[MI 168] Gli amanti.

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Traccia di Mezzogiorno: “Dentro il quadro”
 Mi sono ispirata all'opera Gli amanti (Les Amants) di René Magritte.




Le tende ingiallite nascondono il mio riflesso sul vetro.
Non scosterò il tessuto, Dietro ai miei occhi sono io, specchiata, vedrei il tempo passato a corrodere ogni attimo della mia esistenza. Alzerei le mie mani secche e macchiate, scosterei dal mio viso i capelli bianchi…Un tempo brillavo come l’aurora d’estate, e tu eri con me a ogni levarsi del sole, caro
Paolo, mio primo e unico giovane amore.
La chiesa sulla collina sembrava in fiamme sotto il sole d'agosto, la pietra bianca scottava. Qualcuno avrebbe potuto accorgersi, quel giorno, dei lampi e dell'odore di tempesta balenare tra il tulle del mio abito bianco? Avrebbe potuto lanciarmi un’occhiata? Avvertirmi dell’incombere della vita? Nessun presagio e quello fu il giorno più bello della mia vita.
L'amore è follia, incoscienza, noi eravamo innamorati, un amore senza senno che sconfinava dalle nostre anime e contagiava il mondo intorno. seguirono anni vissuti senza ritegno, si arrivava spesso al limite, ci prendevamo ogni libertà che la vita ci concedeva, amavamo uomini donne, da soli o insieme, eppure, nulla riusciva ad attaccarci.
Gli anni a perdifiato finirono presto. Poi, la latitanza del lato giusto, quello che chiude due linee in una forma perfetta, ci oscurò la coscienza. Fece di noi, due vecchi e giovani amanti. Si notava sulle pareti della nostra casa, sterili come i nostri inutili tentativi e non era solo mancanza, era un desiderio comune.
Analisi, ricerche e responsi negativi, ci trascinarono via l’una dall’altro, allora ci mancarono le forze, ricordi?
Il nostro amore, come un prezioso cristallo, andava in frantumi al minimo urto.
Sempre più inutile lo sforzo di riattaccare i cocci sparsi, per quante volte? Per quanti anni?
Soffiai l’ultima vera parola attraverso il mio sudario di madre mancata, non ne seguì, mai più, una altrettanto pura in tutta la mia vita ma, non un fiato superò il velo che copriva le tue parole inespresse. La valigia in mano e te ne andasti.
Non poche battaglie ci consumarono in seguito. Stanze d’albergo, letti improvvisati, ogni volta era un gioco, un vortice infinito ci riportava a sfiorarci. A scoprire e a parlare delle tue nuove amanti e dei miei amori impossibili.
Ogni novità che ci capitava dovevamo condividerla ma, inesorabilmente, ci divideva ancora una volta. Solo da lontano potevamo amarci davvero.
Conoscevo ogni tua debolezza ma mi esaltava la tua forza, la stessa forza che mi spingeva ad andarmene e a tornare ogni volta. A ogni tuo errore, ne seguiva, implcabile, uno mio: Le mie mitiche bugie, i miei sotterfugi infantili.
Abbiamo lasciato che il tempo ci scorresse addosso senza che ne apprendessimo i segreti, abbiamo perso di vista il nostro unico bene: la nostra vita.
Siamo diventati vecchi restando, troppo a lungo, così giovani e testardi.

Ora, l'aria imbrunisce, Ho aperto la finestra, grossi stormi disegnano ombre scure sui campi arati. Solchi profondi si rincorrono, strisciano uno fianco all'altro, colorano la terra umida che attende la semina.
Quanto ho atteso io? un cenno, una tua lettera, un fiore... che la mia assurda impunità mi indicasse un modo per redimermi. Quanto ho atteso io, un figlio da amare, una vita da crescere per riuscire a crescere anch'io?
Ormai il sole è perso dietro i colli, con la notte scompare  ogni cosa.
Me ne vado da questa casa, la nostra, sono stanca. Non scorgerò, qui, i primi raggi caldi domattina, non aspetterò qualcuno che mi annunci una tua visita.
Ti lascio questo foglio a testimonianza di una vita sprecata, di un amore maltrattato, di occhi persi a guardare miraggi, di un cuore che non a mai smesso di amarti.

A Francesca
Quante volte, nella vita, ho mancato per un respiro un appuntamento, molte sicuramente. Mi riservo di non condannarmi per questo, le tue assenze erano leggendarie un tempo.
Leggo con nostalgia e rimpianto le tue righe. Abbiamo perso ogni coincidenza che ci avvicinava, non c'era mai tempo per incontrarci, oppure ne avevamo così tanto e tanto avevamo da raccontarci da rivelarsi deleterio.
Il fuoco e la polvere da sparo, così eravamo noi.
Ho questi anni pieni dietro di me e non più molti davanti. Anni che non saprò riempire da solo, non come abbiamo fatto insieme.
Il tuo ricordo mi traghetterà verso giorni difficili. Perdonami, ma decido in questo momento che quella che bagna questa pagina sarà la mia ultima lacrima.
Consentimi di cancellare ogni sbaglio e di edificare per noi un tempio. Celebrerò la nostra amicizia, il nostro amore, le ore più belle che abbiamo trascorso volendoci bene. Da oggi ti regalerò un pensiero, uno per ogni attimo spensierato passato insieme. In ogni giorno che mi resta, un fiore si schiuderà dalla mia mente, fino a coglierti di sorpresa dovunque tu sia.
Tuo Paolo.

Re: [MI 168] Gli amanti.

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Alba359 ha scritto: A Francesca
Come hai fatto scrivere a Paolo la sua lettera, cominciando col rivolgersi a lei, perché non hai fatto lo stesso con la lettera di lei, cominciando quindi il racconto - la prima parte - con "A Paolo"?

Sei stata brava, @Alba359 , a sviluppare la traccia del tuo dipinto, rivelando i pensieri degli amanti nascosti dietro quei veli.  :)
Alba359 ha scritto: implcabile
piccolo refuso
Alba359 ha scritto: di un cuore che non a mai smesso di
altro refuso da fretta
Alba359 ha scritto: La chiesa sulla collina sembrava in fiamme sotto il sole d'agosto, la pietra bianca scottava. Qualcuno avrebbe potuto accorgersi, quel giorno, dei lampi e dell'odore di tempesta balenare tra il tulle del mio abito bianco?
Non capisco perché li hai fatti sposare se li qualifichi come "amanti". Comunque, questo è un bellissimo passaggio, tra i tanti.
Alba359 ha scritto: Fece di noi, due vecchi e giovani amanti. 
Quella virgola non ci va.


Al netto di queste note veniali, cara @Alba359 , il tuo racconto-diario mi ha convinto. In fil di penna hai raccontato i due punti di vista dello stesso amore, da parte di due amanti ormai anziani e disillusi. Lei che cova amarezza, lui che si fa sentimentale nel ricordo nostalgico di lei.
Una penna temprata e raffinata a tratteggiare i due protagonisti. Brava!  (y)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 168] Gli amanti.

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ciao @Alba359


Le tende ingiallite nascondono il mio riflesso sul vetro.
Non scosterò il tessuto, Dietro ai miei occhi sono io, specchiata, vedrei il tempo passato a corrodere ogni attimo della mia esistenza. Alzerei le mie mani secche e macchiate, scosterei dal mio viso i capelli bianchi…Un tempo brillavo come l’aurora d’estate, e tu eri con me a ogni levarsi del sole, caro
Paolo, mio primo e unico giovane amore.

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Il racconto parla d'amore. Qui pare che finisca in concomitanza alla sua morte naturale: per vecchiaia. Ti segnalo la virgola al posto del punto.
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La chiesa sulla collina sembrava in fiamme sotto il sole d'agosto, la pietra bianca scottava. Qualcuno avrebbe potuto accorgersi, quel giorno, dei lampi e dell'odore di tempesta balenare tra il tulle del mio abito bianco? Avrebbe potuto lanciarmi un’occhiata? Avvertirmi dell’incombere della vita? Nessun presagio e quello fu il giorno più bello della mia vita.
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le immagini sono calde, riscaldate dal sole di giugno, mese ideale per i matrimoni. Si coglie lo sconsolato ricordare di lei. Il registro è improntato alla nostalgia.
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 seguiva, implcabile, uno mio: Le mie mitiche bugie, i miei sotterfugi infantili.
Abbiamo lasciato che il tempo ci scorresse addosso senza che ne apprendessimo i segreti, abbiamo perso di vista il nostro unico bene: la nostra vita.
Siamo diventati vecchi restando, troppo a lungo, così giovani e testardi.
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Mi sa che questa analisi sul rapporto vada troppo a invadere la trama.
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Ora, l'aria imbrunisce, Ho aperto la finestra, grossi stormi disegnano ombre scure sui campi arati. Solchi profondi si rincorrono, strisciano uno fianco all'altro, colorano la terra umida che attende la semina.
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Questo tratto è pittoresco. Ne hai messo anche altri molto belli in mezzo a questa lunga analisi. Ti segnalo anche qualche piccolo refuso.
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Me ne vado da questa casa, la nostra, sono stanca. Non scorgerò, qui, i primi raggi caldi domattina, non aspetterò qualcuno che mi annunci una tua visita.
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Insomma lei decide di andare via.
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Ti lascio questo foglio a testimonianza di una vita sprecata, di un amore maltrattato, di occhi persi a guardare miraggi, di un cuore che non a mai smesso di amarti.
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Qui non capisco proprio. Lei scrive la lettera d'addio ma tale lettera è intestata a lei. Infatti é come se fosse scritta da Paolo, da come si capisce alla fine. Non doveva essere Paolo a scrivere la lettera? Però si nota in questo passo che segno in neretto, che anche lui scriva una lettera. Non capisco io o non è chiara la tua esposizione? Ci sono due lettere, una iniziale e una di risposta? Ma se quella di paolo è fatta al momento che lei è già andata via, come farebbe a leggerla?
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A Francesca
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Leggo con nostalgia e rimpianto le tue righe
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Tuo Paolo.
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Insomma. A parte piccoli refusi ( che anch'io faccio spesso) vedo una lunga analisi di un rapporto passato, senza spazio per l'azione. Il finale mi pare molto bello nelle parole, un po disordinato per la questione delle lettere. Comunque una storia d'amore amara. ciao 
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI 168] Gli amanti.

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Poeta Zaza ha scritto: Come hai fatto scrivere a Paolo la sua lettera, cominciando col rivolgersi a lei, perché non hai fatto lo stesso con la lettera di lei, cominciando quindi il racconto - la prima parte - con "A Paolo"
Era banale, È una donna forte e libera, si prende delle licenze rispetto a Paolo, per lei intestare la lettera è superfluo.
Paolo, invece, è diverso, è un uomo che ama le regole, anche se gli piace trasgredirle.

Poeta Zaza ha scritto: dom mag 08, 2022 10:12 pmNon capisco perché li hai fatti sposare se li qualifichi come "amanti". Comunque, questo è un bellissimo passaggio, tra i tanti.
Erano giovani, innamorati, Li ha resi amanti l'assenza di un bambino. In questo punto si doveva capire. Ma forse non è chiaro, lo rivedrò.
Alba359 ha scritto: dom mag 08, 2022 6:13 pmPoi, la latitanza del lato giusto, quello che chiude due linee in una forma perfetta, ci oscurò la coscienza. Fece di noi, due vecchi e giovani amanti. Si notava sulle pareti della nostra casa, sterili come i nostri inutili tentativi e non era solo mancanza, era un desiderio comune.
Analisi, ricerche e responsi negativi, ci trascinarono via l’una dall’altro, allora ci mancarono le forze, ricordi?
Lo desideravo entrambi,  capita a volte anche nella realtà.

bestseller2020 ha scritto: Qui non capisco proprio. Lei scrive la lettera d'addio ma tale lettera è intestata a lei. Infatti é come se fosse scritta da Paolo, da come si capisce alla fine. Non doveva essere Paolo a scrivere la lettera? Però si nota in questo passo che segno in neretto, che anche lui scriva una lettera. Non capisco io o non è chiara la tua esposizione? Ci sono due lettere, una iniziale e una di risposta? Ma se quella di paolo è fatta al momento che lei è già andata via, come farebbe a leggerla?
Le lettere sono due la prima è di lei rivolta a Paolo, si capisce da quì.
Alba359 ha scritto: e tu eri con me a ogni levarsi del sole, caro
Paolo, mio primo e unico giovane amore.
non inizia con a Paolo, ma lo evoca nella sua lettera.

da questo punto invece.
Alba359 ha scritto: A Francesca
Quante volte, nella vita, ho mancato per un respiro un appuntamento, molte sicuramente. Mi riservo di non condannarmi per questo, le tue assenze erano leggendarie un tempo.
 Paolo scrive a lei. È chiaro che deve essere tornato in quella casa. Lei è andata via ma la lettera e rimasta lì. La casa è di entrambi, e lo dico nel testo, anche se hanno vissuto la maggior parte del tempo lontani. Quindi lui torna, se no come fa a leggere la lettera di Francesca? Lui risponde; scrive delle righe dedicate a lei sullo stesso folglio.
bestseller2020 ha scritto: Qui pare che finisca in concomitanza alla sua morte naturale: per vecchiaia.
Non muore nessuno, no! non riescono a incontrarsi di nuovo. Lei, stanca parte, e lui torna e legge la lettera di lei. lo dico che gli lascia quel foglio in casa. Sa che la leggerà.
bestseller2020 ha scritto: dom mag 08, 2022 10:14 pmComunque una storia d'amore amara.
Si, non poteva essere altrimenti. Il quadro, non so se sei andato a vederlo, mi ha ispirato incomunicabilità. Due Vecchi amanti che non sono riusciti a comunicare le loro sofferenza psicologiche ma hanno continuato ad amarsi per sempre.

Bene,  non sono stata chiara, non hai colto che sono due lettere, ne prendo atto. Sob!
Grazie a tutti e due @bestseller2020   e @Poeta Zaza , passerò da voi al più presto.

Re: [MI 168] Gli amanti.

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Ciao @Alba359 quanto fascino i quadri di Magritte mi hanno trasmesso da studente. 
Che interpretazione! Molto lirica e molto sofferente. Palpabile l'amarezza che sei riuscita a trasmettere dall'elaborazione dei due amanti. Sei riuscita a dare forma a qualcosa di così aleatorio e indefinito che il quadro poteva trasmettere. Quell'incomunicabilità che sei riuscita a comunicare. Brava. 
Nel dipinto sembra lui il più deciso, come a prendere l'iniziativa, mentre lei si lascia trasportare. Ma in realtà viene fuori Francesca, come figura forte e decisa, che riesce a elaborare lucidamente quella parte di vita. 
Forse rimane molto intuitiva l'idea della risposta alla lettera sul tavolo da parte di Paolo, anche se analizzando bene il testo, si può arrivare a cogliere. Ma non credo sia così importante. L'idea arriva molto bene, insieme a quel miscuglio di emozioni che sei riuscita a trasmettere.
Complimenti.

Re: [MI 168] Gli amanti.

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Oddio @Alba359 , non hai idee di quante corde del mio essere sei andata a toccare con questo racconto. Soprattutto con questa frase:  "Solo da lontano potevamo amarci davvero."
E poi mi hai fatto tornare in mente la Canzone dei vecchi amanti di Jacques Brel (sempre allegro, eh, quando parlava d'amore: fra quella e "lasciami diventare l'ombra della tua ombra, l'ombra della tua mano, l'ombra del tuo cane", allegria...), e la storia di Stella Kerouac, la terza moglie di Jack, che lo ha amato a distanza per vent'anni e poi se lo è sposato quando era già malato e povero (dopo anni di riflessione, comunque, ho concluso che Stella Kerouac ha buttato alle ortiche la sua vita).
A parte queste dissertazioni del tutto personali, credo che la cosa che mi ha colpito di più sia stata che hai scelto i nomi di due amanti celebri, forse gli amanti per antonomasia, e li hai resi due persone del tutto diverse da quello che è il nostro immaginario. Nella storia che conosciamo tutti, Francesca è un po' una vittima delle circostanze, mentre qui diventa quella che prende il proverbiale toro per le corna. Paolo nella storia classica è una brava persona, per carità, che cede al potere della passione, mentre qui è un nostalgico languido che vive di ricordi, che va anche bene, ma secondo me i ricordi devono essere una benzina che ci alimenta ad andare avanti, non un'utopia a cui aggrapparci per evitare il presente. Insomma, questo ribaltamento dei ruoli mi ha colpito molto e ha messo anche bene in risalto come le donne, quando si mettono lì, sappiano essere più forti degli uomini, più capaci di dare uno strappo deciso a un qualcosa, a un legame. Quello strappo, certo, fa stare peggio sul momento, ma poi aiuta a cicatrizzare più in fretta. 
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)
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