Re: Marketing, promozione e compagnia

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A me è successo di ricevere più volte, via Instagram, l'invito invadente (nel vero senso della parola) di altri scrittori ad acquistare il loro romanzo. Persone che senza neanche presentarsi, scambiare un minimo messaggio o instaurare un qualsiasi dialogo, mi proponevano l'acquisto dei loro libri.
So che non stai parlando di questo, @Francesco Avella, ma spesso il mondo social è davvero molesto e in alcune persone può ingenerare diffidenza. 
Di contro mi è capitato, seguendo hashtag comuni, di conoscere altri scrittori, instaurare un dialogo spontaneo e disinteressato e scegliere liberamente di acquistare il loro libro e recensirlo, o che fossero loro ad acquistare e recensire i miei.
So che parlavi di blogger e non di altri scrittori e sono anche d'accordo sul fatto che lì dove gli editori non si occupano di promuovere il libro tra gli influencer dovrebbe essere l'autore a farlo, ma a mio parere non con copie cartacee. Lo si può fare giusto con due o tre blogger, magari utilizzando alcune delle copie omaggio, ma renderla una prassi e farlo con 10-15 significherebbe svenarsi (e d'altra parte solo 2 o 3 non smuoverebbero certo le vendite).
Io tenderei, quindi, se proprio si vuole tentare questa strada, a puntare proprio sulle copie digitali.

Re: Marketing, promozione e compagnia

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@Silverwillow Rappresenti una speranza. La speranza che, come te, una larga massa di giovani e meno giovani (un mio coetaneo conoscente ammorba Facebook di commenti insulsi e da hater su tutto ciò che accade a 360°) si renda conto della vacuità e dell'inutilità di un sistema che, se assiduamente praticato, porta via un sacco di tempo alla vita reale. Che è l'unica vita che abbiamo, e non va sprecata.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
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[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Marketing, promozione e compagnia

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Quanta negatività... capisco che le vostre esperienze siano negative, ma si basano su azioni che non andrebbero fatte.
Io ho consigliato di relazionarvi con i lettori, con quelli che hanno profili in cui recensiscono decine di libri; invece, prima mi è stato fatto l'esempio dello scrittore infastidito che blocca altri scrittori, poi quello dell'influencer generico "che recensisce cose a caso tra creme idratanti e vestiti"... ma non bisogna contattare né l'uno né l'altro!

Contattando i lettori, quelli che trovate cercando #bookloverita, #bookstagramitalia e simili, potrete ottenere recensioni sul loro profilo seguito da migliaia di persone interessate ai libri; questo non significa vendere migliaia di copie, anzi, se se ne vendono 10-15 a recensione è già un buon risultato, ma se questo risultato viene ripetuto per una media di 4 recensioni al mese, penso che sia già qualcosa; non è un tipo di attività una tantum, è qualcosa da fare nel corso del tempo.
L'ideale è inviare copie cartacee, ma facciamo due cartacee e due digitali; bene, per ordinare due copie al mese da Amazon (non dovete per forza inviare le vostre copie fisiche che avete in casa recandovi alla Posta, vi basta ordinarle su Amazon mettendo l'indirizzo di spedizione del lettore), quanto spendete? 
Forse 35 euro? Fate a meno di qualche caffè, sigaretta, birra o dolce e la spesa non dovrebbe pesarvi più di tanto.
Capisco che possa essere una cosa un po' impegnativa, ma lo è meno del fare tour di presentazioni fisiche e, soprattutto, è qualcosa alla portata di tutti; i post si posso programmare e nessuno vi corre dietro, potete fare secondo i vostri tempi.

Inoltre, non è solo questione di ottenere una recensione, perché otterrete anche l'immagine del vostro libro, magari letto da qualcuno in forma cartacea; l'immagine la potete usare anche in futuro per altri contenuti, la potete mettere sul vostro sito e altrove; immaginate di ottenere oltre dieci immagini del vostro libro letto da altre persone... non pensate che potrebbe esservi utile creare una raccolta di queste immagini?
Avere molte immagini del genere non aumenterebbe la vostra "autorevolezza", diciamo così, agli occhi di chi vi troverò online?
Immaginate di contattare un editore per proporgli il vostro prossimo libro; con immagini del genere non pensate che potreste aumentare un minimo le possibilità di pubblicare, dato che dimostrerete di essere letti e di esservi anche impegnati nella promozione?
E le recensioni che i lettori scriveranno sui loro profili su Instagram, tra l'altro, non potrebbero scriverle anche su Amazon, con la conseguenza che resteranno lì per anni convincendo, nel tempo, altri lettori a ordinare il vostro libro?

Vedete quante idee positive e utili possono venire in mente, se si affronta la questione vedendo il bicchiere mezzo pieno?
Certo, sono piccole cose, ma con un po' di pazienza e organizzazione sono obiettivi alla portata di tutti, ma se partite con la negatività mostrata fino ad ora, beh, non partirete affatto, e vi perderete qualche piccola occasione per pregiudizio o poca voglia di aprirvi al digitale; capisco che dovrebbero essere gli editori a promuovere i libri, ma se aspettate loro...
Penso che per adesso non continuerò su questo tema, perché il confronto diventa un po' difficile con questa chiusura; rispetto agli autori del passato avete la possibilità di far conoscere i vostri libri a molte persone in tutta Italia con pochi mezzi, dovreste essere entusiasti di questo, invece mi sembra che per voi il bicchiere sia sempre mezzo vuoto... del resto è anche questione di abitudine, per cui rinnovo l'invito a vedere un po' cosa succede su Instagram per capire un po' meglio le possibilità di cui parlo.
Social Media Manager per editori e scrittori.
Ho lavorato per un editore e 30 autori (dato aggiornato a marzo 2023).

- Curriculum su LinkedIn.
- Articolo in cui spiego cosa faccio.
- Profilo Instagram.

Re: Marketing, promozione e compagnia

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ElleryQ ha scritto: Di contro mi è capitato, seguendo hashtag comuni, di conoscere altri scrittori, instaurare un dialogo spontaneo e disinteressato e scegliere liberamente di acquistare il loro libro e recensirlo, o che fossero loro ad acquistare e recensire i miei.
Certo, non è tutto da buttare. Anch'io ho conosciuto belle persone, tramite il forum e i social, anche scrittori e  blogger entusiasti che si vede che mettono il cuore in quello che fanno (e allora li seguo volentieri, leggo i loro libri o cerco di sostenerli come posso). Però poi vedo cose fastidiose (anche a me capita spesso che qualcuno mi chieda l'amicizia e mezz'ora dopo mi mandi la pubblicità del suo libro o mi chieda di seguire le sue pagine)  e mi restano più impresse delle molte persone civili e in gamba che indubbiamente ci sono.
Secondo me il problema è che molti considerano il mondo di internet come una sorta di zona franca e irreale, dove le consuete norme del vivere civile (presentarsi, informarsi sulle persone sconosciute che si vogliono contattare, essere educati) non valgono, e si può fare e dire tutto quel che si vuole su qualunque argomento. Come se stessero interagendo con un videogioco e non con persone vere che hanno un cervello funzionante (i più) e dei sentimenti.
Francesco Avella ha scritto: ma non bisogna contattare né l'uno né l'altro!
Nel mio caso, non l'ho certo contatta io la tizia. Questo tipo di persone è convinta che avere qualche migliaio di follower permetta loro di scrivere a chiunque e chiedere prodotti gratis come se gli fossero dovuti. Richiede uno sforzo davvero minimo dire "Ciao, ho visto il tuo libro ed è proprio il mio genere preferito. Io gestisco un blog dove pubblico recensioni, interviste, ecc. e mi piacerebbe collaborare. Fammi sapere". Questa è una richiesta che considero volentieri (anche se comunque controllo il blog per valutare se è serio o no).
Comunque, su una decina di persone che mi hanno scritto a chiedere il libro, tutte volevano il cartaceo (sono tutti maghi dell'informatica, ma per qualche motivo non si trovano bene con le app e i lettori di ebook, è un mistero...). Il che significa che ho spedito dieci libri gratis. La metà erano per blogger che già conoscevo e che hanno mostrato di apprezzare quel che scrivo, gli altri mi avevano contattata dopo aver visto il libro, e ho voluto provare.
Lo so che si può programmarsi post e contenuti vari, ma è comunque un'attività che per starci dietro bene richiede tempo. Devi essere presente per rispondere ai commenti e ai messaggi, e ovviamente seguire le altre persone e interagire con loro. Non è sempre un peso, e non voglio sembrare negativa, ma di tanto in tanto avrei bisogno di staccare per un po'. Ma non è possibile, perché qualcuno ti scrive o ti tagga e tu non puoi ignorarlo senza rischiare che si offenda. In più non è sempre facile capire cosa funziona e cosa no. Capita di buttare delle ore su post che alla fin fine non danno grandi risultati e di ricevere apprezzamenti per stupidaggini messe così, tanto per fare.
Il punto comunque non è la facilità o il tempo (si trova, ci si arrangia), ma che è diventato un obbligo. Certo, nessuno ti punta una pistola, puoi anche decidere di non fare niente e vendere 50 copie. Ma siccome nessuno, credo, ambisce a pubblicare libri che marciranno in un magazzino, la libera scelta è solo apparente.
Francesco Avella ha scritto: Contattando i lettori, quelli che trovate cercando #bookloverita, #bookstagramitalia e simili, potrete ottenere recensioni sul loro profilo seguito da migliaia di persone interessate ai libri; questo non significa vendere migliaia di copie, anzi, se se ne vendono 10-15 a recensione è già un buon risultato
I lettori "puri" sono molto pochi (o magari sono io che non so dove guardare). La maggior parte di chi ha un profilo di blogger e lettore scrive anche libri suoi (oppure li deve ancora far uscire e intanto si crea un seguito recensendo libri altrui). La scorsa settimana è uscita una recensione con una blogger (e scrittrice) che ha tipo 15000 followers. La recensione ha avuto circa 1500 like e un centinaio di commenti. Ho tenuto d'occhio la pagina amazon del libro e forse qualche vendita in più c'è stata (nell'ordine delle unità, neanche decine). Mi viene spontaneo chiedermi: se con una visibilità simile si ottengono una manciata di vendite, vale davvero la pena di darsi tanto da fare? Mi mancano i dati delle vendite in libreria, ma dubito che saranno molto più rosei.
Francesco Avella ha scritto: E le recensioni che i lettori scriveranno sui loro profili su Instagram, tra l'altro, non potrebbero scriverle anche su Amazon, con la conseguenza che resteranno lì per anni convincendo, nel tempo, altri lettori a ordinare il vostro libro?
Eh, magari. Quasi nessuno di chi ha recensito i miei libri ha poi messo recensioni su amazon o altrove (forse il 10%). Io metto tutte le recensioni che faccio su amazon e goodreads (moltissimi libri li ho inseriti io nel database perché non c'erano), e spero sempre che gli altri siano altrettanto gentili da sprecare due minuti per copiare e incollare una recensione (ma purtroppo non è così). Ho una lettrice entusiasta che non è iscritta ad amazon, ed essendo ormai amiche le ho chiesto se può mettere due righe almeno su goodreads. Finora non l'ha fatto, e io di certo non glielo chiedo di nuovo. Ma che cavolo, devo supplicare le persone di lasciarmi una recensione? Chi non è dell'ambiente non capisce l'importanza di queste cose, ed è normale (perché è assurdo che queste cose abbiano tutta questa importanza)
Francesco Avella ha scritto: Penso che per adesso non continuerò su questo tema, perché il confronto diventa un po' difficile con questa chiusura; rispetto agli autori del passato avete la possibilità di far conoscere i vostri libri a molte persone in tutta Italia con pochi mezzi, dovreste essere entusiasti di questo,
Mi spiace che hai avuto quest'impressione. Chi ha partecipato di recente alla discussione sono tutte persone aperte, che stimo proprio per questo. Ma se ti metti nei nostri panni di scrittori per passione (anche tu scrivi, mi pare, anche se non ricordo più che genere), che magari nella vita fanno tutt'altro ma si ritagliano con sacrificio quel tempo per scrivere perché pensano che ne valga la pena, forse riesci a capire perché trovarsi davanti un muro fatto di statistiche di vendita, follower, influencer e stranezze varie ci fa un po' saltare i nervi. Non credo di essere poco aperta mentalmente: mi piace sempre conoscere persone nuove e imparare cose nuove, ma non mi piacciono i sistemi, specie se sono sballati. Quello editoriale sta diventando un sistema folle.
È vero che ci sono più opportunità che in passato. Trent'anni fa se non trovavi un buon editore non potevi autopubblicarti né promuoverti da solo. O avevi successo o restavi fuori: più brutale ma forse più facile. Adesso puoi non saper scrivere ma essere bravo a promuoverti, e viceversa, quindi diventa impossibile capire cosa è buono e cosa no. Sì, è bello poter far conoscere il proprio libro a molte persone, ma quando l'offerta è eccessiva l'interesse e l'attenzione generale scendono in proporzione. Vedo lettori che passano con lo stesso entusiasmo da un romance sui vampiri ai grandi nomi della letteratura, e mi chiedo se riescano a vedere la differenza oppure no. Non so gli altri, ma io mi scoraggio (e quindi divento critica e negativa, anche se non vorrei)
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
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Re: Marketing, promozione e compagnia

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Francesco Avella ha scritto: Capisco che possa essere una cosa un po' impegnativa, ma lo è meno del fare tour di presentazioni fisiche
Sinceramente, io penso che le presentazioni fisiche siano ancora un punto di forza e più del web.
Un conto è leggere una recensione, un altro è ascoltare dal vivo lo scrittore che parla della propria opera... la possibilità di interagire, rivolgere domande, richiedere l'autografo. 
Le recensioni sono importanti, ma a meno che non vengano da testate rilevanti, o da blogger noti, non muovono di molto le vendite.

Re: Marketing, promozione e compagnia

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Anche a me capita di scoraggiarmi, @Silverwillow, ma questo succede perché noi facciamo parte di quelli che hanno aperto o ripreso in mano i social per promuovee i propri libri e non perché ne avevamo voglia.
Credo che lo sbaglio sia considerare i social un canale di vendita quando invece sono solo un canale di promozione, nemmeno del libro spesso, ma proprio dell'autore.
C'è questa cosa che non mi va giù e con la quale non sono ancora venuta a patti, e cioè che devi parlare di te sui social, le tue abitudini, cosa fai, cosa ti piace. Mi urta e mi disturba questa cosa e la faccio il meno possibile. Io voglio parlare di libri sui social, dei miei e di quelli degli altri, non voglio raccontare a tutti cosa ho mangiato a cena. E così mi limito a questo e interagisco solo parlando di libri e qualche volta di promozione di libri.
Comunque, lo sbaglio di base è l'attitudine: come in ogni altra cosa, quando non si è sinceri e dedicati si sente e la gente non si avvicina. È anche vero che stiamo parlando del mare magnum dei social e che farsi notare è molto difficile. 
Quello che ho imparato io in questo anno social è che bisogna fare solo quello che piace e parlare solo con persone che interessano e con cui si condividono interessi. Ho scoperto che creare contatti funzionali è inutile, per me, perché mi scordo che esistono e quindi non ci parlo, così finisco per non seguirli più.
Sono d'accordo sul fatto che si tramuti in lavoro, che bisogna dedicarci ore e che la vita reale sia molto più interessante e faccia molto meno male agli occhi, però sui social, così come su internet, l'accesso e la comunicazione sono praticamente infiniti, così come le possibilità che si creano e bisogna imparare a sfruttarle. Bisogna imparare a non lasciarsi fagocitare e a non farsi sfruttare dai social. Di gente furba che vuole fregare gli altri se ne trova sempre e ovunque, basta ignorarli come si farebbe nella vita reale.
ElleryQ ha scritto: io penso che le presentazioni fisiche siano ancora un punto di forza e più del web.
Io non so se condivido, ma più per ignoranza: i miei romanzi sono usciti tutti in pandemia e inoltre vivo all'estero, il mio unico canale è online, anche se cerco informazioni sui libri che mi incuriosiscono. Però, per me vale per forza di cosa.

Per la promozione del nostro romanzo, io e @AnnaL. abbiamo deciso di mandare cartacei a bookblogger che avessero più di 5000 follower almeno, agli altri solo digitale. Abbiamo contabilizzato la spesa delle copie omaggio sotto la voce promozione, perché di base di questo si tratta. Soprattutto come autopubblicate, se avessimo lasciato che l'antipatia per i social si approfondisse ancora un po' avremmo potuto andare a vendere il nostro romanzo nelle piazze ed essere davvero indipendenti almeno. Invece siamo rimaste sui social e cerchiamo di usarli come vetrina. Proviamo a fare tutto quello che offre il web, certe cose funzionano, altre nemmeno un po'.
Trovo che i discorsi di @Francesco Avella abbiano senso, io trovo riscontro nelle cose che ho dovuto imparare a fare e che continuo a imparare a fare
Cheguevara ha scritto: si renda conto della vacuità e dell'inutilità di un sistema che, se assiduamente praticato, porta via un sacco di tempo alla vita reale.
e che questo valga quando non siamo noi a sfruttare i social, ma lasciamo che i social ci sfruttino. È tutta una questione di apprendere una nuova, per noi, forma di comunicazione, vendita e promozione. Il mondo cambia e sta a noi mantenere il passo, ma bisogna sempre tenere il conto di chi siamo e rispettarci e di conseguenza muoverci anche sui social.
È sempre la solita consapevolezza che vale per ogni cosa, unita al solito vecchio equilibrio. C'è poco da fare
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Linda e la montagna di fuoco

Re: Marketing, promozione e compagnia

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Kikki ha scritto: Io non so se condivido, ma più per ignoranza: i miei romanzi sono usciti tutti in pandemia e inoltre vivo all'estero, il mio unico canale è online, anche se cerco informazioni sui libri che mi incuriosiscono.
Io faccio riferimento a un'esperienza personale, ovviamente, per cui la mia è un'opinione soggettiva. Facendo un confronto tra libri promossi solo via social in periodo di pandemia e libri promossi in parte in presenza e in parte via social, trovo che funzioni di più la seconda strada.
Non demonizzo i social, sono importanti da usare oggi, ma con criterio e senza ossessività, onde evitare un effetto controproducente.
Le presentazioni fisiche, però, secondo me, conservano ancora vantaggi maggiori.
Il pubblico ascolta con più interesse, si confronta e se non lo fa partecipa in maniera meno passiva.
L'ascolto sul web ha i suoi limiti, l'utente è a casa propria e si distrae più facilmente, senza contare che non si può valutare quanto si venda realmente, al contrario che in fiera o in presentazioni dal vivo.
Poi, come vetrina pubblicitaria integrativa, il web ha la sua innegabile forza. Ma integrata, appunto, ad altre modalità divulgative.

Re: Marketing, promozione e compagnia

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Silverwillow ha scritto: (anche a me capita spesso che qualcuno mi chieda l'amicizia e mezz'ora dopo mi mandi la pubblicità del suo libro o mi chieda di seguire le sue pagine
Succede anche a me con regolarità e mi infastidisce.
Silverwillow ha scritto: Io metto tutte le recensioni che faccio su amazon e goodreads (moltissimi libri li ho inseriti io nel database perché non c'erano), e spero sempre che gli altri siano altrettanto gentili da sprecare due minuti per copiare e incollare una recensione (ma purtroppo non è così)
Idem per me
Silverwillow ha scritto: È vero che ci sono più opportunità che in passato. Trent'anni fa se non trovavi un buon editore non potevi autopubblicarti né promuoverti da solo. O avevi successo o restavi fuori: più brutale ma forse più facile.
Era decisamente meglio per tutti: se fosse ancora così migliaia di semianalfabeti eviterebbero di covare per decenni l'illusione di essere uno scrittore (vale per uomo e donna, io gli asterischi non li metto); migliaia di stampatori camuffati, editor improvvisati (e qui forse mi do la zappa sui piedi, pazienza), agenti che non agiscono, blogger incapaci di scrivere due frasi di fila senza violentare la sintassi e influencer con il cervello di un'ameba cercherebbero di guadagnarsi da mangiare "lavorando".
E a chi avesse la bravura (e anche un po' di fortuna, perché no?) di essere pubblicato, non capiterebbe di sentirsi dire: «Ah, sei uno scrittore! Bello, e di lavoro cosa fai?».
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Re: Marketing, promozione e compagnia

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@Marcello Sottoscrivo in toto, compresa la zappa sui piedi, visto che da qualche tempo faccio parte degli editor improvvisati e che la circostanza non solo mi mette a confronto con semianalfabeti presuntuosi che si reputano scrittori, ma anche con la logica perversa secondo cui l'importante è che il soggetto (pseudo) scrittore si dia da fare per vendere, a prescindere dalla porcata che ha scritto.  
Mario Izzi
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Re: Marketing, promozione e compagnia

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Silverwillow ha scritto: Trent'anni fa se non trovavi un buon editore non potevi autopubblicarti né promuoverti da solo. O avevi successo o restavi fuori: più brutale ma forse più facile
Tecnicamente non è vero, si faceva lo stesso, tant'è che l'autopubblicazione e la pubblicazione di schifezze veniva già riportata come pratica usuale dall'antropologo Paolo Mantegazza nel saggio "L'arte di prendere marito", 1892. Il saggio descrive l'antropologia delle professioni dell'epoca, il tutto esposto come una sorta di "mettere in guardia" una ragazza dalla professione del possibile futuro marito, e lo scrittore è riportato tale quale a quello dei giorni nostri.
Riporto il passaggio che interessa l'argomento nel dettaglio:

“Una volta il fare un libro pareva a tutti impresa eroica. Ci si pensava un anno almeno, prima di farlo; si impiegavano molti anni per scriverlo; e poi dopo lunghe incertezze e timori senza fine si osava lanciarlo sul mare tempestoso della pubblicità.
Oggi si fa un libro colla stessa facilità con cui si giuoca una partita a tresette, e gli autori nascono a centinaia, a migliaia, in una vera orgia di fecondità inesauribile.
Versi e giornali e romanzi pullulano nelle aiuole dei giardinetti arcadici o nei campi dell'analfabetismo universale e i bollettini bibliografici fanno volumi e la critica non ha neppur la fatica di mandare tutti questi aborti e questi parti immaturi al cimitero, perchè da sè stessi si uccidono e da sè stessi si seppelliscono.”

Passi di: Paolo Mantegazza. “L'arte di prender marito”. Apple Books. https://books.apple.com/it/book/larte-d ... d511101808

Quindi direi che la prassi, seppure con mezzi e metodi diversi, non è poi cambiata molto :lol:
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Re: Marketing, promozione e compagnia

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@Miss Ribston 
D'accordo, ma qui l'autore è particolarmente caustico (la satira al tempo era un genere assai in voga) e il suo riferimento sono i grandi romanzi dell'Ottocento. 
La differenza la fa il costo della stampa digitale, infinitamente inferiore a quella di un tempo. Fino a un paio di decenni fa la prima tiratura di un libro non andava mai sotto le due-tremila copie e quella dei bestseller annunciati  (Follett & C.) viaggiava sulle ottanta-centomila copie in prima battuta, perché i tempi di ristampa erano lunghissimi rispetto a oggi e si rischiava di perdere ingenti vendite (questo produceva anche ingenti rese, ma è un altro discorso).
Le scelte quindi dovevano essere molto oculate e ai vari segmenti della filiera si richiedeva una professionalità di cui oggi ci sono scarse tracce.
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Re: Marketing, promozione e compagnia

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@Miss Ribston Chi l'avrebbe mai detto! Però, bastava pensarci: veteres, laudatores temporis acti. Probabilmente considerazioni dello stesso tipo sono state fatte dagli amanuensi dopo l'invenzione della stampa.  E penso che vada tenuto in conto quanto espresso da un addetto ai lavori come @Marcello.
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Re: Marketing, promozione e compagnia

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Miss Ribston ha scritto: ecnicamente non è vero, si faceva lo stesso, tant'è che l'autopubblicazione e la pubblicazione di schifezze veniva già riportata come pratica usuale dall'antropologo Paolo Mantegazza nel saggio "L'arte di prendere marito", 1892.
Il saggio che citi sembra interessante e divertente. Però credo che all'epoca le cose fossero un po' diverse. Anche autori poi diventati famosi hanno pubblicato i primi lavori a loro spese, quindi la critica è rivolta alla sempre maggiore facilità di mettere in giro le proprie opere. Facilità che però non valeva per tutti, ma per una ristretta classe di privilegiati che potevano studiare e pagarsi la pubblicazione dei libri. Nonostante questa disparità di fondo, però, le opere meritevoli hanno avuto un successo duraturo, le altre, come dice l'autore della satira, si sono scavate la fossa da sole.
Il problema c'era anche prima, ma fino a qualche decennio fa l'unico modo di autopubblicarsi erano gli editori a pagamento (e non mi viene in mente nessuno che da un esordio del genere sia poi diventato famoso), mentre oggi basta un collegamento internet o scorrere la lista infinita di micro editori che accettano qualsiasi libro (salvo poi non fare né editing né promozione). È un fatto che la facilità di pubblicazione sia aumentata in modo esponenziale, e la conseguenza naturale è il sempre minore rispetto per la scrittura. Se a fine '800 chi scriveva per vivere era considerato un po' eccentrico, poco pratico e poco appetibile come marito (le donne scrittrici probabilmente erano a stento ammesse, come scherzi della natura) oggi si dà per scontato che lo faccia come uno strano e astruso hobby
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Re: Marketing, promozione e compagnia

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Silverwillow ha scritto: ma fino a qualche decennio fa l'unico modo di autopubblicarsi erano gli editori a pagamento (e non mi viene in mente nessuno che da un esordio del genere sia poi diventato famoso),
Be', dai, non scordiamo Adeodato Lampustri e Olinda Mezzofanti Sassabetti, solo per citare i due più illustri: http://uac.bondeno.com/afenice/data3/manuzio.pdf
:evvai: 
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Re: Marketing, promozione e compagnia

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Marcello ha scritto: Be', dai, non scordiamo Adeodato Lampustri e Olinda Mezzofanti Sassabetti, solo per citare i due più illustri: http://uac.bondeno.com/afenice/data3/manuzio.pdf
:evvai: 
xD  Il premio Petruzzellis della Gattina è il mio sogno. Ma temo che non riuscirò mai a raggiungere il loro livello...
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Re: Marketing, promozione e compagnia

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Silverwillow ha scritto: xD  Il premio Petruzzellis della Gattina è il mio sogno. Ma temo che non riuscirò mai a raggiungere il loro livello..
Tu continua a impegnarti: sono convinto che prima o poi riuscirai a entrare nell'Enciclopedia degli Italiani Illustri :si: 
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Re: Marketing, promozione e compagnia

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Riporto un dato appena scoperto per esperienza diretta.
Con la messa in atto delle nuove leggi sulla privacy in Europa, più il funzionamento di iOS 14, le prestazioni delle sponsorizzazioni sui social media di proprietà di Facebook hanno subito un calo del 94,43%.
A fronte del medesimo importo speso, laddove prima era possibile raggiungere quasi 31 mila persone, oggi se ne raggiungono poco più di 1700. Il costo per click è aumentato di circa otto volte.

Al momento, quindi, non saprei dire quanto sia davvero conveniente, nel piccolo, promuovere inserzioni a pagamento... qualcosa si riesce a ottenere, ma è davvero un calo di prestazioni gigantesco.
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