[MI159] Il prezzo della festa

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Traccia di mezzogiorno: Il debito

L’aria era illuminata da lampi di luce colorata che sussultavano al ritmo della musica, sempre più potente man mano che Sara si avvicinava.
I bassi le facevano vibrare lo stomaco.
Con gambe tremanti, il coltello in tasca e il cuore spaventato, raggiunse il piccolo cancello che conduceva alla festa. Davanti a esso, un ragazzo a un tavolo con bottiglie colme di liquido verde e bicchieri.
Sorridendole, lui ne riempì uno e con gesti precisi, usando uno strano cucchiaino forato, diede fuoco a una zolletta di zucchero che vi aveva posato sopra. Fece colare il fluido bruciato dentro alla bevanda e infine le porse il liquore, dicendo solamente:
-D’un sorso.
Lei obbedì. Aveva un sapore misto tra anice e menta. Strano. Buono.
Lo sentì scendere caldo lungo l’esofago e poi giù nello stomaco. Sprigionò una potente fiammata che le pervase le membra istantaneamente, arrivando a ogni estremità, fino a farle vibrare la pelle. La testa fu di colpo più leggera, inebriata.
Chiese cosa le avesse dato e:
-La fata verde- rispose lui, soffiandole un bacio dal palmo della mano distesa.
Poi la musica la catturò.

Era madida di sudore.
Aveva ballato come un’ossessa per ore.
La musica era parte di lei. Una parte imprescindibile. Estenuante. Martellante.
La fata verde era entrata nel suo corpo a più riprese e sentiva che, oramai, aveva preso il controllo totale.
Dimentica d’ogni cosa, non riusciva a fermarsi. Ballava, ancheggiava, mimava pose provocanti senza averne coscienza. Devastata dalla roboante musica ossessiva, allucinata dall’assenzio. Eccitata per la promiscuità dei corpi accalcati sulla pista.
Era diventata parte integrante della festa. Ne era stata assorbita, annichilita. Godendone come mai in vita sua.
Roteava la testa, muoveva le braccia. Le sue gambe ritmavano un frenetico tributo al dio pagano della musica.
Il cuore pompava con vigore un sangue vivo ed infuocato.
Nella mente risuonava un lungo, inesauribile, sibilo di piacere.
Non ricordava con chi avesse ballato, probabilmente con nessuno. Lei era il ballo. Il suo corpo era il ballo. Disinibito, libero e primitivo.
Nemmeno rammentava perché fosse lì.
Era entrata in un’estasi ancestrale. Come la danzatrice di una qualche tribù che intorno al fuoco cerca il contatto con gli spiriti celesti.
E poi…

Poi la musica cessò.
Cadde un assordante silenzio.
E mentre capiva che il fischio nei suoi timpani era l’assenza di suono, vide gli altri corpi rallentare come in uno slow-motion, lentamente, fino a fermarsi. Così il suo. Così il suo sangue. Così il suo cuore.
Le persone intorno a lei, indipendentemente dall’età, erano sudate e stravolte al suo pari. Tutti respiravano con affanno.
Pochi istanti d’immobilità, finché, silenziosi e senza spiegazione, si misero in una lunga e ordinata fila.
Sara li imitò senza sapere cosa significasse.
Dalle casse sorse una nuova melodia, completamente differente dalla precedente.
Era musica classica, violini. Quieta, sì, ma in realtà la sentì penetrare dentro di sé in una nuova e sconosciuta maniera. Era ancora talmente ricettiva che lo struggente vibrare degli archi si fuse in armonia con lei, facendole risuonare parti del corpo inaspettate. I capezzoli si inturgidirono. Lo stomaco si contrasse di aspettativa.
“Cosa mi succede?” si domandò con il fiato spezzato.

La lunga fila avanzava lentamente.
Da qualche minuto Sara si era costretta a rimanere rigida, con le braccia strette intorno al seno, per provare a contenere la volontà autonoma che il suo corpo stava sviluppando. Quasi incapace di riprendere il controllo della propria mente.
-Sei nuova? Non ti ho vista l’ultima volta- le disse una voce alle sue spalle, distraendola dalla lotta con se stessa.
Si voltò e vide un ometto con un completo verde acceso e camicia rosa. O meglio, viola, per il sudore che aveva bagnato abbondantemente anche la giacca.
Si chiamava Giò, disse, e le dichiarò di essere un agente di modelle, che lei era fantastica e che l’avrebbe portata su, verso le stelle.
Intanto la fila avanzava.
Le disse talmente tante cose, le fece talmente tanti apprezzamenti che la frastornò ancor di più. Tanto che credette di aver frainteso le sue ultime parole.
-Mi scusi?- chiese con la bocca impastata.
L’omino sorrise smagliante, ripetendo:
-Ho detto: se sopravvivremo. No?-
Lei sentì il cuore perdere un battito, mentre la cruda realtà spazzava via l’illusione in cui era fuggita. Adesso ricordava perché si trovasse lì. La ragione di quella festa. La scelta che doveva fare.
Nuovamente percepì il peso del serramanico nella tasca dei jeans.
-Già, bellezza- proseguì l’altro -Siamo tutti qui per la medesima ragione: abbiamo tutti un suo coltello in tasca e tutti gli dobbiamo qualcosa di inestimabile. Soldi, fama, fortuna o chissà cosa. È come questa incredibile festa, puoi goderne sfrenatamente, ma a un certo momento devi renderne conto. E oggi, come ogni lustro, lui vuole il pagamento: dobbiamo decidere se ammazzare una persona e avere il debito cancellato per altri cinque anni, oppure…
-Oppure?
Lui fece spallucce:
-Non lo so, io ho ucciso ogni volta- e il suo sorriso divenne maligno.
Tremante, Sara si voltò, concentrandosi di nuovo sulla fila. Adesso c’erano solo otto persone davanti a lei. Si fermavano alcuni istanti, poi qualcuno andava a sinistra e altri, meno numerosi, a destra. Non capiva.
Tre persone.

Infine, anche l’ultima donna si spostò, lasciando che lo sguardo di Sara scoprisse qualcosa di inaspettato.
Su una poltrona, no, su un trono dall’alto schienale imbottito di pelle rossa, sedeva il loro ospite.
Lei non lo aveva mai visto davvero, prima, ma era l’uomo che possedeva il suo futuro. Colui che le aveva imposto quella condizione e datole il serramanico che pesava nella tasca. A lei come a tutti i presenti.
L’essere con cui era in debito e che l’aveva posta al bivio tra uccidere e perdere ogni cosa.
Indossava un completo di pelle nera, con una camicia grigia scura e portava occhiali da sole nonostante fosse notte. “Come in quel film che piace ai miei: Matrix” pensò.
Solo che là era un energumeno di colore a recitare la parte. Qui, invece, un ometto decisamente sovrappeso, con calvizie e guance paonazze.
“Di persona il diavolo non è granché, in fondo” si trovò a pensare.
Ma toccava a lei, e fu di fronte al trono.
L’uomo allungò le braccia con i pugni chiusi e, dopo un istante, li ruotò. Aprì le mani a palmi in su.
Nella sinistra c’era una pillola rossa, nell’altra, bianca.
I violini raggiunsero un apice parossistico e il corpo di Sara vibrò rispondendo alla musica, cercando di rubarle il controllo. Lei resistette a fatica.
L’uomo parlò con voce ferma e senza accento particolare:
-La pillola rossa, e la festa prosegue: quali ne siano le conseguenze. La pillola bianca, e torni nel mondo dell’illusione. La tua anima sarà salva e il tuo destino segnato. Qual è la tua libera scelta?
Lei inghiottì sonoramente. Si voltò a sinistra, verso una porta scorrevole dietro cui scompariva chi andava da quella parte.
Là si sarebbero compiute le uccisioni, adesso lo sapeva. E se ognuno doveva uccidere un'altra persona, solo la metà di chi entrava sarebbe sopravvissuta. Il cinquanta percento di possibilità di vedere l’alba.
Volse lo sguardo a destra, verso il viottolo dove la gente si allontanava a capo chino. Quale destino li attendeva? Quali conseguenze? Quale percentuale di futuro?
Poteva essere cento quanto zero, non lo sapeva: era l’incertezza della vita.
Ma era poi davvero quello a contare, o piuttosto la forza selvaggia e primordiale che urlava nel suo corpo? La ricchezza che lui le dava o la salvezza dell’anima immortale?
Questo era il bivio, alla fine. No? Chi essere e chi no.
Avere o...
-Quindi?- chiese lui impaziente.
Lei non rispose, invece sussurrò:
-Perché devo scrivere quel che accadrà, se decido di uccidere e sopravvivo?
Ghignò divertito:
-Perché il diavolo esiste grazie alle storie narrate su di lui, no? Sarebbe nulla senza di esse e senza gli uomini che vi credono.
-Ma io non so scrivere bene.
Il sorriso divenne maligno:
-Importa davvero?- sibilò suadente.
Tremando, Sara allungò la mano e scelse...

Re: [MI159] Il prezzo della festa

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@L'illusoillusore 
Il punto più bello é quando il lettore si rende conto che già conosce la scelta della ragazza proprio perché sta leggendo la storia. È proprio una perla all'interno di una storia ben congegnata. Mi hai portato via dall'idea dell'omicidio e poi così come la ragazza disorientata mi sono trovata davanti a una scelta. Molto azzeccata anche la trasformazione dell'uomo in camicia viola da opportunità per il futuro a eventuale carnefice.
Hai saputo costruire una grande tensione, un'atmosfera da horror che mi sono goduta fino in fondo.

Re: [MI159] Il prezzo della festa

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Come ho detto altrove, non riesco ad appassionarmi a queste trame, ma comunque...
La sensazione complessiva alla fine del racconto è quella di aver letto qualcosa di troppo slegato.
Inizi con la festa sfrenata, con l'assenzio, poi il dialogo con lo sconosciuto (secondo me il pezzo riuscito meglio). Poi l'incontro con il diavolo e quella citazione di Matrix che ho trovato un po' troppo forzata. Tante immagini tenute insieme da un collante troppo debole. Come se non ci fosse una vera direzione verso cui andare.
Del resto non si sa nemmeno dove andrà la tua protagonista, nonostante la battuta finale.
L ha scritto: -Perché il diavolo esiste grazie alle storie narrate su di lui, no? Sarebbe nulla senza di esse e senza gli uomini che vi credono.
-Ma io non so scrivere bene.
Il sorriso divenne maligno:
-Importa davvero?- sibilò suadente.
Tremando, Sara allungò la mano e scelse...
In un finale del genere si capisce che volevi dire qualcosa, ma non cosa volevi dire.

Re: [MI159] Il prezzo della festa

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Ciao @L'illusoillusore 
Mi è piaciuto come hai elaborato la trama. Mi rendo conto che i caratteri del contest sono pochi per approfondire i racconti e il tuo merita senz’altro di essere approfondito per la suggestione di alcune immagini. Sei riuscito a delineare un mondo piuttosto inquietante. I particolari di questa festa sono cupi per quanto in apparenza non sembri discostarsi da altre feste, ma già dai comportamenti della ragazza, che potrebbe anche essere normalmente ubriaca o drogata, cose comuni ormai, si nota come una cappa, una presenza oscura, un destino incombente, un’anticamera di qualcosa di spaventoso.
Quell’ometto, Giò, dal completo verde, la camicia rosa che diventa viola per il sudore, che ha già ucciso ad altre feste e lo dice con normalità inquietante mi ha interessato; puoi costruirci parecchio su questa figura. E la fila di persone che avanza nell’improvviso silenzio verso l’uomo misterioso assimilabile a Matrix (non ho mai visto nulla di Matrix, so a cosa si riferisce però). Splendida la descrizione degli abiti in pelle e occhiali neri dell'uomo misterioso.
Forse il pensiero della ragazza
  ha scritto:L “Di persona il diavolo non è granché, in fondo” si trovò a pensare.
È un po’ eccessivo. Quando pure sia il diavolo o chi per lui, secondo me non serve qualificarlo con il suo nome; sono sufficienti le sue azioni, desideri, atteggiamenti, per quanto molto comuni anche a determinate categorie di uomini “intoccabili”. Comunque un’ottima descrizione, data in pochi tratti.
Anche quando il personaggio vestito di pelle dice:
  ha scritto:L-Perché il diavolo esiste grazie alle storie narrate su di lui, no?
Il diavolo non ammette mai di essere il diavolo, almeno non me ne ricordo dalla Bibbia in poi, per quanto  compaia spesso nella vita degli uomini. È la sua arma più formidabile che la sua esistenza, qualunque cosa sia, certo non analizzabile, venga negata e ridicolizzata, almeno quanto quella di Dio. In un certo senso beffardo i loro destini sono simili per colpa della maggioranza degli uomini.
Chissà quale colore della pillola ha scelto Sara, anche il non dirlo, il non sapere  se entrerà nella stanza dove si uccide lascia un senso di angoscia, di curiosità inappagata, ancora più inquietante che se fosse dato saperlo.
Piaciuto molto.
Mi permetto anche di citare @Poldo dicendo che capisco la sua perplessità per simili trame, un po’ mi ritengo responsabile in quanto avrei dovuto dare maggiori indicazioni, (o forse un'altro tema, meglio), ma la traccia sarebbe diventata un riassunto più lungo di quello che già era. Di solito, io prediligo storie “normali” ma non riesco mai a stare del tutto solo all’interno del misurabile, non riesco.
Per questa traccia, ora posso dirlo, ho fatto riferimento a un vecchio sceneggiato Rai a puntate degli anni Settanta (si trova in rete) che si chiama ESP (Extra Sensorial Perceptions). Mi colpì il protagonista, Gerard Croiset, un sensitivo olandese realmente esistito, interpretato da uno ieratico Paolo Stoppa, che veniva chiamato dalla polizia per risolvere delitti misteriosi, che lui “vedeva” con la sua mente.
Mi colpì tra gli altri la storia di un assassino che uccideva a caso, senza movente, che Croiset “vedeva” e soffriva per questa sua tendenza. Lo considerava il “male”. Quando l’assassino fu catturato confessò i suoi crimini con diabolica passione, sorridendo malvagiamente, sognante, soffermandosi su tutti i particolari non tanto dell’atto delittuoso ma di quanto gli stava intorno: una magnifica giornata di sole, un ponte, un fiume… Mi ha molto colpito.
Tra l’altro, poiché nello sceneggiato erano presenti attori che interpretavano psicologi ed esperti vari, ci si avvalse della consulenza di un vero psicoanalista, Emilio SERVADIO, che era anche parapsicologo, giornalista, scrittore, fece un mare di cose, partecipò a trasmissioni e convegni, ricevette premi anche dal Presidente della Repubblica e contribuì alla fondazione della psicoanalisi italiana (se quanto c’è su Wiki è vero, io non sono esperto di queste cose, magari non è così, mi baso sulle notizie desunte per ESP).
Da suggestioni di quello sceneggiato si sarebbe capito meglio cosa intendevo, ma a questo punto il tutto avrebbe esulato da un contest di dodici ore fatto per mera passione e divertimento e il tempo non sarebbe bastato per documentarsi.
Cito anche @Marcello  perché Croiset era olandese e magari lui, conoscendo bene l’Olanda, forse ne ha sentito parlare. (Gliene avevo accennato anni fa...)
Io non so niente di psicologia (conosco solo il comportamento umano in molte sue sfumature, avendo avuto a che fare con migliaia di ragazzi nella mia vita militare e capendo in breve su chi si poteva fare affidamento e su chi sarebbe crollato in determinate occasioni) e tantomeno di parapsicologia.
Questo perché non si pensi che voglia atteggiarmi o chissà cosa, non è da me e conosco i miei limiti.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI159] Il prezzo della festa

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@Almissima grazie per il commento. Lieto che tu l'abbia apprezzato e colto così pienamente: c'è assonanza! (e d'altronde l'uomo con i soldi del tuo racconto: "Credo ancora che lei sia il diavolo"...)

@Poldo grazie per il commento e per gli spunti. Ovviamente ognuno ha il suo legittimo gusto! Rifletterò sul concetto dello "slegato", perché l'intenzione era quella di creare un flusso che partisse da un'esperienza compulsivamente normale (moderna?), quasi extrasensoriale, per calare progressivamente nell'enigma tra avere o essere (Erich Fromm), senza però essere didascalico e, soprattutto, lasciando aperte le strade interpretative a chi legge (cosa che, ahimè, non hai gradito).

@Alberto Tosciri grazie anche a te per il bel commento e sì, ho cercato di usare la festa come metafora di certi valori edonistici che sembrano normali ma che come individui e come società penso che pagheremo (o stiamo già pagando). 
Non hai idea di quante volte abbia riletto la frase da te citata sull'aspetto del diavolo: mi piaceva eppure sentivo che qualcosa non funzionava. Ed eccolo lì, messo in evidenza da te: bastava tagliere "il diavolo" e sarebbe diventata “Di persona non è granché, in fondo” si trovò a pensare. Molto più efficace nella sua indeterminatezza. Infine, onore ai tuoi commenti, sempre forieri di belle riflessioni e spunti extra CdI. Un valore aggiunto!

@Poeta Zaza grazie per l'apprezzamento!
Poeta Zaza ha scritto: ...la scelta della ragazza. Che avrà il suo prezzo, ma che lei non si pentirà di avere fatto.
Sei sicura che non si pentirà? AHAHAHAHAHAAAAA!!! (risata luciferina)  :diavolo2:


A rileggervi tutti!

Re: [MI159] Il prezzo della festa

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Ciao! Un racconto che nella prima parte, quella fatta delle descrizioni super accelerate ed eccitate di ciò che vive la protagonista, funziona a mestiere. Ero lì con lei, potevi sentire persino gli odori di quel ballo spasmodico. Poi arriva quel personaggio e nel finale il diavolo e, sebbene i dialoghi siano riuscitissimi, c'è un poco di infodump, con il personaggio in giacca verde che spiega un po' troppo la situazione. Nessun problema però, perché a mio avviso è solo un problema di spazio e avendo egregiamente presentato la prima parte con ottime descrizioni, avevi meno spazio nella parte finale. Se lo allunghi leggermente il tutto ritrova equilibrio e compattezza. Complimenti! Bella prova 💙

Re: [MI159] Il prezzo della festa

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ciao @L.  Da questo tuo racconto intuisco che hai voluto costruire una trama basata su tanti fronti, o forse troppi.. Come dice Alberto , che capisce che la sua traccia poteva sfociare in qual cosa di veramente complesso, io non posso che dargli ragione: infatti, io ne sono stato fuori... ;)

Il ballo di lei appare dentro all'atmosfera delle danze vudù, quasi tribale e intinta di magia e follia... bella come scelta, per stare nel satanico...

Però, come dice qualcuno , anch'io trovo la trama troppo dispersiva. Credo che qui hai voluto mostrare la tua capacità di elaborare l'intrigo e il magico assieme, cosa che ti devo riconoscere, ma forse ti sei spinto troppo su quel limite che è il lettore e la sua reazione a cogliere la storia nella sua interezza..
( azz... che complicato che sono nel fare i commenti)  :facepalm:

comunque, la scrittura è impeccabile e degna di nota...ciao a presto (y)
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI159] Il prezzo della festa

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L ha scritto: -Oppure?
Lui fece spallucce:
-Non lo so, io ho ucciso ogni volta- e il suo sorriso divenne maligno.
La parte iniziale, seppur lunga, è secondo me la giusta preparazione al momento finale, orrido e intensissimo, e ottimamente preannunciato da questa frase agghiacciante.
L ha scritto: Volse lo sguardo a destra, verso il viottolo dove la gente si allontanava a capo chino. Quale destino li attendeva? Quali conseguenze? Quale percentuale di futuro?
Poteva essere cento quanto zero, non lo sapeva: era l’incertezza della vita.
(...) La ricchezza che lui le dava o la salvezza dell’anima immortale?
Questo era il bivio, alla fine. No? Chi essere e chi no.
Una variazione sul tema del Dottor Faust, sempre di grande attualità.

L ha scritto: Perché devo scrivere quel che accadrà
Questa qui sopra è l'unica frase il cui senso mi sfugge, e invece mi interesserebbe molto capirla perché mi è piaciuta la coraggiosa ironia (se ho ben compreso) della parte finale, che si raccorda a essa:

L ha scritto: Ma io non so scrivere bene.
Grazie, @L'illusoillusore!
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Re: [MI159] Il prezzo della festa

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L ha scritto: Volse lo sguardo a destra, verso il viottolo dove la gente si allontanava a capo chino. Quale destino li attendeva? Quali conseguenze? Quale percentuale di futuro?
Poteva essere cento quanto zero, non lo sapeva: era l’incertezza della vita.
Ma era poi davvero quello a contare, o piuttosto la forza selvaggia e primordiale che urlava nel suo corpo? La ricchezza che lui le dava o la salvezza dell’anima immortale?
Questo era il bivio, alla fine. No? Chi essere e chi no.
Avere o...
Questa parte mi pare il vero cuore del racconto. Alla luce di questo ho interpretato tutta la storia. La scelta tra vita illusoria (quella che i nostri sensi ingannatori ci fanno vivere) e vita reale (quella che ci attende dopo la morte se non ci reincarniamo e ricominciamo il ciclo).
D'altronde Matrix è un film buddista...
Racconto suggestivo e particolare. 
Ciao!

Re: [MI159] Il prezzo della festa

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@Loscrittoreincolore grazie del commento! In effetti Giò spiega a Sara per spiegare a tutti :-)

@bestseller2020
bestseller2020 ha scritto: hai voluto costruire una trama basata su tanti fronti
temo che sopravvaluti le mie intenzioni. In realtà il flusso era uno unico :-( . Diciamo che i commenti uniti di Almissima, Poeta Zaza, Ippolita e Ivalibri riassumo bene quel che mi rullava in testa!

@Ippolita grazie del bel commento!
Ippolita ha scritto: Questa qui sopra è l'unica frase il cui senso mi sfugge, e invece mi interesserebbe molto capirla perché mi è piaciuta la coraggiosa ironia (se ho ben compreso) della parte finale, che si raccorda a essa:
La verità? Nella traccia di Alberto il mio dubbio era proprio perché mai il "benefattore" chieda un report scritto dell'omicidio. Nell mia mente strana, quello era il punto da spiegare davvero, perché è la cosa più particolare (il resto è già sentito, no? il ricatto, intendo). Diciamo che la domanda era rivolta tanto ad Alberto quanto al diavolo.

@ivalibri grazie e... sì, tutto va lì, al libero arbitrio: non sei obbligato a fare certe scelte, ma se vai alla festa, poi devi pagare, in un modo o nell'altro! Felice che tu abbia colto la definizione di "illusione" del mondo "concreto"!!!
 

Re: [MI159] Il prezzo della festa

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L ha scritto: L’aria era illuminata da lampi di luce colorata che sussultavano al ritmo della musica, sempre più potente man mano che Sara si avvicinava.
I bassi le facevano vibrare lo stomaco.
Ciao @L'illusoillusore , questo incipit è molto convincente. Quel "I bassi le facevano vibrare lo stomaco" è un'immagine forte, funzionale, immediata. Si è capito che mi è piaciuta? :D 
Invece, non sono convinto di quel "sussultavano" riferito ai lampi di luce. Mi fa venire in mente una persona che sussulta, colta di sorpresa. Anche se, a onor del vero, "sussultare" significa "muovere bruscamente e ripetutamente, specialmente dal basso verso l'alto; tremare". Dunque la tua scelta non è sbagliata, anzi.. 
L ha scritto: Con gambe tremanti, il coltello in tasca e il cuore spaventato, raggiunse il piccolo cancello che conduceva alla festa. Davanti a esso, un ragazzo a un tavolo con bottiglie colme di liquido verde e bicchieri.
Toglierei "e il cuore spaventato". Se indichi che ha le gambe tremanti, colgo già l'informazione che è spaventata, dunque forse è un po' ridondante. Ma è un'opinione personale eh, sia chiaro :)
L ha scritto: Sprigionò una potente fiammata che le pervase le membra istantaneamente, arrivando a ogni estremità, fino a farle vibrare la pelle. La testa fu di colpo più leggera, inebriata
molto bello questo passaggio
L ha scritto: Aveva ballato come un’ossessa per ore.
La musica era parte di lei. Una parte imprescindibile. Estenuante. Martellante.
La fata verde era entrata nel suo corpo a più riprese e sentiva che, oramai, aveva preso il controllo totale.
Dimentica d’ogni cosa, non riusciva a fermarsi. Ballava, ancheggiava, mimava pose provocanti senza averne coscienza. Devastata dalla roboante musica ossessiva, allucinata dall’assenzio. Eccitata per la promiscuità dei corpi accalcati sulla pista.
Era diventata parte integrante della festa. Ne era stata assorbita, annichilita. Godendone come mai in vita sua.
Roteava la testa, muoveva le braccia. Le sue gambe ritmavano un frenetico tributo al dio pagano della musica.
Il cuore pompava con vigore un sangue vivo ed infuocato.
Nella mente risuonava un lungo, inesauribile, sibilo di piacere.
Non ricordava con chi avesse ballato, probabilmente con nessuno. Lei era il ballo. Il suo corpo era il ballo. Disinibito, libero e primitivo.
Nemmeno rammentava perché fosse lì.
Era entrata in un’estasi ancestrale. Come la danzatrice di una qualche tribù che intorno al fuoco cerca il contatto con gli spiriti celesti.
Tutto questo secondo paragrafo è ben scritto, molto poetico. Contiene immagini potenti, descrittive, davvero belle. L'unico piccolo appunto è che forse puoi limare qualcosina, eliminando alcuni passaggi che, forse, possono essere omessi, per alleggerire un po' il tutto (nel senso che alcune immagini risultano un po' ripetitive forse). Ma resta un gran paragrafo
L ha scritto: completamente differente dalla precedente.
mmmm cercherei di modificare qualcosa, qui. Per una questione di musicalità. Troppi "ente" per i miei gusti :D
L ha scritto: “Come in quel film che piace ai miei: Matrix” pensò.
Secondo me, puoi anche scrivere semplicemente "Come in Matrix", perché tutti sanno che è un film (dunque il riferimento è immediato), inoltre non mi serve sapere, da lettore, che il film piace ai genitori :) 
L ha scritto: -Importa davvero?- sibilò suadente.
Eheheh. Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale :)

Il racconto mi è piaciuto e mi ha pure colto un po' di sorpresa. Certo, il riferimento iniziale al coltello mi aveva fatto pensare che potesse succedere qualcosa di diverso, rispetto a una semplice festa in discoteca/pub (e sappiamo che se nella prima parte compare una pistola, sarà meglio che, prima della fine, quella pistola spari), ma immaginavo di leggere un racconto di evasione giovanile. Dunque la svolta mi ha piacevolmente sorpreso.
Il racconto è scritto bene, alcune parti sono proprio bellissime. Valuterei solo la possibilità di alleggerire un po', magari sfrondando alcuni avverbi, anche per evitare ripetizioni e effetti di "rime" che, personalmente, non apprezzo.
Bel racconto, piaciuto
Ciao

Re: [MI159] Il prezzo della festa

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Ciao l'illusoillusore,
mi piacciono questi generi un po' distopici, che ricordano[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif] [/font]anche un mood un po' alla squid game.
Mi è piaciuto come descrivi la scena dello "sballo", molto realistica, forse avrei usato qualche termine un po' più "semplice", ma nel complesso è coinvolgente.
Mi è piaciuto anche il punto di svolta centrale, dove la situazione precipita e si scoprono pian piano i veri motivi per cui la protagonista è lì. Dato che la posta in gioco si impenna tutto si fa più interessante.
Ma c'è qualcosa che non mi convince nel complesso, forse è il fatto che alcune dinamiche di quel mondo non mi sono chiare, o forse non le ho colte. 
Comunque spero di rileggere altri racconti simili perché mi piacciono questi generi un po' distopici.
L ha scritto: L’omino sorrise smagliante, ripetendo:
-Ho detto: se sopravvivremo. No?-
Non capisco perché dovrebbe avere un sorriso smagliante. Magari un sorriso sadico.
L ha scritto: -Già, bellezza- proseguì l’altro -Siamo tutti qui per la medesima ragione: abbiamo tutti un suo coltello in tasca e tutti gli dobbiamo qualcosa di inestimabile. Soldi, fama, fortuna o chissà cosa. È come questa incredibile festa, puoi goderne sfrenatamente, ma a un certo momento devi renderne conto. E oggi, come ogni lustro, lui vuole il pagamento: dobbiamo decidere se ammazzare una persona e avere il debito cancellato per altri cinque anni, oppure…
Questo spiegone lo puoi evitare se crei un dialogo dove le regole del mondo narrativo vengono fuori naturalmente. Non so:
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]-Sei nuova? Non ti ho visto cinque anni fa.[/font]
- Perché? 
- Cavolo bellezza, allora non ti consiglio di prendere la pillola... ecc...
L ha scritto: Nella sinistra c’era una pillola rossa, nell’altra, bianca.
I violini raggiunsero un apice parossistico e il corpo di Sara vibrò rispondendo alla musica, cercando di rubarle il controllo.
La scena della pillola mi sa un po' di già visto, ma soprattutto non mi piace molto la melodia da musica classica che accompagna il tutto. Mi sembra un po' forzata e "commerciale". Semmai mi immagino più uno "squallido" silenzio.
L ha scritto: -Perché devo scrivere quel che accadrà, se decido di uccidere e sopravvivo?
Ghignò divertito:
-Perché il diavolo esiste grazie alle storie narrate su di lui, no? Sarebbe nulla senza di esse e senza gli uomini che vi credono.
-Ma io non so scrivere bene.
Il sorriso divenne maligno:
-Importa davvero?- sibilò suadente.
Tremando, Sara allungò la mano e scelse...
Chi sopravviveva doveva scrivere di questo gioco al massacro per mantenere viva la figura del "diavolo". Ma in cambio cosa otteneva? Non mi è chiaro se "la ricchezza che lui le dava" era una ricchezza materiale, o altro. Stesso discordo per la "salvezza dell'anima immortale", non capisco se questo "diavolo" è un essere soprannaturale che "concede" vita eterna o semplicemente un uomo sadico con manie di grandezza.
Non mi è molto chiaro il motivo per il quale la protagonista dovrebbe rischiare con così tanta facilità la sua vita. Non penso che sia soltanto per "sentirsi viva".

Re: [MI159] Il prezzo della festa

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Ciao @L'illusoillusore

Questo tuo racconto scritto assai bene, contiene un mix interessate di elementi che hanno richiami alla letteratura  “gotica” e del genere “thriller”.
Molto riuscito il clima di tensione ansiosa che pervade la protagonista e la suspense crescente data dalla situazione surreale che sta vivendo.
L’essere incolonnata in una indifferenziata fila umana che procede verso una meta misteriosa, in un clima indiavolato da rave party, con in tasca un coltello del quale ignora la finalità d’uso, coinvolgono il lettore in una tesa partecipazione a quanto dovrà avvenire nel proseguo della lettura.
L’introspezione psicologica del personaggio è estremamente riuscita, se ne avvertono in maniera convincente lo stato di estraneazione e le reazioni psico-fisiche conseguenti all’assunzione dell’assenzio e della musica ossessiva che la inducono a un ballo forsennato e sensuale.
Notevoli, tra le altre cose, il meccanismo con cui avviene la scelta di un destino futuro, nel quale gli appartenenti alla fila si dividono, procedendo a seconda dell’opzione prescelta, mestamente verso un viale o varcando una porta scorrevole.
Ottima nel finale lasciare immaginare al lettore quale sarà la pillola scelta dalla protagonista, senza rivelarne la decisione.
Direi che la qualità descrittiva e coinvolgente del racconto sono molto elevate, quindi non posso che complimentarmi per questa prova di scrittura.

Personalmente, proprio perché sono un rompicazzo, quindi il mio appunto è ininfluente al giudizio complessivo sul racconto, aggiungo che ho trovato un poco debole la scelta dell’assenzio come sostanza psicotropa offerta all’entrata del raduno.
Sicuramente è un bevanda di grande evocazione e fascino letterario legato all’enorme successo goduto, soprattutto negli ambienti ottocenteschi della bohème, prevalentemente in Francia ma anche in molta parte d’Europa.
In realtà questo distillato, denominato la “Fata Verde”, che toccava i 68° circa, non possedeva di per sé alcun effetto allucinogeno, al più se abusato provocava una sbornia micidiale.
Il mito che l’assenzio sia allucinogeno è legato all’usanza di berlo (soprattutto negli ambienti artistico-letterari) miscelato con il laudano, sostanza narcotica con effetti simili agli oppiacei.
Per ottenere gli effetti inebrianti descritti nel racconto, ci si sarebbe dovuti rivolgere a sostanze sul genere di: anfetamina, cocaina o ecstasy, dagli effetti euforizzanti capaci di aumentare le performance psicofisiche, come l’abbandonarsi per lungo tempo a un ballo frenetico.

Come detto queste sono mie personalissime considerazioni che nulla tolgono alla bontà del tuo racconto.

Un saluto e presto a rileggerti. Ciao.

Re: [MI159] Il prezzo della festa

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@Nightafter ciao e grazie di essere passato.
Grazie anche per le belle parole sul testo e per lo spunto sull'assenzio: in effetti mi sono lasciato trasportare più da una visione "mistica" della bevanda che non da una riflessione oggettiva. Mi è entrato in testa il film Bram Stroker's Dracula di F. F. Coppola con il suo mix gotico/bohemienne e mi son lasciato trasportare.
Farò buon uso dei tuoi suggerimenti al prossimo giro psicotropo!
Auguri!
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