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[MI188] Il rimpianto del signor F.

Posted: Fri Oct 17, 2025 11:20 am
by queffe
Traccia di mezzanotte n.1 "Il giorno della pioggia"

Il rimpianto del signor F.
Il signor F. è alla finestra, la grande finestra della sala, che dà sul lago.
Piove.
È una ferita ogni giorno di pioggia davanti a quella finestra: una ferita mai rimarginata.
Il successo, la breve eppur brillante carriera, i soldi, sono nulla.
Il suo piccolo talento è nulla. Gli ha consentito di immaginare una storia capace di far sognare milioni di lettori, gli ha procurato sostanze che ancora durano, certo, ma tutto questo è nulla.
Tante volte il signor F. si è domandato cosa sarebbe successo se…
Pioveva quel giorno.
Lei gli disse «Vieni con me».
Lui rispose «No».
Lei ritentò una sola volta: «Potrai lo stesso seguire le tue ispirazioni, saremo lontani da qui, ma saremo insieme. Avrai tutto il tempo e il mio lavoro ci darà, ti darà la tranquillità di cui hai bisogno, almeno per incominciare».
Lui ripeté il suo «No».
Sarebbe servito un terzo tentativo di lei? Il signor F. non lo sa. Tante volte se lo è chiesto, fino a smarrire il senso di quella domanda cui, ancora oggi, non sa rispondere.
Non trova la risposta perché la domanda non esiste. Non più.
Lei disse: «Se dici di no è perché non mi ami» e fu un addio.
Ora lui ripensa a quella canzone, così bella e triste che dice: 
Così un uomo ha sedici modi di dire verde
Ed un altro ne ha uno soltanto per dire addio

Lui fu capace di lasciarla andare senza nemmeno quello.
È così che un addio non espresso nelle parole rimane incompiuto nel cuore: da allora il signor F. ha rinunciato ad amare. E dire che ne son passati di anni…
Persino i suoi cani, i tre fedeli cani che lo hanno accompagnato lungo il corso della vita sono nulla. Passatempi sono stati, soci solitari, coinquilini che hanno diviso con lui questa casa, per altro così vuota e fredda. Li ha rispettati, gli ha persino voluto un bene dell’anima, ma non li ha amati. Quando Sharp, l’ultimo di loro, se n’è andato, il signor F. si è reso conto di quanto amore incondizionato erano stati capaci, uno dopo l’altro.
E lui? Cosa ha saputo dare loro oltre alla pappa quotidiana e al permesso di essere amato, accucciati ai suoi piedi, nelle interminabili ore di solitudine?
Non ha più voluto nemmeno la compagnia di un cane, dopo Sharp.
Non ha null’altro che un lontano rimpianto, il signor F.
Per questo riesce a vivere con tanto distacco.
Perché il rimpianto è qualcosa che ti fa un male gentile. Non è la disperazione del meraviglioso che hai posseduto e che non c’è più.
Il rimpianto è una forza maligna ma molto debole che spinge, da qualche parte; è faticosa consapevolezza di un vuoto che non puoi colmare perché mai nulla ha occupato quello spazio. Il rimpianto lascia sopravvivere perché consente di non essere costantemente pensato.
Il rimpianto… Bussano alla porta.

Il signor F. fatica a trarsi da queste riflessioni.
Bussano ancora.
Lui pensa al diavolo, non andrò ad aprire. Non attendo nessuno e nessuno sa che sono in casa. Chiunque sia se ne andrà presto.
Bussano alla porta, ancora: senza insistenza, con la medesima forza.
Ora il Signor F. ha lasciato fuggire i pensieri in cui era assorto e già il rimpianto non è più.
Ecco cos’è il rimpianto: mai potrai pensare di farla finita per un “semplice” rimpianto. Si presenterà ogni volta uguale; tutto il tempo che ha consumato te non ha reso lui meno forte, ma se ne andrà di nuovo, anche se per poco, e tu potrai vivere. Come puoi, ma vivrai; addirittura provando paura al solo pensiero di poterla fare finita.
Bussano alla porta.
Dannazione! Pensa il signor F. e si risolve ad andare ad aprire.

Apre, dunque, e la luce grigia di questo giorno si riversa nell’ingresso sporcando di quel colore spento ogni cosa.
La porta ora è aperta sullo stesso scorcio della finestra a cui il signor F. era fino a un istante fa. Difficile pensare che il tempo avrebbe potuto essere diverso, eppure lui è quasi stupito di quella pioggia. Perché, senza un vetro che lo protegge, gli arrivano il rumore e questo odore, e prova un freddo che è lo stesso di quel giorno, tanto che par di sentire ancora quelle parole:
«Vieni con me»
Sulla soglia, un bambino che «Oggi piove di nuovo», dice.
«Oggi piove di nuovo», ripete il signor F. come se quell’apparizione fosse naturale, ma non abbastanza da non aver bisogno di una conferma.
«Sì, oggi piove di nuovo» ripete ancora F. che necessita di parole semplici e concrete a cui aggrapparsi mentre lo investe l’odore della pioggia d’allora, che ancora scroscia, dal cielo e dal tetto, sopra un bambino che non si bagna.
Come il rimpianto, tante volte questa pioggia è tornata e poi ha di nuovo lasciato spazio a un po’ di sole. Ma, adesso, c’è di più: sa di tegola e d’inverno quest’acqua piovana.
«Vuoi tornare indietro e parlare con lei?» domanda il bambino venuto con la pioggia.
La risposta che preme in F. per un istante si fa desiderio e gioia indicibile per un’opportunità che nemmeno avresti il coraggio di desiderare.
Ma è solo un istante.
«Lo voglio?» chiede il signor F.
«Io non so se lo vuoi» risponde il bambino, «ma affinché accada devi volerlo».
«Basta volerlo?» domanda ancora F.
«Sì: ti basta».
Eppure, F. non crede a quelle parole. Non è possibile avere una seconda possibilità senza un prezzo da pagare.
«Cosa hai da perdere, del resto?», domanda il bambino che sembra conoscere i suoi pensieri.
«Cosa ho da perdere?»
Ripetere quasi macchinalmente consente a F. di dare uno spessore, una forma, almeno verbale, a quella sensazione così irreale. E pensa: Ecco cosa ho da perdere: tutto ciò che non ho avuto. Che è davvero troppo, dal momento che non ho praticamente nulla.
«Non tutto ciò che si può avere è destinato a essere perso», gli dice il bambino che conosce i suoi pensieri.
«Ma tutto ciò che non ho avuto, tutto ciò che non sono stato, non ho dovuto perderlo, in questa mia vita».
«Allora perché ancora ti tormenta?», domanda il bambino. «Vuoi negare che è un vuoto?»
«Non lo nego» risponde F. ma il terrore lo blocca. Quel dolore gentile gli ha consentito di sopravvivere; cosa lo attende, invece, sulla strada che gli è offerta?
L’amore più grande del mondo lo attende, un amore che mai essere umano ha provato e mai nessun altro proverà.
«Sì, hai ragione: lo perderai» gli dice il bambino che vede i suoi pensieri. «Non so dirti quanto potrà durare, ma tu sai quanto grande era il suo amore per te e anche un solo giorno di quell’amore forse varrà l’intera vita».
«No, non è vero» dice F. «Un giorno sarebbe una beffa; cento anni sarebbero il Paradiso che poi termina, ti si sfrolla davanti dopo che l’hai posseduto e quanto più è stato meraviglioso, tanto più sarà un inferno farne a meno anche per un solo giorno, dopo che si sarà fatto macerie».
Il bambino non parla più. Guarda F. con occhi tristi, ma il suo sguardo non lo giudica.
«Vuoi entrare? Parliamo ancora un po’», dice F.
Il bambino fa cenno di no. I suoi occhi sono tristi, ma nel suo sguardo non c’è altro che lo sguardo di un bambino.
F. gli sorride, poi domanda: «Mi basta chiudere questa porta, vero?»
Il bambino che non parla più non è offeso, e lui lo sa. «Ciao», dice infine F. e richiude la porta.
Chiude anche gli occhi, fa un sospiro, li riapre e si guarda intorno: l’aria dell’ingresso è ancora piena di freddo e di grigio e sa di tegola.
ˑ
Il signor F. è pronto; torna in sala, alla finestra.
Lei e il bambino si stanno allontanando tenendosi per mano.
Nessuno dei due si volta.
La pioggia non li bagna.

Re: [MI188] Il rimpianto del signor F.

Posted: Fri Oct 17, 2025 12:03 pm
by queffe
Il mio commento.

Re: [MI188] Il rimpianto del signor F.

Posted: Fri Oct 17, 2025 1:45 pm
by Strikeiron
queffe wrote: Il rimpianto… Bussano alla porta.
Ciao. Metto le mani avanti, io commento a istinto, non volermene. Io qui avrei messo "Il rimpianto è... Bussano alla porta" per continuare la sequenza di descrizione del rimpianto, a creare una sequenza di colpi, uno dopo l'altro sul culmine dell'azione che interrompe il pensiero.
queffe wrote: Ecco cos’è il rimpianto: mai potrai pensare di farla finita per un “semplice” rimpianto. Si presenterà ogni volta uguale; tutto il tempo che ha consumato te non ha reso lui meno forte, ma se ne andrà di nuovo, anche se per poco, e tu potrai vivere. Come puoi, ma vivrai; addirittura provando paura al solo pensiero di poterla fare finita.
Stupendo sto pezzo. 
queffe wrote: Sulla soglia, un bambino che «Oggi piove di nuovo», dice.
Forse qui volevi scrivere "Sulla soglia, un bambino che dice: «Oggi piove di nuovo»"?
queffe wrote: «Non lo nego» risponde F. ma il terrore lo blocca.
Forse manca una virgola prima del ma.


Molto bello il finale.
E' una mia sensazione o te volevi alludere alla morte del protagonista? Come dire: se la pioggia non li bagna sono essenzialmente dei fantasmi che bussano alla porta e quindi vanno a tentarlo con una possibilità? Però il Signor F. ha paura di ciò che potrebbe avere, rinuncia e si prepara alla fine della propria vita? Oppure mi sono immaginato tutto io?
Comunque complimenti per la sensazione e descrizione del rimpianto. l'unica cosa sulla quale ritorna la mia testaccia è che in alcune parti sembra più spiegato che espresso dalla mente del protagonista, come difatti è.
Comunque a me è piaciuto molto come racconto.

Re: [MI188] Il rimpianto del signor F.

Posted: Fri Oct 17, 2025 10:24 pm
by Artemis
Ciao @queffe.
Questa lettura per me è fuori dagli schemi a cui sono abituato.
Non sono riuscito a decifrare quelle brevissime frasi all'inizio, mi hanno mantenuto distaccato.

Alcune delle frasi che mi hanno colpito e che funzionano meglio, secondo il mio gusto:
-"Lei disse: «Se dici di no è perché non mi ami» e fu un addio."
-" il rimpianto è qualcosa che ti fa un male gentile. Non è la disperazione del meraviglioso che hai posseduto e che non c’è più."
-"mai potrai pensare di farla finita per un “semplice” rimpianto. Si presenterà ogni volta uguale; tutto il tempo che ha consumato te non ha reso lui meno forte, ma se ne andrà di nuovo, anche se per poco, e tu potrai vivere."
Ma quest'ultima l'avrei preferita qualche riga prima, perchè li dov'è sembra fuori posto, ne sembra già uscito per poi ritornarvi.
-"Come il rimpianto, tante volte questa pioggia è tornata e poi ha di nuovo lasciato spazio a un po’ di sole"

"La porta ora è aperta sullo stesso scorcio della finestra a cui il signor F. era fino a un istante fa. Difficile pensare che il tempo avrebbe potuto essere diverso, eppure lui è quasi stupito di quella pioggia. Perché, senza un vetro che lo protegge, gli arrivano il rumore e questo odore, e prova un freddo che è lo stesso di quel giorno, tanto che par di sentire ancora quelle parole"
è una frase, al contrario di quasi tutte le altre, troppo articolata. Mi risulta di difficile comprensione, ma magari è un mio limite.

Le frasi hanno sempre molto controllo, trasmettono una eleganza che ho colto in poche altre narrazioni. La filosofia si accompagna benissimo.

Hai dato una interpretazione rara ad una trama già ben delineata dalla traccia. Per me questo ha un gran valore.

Complimenti, spero di rileggerti presto.

Re: [MI188] Il rimpianto del signor F.

Posted: Sat Oct 18, 2025 11:15 am
by queffe
@Strikeiron ciao, bentrovato e grazie per la lettura e il commento.
Strikeiron wrote: Ciao. Metto le mani avanti, io commento a istinto, non volermene
Ci mancherebbe che te ne volessi per un commento istintivo (quindi sincero)! :)
Strikeiron wrote: Io qui avrei messo "Il rimpianto è... Bussano alla porta"
In effetti ci ho pensato. Tuttavia, mi sembrava che così il bussare fosse ancora più intrusivo e fastidioso.
Strikeiron wrote: Forse qui volevi scrivere "Sulla soglia, un bambino che dice: «Oggi piove di nuovo»"?
Che poi è la stessa cosa. Solo che la mia forma, a mio parere, è più stilisticamente originale (a me piace mischiare dicorsi diretti e indiretti, o, come qui, cercare un modo un po' originale di usare i sostegni alle battute).
Strikeiron wrote: Forse manca una virgola prima del ma.
Vero, ma quell'F. puntato mi ha creato un sacco di problemi con l'ortografia :D . Perché "il signor F., " secondo me non si può proprio vedere ;)
Strikeiron wrote: E' una mia sensazione o te volevi alludere alla morte del protagonista?
Sì, e forse sono stato pure troppo esplicito in tal senso, con quel:
queffe wrote: Il signor F. è pronto;
Perché sì, forsebastava la citazione che ho usato nel testo. Forse non è facilissima da cogliere, ma "l'acqua che sa di tegola e freddo" ne "L'ascensore" di Giorgio Caproni è proprio un presagio di morte.
Strikeiron wrote: l'unica cosa sulla quale ritorna la mia testaccia è che in alcune parti sembra più spiegato che espresso dalla mente del protagonista
eh, questo è, assieme, un mio difetto e una mia fissazione. Senza scivolare nei veri e propri spiegoni a me piace far intromettere un po' il narratore. Porto sempre al limite questo aspetto e capisco che possa piacere poco (talvolta lo supero pure il limite che il lettore può sopportare...).

Di nuovo grazie, passo presto dal tuo racconto. 

Re: [MI188] Il rimpianto del signor F.

Posted: Sat Oct 18, 2025 11:45 am
by queffe
Artemis wrote: Questa lettura per me è fuori dagli schemi a cui sono abituato.
Ecco uno di quei pareri grazie ai quali (talvolta) posso dire di aver raggiunto i miei obiettivi di scribacchino. Io sostengo che per scrivere (oltre a molto altro) siano indispensabili due cose: aver qualcosa da dire e saperlo dire in modo originale. "Fuori dagli schemi" lo prendo come una conferma che non sono troppo lontano da almeno una delle due.

Bene, ciao anche a te, @Artemis , bentrovato e grazie della lettura e del tuo commento.
Artemis wrote: Non sono riuscito a decifrare quelle brevissime frasi all'inizio, mi hanno mantenuto distaccato.
Anche questo, non dico che sia il mio obiettivo principale, ma preferisco scrivere usando incipit e introduzioni che non incollano il lettore, ma, piuttosto lo incuriosiscano (o, meglio, lo destabilizzino un poco), per poi avvinghiarlo nel proseguimento della narrazione. Se questo tentativo d'avvinghiare poi riesce ed è pure dolce e graduale il mio obiettivo è raggiunto.
Artemis wrote: è una frase, al contrario di quasi tutte le altre, troppo articolata. Mi risulta di difficile comprensione, ma magari è un mio limite.
Vero, ne ho semplificate altre, questa, pur nel tentativo di semplificazione, mi è rimasta in una forma che richiede un poco di sforzo, che mi permetto di chiedere al lettore.
Artemis wrote: Le frasi hanno sempre molto controllo, trasmettono una eleganza che ho colto in poche altre narrazioni. La filosofia si accompagna benissimo.

Hai dato una interpretazione rara ad una trama già ben delineata dalla traccia. Per me questo ha un gran valore.
Ecco altri due pareri che mi appagano tantissimo. 
Lo stile (credo di poter dire di averne, dopo tanto tempo, messo a punto uno mio) e il contenuto (mi permetto spesso di filosofeggiare o farlo fare ai miei personaggi) sono due aspetti fondamentali, per me, nello scrivere.
E l'originalità (sia stilistica che contenutistica) è un'altra cosa cui punto sempre scrivendo.

Grazie ancora e a presto!