[LP16] Mi butteranno

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Traccia n.1 Conflitto
      
Ricordi di bambino,
odori di sabbia e canneti fronte mare,
teatro delle mie lacrime.
Perché  nessuno mi voleva.
 
Ciottoli lisci e belli come chi mi disprezzava,
Io vi buttavo nell’acqua verde della palude.
La mia solitaria vendetta,
perché non mi volevano.
 
Ricordi di uomo,
odori di sabbia e canneti fronte mare.
Tempo di uccidere, sono un soldato.
Hanno letto odio nel mio sguardo.
Per quello mi hanno voluto.
 
Sabbia, sale e cielo azzurro.
Tanta pace nelle spine.
È domenica.
Ancora uccidere, anche oggi.
 
Le campane hanno un suono di condanna.
Perché suonano mentre punto il fucile?
Ho sempre pianto per me stesso,
ma ora sono stanco.
Non ucciderò più.
  
Mi butteranno nell’acqua verde della palude,
come un ciottolo.
Non m’importa.
Per la prima volta sono felice.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [LP16] Mi butteranno

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Ciao @Alberto Tosciri,
la tua poesia è piena di conflitti: tra il bambino e gli altri, il soldato in guerra, tra il paesaggio e la vita del soldato.
Il bambino è delineato attraverso una sua condizione ricorrente, l'essere rifiutato, e una sua reazione di difesa che determineranno l'uomo soldato della terza strofa, finalmente "voluto".
Bella questa immagine:
Ciottoli lisci e belli come chi mi disprezzava,
Io vi buttavo nell’acqua verde della palude.
come un desiderio represso di voler mettere in difficoltà chi lo faceva sentire un escluso. In condizioni più difficili i ruoli sarebbero stati invertiti.
Esprimi in questi versi un forte desiderio del soggetto di superare la frustrazione.

Il paesaggio, nella prima e terza strofa, accompagna l'esistenza del soggetto e non muta:
odori di sabbia e canneti fronte mare,
L'odio e la rabbia diventano moneta che paga in tempo di conflitto.
Per quello mi hanno voluto.
Fin qui la poesia si dipana con un paesaggio interiore chiaro, il linguaggio è semplice e il ritmo costante. Si ha una sensazione di equilibrio.
La quarta strofa è per me la più emozionante.
Sabbia, sale e cielo azzurro.
Tanta pace nelle spine.
È domenica.
Ancora uccidere, anche oggi.
Il contrasto tra il paesaggio e le sensazioni è bello, quella "pace nelle spine" è molto particolare, le spine sembrano avere più di un significato. E poi ancora: il giorno di festa e quel "Ancora uccidere, anche oggi" in questo passaggio si rileva per la prima volta la stanchezza dell'essere soldato.
In questa strofa si viene sballottati come in uno stato di confusione, quasi di disorientamento. È un primo campanello d'allarme, niente è più lineare.
Le campane hanno un suono di condanna.
Perché suonano mentre punto il fucile?
La conferma che qualcosa sta cambiando nel protagonista arriva con il suono delle campane, che per il soggetto non è un caso, ma una forma di giudizio, perché lui in quel momento sta prendendo la mira e la forza del suono gli sembra una condanna. Forse un riferimento al quinto comandamento.
Suonano (par di sentirle) ed è un richiamo alla consapevolezza. Il soldato si scopre svuotato dall'odio e dal rancore e decide di non uccidere più.
La strofa finale si ricongiunge con la seconda:
Mi butteranno nell’acqua verde della palude,
come un ciottolo.
la consapevolezza che si vendicheranno di lui per la sua decisione non può turbarlo adesso che per la prima volta si sente felice.

Le strofe sono ben divise e compatte a livello di contenuto.
Prima di leggere la poesia, il titolo sembrava far presagire qualcosa di triste; ma una volta letto il testo cambia valore assumendo una connotazione più positiva.
Mi è piaciuto come hai espresso la prigionia e la libertà, da se stessi e dagli altri e come hai gestito il conflitto in ogni passaggio. Bravo :)
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars

Re: [LP16] Mi butteranno

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C'è un bambino solo, che non riesce a farsi accettare dai suoi coetanei, che sfoga la sua rabbia gettando i ciottoli più belli e lisci nell'acqua verde della palude, pensando siano loro. (Non meritano di fare il gioco del rimbalzo sull'acqua del mare?)

Poi il bambino triste diventa un uomo cupo. Questa volta qualcuno lo sceglie, ma solo perché ha l'odio nello sguardo e perché è tempo di uccidere. E diventa un soldato spietato.

Ma poi, una domenica gli porta "pace tra le spine". (Bellissimo)

Sente un suono di campane:
Alberto Tosciri ha scritto:
Le campane hanno un suono di condanna.
Perché suonano mentre punto il fucile?
Ho sempre pianto per me stesso,
ma ora sono stanco.
Non ucciderò più.
Le campane lo richiamano a se stesso, alla sua coscienza. E  lui prende la decisione di non uccidere più.
Alberto Tosciri ha scritto:
Mi butteranno nell’acqua verde della palude,
come un ciottolo.
Non m’importa.
Per la prima volta sono felice.
Anche se sa di correre seri pericoli di ritorsione, a lui non importa.
Non importa neppure di essere "buttato" come un ciottolo nell'acqua verde della palude con spregio e rabbia.
Perché adesso è felice.

Sai, @Alberto Tosciri  , so che non è molto  che ti cimenti in poesia, e so di altri tuoi versi che ho letto, profondi sì, ma "prosastici" a parer mio. Invece, prova dopo prova, vedo che tu, in questa, dimostri di unire la tua ricca interiorità e il tuo ricco lessico col giusto ritmo delle strofe.
Per cui, il mio giudizio è positivo: mi è piaciuta la tua poesia!  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [LP16] Mi butteranno

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Ciao @ElmoInverso 
Ti ringrazio molto per aver apprezzato questa mia piccola poesia, a maggior ragione nel senso che io di poesia non so molto, mi sto avvicinando a scriverne da poco…
Hai analizzato davvero molto bene il significato di quello che intendevo dire, mi ha reso felice…
E hai ragione su quella “pace nelle spine”… Il significato è davvero molteplice; si raggiunge, si tenta di raggiungere una sorta di pace interiore anche in mezzo al dolore per vivere, pur sempre consapevoli del dolore. È una pace particolare, da analizzare, perché non è mai una situazione unica, finita, ma sempre suscettibile di ulteriori variazioni.
Certamente un riferimento al quinto comandamento, ma anche a Qohelet (o Ecclesiaste) dell’Antico Testamento, la legge dei momenti, dove si dice che c’è un tempo per uccidere e un tempo per guarire. Bisogna guarire per andare oltre.
 
Grazie @Poeta Zaza 
Il tuo commento  e apprezzamento mi hanno fatto un grande piacere.
Poeta Zaza ha scritto: Poeta ZazaSai, @Alberto Tosciri  , so che non è molto  che ti cimenti in poesia, e so di altri tuoi versi che ho letto, profondi sì, ma "prosastici" a parer mio. Invece, prova dopo prova, vedo che tu, in questa, dimostri di unire la tua ricca interiorità e il tuo ricco lessico col giusto ritmo delle strofe.
Per cui, il mio giudizio è positivo: mi è piaciuta la tua poesia!  :)
E… queste parole mi sono di  grande aiuto.  Tendo a mettere in prosa tutto, hai ragione, non sono abituato a scrivere poesia. Il fatto che forse sto cominciando a capirci qualcosa mi incoraggia a fare ancora qualche modesto tentativo.
 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [LP16] Mi butteranno

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Alberto Tosciri ha scritto:
Sabbia, sale e cielo azzurro.
Tanta pace nelle spine.
È domenica.
Ancora uccidere, anche oggi.
Ho citato le due quartine più significative. Sono versi estremamente densi e poetici  e mi sono arrivati dritti al cuore.
Hai la rara capacità di portare il tuo mondo in ogni scritto e la tua penna è così ricca che sai rendere emozionante ogni 
elaborato.  Complimenti @Alberto Tosciri 

Re: [LP16] Mi butteranno

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Si sente che scrivere poesia ha dato i suoi frutti. Nei versi traspare una buona padronanza e anche un'asciuttezza che ha molto di personale, mi pare.
Mi hanno colpito molto questi due versi:
Alberto Tosciri ha scritto:
È domenica.
Ancora uccidere, anche oggi
Scarni come pochi eppure così significativi ed efficaci nel trasmettere il tuo pensiero. Non credo di sbagliarmi se dico che questa è questione di stile.

L'altra cosa che mi incuriosisce, a livello di contenuto, è come il soldato in prima persona, pur avendo compiuto la sua scelta ed essersi emancipato, diciamo così, dalla linea di comando, poi ne rimanga in qualche modo succube, come rassegnato a subire la ritorsione dall'alto. Non rivendica la bontà della propria scelta, ne beneficia a livello interiore ma si prepara a scontare la condanna (l'essere buttato) come se fosse nell'ordine delle cose.
Piaciuta molto. Ciao, Alberto.

Re: [LP16] Mi butteranno

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Grazie @Monica che bellissimo complimento che mi hai fatto… quasi quasi mi do delle arie…
No vabbè. È che basta guardarsi attorno per scrivere, il mondo è pieno di tanti particolari, di tante introspezioni… Sai: quelle “piccole cose”. Basta guardare e lasciarsi prendere.
 
Grazie @Bob66 
La sintesi, sia nel parlare che nello scrivere mi piace anche se talvolta tendo a essere eccessivo…
Naturalmente non ho ambizioni poetesche, forse qualcosa in prosa, ma giusto così…
Nel mio intento questo povero soldato maltrattato da bambino e cresciuto chissà come e in quale periferia, in quali margini di mondo, aspirava solo alla bellezza, alla pace. Si è vendicato da grande, uccidendo come una macchina. Non lo dico nella poesia perché sarebbe stato complicato ma se un soldato spara da solo, in luoghi isolati, probabilmente è un cecchino. Per quanto goda del favore dei suoi superiori, visto il suo “utile” compito,  non prova gioia nel dare la morte, in una sua personale e assurda vendetta personale,   non si prova mai gioia e alla fine quel suono di campane gli riporta in testa un mondo mai vissuto, solo desiderato, dal quale si è sentito escluso ma che ha sempre desiderato.
Sente che se butterà il fucile, se non ucciderà più potrà ritrovare la pace. Anche se pagherà con la vita, ma questo non è più un problema per lui.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [LP16] Mi butteranno

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ciao @Alberto Tosciri. Rieccoci al pezzo sulla guerra armata; il massimo che può rappresentare l'idea  di conflitto, compreso quello interiore di chi è sempre stato contro. 
Ci sono molti spunti su cui parlare, ma uno su tutti, è quello che mi è venuto in mente leggendo i tuoi versi : il film " tra cielo e terra "; una tragica storia sulla guerra Vietnamita e delle conseguenze sui civili, che finirono vittime sia dei Vietcong, e sia degli stessi sud vietnamiti. La tua palude mi ricorda le risaie dove venivano gettati i morti, allo scopo di concimare la terra. La difficile scelta di non combattere per nessuna delle due parti belligeranti è il fulcro del film. Insomma, mettere il fucile da parte costò caro a  molti, che finirono trucidati dalle entrambe fazioni. Ciao a presto
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [LP16] Mi butteranno

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Alberto Tosciri ha scritto: Traccia n.1 Conflitto
      
Ricordi di bambino,
odori di sabbia e canneti fronte mare,
teatro delle mie lacrime.
Perché  nessuno mi voleva.
 
Ciottoli lisci e belli come chi mi disprezzava,
Io vi buttavo nell’acqua verde della palude.
La mia solitaria vendetta,
perché non mi volevano.
 
Ricordi di uomo,
odori di sabbia e canneti fronte mare.
Tempo di uccidere, sono un soldato.
Hanno letto odio nel mio sguardo.
Per quello mi hanno voluto.
 
Sabbia, sale e cielo azzurro.
Tanta pace nelle spine.
È domenica.
Ancora uccidere, anche oggi.
 
Le campane hanno un suono di condanna.
Perché suonano mentre punto il fucile?
Ho sempre pianto per me stesso,
ma ora sono stanco.
Non ucciderò più.
  
Mi butteranno nell’acqua verde della palude,
come un ciottolo.
Non m’importa.
Per la prima volta sono felice.
Aldilà del senso, che sgorga chiaro dalla giustapposizione bambino/uomo e parla di lacerazioni infantili che si ripercuotono nella vita adulta e nel lavoro scelto, quello che mi è piaciuto moltissimo nella tua poesia, caro Alberto, sono i colori e gli odori che hai saputo disseminare tra i versi. 
La sabbia, i canneti, la palude: con le loro infinite gradazioni si mescolano al bianco del sale e agli azzurri differenti del cielo e del mare, e ancora ai colori della divisa del soldato, che tanto ricordano la sabbia e il verde cupo della palude. 
In un testo poetico, secondo me, la tavolozza scelta ha molta importanza e si riverbera sul senso. I "ciottoli lisci e belli" mi hanno fatto sorridere e mi sono sembrati bellissimi (ci siamo quasi incontrati tra i versi, perché un sasso liscio è protagonista del mio lampo).
Alberto Tosciri ha scritto:
Tanta pace nelle spine.
È domenica.
Ancora uccidere, anche oggi.
La guerra non guarda alla domenica, giorno del Signore, e non concede soste. Nascosto, e per questo più bello, il senso del verso "Tanta pace nelle spine": immagino alluda alla corona di Cristo, ed è reso più intenso dal fatto che il giorno, la domenica appunto, è citato a seguire e non prima.
Come sempre nei tuoi scritti, scorrono a fiumi emozioni e sentimenti vigorosi, che hanno il pregio di scuotere dal torpore, e un senso d'amore immenso nei confronti della natura.

Grazie per la bella lettura, @Alberto Tosciri.
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Re: [LP16] Mi butteranno

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Il titolo è stata una scelta virtuosa, a me personalmente ha evocato - dopo la lettura della poesia - l'immagine del soldato giocattolo e chi potrebbe buttarlo e chi lo ha già buttato si sovrappongono, uniti dalla tematica del conflitto sia della prima parte della poesia nell'infanzia del soldato, sia nella seconda parte in cui il conflitto non è più suo e quello che gli è apparteneva si è perso, tanto che non esiste più e gli dà quasi la chiarezza necessaria per rifiutare un conflitto venuto dall'alto. Il finale mi è sembrato ambiguo - ma nel senso buono: lui dice che "lo butterano", ma nell'ultimissimo verso sembra quasi che tutto si rivolti in una scelta che riflette la scelta del "Non ucciderò più".
Che lui si identifichi - volente o nolente - con uno di quei ciottoli alla fine, gli stessi che ha lanciato via. Un finale dolceamaro, perché come non si sa se ci sia un riscatto, non si sa se sia finito anche lui con tutti i ciottoli che ha lanciato - forse vite altrettanto mietute dalla guerra e il suo lanciare ciottoli era una previsione che verrà?

Sembra quasi che sì, è stato buttato, ma alle sue condizioni e questo lo rende almeno qualcosa di più che un soldato balocco. Ci sono anche altre contrapposizioni belle nei ciottoli per il bambino, nella campana da adulto. Come cambia la percezione dell'Altro, dalla bella bella immagine dei sassi lanciati nel mare all'assenza dell'altro se non nel verbo all'infinito "uccidere" ripetuto due volte. 

Insomma, perdona se sono andato per campi, ma la tua poesia è leggera - non semplice, direbbe Calvino nelle sue Lezioni Americane.
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Re: [LP16] Mi butteranno

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 Ciao @bestseller2020 
Grazie per la lettura.
Si, conflitto interiore ed esteriore.
Come la Jihad degli arabi, la guerra santa. C’è la piccola Jihad, la guerra verso gli altri e c’è la grande Jihad, molto più difficile: la guerra contro noi stessi.
 
Ciao @Ippolita 
Grazie per la tua lettura e le tue parole.
Hai ragione per quanto riguarda i sensi in quello che scrivo; sensazioni, colori, odori sono molto importanti nella scrittura, per poter cercare di realizzare e immedesimarsi nella scena.
Con quella pace nelle spine intendevo le sofferenze umane alle quali forse ci abituiamo, per quell’innata propensione umana all’adattamento a tutto, a qualunque situazione. Ma è giusta anche la tua interpretazione: quale miglior compendio della sofferenza che la rappresentazione della corona di spine del Cristo? Mi piace moltissimo questa immagine.
I tuoi commenti sono sempre molto belli verso le cose che scrivo e ti ringrazio per aver visto anche il mio amore per i sentimenti, le emozioni e, non ultima, la meravigliosa Madre Natura.
 
Grazie @Max91 
Nei tentativi in poesia che faccio, proprio perché non me ne intendo molto, spesso il significato risulta essere alquanto ambiguo o perlomeno criptico… hai ragione.
Il lanciare ciottoli da parte del protagonista in effetti volevo rappresentarlo quasi come una metafora della vita, della sua vita e di quella degli uomini in generale. Prima o poi siamo tutti “lanciati” dalla vita. Solo che qualcuno ne trae le conseguenze prima che gli eventi si concludano e sceglie di anticiparli o cambiarli, come in questo caso. Per il protagonista uccidere il nemico, il suo prossimo, era una palliativo, una blanda e misera vendetta per come era stato trattato da bambino, ma si rendeva conto che non era quello il modo, non era quella la via.
Il suono della campana, anche quello un simbolo, molto radicato nella cultura cristiana, lo porta a riflettere, capire, forse redimersi e rinunciare a uccidere. Sarà la sua fine, ma anche l’inizio della sua vera vita.
Certo, è detto in parole semplici, è vero. Che poi anche la semplicità ha le sue complicazioni, a voler cercare.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [LP16] Mi butteranno

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 Bonsoir @Galvan 


C’est étrange: tes paroles m’ont rappelé un poéme que j’ai lu sur un site qui parlait de la Vendée de la révolution… Les révolutionnaires jetaient dans le fleuve les paysans liés à leurs femme et à leurs enfants… Noyades s’appelait la condamnation; est-il possible? Une historie terrible et inconnue… Il semblerait que ce sont les règles de notre époque. Nous ne devon pas oublier que nous vivons une période agitée en ce moment.
 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [LP16] Mi butteranno

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Buongiorno Alberto,

la poesia che hai rammentato riporta fatti realmente accaduti nelle (quattro) cruente guerre vandeiche, questo il richiamo:

Una Noyade (annegamenti):

Tra il novembre e il dicembre 1793, vennero ghigliottinate 144 persone con l'accusa di essere complici dei vandeani e vennero fucilati 2.600 vandeani (con una media di 200 fucilazioni al giorno); nonostante tutto le fucilazioni non bastavano e il pericolo di un'epidemia si faceva sempre più alto, Carrier pensò, allora, di trovare un metodo più rapido per giustiziare in massa i condannati, così ideò le cosiddette Noyades (in italiano "annegamenti"), che consistevano nel legare i condannati per le mani e per i piedi, quindi caricarli su una barca e una volta raggiungo il centro Loira, questa veniva fatta affondare aprendo delle falle sotto la linea di galleggiamento. I condannati che riuscivano a galleggiare, o che riuscivano a liberarsi, venivano uccisi a colpi di lancia dagli uomini delle Compagnia Marat.
Le "noyades" continuarono fino al febbraio 1794, non vennero risparmiate neanche le donne e bambini, che venivano legati insieme alle loro madri, questi erano infatti i familiari che seguivano i soldati vandeani dalla Virée de Galerne. Non si conosce con esattezza il numero di persone giustiziate con le "noyades" e gli storici hanno pareri discordanti. È certo però che non furono meno di 2.800, secondo quanto scritto dallo stesso Carrier in una sua lettera, e la maggior parte degli storici ritiene che la cifra si aggiri attorno alle 4.800 persone.
Oltre alle "noyades", si provarono altri sistemi per accelerare le esecuzioni, ma essi risultarono inefficaci e furono poco usati: Westermann, ad esempio, propose di portare nelle carceri bottiglie di acquavite nelle quali fosse stato versato arsenico, ma anche alcune guardie, ignare del contenuto delle bottiglie, le bevvero e quindi l'idea fu subito abbandonata. L'arsenico venne anche utilizzato per le cosiddette "fumigation" (in italiano "fumigazioni") che consistevano semplicemente nel liberare il gas in una stanza per avvelenare i condannati.[31]

A cui seguirono le

Colonne Infernali:

I repubblicani eseguirono gli ordini e la guerra divenne un massacro. Si uccisero i vandeani senza considerare l'età o il sesso delle persone che si trovavano di fronte e a morire non furono solo i soldati dell'armata vandeana, ma anche le loro donne e i loro bambini. Oltre a questi, tra le vittime ci furono anche alcuni che non avevano preso parte all'insurrezione, ma questo sembrava non avere importanza, come testimonia l'ordine che darà Grignon alla sua colonna:
«Compagni, entriamo nel paese insorto. Vi do l'ordine di dare alle fiamme tutto quanto sarà suscettibile di essere bruciato e di passare a filo di baionetta qualsiasi abitante incontrerete sul vostro passaggio. So che può esserci qualche patriota in questo paese. È lo stesso. Dobbiamo sacrificare tutto».[33] I soldati delle colonne, prima di uccidere le proprie vittime, compirono su di loro le peggiori atrocità: dallo stupro alla mutilazione, a volte per accelerare i tempi essi incendiarono interi edifici nei quali riunivano i condannati, diedero fuoco anche agli ospedali per uccidere i malati al loro interno. Addirittura conciarono pelle umana, presa dai cadaveri, per creare abiti, come dirà un testimone Claude-Jean Humeau che denunciò al tribunale di Angers questo fatto il 6 novembre 1794:
«Il nominato Pequel, chirurgo maggiore del 4º battaglione delle Ardenne, ne ha scorticati trentadue. Volle costringere Alexis Lemonier, pellaio a Les Ponts-de-Cé, a conciarli. Le pelli furono trasportate preso un certo Langlais, conciatore, dove un soldato le ha lavorate [...]».[34][35]
Testimonierà questa pratica anche Victor Gotard-Faultrier nel suo Les champ des Martyrs, che il 31 maggio 1852 si diresse ad Angers per raccogliere informazioni sullo svolgimento dei fatti e tra le varie testimonianze riporta le parole di un sacerdote, un certo Pierre-Marie Robin:
«[...] erano scorticati a mezzo corpo, perché si tagliava la pelle al di sotto della cintura, poi lungo ciascuna delle cosce fino alla caviglia dei piedi, in modo che dopo la sua rimozione i pantaloni si trovavano in parte formati; non restava altro che conciare e cucire [...]».[36]
Un'altra pratica sui cadaveri era quella di cremarli per ricavare del grasso, la contessa de La Bouère racconta la testimonianza di alcuni soldati che a Clisson il 5 aprile 1794 bruciarono 150 donne per estrarne grasso:
«Facevano dei buchi per terra per sistemarvi delle caldaie allo scopo di raccogliere quello che colava; avevamo messo al di sopra delle sbarre di ferro e su queste le donne, [...] poi, ancora al di sopra, vi era il fuoco [...]. Due miei compagni erano con me per questa faccenda. Ne mandai 10 barili a Nantes. Era come grasso di mummia: serviva per gli ospedali».[37]Wikipedia

Ho riportato questi due estratti per confermare (seguendo il tuo riferimento a Qohelet) come non vi sia niente di nuovo sotto il sole, l’unico limite alla ferocia umana è la morte delle vittime…
 
Certamente anche a causa dell’eroica resistenza dell’esercito vandeiano della Marais Breton (paludi bretoni) si arrivò all'accordo di pace del 17 febbraio 1795, con il trattato di La Jaunaye che pose fine alla prima guerra vandeica.
Ma ci vollero altre tre guerre e altri vent’anni per finirla del tutto…

Il 24 giugno 1815 fu firmato l'armistizio a Tessoualle, vicino a Cholet. Il giorno successivo si seppe della sconfitta di Napoleone a Waterloo (avvenuta il 18 giugno 1815), che determinò la fine del regno di Napoleone. Nonostante tutto, erano ugualmente riusciti ad aiutare Luigi XVIII a salire al trono.

Quel momentum che (negativamente) è connaturato con la specie umana, annidato nella sua coscienza, è ben lungi dall’esaurirsi e giustamente rilevi la conseguenzialità storica nel presente periodo che stiamo vivendo.

La tua poesia da conto di ciò, prospettando l’unica soluzione possibile per affrancarsene - quella individuale – mentre per quella collettiva siamo nelle mani (come direbbe Battiato) del re del Mondo.

Quando ho postato non immaginavo che la coincidenza tra la palude della tua seconda e sesta strofa potesse andare oltre le Marais del mio ultimo verso… ma il tuo ricordo sulla Vandea l’ha ulteriormente collegato agli eventi che abbiamo riportato in luce… l’ombra della luce…

Le coincidenze mi affascinano e ho aperto una discussione per raccogliere quelle che accadono qui in CDM o che qualcuno sente di condividere, per cui termino ringraziandoti per la presente (e viva) e facendoti i complimenti per la tua poesia che l’ha reso possibile.

https://www.costruttoridimondi.org/forum/viewtopic.php?f=12&t=1779


 
(PS- avevo scritto una poesia che richiama qualcosa dei tuoi versi. Ti riporto la prima delle sei strofe e mezzo. Nel caso t’interessi ci scriviamo privatamente)
 
C’era un sasso nel sentiero, stretto e nero;
quando fosti a tiro senza alcun pensiero
un colpo con il piede e quel lontano schizza,
alfine s'inabissa in una fonda pozza.
https://www.lamacchinadiluce.com/

Re: [LP16] Mi butteranno

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Ciao @Galvan 
Conosco la triste storia della Vandea che hai menzionato;  negli anni ho potuto cercare nei meandri della storia grazie a internet. Per questo internet può servire, ma non basta.
Ho cominciato a provare pietà fin da adolescente, internet non c’era ma avevamo una televisione che faceva buoni documentari storici in bianco e nero e un giorno potei vedere casualmente, ma io penso non fosse un caso, un lungo servizio sulla storia della Vandea fatto in Francia e da allora non riuscii più a levarmelo dalla testa. Mi colpirono le parole di un vecchio francese (ti parlo della metà degli anni Settanta del secolo scorso) abitante di uno di quei disgraziati paesi che faceva vedere luoghi e cimiteri ai giornalisti e con voce strozzata dal pianto diceva che ancora oggi (ai tempi del documentario) quei posti erano pervasi dall’orrore e dalle lacrime per quello che uomini avevano fatto ad altri uomini… I discendenti ancora ricordavano e piangevano… Queste cose non si possono dimenticare, non si possono perdonare.
Ma gli uomini continuano nella loro diabolica crudeltà, senza sapere la maggior parte da dove provenga il  demoniaco desiderio di fare del male ai propri simili. E questo è tremendo…
Il discorso sarebbe lunghissimo e nel forum non c’è un luogo preposto dove discuterne; m’interessa la tua poesia, scrivimi pure quando vuoi in MP; se ti farà piacere potremo scambiarci qualche opinione.
Ciao.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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