[MI 150] Quitredda non deve morire

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Traccia di mezzanotte
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– Pericolosamente affascinante. 
–Tu sei sempre pazzo– disse l’Investigatore. 
–Non parlare come uno che sa cos’è la pazzia– rispose il Gendarme. 
I due uomini fumavano in una stanza della Centrale, un pomeriggio d’estate che era appena mancata la corrente. L’aria condizionata e i computer si erano fermati, come pure le telecamere rivolte verso di loro che li monitoravano di continuo e c’era un innaturale silenzio; anche il traffico delle scarse auto elettriche che passavano sotto i loro uffici si era affievolito, assieme a quello dei pochi mezzi con motore a scoppio che ancora circolavano. Il Gendarme espirò una boccata di fumo in alto, verso la telecamera. 
–Hanno cominciato con il dire che il fumo fa male. Poi che lo zucchero fa male. E che anche il vino, il prosciutto, le olive, il formaggio fanno male. Tu preferisci le barrette di insetti secchi? 
–No.
–Poi che le religioni fanno male. I capi delle religioni, quelli che dovevano custodirle, proteggerle, sono stati i primi a calpestarle. 
–Lì hanno fatto bene. Tu sei religioso? 
–Non più. Ma vedi… discendiamo dal caldo, solo dal caldo, dal deserto anche… Non ti senti a tuo agio in questa schifosa, calda, squallida stanza ministeriale senza aria e senza telecamere? Che fascino la luce che passa nelle tapparelle… Vero?
–Ho solo sete e non vedo l’ora che torni la corrente. 
–Tu sei perfetto allora. Io no. 
–Cosa trovi di affascinante nell’Operazione Quitredda?
–Tu cosa ci trovi di pericoloso in lui? 
–Ovvio che è pazzo: ha finito, tutto qui. Dobbiamo andare avanti. Meglio andare avanti.
Il Gendarme spense la sigaretta schiacciandola con lentezza in un posacenere di pietra nera. Sorrideva sbottonando il colletto della camicia dell’uniforme.
–Ma non sappiamo se è morto. Non conosciamo nemmeno il suo volto– Indicò uno dei monitor spenti. 
–Vedi? Manca la luce e non sappiamo più niente di niente. Ma i vecchi Gendarmi come me prendono ancora appunti a mano, fanno fotografie che poi stampano su carta da quattro soldi… 
–A spese tue va bene. Ma dovresti smettere. Non sono attività ben viste. Lo sai. 
–Oh lo so! Ma foto e appunti di carta sono un compendio, permettilo! 
–Sei davvero pazzo anche tu!– disse l’Investigatore sorridendo, spegnendo a sua volta la sigaretta. Poi osservò il Gendarme che sfogliava alcune foto, leggeva degli appunti da un taccuino. Si avvicinò con apparente noncuranza, accendendosi un’altra sigaretta. Prese una delle foto in bianco e nero sparse sul tavolo. Rappresentava un antidiluviano pullman bombato di colore celeste, uomini e donne con abiti d’altri tempi che vi salivano, lo sfondo di case di pietra con biancheria stesa ai balconi. In un’altra foto si vedeva un carro trainato da buoi che portava la statua di una donna addobbata di vesti sontuose e coperta di rosari. Dietro al carro uomini, donne e bambini in processione, antichi gendarmi con il pennacchio. Poi altre foto: spiagge con famiglie ammassate sotto ombrelloni colorati, vecchie vestite di nero con i piedi bianchi sepolti nella sabbia, uomini che tagliavano cocomeri sopra un telo… Una foto ritraeva una donna con un fazzoletto in testa che passava in una via scura e solitaria; alle sue spalle un ragazzo sorrideva su una bicicletta nera più grande di lui… L’Investigatore annuiva guardando le foto.
–Penso siano tutti morti… – disse come pensando. Ma il tono non era soddisfatto. Il Gendarme lo guardò di sottecchi 
–Sono morti quelli che avevano il chip impiantato. Ma non tutti. 
–Già. Alcuni ancora resistono. Poveri folli. 
–Già. Non sono stati raggiunti dalla Giustizia del Partito. 
–Ti dispiace o sei contento? Il Gendarme sorrise. –Però sono belle foto: ammettilo. L’Investigatore annuì. 
–Non le avevo mai viste, ma ne circolano tante nella stampa clandestina e alternativa. Dove le hai avute? 
–Oh! Ho i miei informatori! Ma la cosa più importante è che… Non sappiamo se Quitredda è morto. 
–Non lo sappiamo infatti. Io credo che sia vivo, non è tipo da farsi impiantare chip né nient’altro in corpo, non usa computer, cellulari, non circola in zone coperte da telecamere, conosce le mappature dei passaggi satellitari, noi non sappiamo che faccia abbia… Difficile da individuare. Ma è finito. Abbiamo ucciso quasi tutti i suoi seguaci. Non potrà più ricostruire scene e ambienti dei tempi passati. Non potrà più…– qui l’Investigatore s’interruppe. 
–Dici che non potrà più ricordare alla gente che un tempo erano liberi di fare quello che volevano, quello in cui credevano… Che erano liberi di respirare…– concluse il Gendarme senza alzare lo sguardo dalle fotografie. 
–Mi dai l’impressione che lo ammiri. 
–No. Per niente. Lo ritengo un infelice.
 L’Investigatore annuiva. 
–Deve essere molto infelice un semplice uomo che si sforza di ricordare ai suoi simili cosa significa essere uomini liberi… E rischiare di morire per questo. Un uomo che lotta senza armi, ricreando piccole, inutili scene d’altri tempi, fotografandole e divulgandole per ricordare… 
–Un nostalgico pericoloso perdente che può inquinare le menti. Sei d’accordo? 
–Penso di si.
–Abbiamo distrutto la sua organizzazione, le rovine dove faceva le fotografie. Ci metterà un po’ a riprendersi, se lo vorrà. 
–Giusto. Ci metterà un po’. Pensi che agirà di nuovo? 
–Lo farà. Non è uomo che si arrende. 
–Non prenderà più nessuno che abbia chip impiantati adesso. Ha sbagliato una volta e gli è costato caro. –Prima o poi commetterà un errore. Si scoprirà quando sarà costretto a consegnare le foto nelle strade. Non può mandarle nella rete, sarebbe scoperto all’istante. 
–Penso che lo sappia– rispose pensieroso il Gendarme alzandosi dalla poltrona pesantemente. Guardò attraverso la finestra. L’aria aveva assunto un colore giallo, fosco. 
–Si è levato lo scirocco. Bellissimo. Mi viene voglia di andare in spiaggia. 
–È proibito. Tu fai molte cose proibite. 
–Se vado in divisa, giusto per vedere il mare, chi vuoi che mi fermi? L’Investigatore sorrise scuotendo la testa. 
–Ma non farti il bagno. Non vorrei essere costretto a prendere provvedimenti nei tuoi confronti. 
–Ti porto una birra? Sarà bella fresca nel distributore, la corrente manca da poco. 
–No grazie. Sto qua al caldo a guardare le tue foto e leggere i tuoi appunti. Hai una bella calligrafia.
–Si ma non dirlo forte. È sconsigliato scrivere a mano. 
–Per il momento. 
–Per il momento. 

Il Gendarme uscì. Dopo un’ora ritornò la corrente. Un fiotto d’aria gelida dei condizionatori calò sull’Investigatore. Tornò allo schermo su cui stava lavorando.
 “Non hai le autorizzazioni per cambiare o richiedere varianti codici chip”. La dicitura che era comparsa rispondeva a una sua domanda rivolta al Comando, poco prima che mancasse la corrente. 
–Lo so. – Scrisse come risposta. 
“Perché hai chiesto?” 
–Curiosità. 
“Specificare” 
–Temevo che irradiazione magnetica per terminare chip operazione Quitredda investisse anche me. O qualcuno dei miei.
 “Impossibile. A meno di ordini precisi. Questo è di tua conoscenza Investigatore. Specificare motivo domanda”. 
–Curiosità. 
“Specificare” 
–Curiosità. 
“Specificare” 
L’Investigatore afferrò il computer e lo scaraventò a terra. Guardò verso la telecamera in alto sul soffitto. Sentì dei passi nel corridoio. Avrebbe voluto mandare un messaggio al Gendarme, ma sapeva che non poteva farlo. Avrebbe voluto scrivergli di non destare sospetti e che non aveva più lui come amico segreto alla Centrale. Ma questo il Gendarme lo avrebbe capito e avrebbe continuato il suo lavoro stando attento. Si girò verso la finestra e guardò il vento di scirocco che muoveva le foglie delle palme in un viale deserto. “Quitredda non deve morire” pensò senza muovere le labbra, poco prima di puntarsi la pistola alla tempia, voltando lo sguardo verso la telecamera.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 150] Quitredda non deve morire

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ciao @Alberto Tosciri . Una delle foto disseminate da Quitredda, parrebbe ricavata dalla Sagra di Sant'Efisio. Questa volta mi hai messo in difficoltà perché parli di stereotipi. Una trama molto elaborata e quasi psicologica. Un evidente triller distopico dove l'uomo da catturare, o uccidere, combatte per non annullare nella gente, i ricordi di libertà, spargendo fotografie di vita vissuta. Originale senz'altro. Ma non capisco il gesto dell'investigatore e perché si uccide alla fine. Pare di capire che sia lui stesso questo Quitredda, e che tale gesto serva a rendere quasi eterna la sua battaglia per la libertà.
Dammi qualche dritta... ciao 
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI 150] Quitredda non deve morire

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ciao @bestseller2020 
grazie per il commento.
Il racconto parte da una mia vecchia idea, una bozza che avevo e che ho adattato tagliando molto, come quasi sempre mi succede.
In pratica in questa società distopica si è annullato tutto quello al quale la gente era abituata, in particolare feste, commemorazioni, ricordi di come si viveva un tempo... esiste solo la squallida attualità incolonnata e muta, piazze e strade semivuote, il tanto necessario per sopravvivere, e chi ricorda com'erano i tempi passati è un dissidente da abbattere, anche con onde di frequenza dirette ai chip che si innestano nella popolazione, pur con delle sacche di resistenza. Per questo, interpretando forse liberamente la bella traccia di @Ippolita  c'è qualcuno, questo Quitredda, che con altri dissidenti, in parte che hanno questi chip in parte ancora privi, che ricostruiscono scene del passato, le fotografano e le stampano su carta (impossibile mandarle in rete, sarebbero bloccati) per far pensare la gente a come era bella  e normale la vita un tempo.
L'investigatore sa chi è  Quitredda, in realtà è il gendarme che lavora al suo fianco. I due sono amici ma nessuno ha il coraggio di dire all'altro come stanno le cose. Il gendarme si lascia andare a qualche pensiero, complice la mancanza di corrente che ha disattivato momentaneamente le telecamere.
Il gendarme non si adatta a quella vita. L'investigatore finge di riprenderlo, ma è daccordo con lui, ma ha commesso un'imprudenza chiedendo alcune informazioni sui chip (l'ho rappresentato in modo sommario, andavano spese maggiori informazioni) e quando torna la corrente la rete governativa chiede perché faccia quelle domande.
L'Investigatore si rende conto della sua imprudenza, che lo farà porre sotto sorveglianza e anche peggio e distrugge inutilmente il computer. Sentendo arrivare la fine si ucciderà, con la speranza che il suo amico gendarme, Quitredda, continui nella sua opera informativa clandestina.
Per la foto della festa mi sono ispirato a quella del mio paese, la Madonna, con scene che vedevo ai bei tempi e ora non si vedono più e così anche per le altre scene delle foto, compresa quella del pulmann bombato. Ce n'era uno degli anni Cinquanta abbandonato da uno sfasciacarrozze, di un colore celeste e bombato, bellissimo, lo guardavo sempre. Anziché recuperarlo lo hanno distrutto, perché era "ferrovecchio".  Con questa mentalità  ultramodernista inutile dialogare.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 150] Quitredda non deve morire

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@Alberto Tosciri Ciao Alberto, il tuo racconto mi è piaciuto molto, ci ho rivisto dentro un pizzico di 1984, uno dei miei classici preferiti. Ti faccio i complimenti per i dialoghi, che risultano molto naturali e scorrevoli, e per le immagini reali che hai utilizzato. Non c'è nulla come inserire cose reali in un racconto distopico.
A dirti la verità, mi puzzava già da metà racconto che uno dei due potesse essere Quitredda, ma è un'intuizione che ho spesso con i colpi di scena, non che fosse telefonato. :D
Io fossi in te svilupperei il progetto più in grande, dal commento sopra traspira che hai molte idee in merito di cui vorresti parlare e hai in mente una trama più ariosa; coi personaggi giusti penso che tireresti fuori qualcosa di molto bello; l'atmosfera mi ha colpito, un futuro nel passato, riesco quasi a vederlo ambientato negli anni '80 di un'altra realtà.

Re: [MI 150] Quitredda non deve morire

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Grazie @Shinobi 
sono contento che il racconto, per quanto io l'abbia scritto di fretta, ti sia piaciuto.
Avevo già in mente una storia del genere nei miei infiniti appunti e certo avrei voluto scrivere molto di più, i caratteri concessi non bastano mai. Tutte le tracce, tutte le idee che ci possono venire in mente sono come le bambole russe: dentro una ce ne stà un'altra e un'altra ancora, le concatenazioni possono essere infinite, come i biscotti di Proust nella sua Ricerca.
Anche io pensavo a 1984...

Grazie @Almissima 
Davvero ti ha preso? Sono contento :)
Considera però diverse imperfezioni, la fretta a volte gioca brutti scherzi.
Certo, se un giorno lo riprendessi scriverei molto di più, come per molte altre cose, ma una vita non basta. Bisogna pur uscire, negli orari consentiti, a fare la spesa...  :D
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 150] Quitredda non deve morire

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Alberto Tosciri ha scritto:
Alberto Tosciri–Penso siano tutti morti… – disse come pensando. Ma il tono non era soddisfatto. Il Gendarme lo guardò di sottecchi 
Buondì @Alberto Tosciri,
anche a me è piaciuto molto il tuo racconto, come atmosfera, come hai espresso il carattere del gendarme attraverso i dialoghi rilassato, a tratti ispirato, un contemplativo attivo. Che fosse lui Quitredda mi è apparso subito chiaro, grazie al suo "dire e non dire", al suo rimanere affascinato dai dettagli in un'epoca di controllo. Tante minuzie che ti fanno venir voglia di aiutarlo. L'ambientazione e lo stile che hai usato lasciano una forte impressione e insomma sei lì con loro, a lottare contro l'omologazione e la stereotipizzazione.
Non mi è chiaro perché l'investigatore chieda informazioni sui chip, a quale scopo, ma ho il sospetto che mi risponderai "curiosità" e siccome non ti voglio far arrabbiare come il tuo personaggio mi tengo il dubbio! :D
Bello, avviluppante  <3
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars

Re: [MI 150] Quitredda non deve morire

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Ciao @ElmoInverso 
ti ringrazio per l'apprezzamento  :)
ElmoInverso ha scritto: sei lì con loro,
Oh si! Mi capita spesso  :D
ElmoInverso ha scritto: Non mi è chiaro [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]perché l'investigatore chieda informazioni sui chip, a quale scopo, ma ho il sospetto che mi risponderai "curiosità" e siccome non ti voglio far arrabbiare come il tuo personaggio mi tengo il dubbio! [/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Bello, avviluppante  [/font]
:D l'investigatore sapeva bene che le irradiazioni magnetiche che investivano i chip  impiantati nella quasi totalità della gente e in  quasi tutti i poliziotti non uccidevano a caso, dovevano essere deliberatamente dirette su delle persone specifiche. Il problema era sapere chi fossero, per non eliminare il popolo a caso ma solo quello "sgradito". Lui era amico di Quitredda, forse entrambi hanno questo chip ma  essendo poliziotti, se non assumono atteggiamenti sospetti possono stare tranquilli.  Ma l'ispettore si preoccupa per istinto o anche per scrupolo di coscienza, perché ha partecipato alla retata e pone la domanda al terminale, suscitando sospetti. Quando se ne accorge comprende che non avrà scampo a un arresto e successivi interrogatori e si uccide, anche per salvare Quitredda.
Naturalmente non potevo mettere tutto questo "spiegone", avrei dovuto diluirlo lentamente nel testo attraverso dialoghi e azioni dei personaggi... ma i caratteri non sarebbero bastati...  :D
Grazie ancora.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 150] Quitredda non deve morire

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Ciao! Racconto molto impegnativo il tuo che, ti confesso, senza l'ausilio del tuo commento in risposta a bestseller2020 non avrei saputo cogliere nella sua interezza. Il dramma degli 8000 caratteri colpisce anche te, che hai messo una storia (e che storia) in meno spazio di tutto quello che era necessario per capire e approfondire. Il testo resta validissimo, sia chiaro, perché invece del classico distopico asettico, dai un taglio assolutamente inedito al tutto, con le cerimonie religiose e le feste che sanno di umanità perduta già in questi tempi di covid. Complimenti <3

Re: [MI 150] Quitredda non deve morire

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Poeta Zaza ha scritto: Ho letto e riletto il tuo racconto, @Alberto Tosciri    :)

Ho dovuto farmi aiutare dai commenti per capirlo del tutto.
Il messaggio mi è diventato chiaro, e ti ringrazio della lettura, ma non condivido l'epilogo che hai scelto:

Quitredda non doveva morire!   <_<
Ti ringrazio @Poeta Zaza 
capisco e ti do ragione sul fatto che il testo non sia approcciabile a una prima lettura, necessita di qualche prologo ed epilogo non inseribile per motivi di spazio. Magari si possono considerare tali alcune mie risposte... :D
Alla fine l'ispettore mormora fra se che Quitredda non deve morire, nel senso che deve continuare a vivere e agire. Il gendarme ribelle non è ancora morto...

Grazie @Loscrittoreincolore 
purtroppo è raro che io riesca a dire tutto  quello che ho in mente in circa quattro cartelle standard da 1800 caratteri l'una... Spesso non mi bastano nemmeno i racconti lunghi, che sono il doppio... dovrei propendere per i racconti a capitoli, ma non sono in molti a leggerli, per il momento. Considerando che spesso devo aggiungere particolari nei commenti, facciamo finta che siano i prologhi del racconto, una sorta di escamotage... :)
Mi piace che hai colto in quella società distopica il desiderio di vedere come si viveva una volta, che fosse una proibizione e che qualcuno si ribellasse per far conoscere questo con ricostruzioni fotografiche...
Shinobi ha scritto: Mi stava giusto venendo in mente quanto potresti fare sul tema con Quitredda che svia le varie indagini dall'interno, ingannando all'inizio anche il lettore, col dramma interiore di sacrificare compagni alla causa e che gioca sul vedo/non vedo nel reclutarli, fingendosi primo sostenitore del regime. Un poliziesco distopico. Ma sto divagando. :D 
No, non stai divagando. Quitredda è  davvero un personaggio di mia invenzione che nel racconto è un gendarme, ma nella realtà di un altro lavoro che ho  accantonato sta facendo molto di più, pacificamente, per far riprendere a pensare le persone con la loro testa...  in una società certo distopica. È un lavoro immane che ho in mente, ho tante idee in bozza, tante stesure di tante cose che mi spavento per il tempo che ci vorrebbe a portarle tutte a compimento. Le ho in mente perché, non potendo dedicarmi alla scrittura per lunghi anni spesso rimuginavo nella mia mente decine di storie e centinaia di personaggi... Ho un archivio pieno di pagine scritte a mano, a macchina e con pc, per non parlare del disco del pc e copie in varie penne esterne... Un vulcano che vuole esplodere ma non riesce, come se avesse paura... :facepalm:
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
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Re: [MI 150] Quitredda non deve morire

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Alberto Tosciri ha scritto: No, non stai divagando. Quitredda è  davvero un personaggio di mia invenzione che nel racconto è un gendarme, ma nella realtà di un altro lavoro che ho  accantonato sta facendo molto di più, pacificamente, per far riprendere a pensare le persone con la loro testa...  in una società certo distopica. È un lavoro immane che ho in mente, ho tante idee in bozza, tante stesure di tante cose che mi spavento per il tempo che ci vorrebbe a portarle tutte a compimento. Le ho in mente perché, non potendo dedicarmi alla scrittura per lunghi anni spesso rimuginavo nella mia mente decine di storie e centinaia di personaggi... Ho un archivio pieno di pagine scritte a mano, a macchina e con pc, per non parlare del disco del pc e copie in varie penne esterne... Un vulcano che vuole esplodere ma non riesce, come se avesse paura... :facepalm:
Ti capisco molto bene, soprattutto per il discorso degli anni passati ad accumulare idee su idee. :) 
Un metodo che con me ha funzionato è provare a metter giù pian piano un primo romanzo, con tutte le sue problematiche e i difetti; ti aiuterà però a capire dove lavorare, sia a livello di trama e struttura, sia come personaggi, facendo emergere incoerenze nell'ambientazione e aiutandoti a limarle. Verrai sommerso ancora di più da idee, ma inizierai a metterle in ordine. :D

Re: [MI 150] Quitredda non deve morire

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Alberto Tosciri ha scritto: Hai una bella calligrafia.
Ah-ah. finalmente ho trovato un errore nella tua scrittura letteralmente perfetta (non solo grammaticalmente e sintatticamente, ma anche con riguardo ai meccanismi narrativi). Peccato che in realtà non è un errore, perché è in un dialogo ed è un errore comunissimo, quindi ci sta.

Ciao, @Alberto Tosciri . Avevo gli stessi dubbi di @bestseller2020 , che tu hai già chiarito. L'idea è una figata megagalattica, ma proprio per questo vale la pena di tornarci su, dando qualche appiglio in più al lettore, se no rischia di sfumare. A mio avviso se riesci (senza spiegoni) a far capire ciò che hai spiegato nei commenti (senza esagerare, giusto con qualche appiglio in più) è un racconto da "i migliori racconti del wd" (chissà se ste cose verranno mai ripristinate...). Così com'è, però, ha la pecca di essere davvero un po' troppo criptico.
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI 150] Quitredda non deve morire

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Grazie @Kasimiro 
Il fascino d'altri tempi lo sento molto e pur consapevole che non è mai stato rose e fiori nel passato sono un assertore del trito e ritrito che si stava meglio quando si stava peggio.
Qui si tratta di un futuro distopico, ma io lo descrivo sempre come un eterno presente...

Grazie @Edu 
Il tuo giudizio mi ha fatto tanto piacere. Convengo che il racconto è un po'... criptico.
Non ho capito bene l'errore... confesso di aver letto e riletto... ma sicuramente sarà un errore... :)

@bestseller2020 
bestseller2020 ha scritto: @Alberto Tosciri stai attento... @Edu ha intenzione di criptare il messaggio insito nel racconto... mira ad impadronirsi di Enigma.. :si:
Uhmm... la cosa sarebbe alquanto complicata nel mio caso. Io ero anche un esperto di codici militari e nell'inventarne di nuovi per incombenze ordinarie e straordinarie... Ma  codici che potevano trasformarsi e nessuna macchina di Enigma, ci giuro, li avrebbe potuti decrittare.
Così come gli austriaci nella Grande Guerra che intercettavano le trasmissioni  radio dell'esercito italiano non capirono più niente quando gli italiani misero marconisti  sardi che trasmettevano gli ordini in sardo... 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 150] Quitredda non deve morire

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Alberto Tosciri ha scritto:
@Alberto Tosciri Bello. Bello, bello!
D'atmosfera, di contenuto, di stile: mi è piaciuto assai! (mi ha rammentato G G Marquez!).
In mezzo a questa bellezza, alcune piccolissime disarmonie:
"[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]–Penso siano tutti morti… – disse come pensando" - ripeti il pensare, sostituirei o semplicemente eliminerei il primo[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]"[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]–Già. Alcuni ancora resistono. Poveri folli. [/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]–Già. Non sono stati raggiunti dalla Giustizia del Partito." - lo so che i due già li hai messi volutamente, ma uno lo eliminerei[/font][/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]"Si scoprirà quando sarà costretto a consegnar[/font][/font][/font]e le foto nelle strade. Non può mandarle nella rete, sarebbe scoperto all’istante." anche qui userei un sinonimo per evitare la ripetizione.
Ultima cosa, se non erro, per l'alternanza dei botta e risposta, sembra che sia l'investigatore ad andare in spiaggia.

Di nuovo complimenti!

Re: [MI 150] Quitredda non deve morire

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Alberto Tosciri ha scritto: –Poi che le religioni fanno male. I capi delle religioni, quelli che dovevano custodirle, proteggerle, sono stati i primi a calpestarle. 
–Lì hanno fatto bene. Tu sei religioso? 
–Non più. Ma vedi… discendiamo dal caldo, solo dal caldo, dal deserto anche… Non ti senti a tuo agio in questa schifosa, calda, squallida stanza ministeriale senza aria e senza telecamere? Che fascino la luce che passa nelle tapparelle… Vero?
–Ho solo sete e non vedo l’ora che torni la corrente. 
–Tu sei perfetto allora. Io no. 
–Cosa trovi di affascinante nell’Operazione Quitredda?
–Tu cosa ci trovi di pericoloso in lui? 
–Ovvio che è pazzo: ha finito, tutto qui. Dobbiamo andare avanti. Meglio andare avanti.
Racconto molto interessante, perché sei riuscito a lasciare in qualche modo in sospeso l'accezione con cui hai inteso il titolo della traccia, nonostante sia ovvio dalla parte di chi, in quanto autore, tu ti ponga.
Intendo dire: hai declinato lo stereotipo nel suo significato di "normalità", vale a dire delle realtà semplici di cui l'autorità tirannica ha privato gli uomini, o invece è la realtà fittizia, distopica, a costituire lo stereotipo contro cui ribellarsi?
So la risposta, ma l'aspetto affascinante è che il racconto, come si evince dalla sezione sopra, non la rivela in modo univoco. Questo lo rende complesso e, mi ripeto, molto interessante. 
I due protagonisti mi hanno portato il ricordo di Montag e Beatty in Fahrenheit 451.

Ti ringrazio e ti saluto, @Alberto Tosciri.
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