[MI148] Il prestatore

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Traccia di mezzogiorno: la maledizione delle piccole cose
Commento

«Marco, ne sei sicuro?»
«Fammi analizzare la domanda…»
«No, basta analisi. Allora parlo io. Mettiamo a punto la situazione: da domani sarai disoccupato, anzi, lo sarai tra un paio d’ore, quando scopriranno ciò che vuoi fare» Ingrid inspirò con le sue grandi narici, ad occhi chiusi, poi espirò con violenza, guardando Marco che se ne stava accovacciato sulla riva del lago intento a osservare dei sassi.
Era una nitida mattina di dicembre, l’acqua era uno specchio del cielo in cui nuotavano i gabbiani, cinguettavano anche gli uccellini, ma sembrava non importargliene niente a nessuno. Quei sassolini sulla riva, Marco li rimirava con devota attenzione. Ne aveva già contanti la maggior parte, un miliardo e settecentoquarantadue, circa il cinquanta percento antracite, tremila di verde nebbia, settecento color periscopio, gli altri li stava catalogando. Però ce n’era uno, e uno solo, -fino a quel momento, s’intende-, di un color kalamata. Catturava la sua attenzione, quel colore, eppure la definizione di “bello” era troppo relativa, imprecisa, per poter essere usata. 
«Marco, tu hai un cervello notevole» Ingrid si sistemò lo scialle, iniziava a sentire freschetto
«ti ricordi che le insegnanti dicevano che saresti stato un ottimo ingegnere, un medico, un astronauta, o un prestatore. Ed è quello che sei diventato alla fine, un prestatore. Per fortuna è un lavoro per il quale non serve la laurea, mi hai fatto anche risparmiare sulle tasse universitarie» 
«Prestatore è parola ambigua» sussurò Marco, lanciò il sassolino kalamata, che slittò, per due volte prima di essere inghiottito dall’acqua del lago.
«Non ambigua, ma nuova: è una parola nuova»
«Deriva dal latino, mamma...praestator. Un tempo, voleva significare anche usuraio»
«Non interrompermi come tuo solito. Quelli come te, così meticolosi, così attenti, servono. Quelli del prestatore è un lavoro importantissimo di questi tempi. Lo vedi come si sono ridotti gli incidenti stradali, da quando ci siete voi a guidare le auto degli altri?»
Marco guardò sua madre, aveva i capelli bianchi, e grigi, diciassette rughe sul viso, una spuntata il mese precedente, accanto all’occhio sinistro. E chissà quando sarebbero spuntate a lui le prime rughe, per il momento aveva venticinque anni, aveva letto che le prime rughe compaiono proprio intorno alla sua età. Si potevano prevenire in molti modi, soprattutto con la vitamina c contenuta negli agrumi. Chissà se c’erano alberi di agrumi nelle vicinanze. Sicuramente, sì.
Sua madre l’aveva portato sul lago dove passavano le vacanze da bambini. Lo aveva bendato durante tutto il tragitto in auto, diceva di non voler ripetere l’esperienza di qualche mese prima, quando lui aveva voluto fermarsi a ogni cartello stradale, a ogni albero, a ogni palo della luce, a ogni maledettissima stazione. E a lei serviva arrivare al punto, e parlarne in tranquillità. A convincerlo a desistere.
«Alle aziende fanno comodo, quelli come te, sei stato assunto proprio per quello: per prestare la tua attenzione. Sei pagato profumatamente per andare nei meeting e prestare attenzione, hai guadagnato cinquemila euro lo scorso mese perché dovevi aiutare un pittore a prestare attenzione ad alcuni dettagli del suo dipinto, sei pagato profumatamente. Profumatamente tesoro. Certo...» e qui Ingrid si schiarì la voce «lo so che spesso la compagnia per cui lavori ti, diciamo, aiuta con alcune pilloline» 
Le “pilloline” erano metilfenidato. Un tempo venivano usate per curare il disturbo dell’attenzione nei bambini distratti. Poi, si è scoperto il loro effetto migliorativo sul cervello degli studenti, che dopo aver assunto metilfenidato potevano tuffarsi in sessioni di studio di venti ore consecutive, senza dormire. L’idea di somministrare la medicina anche agli impiegati era venuta in mente a un manager, irritato dalla soglia di attenzione bassa per il lavoro e alta per i social network che mostravano i suoi sottoposti.
Purtroppo, drogare i propri dipendenti è illegale, per questo le compagnie avevano iniziato ad assumere i “prestatori”, ragazzi giovani, intelligenti, meticolosi, ordinati, bisognosi di lavoro e disposti a prendere il metilfenidato. A questi ragazzi veniva chiesto sola una cosa: prestare attenzione, in un mondo in cui nessun altro riusciva più a farlo correttamente.
Marco, venticinque anni, era tra quelli. Prendeva il metilfenidato ogni giorno, una alle otto di mattina e la seconda alle otto di sera, e lo faceva ormai da circa tre anni. 
Ma Marco poteva dirlo, di quelle pillole: erano una fonte inesauribile di bellezza. Vedeva la grana delle foglie, le diverse sfumature del cielo, vedeva la variazione della pupilla negli occhi del suo interlocutore. Non c’era niente di caotico, nulla che non potesse essere spiegato. A volte passava ore intere a studiare la forma delle nuvole, altre volte a catalogare la sua playlist di itunes in ordine di uscita della canzone. Quei tre anni da prestatore erano stati pervasi da un’assoluta chiarezza, da un’incredibile precisione. Non c’era relatività in quella bellezza.
«E ora quelle pillole non voglio più prenderle, mamma, anzi: ho già smesso questa mattina»
Marco la guardò, e Ingrid ebbe un sussulto. Deglutì. 
«Ma Marco, pensa a quanti soldi potresti metterti da parte. Sei ancora in tempo per prendere la seconda dose della giornata»
«Pensi solo ai soldi, mamma, pensi solo alle cose materiali. Quando morirai, dirò di te questo: che hai posseduto tante cose» sorrise «e che, certamente, me e te abbiamo prestato attenzione alle cose sbagliate» 
Marco si avvicinò lentamente, mentre Ingrid indietreggiava, spaventata. Le rughe le si increspavano a V sulla fronte, il naso negli ultimi anni le si era allungato sensibilmente. Anche Marco aveva lo stesso naso di sua madre. Ogni tanto passava giorni a rimirarselo allo specchio, come faceva quel certo Vitangelo Moscarda del Pirandello. Quanto gli era piaciuto quel libro, da bambino, e quanto gli piaceva adesso. Lo rileggeva ogni due giorni.
«Un effetto collaterale delle pillole è l’ansia e l’incapacità di gestire le emozioni, figlio mio. Smetti per due mesi, poi riprendi, ora sei annebbiato, sarà stato l’incidente» 
Marco aveva investito una persona, pochi giorni prima. Aveva visto una ragazza attraversare la strada. Era bionda e indossava un abito azzurro. Era molto perfetta. Non gli veniva in mente altro termine: molto perfetta.
Ora Marco si avvicinava lentamente a sua madre.
«Quando sono sotto effetto delle pillole, il mondo lo vedo in ogni sua sfaccettatura. Quel tutto lì, tutto quel tutto di fronte a me, i sassi, il lago, i gabbiani che vengono da chissà dove, forse da est, gli alberi, tutto quel tutto...è troppo per me. Come si può accettarlo incondizionatamente?»
L’aveva investita di proposito, quella ragazza.
«Sarà stato l’incidente» mormorò Ingrid, mentre guardava negli occhi suo figlio, cercava di calmarlo, mentre indietreggiava, lentamente, non accorgendosi di finire sulla riva del lago. Le sue scarpette col tacco si impregnarono di acqua salmastra, «questo, e, forse, gli effetti collaterali, sai, la ripetitività delle azioni...l’ossessività» 
Marco infilò le mani in tasca, lentamente tirò fuori la scatola delle medicine. La guardò: l’effetto stava decisamente sparendo, non sentiva il bisogno di leggere le istruzioni, di capirne la composizione.
«Marco, ti prego»
Fece per lanciare la scatola in acqua.
«Marco, no, no!»
Ingrid gli si gettò addosso, nella colluttazione Marco la spinse via. Un altro effetto dell’abuso del metilfenidato è l’aggressività. Non c’era neanche un passante quella bella mattina di dicembre sulle rive del lago, così nessuno vide un uomo giovane picchiare la sua mamma anziana.
Marco sferrò un pugno a sua madre, facendola cadere, si buttò su lei. Nel dibattersi, Ingrid afferrò un ramo, colpì suo figlio con una forza innaturale sul labbro, che iniziò a stillare sangue. Marco si portò scioccato la mano alla bocca.
«Oddio, amore mio, tesoro, mi dispiace...»
Marco si guardò la mano sporca di sangue, gli venne in mente di chiedere da cosa fosse composto il sangue. Guardò la madre negli occhi. Ingrid si avvicinò a lui. Lo abbracciò, e lui scoppiò a piangere.
Rimasero abbracciati, dondolandosi sulla riva del lago, i loro vestiti erano zuppi per metà. Ingrid lo accarezzava come un bambino.
«Mammina...mi dispiace...»
«Shhh è tutto ok, bimbo mio, è tutto ok...»
Marco aveva la vista annebbiata per la prima volta in anni. Mentre le lacrime gli scendevano lungo le guance e gli colmavano gli occhi, non si rese conto di non distinguere più la grana delle foglie, le forme degli alberi, le sfumature di antracite e grigio dei sassi. Tutto intorno a lui era sfocato, tutto intorno a lui si fondeva in una gigantesca, indistinta, bellissima macchia d’azzurro.

Re: [MI148] Il prestatore

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Ciao @Kiarka 
Kiarka ha scritto: Mettiamo a punto la situazione
Non mi sconquadrinfera. Facciamo il punto della situazione? Mettiamo a fuoco la situazione? Mi sa che hai fatto un po' un mix delle due espressioni
Kiarka ha scritto: «ti ricordi che le insegnanti dicevano
Se è lei che continua il discorso niente "a capo", a maggior ragione se non ci hai messo il punto e inizi con la minuscola. Ma anche con punto e maiuscola io proseguirei, se non cambia il soggetto che parla. Credo sia proprio una regola, ma mi affido agli editor, tipo @Marcello per chiedere Numi (santi numi)
Kiarka ha scritto: lanciò il sassolino kalamata
Noooooooooooo! Uno su un miliardo e settecentomila e lui lo lancia?! Ma è pazzo?! Ma sei pazza?!?!  :aka: Varrà un botto! 
Che disastro, svoltavamo tutto il forum, e invece...  :facepalm:
Kiarka ha scritto: hai guadagnato cinquemila euro lo scorso mese perché dovevi aiutare un pittore a prestare attenzione ad alcuni dettagli del suo dipinto, sei pagato profumatamente.
Mmm... pay attention: questa è una di quelle situazioni, a mio avviso, in cui vuoi narrare al lettore, ma lo fai facendo parlare un personaggio il cui interlocutore sa già tutto, dunque il dialogo non funziona.
Kiarka ha scritto: Ingrid lo accarezzava come un bambino.
Mmmm, sai che stavo proprio pensando che gli parla come a un bambino, e che la cosa non mi quadra troppo... Ok, è particolare, il ragazzo, ma la sua particolarità non lo rende infantile, tutt'al più lo rende inquietante

Senti, l'idea è bella, il titolo è bello, alcune trovate di ingegno sono belle. Ho qualche remora sull'esecuzione. Non mi piace come parla la madre per le due ragioni che ti ho evidenziato, da una parte sembra parli a un bambino, dall'altra è chiaro che parli per raccontare a noi. Visto che hai inserito anche un narratore, perché non far dire a lui le informazioni sulla storia?. Poi trovo contraddittorio che prima dici che Marco è completamente sereno a osservare le mille sfaccettature del mondo e nel perdersi, poi lo rifiuta e coglie un azzurro indistinto come una liberazione. Suggestivi entrambi i momenti, ma temo contraddittori. Insomma ne ricavo l'impressione di tanto buon materiale ma mal assemblato, come una sinfonia fatta di tante parti belle che però cozzano tra loro. Lo rivedrei salvando le descrizioni della sua ossessione/compulsione. Bellissimi i nomi che dai ai colori. Insomma, pollice a mezz'aria
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI148] Il prestatore

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Edu ha scritto:
Se è lei che continua il discorso niente "a capo", a maggior ragione se non ci hai messo il punto e inizi con la minuscola. Ma anche con punto e maiuscola io proseguirei, se non cambia il soggetto che parla. 
Sì, giusto.

Occorre un segno d'interpunzione dopo "freschetto", perché nessuno scriverebbe mai:

Marco, tu hai un cervello notevole ti ricordi che le insegnanti dicevano che saresti stato un ottimo ingegnere...

Se la frase non appartenesse a un dialogo cosa metteresti dopo "notevole"?

– virgola o punto e virgola? > allora lo metti dopo "freschetto" e prosegui, di seguito, con la minuscola:

«Marco, tu hai un cervello notevole» Ingrid si sistemò lo scialle, iniziava a sentire freschetto, «ti ricordi che le insegnanti dicevano che...

– punto fermo? > allora lo metti dopo "freschetto" e prosegui con la maiuscola:

«Marco, tu hai un cervello notevole» Ingrid si sistemò lo scialle, iniziava a sentire freschetto. «Ti ricordi che le insegnanti dicevano che...



Per quanto riguarda l'andare a capo  e riaprire le caporali se parla la stessa persona, si può fare dopo un punto fermo, come lo si farebbe fuori da un dialogo. Personalmente trovo che sia orrendo, ma Mondadori e Rizzoli lo fanno...

«Te lo dico per l'ultima volta, va' a casa.

«Domani faremo i conti.»

In questo caso le caporali vanno chiuse soltanto alla fine dell'ultima battuta, perché sia chiaro che a parlare è sempre la stessa persona.

Per me è bruttissimo e non lo scriverei mai; preferisco di gran lunga rinunciare ad andare a capo e scrivere:
«Te lo dico per l'ultima volta, va' a casa. Domani faremo i conti.»
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
https://www.instagram.com/marcellonucciarelli/
https://www.linkedin.com/in/marcello-nu ... -bbb4805b/

Re: [MI148] Il prestatore

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Kiarka ha scritto: ad occhi chiusi,
eufonica. Meglio “a occhi chiusi”
Kiarka ha scritto: tremila di verde nebbia, settecento color periscopio, gli altri li stava catalogando. Però ce n’era uno, e uno solo, -fino a quel momento, s’intende-, di un color kalamata.
Colori stupendi! 👏👏👏
Kiarka ha scritto: Sua madre l’aveva portato sul lago dove passavano le vacanze da bambini. Lo aveva bendato durante tutto il tragitto in auto, diceva di non voler ripetere l’esperienza di qualche mese prima, quando lui aveva voluto fermarsi a ogni cartello stradale, a ogni albero, a ogni palo della luce, a ogni maledettissima stazione. E a lei serviva arrivare al punto, e parlarne in tranquillità. A convincerlo a desistere.
Interessante e inquietante questo passaggio. Bella fantasia.

ciao @Kiarka  ben ritrovata compagna di contest natalizio💖⛄️

Mi piace moltissimo la fantasia che metti nei tuoi testi. Hai sempre degli spunti ottimi. Anche questo racconto non fa eccezione.
Nel MI la gestione del tempo è fondamentale. Un testo come quello che hai prodotto ha un ottimo potenziale, ma deve “maturare”. Necessità di tempo, di rilettura, di revisione. Le idee risultano un po’ affastellate e c’è bisogno di lavorarle con maggiore cura. Ciò non toglie che la storia mi sia piaciuta molto e che abbia insiti più di un messaggio importante.
A rileggerti! 🌺🌼

Re: [MI148] Il prestatore

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@Kiarka 
Che dire? Quando il tempo è tiranno risulta difficile svolgere, elaborare e distendere il tutto in maniera che il risultato si avvicini alla qualità dello spunto da cui è nato. Forse narrato in prima persona avrebbe suscitato un effetto diverso (non dico migliore). I dialoghi, francamente, risultano poco realistici e i personaggi si parlano addosso. Peccato perché l'atmosfera che sei riuscita a trasmettere era davvero buona.

Re: [MI148] Il prestatore

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Ciao @Kiarka, piacere di leggerti! 
La prima metà del racconto mi è piaciuta molto, ho trovato vibranti le descrizioni (anche se forse avrei scandito diversamente le frasi). 
La seconda metà invece mi ha convinta meno: 
Kiarka ha scritto: Ma Marco poteva dirlo, di quelle pillole: erano una fonte inesauribile di bellezza. Vedeva la grana delle foglie, le diverse sfumature del cielo, vedeva la variazione della pupilla negli occhi del suo interlocutore. Non c’era niente di caotico, nulla che non potesse essere spiegato. A volte passava ore intere a studiare la forma delle nuvole, altre volte a catalogare la sua playlist di itunes in ordine di uscita della canzone. Quei tre anni da prestatore erano stati pervasi da un’assoluta chiarezza, da un’incredibile precisione. Non c’era relatività in quella bellezza.
Sembra innaturale che Marco voglia rinunciare a una bellezza così assoluta, soprattutto dopo averne visto la “molta perfezione” anche dopo l’omicidio. E se fosse la madre a volere che il figlio smetta di prendere le pillole? Si spiegherebbe di più e potresti mantenere comunque la colluttazione finale. 

A parte questo aspetto, il testo mi sembra molto vivo, con un sacco di potenziale.

Alla prossima!

Re: [MI148] Il prestatore

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Kiarka ha scritto: Quelli Quello del prestatore è un lavoro importantissimo di questi tempi. 
Kiarka ha scritto: Marco guardò sua madre, aveva i capelli bianchi, e grigi, diciassette rughe sul viso, una spuntata il mese precedente,
È solo una constatazione che rilevo troppo spesso per non trovarla strana: il protagonista ha venticinque anni e mai che si parli di una madre cinquantenne o 55enne.
La madre di un giovane adulto, anche nelle pubblicità della TV, ha minimo settant'anni o più.
(Scusa la digressione).
Kiarka ha scritto: Lo aveva bendato durante tutto il tragitto in auto, diceva di non voler ripetere l’esperienza di qualche
Ti suggerisco il punto e virgola
Kiarka ha scritto: Prendeva il metilfenidato ogni giorno, una alle otto di mattina e la seconda alle otto di sera, e lo faceva ormai da circa tre anni. 
Un dipendenza per la quale basta smettere e non prendere una sola pillola per vedere il mondo monocromatico e opaco?
Kiarka ha scritto: «e che, certamente, me e te abbiamo prestato attenzione alle cose sbagliate» 
tu ed io abbiamo prestato...
Kiarka ha scritto: Era molto perfetta.
La perfezione è già il massimo. Era perfetta.
Kiarka ha scritto: Marco aveva la vista annebbiata per la prima volta in anni. Mentre le lacrime gli scendevano lungo le guance e gli colmavano gli occhi, non si rese conto di non distinguere più la grana delle foglie, le forme degli alberi, le sfumature di antracite e grigio dei sassi. Tutto intorno a lui era sfocato, tutto intorno a lui si fondeva in una gigantesca, indistinta, bellissima macchia d’azzurro.
Bell'epilogo e mi è piaciuta l'originalità dell'idea e la costruzione del racconto.
Complimenti, @Kiarka  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI148] Il prestatore

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Kiarka ha scritto:
«Marco, tu hai un cervello notevole» Ingrid si sistemò lo scialle, iniziava a sentire freschetto
«ti ricordi che le insegnanti dicevano che saresti stato un ottimo ingegnere, un medico, un astronauta, o un prestatore.
è una cosa che non mi torna, la madre dice che ha un cervello notevole e poi finisce a fare il prestatore, che sembra il meno impegnativo dei mestieri, visto che bastano delle pillole per diventare prestatore.
sono stata spiazzata della reazione della madre, almeno quanto da quella del ragazzo. Forse mentre scrivevi tu pensavi anche ai motivi che i protagonisti cavano dentro.
comunque un buon racconto.

Re: [MI148] Il prestatore

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Ciao @Kiarka, la prima volta che ho letto il tuo racconto, velocemente, ho pensato che ci fosse qualcosa che doveva essere rivisto, ma che fosse bello.
Rileggendolo lo confermo. Ricontrollerei la punteggiatura, pure io devo farlo e spesso. :P 
Detto questo, mi sono piaciute tante cose: l'idea originale, la descrizione dei colori, la mamma che benda il figlio, il fatto che nel tuo racconto a differenza degli altri, l'ipervisione a un certo punto rassicura il protagonista che vi trova ordine anziché caos!
Kiarka ha scritto: Ma Marco poteva dirlo, di quelle pillole: erano una fonte inesauribile di bellezza. [omissis]. Non c’era niente di caotico, nulla che non potesse essere spiegato. [omissis] Quei tre anni da prestatore erano stati pervasi da un’assoluta chiarezza, da un’incredibile precisione. Non c’era relatività in quella bellezza.
Il discorso delle pilloline torna perfettamente a mio avviso, venivano date a:
Kiarka ha scritto: [omissis] i “prestatori”, ragazzi giovani, intelligenti, meticolosi, ordinati, bisognosi di lavoro e disposti a prendere il metilfenidato. A questi ragazzi veniva chiesto sola una cosa: prestare attenzione, in un mondo in cui nessun altro riusciva più a farlo correttamente.
Questo passaggio evidenzia che è necessario avere già dei requisiti precisi per poter assumere i farmaci. Non tutti possono fare i prestatori.


Anche il "molto perfetta" si capisce che è voluto, magari lo avrei indicato in corsivo per non destare dubbi. Come dice il detto? Una volta è un errore, una seconda è un caso e una terza è una certezza? Boh, non ricordo. Comunque si capisce che già le pillole aumentano l'aggressività, poi lui si è ritrovato davanti una "molto perfetta" in abito azzurro; forse si sarà sentito soverchiato, aggiungiamo l'incapacità di gestire le emozioni, l'ansia e l'ha investita.
Insomma, finché trovava l'ordine rassicurante nei dettagli, andava tutto bene. Quando poi ha scoperto e vissuto gli effetti collaterali del farmaco, ha fatto una scelta diversa. Anche io avrei scelto di non assassinare più, ecco. :si:
Bella anche l'idea delle lacrime che alla fine gli danno un momento di riposo da tanto dettaglio.

Bel racconto, davvero. Siamo d'accordo che avevamo delle ore per preparali, ma teniamo conto che trovare una bella idea consuma molto tempo, scrivere, revisionare, imbrigliare il cavallo creativo ne consumano altro. I caratteri devono essere limitati. Trovo, che nonostante tutte le osservazioni, possa essere sistemato e rifinito meglio. Il parto è stato difficile, le doglie non ne parliamo, ma è un bel bambino! Fallo crescere :tze: <3
"Fare o non fare, non c'è provare." Yoda - Star Wars

Re: [MI148] Il prestatore

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Ciao, @Kiarka 
Kiarka ha scritto: Ne aveva già contanti la maggior parte
refusino
Kiarka ha scritto: , -fino a quel momento, s’intende-,
se usi i trattini per l'inciso le virgole superflue
Ho visto che già ti hanno fatto notare le frasi a capo senza il punto, quindi evito.

Il testo mi piace, nel suo complesso. Per sostenere la figura del Prestatore di cui fa parte il protagonista sembrerebbe ambientato in un futuro prossimo, forse pochi anni, mi è sembrato di capire. Mi sarebbe piaciuto sapere di più del contesto, ma parliamo di gusti.
Ci sono alcune incongruenze nella storia, come l'effetto della pillola che si spegne quasi all'improvviso, o l'incidente in macchina che sembrerebbe non avere conseguenze. L'introspettività del ragazzo è ben gestita, i suoi pensieri sono coerenti nella sua mente poco lucida e ciò aiuta a renderlo tridimensionale; la madre sembra ambigua, prima mossa da interessi e poi dall'affetto, sembrerebbe incoerente ma almeno non è banale. Gradevole il finale che, sebbene semplice nel suo sviluppo, non mi aspettavo.
Alla prossima.
Barone sbracato che non chiede dazio né gabella.

Re: [MI148] Il prestatore

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ciao @Kiarka . Un lungo e impegnativo racconto, tutto incentrato tra figlio e madre. Dico che è complesso perché non colgo l'epoca in cui si svolge, anzi, mi pare un'epoca distopica. Tutti questi " prestatore" mi suonano come un mestiere di una epoca spaventosa, dato che si fa uso anche di pillole. Un racconto claustrofobico  ma  che finisce per fortuna bene: per un attimo ho pensato alla tragedia. Ciao  :sss:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI148] Il prestatore

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 hai guadagnato cinquemila euro lo scorso mese perché dovevi aiutare un pittore a prestare attenzione ad alcuni dettagli del suo dipinto, 
Mi ha colpito questa frase, di per sé potrebbe non significare nulla prestare attenzione ai dettagli del proprio dipinto, ma nello stesso tempo, essendo assurda ha un che di affascinante.
Morboso il rapporto della madre verso il figlio. Inquietante. Una grande ossessione, per trovare un riferimento ulteriore alla traccia.
Mi è piaciuto @Kiarka

Re: [MI148] Il prestatore

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Kiarka ha scritto:
«Prestatore è parola ambigua» sussurò Marco, lanciò il sassolino kalamata, che slittò, per due volte prima di essere inghiottito dall’acqua del lago.
«Non ambigua, ma nuova: è una parola nuova»
«Deriva dal latino, mamma...praestator. Un tempo, voleva significare anche usuraio»
Sono d'accordo con Marco. Personalmente avrei preferito ad esempio "attenzionatore".

Qua e là qualche incongruenza che avrebbe potuto facilmente essere eliminata in uno con l'eccesso di caratteri: la maledizione di entrare troppo nei dettagli ha colpito anche te.

Bel racconto scritto molto bene.
Se leggi bene questa riga non hai bisogno degli occhiali da vista

Re: [MI148] Il prestatore

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L'idea mi è piaciuta moltissimo. Anche questo finale confuso e appena accennato di queste due figure che si amano troppo per uccidersi l'un l'altra. Nonostante la rabbia e nonostante la droga. Va sistemata qualcosina nella seconda parte del racconto, perché quando dal dialogo si passa all'azione, si perde secondo me qualcosa qua e là. Il titolo mi ha attirato dal primo momento che l'ho visto. E ora che ho scoperto che cosa intendevi sono rimasto ancora più colpito. Davvero un'ottima prova a mio avviso! <3
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