[MI 154] La morte dolce

1
[MI154] Il decadimento del falso vuoto (commento)
Traccia di mezzanotte
Abbiamo trascorso in cucina tutta la serata, forse la migliore degli ultimi sei mesi.
Giada -chissà se si chiama davvero così - meno vistosa dell’ospite di sabato scorso, era più simpatica ed elegante e ha saputo conversare con garbo. Dev’essere più istruita di me, ci vuole poco a capirlo, ma ha cercato di non mostrarlo. Forse una studentessa che deve mantenersi all’università, parecchie arrotondano così.
Poco importa, sono un uomo semplice, un lavoratore che ha il diritto di divertirsi ogni tanto.
Mi affaccio alla vetrata: la luna piena inargenta i filari delle viti arrampicati in semicerchi ordinati sul fianco della collina. Li coltivo con cura e orgoglio, come mio padre, il nonno e il bisnonno. Purtroppo non ho figli, passeranno a quelli di mio fratello, vignaioli anche loro. Il cielo è sereno, il tempo dovrebbe reggere, e la vendemmia ormai prossima promette bene.
«Che magnifica cucina» ha esclamato Giada appena varcata la soglia. Lo dicono tutte, ma lei si è avvicinata a ogni suppellettile, ha commentato la disposizione, chiesto dei legni e se l’avevo progettata io stesso.
L’idea sì, e i materiali li ho scelti di persona, a disegnarla mi ha aiutato un amico e al paese c’è un bravissimo falegname”.
«E tu devi essere un ottimo cuoco, nessuno finora ha insistito per cenare a casa.»
Verissimo, una dote ereditaria che mi è piaciuto coltivare. Preparavo la cena ogni sera anche ai tempi di Francesca: lei cucinava benino, ma non c’era confronto, l’ha riconosciuto subito e ne sembrava contenta.
«Vivi da solo per scelta o per… Scusami, non dovevo chiederlo»
Quando capita, provo fastidio e non rispondo, ma lei mi è sembrata diversa dalla altre e, quasi senza volerlo, ho detto la nuda verità.
Perché ogni tanto tradivo mia moglie, non qui si capisce, e lei se n’è accorta. Quei rapporti non significavano niente, però mi ha lasciato.”
Giada è stata zitta, che avrebbe potuto dire? Con ragazze come lei, sì, le preferisco. Ho cominciato da giovane e ripreso, a intervalli, dopo neppure un anno dal matrimonio. Non avrei dovuto, d’accordo. Se avessimo avuto figli, chissà, o forse mia moglie si sarebbe rassegnata.
Abbiamo subito cambiato argomento e ce n’era uno già bello e pronto. Anche Giada ama la cucina, ne capisce parecchio per la sua età, così abbiamo parlato di cibo per tutto il tempo.
Dopo le (meritate) lodi, ha chiesto le ricette di ogni piatto, segnando svelta le mie varianti su un taccuino, vini compresi. Oltre ai prosecchi, ho servito del bardolino e un montello.
Per antipasto avevo azzardato delle sarde in saor, nella versione ingentilita da uvette e pinoli; il primi erano un classico: risotto all’amarone con radicchio trevigiano e “bruscandoli”, che Giada ha riconosciuto perché li usava sua nonna, e un assaggio di bigoli. Quanto al secondo, mi ero divertito a proporre, non la cucinavo da anni, un’impeccabile lingua di vitello salmistrata al forno con contorno di erbette.
Il dolce veneto per eccellenza rimane il tiramisù, ma ho optato per una variante, usando una base di “fregolotta”, ammorbidita con il caffè e cosparsa di crema di mascarpone, accompagnata un ottimo recioto.
Durante il pasto, quasi dimentico del motivo per cui Giada era lì, mi sono comportato da ospite cortese; le abbondanti libagioni hanno però prodotto il loro effetto.
«Saliamo in camera?» ho proposto sbrigativo. Lei però si è diretta al vecchio divano davanti al camino acceso.
«Qui al caldo staremo meglio» e ha cominciato a svestirsi.
Ingoiata in un attimo la pillolina azzurra che per fortuna avevo messo in tasca, ho ridotto le luci e mi sono affrettato a raggiungerla.
Chiudo le imposte e torno al divano. Mi sento stanco, non sono più un giovanotto e ho pure la pressione un po’ alta. Avverto un capogiro e un irregolare battito del cuore. Mi verrà mica un accidente?
Quando riprendo il contatto con la realtà devono essere passati pochi minuti e sto bene, almeno credo. Avevo sparecchiato, dovrei mettere i piatti nella lavastoviglie. Abbandono il divano.
Al centro del tavolo c’è una bottiglia con due bicchieri, la guardo meravigliato: com’è arrivata qui dalla cantina? Polverosa, con un’etichetta di carta quasi illeggibile che reca la scritta “Amarone” e, decifro a fatica, la mia data di nascita. Ma sì, dev’essere quella regalatami dal nonno. “Ha poteri magici” ripeteva scherzando. Anche lui aveva ricevuto la sua alla nascita e al momento giusto si era rivelata preziosa.Però dovrai essere bravo come me”, e mi spiegava il da farsi. Una favola, insomma.
Però bottiglia e bicchieri sono davanti a me e lei…
C’è anche Lei, nell’angolo più buio delle cucina, accanto alla credenza: alta, magra e nero vestita.
Si avvicina come scivolando sul pavimento, mi pianta in viso gli occhi verdi e dice, senza quasi muovere le labbra sottili: «Sai perché sono qui, versa e beviamo.»
Avverto una fitta nel petto e un sudorino freddo mi imperla la fronte, ma le parole del nonno mi tornano tutte in mente: anche lui era un grande cuoco.
«Fai il tuo lavoro perché devi, ma non ti credo malvagia. Concedimi una morte dolce!»
Lei inclina appena il capo. Dal frigo prendo la torta, da un ripiano la bottiglia di recioto.
«Con questa non possiamo bere l’amarone vecchio di sessant’anni, occorre un passito all’altezza!»
Un sorrisetto stira la bocca esangue. Servo il dolce nei piattini, le porgo una forchettina, riempio i bicchieri. Un lieve luccichio delle iridi verdi rivela il suo gradimento.
«Tornerò, lo sai, -dice posando il bicchiere vuoto – e potrai offrimi solo quello.»
Se ne va, prendo l’amarone e i bicchieri per riporli nella credenza.
Mi sveglio sul divano, intontito e con la testa pesante, la schiena mi duole. Devo darmi una regolata, ridurre l’alcol e lasciar perdere il viagra, magari anche le ragazze. Ho fatto un brutto sogno, cerco di ricordarlo e in parte ci riesco. Vado alla credenza: la bottiglia polverosa è lì, in attesa.
Ultima modifica di sefora il lun set 20, 2021 12:05 am, modificato 1 volta in totale.
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com

Re: [MI 154] La morte dolce

4
@sefora - Bentrovata al MI!  :)

Non mi sembra di averti commentato prima d'ora, quindi non ci siamo mai incrociate prima, anche se ti conoscevo dal WD.

Scrivi benissimo e sei riuscita a nascondere sino alla fine (almeno ai miei occhi) la vera natura della escort che il protagonista si porta a casa 

e con la quale si trova ad avere una sintonia diversa da quelle che aveva con le donne precedenti.

La Morte che sceglie il miglior modo di dargli un ammonimento sui vizi e stravizi che possono portarlo tra le sue braccia...

Ben fatto, complimenti! 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 154] La morte dolce

7
sefora ha scritto: Mi affaccio alla vetrata: la luna piena inargenta i filari delle viti arrampicati in semicerchi ordinati sul fianco della collina. Li coltivo con cura e orgoglio, come mio padre, il nonno e il bisnonno.
Che bell'omaggio a settembre!
sefora ha scritto: era più simpatica ed elegante e ha saputo conversare con garbo
Mi accingo a utilizzare per definire il tuo racconto proprio gli stessi aggettivi che compaiono nell'incipit: simpatico, elegante, garbato. E particolarmente accattivante nella scelta di piatti e vini. 

Lietissima di averti letta, @sefora, e grazie per aver partecipato.
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: [MI 154] La morte dolce

8
Ciao @sefora ben trovata. 
Che storia particolare, io ci ho visto un’alternanza fra la vita, rincorsa  attraverso  gli incontri con le ragazze occasionali, e la morte che non si lascia incantare facilmente. 
Il momento di oblio di lui spiega in parte la sparizione della ragazza e l’apparizione di sorella morte, ma io ci leggo qualcosa di più profondo come  un passaggio di testimone, una  presenza  non solo intravista in un sogno ma declinata al  limite del soprannaturale, suggestione data dall’amarone  che c’è e non c’è.  Come se tu volessi suggerire che un confine fra vita è morte c’è è reale ma in alcuni momenti la realtà sconfina nell’ignoto  tornando indietro finché la vita pulsa.  
Non so se queste mie letture hanno un senso, ti dirò però che sono reduce da un magnifico concerto a Verona in tributo a Franco Battiato (regalo del mio figlio  maggiore che mi conosce bene) e se c’è qualcuno che passeggia (passeggiava) sul filo di quel confine era proprio lui. Io non sono capace di  passeggiare , sto saldamente di qua, coi piedi in terra, ma sono affascinata da chi non non vede quel limite come un muro invalicabile. 
Tutto ciò per dire che ho avuto l’impressione  che anche il tuo racconto passeggi su quel confine 
Mi è piaciuto 

Re: [MI 154] La morte dolce

10
Ciao @sefora,
molto ben gestito questo racconto: rimane in bilico tra la realtà e la fantasia con un'eleganza che ho molto apprezzato.
L'incontro con l'Oscura Signora si vela quasi di complicità e il tuo protagonista si districa con abilità nel rimandare l'estremo appuntamento.
sefora ha scritto:
[font="Times New Roman", serif]Ingoiata in un attimo la pillolina azzurra che per fortuna avevo messo in tasca, [/font][font="Times New Roman", serif]ho ridotto le luci e [/font][font="Times New Roman", serif]mi sono affrettato a [/font][font="Times New Roman", serif]raggiungerla[/font][font="Times New Roman", serif].[/font]
[font="Times New Roman", serif]Chiudo le imposte e torno al divano. Mi sento stanco[/font]
Molto interessante anche il cambio di tempo verbale per distinguere le due parti del testo, quella vissuta e quella (credo...) solo immaginata.
Un buon testo che lascia un sapore particolare dietro di sè.

Re: [MI 154] La morte dolce

11
Ciao @sefora 
Una descrizione molto raffinata, un bell’ambiente, bella cucina, cibo e vini deliziosi. L’uomo appare addirittura simpatico, può rispondere a molti caratteri inseriti ormai d’ordinanza nella società e nel vivere comune: divorziato, tradiva la moglie, gli piace farlo e continua, discretamente benestante, libero di fare quello che vuole, usa le pillole blu per le sue “cacce”.
Avrai capito che non ci impazzisco per questi personaggi, anche perché non suscitano più riprovazione ma ammirazione e sono spesso protagonisti di successo.
Ma, a parte il carattere dell’uomo, mi chiedo perché la Morte gli abbia concesso ulteriore tempo. Della vita che cosa aveva capito, che cosa poteva ulteriormente capire ancora, perché concedergli ulteriore tempo,  il privilegio di respirare, di vedere ancora il sole sopra le vigne?
Ottima scrittura.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 154] La morte dolce

13
sefora ha scritto:
[font="Times New Roman", serif]«Vivi da solo per scelta o per… Scusami, non dovevo chiederlo» [/font]
Refuso, manca il punto prima delle caporali
Refuso: i primi
Refuso: accompagna da un ottimo recioto

Il racconto ha due tempi, uno reale e uno surreale: nel primo vediamo la escort, la cucina, il cibo e il vino, e definiamo la tipologia dell'uomo, nella seconda, invece,  assisitamo all'incontro tra il personaggio uomo e la morte. Il vino è l'artefice della riuscita della serata con la escort (sebbene il malessere lasci nel dubbio circa la conclusione) ed è sempre il vino a favorire l'incontro con la morte. Che sia per l'ubriacatura o per la presa di coscienza di essere agli sgoccioli della vita è un'interpretazione che si lascia al lettore.  A me è piaciuto. Bella scrittura.

N.b avevo quotato i pezzi con i refusi, ma alla pubblicazione li ho trovati pasticciati. Non capisco perché

Re: [MI 154] La morte dolce

14
Grazie @Adel , e scuse a tutti . Avevo dimenticato sia il racconto che la dovuta cortesia nei confronti dei commentatori precedenti.
Anch'io mi trovo parecchio "pasticciata" in questa nuova sede, magari perché la pratico  di rado.
Sì, refusi ce ne sono, ho pubblicato il pezzo a pochi minuti dalla scadenza.  Accadeva lo stesso nell'altro forum: la domenica non sono mai a casa e  anche per questo ho smesso di partecipare.
Rileggo il tutto e spiego qualcosa "accorpando", ormai fuori tempo massimo. Premetto di aver  trovato molto generosi i vostri commenti. Una mia vecchia idea, attuata se non ricordo male in un contest o due, prevedeva l'anonimato e il voto segreto. Altrimenti  si finisce a scambiarsi complimenti salottieri, con scarso vantaggio per la scrittura, e le scelte diventano omaggi amicali.
Il racconto ha secondo me parecchi difetti:  in definitiva è  un collage frettoloso  e  il tocco "surreale" una sorta di ripiego.  Vista la traccia e disponendo di poco tempo, ho subito privilegiato il cibo e l'ambiente cucina, poi mi sono venuti in mente i vigneti veneti quale  esterno, per cui ho assegnato un ruolo centrale al vino.
Dalla cucina non si poteva uscire, nè era il caso di "inzepparla" con tanti personaggi. Ecco dunque l'uomo solo, campagnolo, un po' rozzo: come trascorre il sabato sera? Facciamolo divertire a suo modo ecc. Un bell'arresto cardiaco mi è sembrata una conclusione troppo piatta. Così, le reminiscenze abbondano, ho tirato in ballo la morte.  Lo rimprovera per i suoi vizi e se lo porta? Meglio un po' di umorismo. Poverina: magra, astinenze millenarie.  Gli ha concesso del tempo perchè ha gradito dolce e vino.
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com
Rispondi

Torna a “Racconti”