[MI 150] Il bottone

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Traccia di mezzogiorno: Padrone del tempo.

Il bottone

Il signor Hannover si era svegliato presto quel giorno. Una notte di sogni agitati, il pigiama sudato appiccicato alla schiena e la gola secca lo costrinsero ad alzarsi prima del solito. Per prima cosa si lavò i denti e si tolse il sapore cattivo che il sonno gli aveva lasciato in bocca, poi si sciacquò la faccia. Doveva avere un aspetto dignitoso per affrontare la fine del mondo. Infine si preparò il caffè. Normalmente avrebbe invertito l'ordine di tutte queste azioni, ma oggi non era un giorno come gli altri. Aspettò che il caffè uscisse con il suo caratteristico gorgoglio e sospirò.
L'ultimo caffè, pensò mentre se lo versava. Lo bevve con una certa solennità, anche se, si disse, era certo che non sarebbe stato l'ultimo. Se ne sarebbe concesso altri durante la giornata. Uno a metà mattina e un altro dopo pranzo, come sempre. Sorseggiò comunque la bevanda con un insolito piacere, se non era l'ultimo ci si avvicinava molto e ne sentì il gusto già ammantato di nostalgia delle cose che si perderanno presto. Ne bevve il fondo con un brivido: quello era uno degli ultimi caffè di tutti gli esseri umani, mica solo per lui, anzi dell'intera esistenza, poiché era assai improbabile che una volta sterminata l'umanità, altre creature, magari di galassie lontane, avrebbero inventato una bevanda identica.
Dopo tali elucubrazioni metafisiche, si vestì, piuttosto in ghingheri per i suoi standard, prese la valigetta con i calcoli e le formule, che per tante notti lo avevano tenuto sveglio, e si avviò alla fermata del filobus.
La carrozza era piena come al solito, corpi maleodoranti pigiati all'inverosimile si accalcavano pure sulla pensilina, tanto che si maledisse per non aver pensato a prendere un taxi. Che idiota! L'abitudine alla parsimonia, caratteristica ereditata dai genitori, più vicina alla tirchieria per essere sinceri, era stata più forte del buon senso. L'indomani il concetto di risparmio, così come la mera esistenza del denaro, sarebbe stata inghiottita nel buco nero della fine. Avrebbe potuto farsi un ultimo viaggio più confortevole. Ma la fortuna era dalla sua parte e un posto a sedere si liberò proprio davanti a lui. Si sedette con grande soddisfazione e si mise ad osservare gli altri passeggeri. Avevano la solita aria spenta e annoiata del lunedì mattina. "Se sapessero cosa li aspetta oggi pomeriggio non starebbero lì impalati come dei baccalà" si disse con un ghigno "scenderebbero in strada a darsi alla pazza gioia, a ubriacarsi, le donne si darebbero ai primi uomini a disposizione, oppure si metterebbero a correre in preda al panico. Ma di certo non si preoccuperebbero di arrivare in orario al lavoro, anzi, non ci andrebbero proprio." Sentì il petto gonfiarsi di orgoglio: la valigetta che stringeva in grembo gli dava un potere enorme, il più grande immaginabile, quello di togliere il tempo ai suoi simili. La consapevolezza che anche lui avrebbe condiviso la stessa sorte non diminuiva l'ebbrezza di essere il padrone della Terra, il più grande orologio di tutti i tempi, il conto alla rovescia universale. Una vertigine lo colse. Si alzò in piedi, anche perché la prossima era la sua fermata, e barcollò. Gli altri passeggeri lo sorressero. Li ringraziò, fuggendone gli sguardi, per paura di provare un moto di compassione.
Scese dal filobus e si spolverò gli abiti per darsi un contegno. L'ultima cosa che doveva fare era farsi prendere da sciocchi sentimentalismi. L'empatia verso gli altri, e al limite anche verso se stesso, non avrebbe messo fine al suo essere un grigio e insignificante impiegato con la passione per la fisica nucleare. Meglio essere un mostro grandioso che un insulso ingranaggio del tempo lineare. Il piano era tutto e per attuarlo avrebbe sacrificato tutti, anche se stesso.
In stazione si comprò un panino imbottito. L'ultimo pranzo non sarebbe stato il massimo, ma per lo meno non badò a spese e prese il più caro, quello con la crema di tartufo. Una birra in lattina lo avrebbe accompagnato. Non se ne rammaricò, l'aveva sempre preferita al vino.
Mangiò in treno mentre ammirava il paesaggio sfrecciare dal finestrino. Chilometri e chilometri di campi, aree edificate, boschi che presto il suo dito avrebbe ridotto in cenere. Come ultimo caffè si accontentò di quello servito in treno dal bar ambulante. In cuor suo ammise di non sentirne la magnificenza poiché era davvero cattivo. Pazienza, cosa vuoi che sia di fronte al mistero del tempo che presto si sarebbe svelato. "Il tempo è relativo, il tempo non esiste" si ripeté la tanto amata lezione della fisica quantistica, "ma io possiedo la chiave che permetterà non solo di interrompere il flusso della vita, di pietrificare in morte il senso umano dello scorrere del tempo, ma anche di eliminare qualsiasi testimone. La fisica non esiste senza un osservatore che ne analizzi i fenomeni. Lo stesso concetto di tempo sparirà." A questo pensiero il suo giubilo divenne tangibile, una risata si levò dalla sua bocca, tanto che i passeggeri del suo stesso scompartimento si girarono a guardarlo. Per fortuna il treno era quasi arrivato a destinazione.
Camminò, camminò tanto prima di arrivare allo stabilimento abbandonato. Ci aveva impiegato anni ad attuare il suo piano: comprare in internet l'uranio impoverito, costruire l'ordigno, studiare le rotte che avrebbero colpito gli obiettivi russi in modo che questi avrebbero a loro volta attaccato gli americani, provocando l'annientamento globale. Si sedette di fronte all'ordigno e stappò l'ultima birra. Aprì la sua valigetta, sopra ai quaderni con le istruzioni spiccava un fascicoletto di fogli rilegati. Sul primo foglio, sotto al suo nome, era scritto "IL BOTTONE" a caratteri cubitali. Il signor Hannover non aveva resistito a scrivere le sue memorie, un resoconto filosofico del piano, un sublime studio filosofico sulla natura del tempo, anche se era cosciente che non ne sarebbe rimasto neanche la cenere. Bevve la birra e si apprestò a schiacciare il bottone, pensando che, ironia della sorte, non c'era nessun bottone da schiacciare, quelle sono fantasticherie buone per il cinema. C'erano una serie di leve da sollevare, codici da digitare e altre azioni molto più prosaiche e per nulla poetiche da compiere, anche perché sganciare una bomba di solito è un lavoro di squadra, ma va beh, pensò il signor Hannover, anche la fine del mondo non è poi questa gran cosa, specie se ad accompagnarla è una birra calda.

Re: [MI 150] Il bottone

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Che trauma!
Morire in balia di un impiegatuccio grigio che beve birra.
Hai reso benissimo la situazione, lo spirito, l'atteggiamento di questa persona. La storia é costruita molto bene: poteva essere una nave in bottiglia, invece si é costruito il suo personale arsenale atomico.
Spero che all'ultimo compaia Bruce WIllis a impedirgli di abbassare l'ultima levetta.
Complimenti, ben scritto e ben orchestrato!

Re: [MI 150] Il bottone

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@ivalibri  Singolare la scelta del nome “Hannover” . Un ritmo lento e misurato per godere degli ultimi istanti. L’assurdità di voler scrivere le proprie memorie, un ometto ingegnoso più di uno scienziato pazzo che con un kit acquistato in rete si prefigge di sterminare l’umanità e polverizzare il pianeta. Un signor Hannover che ci “mena” tutti per il naso e il patto col lettore funziona perché tu sei davvero brava. 
Vado a farmi una birra. 🍺 (fresca). Si sa mai...

Re: [MI 150] Il bottone

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ivalibri ha scritto: L'ultima cosa che doveva fare era farsi prendere da sciocchi sentimentalismi. L'empatia verso gli altri, e al limite anche verso se stesso, non avrebbe messo fine al suo essere un grigio e insignificante impiegato con la passione per la fisica nucleare. Meglio essere un mostro grandioso che un insulso ingranaggio del tempo lineare. Il piano era tutto e per attuarlo avrebbe sacrificato tutti, anche se stesso.
Questa parte è spiegata. Zack!
ivalibri ha scritto: "Il tempo è relativo, il tempo non esiste" si ripeté la tanto amata lezione della fisica quantistica, "ma io possiedo la chiave che permetterà non solo di interrompere il flusso della vita, di pietrificare in morte il senso umano dello scorrere del tempo, ma anche di eliminare qualsiasi testimone. La fisica non esiste senza un osservatore che ne analizzi i fenomeni. Lo stesso concetto di tempo sparirà." A questo pensiero il suo giubilo divenne tangibile, una risata si levò dalla sua bocca,
Mmm... anche questo lo zackerei, mi sembra implausibile come discorso fatto a se stesso, e in fin dei conti un po' inutilmente spiegoso pure questo
ivalibri ha scritto: Ci aveva impiegato anni ad attuare il suo piano: comprare in internet l'uranio impoverito, costruire l'ordigno, studiare le rotte che avrebbero colpito gli obiettivi russi in modo che questi avrebbero a loro volta attaccato gli americani, provocando l'annientamento globale.
Zack! Queste parti spezzano il ritmo di un racconto che altrimenti sarebbe da tachicardia. Non ci interessa dove ha preso l'uranio impoverito, ci interessano le parti in cui ci fai vedere cosa sta succedendo, tipo questa
ivalibri ha scritto: Si sedette di fronte all'ordigno e stappò l'ultima birra. Aprì la sua valigetta, sopra ai quaderni con le istruzioni spiccava un fascicoletto di fogli rilegati. Sul primo foglio, sotto al suo nome, era scritto "IL BOTTONE" a caratteri cubitali.
A parte questi zacckeggi, @ivalibri  /Cettina mobili, il racconto è da applausi. Idea strafica. La descrizione del risveglio, dell'ultimo caffé, il colpo di scena che il tempo lo farà finire lui... bellissimo.
Cazzarola, ho idea che questo MI sarà lacrime e sangue, sto leggendo cose che onorano il numero tondo 150. E sto finendo i pollici. Perché anche questo tuo è assolutamente un pollice in su  (y)
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI 150] Il bottone

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ivalibri ha scritto: Il signor Hannover si era svegliato presto quel giorno. Una notte di sogni agitati, il pigiama sudato appiccicato alla schiena e la gola secca lo costrinsero ad alzarsi prima del solito. Per prima cosa si lavò i denti e si tolse il sapore cattivo che il sonno gli aveva lasciato in bocca, poi si sciacquò la faccia. Doveva avere un aspetto dignitoso per affrontare la fine del mondo.
L'ncipit  tranquillo fa risaltare ancora di più la frase che lo conclude: bum!  :aka:
ivalibri ha scritto: "Il tempo è relativo, il tempo non esiste" si ripeté la tanto amata lezione della fisica quantistica, "ma io possiedo la chiave che permetterà non solo di interrompere il flusso della vita, di pietrificare in morte il senso umano dello scorrere del tempo, ma anche di eliminare qualsiasi testimone. La fisica non esiste senza un osservatore che ne analizzi i fenomeni. Lo stesso concetto di tempo sparirà."
Buona espressività scientifica: brava!
ivalibri ha scritto: comprare in internet l'uranio impoverito, costruire l'ordigno, studiare le rotte che avrebbero colpito gli obiettivi russi in modo che questi avrebbero a loro volta attaccato gli americani, provocando l'annientamento globale
Ben studiate le mosse per la fine del mondo.
ivalibri ha scritto: Bevve la birra e si apprestò a schiacciare il bottone, pensando che, ironia della sorte, non c'era nessun bottone da schiacciare, quelle sono fantasticherie buone per il cinema. C'erano una serie di leve da sollevare, codici da digitare e altre azioni molto più prosaiche e per nulla poetiche da compiere, anche perché sganciare una bomba di solito è un lavoro di squadra, ma va beh, pensò il signor Hannover, anche la fine del mondo non è poi questa gran cosa, specie se ad accompagnarla è una birra calda.
Buono anche l'epilogo.

Piaciuto! Complimenti, @ivalibri   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 150] Il bottone

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ciao @ivalibri . Penso che hai descritto un desiderio comune di tutti gli uomini e anche delle donne: avere la valigetta per far saltare in aria il mondo.
Inizio però inganna, la fine del mondo appare ineluttabile, per questioni planetarie. Invece si scopre che un piccolo uomo ha costruito un meccanismo per dar vita alla guerra nucleare totale. Letto come racconto surreale andrebbe bene, anche perché, diversamente parlando, non sappiamo se alla fine il suo ordigno funzionerà, o se è il frutto di una elaborazione mentale di un pazzo, della serie, come ti costruisco una bomba atomica con due stecchini e un po di scock... Vi è tanta fantasia in questo pezzo, non ce che dire... :libro:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI 150] Il bottone

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Come ha detto @bestseller2020, chi non ha mai pensato di far saltare in aria il mondo con una valigetta? :P
Scherzi a parte, ho trovato il tuo racconto interessante, soprattutto nella descrizione del protagonista e nel ritmo calmo e placido, come se distruggere il mondo fosse soltanto un altro noioso compito da portare a termine.

Certo però non voglio sapere come possa essere il mix caffè e birra calda, che mi fa venire in mente un pò come mangiano qui ad Alba.

Complimenti per il racconto, ci si legge in giro, spero! :D

Re: [MI 150] Il bottone

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Buongiorno @ivalibri,
anche tu scrivi molto bene. Non ho scovato errori, presa com'ero da una tragedia annunciata. Cosa accadrà si sa dall'inizio e non è importante, bello invece è il viaggio nella testa di questo piccolo uomo, che finalmente assapora placidamente il suo delirio di onnipotenza. Questa giornata del protagonista è vissuta pienamente in ogni suo attimo, con semplicità.
Sono tanti i passaggi che mi sono piaciuti:
ivalibri ha scritto: Sorseggiò comunque la bevanda con un insolito piacere, se non era l'ultimo ci si avvicinava molto e ne sentì il gusto già ammantato di nostalgia delle cose che si perderanno presto
questa frase è bellissima (sono un'amante del caffè quindi il tuo brano l'ho proprio gustato^^)
ivalibri ha scritto: "scenderebbero in strada a darsi alla pazza gioia, a ubriacarsi, le donne si darebbero ai primi uomini a disposizione, oppure si metterebbero a correre in preda al panico
Altro bellissimo periodo che evidenzia gli stereotipi del protagonista, maschilista sgrunt O_-
ivalibri ha scritto: Una vertigine lo colse. Si alzò in piedi, anche perché la prossima era la sua fermata, e barcollò. Gli altri passeggeri lo sorressero. Li ringraziò, fuggendone gli sguardi, per paura di provare un moto di compassione.
Altro passaggio delizioso. Mai che all'umanità ne andasse una giusta.
ivalibri ha scritto: Meglio essere un mostro grandioso che un insulso ingranaggio del tempo lineare. Il piano era tutto e per attuarlo avrebbe sacrificato tutti, anche se stesso.
Qui emerge il suo delirio e soprattutto quello che è nella normalità: un insulso ingranaggio del tempo lineare.
ivalibri ha scritto: Come ultimo caffè si accontentò di quello servito in treno dal bar ambulante. In cuor suo ammise di non sentirne la magnificenza poiché era davvero cattivo. Pazienza, cosa vuoi che sia di fronte al mistero del tempo che presto si sarebbe svelato. "
Da un grande potere deriva una grande... condiscendenza. ;)
ivalibri ha scritto: Bevve la birra e si apprestò a schiacciare il bottone, pensando che, ironia della sorte, non c'era nessun bottone da schiacciare, quelle sono fantasticherie buone per il cinema. C'erano una serie di leve da sollevare, codici da digitare e altre azioni molto più prosaiche e per nulla poetiche da compiere, anche perché sganciare una bomba di solito è un lavoro di squadra, ma va beh, pensò il signor Hannover, anche la fine del mondo non è poi questa gran cosa, specie se ad accompagnarla è una birra calda.
Condiscendenza anche nel finale... di classe.
Davvero un bel racconto. Siamo abituati a cercare l'azione dappertutto, andare al sodo, ma è molto bello saper dilatare il momento, cogliere le sfumature, cercare di andare in profondità. In questo caso è stata davvero una bella lettura. Grazie. :sss:
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars

Re: [MI 150] Il bottone

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Ciao @ivalibri 
In pratica hai illustrato l'inizio dell'apocalisse iniziando con le quotidiane azioni comuni della maggior parte delle persone, lavarsi, vestirsi, bere un caffè, prendere il filobus per andare al lavoro...
Penso sia una mossa molto riuscita, non c'è niente di più tremendo che l'imminente catastrofe preceduta dalla normalità. E le azioni più banali, gli incontri, i pensieri, le cose che il protagonista vede assumono tutta un'altra connotazione, si gustano davvero come l'ultima tazza fi caffè. Resterebbero da conoscere le motivazioni per cui l'uomo vuole distruggere il mondo, ma penso che non ci sarebbero motivazioni eclatanti: forse si è semplicemente annoiato.
Un bel pezzo.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI 150] Il bottone

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@ivalibri crei una lunga attesa quasi al limite dello spazientimento e questa è maestria.
Il protagonista mi ha trasmesso un po' di malinconia, in quanto me lo immagino uno che ha preso molte bastonate e vorrebbe distruggere tutti, anche le persone che avrebbe potuto amare. Ma la sua è una lotta che si spegnerà in una fumata perché la vedo solo come una rabbia che vorrebbe portare a compimento, ma rimarrà un'illusione, almeno fino a quando qualcuno decida di imbracciare un kalashnikov e di far fuori chi si trova davanti pensando di distruggere l'umanità.
Bel lavoro. 
A rileggerti

Re: [MI 150] Il bottone

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@ivalibri il bello di commentare un racconto di MI al venerdì mattine è che tutte le cose intelligenti sono già state scritte e posso semplicemente dire che sono d'accordo  :P
Mi piace la tua storia con l'ometto che, come da traccia, si erge a Padrone del Mondo e mi ha dato un piacevole sentiment vintage anni 80' il nucleare e missili USA vs Poccия               
Piacevole il ritmo lento, quasi anestetizzante rispetto alle intenzioni apocalittiche!

Bello!
A rileggerti

Re: [MI 150] Il bottone

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ivalibri ha scritto: Camminò, camminò tanto prima di arrivare allo stabilimento abbandonato. Ci aveva impiegato anni ad attuare il suo piano: comprare in internet l'uranio impoverito, costruire l'ordigno, studiare le rotte che avrebbero colpito gli obiettivi russi in modo che questi avrebbero a loro volta attaccato gli americani, provocando l'annientamento globale.
Scritto benissimo, come tuo solito. Questa volta, però, mi ha lasciato interdetta la trama. So che è pura fantasia, ma l'idea di quest'uomo solo e incattivito che distrugge il mondo attraverso il tempo non mi convince molto, forse perché non ne ho compreso il motivo. Ho letto varie volte ma non sono riuscita a coglierlo. Forse per il godimento nell'osservare i volti dei morituri?
ivalibri ha scritto: scenderebbero in strada a darsi alla pazza gioia, a ubriacarsi, le donne si darebbero ai primi uomini a disposizione, oppure si metterebbero a correre in preda al panico.
Qui mi è sembrato di cogliere un colto riferimento alla cronaca di Tucidide della peste d'Atene.

Ti ho letta con piacere, @ivalibri. Un caro saluto e grazie.
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Re: [MI 150] Il bottone

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Ciao, cara @Ippolita,
Ippolita ha scritto: So che è pura fantasia, ma l'idea di quest'uomo solo e incattivito che distrugge il mondo attraverso il tempo non mi convince molto, forse perché non ne ho compreso il motivo. Ho letto varie volte ma non sono riuscita a coglierlo. Forse per il godimento nell'osservare i volti dei morituri?
No, per magalomania. Per la soddisfazione di essere lui, un omino insignificante, a mettere fine all'esistenza, a dare a tutti una stessa scadenza di tempo da vivere. Ti confesso che è un'idea che mi frulla in testa da tempo: e se ci fosse uno squinternato che per pura megalomania schiacciasse il bottone? So che è un'idea folle e inverosimile (e difficilmente realizzabile, per fortuna!).
Ippolita ha scritto: mi è sembrato di cogliere un colto riferimento alla cronaca di Tucidide della peste d'Atene.
Magari fossi così colta. Purtroppo la mia conoscenza dei classici è piuttosto superficiale. Mi riprometto sempre di rimediare... 
Grazie!
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