Dubbio sul rapporto col proprio editor freelance

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Buonasera a tutti,

premetto le mie scuse qualora la sezione non sia appropriata e/o l'argomento sia stato già affrontato; ho provato a cercare questa mia perplessità sul forum ma con scarso successo, quindi mi auguro di non riaprire una discussione già avvenuta e soprattutto non nel posto sbagliato.

Oggi volevo chiedervi il vostro parere su un mio attuale problema - o semplice pensiero, mi auguro - il quale vi espongo qui sotto.

Ho iniziato da un paio d'anni a editare insieme a un editor freelance il romanzo che da cinque anni a questa parte sto cercando di realizzare. Questo processo è iniziato con un primo giro di editing durato più o meno tre/quattro mesi, durante il quale ho appreso i più banali rudimenti di cui avevo bisogno relativamente al tipo di narrazione che voglio adottare, per poi proseguire con un secondo giro di editing che si protrae da ormai più di un anno e mezzo.
La ragione di questo secondo giro così longevo sta nel fatto che, a fine 2021, ho realizzato che per editare ciascuna coppia di capitoli (in totale sono 27) io e il mio editor stavamo impiegando almeno un mese per coppia, talvolta anche di più, e poiché ho dedotto che ci avremmo messo non meno di un anno a editare tutto ho deciso di sbrigarmi questo secondo giro da solo, per il semplice fatto che, leggendo nel frattempo molti romanzi, ho realizzato l'entità delle lacune che il mio presentava a valle del primo giro - per chiarirci, non mi riferisco al fastidio che si prova leggendo qualcosa che non piace, ma a quello che si prova nella consapevolezza che il testo dovrebbe (e vorrebbe) essere diverso sotto ogni singolo aspetto. Alla base di questa mia iniziativa, inoltre, c'è stata un'altra constatazione: l'editing stava proseguendo, come di consueto, con le correzioni che l'editor mi faceva su un testo che io comunque andavo a cancellare e riscrivere ogni volta da zero, vanificando dunque i suggerimenti ricevuti a priori.
La conclusione è che soltanto ora riesco a vedere l'imminente fine di questo secondo giro autonomo che da Dicembre 2021 ad Aprile 2023 mi ha tormentato e che ho costantemente rimandato a causa di problemi personali.

Ora, la mia domanda. Pur avendo già pagato in toto il costo dell'editing (che dovrebbe consistere in quattro giri che però non sono mai quattro ma sempre di più, a detta del mio editor), sarebbe scortese da parte mia ignorare questo enorme lasso di tempo in cui mi sono raramente fatto vivo col mio editor - l'ultima volta quattro mesi fa - e ho proseguito la lavorazione da solo, riscrivendo tutto da zero? Chiedo perché da ormai un po' di tempo mi è venuto in mente che magari dovrei sdebitarmici in qualche modo, solo che non ho la minima idea né se si tratti di un problema sovente per gli aspiranti scrittori né di come, nel caso, io possa fare.

Concludo precisando che ci sono sicuramente altri dettagli che arricchirebbero il senso della mia domanda: l'obiettivo e il percorso che mi sono prefissato; il prezzo dell'editing pagato in origine, che per ovvi motivi non mi pare il caso di condividere in un topic, e forse diversi altri fattori, ma prima di tutto gradirei sentire la vostra. Vi abbraccio forte e attendo umilmente il vostro consiglio.

Re: Dubbio sul rapporto col proprio editor freelance

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Hikari ha scritto: sarebbe scortese da parte mia ignorare questo enorme lasso di tempo in cui mi sono raramente fatto vivo col mio editor - l'ultima volta quattro mesi fa - e ho proseguito la lavorazione da solo, riscrivendo tutto da zero?
Non sono sicura di aver capito bene la situazione. Se hai già pagato l'editing, ma hai poi deciso di proseguire in gran parte per conto tuo (magari con qualche consiglio di tanto in tanto) non vedo perché dovresti sentirti in debito. Se hai trovato una persona disponibile a seguirti anche nei mesi seguenti, senza scadenze (perché comunque il lavoro rientra in quello pattuito, cioè più di un giro di editing) non vedo il problema.
Non ho esperienza, perché gli unici editing li ho fatti con editori (e tempi molto stretti, di poche settimane). Non credo però che sia un problema comune, perché in genere si paga un editing che dura pochi mesi e finisce lì. Se poi l'autore vuole continuare per conto suo, lo fa senza rimanere in contatto con l'editor. Ma non è una regola fissa, si può sempre accordarsi in modo diverso.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
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Re: Dubbio sul rapporto col proprio editor freelance

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Fabioloneilboia ha scritto: ma il mio consiglio è di non morire su un libro se vuoi fare lo scrittore. La più grande capacità è saper andare avanti e migliorarsi. E pure accontentarsi. 
Sacrosanto.
Fabioloneilboia ha scritto: sei tu che hai pagato ed è giusto sia tu a decidere come lavorare.
Qui invece sono in totale disaccordo.
Si stabilisce in partenza come si lavorerà e si inizia solo se c'è accordo su questo.
Poi però si procede come stabilito: io lavoro in un certo modo, te lo spiego prima di iniziare e non accetto che tu mi cambi le carte in tavola in un secondo momento. Per lavorare bene ho bisogno di farlo a modo mio, non posso assoggettarmi alle condizioni dell'autore, soprattutto se queste cambiano in corsa. 
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
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Re: Dubbio sul rapporto col proprio editor freelance

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Ciao ragazzi, vi ringrazio innanzitutto uno per uno per i vostri pareri.
Fabioloneilboia ha scritto: Io non so quanto sia lungo il tuo testo, ma il mio consiglio è di non morire su un libro se vuoi fare lo scrittore. La più grande capacità è saper andare avanti e migliorarsi. E pure accontentarsi. 
Sono d'accordo e ti ringrazio di averlo ribadito.

Silverwillow ha scritto: Non sono sicura di aver capito bene la situazione. Se hai già pagato l'editing, ma hai poi deciso di proseguire in gran parte per conto tuo (magari con qualche consiglio di tanto in tanto) non vedo perché dovresti sentirti in debito. Se hai trovato una persona disponibile a seguirti anche nei mesi seguenti, senza scadenze (perché comunque il lavoro rientra in quello pattuito, cioè più di un giro di editing) non vedo il problema.
Mi rendo conto di non essermi spiegato così bene, ma credo tu abbia colto il nocciolo: abbiamo iniziato insieme con l'intento di editare tutto il romanzo (in altre parole, il prezzo che ho pagato in origine doveva corrispondere all'intera lavorazione) ma, a differenza del primo giro di editing avvenuto in pochi mesi, a partire dal successivo io ho chiesto al mio editor - se fosse stato d'accordo e se mi avesse ritenuto in grado - di proseguire per conto mio, perché stavamo lavorando su un testo di pessimo livello, le cui correzioni suggerite trovavo superflue, dal momento che ogni volta finivo per riscrivere ogni capitolo da zero. Dal momento che le lacune erano molto grosse - soprattutto lampanti - e non si limitavano allo stile narrativo ma anche ai contenuti, ho deciso si sbrigarmela da solo, questo perché:


 1)per lavorare a ogni coppia di capitoli stavamo impiegando almeno un mese (dunque per editare tutti quelli rimasti avremmo impiegato forse più di un anno)
 2)contavo di impiegare pochi mesi per riscrivere tutto da solo (il che - mi sento di dirlo - non è mai stata una previsione errata, almeno finché non mi è cascato il mondo addosso e non mi sono bloccato per un tempo indefinito)

In altre parole, il mio intento era quello di, anziché spendere tre/quattro mesi per editare insieme forse sei capitoli, impiegare gli stessi per riuscire, da solo, a riscrivere tutto il manoscritto. E in verità il tempo richiestomi è stato più o meno quello, solo che una serie di miei problemi personali che non vado a precisare mi hanno rallentato e allontanato dal romanzo finché, all'atto pratico, non è passato un anno e mezzo.
Bisogna comunque tener conto del fatto che per editare i capitoli insieme al mio editor come stavamo facendo, se il ritmo fosse rimasto lo stesso, praticamente avremmo impiegato lo stesso lasso di tempo, però... Alla fine ho comunque speso un anno e mezzo per qualcosa che avrei potuto fare molto prima.

Marcello ha scritto: Si stabilisce in partenza come si lavorerà e si inizia solo se c'è accordo su questo.
Poi però si procede come stabilito: io lavoro in un certo modo, te lo spiego prima di iniziare e non accetto che tu mi cambi le carte in tavola in un secondo momento. Per lavorare bene ho bisogno di farlo a modo mio, non posso assoggettarmi alle condizioni dell'autore, soprattutto se queste cambiano in corsa. 
Ciao Marcello, nelle condizioni iniziali non abbiamo affrontato nulla di ciò: ci siamo limitati a stabilire che avremmo editato tutto il romanzo; tuttavia il mio intento non è quello di giustificarmi - anche perché, in caso contrario, questo topic non l'avrei mai creato - bensì di capire come io possa eventualmente sdebitarmi o comunque fare un piacere al mio editor con il quale a conti fatti da un anno e mezzo non sto più lavorando, cosa che riprenderemo a fare [grazie a Dio] nel breve.

Detto questo, se per caso hai buttato un occhio alla risposta che ho dato a Silverwillow, ti chiedo: tu, al posto mio, eventualmente, cosa faresti per sdebitarti col tuo editor? Tieni presente che se me ne preoccupo non è solo per una questione professionale ma anche in virtù del rapporto più o meno informale che c'è tra le due parti.

Re: Dubbio sul rapporto col proprio editor freelance

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Hikari ha scritto: nelle condizioni iniziali non abbiamo affrontato nulla di ciò: ci siamo limitati a stabilire che avremmo editato tutto il romanzo
E questo, a mio modo di vedere (e di lavorare) è una grossa pecca da parte sua.
Io ho già un lavoro prenotato per novembre e un altro per dicembre: semplicemente non posso permettermi di iniziare un editing alla cieca, senza avere alcuna idea di quando sarà completato, altrimenti non potrei gestire le prenotazioni dei clienti e sarei costretto a dedicarmi ad altro.
Poi, s'intende, si tratta di stime che non hanno, e non possono avere, una precisione matematica. Una buona approssimazione però la devono avere, altrimenti non si va avanti nella professione. Io edito gratuitamente due cartelle di prova: mi servono per avere un'idea della complessità del lavoro che mi attende e, anche, della collaborazione che troverò dall'altra parte. Sulla scorta di queste considerazioni, tenuto conto ovviamente degli altri lavori in cui sarò impegnato in quel periodo, faccio un calcolo approssimativo del numero di cartelle che riuscirò a editare in un mese e quindi, in base alla lunghezza dell'opera, ho un'idea abbastanza chiara di quando il lavoro sarà completato. 
Poi gli imprevisti capitano, ma devono essere appunto imprevisti, non la normalità. Tu mi parli di un numero variabile di giri di editing, di un autore che riscrive daccapo le parti già editate... ecco, tutto questo non fa parte del mio modo di lavorare.
Hikari ha scritto: cosa faresti per sdebitarti col tuo editor? 
Nulla, direi.
A mio modo di vedere, e da quanto ho capito del tuo post, la condizione in cui ti trovi ha origine da una sua carenza di professionalità, ragione per cui ritengo che tu non abbia nulla di cui sdebitarti.
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Re: Dubbio sul rapporto col proprio editor freelance

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@Hikari Premetto che non sono un professionista come @Marcello, ma solo uno scrittore modesto che ha pubblicato qualcosa, ha collaborato con una piccola CE per valutare ed editare testi e operato talvolta come correttore di bozze nonché editor freelance. Più che il comportamento dell'editor - il quale, a mio avviso, avendo incassato anticipatamente tutto il compenso per il lavoro da svolgere, ti lascia libero di mettere tutto il tempo che ti pare a scrivere e riscrivere il tuo libro - mi lascia perplesso il fatto che si possa partire con l'intento di scrivere un libro, cosciente che la propria scrittura è di "pessimo livello" (parole tue) e confidando che un laboriosissimo editing possa aggiustare le cose. E nel frattempo, migliorarsi leggendo. Perdonami, ma la mia concezione di come si possa arrivare a concepirsi come aspirante scrittore è radicalmente diversa: è prima che bisogna leggere, leggere e ancora leggere, innamorarsi della scrittura come lettore, è la lettura che ti porta a sentire il bisogno di esprimere quello che hai dentro scrivendo. Ci provi, e se non sei soddisfatto perché il tuo stesso senso critico considera di basso livello i tuoi scritti, continui a leggere e leggere e leggere, con l'obiettivo di migliorarti, poi ci riprovi, e se il risultato è ancora di basso livello, dovrebbe sorgerti il dubbio che forse non è il caso di insistere. Credo che l'intervento di un bravo editor (dico "bravo", perché in questo mercato esistono tanti cialtroni) possa aiutare a sistemare meglio un testo che già in partenza sia dotato di valore, non creare uno scrittore: il talento c'è o non c'è e, se manca, è inutile pagare qualcuno con la speranza di raggiungere uno scopo impossibile da realizzare.
Ovviamente, è soltanto la mia visione, e non è detto che sia meglio della tua, ma di sicuro diversa.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Dubbio sul rapporto col proprio editor freelance

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Cheguevara ha scritto: @Hikari Premetto che non sono un professionista come @Marcello, ma solo uno scrittore modesto che ha pubblicato qualcosa, ha collaborato con una piccola CE per valutare ed editare testi e operato talvolta come correttore di bozze nonché editor freelance. Più che il comportamento dell'editor - il quale, a mio avviso, avendo incassato anticipatamente tutto il compenso per il lavoro da svolgere, ti lascia libero di mettere tutto il tempo che ti pare a scrivere e riscrivere il tuo libro - mi lascia perplesso il fatto che si possa partire con l'intento di scrivere un libro, cosciente che la propria scrittura è di "pessimo livello" (parole tue) e confidando che un laboriosissimo editing possa aggiustare le cose. E nel frattempo, migliorarsi leggendo. Perdonami, ma la mia concezione di come si possa arrivare a concepirsi come aspirante scrittore è radicalmente diversa: è prima che bisogna leggere, leggere e ancora leggere, innamorarsi della scrittura come lettore, è la lettura che ti porta a sentire il bisogno di esprimere quello che hai dentro scrivendo. Ci provi, e se non sei soddisfatto perché il tuo stesso senso critico considera di basso livello i tuoi scritti, continui a leggere e leggere e leggere, con l'obiettivo di migliorarti, poi ci riprovi, e se il risultato è ancora di basso livello, dovrebbe sorgerti il dubbio che forse non è il caso di insistere. Credo che l'intervento di un bravo editor (dico "bravo", perché in questo mercato esistono tanti cialtroni) possa aiutare a sistemare meglio un testo che già in partenza sia dotato di valore, non creare uno scrittore: il talento c'è o non c'è e, se manca, è inutile pagare qualcuno con la speranza di raggiungere uno scopo impossibile da realizzare.
Ovviamente, è soltanto la mia visione, e non è detto che sia meglio della tua, ma di sicuro diversa.
Concordo con il Che.
Dobbiamo essere noi stessi i primi e impietosi critici di quel che scriviamo. Se la base è buona, si può migliorare. Altrimenti neppure Mandrake può aggiustare le nostre pagine.

Re: Dubbio sul rapporto col proprio editor freelance

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Cheguevara ha scritto: mi lascia perplesso il fatto che si possa partire con l'intento di scrivere un libro, cosciente che la propria scrittura è di "pessimo livello" (parole tue) e confidando che un laboriosissimo editing possa aggiustare le cose. 

Ciao Cheguevara, innanzitutto ti ringrazio per la tua risposta - peraltro, per caso eri presente su WD col nickname Hektor? Perché se sì, allora ci siamo già conosciuti e tenuti in contatto; mi permetto di supporlo solo perché mi ricordi molto il modo in cui il mio caro amico si esprime(va) per mail.

Non sono sicuro di aver colto il messaggio, per cui, dovessi essermi perso qualcosa, ti chiedo: ciò che volevi dirmi è che un autore non può partire dal presupposto di scrivere se prima non è convinto dei propri mezzi? Che per scrivere bisogna prima leggere al punto tale da innamorarsi della scrittura e soltanto più tardi, quando sente di voler esternare qualcosa che merita di essere condiviso, di metterlo su carta?
Se sì - e se non mi sono perso niente - mi sento di concordare con te. Non credo si possa desiderare di diventare scrittori, semmai si può desiderare che la propria storia, che ci tormenta e che vuole essere messa su carta, veda la luce. Non mi permetterei mai affermare alcuna bravura da parte mia, ciononostante sento che la mia idea, come quella di tante altre persone - se espressa nella giusta maniera previa collaborazione con chi di dovere - possa meritare. Il fatto che siano passati cinque - ormai quasi sei - anni da quando ho iniziato a scriverlo e due da quando ho iniziato a editarlo credo possa provare almeno in parte la mia dedizione. Forse il linguaggio che uso tende a svilire ciò a cui mi sto dedicando, ma ti assicuro che io ci credo. Concludo dicendo che l'unica idea dalla quale, umilmente, mi sento di discostarmi è quella inerente il talento: per me il talento non sta tanto nella bravura quanto più nel credere in ciò che si ha (e si può offrire) e nella volontà di non arrendersi. Come hai detto tu stesso, 
Cheguevara ha scritto: è soltanto la mia visione, e non è detto che sia meglio della tua, ma di sicuro diversa.


Ti ringrazio del tempo che mi hai dedicato e ti abbraccio forte anche se a distanza.

Re: Dubbio sul rapporto col proprio editor freelance

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@Hikari Ero abbastanza presente sul WD, ma con lo stesso nickname che uso qui: mi dispiace di non essere l'amico che hai già incontrato. La dedizione a una storia che si sente il bisogno di raccontare è ammirevole, ma se dopo sei anni è ancora in discussione significa che i problemi da superare nello scriverla sono tanti, e non credo che un editor, che oltretutto è stato pagato in anticipo per l'intero lavoro, possa risolverli, visti anche i continui cambiamenti in corso d'opera. Certo anche che non stai affermando di essere bravo, semmai il contrario, qualificando il tuo scritto "di basso livello", da cui la mia perplessità: forse, più che un editor, dovresti cercare un ghostwriter, capace di scrivere la tua storia così come tu vorresti che fosse scritta. Da ultimo, la dedizione e la volontà di non arrendersi sono senza dubbio qualità importanti, ma il talento è una cosa diversa, è una dote innata sulla quale, se è presente, si può costruire molto ma, se manca, c'è poco da fare. Sempre secondo me.
Ricambio l'abbraccio e ti auguro di riuscire, in qualche modo, a risolvere il problema.  
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
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[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]
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