[MI 159] Nessun rimorso

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Commento
Traccia di mezzogiorno: il debito. 
Devo scrivere tutto, per non dimenticarlo.
Che caldo. Che schifo di caldo. Più ci pensavo, più non riuscivo a capire come facessero gli altri attorno a me. Eppure sembrava che si stessero divertendo tutti, senza eccezioni. Per me era tutta una tortura. Odio stare in mezzo alla gente, tanto che non vado mai in un centro commerciale nel fine settimana, giusto per dire. Odio la musica a tutto volume; che poi, come fai a chiamare musica questa roba? A me piace giusto la classica, ma come sottofondo, tipo quella che senti nella sala d'attesa del dentista. Ma per quello che stavo per fare era la soluzione più adatta. Nessuno mi conosceva, non mi avrebbero rintracciato e, se fossi stato veloce a sufficienza, mi sarei potuto dileguare senza ostacoli.
Ho già detto che faceva caldo?
Dovevo ancora entrare nell'autodromo, e già mi sentivo sciogliere. Avevo scelto una maglietta bianca, il più possibile comune, per confondermi meglio nella folla, invece spiccavo come una pecora nera al contrario. Erano tutti vestiti di nero, tutti, maledizione.
Tra il pubblico ho visto anche una famiglia, inverosimile. Il padre aveva due cerchi di pittura nera attorno agli occhi, che lo facevano somigliare a un panda con la barba. La madre, santo cielo, con quel vestito di pizzo nero, doveva essere uscita da un racconto di fate demoniache. Il bambino era il peggio, così piccolo, biondo e innocente, nel suo bel passeggino nero...
No, nessuno di loro andava bene per portare a termine il mio piano.
Ma io dico, hai un figlio? Portalo in un parco acquatico, al cinema, piazzalo davanti a un cartone animato, non dentro un autodromo a metà luglio, a un concerto di pazzi capelloni. Poi ti cresce delinquente, e chissà perché. Ecco, come quei quattro ragazzetti che erano davanti a me, pochi metri sulla destra. A parte i capelli lunghi, la cosa peggiore erano tutti quei braccialetti pieni di punte che gli coprivano gli avambracci fino ai gomiti. Per non parlare degli stivali, neri anche quelli, che facevano sudare solo a guardarli. Criminali, l'avevano scritto in faccia. 
Comunque, no, nemmeno loro andavano bene.
Mi allontanai dalla famigliola e dai quattro diciottenni. Alla mia destra, decine di metri più avanti, qualcosa si agitava in direzione del palco. Mentre mi spostavo, guardai nella direzione da cui proveniva il rumore, che potrei definire come un incrocio fra una lavatrice piena di pietre e lo stridere di una barra di metallo sulla lavagna. Tre depravati a torso nudo, con il petto imbrattato di sangue e un palo su cui era infilzata una testa di maiale si agitavano fra il tripudio degli indemoniati.
Nemmeno loro andavano bene, per me erano dei perfetti sconosciuti, ma troppo in vista.
Mi spostai ancora e, per calmarmi, canticchiai una vecchia filastrocca che parlava di un topolino comprato per due soldi a una certa fiera. La conosce? Ero arrivato alla strofa del toro che beve l'acqua che spense il fuoco che bruciò il bastone, quando scelsi la mia vittima.
Non era né alta né bassa, non indossava niente di diverso dagli altri indemoniati, nero da capo a piedi, puzzolente come tutti gli altri. Rideva e saltava come quelli attorno a lui, e io l'ho odiato per un attimo. Bastavano pochi passi e sarebbe stato mio. Mi frugai nella tasca destra e tirai fuori il laccio. Era l'unica arma che avevo potuto prendere con me per eludere i controlli all'ingresso. Bastava avvicinarsi ancora un po', fino a sentire il suo sudore, e agire in fretta. Erano tutti troppo impegnati a berciare e saltare, a spruzzarsi birra sui braccialetti appuntiti. Prima che se ne accorgessero, sarebbe finito tutto e io mi sarei tolto questo peso.
Attaccai fra me e me la penultima strofa della filastrocca, quella dell'angelo della morte. Poi, all'improvviso, l'asfalto ruvido e bollente si confuse con il cielo.
- Ehi, tutto bene? Vuoi una mano?
Ecco perché non l'ho ucciso. Come fai a uccidere uno che, quando svieni perché ti è venuto un colpo di calore, chiama i soccorsi, rimane con te e ti distrae mentre ti fanno una flebo per idratarti?
Sì, ho paura degli aghi, tra l'altro.
Lasci perdere, lei non può capire.
Non pagherò mai il mio debito. Faccia pure quello che vuole, ma ho vinto io.
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI 159] Nessun rimorso

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Ciao @pale star , il tuo racconto mi è piaciuto molto, specialmente per lo stile adottato.
Rispetto all'ultimo tuo che ho letto in "racconti", qui ho trovato una voce molto forte, personale, che mi ha fatto immergere nella storia con tutte e due le scarpe (o meglio: le pantofole).
Ho trovato un linguaggio originale, adeguato al contesto, credibile. In una parola: godibilissimo :)
La narrazione in prima persona ha provocato un effetto straniante, riuscendo a creare una tensione che trova giusto scioglimento nel finale.
Un po' me lo aspettavo che non ci sarebbe riuscito, a fare ciò che si era preposto, ma un po' temevo di sbagliarmi :)
Brava
Alla prossima

Re: [MI 159] Nessun rimorso

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@pale star 

Ciao! Racconto molto interessante, su una traccia che personalmente ho evitato perché ritenuta troppo complessa. Quindi complimenti doppi! Hai saputo ben calibrare il serio e il faceto, con questo personaggio che si muove fra questi amanti del metal (?) e un po' li prende in giro, ma allo stesso tempo è alla ricerca del suo obiettivo. Poi il finale che riprende un po' l'atmosfera ironica di tutto il racconto con la paura degli aghi. Piaciuto molto! Complimenti 💙
@

Re: [MI 159] Nessun rimorso

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pale star ha scritto: Ho già detto che faceva caldo?
Bellissimo!
pale star ha scritto: Avevo scelto una maglietta bianca, il più possibile comune, per confondermi meglio nella folla, invece spiccavo come una pecora nera al contrario. Erano tutti vestiti di nero, tutti, maledizione.
:D
pale star ha scritto: Tra il pubblico ho visto anche una famiglia, inverosimile.
Senza la virgola!
pale star ha scritto: Il padre aveva due cerchi di pittura nera attorno agli occhi, che lo facevano somigliare a un panda con la barba. La madre, santo cielo, con quel vestito di pizzo nero, doveva essere uscita da un racconto di fate demoniache. Il bambino era il peggio, così piccolo, biondo e innocente, nel suo bel passeggino nero...
Ma è la famiglia Addams! Forte!
pale star ha scritto: Nemmeno loro andavano bene, per me erano dei perfetti sconosciuti, ma troppo in vista.
Qui, dopo "bene", ci andrebbero i due punti, secondo me, che introducono una spiegazione.
pale star ha scritto: Rideva e saltava come quelli attorno a lui, e io l'ho odiato per un attimo. 
Se faceva come gli altri, perché mettere la congiunzione "e" e non l'avversativa "ma"?

In definitiva, stavolta mi è piaciuto lo stile ironico e originale, attribuito a un contesto che per logica dovrebbe essere serio e ingessato. Brava, @pale star  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 159] Nessun rimorso

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@pale star 
Dalle prime parole il tuo racconto mi ha catturato. La descrizione dell'ambiente ti é riuscita molto bene.
Mi chiedevo con che mezzo un uomo in maglietta bianca potesse commettere un omicidio a un concerto e trovo ottima la soluzione del laccio. Se ne fosse stato capace nessuno se ne sarebbe accorto.
Ma la svolta finale é quella che mi ha dato maggiore soddisfazione, un finale di vera umanità, di pregiudizi sconfitti.
Mi é piaciuto proprio tutto dal ritmo alla voce narrante: grande soddisfazione!

Re: [MI 159] Nessun rimorso

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Scritto molto bene, apprezzabile lo stile con la rottura della quarta parete.
Anche la scelta di rimanere legato alle sensazioni e alle percezioni del protagonista, piuttosto che ricercare la giustificazione di una trama, l'ho trovata vincente.
Il finale è forse un po' troppo repentino, magari sarebbe  bastato riprendere con qualche piccolo cenno il disagio dovuto al calore per giustificare lo svenimento.
Complimenti (non li faccio spesso).

Re: [MI 159] Nessun rimorso

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pale star ha scritto:
Ecco perché non l'ho ucciso. Come fai a uccidere uno che, quando svieni perché ti è venuto un colpo di calore, chiama i soccorsi, rimane con te e ti distrae mentre ti fanno una flebo per idratarti?
Sì, ho paura degli aghi, tra l'altro.
Lasci perdere, lei non può capire.
Non pagherò mai il mio debito. Faccia pure quello che vuole, ma ho vinto io.
Finale eccellente. Se avessi scelto la traccia di Alberto, e fino all'ultimo ero in forse, avrei anch'io optato per la stessa tua scelta: nessun omicidio. 
Una scrittura sempre piacevole e brillante, @pale star. Grazie!
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Re: [MI 159] Nessun rimorso

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@m.q.s. grazie mille! Sono contenta di essere riuscita a far sentire la mia voce stavolta.  :)

@Loscrittoreincolore sì, esatto, il racconto si svolge durante uno di quei concerti metal che spesso si svolgono (soprattutto in Italia, all'estero la gente di solito è trattata meglio) in contesti imbarazzanti. Magari in un'altra occasione mi capiterà di parlare dei panini di gomma a dieci euro l'uno che ti contringono a mangiare, chissà...

@Almissima grazie mille anche a te! In situazioni come quelle dei grandi concerti, dove le misure di sicurezza spesso sono molto severe (e a volte rasentano il ridicolo. Ad esempio negli ultimi anni non ti fanno più entrare con il deodorante spray...), il laccio mi era sembrata l'unica soluzione possibile. 

@Ippolita in effetti anch'io sono stata indecisa per un po' su quale delle due tracce scegliere. Grazie!  :)
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)

Re: [MI 159] Nessun rimorso

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Poeta Zaza ha scritto: Senza la virgola! Ma è la famiglia Addams! Forte!
La virgola prima di inverosimile era perchè l'assassino imbranato, siccome non è abituato all'ambiente in cui si trova, trova inverosimile il fatto di vedere una famiglia con un bambino piccolo in quel contesto. In effetti, forse ci stavano meglio i due punti.
(e ho taciuto il nome del bambino...  :rolleyes: )
Tanto la notte capirà: http://www.argentovivoedizioni.it/scheda.aspx?k=capira
"Anna, non fare come quelle band che mi parlano del loro secondo disco quando devono ancora pubblicare il primo!" (cit.)
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