[MI150] Aspettando un'altra alba

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Traccia di mezzogiorno


“Vorrei rivedere l'alba e il tramonto.”
Rimase colpita da quelle poche parole sullo schermo, era da tanto che non esprimeva nessun tipo di richiesta e quel semplice messaggio scritto con la punta dell'indice non poteva lasciarla indifferente. Lei che lo aveva visto nascere e lentamente decrescere fino a quella posizione statica distesa.
“Non è possibile, comprometterebbe le funzioni vitali.”
“Più di così?” rispose al primario “Era da tanto che aveva questo desiderio, lo so. Certe cose si sentono e si leggono negli occhi e non sa quanto avrebbe voluto andarci da solo. Era da un anno che quello schermo appariva bianco, senza segnali se non i suoi occhi.”
“Sono sorpreso quanto lei, al punto da farmi venire il dubbio che non lo possa aver mandato da solo.”
“Cosa vuole insinuare, che sia stata io? Ora viene a me il dubbio che per voi qua dentro ci sono solo dei pupazzi con il caricabatterie, tenuti accesi finché il tempo non presenta qualche imprevisto.”
“Non ho pensato...”
“Vuole solo rivedere il posto dove è cresciuto, sulla collina, quando mi aiutava a raccogliere i frutti della terra dall'alba al tramonto.”
“Spostarlo da una struttura specializzata per condurlo su un prato richiederebbe uno sforzo economico fuori misura e delle attrezzature che non abbiamo a disposizione. Marisa, farò presente la sua richiesta alla dirigenza e le farò sapere.”
“Le farò sapere...non esiste risposta peggiore quando non si ha il coraggio di dire no. E poi non è  mia la richiesta, ma di Carlo.”
“Ha ragione, mi scusi.”
Lui, immobile assisteva alla scena. Non avrebbe mai voluto mettere in imbarazzo la mamma con quell'assurda richiesta, ma solo il fatto di essere stato compreso lo avrebbe riempito di un profondo calore.
Per lei è stata solo una conferma a qualcosa che sapeva già, glielo aveva confidato quando aveva ancora la parola. Ed era convinta che quei due passaggi che scandiscono il tempo nella natura, per lui erano sempre presenti nei ricordi. Negli ultimi nove anni erano rimasti solo gli occhi che trasmettevano movimento. Se li immaginava come se uscissero dalle orbite per seguire altre orbite per poi ritornare al loro posto.
Carlo era molto conosciuto prima di essere dimenticato e alla mamma venne un'idea per farlo risorgere nelle menti di chi poteva essere sensibile alla curiosità. Aggiunse solo una frase su alcuni social: aiutiamo Carlo a vedere l'alba e il tramonto.
L'effetto ci fu: chi lo conosceva ebbe un sussulto e chi non lo conosceva fu spinto da un briciolo di curiosità.
Il dottor Carpineti tenne fede a quello che disse e le fece sapere cosa occorreva per avvicinarsi all'impresa: una cifra esorbitante; macchinari che dovevano arrivare dall'America, con tempi non certo immediati; un elicottero specializzato come il personale.
Forse questa volta Marisa non avrebbe voluto sentire la risposta, anche se rimase commossa dalla sensibilità della gente che a migliaia avevano offerto quello che potevano, e per lei fu una vittoria che condivise con Carlo, anche se erano immensamente lontani dalla cifra prevista.
Ma nel mondo c'è sempre qualche miliardario depresso che non sa più come spendere i soldi in antidepressivi inefficaci. Questa volta rimase colpito da quel desiderio, e non ricordava se avesse mai assistito a quei due eventi che si ripetono puntualmente dalla creazione del mondo. Volle provare la sensazione il giorno dopo aver saputo della notizia.
Rimase anonimo.
Ci sarebbero voluti solo alcuni mesi per mettere a punto il trasferimento, sperando che quei famigerati imprevisti non facessero visita proprio in quel periodo.
Arrivò il giorno.
“Marisa, le ricordo che abbiamo solo quindici ore di autonomia, poi le batterie del sistema andranno a spegnersi. Farete in tempo ad assistere ai due fenomeni, poi dovremo ritornare alla clinica.”
“Grazie dottore, le sono infinitamente grata.”
“Beh, deve ringraziare qualcuno lassù.”

“Dobbiamo partire, stiamo per andare fuori tempo massimo.”
“Ancora cinque minuti.”
“Non possiamo, dobbiamo andare subito.”
“La prego, ancora cinque minuti.”
Il dottore osservò lo sguardo di Carlo: “Va bene, ancora cinque minuti.”

Re: [MI150] Aspettando un'altra alba

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Ciao, @Kasimiro!

Hai scelto un argomento di assoluta tragicità, di fronte al quale ogni parola è vana. La frase iniziale è molto promettente, ma il racconto, a mio avviso, un po' acerbo. Carlo appare in secondo piano, mentre viene dato spessore a eventi e personaggi in qualche modo collaterali. Il finale, a mio avviso, è troppo contratto: il testo appare quindi squilibrato.
Kasimiro ha scritto: Carlo era molto conosciuto prima di essere dimenticato
Questa è una realtà che ogni volta mi lascia sgomenta. La malattia, la sofferenza, la morte separano dagli altri, i vivi e i sani. 
Qui la madre è sola di fronte a qualcosa di spaventosamente grande. Eppure, sopporta tutto con dignità e lotta per il desiderio del figlio. 
Ecco, ciò che trovo molto bello del racconto è lo scarto mostruoso tra il desiderio, tutto sommato contenuto, e la sua realizzazione: macchinari e mesi di preparazione affinché un ragazzo possa rivedere l'alba e il tramonto. Qui metafore agghiaccianti della sua nascita e della prossima morte. 

Grazie, Kasimiro. Un caro saluto.
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Re: [MI150] Aspettando un'altra alba

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Ciao @Kasimiro . Che angoscia questa storia. Hai concentrato una quantità di emozioni laceranti. 
È toccante e affronta temi delicati. La tua Marisa mi ha ricordato il padre di Eluana per quella energia esponenziale che scaturisce dal dolore di assistere impotenti all’agonia dei propri figli. 
Dal punto di vista della narrazione avrei tenuto fisso l’obiettivo su un unico momento. Magari proprio quello finale.
Comunque trovo tu abbia scritto un bel racconto.

Re: [MI150] Aspettando un'altra alba

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Kasimiro ha scritto: Questa volta rimase colpito da quel desiderio, e non ricordava se avesse mai assistito a quei due eventi che si ripetono puntualmente dalla creazione del mondo. Volle provare provarne la sensazione il giorno dopo aver saputo della notizia.
Kasimiro ha scritto: “Dobbiamo partire rientrare, stiamo per andare fuori tempo massimo.”
“Ancora cinque minuti.”
“Non possiamo, dobbiamo andare ripartire subito.”
“La prego, ancora cinque minuti.”
Il dottore osservò lo sguardo di Carlo: “Va bene, ancora cinque minuti.”
Carlo vuole vedere la sua ultima alba e viene accontentato.
Cinque minuti si dilateranno nell'eternità.
Una buona prova, @Kasimiro   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI150] Aspettando un'altra alba

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Kasimiro ha scritto: "Dobbiamo partire, stiamo per andare fuori tempo massimo.”
“Ancora cinque minuti.”
“Non possiamo, dobbiamo andare subito.”
“La prego, ancora cinque minuti.”
Il dottore osservò lo sguardo di Carlo: “Va bene, ancora cinque minuti.”
@Kasimiro, è saltata una parte del mio commento. Mettevo in evidenza il tuo titolo, che mi pare gravido di senso. Posso sbagliare, ma "l'altra alba" di cui si attende l'arrivo è l'aldilà. Il dottore guarda Carlo e gli concede di morire. E io mi auguro che la sponda che lo accoglierà sia calda e radiosa.
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Re: [MI150] Aspettando un'altra alba

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Grazie @Ippolita mi fa molto piacere che hai colto diversi punti che ho lasciato "aperti". E dire che ero partito con l'intenzione di scrivere qualcosa di grottesco o surreale. Poi in breve tempo è uscita questa storia. Il tema è senz'altro delicato e ho cercato di tenermi distante dall'esprimere giudizi etici o morali, ma solo dare qualche immagine che poteva rimandare a delle sensazioni o emozioni. In questo senso sono d'accordo che è un po' acerbo.
Grazie @monica@Loscrittoreincolore@Poeta Zaza per le belle parole.
Posso aggiungere che a volte noi dall'esterno, comprensibilmente, tendiamo a dare un forte valore di tragicità a delle situazioni impietose, come quella di Carlo. Ma sono convinto che un'esistenza che noi riteniamo insopportabile possa essere vissuta con eccezionale serenità, una voglia di vivere e una forte determinazione solo per raggiungere un obiettivo per noi insignificante...
Almissima ha scritto: Alla fine non importa come siamo messi, dove ci troviamo, alla fine per tutti noi é sempre "ancora 5 minuti".
@Almissima, siamo in linea.

Re: [MI150] Aspettando un'altra alba

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Ciao @Kasimiro 
Kasimiro ha scritto: ho cercato di tenermi distante dall'esprimere giudizi etici o morali, ma solo dare qualche immagine che poteva rimandare a delle sensazioni o emozioni. In questo senso sono d'accordo che è un po' acerbo.
Perché no? Specialmente in casi del genere, specialmente in brutti tempi come questi odierni.
Non so niente di medicina ma vorrei che l’approccio di certi medici verso gli esseri umani fosse diverso. Perché credo che molti di loro si considerino non dico superiori agli esseri umani, ma su un altro livello si. Eppure dovrebbero saperlo bene che anche loro torneranno polvere… e non possono farci niente.
È commovente l’ultimo desiderio di questo malato, espresso su un terminale. Qui le emozioni ci stanno tutte. Certo i medici non hanno le attrezzature indispensabili a realizzare lo spostamento del malato, non è colpa loro, ma possono contattare i centri che ne sono dotati, loro sanno dove sono. Non lo fanno perché costano, perché i loro colleghi non sono umanamente ed economicamente disponibili. A meno che non intervenga un  miliardario anonimo e tutto si risolve.
Sono stanco di vedere collette televisive per raccogliere soldi per salvare qualche poveretto. Il luminare non interviene se non viene sommerso di soldi. Certo non sono tutti per lui, ci sono strumenti, attrezzature, altri medici… ma si tratta sempre di soldi, soldi che potrebbero esserci per tutti e ci sono invece per pochi.
Ma a parte queste amarezze ho apprezzato lo svolgimento della traccia. Alla fine Alessandro potrà vedere la sua ultima alba e il suo ultimo tramonto su questa valle di lacrime.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI150] Aspettando un'altra alba

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Ciao @Kasimiro,
hai scritto un bel racconto e alla fine ti dirò cosa ho apprezzato, solo che durante la lettura ho trovato tante cose che non mi tornavano e perdonami se te le evidenzio, magari ho pure torto!
  ha scritto:“Cosa vuole insinuare, che sia stata io? Ora viene a me il dubbio che per voi qua dentro ci sono solo dei pupazzi con il caricabatterie, tenuti accesi finché il tempo non presenta qualche imprevisto.”
avrei scritto "sono stata" e poi "ci siano"
"finché ecc..." non mi sembra un dialogo naturale considerata l'irritazione della signora.
  ha scritto:“Spostarlo da una struttura specializzata per condurlo su un prato richiederebbe uno sforzo economico fuori misura e delle attrezzature che non abbiamo a disposizione. Marisa, farò presente la sua richiesta alla dirigenza e le farò sapere.”
Quest'ultimo periodo mi sembra troppo sbrigativo. Immagino che il medico nel primo periodo sia un po' concitato. Il secondo periodo lo immagino più in decrescente... tipo: "Marisa, lo farò presente alla dirigenza, le farò sapere" mi sembra più colloquiale e cadenzato da pause condiscendenti.
  ha scritto:Per lei è stata solo una conferma a qualcosa che sapeva già, glielo aveva confidato quando aveva ancora la parola. Ed era convinta che quei due passaggi che scandiscono il tempo nella natura, per lui erano sempre presenti nei ricordi. Negli ultimi nove anni erano rimasti solo gli occhi che trasmettevano movimento. Se li immaginava come se uscissero dalle orbite per seguire altre orbite per poi ritornare al loro posto.
Sostituirei "erano" con "fossero", "che trasmettevano" con "a trasmettere" e "per seguire altre orbite" con "per seguirne altre" evitando così la ripetizione.
  ha scritto:Lui, immobile assisteva alla scena. Non avrebbe mai voluto mettere in imbarazzo la mamma con quell'assurda richiesta, ma solo il fatto di essere stato compreso lo avrebbe riempito di un profondo calore.
  ha scritto:Il dottor Carpineti tenne fede a quello che disse e le fece sapere cosa occorreva per avvicinarsi all'impresa:
Sono un po' perplessa sui tempi perché il primo tempo utilizzato nel brano dal narratore è il passato remoto "rispose al primario" nella quinta riga per cui in seguito avrei utilizzato "assistette", "lo riempì" e "aveva detto".  Anche io faccio confusione coi tempi dei verbi e non vorrei darti indicazioni errate. Magari qualcun altro può confermare o meno. (che vergogna :arrossire: )
  ha scritto:Forse questa volta Marisa non avrebbe voluto sentire la risposta, anche se rimase commossa dalla sensibilità della gente che a migliaia avevano offerto quello che potevano, e per lei fu una vittoria che condivise con Carlo, anche se erano immensamente lontani dalla cifra prevista.
"gente" e poi "," togliendo il che.
  ha scritto:Ma nel mondo c'è sempre qualche miliardario depresso che non sa più come spendere i soldi in antidepressivi inefficaci. Questa volta rimase colpito da quel desiderio, e non ricordava se avesse mai assistito a quei due eventi che si ripetono puntualmente dalla creazione del mondo. Volle provare la sensazione il giorno dopo aver saputo della notizia.
"soldi" virgola e aggiungerei "se non in antidepressivi"
"Questa volta" + "ce ne fu uno che" + "rimase colpito" perché il soggetto non è qualche miliardario ma uno in particolare.
  ha scritto:Ci sarebbero voluti solo alcuni mesi per mettere a punto il trasferimento, sperando che quei famigerati imprevisti non facessero visita proprio in quel periodo.
visita lo virgoletterei.

Mi è piaciuta l'adesione alla traccia: Carlo che chissà quanto tempo e sforzo ha messo per fare quella richiesta dato che lo schermo era vuoto da tanto, la signora che lotta per realizzare questo desiderio e il dottore che lotta contro il tempo e comunque ne concede. Per tutti il tempo è importante, con valenza diversa.
Lui, immobile assisteva alla scena. Non avrebbe mai voluto mettere in imbarazzo la mamma con quell'assurda richiesta, ma solo il fatto di essere stato compreso lo avrebbe riempito di un profondo calore.
E questa frase che il calore te lo fa sentire davvero e permea l'intero brano, l'ho trovata commovente.

È un brano delicato ma da rafforzare. A presto :si:
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars

Re: [MI150] Aspettando un'altra alba

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Kasimiro ha scritto: Ma sono convinto che un'esistenza che noi riteniamo insopportabile possa essere vissuta con eccezionale serenità, una voglia di vivere e una forte determinazione 
Anch'io ne sono convinta. Mi hai fatto pensare alle "benigne potenze" di Bonhoeffer:

"Circondato fedelmente e tacitamente da benigne potenze, / meravigliosamente protetto e consolato, / voglio vivere questo giorno con voi" (...).
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Re: [MI150] Aspettando un'altra alba

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@Alberto Tosciri grazie per la tua riflessione. Un amico mi suggerisce spesso di non esplicitare l'etica nei racconti, si riferiva soprattutto a quelli che mi diletto a scrivere per bambini, perché la ritiene fastidiosa. Dev'essere un'elaborazione del lettore, mi dice.
Le tue considerazioni, che mi trovano pienamente d'accordo, sono proprio il frutto di questa elaborazione in riferimento ad una realtà che non può essere altro che piena di contraddizioni.
A presto

Grazie @ElmoInverso inverso per il tempo che hai dedicato. Penso che tu abbia ragione in molti punti. Vado un po' ad intuito e a volte mi lascio trasportare dalla sonorità delle parole poiché non ho delle basi solide su cui fare affidamento. Forse come uno che suona ad orecchio senza conoscere bene la teoria musicale. Certo, frequentando questo forum si imparano molte cose.
Alla prossima

Grazie @ippolita per il pensiero e il tuo suggerimento, sono andato subito a vedere.

Re: [MI150] Aspettando un'altra alba

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ciao @Kasimiro. Il tuo racconto mette in evidenza un fatto:  a chi resta poco da vivere si ha sempre un occhio di riguardo e gli estremi saluti sono solo una panacea alla tragedia. Inoltre, vi è una enorme differenza di vivere il tempo, tra chi ne  ha a sufficienza e chi no. Di fronte alla fine, ogni minuto è prezioso. ciao a presto
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI150] Aspettando un'altra alba

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Ciao @Kasimiro, come hanno detto anche gli altri, è un racconto amarissimo, ma allo stesso tempo l'ho trovato molto efficace nel far capire la relatività del tempo, soprattutto se si parla di un malato. Quei cinque minuti probabilmente valgono quanto una vita, quando per una persona che "ha tutta la vita davanti" sono appunto soltanto cinque minuti, che magari passiamo distrattamente a fissare qualche feed al computer o al telefono.
Ho avuto modo di collaborare con una persona che ha dedicato la vita a persone in situazioni come quella che descrivi tu in questo racconto, e dalle tue parole si evince chiaramente qual è la situazione sia per chi è malato che per chi si batte per far sì che un ultimo desiderio diventi realtà.

Penso sia un racconto scritto di getto, con sì qualche piccola imperfezione che però secondo me non toglie nulla al racconto in sè. Complimenti :)

Re: [MI150] Aspettando un'altra alba

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Ciao @Kasimiro, bella la storia che racconti, ho apprezzato molto anche il finale, che, tra le righe, lascia il dubbio che quei cinque minuti 'fuori tempo massimo' possano essere fatali per Carlo, ma al contempo che per lui ne valga comunque la pena. Si pone l'accento sulla vera essenza della qualità del tempo, contro la quantità, che era un po' il fulcro del racconto mio e di Loscrittoreincolore.
Unica cosa che avrei fatto diversamente è il mostrare. Il tuo testo racconta molto, soprattutto nella parte centrale, mostrando poco e il dialogo iniziale è chiaro dopo qualche battuta, ma è un pelo spiazzante. Penso che con qualche tocco di colore tangibile qua e là, alle cose e alle persone intorno a lui, avresti reso ancora più unico il coraggioso Carlo.
Complimenti! :) 

Re: [MI150] Aspettando un'altra alba

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Kasimiro ha scritto: Carlo era molto conosciuto prima di essere dimenticato e alla mamma venne un'idea per farlo risorgere nelle menti di chi poteva essere sensibile alla curiosità. 
Mmm... Sei molto bravo @Kasimiro , ma talvolta inciampi in periodi del genere, che rompono la fluidità della lettura. Facci caso, ogni tanto, e prova a evitare i periodi troppo contorti.
Ti sei messo d'accordo con @ElmoInverso ? Mutatis mutandis è lo stesso racconto, a riprova di come il tema tocchi davvero tutti con drammatica forza.
Il racconto è bello e sentito, ma, concordo con @Ippolita , un po' acerbo sia nello sviluppo (avresti potuto spendere un po' più di caratteri, in questo caso, e invece, il finale è un po' sacrificato... ma anche altre parti in verità), sia nella scrittura che a volte inciampa in ripetizioni o in qualche aggiunta di troppo. Se posso permettermi, ti consiglio una cosa che consigliano tutti: rileggi ad alta voce. O, se, come me, sei troppo pigro, copia incolla in un lettore di testo online e riascoltatelo (io faccio così, funziona lo stesso ;-) ). Piano piano, senza accorgertene, i difettucci (sono piccoli, eh) spariscono
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI150] Aspettando un'altra alba

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Bel racconto, @Kasimiro, mi è piaciuto. L'alba e il tramonto scandiscono il tempo e le nostre vite, solo che siamo troppo indaffarati per ricordarlo. Dunque è commovente questo ultimo desiderio, questo tornare a un ritmo essenziale e primigenio, da parte di chi vuole mettere fine alla propria vita terrena. Da un punto di vista più formale ho trovato qualche piccola sbavatura nei dialoghi, che in alcuni punti suonano poco naturali. Comunque un racconto toccante.
Ciao!

Re: [MI150] Aspettando un'altra alba

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Ciao @Kasimiro ,
bel racconto su un tema affatto semplice, complimenti.
Sulle aree di miglioramento non mi dilungo perché altri ben più ferrati hanno già sintetizzato le mie idee. L'unica cosa che mi lascia un po' perplesso ogni volta che leggo é il bilanciamento, o meglio lo sbilanciamento, tra corpo e finale. Trovo quest'ultimo troppo sacrificato, chiuso troppo in fretta. Per la mia (in)sensibilità è come su avessi nascosto l mano dopo aver lanciato il sasso.  :facepalm:
A rileggerti al più presto!
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