[Caronte] Tratti di pioggia sopra Auschwitz

1
Commento: viewtopic.php?p=5527#p5527
Brano originale: viewtopic.php?f=9&t=855

Tratti di pioggia sopra Auschwitz

La bandiera rossa apparve avanzare assieme la lunga coda di mezzi militari. Non vi era polvere dietro di sé, solo il fumo nero dei motori surriscaldati, confuso tra il bianco vapore dei respiri dei soldati. Era il giorno ventisette del gennaio del 45; il più sconcertante che la storia abbia mai conosciuto.

Lo sterrato fu indifferente al pesante passaggio dei camion, tanto il gelo aveva reso quella nuda terra rigida e insensibile. Era stata la lunga serie di caseggiati inseriti all'interno della enorme linea di recinti, che aveva spinto il comandante Kurockin a inviare quattro dei suoi a cavallo in avanscoperta. Dopo aver tagliato le catene del cancello, sotto gli increduli e spauriti sguardi, di quelli che apparvero come dei fantasmi, Palev spalancò la porta dell'inferno al mondo intero.

“ Siete stati liberati dalla Armata Rossa! Dai valorosi soldati della patria Russia! Che ha sconfitto il demonio nazista per sempre! Siatene grati!”
Il discorso fiero e solenne fu tenuto dall'ufficiale sullo stesso tavolato sopraelevato dello stabile; che era stato usato come il centro di comando tedesco del campo: adesso erano cambiate le uniformi, le bandiere.

Ma molti di quelli che avevano ascoltato il proclamo della disfatta nazista e della ritrovata libertà parvero non capire; ancora la paura non li aveva abbandonati. Solo nei giorni seguenti capirono che qualcosa di importante era avvenuto. Era cambiato il via vai delle persone. Si cercava di raccogliere i morti, rinsecchiti e vuoti dopo giorni all'aria. Gli sguardi compassionevoli avevano sostituito quelli duri, crudeli, arcigni, terrorizzanti, con i quali erano stati soggiogati.

Molti di loro avrebbero continuato per giorni a vagare per il campo liberato come se niente fosse successo e come se ancora aspettassero la morte. Camminare, muoversi, non stare fermi, immobili, inermi. Fare qualcosa per metabolizzare l'esperienza e pian piano riprendere le redini della vita.

“ Vuoi parlarmi di te? Ti va?”, chiese Aleksey a Itzac.

Un tavolo di legno li univa, uno di fronte all'altro; il silenzio e la flebile luce del giorno li teneva compagnia.

“ Capisco che sia difficile per te parlare... mi è stato dato l'incarico di raccogliere notizie sull'accaduto...e dato che tu conosci la mia lingua, chi meglio di te può essere utile... queste carogne non la devono passare liscia ” , annuì ancora Aleksey.

“ Io- io- io non so che dirti; ancora non mi rendo conto”, esclamò Itzak.

“ Dimmi quello che senti, comincia da dove vuoi; ti farà bene liberarti”.

“ Liberarmi? Magari potessi!”, rispose con una punta di ironia e con un allargare di braccia come a mettere in evidenza la sua persona, e come la divisa a righe che nascondeva ciò che rimaneva di lui fosse oramai quasi una seconda pelle.

“ Io sono Itzak Hirsh, ho ventisette anni, mio padre era Avraham Hirsh, mia madre Ariela Rosemberg. I miei nonni si chiamavano Natan e Malka Hirsh per la parte di mio padre”... “

Aleksey lo fermò dall'elencare la sua famiglia: “ capisco l'importanza delle tue origini: credimi. Conosco bene cosa sia per voi la memoria dei vostri cari; ti prego vai oltre”.

“ Sono oramai nomi che possono vivere solo nella mia mente, dato che so dove oggi stanno, e di certo, non su questa terra. “

Itzak fece una pausa di qualche secondo e riprese il racconto. Le sue parole distese lo riportarono indietro nei ricordi.

“ Lontani e sicuri stanno i giorni di quando arrivai qui. Non ricordo bene a chi stringevo la mano,
e chi mi si aggrappò con forza quando fummo fatti scendere dal carro. Ricordo la confusione, la gente che chiama – Zlata ! Zlata! Uri! Uri!- . E poi l'abbaiare dei cani, il sibilo delle fruste, gli ordini di chi ci divise: rauss! Schnell ! beeil dich, beweg dich, du bist hier und du bist frei!
Lontani sono quei giorni. Lontana è la paura, il terrore. Ho perso il contatto con il mondo, sono entrato come dentro ad una gabbia. La gente si gettava sul filo spinato in tensione scegliendo la morte più dolce. Io ho fatto l'abitudine alla paura; non so in quanto tempo mi sono estraniato al terrore. Non so come abbia fatto a non provare più pena, ne paura nel vedere la gente morire. Quanti di noi messi in fila fuori nella notte, nudi al gelo e alla vergogna, bagnati con gli idranti, e io a guardare senza provare niente. Li vedevo andar giù uno alla volta; senza dire una parola, dopo un momento di brivido, mentre il gelo silenzioso li assaliva. Gli ho visto mettere le sue gelide mani dentro al loro cuore, stringendotelo forte sino a farlo smettere di battere. Li portavano via la mattina duri come la pietra, qualcuno con le braccia tese e in posa come manichini.
Cosa sono diventato io? Un mostro che non sente dolore per nessuno! Come se la morte mi fosse diventata fraterna e compagna di giochi!“

Itzak apparve bloccarsi nel suo vaneggiare; Aleksey approfittò della pausa per cambiare discorso e uscire da quel racconto di morte: „ dimmi, ma come passavi le giornate? „

- guardavo morire la gente mentre la pioggia scendeva! Hai mai notato che i tratti di pioggia sono perfetti e dritti come se fossero disegnati col righello? Sono linee sottili come lame, che segnano lo sfondo tra terra e cielo; appaiono dritte e seguire i contorni del filo spinato. Si accompagnano fedeli alle sbarre, alle recinzioni; come le righe che abbiamo cucite addosso, cornice di corpi di sole ossa. Tratti di pioggia cadente dal color graffite, grigia e pregna di cenere, in questo gioco di sfumature che abile matita può disegnare e far risaltare dalla neve con due linee, i gelidi binari morti con i quali sono arrivato. Dritti come lame che segnano la fine nella spietata geometria del dolore, dove nessuna curva resiste dal deviare da giorni di noia, dove l'unica sorpresa è solo una breve tangenziale verso quella libera polvere che è stata a noi destinata, ma cui io non appartengo, non essendomi mischiato alle altre ceneri. Non faccio parte di quel colorante con cui questi tratti di pioggia tutto ha disegnato; non faccio parte di questo dipinto dalle tinte sbiadite“.

Itzak ancora si fermò dal parlare, e nello stesso istante una porta si aprì con grande sollievo di Aleksey che si mise in piedi e andò incontro al compagno Antonov: “ questo qui è andato fuori di testa, non lo possiamo utilizzare come testimone. Farfuglia cose senza avere nessuna lucidità.”

“ compagno Aleksey! Ho saputo delle cose terribili. Quest'uomo è Itzak Hirsh, professore di lettere a Varsavia, figlio di famiglia di letterati e poeti “.

“ Sì! Sono io, Itzak Hirsh, figlio di Avraham Hirsh, mia madre Ariela Rosemberg. I miei nonni si chiamavano Natan e Malka Hirsh per la parte di mio padre...”

“ Sì lo so Itzak, se vuoi puoi andare a fare una passeggiata, ci siamo detti tutto “ .

Itzak uscì dalla baracca e prese i suoi passi lentamente unendosi a chi davanti a lui percorreva gli abituali viali privi di alberi e di foglie a terra. Viali prospettici disegnati da filo e reti, dritti pali, e dove le sagome dei sopravvissuti si disegnarono nel centro della scena.

Antonov lo guardò perdersi tra i filari, scosse la testa dicendo: “ Come avrebbe potuto reggere a ciò che ha visto? Da quel che si racconta, appena sceso dal treno, la moglie prese a gridare e in preda al terrore si attaccò al suo braccio e inutili furono le sue suppliche di staccarsi per andare con le altre.. neanche i tedeschi riuscirono a staccarla e alla fine le spararono in testa. Da quel momento non è stato più lui, poveraccio. Questa guerra rimarrà scritta nella storia per molto tempo.

Tratti di pioggia sopra Auschwtiz.

Adesso cade copiosa,
sbattuta dal vento di marzo,
pulita dalla cenere e dall'onta.
Ritornare limpida e pura
annunciare la fine della peste.
I corpi ha reso alla terra,
perché possano dimenticare e riposare.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Caronte] Tratti di pioggia sopra Auschwitz

3
di raccogliere i morti, rinsecchiti e vuoti dopo giorni all'aria.

dopo solo giorni non credo che i corpi potessero essere già secchi e vuoti nonostante il ghiaccio, l'immagine però rimane molto bella, per questo ti suggerisco solo di sostituitìre giorni con "da tempo all'aria".

del giorno li teneva compagnia

qui c'è un refuso li = gli

“ Liberarmi? Magari potessi!”, rispose con una punta di ironia e con un allargare di braccia come a mettere in evidenza la sua persona, e come la divisa a righe che nascondeva ciò che rimaneva di lui fosse oramai quasi una seconda pelle.

Questa frase è troppo lunga, ti suggerirei di spezzarla: ... rispose con una punta di ironia e con un allargare di braccia come a mettere in evidenza la sua persona. La divisa a righe, come una seconda pelle, nascondeva a malapena ciò che rimaneva di lui.

Aleksey lo fermò dall'elencare la sua famiglia: “ capisco l'importanza delle tue origini: credimi. Conosco bene cosa sia per voi la memoria dei vostri cari; ti prego vai oltre”.

Anche questa frase è da rivedere. Poco prima abbiamo visto il personaggio elencare i membri della famiglia, quindi in questa frase basta dire: Alejsey lo fermò: « capisco... vai oltre.»

Itzak apparve bloccarsi nel suo vaneggiare

qui è parve e non apparve

„ dimmi, ma come passavi le giornate? „

qui perchè hai messo le virgolette basse?

Stavo per segnalarti anche qualcosa sul linguaggio che mi era sembratto troppo poetico, ma poi ho visto che di poeta si tratta e quindi il registro si adatta.

Ti confesso che la storia in sè non mi ha dato particolare emozione, forse perchè quando le immagini sono troppo sfruttate abbiamo bisogno di sentirle raccontate in modo diverso. O forse sono solo io che mi aspettavo qualcosa di più toccante. Non è il fatto in sè a lasciarmi perplessa ma la narrazione, che risulta troppo omogenea, un po' inespressiva, come i personaggi che intavolano il dialogo. Migliori sono invece le scene descrittive all'inizio. Bella pure la descrizione/paragone della pioggia/sbarre, anche se un po' snellita a sua volta avrebbe avuto un effetto più incisivo. Ti assicuro che probabilmente non faccio testo e prendi il mio commento sapendo che ho il difetto di dire pochissimo, quindi appena vedo una parola in più mi salta agli occhi; si tratta quindi più di un mio difetto che di uno tuo. Magari altri commenteranno in modo assolutamente diverso e sarà giusto così.

Ho dovuto fare le pulci al tuo pezzo per postare il mio, perdonami, qui ci viene chiesto di fare le nostre riflessioni con sincerità, ma c'è sempre il gusto personale che differenzia gli uni dagli altri, quindi tutti i commenti sono validi ma nessuno di essi è una sentenza. Tienilo sempre in considerazione.

Re: [Caronte] Tratti di pioggia sopra Auschwitz

5
ciao @Adel J. Pellitteri e grazie per le tue osservazioni nel più sincero spirito costruttivo. Guarda, tu spalanchi una porta aperta, condivido appieno le critiche, perché mi sono reso conto anch'io che qualcosa potevo migliorare. Ma sono uno che ha preferito gettarlo così nel bel mezzo della arena, dato che mi piace il dibattito. le cose troppo perfette non fanno per me. Anche perché devo imparare tanto sulla scrittura, e quindi accetto le critiche. Mi fa piacere che il finale poetico di sia piaciuto, questo mi basta... ciao :love:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Caronte] Tratti di pioggia sopra Auschwitz

7
bestseller2020 ha scritto: mar gen 26, 2021 5:53 pm
La bandiera rossa apparve avanzare assieme la lunga coda di mezzi militari.

assieme alla

... disfatta nazista e della ritrovata libertà parvero non capire; ancora la paura non li aveva abbandonati.

parvero non capire, tanto la paura li attanagliava ancora.

Fare qualcosa per metabolizzare l'esperienza e pian piano riprendere le redini della vita.

della propria vita

“ Vuoi parlarmi di te? Ti va?”, chiese Aleksey a Itzac.

Un tavolo di legno li univa, uno di fronte all'altro; il silenzio e la flebile luce del giorno li teneva compagnia.

ti suggerisco due opzioni: gli tenevano compagnia - tenevano loro compagnia.

“ Lontani e sicuri stanno i giorni di quando arrivai qui.

“ Lontani e sicuri stanno i giorni precedenti al mio arrivo qui?


Non so come abbia fatto a non provare più pena, ne paura



nel vedere la gente morire. Quanti di noi messi in fila fuori nella notte, nudi al gelo e alla vergogna, bagnati con gli idranti, e io a guardare senza provare niente. Li vedevo andar giù uno alla volta; senza dire una parola, dopo un momento di brivido, mentre il gelo silenzioso li assaliva. Gli ho visto mettere le sue gelide mani dentro al loro cuore,

Qui sopra non hai chiarito il soggetto


- guardavo morire la gente mentre la pioggia scendeva! Hai mai notato che i tratti di pioggia sono perfetti e dritti come se fossero disegnati col righello? Sono linee sottili come lame, che segnano lo sfondo tra terra e cielo; appaiono dritte e seguire i contorni del filo spinato. Si accompagnano fedeli alle sbarre, alle recinzioni; come le righe che abbiamo cucite addosso, cornice di corpi di sole ossa. Tratti di pioggia cadente dal color graffite, grigia e pregna di cenere, in questo gioco di sfumature che abile matita può disegnare e far risaltare dalla neve con due linee, i gelidi binari morti con i quali sono arrivato. Dritti come lame che segnano la fine nella spietata geometria del dolore, dove nessuna curva resiste dal deviare da giorni di noia, dove l'unica sorpresa è solo una breve tangenziale verso quella libera polvere che è stata a noi destinata, ma cui io non appartengo, non essendomi mischiato alle altre ceneri. Non faccio parte di quel colorante con cui questi tratti di pioggia tutto ha disegnato; non faccio parte di questo dipinto dalle tinte sbiadite“.

Questo pezzo sopra che ti ho messo in corsivo è il migliore, secondo me.


Tratti di pioggia sopra Auschwtiz.

Adesso cade copiosa,
sbattuta dal vento di marzo,
pulita dalla cenere e dall'onta.
Ritornare limpida e pura
annunciare la fine della peste.
I corpi ha reso alla terra,
perché possano dimenticare e riposare.
Bella la tua poesia. Bravo, @bestseller2020 :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Caronte] Tratti di pioggia sopra Auschwitz

9
Ciao @bestseller2020 ,

L'argomento del tuo racconto fa sempre vibrare le anime di chi lo legge, sono cicatrici di storia non troppo lontana che fanno male.
Il racconto è ben condotto nella struttura e molto toccante.
Ho solo una piccola considerazione da farti. Il protagonista riesce ad analizzare la sua condizione psicologica dopo due giorni dalla liberazione, che ancora nel lager non si è spogliato dell'abito a righe.
Ora, tutto può essere, ma per una persona sottoposta a tante violenze e stenti da mesi o anni, riuscire in due giorni ad autoanalizzarsi con queste parole:
bestseller2020 ha scritto: Io ho fatto l'abitudine alla paura; non so in quanto tempo mi sono estraniato al terrore. Non so come abbia fatto a non provare più pena, ne paura nel vedere la gente morire.
Secondo me ci vuole un po' di distanza temporale dagli eventi per descrivere in questo modo lucido la propria condizione mentale.

Nel complesso un bel racconto.

Talia :happy-sunny:

Re: [Caronte] Tratti di pioggia sopra Auschwitz

10
ciao @Talia grazie del commento e del tempo che mi hai dedicato. Devo rispondere alla tua osservazione sulla autoanalisi di Itzak che definisci troppo anticipata. Itzak è tutt'altro che una persona lucida, se ne rende conto chi lo interroga. Le parole di Itzak sono il frutto di un trauma e per quanto possano sembrare un'autoanalisi, è solo una amara constatazione di una mente che ha che fare con un grande tormento, tra realtà e lucida follia.
La follia ha sempre la sua lucida rappresentazione. Credo che comunque ognuno coglie dei particolari che ad'altri scappano e di certo saprò fare dei tuoi, motivo di analisi. Non ho voluto fare troppo uso della psicologia in questo breve racconto, non era questo l'intento, ma fare di una poesia un piccolo racconto poetico . Grazie @Talia :sss:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Caronte] Tratti di pioggia sopra Auschwitz

11
Ciao @bestseller2020 ,
leggendo il tuo racconto non si può fare a meno di pensare all'incipit de La tregua di Primo Levi, a cui tu stesso accenni con i quattro soldati mandati a cavallo in avanscoperta (gli stessi che incontrano Primo Levi e il suo compagno). È un momento emozionante che il grande scrittore rende alla perfezione con la sua sensibilità. Mi hai fatto venire voglia di rileggerlo per l'ennesima volta. I testi di Levi li posso leggere all'infinito, non stancano mai e, soprattutto, non si esauriscono mai, ogni volta è come la prima volta perché mi pare di cogliere qualcosa di diverso. Quindi ti sei confrontato con un modello altissimo, irraggiungibile direi, ma hai fatto bene a osare. Il tuo racconto ha bisogno di qualche aggiustamento formale ma ha un suo perché nel contenuto. Mi è piaciuto l'espediente che il prigioniero fosse un poeta, funziona bene nell'economia del racconto e giustifica il suo modo strano e desueto di parlare.
Però a mio parere, ciò che funziona meglio sono le parti in poesia, la bella chiusa di questo racconto e la poesia da cui sei partito. Forse per parlare di Auschwitz non si possono che usare i versi.
Ciao!

Re: [Caronte] Tratti di pioggia sopra Auschwitz

13
Un tavolo di legno li univa, uno di fronte all'altro; il silenzio e la flebile luce del giorno li teneva compagnia.
Pensa @bestseller2020 , io avrei detto : un tavolo di legno li separava.
Che strano. Qualcosa che è nel mezzo per me sepapara. Quando ho letto questa tua frase ho cecato di vedere l'insieme. Forse ha un significato particolare quel tavolo?
e la flebile luce del giorno li teneva compagnia.
Gli teneva compagnia o li teneva in compagnia
Soprattutto, i tuoi versi mi hanno picevolmente colpito. Il racconto ha una trama che, per me, traballa un pò. Comuque gradevole e ben scritto.

Re: [Caronte] Tratti di pioggia sopra Auschwitz

14
"Ma molti di quelli che avevano ascoltato il proclamo della disfatta nazista e della ritrovata libertà parvero non capire; ancora la paura non li aveva abbandonati."
Una piccola ingenuità, credo che la paura non li abbandonerà per tutta la vita.
Un racconto sincero e sentito con momenti di poeticità personali e sensibilità per un tema sempre presente.
Bravo @bestseller2020

Re: [Caronte] Tratti di pioggia sopra Auschwitz

17
Ciao, @bestseller2020, mi è piaciuta l’idea del racconto che trae spunto da un testo poetico, e ho apprezzato anche che tu ci abbia proposto quest’argomento proprio nei giorni in cui si celebra la memoria dell’Olocausto.
Ma sono uno che ha preferito gettarlo così nel bel mezzo della arena, dato che mi piace il dibattito. le cose troppo perfette non fanno per me.
Tu stesso hai la consapevolezza che nel racconto ci sono degli aspetti da rivedere, e per partecipare anche io al dibattito, ti dico che secondo me dovresti limare innanzitutto l’aggettivazione, l’ho trovata eccessiva, soprattutto nella prima parte del brano. Dovresti poi, sempre a mio parere, eliminare il superfluo, per esempio qui:
Era il giorno ventisette del gennaio del 45; il più sconcertante che la storia abbia mai conosciuto.
Non serve dare l’informazione al lettore, lascia che ci arrivi attraverso i fatti che racconti, si capisce benissimo. Sono diversi i punti in cui dici di più di quello che serve, così facendo rischi di rovinare l’atmosfera e appesantire la lettura.
Mi è piaciuto il delirio a tratti lirico del protagonista: da quel fiume di parole emerge lo sconvolgimento interiore di chi è stato costretto a vivere un’esperienza disumana, sembra quasi il monologo di un personaggio delle tragedie. D’altronde quella che ha vissuto è la più grande tragedia della storia.
C’è tanto da apprezzare, nel tuo racconto, @bestseller2020, e tanto su cui lavorare. Ma questo tu lo sai già.
Grazie della lettura. Ciao.

Re: [Caronte] Tratti di pioggia sopra Auschwitz

18
Lontani e sicuri stanno i giorni di quando arrivai qui.

Qualcosa da rivedere - tipo la frase sopra e altro oggetto di segnalazioni dei lettori - non tolgono valore a questo testo, solido e molto lontano dalla facile demagogia e dalla ricerca di momenti emozionali di sicuro effetto.
Si tratta di un buon lavoro, quindi, @bestseller2020.
Se leggi bene questa riga non hai bisogno degli occhiali da vista

Re: [Caronte] Tratti di pioggia sopra Auschwitz

19
Ciao, @bestseller2020. Bentrovato! Tralasciando qualche incertezza formale, di cui ti hanno già fatto tutte le osservazioni del caso e quindi evito di tediarti ulteriormente, il racconto coinvolge al livello emotivo e umano soprattutto per la tematica, un po' meno per lo stile e la maniera di narrare. Ho apprezzato però e molto la parte descrittiva che introduce la storia e i versi in chiusura. In ogni caso una buona prova.
Piccoli Grandi Sognatori

 Without faith, without hope, there can be no peace of mind. [cit.]

Re: [Caronte] Tratti di pioggia sopra Auschwitz

21
Ciao @bestseller2020 :)
Mi piace che tu abbia scelto di narrare il momento della liberazione. Non ho ben chiaro il riferimento alla pioggia del titolo, non capisco se è metafora di qualcosa. In generale mi sembra che tu abbia un bel controllo della scrittura e che sappia usarla per ottenere il risultato che cerchi, ci sono alcuni refusi, ma quelli si eliminano con facilità.
https://www.edizioniel.com/prodotto/lan ... 866568070/
https://www.edizionipiuma.com/it/i-disobbedienti/
Linda e la montagna di fuoco

Re: [Caronte] Tratti di pioggia sopra Auschwitz

23
ciao @Macleobond mille grazie per il tuo commento e per i consigli. Mi rattrista che hai trovato la frase che mi hai fatto notare " Lontani e sicuri stanno i giorni di quando arrivai qui." :D scherzo! Questa frase l'ho costruita come l'introduzione al delirio di Itzak. Il discorso parte da questa considerazione: " Lontani e sicuri stanno i giorni..." Itzak ha la consapevolezza che i terribili giorni dell'ingresso al campo e dello sbarco dal carro, sono oramai rilegati al passato e mai potranno tornare indietro a tormentarlo: oramai " stanno al sicuro". Contavo molto su questa frase.... ciao Macleo e grazie ancora :D
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Caronte] Tratti di pioggia sopra Auschwitz

24
ciao @Emy è un piacere ritrovarti. Grazie per il tuo passaggio e le note. Sono consapevole di aver scritto un pezzo facendo parlare poco la voce narrante. Mi rendo conto di essermi negato al giusto uso della narrazione. Sono stato coscientemente stringato, in quanto ho pensato di incentrare tutta l'attenzione al delirio di quest'uomo. Col senno di poi e con le note che mi avete fatto, credo che qualcosa in più avrei fatto. Grazie :sss:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Caronte] Tratti di pioggia sopra Auschwitz

25
ciao @Almissima grazie del passaggio. Hai ragione sul linguaggio del protagonista, ma come già detto, questo è lo sfogo di un uomo traumatizzato. Per la giovane età, considera che Itzak è figlio di letterati e come puoi immaginare, all'epoca i figli di letterati, avevano già il posto assicurato appena presa la laurea... erano altri tempi. Grazie ancora :sss:
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Rispondi

Torna a “Racconti”