[MI 168] Tre sorelle

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Traccia di mezzogiorno: Dentro il quadro. 

Commento
Ipazia, Cunegonda e Sofonisba si destarono quasi in contemporanea. Le luci attorno si accesero in sequenza, la sala era quella di sempre. Non cambiava mai nulla nello scenario circostante, eppure ogni fase di luci accese portava qualcosa di diverso. Ipazia era quella che, delle tre, attendeva i cambi di luce con aspettativa maggiore. Forse perché era la più piccola e, come tale, aveva conservato un senso di innocenza incompiuta dentro di sé.
«Chissà da cosa cominceranno oggi» sibilò rivolta alle altre. Le tre sorelle erano legate anche dallo stesso modo di pronunciare le esse, sibilando più del necessario. Niente di strano, se si pensava al loro aspetto.
«Fai ogni giorno lo stesso discorso» ribatté Sofonisba, che si distingueva perché era un po' più dritta delle altre e forse per questo si dava più arie del necessario.
«Io scommetto che ci beccheremo una scuola». Cunegonda invece era più accomodante, di solito. Del resto era la più grande, e se lo poteva permettere.
«Per me invece ci tocca la gita del circolo anziani».
Cunegonda rise stretta.
«Quelli che cercano subito il posto a sedere e non fanno altro che criticarci?»
«Proprio quelli. Ah, non sai quante gliene direi. Se solo potessi farlo».
«Eh, già. Per fortuna non vengono sempre, a ogni cambio di luce».
«Oggi però è quel giorno» le interruppe Sofonisba.
«Quale?»
«Quello del rumore... lo sapete. Quello strano bin bon ban, o din don dan, o roba simile».
«Oh, no» sibilò Ipazia «di nuovo?»
«Eh, sì».
«Che fastidio. Troppi bipedi, sempre. E poi, non so, a me sembrano tutti stupidi».
«Non è vero. Il pittore non era stupido».
«Hai ragione. Il pittore ci voleva bene».
Le tre sorelle sospirarono languide al ricordo del pittore. Il momento della loro creazione era stato un impeto fugace, un'emozione intensa. Brevissima, eppure, anche se sapevano di non essere le uniche, erano convinte che il pittore le amasse più di tutte le altre. Sofonisba fu la prima a riscuotersi, come sempre. Le luci erano tutte accese e i bipedi in uniforme attorno a loro si stavano animando.
«Oh, no».
«Che succede?» domandò Ipazia.
«Avete perso la scommessa. Ci sono i primi bipedi».
«E quindi?»
«Aspetta e saprai».
«Certo, non facciamo altro. Mai una volta che ci portino in giro da qualche parte».
«Insomma, che bipedi sono?» chiese Cunegonda.
«I peggiori».
In quel momento cinque turisti tedeschi, rossi e gonfi come otri, si piazzarono davanti a loro. Uno rise, tre assunsero un'espressione schifata, il quinto piazzò il faccione rubicondo esattamente davanti a Sofonisba.
«Nein, herr. Die alarm» il bipede in uniforme dalla voce stridula lo richiamò all'ordine. Il turista bofonchiò qualcosa di incomprensibile e si ritrasse. Le tre sorelle sibilarono di sollievo.
«Questi non capiscono niente» si pavoneggiò Ipazia.
«Certo. Quelli con i cosi bianchi lì in basso non capiscono mai niente» sospirò Cunegonda amareggiata.
«Zitte. Chissà cosa raccontano questa volta».
La comitiva in sandali e calzini bianchi fece capannello intorno a un giovanotto bruno che, con voce stentorea e in buon tedesco, iniziò a illustrare la vita e la carriera di Lucio Fontana. Anche se le tre sorelle non capivano cosa venisse detto, cercarono di interpretare i suoni e gli accenti.
«Per quanto riguarda in particolare quest'opera, il cui titolo è “Concetto spaziale/Attese”, posiamo notare vari elementi. La domanda principale è però sempre la stessa: perché Fontana decideva di praticare questi tagli, tre come potete vedere, sulle tele? E perché sceglieva di volta in volta tele bianche o colorate, blu in questo caso? Qualcuno di voi lo sa?»
La guida tacque e le sorelle capirono che stava aspettando che qualcun altro proseguisse il discorso. La sala piombò in un silenzio imbarazzato.
«Era arrabbiato?» scherzò uno di quei bipedi. Tutti gli altri risero emettendo suoni grossolani.
«Ti sbagliavi» sibilò Ipazia «questi sono peggio del solito».
«Che fastidio! Non li sopporto quando fanno così» si irritò Cunegonda.
L'unica a tacere era Sofonisba, persa di nuovo nei ricordi della loro creazione.
«Se lui fosse qui...»
«Già».
«Ma tornerà, vero? Ce l'aveva promesso».
Ipazia credeva ancora che il pittore sarebbe tornato a prenderle. Non a caso, era la più piccola.
Le altre tacquero, per non toglierle l'illusione. Lo sapevano, loro, che i momenti di luce da quando lui se n'era andato erano troppi perché potesse succedere.
La comitiva si spostò in un'altra sala del museo.
Le tre sorelle sibilarono di sollievo.
E attesero ancora.


Spoiler
Il dipinto è Concetto spaziale/Attese di Lucio Fontana (1961)
Qui
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI 168] Tre sorelle

2
@pale star  :)

Wow!  :super:

Il mio commento si divide in due:
1 - mi è piaciuto tanto tanto il racconto di questi tre personaggi dipinti che commentano la goffaggine e il malgarbo di  alcuni visitatori del museo che li ospita, mentre aspettano, soprattutto la piccola Ipazia, (che crede ancora alla Befana!) il ritorno del loro autore.

2 - Visto il quadro, coi tre squarci e basta, dal titolo "Concetto spaziale - Attese" - scusami ma non riesco a capire perché quest'opera di Lucio Fontana
ti abbia portato a pensare di farci vedere, dentro il quadro, tre soggetti femminili, e perché proprio quelli.

Perdona la mia ignoranza.

Comunque ti ringrazio per la piacevolissima lettura!  :libro:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 168] Tre sorelle

3
Poeta Zaza ha scritto: @pale star  :)

Wow!  :super:

Il mio commento si divide in due:
1 - mi è piaciuto tanto tanto il racconto di questi tre personaggi dipinti che commentano la goffaggine e il malgarbo di  alcuni visitatori del museo che li ospita, mentre aspettano, soprattutto la piccola Ipazia, (che crede ancora alla Befana!) il ritorno del loro autore.

2 - Visto il quadro, coi tre squarci e basta, dal titolo "Concetto spaziale - Attese" - scusami ma non riesco a capire perché quest'opera di Lucio Fontana
ti abbia portato a pensare di farci vedere, dentro il quadro, tre soggetti femminili, e perché proprio quelli.

Perdona la mia ignoranza.

Comunque ti ringrazio per la piacevolissima lettura!  :libro:
@Poeta Zaza grazie cara, sono contenta che ti sia piaciuto!
Riguardo il punto 2, ehm, non so che risponderti. Le opere di Fontana appartengono alla categoria delle cose che non so classificare, cioè non so se ritenerle colpi di genio o emerite idiozie. Non te lo so spiegare, ho letto la traccia e ho pensato: "Potrei inventare una storia partendo da un quadro di Renoir, un sacco di personaggi, un sacco di storie, quei colori così belli*. No, dai, troppo banale. Cos'è che mi potrebbe complicare la vita? Parlare di un artista che non capisco. Tipo Fontana!"
Poi niente, ho immaginato di personificare i tre tagli e li ho messi al femminile forse perché vedo il concetto di attesa come un qualcosa di più tipico delle donne. Come tre Penelopi che aspettano lo stesso Ulisse, per intenderci. 
Cioè, guardando l'opera, Ipazia è il taglio a sinistra, Cunegonda quello centrale e Sofonisba quello a destra. 

*Adoro Renoir, se non si fosse capito. 
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI 168] Tre sorelle

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Molto bello @pale star hai donato a quel quadro rispetto e dignità. E pensa che il segreto della meraviglia che c'è dietro quei tagli lo costudiremo solo noi pochi che leggeremo il tuo racconto.

Il signor Fontana, nemmeno lo immgina, col tuo contributo ha dato decoro a quel...quella tela.

(che si è capito che a me 'stè mprovvisate di Fontana non piacciono? io sono una di quelle che farebbe arrabbiare le tre sorelle)

Re: [MI 168] Tre sorelle

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Alba359 ha scritto: Molto bello @pale star hai donato a quel quadro rispetto e dignità. E pensa che il segreto della meraviglia che c'è dietro quei tagli lo costudiremo solo noi pochi che leggeremo il tuo racconto.

Il signor Fontana, nemmeno lo immgina, col tuo contributo ha dato decoro a quel...quella tela.

(che si è capito che a me 'stè mprovvisate di Fontana non piacciono? io sono una di quelle che farebbe arrabbiare le tre sorelle)
Grazie @Alba359 ! Credo ci sia tutta una scuola di pensiero che ritiene che i tagli nella tela in realtà fossero studiati con precisione. Però non ne so molto di più, e non ho mai visto una sua opera dal vivo. Se mai capiterà, vedremo quale sarà la mia reazione. Ma se il suo obiettivo era andare "oltre la tela", ecco, a mio modo ho provato ad andarci.  :)
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI 168] Tre sorelle

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Ciao @pale star un'interpretazione originale, nello spirito che auspicavo.
Paradossalmente sei riuscita a dar forma, a far vivere delle "entità" nell'attimo della creazione della loro assenza. Complimenti. 
Verosimile anche l'idea delle figure femminili. La dolcezza delle loro curve lo ricorda. Hai colto, credo, anche un aspetto importante: quello della luce, che riesce a dare diverse prospettive e stati d'animo.
Anche la scelta dell'attesa...
Complimenti!
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