[MI150] Una questione di equilibrio.

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Traccia di Mezzogiorno di @L'illusoillusore  "Padrone del tempo"

Una questione di equilibrio.

Ce l'aveva ancora in bocca il sapore. Sangue e mojito. Più qualche scheggia di vetro incastrata tra denti e gengive.
Il Cane non l'aveva presa bene e gli aveva mandato quei due a spiegarglielo. Sarebbe ancora lì, con le budella sparse sul tappeto se non avesse dato retta al suo vecchio. E infatti il karate gli era tornato utile più di una volta. Karate e parkour.
Ma che s'era messo in testa, il Cane? Solo perché s'era scopato qualche volta la sua ragazzina, avrebbe dovuto sposarla? Certo quindici anni sono pochi, ma quella la dava a tutti e lui non era certo il primo. Se poi non aveva saputo nemmeno scegliersi il medico per abortire e c'era rimasta, quello non era un problema suo. 
Il motore gli ronzava sotto al culo. L'alba cominciava a sbiadire dietro il costone e Chat Baker riempiva di blu l'abitacolo.
Forse fottergli i soldi e la figlia non era stata una grande idea. Su certe cose il Cane si irrigidiva. Ma dargli quella valigetta da portare a Marsiglia, nemmeno quella era stata una grande idea. Quattrocentomila euro. Avrebbe dovuto immaginarselo. Del resto il mondo è pieno di coglioni che sembrano fatti apposta per farsi fregare. E il Cane era uno di questi.
Il dispaly del cellulare si illuminò. Era lui. 
«Ce l'hai sotto al culo,stronzetto». 
«Sì, e tira i centocinquanta che è una meraviglia. Come sapevi che mi piacciono le Jaguar?» 
«Un'ora. Hai un'ora di tempo per tornare. Se non lo fai salti per aria tu e la tua Jaguar di merda»
«Non ci credo». 
«Un'ora. Sii puntuale, ti conviene». 
" Calma. Ci sta provando. Chiunque al posto suo lo farebbe. Non c'è nessuna bomba". 
Nuvole nere ricacciavano indietro l'alba. Fanali di auto che lampeggiavano dietro al guardrail e, proprio davanti, un corteo di camion che arrancava sul dosso.
"Se l'è presa per i soldi, certo. O per la ragazzina. O per tutt'e due le cose. Non c'è nessuna bomba ". 
Un cartello: tra mille metri restringimento di carreggiata. 
No, non sarebbe rimasto dietro a quei bestioni. Non con una Jaguar e quattrocentomila euro dentro una valigetta. Scalò la marcia, pestò il pedale dell'acceleratore e volò via. 
Salvo! Più o meno… L'idea che il Cane gli avesse piazzato una bomba sotto il culo gli martellava il cervello. 
Un'ora. Adesso meno. 
Un lampo attraversò il cielo e andò a schiantarsi lontano. Gocce sul parabrezza. Sempre più fitte. Un muro d'acqua.
A cinquanta metri l'insegna sbilenca di una stazione di servizio.
"Saranno capaci sti coglioni di guardare dentro una macchina, no? E se la bomba gli scoppia in faccia, chissene frega. Almeno non ci sto seduto sopra". Parcheggiò di traverso, entrò di corsa nel bar. Nessuno. 
«C'è speranza di avere una birra?» gridò inferocito. 
Il vecchio entrò da una porta laterale con un sigaro spento tra le labbra. 
«La speranza è l'ultima a morire. Almeno così dicono». 
«Voglio una birra e un meccanico». 
Il vecchio scosse la testa «Impossibile».
«C'è l'insegna dell'officina e questo è un bar!» 
«Se è per questo è anche una locanda. Vuole una stanza?» 
«Voglio una cazzo di birra e un meccanico. È difficile da capire?» 
«Non si scaldi, non fa bene alle coronarie. Il mio medico…» 
«Senta, mi ascolti bene: ho urgente bisogno di un meccanico. Urgente, capisce?» 
«E la birra? Non la vuole più la birra?» 
«D'accordo, sì. Mi dia una birra». 
Il vecchio tirò fuori una scatola di cerini, si accese il sigaro e scosse la testa «Impossibile». 
L'altro sferrò un pugno su l bancone «Vaffanculo!» e uscì. 
Trenta minuti. Forse meno. Sicuramente meno! 
"Ci sarà pure un'altra officina in questo posto di merda!" 
Tentò di accendere il navigatore. Una volta, due volte. Niente. 
"Il Cane, è stato lui! Maledetto!" Si guardò le mani. Tremavano. 
"Stai calmo. Adesso tu ingrani la marcia, te ne vai da qui e vedrai che tra qualche chilometro risolvi tutto". 
Aveva smesso di piovere e le nuvole lasciavano che l'alba si prendesse tutto il cielo, le colline e i campi. L'auto scivolava veloce sulla strada. A cinquanta metri l'insegna sbilenca di una stazione di servizio. 
«Finalmente!» disse, ma il sorriso gli si gelò sulla faccia. 
Il vecchio, seduto accanto all'ingresso del bar, lo salutò con un cenno della mano. L'altro fece una sterzata e ripartì sgommando. 
"Devo aver sbagliato strada. Ma dove? In che punto? Sono andato sempre dritto!" 
Continuò cercando di orientarsi con il sole. Ma le colline glielo impedivano. 
D'una tratto la vide. Era un'insegna. Era quella insegna. 
Inchiodò. Cercò di innestare la retromarcia. Bloccata. Decise di proseguire. 
Dopo poco l'insegna. Quella insegna. 
Si arrese. Entrò nello spiazzo, parcheggiò e scese dall'auto. 
«Sembra che sia impossibile andarsene da qui» disse. 
Il vecchio lo guardò sornione «Non esattamente. È una questione di equilibri. Come in tutte le cose» 
«Non capisco» 
«C'è un mucchio di lavoro da fare. Comincerei con il tetto.»
«Si accomodi» 
«Non ha capito. È lei che salirà a mettere a posto il tetto». 
«Ma è pazzo. Non ci penso nemmeno!» 
«Non credo che abbia molto da scegliere» disse il vecchio accendendo il sigaro «Guardi il cielo. Non s'è accorto di niente?» 
«Mi sono accorto che la macchina non funziona, che mi sono perso e che…» 
«E che è l'alba. Si è chiesto da quante ore è l'alba?» 
L'altro si strinse nelle spalle. 
«Se lei non aggiusta il tetto resterà così».
«No, scusi, vuole dirmi che se non aggiusto il tetto non sorge il sole? Ma questa è follia pura! » 
«Il suo non sorgerà di certo. Faccia come vuole» 
«No, no! Ma che sta succedendo?» 
«Non sta succedendo niente. È già successo tutto» disse il vecchio. Entrò nel bar e ne uscì poco dopo con una birra «La vuole ancora la sua birra?» L'altro allungò la mano, ma quello la ritrasse di scatto « Prima il tetto, poi la birra». 
Quando ebbe finito era giorno fatto. Stormi di uccelli sfrecciavano felici e la brezza accarezzava erba e papaveri nei campi. 
«Avrei bisogno di una doccia» disse asciugandosi la fronte con il braccio. 
«Dopo. Adesso c'è il trattore da lavare. È facile, come mettere la cera». 
«Io l'ho visto questo film!» 
«Sì, anch'io. Grazioso». 
«E la mia birra?»
« Il trattore» 
Dopo il trattore ci fu la staccionata, il fieno, i vetri, fuori e dentro. E quando fu dentro, già che c'era, ci furono i pavimenti, la polvere sui mobili, una porta che cigolava, uno scaffale che pendeva e il tavolo che traballava. 
«Io avrei finito» disse esausto. 
«Sì, anch'io». 
«Ma lei non ha fatto un tubo!» 
« Non creda. In ogni caso ho finito. La saluto» e fece per uscire. 
«No, aspetti! Che vuol dire?» 
«Ha ragione, mi scusi. Lei vuole una spiegazione,vero?» 
«Direi! Mi sono fatto un mazzo così, penso di averne diritto». 
Il vecchio aprì il frigorifero e mise due birre sul tavolo «Prego». 
«Davvero?» 
«Certo» disse sedendosi «Dunque, vediamo… Sì, ecco: lei è uno stronzo». 
«Ma…!» 
«Dia retta, lo sa anche lei» dette una sorsata e si asciugò con il dorso della mano «Lo dico perché io di stronzi me ne intendo. Ero come lei quando sono arrivato qui. Ho fatto la stessa trafila e adesso è venuto il momento di andare». 
«Non capisco» 
«L'equilibrio, ricorda? Uno va e uno viene. È così che funziona. Certo ci vuole tempo. Nel mio caso trecento anni. Nel suo, mi faccia fare il conto… Sì, direi cinquecento». 
«Vuol dire che sono qui da cinquecento anni?» 
«Anno più, anno meno».
 «Ma scusi, se lei ha finito prima… » 
«Vede, ci sono dei fattori da considerare. In primo luogo il suo tempo non ha la stessa velocità del mio. Non esistono due velocità uguali, nemmeno per la stessa persona. E poi c'è il tempo morale. In fondo siamo qui per questo. Non avrei potuto lasciarla senza che avesse finito». 
«Ma questo significa…»
«Che la bomba c'era. Lei è saltato per aria e l'esplosione ha coinvolto anche un paio di camion e varie macchine. Qualcuno di loro dovrebbe arrivare. Anzi, mi faccia andare. Non vorrei mi trovassero qui. Sa, per la faccenda dell'equilibrio». 
«Scusi, una domanda ancora : che posto è questo?» 
Il vecchio si strinse nelle spalle «Che dirle? Qualcuno lo chiama Purgatorio, ma io non ci ho mai creduto . Mi stia bene» .
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Re: [MI150] Una questione di equilibrio.

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Wow, che spettacolo, @aladicorvo ! Complimenti!

Direi che è tutto perfetto e ottimamente condotto, tranne l'inizio un po' spiegato che è la cosa meno interessante. In fondo il cuore del racconto è la situazione, che tu racconti con grande ritmo e thrill. per cui, sai che ti dico? Io farei proprio così, e mi sembra funzioni meglio
aladicorvo ha scritto: viewtopic.php?p=15264#p15264
Traccia di Mezzogiorno di @L'illusoillusore  "Padrone del tempo"

Una questione di equilibrio.

Ce l'aveva ancora in bocca il sapore. Sangue e mojito. Più qualche scheggia di vetro incastrata tra denti e gengive.
Il Cane non l'aveva presa bene e gli aveva mandato quei due a spiegarglielo. Sarebbe ancora lì, con le budella sparse sul tappeto se non avesse dato retta al suo vecchio. E infatti il karate gli era tornato utile più di una volta. Karate e parkour.
Ma che s'era messo in testa, il Cane? Solo perché s'era scopato qualche volta la sua ragazzina, avrebbe dovuto sposarla? Certo quindici anni sono pochi, ma quella la dava a tutti e lui non era certo il primo. Se poi non aveva saputo nemmeno scegliersi il medico per abortire e c'era rimasta, quello non era un problema suo. 

Il motore gli ronzava sotto al culo. L'alba cominciava a sbiadire dietro il costone e Chat Baker riempiva di blu l'abitacolo.
Forse fottergli i soldi e la figlia non era stata una grande idea. Su certe cose il Cane si irrigidiva. Ma dargli quella valigetta da portare a Marsiglia, nemmeno quella era stata una grande idea. Quattrocentomila euro. Avrebbe dovuto immaginarselo. Del resto il mondo è pieno di coglioni che sembrano fatti apposta per farsi fregare. E il Cane era uno di questi.
Il dispaly del cellulare si illuminò. Era lui. 
«Ce l'hai sotto al culo,stronzetto».
...
Anche l'incipit, a mio avviso, è scritto non al livello di tutto il resto, ci sono un paio di virgole giocate non benissimo
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Ce l'aveva ancora in bocca (virgola) il sapore - Ma io avrei detto "ne aveva ancora in bocca il sapore".[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Sarebbe ancora lì, con le budella sparse sul tappeto (virgola) se non avesse dato retta al suo vecchio.[/font][/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Ad ogni modo è un noir molto ben condotto, e ha il mio pollice molto in su. L'idea c'è, è bella ed è ottimamente condotta. Alcune frasi le ho amate. tipo: [/font][/font]
aladicorvo ha scritto: Nuvole nere ricacciavano indietro l'alba.
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][/font]
Brava!  (y)
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI150] Una questione di equilibrio.

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aladicorvo ha scritto: «Finalmente!» disse, ma il sorriso gli si gelò sulla faccia. 
Il vecchio, seduto accanto all'ingresso del bar, lo salutò con un cenno della mano. L'altro Lui fece una sterzata e ripartì sgommando. 
A naso, credo vada meglio così.
aladicorvo ha scritto: D'una tratto la vide. Era un'insegna. Era quella insegna. 
D'un tratto
aladcorvo ha scritto: «Io l'ho visto questo film!» 
L'ho già visto questo film!


Brava, @aladicorvo   :)

Una bella idea sul "dopo" di una vita spesa male. 
aladicorvo ha scritto: In primo luogo il suo tempo non ha la stessa velocità del mio. Non esistono due velocità uguali, nemmeno per la stessa persona. E poi c'è il tempo morale. In fondo siamo qui per questo. 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI150] Una questione di equilibrio.

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Ciao, @aladicorvo.
Io non ti conosco, però ogni volta che leggo qualcosa di tuo penso che ti troverei simpatica. "Simpatica" nel senso originale del termine, non come l'aggettivo che a volte si usa per descrivere una persona (o una scrittura) di cui non si sa bene cosa dire. Sospetto che ci divertano gli stessi libri. Anche gli stessi film, forse. 
Mi piace moltissimo l'estetica pulp della tua scrittura: cruda ma scanzonata. Trovo che tu riesca a stare "sopra le righe", ma con una consapevolezza che ti permette di non scadere nell'eccesso gratuito. Se a questo si aggiunge un tocco surreale e uno stile agile e pieno di brio, che riesce a nascondere immagini poetiche in una trama "sporca e cattiva"... Beh, insomma. 
Diciamo che un po' ti invidio e chiudiamola qui.

Per quanto riguarda questo racconto in particolare, fatte salve le considerazioni qui sopra, mi tocca essere d'accordo con Edu: l'incipit è un po' troppo lungo. Per quanto accattivanti, alcuni particolari sono inutili ai fini del racconto. Di più, avresti potuto tenere l'asso nella manica (il protagonista è indiscutibilmente un grandissimo figlio di buona donna) fino alla parte centrale del racconto (quella, per intenderci, in cui lui scopre che non riesce ad allontanarsi dalla stazione di servizio e poi si ritrova a faticare per sistemarla): secondo me, forse solo secondo me - il racconto ne avrebbe beneficiato. 
Avresti potuto mettere in scena "l'esser stronzo" del protagonista in quella parte, insomma, poco a poco, lasciando il lettore a domandarsi il perché di un simile destino... fino alla necessaria conclusione: se lo merita.
Nel tuo racconto invece, il rivolgimento finale arriva un po' troppo repentino e un po' troppo spiegato, quando avresti potuto farne un fuoco d'artificio). Se questo "difetto" sia dovuto alla penuria di caratteri o alla penuria di tempo, non lo so.
Però ti suggerisco di riflettere sul bilanciamento delle diverse parti di questo racconto. Solo su quello. 
Perché il resto per me è wow.
Qui ci dedichiamo alla ricerca della verità, non dei fatti. Se vi interessano i fatti, il dipartimento di storia è al terzo piano.
(semicit.)

Re: [MI150] Una questione di equilibrio.

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Ciao @aladicorvo
probabilmente i miei gusti sono assimilabili a quelli di @mercy, in quanto anche io adoro il genere pulp, gli Abercrombie, gli antieroi spacconi, ma in fondo buoni, e così via.
Il tuo racconto ha un gran bel ritmo, dato soprattutto dai dialoghi, in cui hai messo anche qualche bel riferimento e la prosa è cruda e spigliata, ma crea la giusta atmosfera del racconto 'on the road'.
Unica cosa che avrei fatto diversamente è 'l'incattivire' il tutto.
Sei partita con una premessa piuttosto pesante, sesso con minori, scazzi con un presunto boss della mala, anche nominare Marsiglia ha fatto salire il 'mood' da 'transporter', se conosci il vecchio film. Poi però hai piazzato un 
aladicorvo ha scritto: «Sì, e tira i centocinquanta che è una meraviglia. Come sapevi che mi piacciono le Jaguar?»
Qui avrei calcato di più la mano, dato che i 150 li fa anche una Panda e la connessione con Marsiglia fa pensare a Km orari e non Miglia :D 
Inoltre, dopo aver capito più o meno la situazione, a mio parere il protagonista diventa troppo educato, continuando a dare del lei.
Da un uomo che appare molto impulsivo all'inizio e che ha un background di combattimenti acrobatici da strada, mi sarei aspettato come minimo che se la prendesse con l'interlocutore per la situazione e non accettasse le sue, che sembravano farneticazioni, subito come oro colato, pur nella brevità del racconto.
Sono comunque pareri personali, che spero possano tornarti utili. :D
Aspetto altri racconti su questo tenore!

Re: [MI150] Una questione di equilibrio.

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Devo ammettere che mi hanno attirato i commenti degli altri utenti, soprattutto quando si parlava di pulp e Abercrombie, quindi ho letto il racconto partendo da quel modo di scrivere.

Direi che la parte forte del tuo racconto sono i dialoghi, ma noto che il racconto può essere spezzato in due e le due parti non sono "alla stessa altezza", se così si può dire. Nella prima parte ci presenti un personaggio sì stronzo, ma anche arrabbiato, fuori dalle righe, approfittatore, insomma non uno da sorrisi e carinerie, ma poi nella seconda parte si fa troppo remissivo, un pò servo della trama del racconto, e sembra che si comporti così perchè il racconto deve finire in un certo modo. Come hanno detto prima di me, aggiusterei magari un pò la parte in cui il protagonista dà del lei al suo interlocutore, da lui mi sarei aspettato qualcosa come "o mi dai la mia birra o ti spacco la faccia e la uso per pulirci il bancone", avrei magari giocato di più sulla disperazione del non riuscire ad andare via per convincerlo a pagare la sua pena al purgatorio.

Il racconto ha un buon ritmo, però, e sicuramente una tinta che mi piace molto, quindi sono curioso di leggere altri racconti sulla stessa lunghezza d'onda! :)

Re: [MI150] Una questione di equilibrio.

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@Edu @Poeta Zaza @Almissima @MonicaX1974 @mercy @Shinobi @Olafr
Ragazzi, grazie! Avevo letto per sbaglio le votazioni del MI precedente e già stavo a piagnucolare sul caffè «Non ti si caga nessuno. Sei una pippaccia, lascia perdere» e poi i vostri commenti … Grazie! 
Me li sono segnati tutti perché, oltre le caramelle al mio ego piagnone, sono azzeccatissimi: l'incipit che smoscia, la frana remissiva sul Prego-grazie-scusi, tutto, ci sta tutto. 
Colpa dello stronzo in fuga. Gli ero seduta accanto, lo sentivo borbottare i cazzi suoi e mi è stato subito sulle palle. Doveva pagarla. 
Sono uno scrittore lento, con un cervello orizzontale, dove le cose sgomitano per avere il primo piano, manco fossero ragazzini alla recita di natale. Scrivere un racconto in poche ore è stata una sfida. Adrenalina a manetta. Lo sapevo che sarebbe stato un semilavorato, chiodi e segatura dappertutto . Però, che figata!
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Re: [MI150] Una questione di equilibrio.

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aladicorvo ha scritto: Colpa dello stronzo in fuga. Gli ero seduta accanto, lo sentivo borbottare i cazzi suoi e mi è stato subito sulle palle. Doveva pagarla. 
Sono uno scrittore lento, con un cervello orizzontale, dove le cose sgomitano per avere il primo piano, manco fossero ragazzini alla recita di natale. Scrivere un racconto in poche ore è stata una sfida. Adrenalina a manetta. Lo sapevo che sarebbe stato un semilavorato, chiodi e segatura dappertutto . Però, che figata!
Wow! Viva il cervello 🧠 orizzontale

Re: [MI150] Una questione di equilibrio.

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Un racconto che parte con una serie di stereotipi sulla criminalità, che specie nel linguaggio lo fanno sembrare molto "finto" e allontanano un po' la percezione dei personaggi. Un linguaggio molto da film americano che stona specie nei discorsi su e con Il Cane.
Il resto meraviglioso. Il rapporto nel finale con il vecchio e quella ricorsività delle azioni, con la ultima citazione sul Purgatorio mi hanno fatto vibrare sulla sedia mentre leggevo. Hai saputo creare un climax perfetto, con un'esecuzione da alta scuola. Rivedrei giusto quei dialoghi all'inizio per dare più naturalezza al tutto e ottenere un racconto grandioso <3

Re: [MI150] Una questione di equilibrio.

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@Loscrittoreincolore mi basta che tu abbia vibrato. E' il massimo che abbia mai potuto desiderare.
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Gli stereotipi erano giocattoli narrativi, trappole in cui mi è piaciuto farti cadere  :bacio: [/font]
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Re: [MI150] Una questione di equilibrio.

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ciao @aladicorvo. In effetti ti sei dimenticata di passare la carta fine sui legni e stuccare i chiodi...insomma una rifinitina alla trama.... :P :D :asd:

Racconto dal ritmo frenetico e snervante. Una sola pecca: lui poteva tranquillamente tenersi la valigetta con i soldi e andarsene  a piedi... :asd: 
Credo che non è un figlio di buona donna , il tuo personaggio: a me pare un coglione; per fare quella fine.... scherzo... ciao a presto :sss:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI150] Una questione di equilibrio.

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Ciao @aladicorvo
aladicorvo ha scritto: Il motore gli ronzava sotto al culo. L'alba cominciava a sbiadire dietro il costone e Chat Baker riempiva di blu l'abitacolo.
Chet Baker. Ho passato tanto di quel tempo ad ascoltarlo che mi hai fatto ritornare la voglia. In questo momento ce l'ho di sottofondo.
Trovo spettacolare tutta la prima parte fino a quando entra nel bar e parte il dialogo.  In questo scambio con il vecchio trovo che ci sia meno mordente e forse si dilunga leggermente. Certo, è un dialogo e non è che si possa pretendere una disquisizione filosofica. E' lineare e fila bene, mentre la prima parte mi è sembrata più asimmetrica  e ho apprezzato molto.
Poi entra in scena questa bella trovata! Complimenti. 
aladicorvo ha scritto: «E che è l'alba. Si è chiesto da quante ore è l'alba?» 
L'altro si strinse nelle spalle. 
«Se lei non aggiusta il tetto resterà così».
«No, scusi, vuole dirmi che se non aggiusto il tetto non sorge il sole? Ma questa è follia pura! » 
Solo questo passaggio non mi convince, non farei fare delle considerazioni al protagonista, ma lascerei al lettore il campo aperto.
A rileggerti con piacere

Re: [MI150] Una questione di equilibrio.

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@aladicorvo
Piacere di leggerti per la prima volta e complimenti per il racconto, molto bello su una idea base conosciuta, perché non c'è retorica ma la drittezza di un tiro di schioppo!
Anch'io come Edu eliminerei di netto la prima parte e andrei dritto al cuore.
Rileggendolo ho trovato geniale questa frase
«La speranza è l'ultima a morire. Almeno così dicono». 
che presenta il personaggio apparentemente con un cliché ma che in realtà...  (y)

Mi h un po' confuso la parte di spiegazione dei perché e percome che ho trovato un pizzico involuta, ma visto il resto, sono convinto che dipenda solo dalla ristrettezza dei caratteri

A rileggerti al più presto!

Re: [MI150] Una questione di equilibrio.

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Ciao @aladicorvo, piacere di leggerti. Mi sono proprio divertita. L'incipit si può riassumere con un titolo "lo stronzo", segue poi il paragrafo del "coglione" e fin qui niente di strano; non l'ho trovato particolarmente coinvolgente ma mi ha messa nel mood "non ti riposare" e "non rompere, scrivo quel che mi va" e sottoscrivo. Poi salta in aria e incontra uno ancora più stronzo e a me, personalmente, i dialoghi sono piaciuti. Ho proprio visualizzato la scena, il vecchio placido che non gli dà scampo, uno spasso.
Anche a me fila poco questa frase:
«No, scusi, vuole dirmi che se non aggiusto il tetto non sorge il sole? Ma questa è follia pura! »
e in questo punto, dove ho adorato quel "grazioso" in risposta, mi sono chiesta come ha fatto a vedere quel film se si trova lì da 300 anni
aladicorvo ha scritto: «Io l'ho visto questo film!» 
«Sì, anch'io. Grazioso».
Anche la chiusura col discorso "Purgatorio" ha un po' spento il tutto.

A parte queste piccole critiche l'ho trovato molto "acchiappante". Complimenti e alla prossima. (y)
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars

Re: [MI150] Una questione di equilibrio.

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aladicorvo ha scritto: Forse fottergli i soldi e la figlia non era stata una grande idea. Su certe cose il Cane si irrigidiva.
Ma dargli quella valigetta da portare a Marsiglia, nemmeno quella era stata una grande idea.
Ciao, @aladicorvo
Scusa se parto con la citazione, ma si è collocata qui sopra bella comoda e non ne vuole sapere di spostarsi. 
Ho evidenziato in nero i termini che mi hanno portata fuori strada. Mentre, infatti, il primo clitico pronominale ("fottergli") si riferisce al Cane, il secondo si riferisce all'io narrante ("dargli"). Cioè è il Cane che dà all'altro la valigetta, come si comprende leggendo, mentre la costruzione simmetrica suggerisce il contrario. 
Il racconto mi ha fatto pensare al film "Dal tramonto all'alba": lì non ti aspetti la virata horror, e qui sorprendi allo stesso modo col fantastico. 
Rispetto ad altri tuoi racconti (ricordo in particolare il tuo primo nel WD, quello dell'investigatore e il figlioletto, bellissimo) mi sembra meno coerente, ma non per la svolta di cui sopra: forse sono i dialoghi a non avermi convinta del tutto. Rimane il fatto che governi con maestria la penna e ti si legge con piacere. 
Grazie per aver partecipato, un saluto.
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Re: [MI150] Una questione di equilibrio.

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Ciao @aladicorvo 
Un tipo di ambientazione che mi piace, da qui all'eternità, inframezzato da visioni, comportamenti ed espressioni di questo pazzo marcio mondo, che poi tende al mistico se vogliamo, anche nella sua brutalità. Un mistico decadente. Il protagonista è un personaggio particolare nella sua amoralità, ma non si fa voler male. Lo avrei fatto più resistente e irrispettoso nei confronti del vecchio, la consapevolezza di essere già nell'altro mondo avrebbe dovuto essere più lenta ma anche considerando  i caratteri limitati anche così va benissimo. Forse mi sarei fermato un pochino di più sull'introspezione del personaggio, un porsi alla fine la fatidica domanda: "Ma allora è così che finisce tutto?" oppure un: "E io cosa sono adesso?", ma ci sarebbe voluto più spazio.
Un bel racconto che si fa leggere tutto d'un fiato.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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