[MI154] Porco a colazione

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Traccia di Mezzanotte - In cucuna - Chi entra e di chi esce dalla cucina.


Nella grande cucina luminosa a piano terra, Caterina versava il caffè nel bricco di porcellana.
Anna, seduta all'altro capo del tavolo, sfregava il piatto d'argento col panno di feltro. Sospirava e sfregava. Ogni tanto lanciava occhiate interrogative a Caterina, ma quella scuoteva la testa senza una parola.
-E adesso? - si decise a chiedere
-Adesso cosa?
-Adesso che succede? Ci mandano via?
-Perché dovrebbero?
-Ma cristosanto, Caterina! Stanotte sembrava si volessero scannare...
-Non era stanotte. Era stamattina alle sette
-Come ti pare. In ogni caso il padrone se n'è andato e la signora sta mettendo tutto nei bauli. Stanno chiudendo casa, se non te ne sei accorta, e non credo proprio che ci lasceranno dentro a lucidare l'argenteria. 
Scrutò una macchia scura sul bordo del piatto, strofinò ancora e alla fine ci sputò sopra, che quello funzionava sempre.
-Non se n’è andato- disse Caterina.
-Ah, no? E allora cos’è andato a fare, una passeggiata col cane ch’è morto da tre anni?
Non le era mai piaciuto il padrone, anche se i padroni le veniva naturale rispettarli perché erano signori, il che stava a significare diversi da lei che aveva fatto solo le scuole primarie e manco le aveva finite. Ma non tanto per i soldi che, fosse per quelli, pure Pietro con la porcilaia ne aveva fatti, e tanti, eppure quando l'aveva chiesta in moglie, l'aveva schifato per via dell'odore.
No. Per come la vedeva lei, essere signore era tutta un'altra faccenda. Era qualcosa che aveva a che fare con la gentilezza e con la distanza Tanto che un signore, uno vero, con le porcilaie non ci avrebbe mai e poi mai avuto niente a che spartire. Né con le porcilaie né con i porci. 
E quindi dopotutto il padrone, che con le bestie non ci trattava ma solo con la fabbrica di maioliche, che gentile era gentile e tanta confidenza non la dava, alla fine poteva pure essere un signore.
Ma non c'era verso: non l'aveva mai convinta. 
Niente di preciso s'intende, gliel'avessero chiesto non avrebbe saputo dirlo. 
L'occhio acquoso forse. Acquoso invece che azzurro. Con quel troppo rosso ai bordi che faceva pensare più all'umido delle cantine che ai laghi di montagna.
O quel suo modo di strofinare il pollice sulle labbra. Quel gesto che divideva la faccia in due. La parte di sopra, quella beneducata e severa, presa dai pensieri importanti di uno che ha studiato e capisce le cose della vita. E la parte di sotto, quella con le labbra e quel dito, che andava e veniva, lentamente, come stesse rimuginando un segreto osceno.
No, il padrone non le era mai piaciuto. 
E in fondo, tutti quegli strilli e il fatto che la signora l’avesse cacciato di casa, o qualsiasi cosa fosse, non la sorprendeva nemmeno un po'.
- Ci manderanno via, vedrai. - disse posando il piatto finalmente lucente come appena uscito dal negozio.
- Quando, e se vorranno liberarsi della servitù, ce lo diranno- fece Caterina.
In quel momento entrò Emma. Scarpe, cappotto e un borsone di cuoio scuro.
-Mamma, io vado.
-Fa come vuoi- disse Caterina senza guardarla.
-Vado? Cos’è ‘sta storia?- fece Anna con la fronte aggrottata.
-Zia, per favore! Non ti ci mettere anche te.
- Sono quasi le nove, ci sono le stanze da rifare e la Signorina si mette in ghingheri e se ne va? Ma stiamo scherzando?
-Ti ho detto per favore!- gridò Emma con gli occhi pieni di lacrime.
Caterina si irrigidì e battè un pugno sul tavolo.
Fuori, il rumore di copertoni sulla ghiaia, il tonfo del portone in ingresso.
-Vi voglio bene- fece Emma con la voce rotta, prese il borsone e uscì.
Anna corse alla finestra e li vide. Lei e il padrone. Che le cingeva le spalle, che la faceva salire in macchina. Lo vide caricare il borsone, mettere in moto e partire.
-Se ne sono andati- disse con gli occhi sgranati.
-A quanto pare- disse Caterina continuando a sistemare il vassoio della colazione.
-Ma…
-Ma cosa?
-Ha sedici anni!
-A quell’età, tu avevi già abortito.
-Che c’entra? Io sono stupida. Mamma e papà mi hanno tenuto in campagna invece di mandarmi a scuola. Io non ho avuto una vita come la tua.
-Intendi il bel matrimonio, la casa, la famiglia?
-Sì, proprio quella! E anche Emma poteva averla! Perché l’hai lasciata andare via con quel porco?
Caterina sbottonò il colletto e indicò la cicatrice che le attraversava la gola -Perché non avesse un matrimonio bello come il mio. 
Anna abbassò lo sguardo -Perde- disse sottovoce.
-Può essere.
-No, dico il tubo dell’acquaio- aprì lo stipo e tirò fuori straccio e spazzolone- Non c’è stato un idraulico capace di capire che cavolo avesse ‘sta conduttura.
Caterina riprese a sistemare il vassoio con il pane tostato, la ciotola per la marmellata e quella con i fiocchi di burro. Aggiunse un piattino di biscotti ai cereali e controllò che la brocca con il succo d'arancia fosse della temperatura giusta.
-Ci manderanno via, vedrai- disse Anna poggiata allo spazzolone- E, quanto a referenze, mi sa che non siamo messe tanto bene.
-Fino a quel momento penso che dovremmo continuare a fare il nostro lavoro senza immischiarci in cose che non ci riguardano. 
- Eppure sembrava una famiglia così…
- SENZA IMMISCHIARCI in cose che non ci riguardano. - tagliò corto Caterina.
-Ma come, un bastardo si porta via la nostra bambina e la cosa non ci riguarda?
-Posso avere un caffè, per favore?- disse una voce alle loro spalle.
Pallida, gli occhi cerchiati, tentava di sorridere.
-Signora- disse Caterina - Ho pensato che una colazione più sostanziosa le avrebbe fatto bene.
La donna guardò il vassoio e scosse la testa -Un caffè andrà benissimo.
-Glielo porto subito. Si accomodi in sala da pranzo.
-Mi piacerebbe restare un po’ qui- disse l’altra- Non vi disturbo, vero?
-Ma che dice?- fece Anna scostando una sedia dal tavolo -Si stavano facendo due chiacchiere, lavorando s’intende, così per… insomma per farci compagnia.
La caffettiera cominciò a brontolare. La donna si girò a guardarla.
-Mi ha sempre fatto pensare al rumore dei cavalli. Arrivano i nostri- disse assorta- Perché i buoni vincono sempre, non è così?
-Ci mangi almeno un biscottino- fece Caterina.
-Non è cattivo.
-Ma scherza? Solo farina burro, zucchero e un pizzico di cannella- disse Anna.
-No, dicevo mio marito.
-Ah quello…
-Venticinque anni. Matrimonio perfetto. Galante, appassionato. Poi il tempo, le prime rughe. E il lavoro. E più il lavoro aumentava, più ringiovanivano le segretarie. Solerti! Me le ritrovavo per casa a tutte le ore. Ora con un documento da firmare, ora con una pratica da definire. Un attaccamento da non credere. E io, come si dice? Non mi faceva mancare niente, così me lo sono fatto andare bene. Ma poi…
Si fermò. La tazzina a mezz’aria, lo sguardo fisso.
-La cosa che più mi ha offeso – continuò - non sono stati i tradimenti, no. È stata la sciatteria. La totale, volgarissima mancanza di attenzione. Come se il fatto che io me ne accorgessi non avesse importanza e, di conseguenza, non avessi importanza nemmeno io. Nessuna donna dovrebbe tollerare una simile umiliazione.
-Sì, certo. Però…- disse Caterina toccandosi il collo.
-Nessuna!
In quel momento un trillo.
-Mi scusi - fece Caterina prendendo il cellulare dal tavolo.
-Mamma! -la  voce di Emma.
-Stai piangendo! Che succede?
-Un bastardo! Un maledetto porco! Voleva che io… E quando gli ho detto di no…Oh, mamma!
-Calmati, dove sei?
-Alla stazione degli autobus. Mi ha buttato fuori dalla macchina senza nemmeno fermarsi. 
-Ti vengo a prendere.
-Sì, ma fai presto. Ti prego!
Caterina uscì di corsa. 
Anna restò a guardare la signora che fissava la tazzina.
-È buono - disse quella.
-Mah…
-Il biscotto, dico.
-Senta, signora, possa farle una domanda?
-Certo.
-Casomai tornasse, suo marito intendo…
-No, non credo.
-Non lo riprenderebbe? Dopo venticinque anni?
-Non credo possa tornare.
-Ne è sicura?
-Con i freni rotti, abbastanza.
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Re: [MI154] Porco a colazione

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Fantastica, adoro questa signora, adoro le due sorelle.
Questi personaggi definiti con precisione dai loro dialoghi.
E non ci crederai, ma quello che mi é piaciuto di piú é il tubo dell'acqua che perde e allo stesso tempo rende cosí tridimensionale il tuo racconto.
Invece quello che mi é piaciuto di piú deidialoghi é quel vago fraintendersi che rende necessaria la precisazione come a svelare il vero messaggio.
Bravissima!

Re: [MI154] Porco a colazione

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@aladicorvo  :)  Ben ritrovata qui!

Un gran bel racconto, i cui interpreti sono mostrati con efficacia nei loro gesti e nelle loro azioni, oltre che nei dialoghi. Brava!

Da parte mia, posso essere utile solo per segnalarti due incisi messi non correttamente, questi:
aladicorvo ha scritto: eppure quando l'aveva chiesta in moglie, l'aveva schifato per via dell'odore.
manca la virgola di inizio inciso prima di  "quando"
aladicorvo ha scritto: - Quando, e se vorranno liberarsi della servitù, ce lo diranno- fece Caterina.
manca una virgola dopo "se"
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI154] Porco a colazione

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 Buona idea tratteggiare  questo interno borghese d'antan (mi sono quasi meravigliata di veder comparire alla fine un cellulare :) ) dall'angolo di visuale  della servitù. Pregiudizi di classe, ipocrisie e drammi  emergono gradualmente nella loro meschinità attraverso fraseggio delle cameriere.
Convincenti i due personaggi, buoni i dialoghi, magari un tantino  manierati, efficace anche la signora e indovinato il finale.
Avrei tuttavia intervallato lo scambio continuo di battute con qualche pezzetto di tell . Parere opinabile di lettrice un po' tarda, s'intende: nella prima parte occorre una pausa per attribuire i ruoli e riordinare la vicenda.
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
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Re: [MI154] Porco a colazione

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aladicorvo ha scritto: Non le era mai piaciuto il padrone
Già, neanche a me sono mai piaciuti  :asd:



Mi è piaciuto molto, l'ho trovato profondamente originale e intenso. All'inizio non mi stava convincendo - l'ambientazione mi ha ricordato in qualche modo Downton Abbey, decisamente non il mio genere, e già temevo - ma come hai caratterizzato i personaggi attraverso i dialoghi mi ha lasciato a bocca aperta. Il carattere di ogni personaggio emerge in poche battute, e sono tutti credibili e umani. Penso sia il modo corretto per trattare un tema così delicato e reale. Il colpo di scena finale, poi, mi ha completamente colto alla sprovvista.

Re: [MI154] Porco a colazione

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Bello e ben scritto, belle le descrizioni di atmosfera e ben delineati i personaggi, tratteggiati quel tanto  che  basta a renderli credibili. 
Ho solo un dubbio che però essendo io un’ignorante totale per quanto riguarda i motori può essere un dubbio inutile.
Mi chiedevo se fosse possibile che avendo la moglie sabotato i freni, il consorte potesse essere sopravvissuto viaggiando con la ragazza e avesse potuto frenare per buttarla giù dall’auto.
È possibile che i freni sabotati ci mettano un po’ a smettere di funzionare? 
Io non ne ho idea per questo ti segnalo questi mio dubbio

Re: [MI154] Porco a colazione

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Dipende,@Cicciuzza, dipende!
Da grande lettrice di gialli e noir mi permetto di rispondere al posto dell'autrice.
Se tagli i tubicini che portano l'olio ai freni, questi non smettono di funzionare immediatamente, smetteranno quando gran parte l'olio sarà fluito fuori. Altrimenti sai quanti mariti sgraditi si sarebbero schiantati sul cancello dell'entrata lasciando l'ispettore Colombo disoccupato!

Re: [MI154] Porco a colazione

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Un racconto con una chiusura geniale e ben dosata. Mi ha convinto meno l'ambientazione temporale, perché mi sono chiesto chi fossero queste due serve e in che epoca fossimo. Perché mi davano l'idea di essere personaggi ottocenteschi all'inizio, per poi far uscire fuori il cellulare, che mi ha spiazzato. Le caratterizzerei in modo più puntuale nel tempo, perché il racconto ha un impianto eccezionale e una chiusura davvero d'impatto! Bellissima prova <3

Re: [MI154] Porco a colazione

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Ciao @aladicorvo,
dopo aver letto questo bel racconto non posso fare altro che aggiungere i miei complimenti a quelli degli amici che mi hanno preceduta!
In poche righe sei riuscita a creare un mondo fatto di personaggi ben caratterizzati e credibili, con una trama solida e gustosi camei!
Senza dimenticare quel finale azzeccatissimo!
Anche a me l'introduzione del cellulare ha un pò spiazzato, perchè leggendo avevo contestualizzato il testo in un'altra epoca, ma forse può essere anche questa una bella sorpresa.
Insomma: brava!

Re: [MI154] Porco a colazione

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@caipiroska, @Loscrittoreincolore, @Cicciuzza, @Mina, @sefora, @Poeta Zaza, @Almissima e @MonicaX1974  grazie!
Perdonate, vi prego, il ritardo con cui rispondo ai vostri commenti, non è un periodo facile.
Riesco a stare al pc a strapponi, il MI è stato un ostinato tentativo di esserci comunque e, per questo, capirete quanto preziose siano state le vostre parole. Grazie di cuore!  :rosa:
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Re: [MI154] Porco a colazione

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Ciao @aladicorvo 
 Mi piace l’atmosfera di questa cucina, i dialoghi delle due cameriere sul conto della loro padrona, come in quei romanzi di una volta, di cui sembra in alcuni punti di coglierne l’ambientazione, lo spirito.
E mi piace notare che chiami il padrone e la padrona con i loro autentici termini e non con quelli che oggi si userebbero come lo squallido “datori di lavoro”…
I dialoghi di Caterina e Anna sono molto veritieri, molto realistiche le loro ripetizioni, incomprensioni e ulteriori spiegazioni. Se non ho capito male Anna scopre per ultima che Emma, la figlia di Caterina, fugge con il padrone, che a sua volta abbandona la moglie.
Avrei messo un po’ più di apprensione in Caterina, mi sembra che rimanga eccessivamente impassibile, distante, come pure è un po’ troppo frettoloso l’abbandono di Emma da parte del padrone, però più che plausibile. A quell’età Emma chissà cosa si era messa in testa circa un suo improbabile futuro.
Molto carina l’idea di sabotare i freni da parte della padrona, anche se non è detto che funzioni sempre in quanto un autista provetto riuscirebbe a rallentare e fermarsi scalando gradualmente di marcia. Te lo dico per esperienza diretta, anche se nessuno mi aveva sabotato i freni. Però l’idea è simpatica, metti una strada tutta curve e in discesa…
Piaciuta la scrittura.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI154] Porco a colazione

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aladicorvo ha scritto: dom set 19, 2021 10:18 pmSi fermò. La tazzina a mezz’aria, lo sguardo fisso.
-La cosa che più mi ha offeso – continuò - non sono stati i tradimenti, no. È stata la sciatteria. La totale, volgarissima mancanza di attenzione.
Tutto il racconto è un inno alla cura del particolare e un eccellente esempio di cosa significa, appunto, "attenzione". 
Pieno di ritmo e vivacità, ha il pregio di costruire in poche righe un legame tra lettore e personaggi. 
La presenza del cellulare, secondo me, si spiega col fatto che famiglie con la servitù (!) esistono ancora oggi, e non sono neppure poche.
Molto brava, @aladicorvo. Grazie.
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Re: [MI154] Porco a colazione

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@Alberto Tosciri, è un vero regalo essere apprezzati da qualcuno che il tempo lo sa dipingere come fai tu. Te ne sono grata :arrossire:
Caterina la sua apprensione la ingoia da sempre, solo a volte le scappa un pugno sul tavolo e, ne sono certa, la sera guarda fuori dalla finestra, mette un unguento sulla cicatrice del collo e lascia che si mescoli con una o due lacrime vagabonde.
@Ippolita, temevo un poco la tua severità, mai autoreferenziale, utilissima. Invece ti è piaciuto! :saltello:   :love:
E sì, ci sono anche oggi salotti damascati e cameriere con la divisa (ho sotto casa un negozio con tanto di manichini)
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Re: [MI154] Porco a colazione

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Ciao carissima @aladicorvo 

Come già detto in altri commenti a tuoi racconti, assai spesso sono sceneggiature teatrali pronte per essere portate sulla scena.
I tempi e i modi nei quali introduci la narrazione contengono l’allestimento scenico della pièce teatrale.
Talvota insceni commedie o drammi, passando dalle corde di Agatha Christie a quelle di Eduardo de Filippo.

“Nella grande cucina luminosa a piano terra, Caterina versava il caffè nel bricco di porcellana.
Anna, seduta all'altro capo del tavolo, sfregava il piatto d'argento col panno di feltro. Sospirava e sfregava. Ogni tanto lanciava occhiate interrogative a Caterina, ma quella scuoteva la testa senza una parola.”

A esempio, questo brano mi fa pensare al sipario che si apre sullo scorcio mattutino di questa cucina che dalla dimensione immaginiamo appartenga a una casa di elevato stato sociale.
E’ assolutamente evidente dalle azioni dei due personaggi che sia un momento di grande imbarazzo, perplessià e preoccupazione per qualche grave accadimento , del quale ancora nulla sappiamo.
La forza espressiva delle azioni che descrivi ci fa immergere immediatamente in questo clima di trensione, di nervosismo nascosto nei gesti meccanici delle mansioni quotidiane, nelle quali ci si immerge per allontanare il momento in cui si dovrà affrontare il dramma avvenuto.
Una prepara la colazione col caffè, l’altra fa il pesce in barile, lucidando l’argenteria in silenzio per evitare di affrontare lo spinoso argomento.
Tutto questo in un silenzio reticente e rassegnato.

Non so perché ma nel leggerti ho ritrovato il gusto e il piacere di certe commedie di Eduardo che ho molto amato.
Proprio per queste ambientazioni casalinghe, tra una cucina e una sala da pranzo, compiendo gesti che cercano meccanicamente la “normalità”, mentre all’intorno sta maturando in clima di tragedia.
Penso a “Un natale in casa Cupiello” con Amalia Jovine che si premura di dare un caffè a tutti i vicini intervenuti per il coccolone preso al marito, quelle azioni compiute come un lenitivo al dolore dei recenti accadimenti:
“un caffè caldo e zuccherato” per allontanare il freddo e l’angoscia della notte da trascorrere.

In fine questa conclusione inaspettata, crudele e divertente, che riunisce le donne protagoniste del racconto in una vendetta inesorabile.
Titolo molto azzeccato tra l’altro, in vendicativo piatto che si mangia freddo, per la colazione del porco.

Complimenti e a rileggerti amica mia : )

Re: [MI154] Porco a colazione

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@Alba359   @Nightafter  grazie :love: 
E sì, è vero: quando scrivo vedo e sento quello che racconto. A volte così tanto che vado in soggettiva, come avessi una videocamera, e mi dimentico di chi legge che, por'anima, deve corrermi dietro senza sapere un tubo di quello che sto facendo.
Ma a questo serve CI e dunque ancora grazie, non solo per le belle parole, ma per la crescita che mi regalate ogni volta :rosa:
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Re: [MI154] Porco a colazione

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aladicorvo ha scritto: L'occhio acquoso forse. Acquoso invece che azzurro. Con quel troppo rosso ai bordi che faceva pensare più all'umido delle cantine che ai laghi di montagna
aladicorvo ha scritto: i ho detto per favore!- gridò Emma con gli occhi pieni di lacrime.
Caterina si irrigidì e battè un pugno sul tavolo.
Fuori, il rumore di copertoni sulla ghiaia, il tonfo del portone in ingresso.
Provo a commentare dal cellulare quindi non so cosa ne uscirà fuori. Comincio con i complimenti, ottimo il dialogo, lascia emergere anche le espressioni facciali, un certo rimuginare delle menti delle due donne,  l'ambiente che le circonda e anche quello un po' più in la, fino allo spiazzo con il ghiaietto. Mi è piaciuta tantissimo la prima frase che ho citato Acquoso... l'ho trovata davvero magnifica.
Nella seconda citazione mi pare, invece, (ma solo per cavillare) che manchi un passaggio, cioè, lì per lì mi è sembrato che la ragazza fosse ancora in cucina e che il porco/signore sgommasse andando via da solo. Di contro proprio i piccoli fraintendimenti che crei -  come con le parole "perde", "marito" e "biscotto" - regalano dinamicità al testo.  Conclusione: buona la trama, ottima resa dei personaggi e finale più che soddisfacente. Bravissima, è stato un  vero piacere leggerti.

Re: [MI154] Porco a colazione

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Ciao @Aladiporco... Ehm, cioè, @aladicorvo 
Come ho scritto già a Mina commento i racconti vincitori dello scorso MI per postare. E non ho letto le tracce volutamente per vedere come funzionano in se e per se. Dal titolo direi che è un tuo racconto ironico, il che, che io sappia , è una novità... Stiamo a vedere
aladicorvo ha scritto: -Non era stanotte. Era stamattina alle sette
  Una quisquiglia: lo fai apposta a non chiudere i dialoghi con un punto? Lo fai a più riprese, ma noto che tal altra volta non lo fai. Dunque direi che è una distrazione, e non va bene, perché qualsiasi regola delle svariate scegli, parlando di dialoghi, deve esserci uniformità.
aladicorvo ha scritto: con la distanza Tanto che
No, no, ti mangi proprio i punti. Vabbé, ti perdono perché la tua scrittura mi incanta. Sembri Verga.
aladicorvo ha scritto: No. Per come la vedeva lei, essere signore era tutta un'altra faccenda. Era qualcosa che aveva a che fare con la gentilezza e con la distanza Tanto che un signore, uno vero, con le porcilaie non ci avrebbe mai e poi mai avuto niente a che spartire. Né con le porcilaie né con i porci. 
E quindi dopotutto il padrone, che con le bestie non ci trattava ma solo con la fabbrica di maioliche, che gentile era gentile e tanta confidenza non la dava, alla fine poteva pure essere un signore.
Ma non c'era verso: non l'aveva mai convinta. 
Niente di preciso s'intende, gliel'avessero chiesto non avrebbe saputo dirlo. 
L'occhio acquoso forse. Acquoso invece che azzurro. Con quel troppo rosso ai bordi che faceva pensare più all'umido delle cantine che ai laghi di montagna.
O quel suo modo di strofinare il pollice sulle labbra. Quel gesto che divideva la faccia in due. La parte di sopra, quella beneducata e severa, presa dai pensieri importanti di uno che ha studiato e capisce le cose della vita. E la parte di sotto, quella con le labbra e quel dito, che andava e veniva, lentamente, come stesse rimuginando un segreto osceno.
Applausi a scena aperta. Che descrizioni! Sto provando invidia. Brava!
aladicorvo ha scritto: -Con i freni rotti, abbastanza.
Finale colpo di scena da applausi.

Però c'è un però (che credi? Che con me te la cavi così a buon mercato?)

Nelle parti descrittive e discorsive, a mio modesto parere, siamo a livelli altissimi. Non lo stesso, a mio parere nei dialoghi, che sono troppo "teatrali". Intendo dire che talvolta sono a rischio effetto melodramma, tal altra sono didascalici, perché fai spiegare al lettore qual è la situazione dai personaggi e il tutto suona poco naturale, perché dei dialoghi realistici lascerebbero quasi tutto al sottinteso. Ti faccio un esempio. 
aladicorvo ha scritto: -Che c’entra? Io sono stupida. Mamma e papà mi hanno tenuto in campagna invece di mandarmi a scuola. Io non ho avuto una vita come la tua.
Dato il livello di confidenza delle due (l'una sa che l'altra ha abortito a sedici anni) mi aspetto che l'informazione barrata sia superflua. Non lo è per il lettore, però, e dunque la inserisci. Ma non funonzia.
Altro appunto: dove e quando si svolge la scena? Non è chiaro, a tratti me l'immagino ai tempi di Moliere, a tratti spunta un'automobile.
Dunque: sono incantato dalla tua capacità di scrittura, ma il racconto di per sé è perfettibile, a mio avviso, e ti consiglio di lavorare sui i dialoghi più che su altro (quasi tutto dialoghi sto racconto, tra l'altro, eh!).
Capisco la ragione per cui hai vinto, però...
Ciao e scusa la cavapupazzagine
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI154] Porco a colazione

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aladicorvo ha scritto: Ma non tanto per i soldi che, fosse per quelli, pure Pietro con la porcilaia ne aveva fatti, e tanti, eppure quando l'aveva chiesta in moglie, l'aveva schifato per via dell'odore.
Ciao Aladicorvo. 
Io quel "pure-eppure" non lo vedo bene, anche se potrebbe essere una voluto, visto che è il pensiero di una "che non le ha neanche finite".
Detto questo nient'altro oso proferire. 
Solo questa Caterina, così indurita, così povera di sentimenti da liquidare la figlia che se ne va col diavolo senza neanche provare a fermarla. Poi corre a riprendersela non appena lui la scarica. Mi sarei aspettato una risposta del tipo " I soldi per il biglietto ce li hai" e invece stava solo fingendo. Bel personaggio, credo che potrebbe far sentire i suoi pensieri molto di più. 
Io, che sono un povero plebeo, me le vedo negli anni quaranta, merlettate di pizzo bianco con la cuffietta. Non credo che oggi sopravvivano livelli così bassi di servitù nelle case dei "signori". E la macchina magari una Topolino, che all'epoca era roba da Don Giovanni.

Strafigo l'equivoco del biscotto. Quello da solo mi ha vinto.
Ciao Aladicorvo.
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