[Caronte] Il mare

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Il mare

Ogni giorno, nella chiesetta di quartiere, le vecchie del rosario recitano cinquanta volte la stessa preghiera. I pensionati, nel parchetto in riva al fiume, alzano e abbassano le braccia, inspirano e soffiano, in dieci serie da dieci. Il fiume, ogni giorno, manda a infrangersi sulla rena dodicimilatrecentoquarantatré piccole onde. Ogni sera Mario Stanic apre il quaderno, compila tredici pagine, non una di più né una di meno, e lo richiude. Poi mette a letto Andrea, e gli rimbocca le coperte.
Per la città di Altair, quel cognome, “Stanic”, è sinonimo di scandalo. Mario accetta la diffidenza dei concittadini e vive da eremita in mezzo alla folla. È il prezzo dell’essere rimasto dopo aver tentato di andare.

Tutto iniziò con i sogni di Sara, col suo pallore, con il mutismo dei pomeriggi domenicali. Il suo sguardo sembrava trapassasse il corpo del marito, per andarsi a posare su mondi che non esistono.
«Cosa c’è?», si era deciso a chiederle Mario, una di quelle domeniche. «Niente», aveva risposto lei. «Cosa c’è?», era tornato a chiederle. «Niente».
E così per molte domeniche.
Prendeva tempo, Sara. Sapeva che, una volta rotta la finzione, non ci sarebbe stato ritorno.
Ma non poteva prendere tempo in eterno. Così, un giorno, quando Mario le aveva chiesto: «Cosa c’è?», lei finalmente aveva risposto: «Sono i sogni…».
Glieli aveva raccontati (la decisione più pericolosa che potesse prendere). Seguivano più o meno tutti la stessa falsariga: Sara era davanti al mare.
Si dice che i sogni siano costruiti da pezzi di esperienze diurne. Dunque quello era un mistero: da Altair, la “città perfetta”, nessuno esce mai. Ed Altair non ha mare: è cinta dal fiume Sole, che in quel punto della cartina geografica si biforca per poi ricongiungersi, formando un isolotto sul cui suolo, da millenni, la città prospera. Come aveva fatto a sognare il mare, Sara, se non l’aveva mai visto?
Non era un mare calmo, quello del sogno, ma un mare arrabbiato. Un mare che sembrava aver perso l’imperturbabilità che hanno solo le cose inanimate. Urlava, si agitava, non era in pace. Cosa le stava venendo a dire? Perché batteva sulle pietre i pugni di schiuma? Qual era il rimprovero?
Sara non voleva saperlo. Ma se a parlare è il mare è difficile tapparsi le orecchie, non ascoltare il messaggio, fare finta che il tutto possa ridursi a un aprirsi e chiudersi di braccia e susseguirsi di Ave Maria. “Guarda quale forza mi muove”, le veniva a dire, “e tu mi vorresti come un eterno pentolino che ribolle?”.
Nel sogno, Sara si poggiava una mano sulla pancia. Il mare era anche lì, che urlava. Le urlava nella pancia. Era un bambino, e urlava più di quanto suo figlio non avesse mai fatto. Copriva la voce di Andrea. Lo sovrastava. Lo annegava.
Come poteva accettarlo, Sara, come poteva mai rimanersene ad ascoltare?
Ma quello continuava, si gettava con la testa di spuma a spaccarsela sulle rocce, reclamava, le imponeva: “guardami”.
Mario aveva ascoltato in silenzio. Lui il mare non l’aveva mai sognato, e lo immaginava come un enorme fiume che scivola calmo tra le terre.
Ne avevano riparlato giorni dopo. «Uscire da Altair… non si può!», le aveva detto.
«Perché?».
«Nessuno lo ha mai fatto. Sarebbe una follia».
«Allora devo essermi ammalata».
«Non possiamo... C’è Andrea».
Trascorse forse un anno: diciottomila Ave Maria, trentaseimila alzarsi e abbassarsi di braccia, quattro milioni e rotti di piccole onde del fiume Sole sulla rena, quattromilasettecentoquarantacinque pagine del quaderno di Mario. “Sara è come spenta”, scriveva Mario. “Chi mi dorme accanto è il suo involucro, la sua pelle svuotata del suo sangue. Lei è lì, su quel pianeta dove vede il mare”.
L’amore porta anche frutti avvelenati: «Andiamo», si decise a dirle Mario, tradendo, per la felicità di sua moglie, quella di Andrea.
Portare un figlio al di fuori di Altair è davvero una follia. Farlo crescere altrove un’ingiustizia. Tutto, ad Altair, è armonia: non vi è conflitto, non vi è peccato, non vi è incertezza. E la città di Altair non pone divieti.
Altair concede ogni libertà.
Eppure gli Stanic si sentivano ugualmente in fuga. Partirono di notte, al lume di una luna quasi piena.
Il Sole si getta in un mare lontanissimo. Tanto lontano che è più facile traversare il fiume da parte a parte e proseguire in cerca di un altro mare, piuttosto che tentare di raggiungerne la foce. Ma come si traversa un fiume che nessuno vuole mai traversare, che lambisce una città a cui non interessa di costruire barche né zattere?
“Forse il fiume mi capirà”, si diceva Sara, mentre lo scrutava nella penombra. Così pensando mise un piede nell’acqua, e poi l’altro. La faccia argentata della luna si ruppe, prese a ondeggiare in tanti frammenti, poi si ricompose attorno alle caviglie di lei.
Mario, per la paura, rimase senza fiato: sua moglie era un’ombra, e aveva deciso di annegare. Corse verso il fiume. Andrea, intanto, dormiva ignaro e calmo tra le sue braccia.
Fattosi più vicino, Mario vide Sara poggiarsi su un sasso, poi arrampicarsi su una montagnola di rena, e così via via proseguire. Era trasformata, sembrava una rana. Il fiume capiva: anche lui attendeva da troppo il suo mare. Era in secca, li lasciava passare. Sara apriva la strada; Mario le arrancava dietro, ogni tanto inciampava; Andrea si era svegliato e piagnucolava per il sonno, ma Sara non se ne interessava.
«Torna indietro», disse lei, approdati al di là del Sole, «non è il tuo desiderio, è il mio. E porta Andra con te».
Mario insistette, pianse, protestò.
Sara lo accarezzò. Il suo pallore era rotto dalla virgola di un sorriso. «Tu appartieni alla città. Non incontrerò alcun mare, finché mi sarai accanto».

La città di Altair non pone divieti, nemmeno quello di tornare indietro; difatti, l’unica sanzione, per gli Stanic, fu lo scandalo e l’esecrazione. E se il nome di Mario può ancora pronunciarsi, quello di Sara è bandito.
Ogni giorno, nella chiesetta di quartiere, le vecchie del rosario recitano la stessa preghiera, cinquanta volte. I pensionati, nel parchetto in riva al fiume, alzano e abbassano le braccia, inspirano e soffiano, in dieci serie da dieci. Il fiume Sole, ogni giorno, manda a infrangersi sulla rena dodicimilatrecentoquarantatré piccole onde. Ogni sera, Mario Stanic apre il quaderno, compila tredici pagine, non una di più né una di meno, e lo richiude. Poi mette a letto Andrea, e gli rimbocca le coperte.
Cosa scrive, adesso? Qualche goccia di pioggia è caduta nell’azzurro dei suoi occhi. Mario sembra accorgersi solo ora che è acqua che proviene dal mare. Dunque scrive di posti che non sono la città di Altair, e che sono bagnati dal mare. Un mare stanco di rompersi la testa sulle pietre e schiumare, ancora e ancora, come un cane alla catena. Un mare che salta, si alza dal suo letto, supera la banchina, e se ne va via.
Scrittore maledetto due volte

Re: [Caronte] Il mare

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;) ciao @Edu . Rieccoci ai commenti. Come al solito il tuo registro è improntato alla tonalità molto soft. Credimi che mi è pure difficile stabilire il gusto, il sapore del tuo racconto. Non è sale, ne zucchero, forse amaro con un retrogusto di entrambi. Sfoggi una scrittura elegante e senza pecche. Però mi hai messo in seria difficoltà nel individuare i mali di questa donna; l'intreccio con la sua storia , la sua decisione e il finale. Ci deve essere sotto una metafora, non può essere diversamente e mi fa incazzare che non riesca a trovarla. Trovo interessante poi l'evocazione delle preghiere, l'elencare del numero nella sua ritualità; questo l'ho apprezzato. In definitiva mi piacerebbe capire meglio, prima di buttarmi nella mia personale interpretazione, che dato il genere proposto, è ben lungi da essere sensata. Grazie Edu... ci sentiamo ;)
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Caronte] Il mare

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Edu ha scritto: mar gen 26, 2021 11:24 pm È il prezzo dell’essere rimasto dopo aver tentato di andare.

di andare via.

Tutto iniziò con i sogni di Sara,

Tutto era iniziato

col suo pallore, con il mutismo dei pomeriggi domenicali. Il suo sguardo sembrava trapassasse il corpo del marito, per andarsi a posare su mondi che non esistono.

su mondi inesistenti

Dunque quello era un mistero: da Altair, la “città perfetta”, nessuno esce mai. Ed Altair

l'eufonica stride

non ha mare: è cinta dal fiume Sole, che in quel punto della cartina geografica si biforca per poi ricongiungersi, formando un isolotto sul cui suolo, da millenni, la città prospera. Come aveva fatto a sognare il mare, Sara, se non l’aveva mai visto?
Non era un mare calmo, quello del sogno, ma un mare arrabbiato. Un mare che sembrava aver perso l’imperturbabilità che hanno solo le cose inanimate. Urlava, si agitava, non era in pace. Cosa le stava venendo a dire? Perché batteva sulle pietre i pugni di schiuma? Qual era il rimprovero?

Bellissimo il pezzo sopra.

Sara non voleva saperlo. Ma se a parlare è il mare

virgola

è difficile tapparsi le orecchie, non ascoltare il messaggio non avesse mai fatto.

Copriva la voce di Andrea.
Se Andrea è il figlio, faresti bene a precisarlo, secondo me. Magari basterebbe: "Infatti, copriva la voce del suo Andrea".

Lo sovrastava. Lo annegava.
Come poteva accettarlo, Sara, come poteva mai rimanersene ad ascoltare?
Ma quello continuava,

Intanto quello continuava,

“Chi mi dorme accanto è il suo involucro, la sua pelle svuotata del suo sangue.

la sua pelle svuotata di sangue.

Lei è lì, su quel pianeta dove vede il mare”.

Lei è là

«Torna indietro», disse lei, approdati al di là del Sole, «non è il tuo desiderio, è il mio. E porta Andra con te».

Andrea

Mario insistette, pianse, protestò.
Sara lo accarezzò. Il suo pallore era rotto dalla virgola di un sorriso. «Tu appartieni alla città. Non incontrerò alcun mare, finché mi sarai accanto».

Cosa scrive, adesso? Qualche goccia di pioggia è caduta nell’azzurro dei suoi occhi. Mario sembra accorgersi solo ora che è acqua che proviene dal mare. Dunque scrive di posti che non sono la città di Altair, e che sono bagnati dal mare. Un mare stanco di rompersi la testa sulle pietre e schiumare, ancora e ancora, come un cane alla catena. Un mare che salta, si alza dal suo letto, supera la banchina, e se ne va via.


Bellissimo finale!
Bravo, @Edu :)

Che bello reincontrarci in traghetto dal WD al CdM, carerrimo Edu! :hug:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Caronte] Il mare

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«Cosa c’è?», si era deciso a chiederle Mario, una di quelle domeniche. «Niente», aveva risposto lei. «Cosa c’è?», era tornato a chiederle. «Niente».
Quando il personaggio che parla cambia, bisogna andare a capo. Ricordalo sempre @Edu.

Per quanto riguarda i contenuti ho delle domande e dei pareri da condividere. Parto con le domande:
I pensionati, nel parchetto in riva al fiume, alzano e abbassano le braccia, inspirano e soffiano, in dieci serie da dieci.
Che significa, fanno yoga? :asd:
Perché alzano e abbassano le braccia in dieci serie da dieci? Da come l'hai descritto sembrano tutti pazzi!
Ogni sera Mario Stanic apre il quaderno, compila tredici pagine, non una di più né una di meno, e lo richiude.
Perché proprio tredici pagine? Che quaderno è, scrive i suoi pensieri o altro? Sai quanto tempo ci vuole a scrivere tredici pagine di quaderno...?

Questo per farti capire che il lettore se le farà, queste domande. Se inserisci numeri o azioni senza apparente senso (senza nemmeno una metafora dietro) risulta difficile giustificarle solo perché ti serve inserire tanti numeri e azioni per rilevare lo scorrere sempre uguale del tempo (vedi le onde del fiume; ci sta, sono comprensibili; vedi le preghiere, idem; ma alzare e abbassare le braccia? Tredici pagine...?).

Per quanto riguarda i contenuti, il racconto mi è piaciuto molto e intravedo diverse prospettive nella tua storia.
Sara è stanca della sua città, credo. Le sta stretta, vuole andare via.
Sara forse, in quanto donna, è anche stanca delle pressioni che le mette la società, di essere madre e moglie (sembra quasi che lo scopo ultimo di una donna possa essere solo quello...). E così si distacca da Altair e dalla sua staticità, si stacca da Mario. Bellissima questa frase:
Sara lo accarezzò. Il suo pallore era rotto dalla virgola di un sorriso. «Tu appartieni alla città. Non incontrerò alcun mare, finché mi sarai accanto».
In cui, credo, sia racchiuso il senso della storia.
Domenico Russo - Editor
Gruppo Dedalo - Servizi editoriali

Re: [Caronte] Il mare

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Quale onore, @Niko in persona!

Grazie del passaggio e delle dritte caro, ti rispondo

Che significa, fanno yoga? :asd:
esattamente! Dici che devo esplicitarlo meglio? Ma poi si perde la fugacità dell'immagine... magari potrei aggiungere un semplice inciso, tipo "per esercizio", che dici?

Sai quanto tempo ci vuole a scrivere tredici pagine di quaderno...?
In effetti potrei fargliene scrivere qualcuna in meno. Dipende dal quaderno... io ne ho diecimila, a volte sono quadernetti piccoli e tredici pagine si compilano in fretta. Però obiezione accolta

Certo, hai colto. è un racconto sul desiderio di altrove, che può essere tanto forte da spingere a travolgere anche gli affetti pur di uscire dalla gabbia.

Domanda mia: mi dici come si fa a citare parti del testo come hai fatto tu? Io non mi sto raccapezzando tanto
Scrittore maledetto due volte

Re: [Caronte] Il mare

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esattamente! Dici che devo esplicitarlo meglio? Ma poi si perde la fugacità dell'immagine... magari potrei aggiungere un semplice inciso, tipo "per esercizio", che dici?
Sì, devi esplicitarlo meglio e cambiare e descrizione, anche perché lo yoga non consiste in alzare abbassare le braccia in serie da dieci! Mi sa che non l'hai mai fatto... sennò chiamalo risveglio muscolare e non stare a impelagarti con lo yoga.
In effetti potrei fargliene scrivere qualcuna in meno. Dipende dal quaderno... io ne ho diecimila, a volte sono quadernetti piccoli e tredici pagine si compilano in fretta. Però obiezione accolta
Beh, sì, però non sappiamo che tipo di quaderno è, quindi due, tre pagine al giorno mi sembrano più che ragionevoli. Tredici sono un'enormità.
Domanda mia: mi dici come si fa a citare parti del testo come hai fatto tu? Io non mi sto raccapezzando tanto
Premessa: a breve questa mia spiegazione sarà inutile, perché @swetty sta lavorando al nuovo Editor, che somiglierà di più a quello del WD, quindi tornerete a essere meglio assistiti.
Mentre attendiamo, puoi andare nell'editor completo e selezionare dal basso (sì, i messaggi li trovi capovolti a specchio) il testo che vuoi citare, incollarlo nell'editor completo e dargli il quote (simbolo delle virgolette alte).
Se vuoi farlo a mano, basta inserire [*quote] all'inizio del testo e [/quote] alla fine, senza asterisco (l'ho inserito altrimenti avrebbe funzionato anche ora).
Domenico Russo - Editor
Gruppo Dedalo - Servizi editoriali

Re: [Caronte] Il mare

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Me lo ricordo @Edu quel MI, e mi ricordo del tuo racconto.
Devo dire che averlo riletto in questa nuova versione mi ha fatto piacere. I recinti invisibili di qualsiasi società con regole da rispettare, moralita rigide o meno, sono difficili da otrepassare. Alcuni nemmeno ci provano, altri non ne avvertono il bisogno ma, restare diventa impossibile quando lo spirito si eleva così in alto da perdere di vista le priorità quotidiane.
Mi piace molto il messaggio che hai voluto comunicare, bella prova (y)

Re: [Caronte] Il mare

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Sarò breve @Edu, mi è piaciuto molto, come tutte le cose che scrivi.
Il sogno del mare l'ho percepito come una metafora di una ipotetica malattia di Sara.
Il tono del racconto invece mi ricorda un film di altri tempi.
Condivido gli stessi dubbi di Niko su alcuni dettagli che sembrano avere un significato, ma non vengono spiegati fino in fondo.
Insomma, mi piacerebbe saperne di più.
Ma resta un bel lavoro.

A presto!

Re: [Caronte] Il mare

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Ciao @Edu ,

Mi ricordo il contest in cui presentati la prima versione di questo racconto. Mi piacque allora ma adesso l'ho apprezzato ancora di più. L:ho trovato toccante e profondo. Si sentono i sentimenti del protagonista ma anche quelli di Sara, la sua voglia di andare, la sua curiosità (che guarda un po' è sempre femmina :P).

Bel pezzo davvero e ottima revisione, decisamente migliorativa (non leva poesia ma aumenta la chiarezza della storia).

Talia :happy-sunny:

Re: [Caronte] Il mare

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Edu ha scritto: mar gen 26, 2021 11:24 pm commento
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racconto migrato dal wd
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Il mare

Ogni giorno, nella chiesetta di quartiere, le vecchie del rosario recitano cinquanta volte la stessa preghiera. I pensionati, nel parchetto in riva al fiume, alzano e abbassano le braccia, inspirano e soffiano, in dieci serie da dieci.

Ciao @Edu ,
ricambio la visita. Ho visto che i numeri rispetto al primo racconto si sono dimensionati, ora sono credibili. Le serie a me non sembrano fuoriluogo, dato che serie si dice non solo per lo yoga ma anche per i movimenti di riabilitazione o di ginnastica in genere, quindi potrebbe essere un modo semplice per spiegare dei movimenti fisici. Se ti piace il numero tredici avresti potuto anche dire che lui scriveva tredici volte la stessa frase nel quaderno. Faccio per dire.
Per il resto noto che Sara ha il nome di quella Sara che nella Bibbia è legata a eventi di particolare significato, come partorire un figlio all'età di 90 anni e legarsi a Dio per la terra promessa. Cioè eventi straordinari. Ora anche la tua Sara parte, chiamata dal Mare verso un dove sconosciuto che è come una terra promessa per lei, e riceve questo richiamo in sogno, con visioni ricorrenti come era per i profeti.
Non mi fraintedere, non sto dicendo che ti sei ispirato alla Bibbia, sto solo notando delle analogie interessanti. Il racconto lo trovo bello, ha qualcosa che ti rimane dentro, forse perchè parla di qualcosa che, come queste analogie suggeriscono, è da sempre dentro di noi.

Re: [Caronte] Il mare

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Non mi fraintedere, non sto dicendo che ti sei ispirato alla Bibbia, sto solo notando delle analogie interessanti.

ok, @Sunday Times , allora va bene. è vero, Sara è un importante nome biblico, e forse inconsciamente qualcosa è risuonato nella mia testa nello sceglierlo, ma non c'erano simbolismi di rimando, nelle intenzioni... magari giusto una suggestione... ma a me sembra che tu l'abbia colto, quindi tutto ok
Scrittore maledetto due volte

Re: [Caronte] Il mare

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Ciao @Edu mi ricordavo la versione originale, e che già mi era piaciuta quella, all'epoca. L'ho riletta qui, per vedere le differenze, a parte quella evidente del nome della città.
Il racconto è lo stesso, hai alleggerito e semplificato la struttura senza diminuirne la poesia e il lato evocativo, mi sembra un ottimo lavoro. E quel mare, di cui ognuno deve trovare e affrontare il proprio mi piace sempre tanto.
Nulla da eccepire (forse sì, staccare le battute di dialogo, anche se è un ricordo, ma te l'ha già fatto notare ben più autorevole commentatore, quindi mi eclisso). Molto bello.
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [Caronte] Il mare

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Ciao @Edu ,
non avevo ancora letto la prima versione di questo racconto. Devo dire che era già un'ottima versione, questa nuova forse rimane più chiara, anche se sinceramente non ho trovato differenze sostanziali (e magari non era tua intenzione fare un editing pesante, ma giusto qualche piccolo aggiustamento che mi pare funzioni bene)...
La storia ha il fascino di una parabola, metaforica ed evocativa. Devo dire che a me non hanno disturbato le serie di numeri. È vero che, come ha detto Niko più sopra, chi legge si chiede cosa significhino, se ci sia un senso nelle diverse cifre. Io me lo sono chiesto nel primo paragrafo in cui appaiono. Poi, quando le ripeti, ho inteso che alludessero sia alo scorrere del tempo che alla ripetitività tipica di un luogo "perfetto". La perfezione è anche fonte di noia perché manca l'imprevisto che deriva dal negativo. Per questo Sara vuole fuggire...
Un bel racconto con bellissime immagini! Bravo!
Cetty

Re: [Caronte] Il mare

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«Torna indietro», disse lei, approdati al di là del Sole, «non è il tuo desiderio, è il mio. E porta Andra con te»
"Andra" è restato eguale dalla prima versione.

In pratica qui sotto faccio un copia e incolla di un commento fatto ad altri:

Sarò sincero, @Edu, se avessi letto solo questo testo mi sarebbe piaciuto moltissimo, come del resto mi era piaciuto moltissimo il primo che hai traghettato. Però è come se avessi letto la stessa cosa due volte.
Infatti trovo i racconti praticamente identici, il secondo con sole piccole modifiche non di sostanza che non soddisfano il requisito di dare un nuovo senso e un nuovo valore al "vecchio" racconto. Lo dirò in un altro modo, il tuo intervento mi è sembrato troppo "minimalista" per giustificare una nuova presentazione. A meno che qualcosa non mi sia sfuggita, nel qual caso ti prego di espormela e di scusarmi.
Se leggi bene questa riga non hai bisogno degli occhiali da vista

Re: [Caronte] Il mare

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Ciao @Bef , @ivalibri , e @Macleobond , grazie a entrEmbi

E porta Andra con te
Acc.


Allora, rispondo a Macleo, rispondendo anche un po' a Befana profana (scusa eh, finché ti chiamavi così ti chiamavo Bef, ora mi pare giusto fare il contrario) e a Cettina.
Quando è uscito il regolamento di Caronte stavo appunto revisionando questo racconto. è una cosa che faccio coi racconti che mi piacciono, a distanza di un annetto circa, quando si rileggono con maggiore lucidità, aiutandomi sempre molto con i commenti ricevuti l'anno precedente, che dopo un po' secondo me si recepiscono con più distacco. Ho scelto semplicemente di rappresentare quello che stavo facendo, anche per mostrare agli eventuali nuovi l'utilità dei commenti (sta cosa l'ho pure scritta anche nel topic chiedendo se andassero bene le semplici revisioni); quindi la scelta è stata anche un po' casuale.
è vero che sostanzialmente è un auto-editing, nn uno stravolgimento, ma un'aggiunta sostanziale secondo me c'è. Anche questa è una cosa capita grazie a un commento (quello di @Silverwillow , che ringrazio) che mi fece osservare come nel racconto non si spiegasse come si traversasse il fiume. Là per là non ci diedi peso, dopo un anno mi sono accorto che era la vera mancanza del brano. Ecco, quella del fiume che vuole lasciar passare Sara è un'aggiunta che secondo me andava fatta.
Scusate se l'ho fatta lunga, era per dire che al di là di strategie da contest (vi confesso che vincere mi interessa sempre meno) mi sembrava onesto in questa occasione rappresentare il lavoro che credo un po' tutti facciamo anche grazie ai commenti (e ho fatto gli interventi che mi sembravano opportuni, senza calcare la mano solo per differenziare di più il testo), pure per far capire a chi è un po' restio a ricevere critiche che un complimento fa piacere, ma un'osservazione critica è un vero regalo.
A leggervi presto
Scrittore maledetto due volte

Re: [Caronte] Il mare

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Ciao! Visto che mi hai taggata passo per un saluto. :angelic-whiteflying:
Mi ricordavo bene il racconto, ma l'ho riletto per curiosità, e in effetti io avvertivo uno stacco tra la parte dove discutevano di partire e il momento in cui lei diceva "Torna indietro". La parte aggiunta secondo me serve e migliora la storia (e sono contenta di aver dato per una volta un suggerimento utile).
Anche gli altri aggiustamenti, nei dialoghi iniziali e altrove, li ho trovati utili. Era già un racconto ottimo, ma sei riuscito a migliorarlo ancora. :handgestures-thumbsup:
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: [Caronte] Il mare

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@Edu
E porta Andra con te».
Refuso: Andrea



Avevo già letto il testo e mi era piaciuto, però qui, sebbene sia ampliato e scritto bene, il racconto mi sembra rimanga invariato nella sostanza.
Gli elementi principali sono quelli: la città perfetta nella sua regolarità fatta di gesti ripetitivi (tot numero di preghiere che – suppongo – rappresentino la moralità) tot numero gli esercizi fisici (che forse rappresentano la cura del corpo), il fiume che determina il confine invalicabile e una donna, Sara, che prende coscienza di sè fino scoprendo che quel limite non può starle bene. Lei vuole di più, ha bisogno di sperimentare se stessa, le sue capacità (?).
Sara comincia a percepire l'agitazione dentro di sé (tu l'hai identificata con il mare, simbolo di viaggio verso nuovi mondi,) fino a comprendere che non può più rimanere al fianco del suo uomo come un involucro senza sangue.
Anche Mario lo ha capito (involucro senza sangue sono parole di Mario). Quest'ultimo prova a seguirla con il bambino, ma non c'è posto per loro nei sogni di Sara, quindi dovrà lasciarla procedere da sola.
Sara stessa glielo chiede senza se e senza ma, dopo aver provato a rimandare la sua decisione.
Il mare in secca mi ha ricordato Mosè :P
Quando il tormento ti prende vuol dire che ciò che hai non è più sufficiente.
La figura di Andrea non mi pare abbia un valore determinante nel testo se non per inquadrare la famiglia tipo.
Il messaggio è molto chiaro: lascia tutto e vivi i tuoi sogni.
Sarebbe bello leggere il sequel: Come sarà il suo viaggio? Cosa troverà Sara? Riuscirà a placare quell'agitazione? Riuscirà a raggiungere il suo traguardo?
La tua scrittura, caro Edu, è molto gradevole.
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