[Lab1] Me l'avevi promesso

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«Me l'avevi promesso».
Lo aveva detto con voce atonale, l'ultima sillaba che cadeva sorda come un sasso in uno stagno. Gli occhi erano fissi in un punto lontano.
«E dai, di nuovo no, Ste'!» Francesco voltò il viso di scatto dall'altra parte a sottolineare il disappunto. «Ogni volta che vieni ricominci con questa lagna. Mi fai passare la voglia di parlarti. Guarda che me ne vado, ti avviso!»
Stefano si lasciò sfuggire una risatina amara, suo malgrado.
«Ecco, appunto, lo vedi, no?» Francesco mosse le mani tutto intorno. «Non è che chissà dove possa andare, qui è una tristezza. Non ti ci mettere anche tu!»
«Va bene, va bene». Stefano ce la mise tutta per buttar giù la tristezza. Tirò un respiro profondo prima di riprovare a parlare, ma il fratello lo anticipò:
«Allora, come vanno le cose?»
Stefano gli raccontò qualche novità: i passi avanti sul lavoro che sembravano promettere bene; la sua relazione con Paola diventava sempre più una cosa seria; invece quel coglione di Fabio, loro cugino, si era fatto cacciare fuori di casa dalla moglie, per la terza volta. Stavolta forse era quella definitiva.
«Mi fa piacere Ste', Paola mi piace, lo sai? Secondo me state proprio bene insieme. Vedi di non fare cazzate con lei. Me la saluti, okay?» disse con calore.
Stefano annuì sorridente, ma dentro il petto qualcosa bruciava.
«E mamma e papà? Stanno bene?»
Un altro sì deciso. Il bruciore aumentò a dismisura.
«Bene. Mi saluti anche loro». Adesso la voce di Francesco si era fatta gelida, però. Stefano se ne accorse. Era il momento di essere un bravo fratello maggiore.
«Ti vogliono bene, Frà. È solo che non sono ancora pronti...» fece una pausa, il fratellino la rispettò in silenzio. «Vorrebbero essere anche loro qui, come me. Ma non è così facile per loro, capisci».
Ad annuire fu Francesco, stavolta, ma Stefano capì di non essere stato molto convincente dal suo sguardo che lo sfuggiva.«Certo, non è facile...»
D'improvviso, un uomo gli si avvicinò alle spalle e disse con delicatezza: «Mi scusi, signore, ma manca poco...»
«Certo, certo, un minuto e vado via, va bene».
L'altro tornò nell'ombra da dove era venuto.
Francesco, che pareva non essersi nemmeno accorto di quella interruzione, riprese:
«Non è facile nemmeno per te, se è per questo. Non credere che non lo capisca. Sarò anche il più piccolo tra noi, ma non sono più un ragazzino, Ste'». Una pausa. «So benissimo che non dovevo. Hai proprio ragione, ti avevo fatto una promessa».
«Fra...io non...» Gli occhi di Stefano brillarono. Anche quelli di Francesco si inumidirono. Coperti da quel velo parevano ancor di più uguali.
«No, davvero, è tutto okay. Fammi parlare. Li hai avuti anche tu diciotto anni, no? Lo sai che si fanno cazzate. Però hai ragione, io stavo esagerando, e tu c'hai provato ad avvisarmi. Non ti ascoltato, ma tu ci hai provato. Mi avevi detto di lasciar perdere certe amicizie, hai provato a tenermi lontano dalla merda e io ti avevo promesso che non avrei fatto più certe cazzate pericolose...»
«Fra'»
«Signore, davvero, mi perdoni, però adesso dovrei...» l'uomo era riemerso dall' ombra ed era tornato a malincuore a intromettersi nel dialogo.
«Certo, vado via, mi scusi». Stefano si alzò.
«Ste’, me la faresti tu una promessa, adesso?» Gli occhi rossi fissi in quelli rossi dell'altro.
«Fammi uscire da qui».
Stefano annuì. Il bruciore nel petto era diventato insostenibile, la voce non riuscì a risalire la gola nemmeno per un saluto. 
La terra e la pietra in cui stava Francesco lo videro correre via oltre il cancello, distrutto. Il custode del cimitero girò la chiave nel lucchetto e tornò nell'ombra. 

Re: [Lab1] Me l'avevi promesso

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Ciao @Joyopi

Inizio dalla fine.  Ho riletto più volte il racconto e ancora non sono certa di aver capito bene quale fosse la promessa. 
Joyopi ha scritto: «Fammi uscire da qui».
Come potrebbe farlo uscire dalla tomba?

 Le informazioni al lettore sono rilasciate poco a poco, ad esempio all’inizio non capisce se a parlare siano un uomo e una donna (ti riporto le mie sensazioni) poi si scopre che sono due uomini, due ragazzi, due fratelli. Poi si capisce che uno di loro ė morto (oppure lo sono tutti e due?) qui mi sono annodata. Sono morti entrambi? Forse no perché uno viene invitato a lasciare il cimitero. 
Insomma, sono qui che mi arrovello…
Mi è piaciuta la tensione narrativa che c’è. Il testo cattura e tiene il lettore sulla corda. Proprio come un thriller il racconto invita a fare delle congetture però, da lettore, mi è mancato qualche elemento in più che mi mettesse in grado di ricostruire la storia per intero. Uno dei fratelli è finito male per aver frequentato brutti ambienti, forse droga o altro.  L’altro? Può essere che la promessa fosse stata quella di uscire da un certo giro “pericoloso” e il fratello morto invece non l’abbia fatto. 
Joyopi ha scritto: Ecco, appunto, lo vedi, no?» Francesco mosse le mani tutto intorno. «Non è che chissà dove possa andare, qui è una tristezza.
Dopo si comprende che siamo in un cimitero. Quindi è un buon indizio.  mosse le mani tutto intorno non rende l’idea dell’azione (forse, si guardò intorno sarebbe più efficace.  Perché muovere le mani?)

Per quanto riguarda la scelta dei nomi, ti direi che sia Stefano che Francesco sono molto comuni e si tende a fare confusione leggendo. Inoltre hanno più o meno la stessa lunghezza, anche quello non gioca a favore. Potresti cambiare uno dei due scegliendo un nome più corto e meno comune in modo che non ci si perda durante la lettura per capire chi ha detto cosa. Oltretutto usi le abbreviazioni Ste’ e Fra’ che, da un lato conferiscono naturalezza al dialogo, ma dall’altro fanno fare confusione sul chi dice cosa.
Joyopi ha scritto: L'altro tornò nell'ombra da dove era venuto.
A un certo punto introduci una terza figura. (Il custode del cimitero? Oppure una figura dell’ aldilà?) Nella presentazione lo fai arrivare alle spalle, poi dici che ritorna nell’ombra. Direi che è proprio questa frase che mi ha messo in difficoltà. Non ho più capito se fossero entrambi morti o meno.

Comunque la storia avvince e, secondo me, hai fatto un buon lavoro sui dialoghi.  A rileggerci.

Re: [Lab1] Me l'avevi promesso

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@Monica ha scritto: Come potrebbe farlo uscire dalla tomba?
Se è per questo, com'è possibile un dialogo tra un vivo e un morto?  :P
Sì, l'ultima è una promessa che non potrà mai realizzarsi, hai ragione. È per quello che Stefano non riesce a esprimerla a voce e scappa via, ma allo stesso tempo non trova il coraggio per rifiutare un sì accennato al fratello. 
La storia è abbastanza semplice in realtà, probabilmente non sono riuscito a renderla al meglio se hai qualche dubbio. Però comunque più o meno mi sembra che sei riuscita a decifrarla. Si tratta di un dialogo tra un uomo (Stefano) e la tomba del fratello (Francesco). Un dialogo immaginario, quindi. La promessa di cui parlano all'inizio, come hai ben intuito, riguardava il fatto che Stefano aveva capito che certi ambienti e certe cavolate in cui si stava cacciando il fratello potessero diventare sempre più pericolose e portarlo a finire male come in realtà è successo (non specifico, ma puoi pensare alla droga come a qualche rapina finita male, oppure senza entrare per forza nel campo dell' illegalità a qualche ragazzata dall'esito tragico come purtroppo a volte capitano a diciott'anni). Ecco, in questo senso entrambe le promesse sono "infrante".
Il racconto forse è un po' ermetico, vista anche la brevità e la mancanza di elementi di contorno ben delineati. Da un lato era mia intenzione dispiegare gli elementi piano piano per lasciare al lettore la possibilità di crearsi il proprio campo d'interpretazione per poi magari stravolgerlo con le righe finali (ad esempio penso che qualcuno potrebbe immaginare un dialogo che si tiene all'ora delle visite in un carcere). Dall'altro è innegabilmente un difetto di un testo che è nato nella mia testa circa dieci giorni fa ma che ho scritto a mezz'ora dalla scadenza...  :facepalm: (pensare che avevo due settimane). Anche la carenza di dettagli riguardanti il rapporto tra i due fratelli oppure gli eventi che hanno portato alla fine di uno dei due è dovuta al fatto che non sarei riuscito a pubblicare in tempo, e immagino sarà un elemento che in molti criticheranno, giustamente. Avrei voluto fare molto meglio, ma dopo tanto tempo senza scrivere sono contento già di essere riuscito a partecipare seppure in maniera striminzita.
Ciao Monica, grazie mille per essere passata! 

Re: [Lab1] Me l'avevi promesso

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Ciao @Joyopi  
In effetti anche io ho pensato che Francesco si trovasse in un carcere, fino alla fine. Per questo motivo non riuscivo a collocare l'uomo che gli dice che è ora di chiudere. Se fosse stata una guardia carceraria non sarebbe stata avvolta nel mistero.
l'hai scritto in pochissimo tempo e si notano dei dettagli da limare.
Siccome il contest riguarda i dialoghi, ci siamo concentrati tutti sulla parte che riguarda il parlato e quindi può succedere che siano penalizzate altre parti narrative. Nel tuo racconto ho sentito la mancanza di un'ambientazione e della caretterizzazione dei personaggi. La trama, invece è breve ma, emerge un sottotesto che delinea una storia accaduta prima di quel dialogo: la promessa.
Non sono riuscita a visualizzare il luogo fino alla fine: quando parli del custode che chiude il cancello e i due personaggi nella mia mente, sono due entità parlanti, in pratica io non li ho visti. Vorrei farti un esempio citando il racconto di @Alberto Tosciri,  non so se faccio bene ma me la rischio.
Nel suo racconto i due personaggi sono vividi, spcialmente il ragazzino col ciuffo. Scusami se ti porto ad esempio un altro racconto del contest, é per spiegarmi meglio, Alberto ha usato dei dettagli concreti per farceli visualizzare e ha funzionato.
Alla prossima lettura.

 

Re: [Lab1] Me l'avevi promesso

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Almissima ha scritto: per me fino alla fine era il dialogo fra un carcerato e il fratello che lo viene a visitare
Alba359 ha scritto: In effetti anche io ho pensato che Francesco si trovasse in un carcere, fino alla fine.
Sì, ho voluto giocare un po' con la mancata definizione del contesto per dare proprio quella impressione lì. Anche il custode del cimitero era costruito in modo da sembrare una guardia, magari.
Col finale puntavo a stravolgere l'idea che il lettore si era fatto. Tutto il racconto si sarebbe dovuto basare sull'emotività di questa rivelazione, ma è indubbio che non l'abbia preparata per niente bene. Così com'è è parecchio sbrigativo, lo ammetto. Con una prima parte più corposa credo che un po' avrebbe funzionato (o almeno nella mia testa pareva una buona idea). :P
Alba359 ha scritto: Nel tuo racconto ho sentito la mancanza di un'ambientazione e della caretterizzazione dei personaggi.
Per la prima è stata appunto una scelta voluta, la seconda è indubbiamente un difetto. Hai ragione, si nota fin troppo che è stato scritto di fretta. 
Non ho letto ancora il testo di Alberto ma non dubito che sia stato bravissimo come sempre a dare un corpo e una voce ai suoi personaggi, cosa che qui manca, sono d'accordo.
Grazie a entrambe per il passaggio!

Re: [Lab1] Me l'avevi promesso

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Ciao @Joyopi 
  
Un racconto straziante, a tratti commovente. Anche io all’inizio pensavo si trattasse di un colloquio in carcere fra due fratelli, però non mi convinceva l’uomo che si avvicinava alle spalle. Troppo strano, troppo gentile, delicato e comprensivo per essere un secondino in un carcere di drogati e spacciatori.
Per i due fratelli si prova simpatia e un misto di tenerezza e pietà, troppe storie di oggi finiscono purtroppo in questo modo, nell’indifferenza di chi dovrebbe impedirlo e nel dolore di chi ne subisce le conseguenza.
Francesco, nonostante sia morto è il più “vivo” dei due, segno che ha lasciato molte domande senza risposta nella sua vita. Si intuisce una vita ai limiti e anche oltre che ha dato dispiaceri alla famiglia. Si comporta e ragiona ancora come se fosse vivo, come se potesse ancora influire nel mondo materiale, compresi gesti e atteggiamenti che mi figuro Stefano veda nella sua mente o in una sorta di visione solo per lui.
Una cosa che mi ha colpito e fatto pensare sono queste sue affermazioni
Joyopi ha scritto: «Non è che chissà dove possa andare, qui è una tristezza. Non ti ci mettere anche tu!»
E questa finale
Joyopi ha scritto: «Fammi uscire da qui».
Ripensando al film “Ghost”, al protagonista morto ucciso, mentre la sua anima permane ancora sulla terra ha degli atteggiamenti prettamente “umani”, materiali intendo dire poi, mano a mano che il tempo passa si abitua e si rende conto della sua nuova situazione. Alla fine, quando si aprono definitivamente i cieli per accoglierlo, il suo viso si trasfigura. Non ha più nostalgie o rimpianti, non tornerebbe mai indietro, nemmeno per la sua donna che ama tantissimo e per la quale ha bellissime parole d’amore e d’addio.
Ecco, Francesco nella sua situazione vede “tristezza”, forse non ha ancora realizzato in pieno che cosa gli è capitato. Forse quando dice “qui” non intende lo spazio angusto della tomba ma la sua nuova dimensione, non ancora pienamente realizzata.
Mi aspettavo una sua visione un po’ diversa, uno sguardo differente sulla vita terrena, almeno questo è quello che mi avrebbe incuriosito sapere. Comunque per aver scritto in poco tempo hai illustrato una situazione particolare che può essere incredibilmente complicata e penso che anche usando tutti i caratteri disponibili per il contest sarebbe stato comunque arduo rappresentare una situazione così complessa. Un uomo a un certo punto dovrà pur cambiare, se non in questo mondo almeno nell’altro.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab1] Me l'avevi promesso

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Alberto Tosciri ha scritto: Anche io all’inizio pensavo si trattasse di un colloquio in carcere fra due fratelli, però non mi convinceva l’uomo che si avvicinava alle spalle. Troppo strano, troppo gentile, delicato e comprensivo per essere un secondino in un carcere di drogati e spacciatori.
Giusta osservazione, hai notato ciò che volevo si notasse.
Ciao Alberto, bentrovato! Grazie mille per il bellissimo commento.

Re: [Lab1] Me l'avevi promesso

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Ciao Gio', è un piacere leggere la tua penna  :D Ti lascio le mie impressioni
Mi è piaciuta la scelta di incentrare la storia sul rapporto fraterno, è un tema che apprezzo molto
A parte questo, la trama ha iniziato a intrigarmi qui
Joyopi ha scritto: «Ti vogliono bene, Frà. È solo che non sono ancora pronti...» fece una pausa, il fratellino la rispettò in silenzio. «Vorrebbero essere anche loro qui, come me. Ma non è così facile per loro, capisci».
Che è dove ho capito dove il racconto sarebbe andato. Ecco, forse questo potrebbe essere un problema: prima del "twist" non c'è un vero e proprio sviluppo della trama, quindi il twist perde di potenza. Penso che ci vorrebbe della tensione narrativa già prima di fare questa rivelazione.
è interessante che ci sia un dialogo tra i due personaggi, più che un monologo: Francesco risponde, non solo a parole, ma anche a gesti, a espressioni. è una scelta coraggiosa, ma funziona molto bene. Mi ritrovo a chiedermi cosa siano realmente queste risposte da parte sua. La mia spiegazione è che è nella testa di Stefano, ma chissà. Mi ha incuriosito questo passaggio:
Joyopi ha scritto: «Fammi uscire da qui»
Come se - se fosse vero che è nella testa di Stefano - lui si sentisse in colpa nei confronti di Francesco.
Joyopi ha scritto: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Non ti ascoltato, ma tu ci hai provato.[/font]
Qui c'è un piccolo refuso

Comunque, mi è piaciuto molto  :love: a presto!

Re: [Lab1] Me l'avevi promesso

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Ciao @Joyopi 

Buon lavoro il tuo racconto, nella scrittura c'è tensione e il dialogo possiede quella intensa drammaticità che coinvolge il lettore.
Sei stato abile nel lasciare trapelare la realtà della situazione solo al termine del racconto.
Infatti personalmente sono stato convinto che il fratello visitato fosse un detenuto, anche incoraggiato dal leggere di "cattive compagnie" che lasciano presumere una qualche grave cosa compiuta in passato dal giovane.
Decisive sono in questo senso le parole d'insofferenza del fratello piccolo, che lamenta di non sopportare più la condizione a cui è costretto.
Questa è evidente la chiave interpretativa che hai voluto mettere nel racconto, onde ottenere un "finale a sorpresa", spiazzante, che cambi completamente la prospettiva su come interpretare la storia letta fino a quel momento.
La rivelazione finale, dona a tutto il racconto una luce dolente, un rimpianto straziante per quel fratello perduto.
Il senso di colpa profondo per non essere riuscito a salvarne la de vastata esistenza.
Non sappiamo se il ragazzo sia morto per una tragica dipendenza da droga o per un atto di violenza omicida, ma questo è irrilevante,  sappiamo per certo che nel cuore e nella mente di chi lo amava, continua a vivere e a chiedere di essere salvato e riportato alla vita.

Complimenti amico mio. Bel racconto. 
Un saluto. 

Re: [Lab1] Me l'avevi promesso

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Mi  associo ai vari lettori convinti che si trattasse una visita in carcere.
I dialoghi - quasi tutti efficaci- inizialmente sono a "misura" del fraintendimento: il fratello si lamenta, vorrebbe uscire, chiede e riceve notizie.
Si entra però in sospetto per il comportamento   strano del secondino e mi è sembrato curioso che i genitori volessero andare in galera.
Per cui il finale, in verità un po' frettoloso, mi ha spiazzata fino a un certo punto.
I personaggi non sono  caratterizzati come dovrebbero, emergono comunque dolore e rimorso, "aleggia" la  pietas fraterna.
Quanto al tuo scambio di battute (con Monica, mi pare) sulla "promessa", so di parecchi vivi che dialogano con i morti, figurandosene  realisticamente le
risposte. Un buon esempio letterario è in Patria di Aramburu.
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com

Re: [Lab1] Me l'avevi promesso

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:oops:  In verità sono stata "aiutata" da un errore  ( mi è sembrato curioso che i genitori volessero andare in galera). Hai scritto «Vorrebbero essere anche loro qui, come me. ", cioè in visita,  mentre ricordavo o avevo letto la frase come .... qui, con te.
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
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Re: [Lab1] Me l'avevi promesso

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Ciao @Joyopi , bentrovato. Ti lascio poche brevi considerazioni, ovviamente personalissime.
Un po' si nota il fatto che abbia scritto il brano con una certa fretta; per la relativa brevità del testo, certo, ma anche per una generale mancanza di "ottimizzazione" complessiva.  Certi passaggi possono apparire poco chiari, un esempio nella seguente coppia di frasi:
Joyopi ha scritto: Ad annuire fu Francesco, stavolta, ma Stefano capì di non essere stato molto convincente dal suo sguardo che lo sfuggiva. «Certo, non è facile...»
D'improvviso, un uomo gli si avvicinò alle spalle e disse con delicatezza: «Mi scusi, signore, ma manca poco...»
Rallentando la lettura si capisce la dinamica del tutto: il guardiano si avvicina a Stefano.  Tuttavia, la vicinanza dei due nomi, nella prima fase, può far venire il dubbio su chi sia l'effettivo destinatario del sollecito.
Anche i dialoghi non mi hanno convinto del tutto (ma lo dice uno che non passa per essere bravo in questa specialità...). Da qualche parte ho letto che quelli migliori per un racconto non sono quelli che possono sentirsi per strada, nella realtà quotidiana; che per essere convincenti debbano essere un po' "risciacquati in Arno", anche perché la spontaneità non deve rappresentare un dazio alla loro comprensibilità (basti pensare che certe espressioni sono tipiche di alcune aree geografiche o, addirittura, di alcuni contesti familiari). I dialoghi di questo racconto, invece, si sforzano di apparire genuini, col risultato (paradossale) di apparire "diversi" da quelli che si leggono nei romanzi che troviamo in libreria
Infine, il twist plot finale arriva un po' troppo rapido (e, forse, troppo rapidamente viene liquidato) ma la richiesta 
Joyopi ha scritto: «Fammi uscire da qui».
suona, lo stesso, piuttosto inquietante. Il che è un bene.
Alla prossima!
   

Re: [Lab1] Me l'avevi promesso

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Ciao @Joyopi, l'idea è buona. Ne potrebbe uscire un racconto potente, se ci dedicarsi un po' più tempo ed energie.
Ho letto che l'hai scritto velocemente, quindi tanto di cappello - io non ci riesco a fare le cose veloci!  ;) 

Non riuscirei a indicare qualcosa che non va in particolare, perché è nell'insieme che è poco curato, secondo me. Ma, bada bene, c'è la sostanza perché sia molto  migliorabile, perché l'idea buona di base c'è. Secondo me è importante quella, dopodiché uno cerca e trova il modo di esprimerla nel migliore dei modi.

Le parti dialogate secondo me potrebbero andare bene, mentre sono le spiegazioni tra un discorso diretto e l'altro che hanno bisogno di una caratterizzazione. Manca l'ambiente, ad esempio.

Re: [Lab1] Me l'avevi promesso

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Bello @Joyopi bello davvero.
Funziona la relazione tra i fratelli, funziona il dolore e il senso di fallimento con cui devono fare i conti.
Funziona tutto talmente bene che ti saresti potuto fidare di più. Della tua penna, intendo.
E poco importa se sia carcere o altro, avrebbero funzionato entrambi, perché di altro si sta parlando.
Dell'incapacità di accettare la resa e dirsi addio.
Avevi fretta e forse avresti potuto darle retta. La fretta a volte la sa lunga e arriva dritta al punto.
Evita di inciampare in parole usurate tipo fratellino, dimisura, risatina amara.
Avrebbe reso il dialogo più serrato, senza curarsi delle buone maniere per spiegarci questa o quella faccia.
Joyopi ha scritto: «Ti vogliono bene, Frà. È solo che non sono ancora pronti...» fece una pausa, il fratellino la rispettò in silenzio. «Vorrebbero essere anche loro qui, come me. Ma non è così facile per loro, capisci».
Ad annuire fu Francesco, stavolta, ma Stefano capì di non essere stato molto convincente dal suo sguardo che lo sfuggiva.«Certo, non è facile...»
E allora la chiusa sarebbe arrivata come un pugno allo stomaco.
Avrebbe fatto a pezzi ogni residua speranza di un dopo.

Joyopi ha scritto: Stefano annuì. Il bruciore nel petto era diventato insostenibile, la voce non riuscì a risalire la gola nemmeno per un saluto. 
La terra e la pietra in cui stava Francesco lo videro correre via oltre il cancello, distrutto. Il custode del cimitero girò la chiave nel lucchetto e tornò nell'ombra. 

Chiusa spietata e disperata.
Che ci avrebbe fatto dire: che botta, @Joyopi!
<3
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Re: [Lab1] Me l'avevi promesso

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@Joyopi ciao!
È stato un piacere leggere il tuo racconto. Mi son piaciuti l’idea e lo stile.
Devo però ammettere di essermi sentito un po’ ingannato quando ho scoperto che il dialogo non esisteva, immaginato dal protagonista. Tale approccio ci può stare, ma secondo me ci devono essere degli indizi per il lettore che, almeno in seconda lettura, potrebbe riconoscerli e sentirsi trattato con equità.
Alcune piccole considerazioni in libertà:
Joyopi ha scritto: Lo aveva detto con voce atonale, l'ultima sillaba che caddeva sorda come un sasso in uno stagno.
Forse così è un po’ più efficace?
Joyopi ha scritto: Francesco voltò il viso di scatto dall'altra parte a sottolineare il disappunto
Ecco, questa è una frase che inganna: sarebbe forse da eliminare, lasciando semplicemente il dialogo. Così facendo si caratterizzerebbe anche la differenza tra chi è reale e chi no.
Joyopi ha scritto: Francesco mosse le mani tutto intorno
Come sopra, con l’aggiunta che non mi sembra molto efficace come immagine.
E così via per le descrizioni riguardanti Francesco.

Bella l’immagine dell’uomo nell’ombra. Mi ha fatto pensare che il tutto si svolgesse nel parlatorio di un carcere (anche se l’uomo era troppo gentile) e il cimitero mi ha colto di sorpresa.

Scusa il commento un po’ rapido, ma sto sfruttando un momento di calma…
A rileggerti!
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