[MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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Traccia di mezzanotte.


Quando tutto fu finito, e la vita era tornata a scorrere come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia, l'ingegnere Emiliano R. prese la decisione di punirsi non solo smettendo di fumare – lui che da quando era ragazzino accendeva non meno di quindici sigarette al giorno –, ma anche eliminando per sempre dalla dieta gli ziti alla Norma che sua madre, siciliana, preparava ogni domenica da che era venuto al mondo.
Pensava che in questo modo, una volta morto, Dio gli avrebbe riservato una punizione meno severa. Che magari non lo avrebbe spedito dritto all'inferno, da cui pare non ci sia ritorno, bensì al purgatorio, e da qui, dopo un tempo indefinito che ai mortali non è dato comprendere, forse addirittura in paradiso, dove avrebbe potuto riabbracciare il padre e il nonno amatissimi.
Lui a queste cose ci credeva: ricordava bene la nonna materna fargli ripetere a memoria i dieci comandamenti mentre cuciva le calze bucate o attaccava qualche bottone saltato dai cappottini dei numerosi nipoti. E se sbagliava la sequenza esatta, poteva essere certo che si sarebbe preso uno schiaffo sulle mani.

Emiliano era andato dapprima a tastare il terreno con un prete – lui che a messa non ci andava mai, perché la domenica si rilassava giocando a tennis la mattina e il pomeriggio a biliardo –, e poi varie volte a confessarsi, fino a che il religioso gli aveva detto «basta! non può raccontarmi ogni settimana la stessa cosa: l'ho assolta, per la miseria, cos'altro vuole da me?», e allora aveva deciso di punirsi da solo, perché i padrenostro e gli avemaria che gli aveva prescritto il prete non gli sembravano sufficienti per il male che aveva fatto. 
Nessuno, a parte chi lo aveva ascoltato in confessione, era venuto a conoscenza del putiferio interiore che aveva messo sottosopra la vita di Emiliano. Addirittura faticava a crederlo egli stesso: mai avrebbe pensato che gli sarebbe toccato in sorte di innamorarsi di un'altra, lui che credeva con forza nell'istituzione del matrimonio e aveva sempre rispettato la moglie; lui che in qualità di professionista serio e competente dirigeva uno studio associato famoso in tutta la regione e certo non aveva tempo da perdere in ridicolaggini sentimentali. Che vergogna, quanta tristezza.
Soltanto di rado il suo pensiero sostava su quei momenti di due anni addietro. 
Gli capitava, di solito, la sera tardi, quando sedeva per pochi minuti sulla sedia di cucina, mentre beveva una camomilla zuccherata e Dora, la moglie, già dormiva da un pezzo.
Diceva a sé stesso che non c'era niente di male a ripensare a Livia. Tanto, ormai, le punizioni che si era imposto erano in atto e lo sarebbero state per sempre, e lui mai più nella vita avrebbe rischiato come quella volta.
Livia. Era entrata a casa sua in un giorno di festa, mentre i gemelli saltellavano dappertutto spintonandosi e gridando in attesa di spegnere le candeline e scartare i regali, e Dora era emozionatissima al pensiero di conoscere la fidanzata del fratello, quel fratello pieno di nevrosi che finalmente pareva aver trovato la pace.
Non gli era sembrata niente di speciale, e la sera, a letto, ricordava di averne parlato con Dora, che invece pareva esaltata e non faceva che ripetere «ah, se fosse ancora viva mamma, che gioia! vedere Angelo prossimo al matrimonio, che felicità sarebbe per lei!», e a lui che la interrompeva facendole notare che forse era troppo presto per pensare a una cosa seria, rispondeva dicendo «tu di sentimenti non ne capisci niente: limitati a fare l'ingegnere, che è meglio per tutti». 
Col senno di poi, Dora non sbagliava: avrebbe dovuto limitarsi a fare il suo lavoro, e tenersi lontano da quel miscuglio incandescente che si chiama sentimento.

Già la seconda volta che Livia venne a casa, in occasione della vigilia di Natale, a Emiliano sembrò diversa, e la sera disse a Dora che era stata particolarmente tenera coi bambini quando facevano i capricci e lui non ne poteva più di stargli dietro.
Poi la rivide il giorno dopo, a Natale, e si divertì moltissimo a batterla a poker e teresina, sorridendo a tutte le smorfiette corrucciate che notava sul suo viso lentigginoso.
Quella sera, ricordava bene, non aveva parlato di Livia con Dora, anzi: da allora in poi cercò di non nominarla mai e di non entrare in nessun discorso che la riguardasse, perché aveva notato che solo a sentire le sillabe dolci di quel nome pieno di vocali provava un forte brivido allo stomaco. Il guaio era che i discorsi che la riguardavano erano diventati sempre più frequenti, perché Angelo le si legava ogni giorno di più e si cominciava davvero a parlare di matrimonio.
In un pomeriggio di marzo, poco prima del compleanno di Dora, la incontrò per caso al supermercato vicino casa. Scherzarono sul fatto che Emiliano non conosceva i prezzi di nessun prodotto e decisero di prendere un aperitivo al bar lì davanti, così avrebbero potuto parlare della scelta del regalo.
L'aiutò a sfilarsi il soprabito e si sedettero a un tavolo d'angolo. Nessuno venne a chiedere cosa ordinassero e loro non sollecitarono, tutti presi dal cercare di capire cosa fosse meglio per Dora, se un profumo d'alta classe o un altro gioiello.
Quando la cameriera prese l'ordine, Emiliano osservò come fosse cosa mai vista prima il movimento morbido delle labbra di Livia mentre pronunciava «mi porti per piacere una bibita a sua scelta, basta che non sia alcolica né frizzante» e sentì incontenibile nel ventre il desiderio di premere le proprie labbra su quella bocca umida, ora intenta a sorridergli scoprendo i denti bianchi e regolari. E sopra la bocca che gli stava raccontando della visita recente al museo egizio di Torino Emiliano notò gli occhi nerissimi e limpidi, e sotto gli occhi e la bocca il collo liscio e, sotto ancora, il seno pieno; e mentre Livia parlava delle mummie lui la vedeva nuda, lì sul pavimento del bar, nuda e allegra, e solo per lui.
Quella sera la salutò con un bacetto sulle guance, cosa che mai gli sarebbe venuta in mente nelle altre occasioni, e ne percepì l'odore magnifico, fatto di talco e mughetto; poi le strinse le mani finché lei, interdetta, non si sciolse dalla presa e se ne andò, ringraziandolo per l'aperitivo.
Il giorno del compleanno di Dora notò che Livia cercava di evitarlo, e ciò lo rese rabbioso al punto che davanti a tutti, durante la cena, disse che l'arrosto era insipido e pure bruciaticcio e che le candele sul tavolo puzzavano da morire.
Al momento del brindisi, Dora rifiutò di incrociare il calice col marito e per giorni non gli rivolse la parola.
Emiliano neppure si accorse che la moglie non gli parlava. Negli occhi, nella testa e nello stomaco aveva solo il corpo nudo di Livia: Livia che faceva colazione; Livia che rincorreva l'autobus o si pettinava; Livia mentre faceva la spesa o redigeva il report settimanale: sempre senza vestiti addosso e con lo sguardo vivido rivolto a lui.
Neppure si accorse che Angelo aveva ripreso a bere, e quando veniva a trovarli non era più in compagnia di Livia. 
Non vide le lacrime di Dora né la disperazione del cognato, lasciato dalla fidanzata all'improvviso, senza un perché.
I due comandamenti scelti per il racconto sono il nono, "Non desiderare la donna d'altri", e il sesto, "Non commettere atti impuri".
Preciso, ai fini della correttezza della traccia, che con l'espressione "non commettere atti impuri" viene di solito tradotta la frase che suona letteralmente "non commettere adulterio".
A quest'ultima ho ricollegato le parole del Vangelo, secondo cui "chi desidera in cuor suo la donna d'altri, già commette adulterio".
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Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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ciao @Ippolita.

Hai scelto una traccia al maschile e mi domando perché  :) Mi auguro che non sia per gettare un'ombra di discredito sulle donne che si sa bene sono immacolatissime!!!!!!! :asd: e sì! perché il comandamento riguarda solo noi uomini e non è valido per le donne: infatti alle donne è permesso desiderare gli uomini di altre.... :P e sì! perché diversamente Mosè l'avrebbe scritto nell'undicesimo comandamento...

Scherzi a parte ho trovato il tuo racconto abbastanza spensierato e affronti il discorso sui comandamenti in modo commedia

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Quando tutto fu finito, e la vita era tornata a scorrere come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia, l'ingegnere Emiliano R. prese la decisione di punirsi non solo smettendo di fumare – lui che da quando era ragazzino accendeva non meno di quindici sigarette al giorno –, ma anche eliminando per sempre dalla dieta gli ziti alla Norma che sua madre, siciliana, preparava ogni domenica da che era venuto al mondo.
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L'incipit in effetti nasconde, forse a mio parere, l'idea di questo delitto destinato a rimanere marchiato come squallido e sporco. In contrasto con il timbro leggero e quasi inoffensibile alla morale che sfoggi. Non so se ti è scappato qualcosa o se sei voluta stare a metà tra il drammatico e la commedia. Drammi umani comunque non ne vedo, a parte sul finale, dove appare evidente la rottura del rapporto tra Livia e Angelo.
Certo che Emiliano si dispera di aver creato questa rottura, ma da come la racconti, ne colgo una chiave di lettura come dicevo prima.
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Emiliano era andato dapprima a tastare il terreno con un prete – 
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Questo passo, come vedi è anch'esso molto commediante:  persino l'idea che il prete più di dargli Ave Maria da pronunciare appare molto buona se vista sotto questa ottica.
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Già la seconda volta che Livia venne a casa, in occasione della vigilia di Natale, a Emiliano sembrò diversa, e la sera disse a Dora che era stata particolarmente tenera coi bambini quando facevano i capricci e lui non ne poteva più di stargli dietro.
Poi la rivide il giorno dopo, a Natale, e si divertì moltissimo a batterla a poker e teresina, sorridendo a tutte le smorfiette corrucciate che notava sul suo viso lentigginoso.
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Apprezzo il fatto che non crei malizia in fin dei conti, e l'innamoramento scaturisce da eventi quotidiani e che in genere sono il piedistallo di tante storie d'amore.
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In conclusione, ti trovo in una veste molto " rosa", e lontana da facili moralismi. Un racconto per niente drammatico, in considerazione della gravità di aver commesso tale peccato. Credo che hai affrontato l'argomento senza il peso stesso della religione. Come al solito è stato un piacere trovarti al nostro consueto MI... ciao a presto <3
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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Ciao @Ippolita
l'incipit del tuo racconto è una bella promessa che riesci a gestire bene per tutta la descrizione del tuo protagonista, nonostante la presenza di qualche stereotipo. (E chi ne può fare a meno?)

Verso metà però ho iniziato a zoppicare.
  ha scritto: Livia. Era entrata a casa sua in un giorno di festa, mentre i gemelli saltellavano dappertutto spintonandosi e gridando in attesa di spegnere le candeline e scartare i regali, e Dora era emozionatissima al pensiero di conoscere la fidanzata del fratello, quel fratello pieno di nevrosi che finalmente pareva aver trovato la pace.
Qui passi dalla vita interiore del protagonista all'introduzione dei fatti. Lo stacco è un po' troppo brusco per i miei gusti, inoltre, visto che tutto il racconto ruota attorno all'idea dell'adulterio, anche solo sognato, qualche parola in più sui rapporti famigliari avrebbe giovato.

Dopo questa piccola asperità la narrazione riprende il suo corso in modo sicuro. La vicenda si svolge come da copione: l'avvicinamento, le prime sensazioni, l'incontro, l'esplosione delle fantasie, il senso di frustrazione e lo straniamento.
Tutto molto ben descritto con una scrittura sicura ed efficace.
In particolare mi è piaciuto questo:
  ha scritto: Emiliano osservò come fosse cosa mai vista prima il movimento morbido delle labbra di Livia mentre pronunciava «mi porti per piacere una bibita a sua scelta, basta che non sia alcolica né frizzante» e sentì incontenibile nel ventre il desiderio di premere le proprie labbra su quella bocca umida, ora intenta a sorridergli scoprendo i denti bianchi e regolari.
l'ultima asperità la trovo nel finale:
  ha scritto: Neppure si accorse che Angelo aveva ripreso a bere, e quando veniva a trovarli non era più in compagnia di Livia.
Non vide le lacrime di Dora né la disperazione del cognato, lasciato dalla fidanzata all'improvviso, senza un perché.
Per carità, si capisce quello che succede, ma di nuovo è un po troppo condensato, troppo repentino.
Sarebbe bastato qualcosa che avesse ricollegato la fine con l'inizio, l'anello mancante.
  ha scritto: Quando tutto fu finito, e la vita era tornata a scorrere come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia, l'ingegnere Emiliano R. prese la decisione di punirsi non solo smettendo di fumare

Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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Ippolita ha scritto: ma anche eliminando per sempre dalla dieta gli ziti alla Norma che sua madre, siciliana, preparava ogni domenica da che era venuto al mondo.
:D
Ippolita ha scritto: basta! non può raccontarmi ogni settimana la stessa cosa: l'ho assolta, per la miseria, cos'altro vuole da me?
buhahuah bellissima
Ippolita ha scritto: mentre i gemelli saltellavano dappertutto spintonandosi e gridando in attesa di spegnere le candeline e scartare i regali, e Dora era emozionatissima al pensiero di conoscere la fidanzata del fratello, quel fratello pieno di nevrosi che finalmente pareva aver trovato la pace.
questa descrizione coglie nel segno. Davvero efficace. L'immagine dei due gemelli fa subito pensare a un contesto famigliare, di come ne ho vissuti parecchi, magari in occasione delle feste di compleanno di qualche cugino. Bella anche l'immagine del fratello pieno di nevrosi che apparentemente trova la pace
Ippolita ha scritto: L'aiutò a sfilarsi il soprabito
Ahia...


Ciao @Ippolita , ho letto e apprezzato il tuo racconto. L'inizio è più leggero, mentre, proseguendo, diventa più denso. Non succede nulla di compromettente, ma leggendo si respira una certa tensione. Insomma, sei riuscita, secondo me, a rendere bene le sensazioni di Emiliano, che si scopre infatuato al punto da perdere la cognizione di ciò che gli accade intorno.
L'unico piccolo appunto è sul finale, che forse arriva in maniera un po' troppo brusca. Forse avresti potuto dargli un po' più aria. 
Piaciuto
Alla prossima

Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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@Ippolita, ciao!
Che dire? Il racconto mi è piaciuto assai. La prima parte mi ha intrigato di più con le atmosfere casalinghe di nonne e gemelli, mentre la seconda mi è sembrata indecisa tra dico e non dico.
Trovo un po' incoerente che Emiliano si punisca con ziti e sigarette all'inizio e non si accorga dell'assenza di Livia (e delle varie sofferenze) alla fine.
Ma, soprattutto, Livia non doveva poi amare un granché il fratello di Emiliano, visto che non ha lottato per il suo amore. Peccato (per lei  :s).

Complimenti!

Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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bestseller2020 ha scritto: Hai scelto una traccia al maschile e mi domando perché  :) Mi auguro che non sia per gettare un'ombra di discredito sulle donne
Mi è parso naturale, perché il comandamento che guida il racconto dice "non desiderare la donna d'altri". Quindi mi sono messa nei panni di un uomo. Certo che non volevo screditare le donne!  :D
bestseller2020 ha scritto: Non so se ti è scappato qualcosa o se sei voluta stare a metà tra il drammatico e la commedia.
Hai inteso benissimo: ho preferito, cosa che mi capita di rado, la via di mezzo.
bestseller2020 ha scritto: Apprezzo il fatto che non crei malizia in fin dei conti, e l'innamoramento scaturisce da eventi quotidiani e che in genere sono il piedistallo di tante storie d'amore.
Sono contenta!
bestseller2020 ha scritto: Come al solito è stato un piacere trovarti al nostro consueto MI
Anche per me è sempre un grande piacere! 
Grazie per le acute considerazioni, @bestseller2020
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Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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@Loscrittoreincolore
Grazie, Mattia! Un po' di pazzia non guasta mai...
L ha scritto: Trovo un po' incoerente che Emiliano si punisca con ziti e sigarette all'inizio e non si accorga dell'assenza di Livia (e delle varie sofferenze) alla fine.
Ciao, carissimo! In realtà ho usato un'iperbole per dire che l'uomo era così perso dietro l'infatuazione che non riusciva, nei primi tempi, a vedere altro che i propri fantasmi. Non appena si placa, si punisce.
L ha scritto: Ma, soprattutto, Livia non doveva poi amare un granché il fratello di Emiliano, visto che non ha lottato per il suo amore. 
Non il fratello di Emiliano, ma della moglie di lui, Dora. Io ho inteso in modo diverso: Livia si sottrae perché il legame con Angelo sarebbe cresciuto in un ambiente insano a causa della infatuazione del cognato. 
Grazie mille per il tuo commento, @L'illusoillusore!
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Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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Ciao, Ippo
siccome se vinci sta tappa sono fuori dai giochi ti faccio pelo e contropelo, con spirito angelico e demoniaco insieme :-p

Ippolita ha scritto: gli aveva detto «basta! non può raccontarmi ogni settimana la stessa cosa: l'ho assolta [...]
ti chiedo se non usare i due punti prima dei caporali è un espediente per non ripeterli dopo nel dialogo che segue, e in questo caso è furba ma sgamabile, o se è il tuo stile. sulla punteggiatura non c'è regola... però... E poi perché inizi con la minuscola? Perché dopo il punto esclamativo la minuscola? sono domande insinuanti, ma lecite. E mi va bene tutto, nella scrittura, purché consapevole ;-)
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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scusa, spezzetto perché la piattaforma è degna della pessimerrima kastaff che regge i distruttori di mondi

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]mai avrebbe pensato che gli sarebbe toccato in sorte di innamorarsi di un'altra, lui che credeva con forza nell'istituzione del matrimonio e aveva sempre rispettato la moglie;[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]ZaCk[/font]
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]E sopra la bocca che gli stava raccontando della visita recente al museo egizio di Torino Emiliano notò gli occhi nerissimi e limpidi[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]che palpebre. Kastaff, qua c'è da rimpiangere il Wd: io farei inciso: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]E, sopra la bocca che gli stava raccontando della visita recente al museo egizio di Torino, Emiliano notò gli occhi nerissimi[/font][/font]
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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Non credo che su questi temi siamo in sintonia, @Ippolita . Sarò volutamente ermetico. Il 2021 è l'anno di Dante. Dante era un genio, e su questo non ci piove. La sua ascesa al paradiso avviene con la liberazione dei peccati: l'anima, sgravata, vola. Ma dove va, Dante? In contemplazione di un dio normativo che ti impone di amare anche quando non ami, o dell'Amor che move il sole e le altre stelle? A voi la risposta, che io sono solo un cane rosa jedi. Ma so che hai scelto i due peccati che meno mi interessano. O forse, probabilmente, e ti assicuro che è un'ipotesi interpretativa che non scarto, volevi dire il contrario... e in quel caso allora te l'appoggio. Insomma... L'amore non si decide, è eterno finché dura, e al contempo è eterno anche se finisce... Eh, che argomenti complicati... Tu brava come sempre però. 
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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Brava, @Ippolita   :)

Il tuo racconto, tutto sentimenti e poca azione, mi è piaciuto molto.

Non penso però che rientri in un comandamento, come da traccia, il peccato da desiderio del protagonista.

La frase del Vangelo:
Ippolita ha scritto: ho ricollegato le parole del Vangelo, secondo cui "chi desidera in cuor suo la donna d'altri, già commette adulterio".
si ricollega a chi ha volontà di peccare, avendone l'occasione. Di quella di Emiliano, come volontà di tradire la moglie, non è dato sapere.

E anche il sesto comandamento, quello degli atti impuri, non è violato, perché per esserlo bisogna commetterli davvero.   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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Poeta Zaza ha scritto: E anche il sesto comandamento, quello degli atti impuri, non è violato, perché per esserlo bisogna commetterli davvero.   :)
Non basta il pensiero.

Così come per il quinto, non uccidere, non basta farlo col pensiero, o con l'intenzione. @Ippolita.
Bisogna proprio far morire qualcuno, e non per legittima difesa. :si:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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@Poeta Zaza

Zaza, la cosa mi interessa, perché mi suona diversamente da quello che credevo di sapere. 
Secondo il Vangelo, desiderare la donna d'altri significa, in qualche modo, commettere adulterio. Sarà pure un'iperbole, ma così vi è scritto. 
Nel desiderio di Emiliano (che nel racconto credo sia evidente) ho pensato dunque, in base a quanto sopra, di aver raffigurare l'adulterio. 
Tu hai perfettamente ragione per l'esempio che fai, ma riguardo al comandamento sugli "atti impuri", abbiamo visto che in realtà la traduzione italiana traduce in modo generico l'espressione originaria "non commettere adulterio"; e qui, di proposito, ho citato la "postilla" evangelica, la quale, almeno a me, parrebbe escludere la consumazione.
Questo il mio ragionamento, ma posso aver sbagliato. Non ti convince?
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Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

20
Ippolita ha scritto:
Ippolita ha scritto: @Poeta Zaza

Zaza, la cosa mi interessa, perché mi suona diversamente da quello che credevo di sapere. 
Secondo il Vangelo, desiderare la donna d'altri significa, in qualche modo, commettere adulterio. Sarà pure un'iperbole, ma così vi è scritto. 
Nel desiderio di Emiliano (che nel racconto credo sia evidente) ho pensato dunque, in base a quanto sopra, di aver raffigurare l'adulterio. 
Tu hai perfettamente ragione per l'esempio che fai, ma riguardo al comandamento sugli "atti impuri", abbiamo visto che in realtà la traduzione italiana traduce in modo generico l'espressione originaria "non commettere adulterio"; e qui, di proposito, ho citato la "postilla" evangelica, la quale, almeno a me, parrebbe escludere la consumazione.
Questo il mio ragionamento, ma posso aver sbagliato. Non ti convince?
Lo faccio volentieri, @Ippolita    :)  di intervenire ancora, su tua richiesta.

La traduzione, o meglio, le tante traduzioni della Bibbia, possono essere parziali o inesatte. I comandamenti sono per forza concetti "stringati" da non ridurre solo al loro "letterale" significato, che può spesso fuorviare.

La citazione evangelica, come ti ho spiegato nella mia prima risposta, concerne, come senso, la volontà certa, dal cuore,  di tradire il proprio coniuge (è declinato dal punto di vista del maschio ma ovvio si riferisca anche alla femmina).  Ed è molto diverso dal semplice desiderare, che NON è peccato.
Questa citazione evangelica va a spiegare il nono comandamento: Non desiderare la donna d'altri.

Analogamente, non ci si deve fermare, tout-court, al significato letterale del decimo - Non desiderare la roba d'altri. -
C'è un'invidia "sana" che ci invoglia ad ottenere anche noi, per esempio, una casa nostra come il vicino, o sapere scrivere come un vero scrittore, a farlo meglio, con uno stile migliore.  
Il succo del decimo, invece, riguarda la voglia di avere quelle cose senza sforzo, credere di meritarle anche noi, detestare l'altro perché crediamo che lui  le possegga senza merito. Invece noi ecc ecc. 

C'è  un'altra confusione, che non è solo tua, tra il sesto e il nono comandamento.
Non ci possono essere due comandamenti che duplichino lo stesso peccato. Concordi?
Ergo, il sesto parla di non commettere atti impuri. Come detto sopra, non basta pensarli per violare il sesto comandamento: bisogna commetterli.
Che poi uno, infrangendo il nono, infranga anche il sesto, può essere, ma non è sempre così. E per l'adulterio c'è il nono.

Sul quinto ti ho detto in precedenza.

***

Chiamo @Alberto Tosciri    :)  , nel caso avesse piacere di intervenire.

@ivalibri   è la tua traccia che ci ha coinvolte - leggi!  :libro:

 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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Grazie, @Poeta Zaza,
Molto interessante.
Il tuo ragionamento non fa una piega e anch'io l'ho sempre inteso così. Per stabilire l'aderenza alla traccia mi sono infatti lasciata guidare dalla postilla di Ippolita. Mi sento molto ignorante in materia (e forse è una mia tendenza in generale quella di pensare di saperne meno degli altri e di dubitare sempre). In questo caso però davvero le mie conoscenze sono limitate, ho anche sempre avuto scarse frequentazioni con la chiesa (provengo da una famiglia comunista e non sono neanche battezzata) ma la materia mi interessa. So però che la traduzione della Bibbia è un argomento molto dibattuto (e la traduzione è invece uno dei miei ambiti di studio). 
Seguo come si sviluppa il dibattito. (Periodo di discussioni questo sul forum, non so se state seguendo quella sul femminile nella sezione di Lingua, molto interessante. E così animiamo un po' il forum...)
A presto!

Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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@Ippolita 
Non so quali parole scegliere per dirti quanto mi é piaciuto questo racconto. Sono proprio così le persone rigide dentro, quelle con le certezza, quando meno se lo aspettano arriva un sentimento e devasta la loro vita, non un periodo, proprio tutta la vita. E mi piace questo aspetto un po' infantile della rinuncia alle cose che piacciono per punirsi di una malefatta; traspare che l'ingegnere un po'arrogante pensa di sapere le cose meglio del prete.
Bello anche il tratto molto adolescenziale si sfogare su altro la propria rabbia o delusione.
Insomma l'ingegnere innamorato mi ha conquistato.
L'unico appunto lo faccio sul finale, capisco il limite degli ottomila, ma a me sarebbe piaciuto leggerne un pochino di più.

E poi il titolo, che trovo azzeccato, mi ha fatto pensare a Lina Wertmüller e per un momento ti ho immaginata con un paio di occhiali stravaganti.

Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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ivalibri ha scritto: So però che la traduzione della Bibbia è un argomento molto dibattuto
Moltissimo, Ivana, ed è un argomento di estremo interesse.
La questione si pone in quanto, in realtà, spesso i 10 comandamenti sono riportati in forma semplificata: in Esodo e in Deuteronomio, difatti, i due libri della Bibbia in cui si parla di essi, la loro versione è ben più ampia e articolata delle brevi enunciazioni del catechismo. 

Riporto qui sotto la versione di Esodo dei due comandamenti che ho scelto. 
Vediamo che non esistono gli "atti impuri", bensì il divieto di adulterio; il comandamento relativo al desiderio per la donna d'altri è invece inserito in un contesto molto più vario: 

"Non commettere adulterio".

"Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo".

Non sono assolutamente un'esperta, magari! Il poco che so è che il catechismo ha operato una semplificazione (non sempre volta a una maggiore chiarezza, anzi: se leggete le enunciazioni nei due libri citati, tutto appare molto più limpido).
Detto questo, è importante sapere che il Nuovo Testamento "completa" il Vecchio (o Primo, come ora pare si preferisca dire): per questo ho citato il Vangelo.
Spero di non aver annoiato nessuno! Scusate per l'off topic, torno subito ai vostri graditi commenti.
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Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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Ippolita ha scritto: Spero di non aver annoiato nessuno! 
Assolutamente no!
Anzi, è interessante che sia venuta fuori quanto la traduzione e la semplificazione dei testi originali possa cambiare il significato a cui siamo abituati (anche per chi è estraneo all'educazione cattolica). L'obiezione di Poeta Zaza si riferisce allo scarto tra il desiderio o la volontà di compiere l'azione e il fatto di compierla. Allora cosa si intende per adulterio? Secondo il Vangelo è sufficiente aver desiderato per averlo commesso. In effetti la questione è più sottile se vogliamo anche riferirci alla nostra epoca. Uccidere implica il compiere l'azione o almeno aver tentato di farlo, ma per l'adulterio non intendiamo forse solo l'aver avuto un rapporto sessuale. Un bacio può significare tradire, una carezza forse anche. Per fare un esempio molto attuale, alcune persone sentono di tradire il proprio partner quando scambiano messaggi amorosi con persone che non hanno mai visto. Insomma, la faccenda mi pare più sfaccettata rispetto ad altri comandamenti. Così ho inteso la tua postilla e per questo ho trovato che il racconto rispettasse la traccia.
Ciao!

Re: [MI159] Come un rigagnolo fangoso in una strada di periferia

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Ciao @Ippolita 
Poeta Zaza ha scritto: Chiamo @Alberto Tosciri    :)  , nel caso avesse piacere di intervenire.
Addirittura… manco fossi un teologo (ma di quelli giusti però, che anche fra di loro ci sono eretici e cattivi maestri).
Per me Emiliano (non per me, che può fare quello che vuole) ma alla lettura dei Vangeli, ha già commesso adulterio solo pensando a una donna su cui non ha nessun diritto, che non è e non deve essere sua solo per il suo piacere carnale. E poi Emiliano è sposato.
È anche vero che ai tempi del Decalogo vigeva la poligamia e un uomo poteva avere molte mogli, la donna un solo marito.
Per quanto riguarda il sesto comandamento, “non commettere atti impuri”, Gesù è molto radicale. Anche con il solo guardare una donna si commette adulterio con lei nel proprio cuore. Matteo 5, 27-32.
Ma va oltre con gli atti impuri, dimostrando di essere d’accordo con la legislazione mosaica, dicendo che sarebbe meglio tagliarsi la mano se da scandalo, levarsi l’occhio se da scandalo. La legge mosaica è accurata. L’interpretazione cattolica si allarga alla luce delle lettere di S. Paolo che, non bisogna dimenticarlo, aveva ricevuto una rigida e intransigente educazione  da fariseo.
Egli disse a chiare lettere: “Non ingannatevi, né fornicatori, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapinatori erediteranno il regno di Dio.” 
1 Cor. 6, 8-10; ma anche in Rm. 1,24-32;  Ef. 5,3-5;  Gal. 5, 19-21.
Ci credo che nel mondo di oggi uno come S. Paolo sia visto come fumo negli occhi: ha dipinto la crema della crema della società attuale, quella che va per la maggiore, mentre chi è contro passa i guai. 
Ma tanto è.
 
Tornando al racconto, per me Emiliano non è un personaggio da ammirare, da invidiare o da imitare. Certo, sono cose che capitano oggi, nessuno ci fa più caso. Non devono capitare e bene ha fatto Livia ad andarsene. Aveva già capito che se si fosse sposata con il fratello della moglie di Emiliano la sua vita sarebbe stata un inferno. Una donna onesta sotto tutti i punti di vista Livia. Ma non tutte sono come lei. Poi vediamo episodi tragici che accadono e a chiederci perché.
Quando l’uomo e la donna rifiutano di seguire le leggi di Dio, se ne ridono, la vita diventa una semplice lotta feroce per appagare i propri sensi, la propria cupidigia. Si diventa uomini e donne senza ritegno alcuno. Dio venne per questo, per mitigare, convertire, redimere, salvare. Non è servito. Per questo oggi assistiamo ad atteggiamenti folli, crudeli, sanguinari in tutto il mondo, dell’uomo contro i suoi simili.
Ma, nonostante la negatività del personaggio, mi sono piaciute le descrizioni, le suggestioni, le visioni del tuo racconto. Forse anche questo è un peccato… Come ho detto prima sono un semplice uomo, un cristiano che cerca di capire il mondo che lo circonda.
Spero di non aver urtato nessuno citando "cose" scritte a mano oltre duemila anni fa. Le preferisco all'informatica. Fate conto che abbia un hobby strano, di poco conto.
 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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