[MI 150] Dieci giorni all’inferno

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Traccia di mezzogiorno. “Padrone del tempo”

Il difficile non è iniziare ma finire ciò che abbiamo avviato. Certi processi, una volta attivati,  paiono respirare di vita propria. Senza rendercene conto si conficcano nella testa e banchettano col nostro corpo e coi pensieri.
«Nellie, venga nel mio ufficio.»
Dopo anni di gavetta sono approdata al New York World. Joseph Pulitzer ha apprezzato la  mia schiettezza: non tollererò un giorno in più di sprecare il tempo in articoli di giardinaggio e moda femminile.  Le casalinghe di New York dovranno fare a meno dei consigli di Nellie Bly.
Mi siedo, mentre lui non distoglie un attimo lo sguardo. Mi fissa dritto negli occhi e, a bruciapelo, esordisce:
«Ho in mente un‘inchiesta che farà tremare i polsi a parecchia gente.»
«Di cosa si tratta?»
«Il manicomio femminile nell’isola di Blackwell.»
Una stilettata mi arriva dritta nel cervello. Avrei bisogno di bere, in un attimo sono rimasta senza saliva.
«Dieci giorni, Nellie. Avrà dieci giorni per documentare ciò che accade tra quelle mura.Voleva parlare della condizione delle donne, no?»
«Nessuna parlerà con me se sapranno che lavoro per il giornale.»
«Certo, è per questo che dovrà agire sotto copertura. Finga un esaurimento, vedrà che sarà facile entrare nella struttura. Questa è la sua occasione, si faccia valere e scriva l’articolo più cazzuto che abbia mai pubblicato.»
Si sentono dire molte cose riguardo ai trattamenti eseguiti in quell’istituto. Negli ultimi anni il numero delle pazienti ricoverate è aumentato in modo considerevole. Mi fa piacere che Pulitzer mi abbia affidato l’incarico.
Torno alla scrivania, prendo il blocco degli appunti e qualche penna infilo tutto nella borsetta, indosso il cappotto e, sotto lo sguardo attonito dei colleghi, mi avvio verso l’uscita.
Attraverso la strada, entro nel primo bar e ordino un doppio bourbon. 
Inizia lo show. Comincio a gridare e a fissare i clienti del locale come fossi in preda a una crisi isterica. Non ci vuole molto prima che mi trasportino all’ospedale. 
Di fronte a un medico costernato e incompetente resto muta e non rispondo ad alcuna sollecitazione. Risultato: nel giro di ventiquattro ore vengo trasferita al manicomio. Paranoia dovuta a stress da lavoro. Del resto è risaputo: le donne dovrebbero occuparsi della casa, non fare i reporter.
Appena arrivata, mi fanno spogliare e mi infilano sotto una doccia gelata. Poi, senza farmi asciugare mi ordinano di indossare una camicia da notte leggera e piena di buchi. 
Ho le unghie blu e non riuscirei ad articolare una parola neppure se volessi. Non riesco a fermare il tremito e il rumore dei denti che battono tra loro fa da colonna sonora a quello che resta dei miei pensieri.
A piedi nudi raggiungo la camera dove sono ricoverate almeno una trentina di donne. O quello che ne resta. 
Si avvicinano e mi circondano. In altri momenti avrei avuto paura, ma ora quel calore umano mi conforta. Una di loro mi prende per i capelli e mi annusa. Vorrei reagire, ma cerco di restare tranquilla. Devono imparare a fidarsi di me. 
«È una nuova.» dice quella che pare essere la più anziana del gruppo.
È come se avesse dato il via a una litania. Una dopo l’altra ripetono quelle parole in modo ossessivo. «È una nuova. È una nuova...»
All’improvviso entra un medico. Le donne si raggomitolano in silenzio ciascuna nel proprio letto. L’uomo mi scruta da capo a piedi. 
«Domattina alle cinque inizieremo il trattamento.»
Mi rannicchio come posso nel letto. Non ci sono coperte, solo un lenzuolo ruvido e maleodorante. Col freddo non riesco né a pensare né a dormire. Non passa molto tempo che una di loro si avvicina e mi sussurra:
«Ciao. Mi chiamo Helen. Posso dormire insieme a te?»
Avere un corpo accanto è quanto di meglio potessi sperare. Forse riusciremo a scaldarci un po’.
«Ciao Helen, sono Elisabeth, ma chiamami Nellie. Vieni pure.»
«Grazie. Ho portato anche il mio lenzuolo, così ci possiamo riparare meglio dal freddo.»
«Ma non ci sono delle coperte?»
«Ci sarebbero, ma non ce le danno. Fa parte della cura.»
«Rimarrò qui con te per un po’, poi dovrò tornare nel mio letto. Non possiamo rischiare di essere punite.»
«Da quanto tempo sei qui?»
«Non ne ho idea.»
«Cosa ti ė successo?»
«È stato quel lurido di mio marito. Ha detto che andavo a letto con ogni uomo che incontravo. I dottori mi hanno diagnosticato non so più quale disturbo e mi hanno spedita all’inferno.»
«Ma tu non pensi di essere pazza...»
«Fino a oggi no. Ma domani chi può dirlo? Qui diventiamo tutte pazze.»
«Ce ne sono altre come te?»
«Che intendi?»
«Che non sono davvero malate.»
«Quando arriviamo siamo quasi sempre sane. Ce n’è una che l’hanno ricoverata perché non capisce la nostra lingua. Dicono che è una specie di demente, ma io credo che sia solo una straniera.»
Il fetore di urina appesta l’aria. C’è un solo bagno per cinquanta donne e molte pisciano in terra. Alcune strillano, altre digrignano i denti. È impossibile prendere sonno.
Il mattino arriva comunque. 
La colazione consiste in una tazza di liquido lattiginoso e due biscotti ammuffiti.
Le infermiere ci vengono a prelevare e strattonandoci ci conducono nella stanza della terapia. 
In quel buco non ci sono finestre, solo delle panche su cui ci fanno sedere a suon di calci e offese.
Dobbiamo stare ferme e zitte dalle sei del mattino fino alle otto di sera. 
Non ci possiamo alzare neppure per i nostri bisogni e se qualcuna si lamenta viene picchiata senza troppi riguardi.
Sinceramente non so se riuscirò a portare a termine l’incarico restando sana di mente. Faccio appello a tutta la mia forza. Devo dare un aiuto a queste donne. Tutti devono sapere. Denuncerò medici, infermieri e arriverò fino al gran giurì se sarà necessario.
Questa specie di zoo deve essere chiuso. Aveva ragione Pulitzer, salteranno delle teste per questo. Non sono mai stata più felice di aver lottato per il mio lavoro. Sono una cazzo di giornalista con gli attributi. 
I miei dieci giorni all’inferno non saranno spesi invano. 

Re: [MI 150] Dieci giorni all’inferno

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Eccomi, @@Monica  

Sapevo del grande Joseph Pulitzer, ma non di Nellie Bly, pioniera, a fine 1800, a New York, del giornalismo investigativo e sotto copertura. Un giornalismo di servizio.

Tu ce la proponi qui, nel suo primo, grande risultato.
Portare a conoscenza del mondo la situazione terribile in cui versavano le ospiti del manicomio locale. I suoi articoli in merito sollevarono scalpore e avviarono una bonifica degli edifici e sensibili miglioramenti per le ospiti.

Hai svolto la narrazione di quanto vissuto dalla giornalista, alla pari delle altre, trattate in modo disumano, senza il minimo riguardo per i loro bisogni primari. 
Una buona narrazione, d'effetto in diversi punti del racconto.

Se posso suggerirti una migliore presa della storia, capovolgerei la scaletta della narrazione: ti direi di iniziare con le due donne che cercano di scaldarsi in un letto solo e con un solo lenzuolo, e tutte le altre sopraffazioni e crudeltà di cui sono vittime le pazienti della struttura. Dopo i dieci giorni, con la liberazione della giornalista, rivelerei al lettore dell'inchiesta sul campo.

Una buona prova (e grazie per avermi fatto conoscere questa grande persona) @@Monica   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI 150] Dieci giorni all’inferno

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Grazie a te @Poeta Zaza ! Nellie Bly ha avuto una vita pienissima  (ha fatto perfino il giro del mondo in 72 giorni! Tutto in solitaria) È una donna che fa bene alle donne. Di quelle figure da non dimenticare (io amo scrivere di queste donne straordinarie) Una che ha saputo spendere bene il proprio tempo e che non si è mai conformata agli stereotipi.
Grazie della lettura e del suggerimento. ❤️💖

Re: [MI 150] Dieci giorni all’inferno

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Ciao, @@Monica

Il tuo racconto non mi ha convinta del tutto. 
Lodevole, sotto ogni aspetto, la volontà di narrare di una tale figura femminile e delle nefandezze perpetrate in quei luoghi mostruosi, dove si è fatto scempio di donne e uomini sani. 
Ciò che secondo me potrebbe essere migliorata, e mi sento di dirlo perché ho letto non poco di tuo (ricordo ancora il primo, notevolissimo racconto: quello della fanciulla e del mago), è la modalità di narrazione. L'ho percepita frettolosa, quasi fosse un'epitome del racconto vero. Sbrigativo è a mio avviso il modo in cui Pulitzer le offre di lavorare al reportage; sbrigativo (non certo inverosimile!) il modo in cui Nellie si fa rinchiudere; sbrigativo il modo in cui gestisci la permanenza nell'inferno e la descrizione dello stesso. Ho trovato inoltre poco verosimile, in quel frangente specifico, la consapevolezza della donna di essere una giornalista con gli attributi: pare quasi che la gloria le importi più dell'abominio cui sono costrette le disgraziate compagne. 
Ti è venuto in mente un tema "bello" sotto ogni aspetto: con più tempo a disposizione potrebbe diventare, sotto la tua penna, davvero un racconto coi fiocchi. 
Grazie, cara, e un abbraccio.
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Re: [MI 150] Dieci giorni all’inferno

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Buongiorno @@Monica, hai scelto un bel soggetto per questo racconto biografico. Si sente che hai avuto poco tempo per lavorarci sopra, non a livello di correttezza perché è scritto molto bene, ma perché la narrazione è molto piana, procede in successione senza grandi scossoni. Hai tirato diritto puntando tutto sui dialoghi rivelatori e sulla reattività della protagonista. Ho trovato poco mordente e questo secondo me dipende dal fatto che ci racconti l'esperienza di una persona realmente esistita. La necessità di narrare con esattezza ciò che realmente è accaduto, spesso ci tarpa un po' le ali. La scelta del giusto "momento" da mettere in rilievo. Come inventare rimanendo fedeli alla "storia".
Io personalmente mi sono inchiodata su questa frase:
@Monica ha scritto: «Certo, è per questo che dovrà agire sotto copertura. Finga un esaurimento, vedrà che sarà facile entrare nella struttura.[...]»
Ma ci rendiamo conto cosa voleva dire essere donna in quegli anni? La facilità di un internamento, con quale paura ogni donna doveva reprimere le sue intemperanze. Già solo questo meriterebbe un racconto a parte. Mi hai proprio colpita.
Caro Boss hai il "naso fino", concediti più tempo la prossima volta. :pirata3:
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars

Re: [MI 150] Dieci giorni all’inferno

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ciao @@Monica. Il tema che hai trattato è molto bello. Personalmente è tra i miei argomenti preferiti, specialmente, quando si parla di storie vere.
A compendio del discorso, ti porto all'attenzione di un film americano basato su di una storia vera ( non ricordo il titolo ) che è un autentico capolavoro.
Quando lo vidi ci mancò poco che spaccassi il televisore dalla rabbia ( giuro!). Raccontava la storia di una giovane donna con un temperamento forte e al di fuori dal normale, con una madre severa che alla fine la fa rinchiudere in manicomio, nella sua fase migliore, in cui era diventata un'attrice famosa.
La madre la vedeva come una rivale e non sopportava la vita di notorietà che faceva; era anche una epoca in cui si finiva in manicomio per un niente. La scena che mi mandò in bestia è quando si faceva notte,  e gli infermieri abusavano di lei, affermando che per un dollaro si potevano scopare una diva di Hollywood. Lei veniva drogata con psicofarmaci e alla fine, viene lobotomizzata per toglierle l'aggressività. Molto bello, il tuo racconto mi ha ispirato questo ricordo. Grazie  :sss: di avermelo fatto ritrovare.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI 150] Dieci giorni all’inferno

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Ciao! Che personaggione e che eventi terribili ci racconti. Con una riscrittura allungherei un bel po' di più, andando a sottolineare in modo ancor più spietato le terribili condizioni delle donne e snellirei un po' le parti dove la donna parla per frasi fatte, tipo:
@Monica ha scritto: Aveva ragione Pulitzer, salteranno delle teste per questo. Non sono mai stata più felice di aver lottato per il mio lavoro. Sono una cazzo di giornalista con gli attributi. 
Mi sembrano espressioni un po' troppo artificiose e inficiano leggermente l'ottimo personaggio che la donna era e che hai saputo ben costruire. Per il resto ottima prova <3

Re: [MI 150] Dieci giorni all’inferno

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Ciao @monica innanzitutto grazie per avermi fatto conoscere questa donna. Mi piace come descrivi e penso che potresti farne addirittura un romanzo. Hai la capacità di addentrarti nei personaggi con questa scrittura ampia e vedrei bene un capitolo per ogni giorno di permanenza nel manicomio.
@Monica ha scritto:
«Ciao Helen, sono Elisabeth, ma chiamami Nellie. Vieni pure.»
«Grazie. Ho portato anche il mio lenzuolo, così ci possiamo riparare meglio dal freddo.»
«Ma non ci sono delle coperte?»
«Ci sarebbero, ma non ce le danno. Fa parte della cura
«Rimarrò qui con te per un po’, poi dovrò tornare nel mio letto. Non possiamo rischiare di essere punite.»
«Da quanto tempo sei qui?»
«Non ne ho idea.»
«Cosa ti ė successo?»
L'unico appunto. Mi sembra che i due dialoghi vicini siano della stessa persona, se così fosse dovrebbero andare uniti.

La cura è terrificante più di ogni altra cosa che descrivi.
Un tema che mi ha sempre affascinato e mi hai fatto venir voglia di approfondirlo. Soprattutto riferito al periodo della protagonista.
Concordo con qualche annotazione fatta qui sopra ma nel complesso mi è piaciuto.
 A rileggerti

Re: [MI 150] Dieci giorni all’inferno

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Ciao @@Monica,
Non conoscevo questa storia e l'ho trovata terribile e estremamente interessante. Concordo con chi diceva più sopra che ci sarebbe il materiale per farne un romanzo e forse il limite di caratteri comprime la storia. Ti hanno anche già segnalato che alcune espressioni che usi nel testo, ad esempio nel finale, risultano un po' stridenti vista l'epoca in cui è ambientato il racconto. Ma con una revisione hai la base di un ottimo testo.

Re: [MI 150] Dieci giorni all’inferno

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@@Monica ciao!
Ho letto con attenzione il tua agghiacciante racconto e la scoperta che si tratta di una storia vera mi ha colpito ancor di più. 
L'ho trovato coerente con la traccia nel tema della deprivazione temporale nel manicomio.
Ammetto però che prima di scoprire che la protagonista era reale, avevo concluso con un senso di incompiuto. 
Ecco, in un racconto davvero ben scritto, se devo trovare uno spunto è proprio questo: visto il numero di caratteri a disposizione, avrei iniziato con lei che, uscita dai 10 gg, sbatte sulla scrivania il resoconto bomba. Forse avrebbe aumentato l'efficacia e la potenza della narrazione. 
Forse, perché mica sono così sicuro  :sorrisoidiota:
 A ririleggerti!

Re: [MI 150] Dieci giorni all’inferno

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@Monica ci hai portato una di quelle storie vere che, finché non lo scopri, sembrano uscite dalla penna dello scrittore, anzi, sono spesso il tipo di racconto con i più incredibili colpi di scena, quelli reali.
Mi sono piaciute molto le digressioni durante il primo dialogo, efficaci e non spezzano il ritmo.
La parte nella clinica trasmette bene il senso della miseria umana, è un tema ripercorso molte volte nei film, con storie davvero strazianti e incredibili nella fantasia e varietà delle perversioni di cui la mente umana è capace, quando protetta dal sistema e dal quieto vivere.
Una curiosità: potendo, lo avresti fatto finire nello stesso modo o avresti cambiato qualcosa?
Al prossimo racconto!

Re: [MI 150] Dieci giorni all’inferno

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Ciao @Shinobi  e grazie per la lettura e il commento. 
Ti rispondo. Trattandosi di un racconto storico, quello che ho scritto corrisponde ai fatti. Il gran giurì esamino le accuse mosse da Nellie e fu stanziato un milione di dollari in più all’anno per le cure delle persone mentalmente instabili.
Quindi, no non cambierei il finale. Certo con maggior tempo a disposizione avrei potuto approfondire di più o scrivere meglio,
ma la storia è talmente bella di suo che non avrei cambiato nulla! 🌸🌼

Re: [MI 150] Dieci giorni all’inferno

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Ippolita ha scritto: sbrigativo (non certo inverosimile!) il modo in cui Nellie si fa rinchiudere
Eh, no, direi inverosimile pure, proprio perché sbrigativo, tant'è che @@Monica sente poi l'esigenza di dire che il medico è incompetente...
Direi che concordo con le critiche avanzate, stavolta il racconto non convince del tutto, manca un po' di mordente e rischia di ridursi a un resoconto... sorry  :sss:
Scrittore maledetto due volte
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