Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

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Ciao. @Poldo Durante una lezione sull’argomento dialoghi ho preso questi appunti che vorrei condividere.
Un buon dialogo dovrebbe assolvere almeno 3 funzioni:

1) funzione connotativa: presentare i personaggi (finchè non parla un personaggio non sai come la pensa veramente). Nel dialogo i personaggi si rivelano.
Un modo di parlare rivelerà pregiudizi. Se un personaggio fa parte di una classe sociale, se è razzista, se è ironico, se è depresso…
frasi connotative (forse potrei trovare le sue ossa - fa capire la sua tempra)
2) funzione informativa è la funzione più delicata. Basta una battuta di un personaggio per esporre una informazione centrale. (io sono tuo padre - Dart wader Luke sky walker) . Non deve essere spiegone. (poca informazione)
3) funzione narrativa - il dialogo deve portare avanti la storia. La drammaturgia.
deve muovere la storia.
L’equilibrio di queste funzioni principali è compito dello scrittore.

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

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La questione dei dialoghi mi fa venire l'orticaria ogni volta. Mi sembra di aver capito tutto, non posso sbagliare ma, come una bolla di sapone, mi esplode in mano e sparisce la mia certezza 
Ho rivisto con piacere il video di Carmen Laterza e riletto il racconto Colline come elefanti bianchi. Ottimi consigli e bei dialoghi da entrambe le fonti ma, sono io che non capisco oppure le spiegazioni di Carmen non collimano, in alcuni punti, con la scrittura dell'autore che ho appena letto? sarà solo una mia impressione?

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

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@Monica ha scritto: Un buon dialogo dovrebbe assolvere almeno 3 funzioni:
Grazie per aver condiviso i tuoi appunti, Monica.

Almeno tre e non solo tre. In un dialogo puoi trovare anche il modo di descrivere caratteri fisici del personaggio:

Che domanda scema. Riavviai i capelli e li avvolsi con un elastico.
— non starei qui a morire di caldo se non provassi nulla per te.

Le funzioni dei buoni dialoghi sono abbastanza difficili da mettere in pratica, però, almeno per me.

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

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Ciao, a mio avviso nei dialoghi I personaggi devono parlare come farebbero idealmente. Cioè non devono parlare come nella realtà, ma come in una versione ideale della realtà. Devono anche essere verosimili e devono rivelare una personalità a tutto tondo. Spesso leggo dialoghi che suonano male perché lo scrittore non scrive bene I personaggi. Inoltre I dialoghi dovrebbero somigliare a una buona partitura musicale. A mio avviso, ascoltare la grande musica, come Bach e Mozart, aiuta. Beh, di certo non fa male.
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Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

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Personalmente, da lettore, trovarmi di fronte un buon dialogo è una cosa che apprezzo molto, ma un dialogo fatto male diventa uno strazio. Insomma, è come se non ci fossero mezze misure.
Uno del difetti più frequenti che ho notato è quello che chiamerei "il dialogo acustico", ovvero quel dialogo fatto solo di parole, senza dare risalto alla parte visiva. I gesti, le espressioni e tutto ciò che è comunicazione non verbale hanno a mio avviso un ruolo altrettanto fondamentale delle parole, e anzi colorano le parole di significati diversi.
Altro problema che ho riscontrato spesso è quello dell'individuazione del parlante. Le formule classiche: << ... >> disse Tizio ... Caio rispose:<< ...>> per un po' vanno bene, ma se il dialogo si prolunga rischiano di diventare ridondanti e ripetitive. Alcuni omettono del tutto tale specificazione fidandosi dell'alternanza botta e risposta; anche qui può funzionare per brevi scambi, ma se il dialogo continua, al decimo passaggio mi sono già perso.
Prima di porci il problema da scrittori, quali sono i dialoghi convincenti che abbiamo letto?

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

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Poldo ha scritto: Uno del difetti più frequenti che ho notato è quello che chiamerei "il dialogo acustico", ovvero quel dialogo fatto solo di parole, senza dare risalto alla parte visiva.
A mio avviso è interessante quando durante un dialogo è mostrato un cambio di stato d'animo dei protagonisti, o un loro cambiamento interiore dovuta all'acquisizione di nuove informazioni avvenuta durante il dialogo. Uno scrittore bravo, a mio avviso, potrebbe anche sottolineare ciò tramite un cambiamento d'atmosfera dell'ambientazione, impastando il dialogo con quanto avviene attorno a loro. 
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Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

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dyskolos ha scritto: Per me la parte più difficile è la descrizione degli ambienti.
A me le descrizioni vengono più facili rispetto ai dialoghi. Sarà forse perché tendo a concentrarmi più sull'introspezione che sul parlato.
Poldo ha scritto: Personalmente, da lettore, trovarmi di fronte un buon dial
Assolutamente d'accordo.
Poldo ha scritto: Uno del difetti più frequenti che ho notato è quello che chiamerei "il dialogo acustico", ovvero quel dialogo fatto solo di parole, senza dare risalto alla parte visiva. I gesti, le espressioni e tutto ciò che è comunicazione non verbale hanno a mio avviso un ruolo altrettanto fondamentale delle parole, e anzi colorano le parole di significati diversi.
Altro problema che ho riscontrato spesso è quello dell'individuazione del parlante. Le formule classiche: << ... >> disse Tizio ... Caio rispose:<< ...>> per un po' vanno bene, ma se il dialogo si prolunga rischiano di diventare ridondanti e ripetitive. Alcuni omettono del tutto tale specificazione fidandosi dell'alternanza botta e risposta; anche qui può funzionare per brevi scambi, ma se il dialogo continua, al decimo passaggio mi sono già perso.
Idem come sopra :)
Poldo ha scritto: Prima di porci il problema da scrittori, quali sono i dialoghi convincenti che abbiamo letto?
Così, su due piedi, mi viene in mente un dialogo non di un libro, ma di un film, Gli spietati.

Little Bill: Non me lo merito... di morire in questo modo... stavo costruendo una casa...
William Munny: I meriti non c'entrano in questa storia...

Little Bill: Ci vediamo all'inferno, William Munny.
William Munny: Già.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

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Poldo ha scritto: Alcuni omettono del tutto tale specificazione fidandosi dell'alternanza botta e risposta; anche qui può funzionare per brevi scambi, ma se il dialogo continua, al decimo passaggio mi sono già perso.
Alcuni riescono a fare miracoli. McCarthy non mette ne virgolette ne caporali, eppure non ci si perde.
lui stesso afferma:
Perchè bloccare la pagina con strani piccoli segni. Se scrivi correttamente, non dovresti fare uso della punteggiatura.
L'esempio che riporto è solo un pezzettino. Nel romanzo ci sono parti in dialogo, corredate da descirzioni, secondo me bellissime.


Estratto da La strada Cormac McCarthy.

Era emaciato, tutto nervi, rachitico. Indossava una tuta blu lercia e un berretto nero a visiera con il logo di una qualche azienda scomparsa ricamato
sul davanti.
Dove stavi andando?
Stavo andando a cacare.
Con il camioncino, intendo.
Non lo so.
Cosa vuol dire non lo so? Togliti la mascherina.
L'uomo si sfilò la mascherina dalla testa e la tenne in mano.
Vuol dire che non lo so, disse.
Non sai dove stavate andando?
No.
A cosa va quel camioncino?
Va a gasolio.
Quanto ne avete?
Ci sono cinquantacinque taniche da tre litri nel cassone.
Avete le munizioni per quei fucili?
L'uomo guardò verso la strada.
Ti ho detto di non voltarti.
Sí. Ce le abbiamo le munizioni.
Dove le avete prese?
Le abbiamo trovate.
Bugiardo. E che cosa mangiate?
Quello che troviamo.

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

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Comunque io vorrei sottolineare come i dialoghi dipendono molto dal lavoro sui personaggi. Se concepiamo personaggi dotati di una loro storia e di una psicologia credibile, questi, quando parleranno, articoleranno le frasi come una persona reale e perciò daranno un'impressione di verosimiglianza, perciò i dialoghi "suoneranno" bene. Correggetemi se sbaglio...
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Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

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Domenico S. ha scritto: Comunque io vorrei sottolineare come i dialoghi dipendono molto dal lavoro sui personaggi. Se concepiamo personaggi dotati di una loro storia e di una psicologia credibile, questi, quando parleranno, articoleranno le frasi come una persona reale e perciò daranno un'impressione di verosimiglianza, perciò i dialoghi "suoneranno" bene. Correggetemi se sbaglio...
Non sbagli: tutto è correlato quando si tratta di creare un testo. Dei personaggi credibili fanno sì che anche i dialoghi poi lo siano.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
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Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

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Un esempio di sintesi di dialogo che personalmente apprezzo. Anche questo tratto da un film.
Dal film Danko:

Comandante Donnelly: "Senta, solo a titolo di curiosità, dato che un poliziotto è un poliziotto in tutto il mondo, ma voi sovietici come affrontate la tensione e lo stress?"

Danko: "Vodka!”
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

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Poldo ha scritto: Nel cinema ci sono dialoghi meravigliosi, ma ci sono anche le immagini, le facce, le espressioni, i gesti, tutte cose che sul foglio non ci sono se non delle mettiamo. Se ascoltassi solo senza vedere il film, forse non sarebbe la stessa cosa.
No, non lo sarebbe. Per questo è importante quello che dicevi prima (non limitarsi a mettere "disse", "domandò", ma descrivendo anche le azioni, le espressioni correlate al dialogo).
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
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Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

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Ciao a tutti!
Scambi molto interessanti con una sfilza di punti di vista condivisibili: a ogni passaggio diventa sempre più difficile (per me) aggiungere un nuovo spunto; diciamo che leggendovi, mi sono venuti in mente i concetti di "equilibrio" e di "rispetto".
Il primo simboleggia il giusto mix che il dialogo deve avere con la narrazione. Le due parti funzionano se procedono con coerenza di linguaggio, in una sorta di armonia che però non esclude nessuna forma, non crea barriere ed anzi, apre a ogni possibile diversità espressiva. Solamente su questi presupposti possono esistere sia i dialoghi di Eco che quelli di Pennac, quelli di Steinbeck che quelli di Palahniuc, quelli di Pavese, quelli di Tolkien e via così, lasciando a chi legge di seguire le proprie preferenze e a chi scrive di non farsi rinchiudere dalle "regole auree" che tutto standardizzano.
E qui entra in gioco il concetto di "rispetto" che, legato al dialogo, per me significa proprio cercare l'efficacia, l'emozione e il coinvolgimento rispettando l'intelligenza del lettore. Si tratta di un mio difetto, naturalmente, ma ultimamente mi è capitato di abbandonare un paio di libri perché mi sono sentito tradito proprio dai dialoghi; li ho trovati talmente incoerenti con il resto (talmente disequilibrati) che mi sono sembrati messi lì per allungare i capitoli! Mi sono sentito ingannato...

Ok, di banalità ne ho scritte abbastanza, quindi chiudo così: mi sono alzato e, pescando a caso dalla libreria, ho cercato il primo libro che iniziasse con un dialogo. Lo riporto qui di seguito.
Voi avete altri esempi da condividere di aperture dialogate?

– Che fai? – mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio.
– Niente, – le risposi, – mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo avverto un certo dolorino.
    Mia moglie sorrise e disse:
– Credevo ti guardassi da che parte ti pende.
    Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda:
– Mi pende? A me? Il Naso?
    E mia moglie, placidamente:
– Ma sì, caro. Guardatelo bene: ti pende verso destra,

Luigi Pirandello Uno, nessuno e centomila

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

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dyskolos ha scritto: Io la vedo diversamente. Per me la parte più difficile è la descrizione degli ambienti. Il dialogo è, in confronto, abbastanza facile. Idea personale, naturalmente :-)
Uguale. Gli ambienti spesso sono una spina nel fianco, perché sono meno definiti dei personaggi già nella mia testa, quindi richiedono uno sforzo consapevole.

A me i dialoghi sono la cosa che riesce più facile (nel senso che mi vengono senza doverci pensare), il lato negativo è che spesso i miei personaggi tendono a parlare tra loro all'infinito, se non li fermo  :lol: 
Non credo ci sia una tecnica valida per tutti. Io personalmente ho sempre ascoltato molto, non solo le parole, ma l'intonazione, i gesti, l'espressione. Per fare un esempio, mi è capitato di parlare con stranieri e capirci lo stesso a grandi linee, dal tono di voce, dalla direzione dello sguardo o dai gesti. Altri grandi maestri sono i libri che ho letto (da cui ho assimilato senza accorgermene il modo più spontaneo di introdurre un dialogo, quando è opportuno, la lunghezza tollerabile da un lettore, le cose importanti da dire e molto altro) e quelli dei film e delle serie tv.

Credo l'abbia già detto qualcuno, ma anche secondo me per scrivere dialoghi efficaci bisogna avere ben chiaro il carattere e la condizione dei personaggi (c'è quello che magari non si perde in chiacchiere inutili e dice solo il necessario, quello che salta da un argomento all'altro per confondere l'interlocutore, quello che ha qualcosa da nascondere e mente quasi su tutto, quello superficiale che capisce poco e parla di sciocchezze, ecc.).
I dialoghi più interessanti, secondo me, sono quelli tra due persone con scopi diversi o addirittura opposti (per fare un esempio: l'investigatore abile e l'altrettanto abile criminale interrogato). Poi ci sono i dialoghi necessari, più che altro informativi, ma vale sempre la pena di metterci un pizzico di carattere del personaggio che parla. Se i personaggi dicono e fanno esattamente quel che ci si aspetta, il rischio è che il lettore si annoi.
Restando sull'esempio di un poliziesco, quando l'investigatore arriva sulla scena del crimine e l'attendente di turno lo aggiorna, non è male rendere anche lui una persona: che so, magari mentre parla si asciuga la bocca perché ha appena rigettato. In questo caso lo scopo raggiunto è duplice: aggiungere realismo e creare suspance (chissà in che condizioni sarà quel cadavere...).
Per tornare sul generico, il dialogo dovrebbe avere possibilmente più scopi insieme, tra cui:
-informare
-mostrare il carattere dei personaggi e il loro modo di rapportarsi agli altri
-creare aspettativa
-trasmettere emozioni
-mandare avanti la trama
Poldo ha scritto: ltro problema che ho riscontrato spesso è quello dell'individuazione del parlante. Le formule classiche: << ... >> disse Tizio ... Caio rispose:<< ...>> per un po' vanno bene, ma se il dialogo si prolunga rischiano di diventare ridondanti e ripetitive. Alcuni omettono del tutto tale specificazione fidandosi dell'alternanza botta e risposta; anche qui può funzionare per brevi scambi, ma se il dialogo continua, al decimo passaggio mi sono già perso.
Quando a parlare sono in due è abbastanza facile. Non serve mettere il "disse" ogni volta (a me non piace affatto). Basta che ogni tre-quattro battute uno dei due faccia un gesto qualsiasi che ci fa capire senza ombra di dubbio di chi si tratta. Le cose si complicano solo quando sono in tre-quattro a parlare. In quel caso diventa necessario caratterizzare tutti, quindi ci andrà il disse (o i suoi sinonimi) o comunque il nome del personaggio nell'azione collegata. Se si riesce a mantenere un buon equilibrio, alternando dialogo e azione, il lettore non avrà difficoltà a seguire.
Su esempi di dialoghi convincenti dovrei pensarci su... Più che altro io mi accorgo di quando non sono convincenti. Se sono fatti bene, in genere non si fanno notare.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

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Alba359 ha scritto: Alcuni riescono a fare miracoli. McCarthy non mette ne virgolette ne caporali, eppure non ci si perde.
lui stesso afferma:
Perchè bloccare la pagina con strani piccoli segni. Se scrivi correttamente, non dovresti fare uso della punteggiatura.
L'esempio che riporto è solo un pezzettino. Nel romanzo ci sono parti in dialogo, corredate da descirzioni, secondo me bellissime.
McCarthy è fenomenale e pure Lansdale, seppure in modo diverso, ha ottimi dialoghi.
Il fatto è che molti dei loro dialoghi sono botta-e-risposta (spesso tranchant) fra due persone; applicare quel loro stile a dialoghi più aperti o a più voci diventa abbastanza complesso.

Resta però valida la regola per cui un buon motore per un dialogo è il conflitto, vero o scherzoso che sia (e con diverse virgolette: è conflitto anche il flirtare, diciamo).

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

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Alba359 ha scritto: Perchè bloccare la pagina con strani piccoli segni. Se scrivi correttamente, non dovresti fare uso della punteggiatura.
L'esempio che riporto è solo un pezzettino. Nel romanzo ci sono parti in dialogo, corredate da descirzioni, secondo me bellissime.
Non ho mai letto McCarthy, e a questo punto credo che mai lo farò. L'estratto che hai riportato è un buon esempio di dialogo, ma l'eccezionalità gliela conferisce la opinabile scelta stilistica di non usare i segni convenzionali, secondo il mio personalissimo parere (da ignorante, ma tant'è; faccio uso dei miei diritti di lettrice, più che di scribacchina    :lol:   )
Già.

Re: Labocontest n.1 - Discussione generale - i dialoghi

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Ilaris ha scritto: Non ho mai letto McCarthy, e a questo punto credo che mai lo farò
Dagli una chance: l'estratto preso così com'è può apparire perfino banale ma tutte le scelte dell'autore, sia di stile (botta e risposta secchissimi e stringati) che di struttura (l'assenza dei segni grafici), sono funzionali a trasmettere quel senso di angoscia e di "vuoto" che rappresenta il vero antagonista del romanzo.
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