[MI153] La pallottola vagante

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Traccia di Mezzogiorno. Dopo la Battaglia


  
La marcia degli sconfitti si snodava per chilometri verso la direzione del sud. Ai margini della strada, bianca di terra e polvere, arida dal fuoco della guerra ed ora colpita dall'impietoso sole di giugno, i soldati dell'Unione controllavano il defluire di quell'esercito che tanto avevano combattuto. Si avvertiva nell'aria qualche frase di disprezzo e derisione lanciata dai vincitori; l'odio ancora serpeggiava tra le due schiere. C'era chi tornava a casa con il risentimento di una guerra persa; non ancora soddisfatto di uccidere chi aveva visto fare altrettanto ai suoi amici, fratelli. Si tornava a casa con troppe questioni irrisolte, e con un pesante fardello di ricordi di sangue: impossibili da dimenticare. Tornare a casa da sconfitti era la cosa peggiore che poteva capitare, rendendo il rientro alla vita normale pieno di incognite. Dal canto loro, i vincitori, già pensavano alle sfilate di gloria al loro ingresso nelle loro città. La certezza di ricevere onori e posti di privilegio come ricompensa allo sforzo bellico, per aver tenuto insieme gli Stati dell'Unione.
Ma tra i due eserciti in cammino, uno in direzione opposta all'altro, qualcuno pensava a quella pallottola vagante che ancora non si era fermata nella sua traiettoria...


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Il taxi accosta al marciapiede presso il numero 1.077 di Lincoln Street.
Robert esce dal veicolo salutato dall'autista: “ Stai attento a tuo nonno; a novant'anni ha ancora atteggiamenti bellicosi!”. “ Stai tranquillo Pedro, non credo che vorrà sperimentare su di me qualche suo nuovo proiettile!”, risponde lui che ben ha colto il senso delle sue parole: autista da tanti anni della famiglia Browing, nota per la sua fabbrica di armamenti, ben vecchia di due secoli di storia. “ Nonno Ted mi vuole far conoscere il suo ufficio, perché dice che quando avrò preso la laurea ha già il posto per me nel Consiglio di amministrazione”.
“ Ah bè!, hai ancora dieci anni di divertimento, goditeli tutti fin che puoi!”.


La porta girevole è lì a due passi: il diciassettenne ed emozionato Robert si dirige verso la reception, dove c'è qualcuno che già lo saluta con tanto di alzata di mano: “ Buongiorno signora Ritter, eccomi qui!”. “ Ma come sono felice di vederti per la prima volta qui, caro Robert! Ma adesso vai subito per quella scala a destra e sali con l'ascensore al dodici, tuo nonno già ti aspetta con impazienza, non ho contato quante volte mi ha chiamato per sapere del tuo arrivo! Vai subito che poi parliamo dopo!”.
La porta dell'ascensore si apre su un lungo corridoio: vi è un silenzio innaturale.
“ A occhio saranno almeno cinquanta metri, così dice papà, quando parla della distanza tra l'ascensore e l'ufficio del nonno”, pensa, mentre gli occhi non possono sottrarsi alla vista della numerosa serie di quadri appesi alle pareti. Tutta la storia della sua famiglia nel campo delle armi appare rappresentata minuziosamente. Il trisnonno Benjamin appare in fiera posa con in braccio il suo fucile ad avancarica Browing 67, mentre al suo fianco, il suo figlio Abram, imbraccia il loro primo fucile a retrocarica Browing 89: prodotto a distanza di quattro anni dalla guerra di secessione.

E poi una serie di persone a lui sconosciute in posa per la foto ricordo; semplici operai e maestranze, tra torni e fonderie: tutti intrisi e sporchi di grasso nero e olio.

La voce di nonno Ted risuona dal fondo del corridoio, distogliendolo dalla osservazione delle vecchie foto di storia: “ Robert! Accidenti! Ma quanto mi fai aspettare?”. “ Ciao nonno! Guardavo queste foto!”. Il vecchio uomo va incontro al nipote: “ Avrai tempo per sapere di quanti hanno fatto la storia della nostra azienda”, gli fa quando oramai sono uno di fronte all'altro. “ Ho già riconosciuto il tuo bisnonno Benjamin e Abram, abbiamo la loro foto anche a casa, anche se senza fucili per le mani”, esclama soddisfatto Robert.


I due prendono a percorrere il restante corridoio prima dell'ufficio; Robert chiede notizie su qualche foto e il vecchio risponde volentieri. Ma una foto colpisce il giovane: “ Ma questa foto è dei confederati! Sono in posa al centro con i nordisti ai lati.. e poi questa qui, con tutti questi soldati senza una gamba, un braccio... che orrore!”.
“ Quelli al centro sono i perdenti! I vincitori li esibivano come trofei! Sono brutte foto ma è la stessa guerra che è brutta cosa “. “ Ma nonno! Noi per chi facevamo i fucili, per gli insorti o per nordisti?”. “ Che domanda! Noi li facemmo e basta, poi chi li acquistò, non è dato sapere.”


Ancora qualche chiacchiera ed eccoli raggiungere l'ufficio. Il vecchio nonno invita a entrare il nipote; gli dice di mettersi comodo. Robert si guarda attorno e con sorpresa nota un mobile di mogano fatto a vetrina. Incuriosito si alza e si avvicina: “ Ma sono tutti proiettili! Mamma quanti sono! Saranno migliaia!  Di tutte le misure e tipi!".

“ Quella è la mia collezione di cui vado orgoglioso. Pensa che ci sono tutti i proiettili costruiti a partire dalla prima cartuccia di August Flobert, che era costituita da una serie di lanine di carta come bossolo e palla di piombo. Poi tra quella serie lì in basso, vi è anche una cartuccia originale di Smith & Wesson del 1854, quando si iniziò a montare le pallottole sui bossoli di ottone, con innesco centrale. Qui vi sono anche le autentiche per il Winchester del 1890 e per le Colt. Figurati che in centocinquant'anni sono state brevettate qualche centinaia di migliaia di proiettili di vario calibro”.

“ Ma non hai paura che esplodano? Quelle sono grosse! Di cosa sono? Di contraerea?”.
“ Stai tranquillo! Quelle sono tutte senza polvere: non le potrei detenere: se esplodessero sarebbe un disastro!”.

“ Nonno! Io non so se quando finirò gli studi vorrò venire a lavorare in azienda! Sento tanti discorsi sui fabbricanti di armi! A scuola sono sempre a disagio! Io sono il figlio di un Brownig”.
La frase improvvisa sorprende il vecchio Ted: “ Ma non è che anche te stai appresso a quelli che si dichiarano pacifisti, che sono contro le armi, e poi quando sono in pericolo chiamano la Polizia! Con che cosa pensi che si fermino certi personaggi? Le pallottole Dum Dum fanno bene al loro caso! “.      “ Nonno non so cosa sono queste pallottole!”. “ Te lo spiego io. Sono quelle che si aprono a fungo sfracellandosi dentro al corpo e facendo un buco difficile da aggiustare. Come nella prima guerra mondiale tali pallottole hanno fatto morire dissanguate milioni di persone. Nel ventinove la Convenzione di Ginevra le ha dichiarate illegali nei conflitti, ma se ne producono ancora per la Polizia e per la caccia. Con cosa pensi che si sono vinte le guerre contro gli invasori?”.
“ Sì! Va bene! Ma oggi non siamo in guerra... parlano di noi come quelli che le fomentano in giro per il mondo...”.
“ Non credere a quelle cazzate! Non hai imparato a scuola il detto “ se vuoi la pace preparati alla guerra?”
“ Ma le guerre non finiranno mai così! “
“ Non è che le guerre le elimini togliendo le armi dalla circolazione; devi eliminare chi non vuole rispettare le regole, e devi farlo con l'uso delle armi”.
“ Ma! Sarà come dici te nonno!”.
“ Credi a quello che ti dico figliuolo! Devi sperare che quella pallottola vagante vada a colpire il tuo nemico, e che di queste, ce ne siano a sufficienza per tutti!”.


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Ogni anno vengono prodotti 12 miliardi di proiettili. Muoiono al giorno  1.500 persone ferite da arma da fuoco.
Ogni giorno attraversano l'aria 50.000 pallottole vaganti.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI153] La pallottola vagante

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Ciao @bestseller2020  
Ho sentito molto poco la traccia e anche se il tema del tuo racconto è molto discusso, il racconto soffre delle troppe spiegazioni del nonno.
Uno che nasce in una famiglia simile, sa già da subito da dove gli vengono i lussi di cui dispone.
La prima parte è molto buona, io aspettavo un'evoluzione in quel senso. Il ragazzo che va a trovare il nonno, pure entrava diretto verso qualcosa che sta per succedere... invece arrivano le spiegazioni sui proiettili e le paternali su che cosa sia giusto o sbagliato secono il produttore di armi. Da quel pulpito non ci si aspetta altro e il ragazzo, facciamolo crescere ancora tre quattro anni, poi...
Insomma, la trama è originale ma la stesura ne soffre senza un po' più dicaratteri. Definire meglio i personaggi e le loro aspirazioni, tralasciando la collezione di proiettili gli gioverebbe molto.

Re: [MI153] La pallottola vagante

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ciao @Alba359 e grazie del passaggio. Forse la traccia non l'hai sentita per via del salto temporale. Vedi, la pallottola vagante è una metafora, rappresenta quel che rimane " Dopo la battaglia"  persa, ossia, odio, rabbia, frustrazione, sete di vendetta. Ai giorni nostri, nonostante il tempo di pace, ancora siamo alle pallottole vaganti. La morale è che nonostante tante guerre non abbiamo mai rinunciato a farne delle nuove, anche se in altri contesti più civili. La pallottola vagante è come una mina vagante, un pericolo dietro l'angolo, in una epoca di pace presunta... ciao 
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI153] La pallottola vagante

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@bestseller2020  
L'incipit mi é piaciuto davvero molto. Si é sentito l'odore della battaglia, i vincitori e i perdenti ben definti e caratterizzati.
La parte centrale per mio gusto é un po' troppo didascalica. Il dialogo appiattisce un po' i personaggi. Il nipote é molto arrendevole rispetto alle opinioni del nonno, che le esprime in maniera molto spiccia. ( si dice : se lo dici tu e non se lo dici te).
Non mi ero resa conto che la pallottola vagante fosse una metafora destinata ad attraversare i secoli.
Per quanto scritto bene, mi ha lasciata un poco perplessa.

Re: [MI153] La pallottola vagante

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bestseller2020 ha scritto: ben vecchia di due secoli di storia.
Ti suggerisco: vecchia di ben due secoli di storia.
bestseller2020 ha scritto: mentre al suo fianco, il suo figlio Abram, imbraccia il loro primo fucile a retrocarica Browing 89
metti una virgola dopo "mentre"
bestseller2020 ha scritto: Noi li facemmo e basta, poi chi li acquistò, non è dato sapere.”
e un'altra dopo "poi"
bestseller2020 ha scritto: “ Ma! Sarà come dici te nonno!”.
Sarà come dici tu, nonno!
bestseller2020 ha scritto: Devi sperare che quella pallottola vagante vada a colpire il tuo nemico, e che di queste, ce ne siano a sufficienza per tutti!”.
Una virgola dopo "che"

Ciao, @bestseller2020   :)

Hai scelto la (guerra) battaglia tra nordisti e sudisti in America a fare da sfondo al tuo racconto sul "dopo" la battaglia e sull'uso delle armi - sulla metafora della pallottola vagante che oggi colpisce la tua fazione ma domani chissà... perché l'uomo non si rassegnerà mai a avere perso. Vero!
Complimenti per la costanza delle partecipazioni ai contest: prosa o poesia tu ti butti, e bene!
Io stavolta assisto. Vi ho letto tutti.  :libro:
Meno male che non mi tocca votare... 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI153] La pallottola vagante

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Ciao@bestseller2020, io ho riletto questo racconto una seconda volta e ti confermo che mi è piaciuto, assai. Il diciassettenne non credo sia nostro contemporaneo, sarebbe meno timido, magari è degli anni ‘80. Si sente che tra i due c’è affetto, il ragazzo parla dei suoi dubbi, prova a suggerire una riflessione ma al tempo stesso rispetta il nonno, lo ascolta, non si chiude. E il nonno, un’autorità nel suo campo, ha solo certezze che cerca di inculcare nella testa del nipote. Trovo che rifletta la realtà. Due realtà in eterna contrapposizione. L’ho trovato molto sincero come racconto. Proprio perché riflette certe forme di pensiero, che sulla carta ci appaiono ancora più evidenti, invita alla riflessione e perché no, fa anche rabbia. 
Bravo Besty!
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars

Re: [MI153] La pallottola vagante

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bestseller2020 ha scritto: La marcia degli sconfitti si snodava per chilometri verso la direzione del sud. Ai margini della strada, bianca di terra e polvere, arida dal fuoco della guerra ed ora colpita dall'impietoso sole di giugno, i soldati dell'Unione controllavano il defluire di quell'esercito che tanto avevano combattuto. Si avvertiva nell'aria qualche frase di disprezzo e derisione lanciata dai vincitori; l'odio ancora serpeggiava tra le due schiere. C'era chi tornava a casa con il risentimento di una guerra persa; non ancora soddisfatto di uccidere chi aveva visto fare altrettanto ai suoi amici, fratelli. Si tornava a casa con troppe questioni irrisolte, e con un pesante fardello di ricordi di sangue: impossibili da dimenticare. Tornare a casa da sconfitti era la cosa peggiore che poteva capitare, rendendo il rientro alla vita normale pieno di incognite. Dal canto loro, i vincitori, già pensavano alle sfilate di gloria al loro ingresso nelle loro città. La certezza di ricevere onori e posti di privilegio come ricompensa allo sforzo bellico, per aver tenuto insieme gli Stati dell'Unione.
Ciao , best, vado di zack, eh. 
bestseller2020 ha scritto: Ma tra i due eserciti in cammino, uno in direzione opposta all'altro, qualcuno pensava a quella pallottola vagante che ancora non si era fermata nella sua traiettoria...
wow
bestseller2020 ha scritto: Robert esce dal veicolo salutato dall'autista: “ Stai attento a tuo nonno; a novant'anni ha ancora atteggiamenti bellicosi!”. “ Stai tranquillo Pedro, non credo che vorrà sperimentare su di me qualche suo nuovo proiettile!”, risponde lui che ben ha colto il senso delle sue parole: autista da tanti anni della famiglia Browing, nota per la sua fabbrica di armamenti, ben vecchia di due secoli di storia. “ Nonno Ted mi vuole far conoscere il suo ufficio, perché dice che quando avrò preso la laurea ha già il posto per me nel Consiglio di amministrazione”.
Allora, quel punto e virgola a metà battuta del dialogo via!, virgola e basta. E poi vai a capo a ogni battuta. Per il resto, nullissima da ridire
bestseller2020 ha scritto: “ A occhio saranno almeno cinquanta metri, così dice papà, quando parla della distanza tra l'ascensore e l'ufficio del nonno”, pensa, mentre gli occhi non possono sottrarsi alla vista della numerosa serie di quadri appesi alle pareti. Tutta la storia della sua famiglia nel campo delle armi appare rappresentata minuziosamente. Il trisnonno Benjamin appare in fiera posa con in braccio il suo fucile ad avancarica Browing 67, mentre al suo fianco, il suo figlio Abram, imbraccia il loro primo fucile a retrocarica Browing 89: prodotto a distanza di quattro anni dalla guerra di secessione.
Bello! Ma non lasciare lo spazio tra la virgoletta e la A, proprio all'inizio. Eh, lo so, so' scavatappi.
bestseller2020 ha scritto: distogliendolo dalla osservazione
evvabeh, niente apostrofi rosa, trischtezza che sei
bestseller2020 ha scritto: “ Robert! Accidenti!
@
bestseller2020 ha scritto: giovane: “ Ma
@bestseller2020 Accidenti! N'ata vot'?! Togli quel cacchio di spazio tra la virgoletta e l'inizio della frase, please, che irriti i miei disturbi ossessivo/compulsivi!

no, vabbeh, scusa, ordinariamente questa cosa che fai serialmente la tollererei, ma fa troppo caldo, dunque non ce la faccio. Leva lo spaziooooooooo

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]“ Ma non è che anche te stai appresso a quelli che si dichiarano pacifisti,[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif] [/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]mmmm. scusa, non me lo fa citare come si deve, ma qui il cambio di registro è troppo repentino e stona troppo con ciò che precede. Fino a mo' è stato il principino del galles a osservare i bossoli del winchester, roba che ha un futuro per la caccia alla volpe, e ora me lo ritrovo che fa comunella con achille lauro ar pincio. None, non funonzia[/font]

bestseller2020 ha scritto: Ogni hanno vengono prodotti 12 miliardi di proiettili. Muoiono al giorno  1.500 persone ferite da arma da fuoco.                                                                            Ogni giorno attraversano l'aria 50.000 pallottole vaganti.

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Che orrore e che vergogna per il genere umano[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]@bestseller2020 , sono sincero, apprezzo lo spirito di questo racconto, tocco con mano l'amarezza che gli dà vita, sono in sintonia con il sentimento di indignazione,  ma hai messo un po' troppo da parte l'arte, ovvero la finzione che rende un testo narrativo diverso da un discorso tra tanti. Rimani un po' più concentrato, che quando ci provi sei bravo, daje ;-)[/font]

Scrittore maledetto due volte

Re: [MI153] La pallottola vagante

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Ciao! Un racconto con un inizio vibrante, che ho letto avidamente, sicuro di trovarmi nel seguito delle parti altrettanto cariche. Il rapporto fra nonno e nipote è decisamente ben riuscito, ma i dialoghi troppo plastici rendono i due dei personaggi un po' piatti. Credo che rivedendo questi dialoghi però e rendendo un po' più dinamico e vivido il contrasto fra il vecchio e il nuovo che avanza, tu possa dare una quadra molto più interessante al tutto. Io personalmente sono rimasto affascinato da tutte le conoscenze sui proiettili e credo che usandole in modo meno didascalico diano con un'eventuale riscrittura una sfumatura davvero interessante al tutto! Bella prova a ogni modo 💙

Re: [MI153] La pallottola vagante

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Ciao! Anch'io trovo che l'incipit sia più potente del resto. Messi insieme, incipit e chiusura, danno un epos al racconto che non è sostenuto dal dialogo tra nonno e nipote. Credo che in parte sia dovuto al fatto che è davvero difficile trasporre una conversazione sull'argomento senza cadere nella retorica. Si tratta di un dialogo realistico, posso ben immaginarmi persone in carne ed ossa interagire in quel modo, ma una volta messo in prosa il dialogo è sin troppo realistico: si porta dietro tutti i vizi delle persone vere, le loro convinzioni retrograde inchiodate dagli anni (nel nonno) o i loro dubbi insinuati dal brusio di una società che cambia continuamente (nel nipote). A mio parere, il modo migliore per mantenere il tono dell'incipit sarebbe stato sacrificare parte del dialogo e sostituirla con intermezzi di riflessione o descrizioni allegoriche che dessero il senso del messaggio che volevi trasmettere, senza utilizzare la voce diretta dei personaggi. Detto ciò, amo i salti temporali e ho apprezzato molto la morale del racconto, oltre a trovare impeccabile la scrittura specialmente dell'incipit e delle parti descrittive. Alla prossima!

Re: [MI153] La pallottola vagante

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bestseller2020 ha scritto: Ma tra i due eserciti in cammino, uno in direzione opposta all'altro, qualcuno pensava a quella pallottola vagante che ancora non si era fermata nella sua traiettoria...
Apprezzo molto tale "struttura ad anello", e non è la prima volta che la riscontro in un tuo testo. Inizi con un "ritorno" per antonomasia (qui con i lineamenti di quello della guerra di Secessione), dai toni romanzati, e concludi con una sfilza di numeri sconcertanti:
bestseller2020 ha scritto: dom giu 20, 2021 8:33 pmOgni anno vengono prodotti 12 miliardi di proiettili. Muoiono al giorno  1.500 persone ferite da arma da fuoco.
Ogni giorno attraversano l'aria 50.000 pallottole vaganti.
In mezzo ai due estremi, il primissimo piano di un mercante d'armi statunitense (non a caso) e suo nipote: senza edulcorazioni metti sulla tavola tutte le ragioni del vecchio, lucide e spietate, le quali paiono (purtroppo) sovrastare quelle dell'imberbe nipote. 
Ingegnosa la struttura, interessante il contenuto. Grazie, @bestseller2020.
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Re: [MI153] La pallottola vagante

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Ciao @bestseller2020 
Mi è piaciuto l’incipit e la metafora della pallottola vagante. E poi l’incipit della Guerra di Secessione americana, che a mio  parere non è mai veramente finita nemmeno ai giorni nostri, visti i suoi innumerevoli strascichi.
Qualcosa di simile io lo definirei sia accaduto anche in Italia, pur partendo da presupposti differenti. Anche di quest’ultimo conflitto (o epopea, come quella americana) sono rimaste numerose pallottole vaganti a guardare bene.
In fondo il nonno fa il suo mestiere, è giusto che sia così e non dovrebbe avere reticenze quando dice:
bestseller2020 ha scritto: “ Ma nonno! Noi per chi facevamo i fucili, per gli insorti o per nordisti?”. “ Che domanda! Noi li facemmo e basta, poi chi li acquistò, non è dato sapere.”
È notorio che i mercanti di armi e i grandi banchieri mondiali non hanno bandiera: fanno affari con chiunque, amici, nemici, ribelli e disertori, basta che pagano. Perché non ammetterlo candidamente e cinicamente? Forse il popolino si porrebbe domande e chiamato alle armi negli innumerevoli conflitti quelle armi potrebbe anche gettarle o rivolgerle in altra direzione.
Ho pensato anche io che il nipote Robert sia di un’altra generazione, sia per la sua educazione mista a timidezza sia perché non è connesso. Purtroppo bisogna talvolta fare riferimento anche a questo quando si parla di giovani e di gente in genere. Il fatto che poi a scuola si senta a disagio per il fatto di essere un Brownig (forse intendevi Browning, hai volutamente cambiato credo) è tipico della mentalità americana, dove si è propensi a credere che i discendenti di certe dinastie cambino la storia della famiglia  drasticamente, a volte andando in direzione contraria, come succede nei film o nei romanzi.
La realtà è però sempre rimasta invariata.
In fondo ho trovato la filosofia pragmatica del nonno un po’ troppo ovvia e poco profonda, ma nel breve spazio concesso per la scrittura non si poteva approfondire o cambiare di molto e Robert troppo arrendevole, seppure vagamente contrario, per quanto interessato alla storia.
Ma forse era più interessato il nonno a spiegare.
Scritto molto bene del resto. Io mi sarei concentrato di più sulla parte iniziale. La Guerra di Secessione ha sempre un suo tragico fascino.
 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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