sei mai chiesta perché per alcune anime è necessario avere la consapevolezza di essere nei pensieri di un’altra persona?  Sapere che in un certo istante di un certo giorno tu sei intensamente nei pensieri di una persona che stimi, dà un piacere estremo, una sensazione di potere. O forse è proprio quello l’amore?»

«Parli di incontro di anime, sembra un’ironia del destino, detto ora. Se così fosse stato, saresti riuscito ad aprirti con me se fossi stata un uomo? Ti saresti esposto di meno o di più? Oppure la tua natura egocentrica, il desiderio di piacere ad ogni costo ti avrebbe inibito di fronte a una persona del tuo stesso sesso?»

«Scintilla, io lo so di essere sempre stato sensibile al fascino delle donne. Ma con te era diverso. Noi eravamo altro.»

«No, Pink, non credo. Sono stata debole. Sapevo che avrei sofferto, ma non sono riuscita a restare razionale.»

«Scintilla, non dirlo. Mi è capitato di rado di sentire che ti stavi lasciando andare, che ti saresti aperta del tutto con me. Ma poi ti sei di nuovo chiusa, non mi hai lasciato entrare. Dove ci siamo persi?»

«Non lo so. Forse era troppo grande quello che avevamo. Ho sempre pensato che se ti avessi dato tutto se mi fossi messa completamente a nudo, avresti perso ogni interesse per me.»

«Sciocca, mi sono  solo difeso. Avevo paura anch’io di soffrire. Ma tu sei sempre rimasta con me. Dentro me. Anche adesso. Anche oltre la morte.»

Il bagliore di una luce sintetica rimbalza sulla buccia verde della fettina di lime nel bicchiere. 
Che cosa strana sono i ricordi. Ora ti vedo come sei. Sono stata la prima a cadere, poi sei arrivato tu. 
In questo locale ai limiti dell’assurdo, dove non ci sono porte d’ingresso, ci sono due porte per uscire. Una è rossa: ancora noi. Una è verde: nuove possibilità.

«Io ti vorrei ancora, Scintilla.»

Respiro a fondo prima di risponderti: «Io non lo so.»


Re: [Lab1] Una seconda possibilità

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Rompo il ghiaccio con il primo commento.

@@monica alla prima lettura il tuo racconto mi é parso criptico, sará stato perché faceva un caldo boia. Alla seconda lettura ho trovato questo dialogo fra anime  molto delicato. Si intuisce la loro storia, si percepiscono l'amore, il tradimento, le giustificazioni, i desideri e le delusioni. Mi piace l'idea che l'aldilá sia un bar, dove in attesa di prendere una decisione si possa sorsseggiare un drink. Io prenderei un Gin Fizz prima di scegliere la porta.
I dialoghi mi sono piaciuti, anche se a volte sono dovuta tornare indietro per capire chi stesse parlando. I due personaggi sono ben delineati.
L'incipit, che introduce la morte di lei, mi é molto piaciuto, cosí come anche le sue mani macchiate che mi hanno permesso di darle un'etá.
Nel complesso, per quanto non sia stato scorrevolissimo, l'ho trovato un bellissimo racconto all'insegna della melanconia e della nostalgia.
Brava come sempre!

PS Sono stressatissima per i miei accenti :s

Re: [Lab1] Una seconda possibilità

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Ciao @Monica.

Il racconto mi è piaciuto. Due vecchi amanti si ritrovano in un bar, il locale è come un'anticamera dell'aldilà.

Qui si possono rivalutare ricordi e sensazioni, cose che forse sono proibite in vita. Parlarsi senza omissioni, con l'anima scoperta, ci resta difficile.

Ho colto un senso di rimpianto nelle voci di entrambi i personaggi.

Anche se in certi punti mi sono persa, anche rileggendolo.
@Monica ha scritto: «Io, di te, ho conservato solo un’emozione.»
Arrossisci. La fossetta delle tue guance è più evidente quando sorridi. Che strano. Non so sia reale o solo un ricordo. 
«Non ho detto che sia una bella emozione» ti dico.
Ti rabbui all’istante.
«La tua indifferenza. Questo è ciò che mi è rimasto di te.»

Ora cerchi con insistenza le mie mani. «Non dire così, lo sai cosa sei stata per me.»
Lei. Io, di te, ho conservato solo un'emozione

Lui o lei? Arrossisci. La fossetta delle tue guance è più evidente quando sorridi. Che strano. Non so sia reale o solo un ricordo. 

ancora Lei «Non ho detto che sia una bella emozione» ti dico.

Ti rabbui all’istante.

Sempre Lei«La tua indifferenza. Questo è ciò che mi è rimasto di te.»

Ora cerchi con insistenza le mie mani.

Lui «Non dire così, lo sai cosa sei stata per me.»

questa parte per esempio, non mi è chiara. Se è sempre lei a parlare non bisognerebbe andare a capo. Poi bisogna tenere conto che i gesti dei personaggi servono introdurre la battuta di chi fa l'azione.
@Monica ha scritto: gio mag 12, 2022 12:14 pm«L’indifferenza è una ladra silenziosa. Ruba qualsiasi altra emozione. Non riesci a pensare ad altro, ti domandi di continuo dove hai sbagliato, è un tormento che non dà pace.»

Mi guardi in silenzio. Ora sei tu a non avere più le parole.

«Una volta scrivevo per te. Solo per te. Era bello.»

«Sì, Scintilla. Posso ancora chiamarti così, vero?»

«Già… mi chiamavi così» rispondo con un filo di voce «mi fa piacere, Pink.»
Lei dice «L’indifferenza è una ladra silenziosa. Ruba qualsiasi altra emozione. Non riesci a pensare ad altro, ti domandi di continuo dove hai sbagliato, è un tormento che non dà pace.» Mi guardi in silenzio. Ora sei tu a non avere più le parole.( Quindi lei  continua e lui sta zitto) «Una volta scrivevo per te. Solo per te. Era bello.»
«Sì, Scintilla. Posso ancora chiamarti così, vero?»


Quindi è lei che scrive poesie? qui mi sono davvero persa. 
@Monica ha scritto: gio mag 12, 2022 12:14 pm«Una volta ero in cima al pianoro della Rosetta, poco sotto quota tremila metri. Non tirava vento, la temperatura era mite. In quello scenario millenario mi sentivo a mio agio, estraneo, ma a mio agio. La giornata era tersa e luminosa e c’era un silenzio rotto solo di tanto in tanto dal gracchiare delle cornacchie. Mi sentivo calmo, i pensieri scivolavano pigri tra la bellezza limpida attorno a me. Ti stavo pensando da un po’, avrei voluto parlarti come si parla alla nostra coscienza, senza voler prevalere o far capire. Eri entrata piano piano nei miei pensieri assieme a tante altre cose che oscillavano confuse. Mi chiedevo quando e dove mi avevi pensato l’ultima volta.»

Ritraggo la mano. Dio, quanto fanno male i ricordi.

«Scintilla, ti sei mai chiesta perché per alcune anime è necessario avere la consapevolezza di essere nei pensieri di un’altra persona?  Sapere che in un certo istante di un certo giorno tu sei intensamente nei pensieri di una persona che stimi, dà un piacere estremo, una sensazione di potere. O forse è proprio quello l’amore?»
Anche qui, Descrivi un'azione di lei ma poi è di nuovo lui a parlare. Per non creare confusione avrei messo l'azione senza andare a capo quando lui continua a parlare.
Insomma, credo che la formattazione sia stata complice del mia interpretazione sbagliata del testo.
L'idea mi è piaciuta molto, belle le descrizioni, i personaggi soffrono un po', manca qualche dettaglio concreto che li definisca meglio, l'ambientazione onirica si svela alla fine, come deve essere, visto il luogo dove sono i due.
Alla prossima.

 

Re: [Lab1] Una seconda possibilità

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Ciao @Monica

Il tuo racconto, scritto con una delicatezza luminosa, tocca un argomento che da sempre mette l’uomo, credente o agnostico davanti all’interrogativo di cosa ci sia dopo la morte.
Nessuno essere vivente è in grado di rispondere a tale atavico quesito, al più se si è credenti i meno, si avanzano delle congetture inverificabili.
Il tuo racconto offre una risposta poetica e in parte consolatoria e ottimistica.

Dico “in parte”, poiché nella visione che ipotizzi, vi è il vantaggio di conservare la nostra identità e i nostri ricordi della vita precedente, cosa bella poiché la morte sarebbe solo una tappa fisica della nostra esistenza eterna, mutandone solo la modalità.
Ma, allo stesso tempo in qualche modo angosciante, perché invece della auspicata pace eterna, che con un colpo di spugna cancellerebbe fatti piacevoli e spiacevoli della nostra memoria.
Non saprei dire se portarmi dietro ubbie e dolori di una vita passata, sia il miglior viacolo a proseguire la mia identità/coscienza nell’oltretomba.
Nel tuo racconto, in maniera assai dolce due amanti si ritrovano, con le stesse incertezze a tentare di proseguire la loro storia d’amore dopo la vita, conservano ogni ricordo piacevole o doloroso del comune passato e questo mantiene la forma di una rosa con il suo profumo, ma anche le immancabili spine del gambo.

Il racconto si chiude con un dubbio su quale sia la volontà di lei a continuare, questa mi sembra la soluzione più realistica che potevi percorrere.
Personalmente ho la convinzione che la nostra “essenza” continui a esistere dopo la morte e anche che i grandi amori indissolubili, tendano a cercarsi e unirsi attraverso le incarnazioni, mutando forme e sfumature di carattere che danno a ogni vita una propria diversa impronta.
Cerchiamo chi amiamo in ognuna delle nuove forme e sembianze d’esistenza,
questo fa nascere quell’attrazione che scatta (a pelle) tra due esseri umani sconosciuti fino a un’istante prima.

Complimenti e a presto rileggerti. Ciao.

Re: [Lab1] Una seconda possibilità

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Sei riuscita, come sempre, nella tua magia: tenere lo sguardo poetico al riparo dall'artificio dell'autocompiacimento.
Dolcissimo lasciarsi cullare da emozioni evidenti eppure trattenute da genuino pudore.
Questo il tuo punto di forza. 
Tuttavia avrei osato di più, parere opinabile manco a dirlo. 
Mi sarei fidata della potenza evocativa del dialogo che, a mio parere, non ha sempre bisogno del verbo di attribuzione.
@Monica ha scritto: Che cosa strana sono i ricordi.
«Un giorno dovremo separarci» ti dissi.
«Sì, è nelle cose» mi rispondesti laconico.
«Potrebbe anche capitare di incontrarci di nuovo in un’altra vita, che ne sai?»
Così come, annunciato che sono ricordi, ne sosterrei la vivezza usando sempre il tempo presente, mescolandolo a quello sospeso del loro trovarsi davanti a un drink 
Ti avvicinasti, mi cercasti la mano, mi vergognavo per le macchie dell’età e la ritrassi. 
Allora puntasti dritto lo sguardo su di me. «Io ti vorrei ancora» mi rispondesti.
Fissai il ramo scosso dal vento. «Io non lo so.»

Ti avvicini, mi cerchi la mano, mi vergogno per le macchie dell'età e la ritraggo.
Punti dritto lo sguardo su di me - Io ti vorrei ancora.
Fisso il ramo scosso dal vento -  Io non lo so.
@Monica ha scritto: «Scintilla, io lo so di essere sempre stato sensibile al fascino delle donne. Ma con te era diverso. Noi eravamo altro.»

«No, Pink, non credo. Sono stata debole. Sapevo che avrei sofferto, ma non sono riuscita a restare razionale.»
Qui mi sarebbe piaciuta una punta di veleno. Poetica, ma acuminata. Ma con te era diverso la serve sul canonico vassoio argenté.


@Monica ha scritto: Che cosa strana sono i ricordi. Ora ti vedo come sei.



Idem.
@Monica ha scritto: Sono stata la prima a cadere, poi sei arrivato tu. 
Questa frase merita un rigo tutto suo.

La chiusa è bellissima.
Brava @Monica
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Re: [Lab1] Una seconda possibilità

7
@
@    @Monica leggere il tuo racconto mi ha permesso quel preziosissimo lusso di rallentare, ho apprezzato davvero  moltissimo lo stile così malinconico e pacato che mi ha dato proprio la sensazione di sedare la frenesia dei pensieri riportandoli in quel magico cantuccio che è parte dell'intimità di coppia, inoltre la confidenza di un incontro così profondo e il tuo particolare tono nella scelta delle parole me ne ha fatto quasi percepire la voce.
A mio parere, tuttavia, alcune frasi risentono un po' del tempo passato perdendo quindi la spontaneità che non dovrebbe venire meno all'interno di un discorso. 
In qualche fase del brano ho dovuto dedicare qualche attimo in più per capire meglio chi stesse parlando e certe volte io avrei omesso la ripetizione del nome perché scambio di battute veloci:
@Monica ha scritto: Scintilla, io lo so di essere sempre stato sensibile al fascino delle donne. Ma con te era diverso. Noi eravamo altro.»

«No, Pink, non credo. Sono stata debole. Sapevo che avrei sofferto, ma non sono riuscita a restare razionale.»

«Scintilla, non dirlo. Mi è capitato di rado di sentire che ti stavi lasciando andare, che ti saresti aperta del tutto con me. Ma poi ti sei di nuovo chiusa, non mi hai lasciato entrare. Dove ci siamo persi?»
Ad ogni modo complimenti per lo stile così delicatamente raffinato e speriamo di rileggerci presto  :)

Re: [Lab1] Una seconda possibilità

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Ciao @Monica

Mi piace questa idea di anticamera dell’aldilà, indipendentemente che ci si creda o no. Gli uomini sono abbastanza complicati perché la loro strana, interessante e discutibile vita finisca nel nulla, sarebbe troppo comodo. Mi da l’idea, il tuo racconto, che almeno subito dopo il tanto temuto “passaggio” alcuni, come la coppia in questione, si ritroveranno in un ambiente familiare come un bar, al quale sono abituati, per poter continuare le loro discussioni, confrontarsi, fare un sunto della loro vita in comune, consapevoli che non sono più fra i mortali. Un bel modo insomma per tirare le somme. Una possibilità molto “democratica” verrebbe da dire, considerando chi è l’autore del tutto, che non ha bisogno certo di consigli su come procedere.
Dovrebbe subentrare una certa delusione perché almeno nell’altro mondo uno spera che tutte le discussioni con chi si ha avuto a che fare in vita cessino finalmente: urgerebbe pensare ad altre cose, tipo eternità e simili.
La cosa che mi fa pensare in questa tua visione ultraterrena è il “proseguimento” delle ragioni, delle motivazioni, delle giustificazioni con le quali siamo vissuti. Ci si figura che bisognerà certamente renderne conto (almeno quelli che credono la penseranno così, in varie sfumature), parlarne ancora, ricapitolare, ma non esattamente con coloro che hanno vissuto con noi materialmente o anche con loro, ma davanti a qualcuno che fa domande. Ma poi la cosa diventa teologicamente complicata come una teoria o formula matematica indimostrabile.
Penso, amo credere che ognuno troverà quello che si aspetta.
Molto raffinato il linguaggio, in alcuni punti oserei dire anche “sensuale”, raffinatamente sensuale per quello che posso arrivare a vedere io con le mie modeste capacità di giudizio. Ho trovato molto delicate anche le descrizioni ambientali. Quei giochi di luce che ricamano le foglie arrugginite… Io inizio a vivere perdendomi in queste dolci malinconie.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab1] Una seconda possibilità

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Ciao @@Monica, il tuo racconto mi è piaciuto molto.
E' un racconto che si legge lentamente, perché è un concentrato di ragionamenti difficili da districare. E' un pregio! Mi piacciono le scritture asciutte, che non indugiano nell'autocompiacimento. E' un racconto che di deve leggere allo stesso ritmo, lento, in cui fluiscono i pensieri e le parole dei due personaggi.
Hai reso benissimo la malinconia senza nominarla. Anche se non elenchi i fatti vissuti dai due personaggi, al termine del racconto si capisce benissimo "l'aria che tira" tra i due. Molto d'effetto il finale sospeso, in linea con l'aria malinconica dell'intero racconto.
@Monica ha scritto: Giochi di luce ricamavano le foglie arrugginite. Un equilibrio precario, in balia di un alito di vento. Ci piaceva osservarle dalla finestra socchiusa e scommettere su quale sarebbe stata la prima a cadere.
L'unica cosa che mi ha fatto storcere il naso, ma è un giudizio molto personale e dipende dai miei gusti, è la prima frase dell'incipit. Sarà perché non amo gli incipit poetici (se ne leggono davvero troppi, sono un cliché) e non mi intendo di poesia. Ma tu non indugi troppo sulla descrizione e poco dopo si capisce che non è piazzata lì per caso, giusto perché suonava bene, ma è funzionale al racconto. Poco oltre infatti fai la similitudine con la caduta/morte, per prima, del personaggio femminile. Quindi complimenti.

E' un racconto da leggere più volte per capirne tutte le sfumature e lo dico come complimento. Sarà perché mi piacciono le narrazioni criptiche!

Il racconto è ben strutturato: cappello iniziale, nucleo con la conversazione, finale in cui sveli che tipo di bar effettivamente sia, battuta finale che chiude.
Molto logico e coerente.

Non avevo ancora letto qualcosa di tuo, non vedo l'ora di leggere altro.

Re: [Lab1] Una seconda possibilità

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L'aldilà fa parte del nostro immaginario, ma non ero preparata a trovarmici, a inizio lettura, così ho faticato a collocare al posto giusto la coppia con l'aperitivo. Ero anche distratta dall'incipit poetico, genere di cui poco m'intendo.
Capita la trama, ho invece apprezzato la struttura coerente del racconto e l'elegante malinconia con la quale i due vecchi amanti rievocano e rivivono sentimenti e sensazioni. Piacevoli e delicati anche i riferimenti all'ambiente. Un buon lavoro!
Il linguaggio rimane lirico (era lei a scrivere versi?) ma non suona artefatto; benché i due nomi siano anche troppo ripetuti, talvolta sono rimasta in dubbio su chi parlava e  non identifico la "promessa": forse di rivedersi? 
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com

Re: [Lab1] Una seconda possibilità

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@Monica ha scritto: «Un giorno dovremo separarci» ti dissi.
«Sì, è nelle cose» mi rispondesti laconico.
Meglio forse: Sì, è nell'ordine delle cose.
@Monica ha scritto: gio mag 12, 2022 12:14 pmSospiro e mi lordo le labbra. Mi fa troppo male ricordare, non vorrei.
mordo?
@Monica ha scritto: gio mag 12, 2022 12:14 pm«Parli di incontro di anime, sembra un’ironia del destino, detto ora. Se così fosse stato, saresti riuscito ad aprirti con me se fossi stata un uomo? Ti saresti esposto di meno o di più? Oppure la tua natura egocentrica, il desiderio di piacere ad ogni costo ti avrebbe inibito di fronte a una persona del tuo stesso sesso?»
Questo paragrafo mi ha confusa.
Avevo capito, sin qui, di due amanti in gioventù. Lei muore prima, già anziana, e quindi anche lui è vecchio quando la raggiunge.
Si trovano nell'aldilà a contemplare la possibilità di ricominciare la loro relazione, in un strano mondo sospeso.
Ebbene, in questo contesto di storia originale di una coppia normale (si può dire?) perché fare questa uscita sull'ipotesi di amarsi lo stesso se si fosse stati dello stesso sesso? Cosa ci azzecca questo diversivo in questa storia, cara @@Monica ?   :)

:grat:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab1] Una seconda possibilità

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@Monica ha scritto: Giochi di luce ricamavano le foglie arrugginite. Un equilibrio precario, in balia di un alito di vento. Ci piaceva osservarle dalla finestra socchiusa e scommettere su quale sarebbe stata la prima a cadere.
Che cosa strana sono i ricordi.
«Un giorno dovremo separarci» ti dissi.
«Sì, è nelle cose» mi rispondesti laconico.
«Potrebbe anche capitare di incontrarci di nuovo in un’altra vita, che ne sai?»
Ti avvicinasti, mi cercasti la mano, mi vergognavo per le macchie dell’età e la ritrassi. 
Allora puntasti dritto lo sguardo su di me. «Io ti vorrei ancora» mi rispondesti.
Fissai il ramo scosso dal vento. «Io non lo so.»
Ridemmo; ci capitava spesso di prenderci in giro. Fare l’amore, dopo.
Fui la prima a cadere. Non ricordo quando.
Ciao @Monica, questo inizio è davvero bello! Descrivi con delicatezza e sapienza le sensazioni legate ai due amanti. Se posso permettermi, ma è un gusto personale, eliminerei le parti evidenziate che mi sembrano non rilevanti.
@Monica ha scritto: La tua ironia mi punge. Ancora. La lascio grondare sulle cicatrici.
In due parole si immagina un mondo. Brava!
@Monica ha scritto: «Cosa bevi?»
«Un daiquiri. Senza zucchero, con doppia dose di rum.»
«Mhmm… il cocktail preferito da Hemingway. Ambiziosa, come sempre.»
La tua ironia mi punge. Ancora. La lascio grondare sulle cicatrici.
«Per me un cocktail Martini.»
Lo stesso, sempre; non sei cambiato. Posso sostenere il silenzio, oggi.
«Non mi chiedi niente? Non sei sorpresa di vedermi?»
«Come stai?» Non trovo una domanda migliore.
L’oliva galleggia nel bicchiere. Cerchi i miei occhi. 
Devo bere. 
«Ho avuto tempo per pensare. Mi sono stupito di riuscirci ancora. Credevo che dopo il trapasso tutto finisse, che non si avessero più ricordi o desideri.»
Ho apprezzato molto tutto il passaggio. Forse, sempre personale, avrei tenuto ancora un po' in sospeso la loro nuova condizione. Molto intrigante  per essere svelata presto.
@Monica ha scritto: «Io invece ho sempre avuto paura di perdere i ricordi, in fondo sono l’unica cosa che ci resta, dopo.»
Questa frase, non saprei spiegare, ma non mi convince troppo.
@Monica ha scritto: «La tua indifferenza. Questo è ciò che mi è rimasto di te.»

Ora cerchi con insistenza le mie mani. «Non dire così, lo sai cosa sei stata per me.»

«Hai idea di cosa si provi a sentirsi trasparenti? Sembra strano, detto ora, eppure oggi mi sento più viva di quando ero in vita.»
«Lasciami spiegare. Il corpo è un accessorio che ha le proprie esigenze. Ero giovane e tu lo hai sempre saputo che prima o poi sarebbe successo.  Ma ti ho sempre amata. È ciò che conta.»

«L’indifferenza è una ladra silenziosa. Ruba qualsiasi altra emozione. Non riesci a pensare ad altro, ti domandi di continuo dove hai sbagliato, è un tormento che non dà pace.»
Bello! grande capacità descrittiva!

Mi fermo con le citazioni perchè sarebbe da evidenziare tutto. Particolari i nomi, hanno per caso un significato?
I dialoghi, interiori, si addicono alla situazione. Un'elaborazione lucida, una riflessione  stimolata dall'irrealtà.
Ho molto apprezzato la vena malinconica. In fondo lo siamo un po' tutti. Fa parte dei pregi dell'uomo.
Ho trovato molto bella l'impronta che hai dato soprattutto alla figura femminile.
Complimenti
A presto

Re: [Lab1] Una seconda possibilità

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@Monica ha scritto: Giochi di luce ricamavano le foglie arrugginite. Un equilibrio precario, in balia di un alito di vento. Ci piaceva osservarle dalla finestra socchiusa e scommettere su quale sarebbe stata la prima a cadere.
Che cosa strana sono i ricordi.
«Un giorno dovremo separarci» ti dissi.
«Sì, è nelle cose» mi rispondesti laconico.
«Potrebbe anche capitare di incontrarci di nuovo in un’altra vita, che ne sai?»
Ti avvicinasti, mi cercasti la mano, mi vergognavo per le macchie dell’età e la ritrassi. 
Allora puntasti dritto lo sguardo su di me. «Io ti vorrei ancora» mi rispondesti.
Fissai il ramo scosso dal vento. «Io non lo so.»
Ridemmo; ci capitava spesso di prenderci in giro. Fare l’amore, dopo.
Fui la prima a cadere. Non ricordo quando.
Incipit stupendo! Davvero.
@Monica ha scritto: La tua ironia mi punge. Ancora. La lascio grondare sulle cicatrici
Molto bella anche questa frase.
@Monica ha scritto: L’oliva galleggia nel bicchiere. Cerchi i miei occhi. 
Devo bere.
In questa c'è tutta la potenza e l'amarezza dell' emozione che la protagonista prova. L'hai resa perfettamente.
@Monica ha scritto: mi lordo le labbra
refuso. Anche piuttosto divertente. :)
@Monica ha scritto: Che cosa strana sono i ricordi. Ora ti vedo come sei. Sono stata la prima a cadere, poi sei arrivato tu. 
In questo locale ai limiti dell’assurdo, dove non ci sono porte d’ingresso, ci sono due porte per uscire. Una è rossa: ancora noi. Una è verde: nuove possibilità.
Ma che bello anche questo periodo.

Ciao Monica. Difficile commentare questo pezzo. Mi limito a qualche piccola impressione.
Innanzitutto la situazione che hai descritto mi intriga: la coppia che si incontra dopo la morte, con l'una che ha aspettato l'altro. Non me lo aspettavo, vista la scena da bar che hai descritto. Originale. Brava.
La scrittura è di ottimo livello. Ti ho evidenziato qualche frase che mi ha colpito, ma ce ne sono tante che meritano. L'incipit è veramente veramente bello. Lo stile sfiora la perfezione e le descrizioni contribuiscono a creare un aria di malinconia che si lega perfettamente alla situazione. Bravissima.
Forse, a voler trovare qualcosa che migliorerei (ma è un gusto personale), nella parte centrale avrei tagliato giusto qualche battuta per non rischiare di suonare ridondante con la ripetizione degli stessi concetti. Ma è una sciocchezza.
Riguardo al tema della promessa, io l'ho trovato come un sottinteso amarissimo, la promessa di amore eterno in cui lei ha creduto ma forse adesso non ci crede più, come il finale lascia intendere. Complimenti, davvero un bel racconto, scritto benissimo.
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