[MI159] I ricordi condivisi col tempo

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Traccia di Mezzanotte: I dieci comandamenti.



   
L'altro giorno mi alzai presto. La prima cosa che faccio di solito e che feci anche quella mattina, è guardare fuori, attraverso il vetro della finestra della cucina. Davanti a casa, una enorme pianta di noce, limita la vista sull'orizzonte durante il giorno, ma nella notte, a quell'ora di buio, le sue fronde scarmigliate e povere di foglie, mi appaiono come delle enormi mani scheletriche che afferrano il vuoto e i miei pensieri. Poi questi svaniscono al momento che abbandono la finestra, col pensiero ultimo, che sarà un nuovo giorno, appena qualcosa di decisamente solito e certo apparirà oltre di quella pianta: il sole.
Scesi alla macchina che erano quasi le sei, in perfetto orario. Un'ora per vestirmi e bermi la mia adorata tazza di caffellatte, e non prima di averci messo dentro quattro gallette: quelle della Oro Saiwa. Quando racconto che mi è rimasta questa abitudine e che a sessant'anni non ho mai smesso di farmi la zuppetta di biscotti, pensano che io sia rimasto un bambino dentro.

Durante il viaggio in auto nella notte fonda verso Bergamo, pensai a quell'evento che si sarebbe verificato verso le sette: il cielo nero si sarebbe illuminato lento, annunciando che andavo incontro all'est. Anche questa abitudine da boy scout non mi è mai andata via. Non uso navigatori in auto, ma nonostante tutto, non mi perdo mai. Così fu. Verso le sette arrivai alla barriera di Milano: oramai era mattino. Il resto della mattina la passai a fare il mio intervento di assistenza in un cantiere. E poi di nuovo in auto verso il casello autostradale che mi avrebbe condotto verso casa. Sguardo dritto verso quell'ovest da cui ero partito e a cui tornavo. Arrivai dopo mezzora a Milano: il traffico abbastanza tranquillo delle undici del sabato, confermava le abitudini dei milanesi di prendere baracche e baracchini e scappare dalla città il venerdì sera, per andare verso i laghi.
Certo sapevo che qualche milanese l'avrei trovato ancora dentro casa, in città: una di queste era mia sorella. Ricordo che cercai il suo numero di cellulare per avvisarla che sarei passato a trovarla.
Cerco e ricerco nella rubrica consapevole che sto guidando e che non dovrei. “ Affanculo” mi dico; come al solito, dopo aver cambiato telefono, non ho registrato il suo numero. Penso che proverò lo stesso augurandomi che la sorpresa riuscirà, dato che non la vedo da tre anni. Per la verità, varie volte passo per Milano, ma sempre con quella fretta di tornare a casa che ti obbliga a rinunciare: “ Possibile che sei sempre in giro per lavoro dalle mie parti e non passi mai?”. Come darle torto. Eppure da buon cristiano so che potrei farle visita almeno alle feste, secondo il comandamento di santificare le feste, o di visitare i malati. Io sinceramente odio spostarmi alla domenica. Insomma, dopo tutti i chilometri fatti in settimana, un po di pace. Arrivai sotto casa sua dopo un giro di viali e controviali, rimanendo stupito del traffico: i milanesi erano rimasti a casa. Dopo aver cercato un introvabile posto per parcheggiare, scesi dall'auto col pensiero: “ scommetto che adesso neanche sta a casa e ho fatto tutto questo giro per niente”. Sotto il portone del condominio in cui abita tirai fuori gli occhiali per leggere i cognomi al citofono. Mi accorsi che ne avevano installato uno nuovo, uno di quelli con i numeri da comporre e poi premere l'asterisco. Compongo il numero venti e poi schiaccio il tasto, ma la chiamata non si avvia. Impreco. Nel mentre che cerco di capire cosa non funziona due condomini si avvicinano alle mie spalle: “ scusate un attimo” faccio io, cercando di non apparire uno dei soliti rompipalle che vanno in giro a suonare ai campanelli per dire “ sa di una casa in affitto? Ma tutte le manovre per far suonare il campanello non funzionano. Improvvisamente sento nominare il mio nome: “ Raffaele!!”. Faccio che girarmi e cosa vedo? Lei a braccetto con mio cognato, imbacuccati pesantemente e con tanto di mascherina. Appena la vedo mi accorgo dei tre anni passati attraverso l'evidenza della pelle pallida del suo viso e le rughe che avanzano. Di impulso l'abbraccio e sento il suo contraccambiare tra le risate per la scenetta quasi comica. Mi stacco per un attimo da lei e mi butto sopra mio cognato abbracciandolo. Ridiamo commossi tutti quanti e Gianni già mi tira per il braccio: “ ué! ma non stiamo qui come salami al freddo: saliamo a casa”.

Ci siamo ritrovati in cucina a chiacchierare di questi anni passati. A parlare di pensione, di figli, di nipoti, dei miei sette anni di lavoro che ancora mi attendono. Ma mentre mi accorgo che si è fatto mezzogiorno e mi alzo per salutare, Gianni mi prende per il braccio e mi ritira giù sulla sedia: “ Che fai! Già te la svigni?”. Vedo lei che corre a mettere la pentola sul fuoco, tirare fuori riso, funghi, salsiccia di cavallo e dice: “ ho già tutto pronto e mangi con noi e non protestare nemmeno”.
Alle sue parole decise mi arrendo. Non posso essere così maleducato e andarmene subito dopo tre anni che non mi faccio vedere. “ Complimenti alla cuoca”, faccio io, dopo aver mangiato e gustato tutto. Adesso faccio il caffè: la sento dire. Ma è stato durante la posa delle tazzine del caffè fumante che la malinconia si fa spazio tra di noi. Gianni racconta dell'intervento al cuore che fece due anni fa e che gli ha lasciato diverse conseguenze, tra cui, quella di non ricordare. Io prendo a consolarlo dicendogli che è normale. Mia sorella gli ricorda che poteva andare peggio per via di quei minuti in cui i dottori ebbero difficoltà.
“ Ricordare? Gianni sai che a volte torna utile, specialmente ai compleanni!!”.
Non capisco come, ma dopo le risate, mi ricordo delle urla di mio fratello piccolo, e del sangue di mia madre sul pavimento, le porte dell'inferno dell'orfanotrofio. Mi faccio serio e parlo di quei pensieri che mai me ne sono andati via dalla mente nonostante siano passati la bellezza di cinquantacinque anni. A questo punto è Gianni che capisce che stiamo entrando nei ricordi del nostro doloroso passato: e dai! Lasciamo perdere queste storie vecchie!”. Anch'io vorrei lasciare stare ma lei vuole entrare nel discorso. Mi dice che un anno fa aveva bisticciato al telefono proprio con lui, con quel fratello che ebbe a rimproverarla di non averle detto niente sulla vita di nostra madre.
In un lampo ripercorro la mia infanzia. Marinella poi infierisce ricordando che solo lei vide mio padre con la pistola in mano puntata su di mia madre che voleva lasciarlo, stanca di ritrovarsi sempre incinta e di fare una vita grama. “ Babbo! Babbo! Non farlo!” urlò lei! Poi la fuga alla ricerca di aiuto con in braccio mio fratellino. Mio padre che getta via la pistola ma che colpisce con uno sgabello la testa di mia madre che scappa via per sempre, lasciando il solo ricordo del suo sangue sul pavimento come eredità. Eppure, non posso fare a meno, in quella cucina, di esternare quella profonda solidarietà per quella madre che ci abbandonò facendoci finire in orfanotrofio, e per quel padre che non si macchio del delitto di uccidere. Il ricordo del suo ritorno pacificatore con mio padre, dopo dieci anni, nel vederli insieme, fu per me come conoscerli per la prima volta. Ma è ancora una volta Gianni che ci stoppa nella nostra struggente anamnesi del nostro passato. Ma sì! Lasciamo perdere chi non c'è più... faccio io.
Si erano fatte le tre e questa volta Gianni non mi fermò quando mi alzai dal tavolo per andarmene. Li abbracciai entrambi e andai via promettendo che non avrei lasciato ripassare tre anni per farmi rivedere. Il sole cominciava ad adagiarsi nella sua culla, tra le Alpi, per il riposo, ed io ritrovavo quell'ovest compagno di viaggio verso casa. Ma i ricordi mi assalirono ancora. Con tutta la loro potenza di emozioni. “Onora tuo padre e tua madre”, lo ricordo sempre ai miei figli. Qualsiasi sofferenza ti arrecheranno a causa della loro vita. Perché lo sbaglio è sempre dietro l'angolo di ogni strada.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI159] I ricordi condivisi col tempo

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Ciao! Ho letto il tuo racconto e ho fatto un poco di fatica con la scelta dei tempi verbali. Come mai per narrare una serie di attività routinarie all'inizio, con questo viaggio che il protagonista ben conosce e ben svolge, usi il passato remoto e poi invece nel finale usi il presente, mentre rievocano il passato? È un effetto voluto? Perché così com'è crea molta confusione. Tra l'altro le due parti del testo sembrano davvero molto slegate tra loro e se nella prima quasi ci immedesimiamo con questo viaggiatore che deve alzarsi al mattino presto e recarsi a Milano, nella seconda il sentire dei personaggi è molto più enigmatico. Protagonista, sorella e cognato si alternano nel rievocare un passato in cui c'è apparentemente un omicidio e un terzo fratello coinvolto, che però, nonostante l'estrema gravità degli eventi, vengono quasi relegati in un passato, che giustamente deve essere dimenticato per andare avanti. Per come hai presentato la vicenda però si fa fatica a provare pena per i personaggi e il loro passato tormentato, perché loro stessi sembrano esserne toccati in modo superficiale. Bella la scena dell'albero all'inizio, molto lirica e molto spettrale. È un ottimo elemento, che anticipa le atmosfere cupe del finale, che è forse la parte più debole del testo. Il mio consiglio è di inserire sin da subito dei pensieri dolorosi del protagonista e intrecciarli con quella routine abitudinaria che hai saputo orchestrare. L'effetto sarà sicuramente interessante e creerà attesa per gli eventi più duri e narrativamente forti della seconda parte. Ci sono molte buone idee, ma la resa è secondo me al di sotto dei tuoi ultimi ottimi lavori. A mio avviso una riscrittura con più tempo e una maggiore attenzione della consecutio temporum, può far uscire la gemma che si intravede in questa forma ancora grezza. Comunque complimenti per esserti misurato con due comandamenti complessi! Io ho fatto una fatica immensa a sceglierne due che potessero coniugarsi bene a livello narrativo fra loro! A rileggerti <3 

Re: [MI159] I ricordi condivisi col tempo

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ciao @Loscrittoreincolore. Sono stato dubbioso di usare due tempi verbali... però il passato remoto mi è parso utile per dare un senso ai ricordi, e poi, ho usato il presente, per creare questa presa diretta con il passato. Non so se mi spiego.  Comunque sono caduto sul solito problema dei pochi caratteri. Li avevo spesi tutti e dovevo scrivere il finale e allora mi sono detto: facciamo che un momento di ritrovo tra parenti si trasformi in un momento per rievocare un passato doloroso. Questo era l'intento e non mi sono sentito di sacrificare la parte principale a discapito di quella drammatica che secondo me, appena abbozzata, poteva suscitare un certo sconcerto... speriamo bene che me la cavi.. :P :asd:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI159] I ricordi condivisi col tempo

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@bestseller2020 ciao!
Ho letto con attenzione il tuo racconto e devo dire che sono un po' perplesso.
Mi è piaciuta la parte iniziale con il risveglio, l'albero e il viaggio a BG, poi mi sembra che la narrazione si faccia un po' confusa, poco focalizzata.
Dà l'idea di una grande spontaneità di scrittura, ma anche di mancata revisione. Come se non lo avessi riletto criticamente.
Ed è un peccato, perché l'idea e molti passaggi sono lodevoli...

...aspetta...

...ecco, sono andato a leggere il tuo scambio con Loscrittoreincolore. Non leggo mai quelli degli altri prima di aver finito il mio commento (per non esserne influenzato) ma, come dicevo, ero perplesso. Adesso posso fare due veloci commenti conclusivi:
-anche per me, in una rilettura dovresti ri-ragionare sui tempi verbali
-mi ha colpito questo tuo commento:
bestseller2020 ha scritto: non mi sono sentito di sacrificare la parte principale a discapito di quella drammatica
perché molto spesso ci combatto anch'io. 
Diciamo che persone ben più in gamba di me mi hanno inculcato che se non si toglie almeno il 30% della prima stesura, non si fa il proprio dovere!
Non so se abbia senso per te, prendi quel che vuoi e butta tutto il resto!
A rileggerti!

Re: [MI159] I ricordi condivisi col tempo

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@bestseller2020   :)

La prima parte è di un quotidiano-poetico che mi ha molto colpita. Non so se è autobiografico, ma risponde perfettamente all'immagine che mi
sono costruita di te, sulla sola base della nostra conoscenza qui. Piaciuta!

Poi, c'è la parte su un fatto familiare drammatico, dove sviluppi la traccia soprattutto sul quarto comandamento. 
Qui ho avuto dei problemi a seguire il filo.

Ma nel complesso è stata una buona lettura, che ho gradito.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI159] I ricordi condivisi col tempo

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bestseller2020 ha scritto: Un'ora per vestirmi e bermi la mia adorata tazza di caffellatte, e non prima di averci messo dentro quattro gallette: quelle della Oro Saiwa. Quando racconto che mi è rimasta questa abitudine e che a sessant'anni non ho mai smesso di farmi la zuppetta di biscotti, pensano che io sia rimasto un bambino dentro.
Stupendo. Il caffellatte mattutino è una perla incastonata tra i sogni della notte e i doveri del giorno, una pausa di delizia e di profumi, una virgola zuccherina posta nel luogo (e nel tempo) perfetto.
Molto bello l'incipit col noce.
bestseller2020 ha scritto: il cielo nero si sarebbe illuminato lento, annunciando che andavo incontro all'est.
bestseller2020 ha scritto: Sguardo dritto verso quell'ovest da cui ero partito e a cui tornavo.
L'allusione ai punti cardinali conferisce al racconto un senso di ariosa spaziosità e di vasti orizzonti.
bestseller2020 ha scritto: dom nov 28, 2021 8:58 pmaccorsi che ne avevano installato uno nuovo, uno di quelli con i numeri da comporre e poi premere l'asterisco.
Odiosi. Anzi, insopportabili.
bestseller2020 ha scritto: dom nov 28, 2021 8:58 pmRaffaele!
Se è il tuo nome vero, complimenti! È molto bello.
bestseller2020 ha scritto: dom nov 28, 2021 8:58 pmIn un lampo ripercorro la mia infanzia.
Ho trovato molto verosimile questo alternarsi di ricordi drammatici e piacevolezze domestiche.
bestseller2020 ha scritto: dom nov 28, 2021 8:58 pmMa i ricordi mi assalirono ancora. Con tutta la loro potenza di emozioni. “Onora tuo padre e tua madre”, lo ricordo sempre ai miei figli.
È vero che il racconto è un po' caotico, ma è altrettanto vero che è innegabile il tentativo di dare una forma al caos che aggredisce le nostre menti quando i ricordi dolorosi si mescolano con quelli delicati e a loro volta con le sensazioni che ci provengono dalla bellezza delle sfumature della quotidianità.
Grazie, @bestseller2020.
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Re: [MI159] I ricordi condivisi col tempo

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ciao @L@Poeta Zaza... la morale di questo racconto e per come l'ho costruito è: qualsiasi giornata di lavoro o di visita ai parenti, può finire d'improvviso un  ritorno al passato, ma che è a tutti gli effetti  rivivere un quotidiano dramma.. Solo chi ha fatto certe esperienze può capire. Queste persone rivivono il dramma passato in un normale contesto che basta una mezza parola, un immagine, un odore, per portarti con violenza sul dramma vissuto. 

Lo sconcerto che provate è perché si passa dal racconto di una giornata tranquilla  al dramma in zero secondi... ma questo è proprio cercato da me a dimostrazione di una condivisione col tempo dei nostri ricordi, belli o brutti.
Finisco per farvi una sconcertante confessione... quel bambino che ha visto il sangue di sua madre sul pavimento e a distanza di 55 anni ancora se lo ritrova nei suoi pensieri quotidiani, e che condivide con una sorella, esiste nella realtà: quello sono io.. e non mi sono inventato niente... ciao a tutti e due e grazie del commento gradito... :P
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI159] I ricordi condivisi col tempo

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Ciao @bestseller2020
bestseller2020 ha scritto: Davanti a casa, una enorme pianta di noce, limita la vista sull'orizzonte durante il giorno
...
le sue fronde scarmigliate e povere di foglie, mi appaiono come delle enormi mani
Via le virgole. Mai virgole tra soggetto e verbo.
bestseller2020 ha scritto: Poi questi svaniscono al momento che abbandono la finestra, col pensiero ultimo, che sarà un nuovo giorno, appena qualcosa di decisamente solito e certo apparirà oltre di quella pianta: il sole.
Purtroppo questo inizio non invoglia la lettura, ma per fortuna, dopo questi inciampi la storia procede.
Traccia per prima cosa un quadretto famigliare molto caratteristico, tipico di quelle situazioni.
È sempre un po' così quando ci si incontra dopo tanto tempo.
Poi passi alla rievocazione di un passato drammatico e qui il registro cambia.
In quest'ultima parte perdi un po' quella lucidità che avevi messo prima.
Sicuramente l'economia dei caratteri ha penalizzato questa parte che avrebbe richiesto più spazio.

Re: [MI159] I ricordi condivisi col tempo

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@bestseller2020 
La storia mi é piaciuta molto, traspare il dolore, la gioia di rivedersi, la voglia di dire delle cose che allo stesso tempo si vogliono dimenticare. Sono personaggi veri proprio come sono i parenti che si vedono ogni tanto.
La costruzione del racconto però mi ha confuso un po', non ho capito bene il tragitto da Milano, per Milano e poi di nuovo a Milano, insomma mi sono persa.
Per quanto riguarda le descrizioni invece, le ho trovate belle e azzeccate.

Re: [MI159] I ricordi condivisi col tempo

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Ciao @bestseller2020 
Leggendo anche i commenti tuoi in risposta ad altri (io leggo sempre tutto) ho visto che si tratta di una storia vera, la tua, e ci sono rimasto… insomma mi è davvero dispiaciuto ecco.
Quando si tratta di avvenimenti reali, in questo caso molto dolorosi, sono sempre combattuto nel fare i commenti. Si, qualcosa nei tempi verbali ma nulla di che a mio parere, un avvio iniziale quasi melanconico e poi il susseguirsi di incontri e ricordi… e poi quella storia…
Anche io ho dei tristi ricordi, sia di vita famigliare che di vita lavorativa… sempre morti ci sono.
Qualcosa ho anche scritto in passato, come si trattasse di un altro, forse per scaricare la tensione,  ma non scarica molto. Così è.
Beh scusa, ti saluto, un abbraccio.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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