Re: Modificati anche i gialli di Agatha Christie

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Wanderer ha scritto: . Se a questo si aggiunge che gli immigrati che vengono dalle nostre parti appartengono alle classi meno abbienti dei popoli d'origine, il pregiudizio diventa più difficile da contrastare,
Questo però non è vero. Anzi è vero il contrario, anche se potrebbe sembrare strano. Chi riesce a partire e ad andare via non sono certo i più poveri, che non ne hanno i mezzi. Anche chi fugge con i barconi, visto che la traversata costa tantissimo. Questo è uno dei tanti pregiudizi infondati che circolano sugli immigrati. Spesso partono persone della classe media, con gradi di istruzione alta.

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ElleryQ ha scritto:
Il fatto è che la Bibbia, come tutte le antiche scritture, parlava con un linguaggio metaforico adatto alla cultura di quel tempo e le parole utilizzate, spesso, avevano più significati, o significati diversi da quello attribuito. Non è detto che "inferiore" non fosse inteso come "più bisogno", per cui il popolo preposto ad esserne "l'educatore", invece, poteva essere colui che doveva prendersene cura e garantirne la crescita economica. 
E a proposito di "crescita economica", non dimentichiamo che l'antisemitismo ha ragioni soprattutto economiche, visto che il popolo ebraico era finanziariamente il più forte. Non a caso confische dei beni e leggi razziali erano finalizzate a impoverirlo e depotenziarlo.
Che l'uomo, inteso nel suo aspetto più istintivo e animale (quando non tiene conto del suo lato spirituale "umano") abbia sempre lottato per il predominio su qualsiasi altra specie, e all'interno della sua stessa, è atavico.
Un revisionismo culturale che si pone come un resettaggio alla base, significa negare che un tempo l'uomo sia stato razzista. Di questo passo dovremmo negare qualsiasi errore del passato, anziché considerarlo come tale e capire a che punto è, man mano, la nostra evoluzione.
L'arte e la memoria, invece, dovrebbero farci da pietre miliari della nostra evoluzione. E ancora ne abbiamo di passi da compiere.
In un'eventuale operazione di resettaggio, andrebbero allora rivisti tutti i romanzi che parlano di discriminazione, di qualsiasi tipo. Anche quelli scritti in un periodo in cui esisteva un più forte divario tra Nord e Sud d'Italia, per esempio. Ma è innegabile che sia esistito, storicamente, e che i termini in cui la gente del sud era descritta fossero poco edificanti. L'arte fornisce un riscontro oggettivo del pensiero del passato e il modificarla, secondo me, è il primo passo verso il revisionismo storico.
Il fatto che la Bibbia avesse un linguaggio "metaforico" è vero fino a un certo punto, in quanto in passato veniva considerato il fondamento normativo della stessa legge ebraica, così come il Corano lo è ancora oggi di quella islamica. Almeno fosse un linguaggio metaforico... Il problema della Bibbia, e in generale del monoteismo, è che lì si trova una concezione esclusivista di divinità. Mentre il politeismo si fonda sul sincretismo culturale (tale per cui Cesare quando andò in Gallia trovò affinità tra gli dèi romani e quelli gallici), il monoteismo si fonda sull'idea che l'unico Dio sia l'unico vero, e tutti gli altri siano dèi fallaci. Il suprematismo proviene da lì: dall'idea del "popolo eletto" e del "non avrai altro Dio all'infuori di me". 
Per quanto riguarda l'antisemitismo, ha una storia lunghissima, che precede di diversi secoli il Novecento. Gli ebrei sono stati considerati per secoli il popolo "deicida", e le ragioni economiche furono un qualcosa in più, ma non stanno all'origine dell'antisemitismo storico. 
Sul discorso del resettaggio sono d'accordo, ovviamente. 
ivalibri ha scritto:[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Questo però non è vero. Anzi è vero il contrario, anche se potrebbe sembrare strano. Chi riesce a partire e ad andare via non sono certo i più poveri, che non ne hanno i mezzi. Anche chi fugge con i barconi, visto che la traversata costa tantissimo. Questo è uno dei tanti pregiudizi infondati che circolano sugli immigrati. Spesso partono persone della classe media, con gradi di istruzione alta.[/font]
Sì, forse hai ragione, in parte. Non credo si possa generalizzare. Magari molti di loro si fanno prestare i soldi, o li raccolgono per mesi. 

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ElleryQ ha scritto: Lo sono anch'io, ma non quando passa dall'essere strumento di inclusione, o di educazione all'integrazione, a un'ipersoluzione. Diversamente, finiamo per giungere a un eccesso che ci fa regredire anziché migliorare. 
Be', indubbiamente sciocchezze come una ripulitina ai libri della Christie non aiutano, però vedo una diffusa acredine verso il politicamente corretto, quasi fosse una sorta di vezzo da radical chic. 

Io non credo che sia così e se oggi è più raro rispetto al passato che si apostrofi come "mongoloide" una persona con la sindrome di Down, come "negro" un africano, come "frocio" un gay, come "rabbino" una persona un po' troppo attaccata ai soldi e così via, almeno un po' di merito vada al tanto vituperato politically correct.

Re: Modificati anche i gialli di Agatha Christie

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massimopud ha scritto: se oggi è più raro rispetto al passato che si apostrofi come "mongoloide" una persona con la sindrome di Down, come "negro" un africano, come "frocio" un gay, come "rabbino" una persona un po' troppo attaccata ai soldi e così via, almeno un po' di merito vada al tanto vituperato politically correct.
Giustissimo.
Io ho un dubbio, però: all'espressione di certo più rispettosa, corrisponde nella sostanza un atteggiamento più inclusivo?
O come al solito, tra un mese  o due, nella mia pur accogliente Romagna si verificherà l'ennesimo episodio dell'albergatore che si  rifiuta di accogliere un gruppo di disabili persone svantaggiate perché con la loro presenza potrebbero infastidire gli altri ospiti dell'hotel?
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massimopud ha scritto: Io non credo che sia così e se oggi è più raro rispetto al passato che si apostrofi come "mongoloide" una persona con la sindrome di Down, come "negro" un africano, come "frocio" un gay, come "rabbino" una persona un po' troppo attaccata ai soldi e così via, almeno un po' di merito vada al tanto vituperato politically correct.
Certamente. Anch'io sono favorevole a tutto ciò che possa migliorare le relazioni e favorire l'integrazione, come dicevo. Qualsiasi discriminazione è intollerabile. 
È solo che qualunque tipo di eccesso, in ogni ambito, non mi trova d'accordo.

Re: Modificati anche i gialli di Agatha Christie

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Marcello ha scritto: Io ho un dubbio, però: all'espressione di certo più rispettosa, corrisponde nella sostanza un atteggiamento più inclusivo?
Eh, dipende: a volte sì, a volte no. Però in molti campi - anche nella scrittura - si usa dire che la forma è sostanza, spesso a un maggior rispetto formale fa seguito, magari con il tempo, anche un cambio sostanziale di atteggiamento. 

Re: Modificati anche i gialli di Agatha Christie

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massimopud ha scritto: Io non credo che sia così e se oggi è più raro rispetto al passato che si apostrofi come "mongoloide" una persona con la sindrome di Down, come "negro" un africano, come "frocio" un gay, come "rabbino" una persona un po' troppo attaccata ai soldi e così via, almeno un po' di merito vada al tanto vituperato politically correct.
A me sembra che a cambiare siano le parole, ma non le pulsioni. Come insegna Freud, non è rimuovendo una parola o un concetto che si rimuove una pulsione, anzi. Tra dire a una persona "sei un frocio" o "sei un gay" non cambia molto, a seconda del contesto, del tono di voce, eccetera. 

Inoltre, il politically correct sta generando dei circoli viziosi e delle guerre di religione interne per stabilire una gerarchia (LGBT vs islamisti vs femministe, non si capisce più a chi dare retta prima...). Uno dei casi interessanti di corto-circuito politically correct è il termine "TERF", attribuito alle femministe e lesbiche radicali di sinistra che non condividono alcuni temi dell'agenda transessualista. Ora, non c'è consenso se questo termine sia la quintessenza del politically correct o sia, piuttosto, anch'esso da bandire in nome del politically correct. Secondo la ChatGPT è più verosimile la seconda ipotesi, ovvero è anch'esso un termine discriminatorio. Ma se è discriminatoria sia una cosa che il suo contrario, non sarebbe meglio - a beneficio di tutti, e della libertà di espressione della società intera - tornare un po' con i piedi sulla terra e liberarsi da questa ossessione per la discriminazione, che è andata fuori controllo? Chiunque, ogni giorno, "discrimina" alcune persone o categorie di persone, che siano i cristiani, i pagani, gli islamici, i buddisti, i vegani, gli anarchici, i marxisti, i fascisti, i sionisti, i magrebini, i russi, i milanisti, gli albini, i nani, i preti, le milf, le prostitute, e così via. Non sarebbe meglio garantire a tutti di esprimere i propri gusti e disgusti, al netto dei reati già previsti e sanzionati dalle leggi? Si dirà che ci sono alcune categorie più perseguitate di altre nel corso della storia, ma questo dipende anche dal punto di osservazione parziale che scegliamo di adottare (a ben vedere, i pagani europei nel corso dei secoli sono stati perseguitati non meno degli ebrei, e gli ebrei sono stati perseguitati sia dai nazisti che dai leninisti, che a loro volta sono stati perseguitati dai fascisti, ma anche da altri marxisti; i nativi d'America sono stati perseguitati non meno degli afroamericani, i cristiani sono stati perseguitati dagli islamici, e gli islamici dai cristiani, e così via).

In generale, bisognerebbe smetterla di foraggiare l'idea secondo cui gli uomini vadano divisi in fazioni, razze, partiti, religioni, categorie (e in "riserve protette"), perché è proprio quella che conduce alla discriminazione. Le "riserve" si usano per gli animali in via d'estinzione, e un certo "antirazzismo" non fa altro che rilanciare l'idea che esistano delle razze migliori o peggiori (più buone, più cattive, più forti, più deboli) di altre. Se ci considera ogni individuo per la sua unicità umana, per la sua qualità individuale, allora tutti gli individui diventano - se non uguali, cosa che non è in natura - equivalenti. E anche gli eventuali deficit (che tutti abbiamo, in modo diverso l'uno dall'altro) diventano dei tratti specifici. 

Re: Modificati anche i gialli di Agatha Christie

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Wanderer ha scritto: A me sembra che a cambiare siano le parole, ma non le pulsioni. Come insegna Freud, non è rimuovendo una parola o un concetto che si rimuove una pulsione, anzi. Tra dire a una persona "sei un frocio" o "sei un gay" non cambia molto, a seconda del contesto, del tono di voce, eccetera. 
Be', insomma, provate a chiedere ai genitori di un bambino con la sindrome di Down se per loro è uguale che loro figlio venga definito "con la sindrome di Down" oppure "mongoloide ritardato".
Le parole il peso ce l'hanno eccome, non si tratta di rimuovere, si tratta di cambiare e il cambiamento di valori e convinzioni avviene quasi sempre per gradi, dapprima in superficie, attraverso cose che sembrano di scarsa importanza, e poi si trasmette in profondità, è molto raro che uno cambi radicalmente le proprie idee e i propri comportamenti di punto in bianco.
D'altronde questo è ben noto (in negativo) a chiunque si occupi di propaganda: qualsiasi regime autoritario mette in piedi nella prima fase della sua presa del potere tutto un apparato esteriore di simboli che ha lo scopo di preparare il terreno a cambiamenti più profondi: si parte da quello che all'inizio sembra poco più che folklore per arrivare gradualmente a modificare tutto il sistema di valori.
Wanderer ha scritto: Si dirà che ci sono alcune categorie più perseguitate di altre nel corso della storia, ma questo dipende anche dal punto di osservazione parziale che scegliamo di adottare (a ben vedere, i pagani europei nel corso dei secoli sono stati perseguitati non meno degli ebrei, e gli ebrei sono stati perseguitati sia dai nazisti che dai leninisti, che a loro volta sono stati perseguitati dai fascisti, ma anche da altri marxisti; i nativi d'America sono stati perseguitati non meno degli afroamericani, i cristiani sono stati perseguitati dagli islamici, e gli islamici dai cristiani, e così via).
No, non sono d'accordo, mi sembra relativismo assoluto (scusa l'ossimoro). Non è vero che tutti siano stati perseguitati allo stesso modo, a seconda di come cambiamo il punto di vista: non mi risulta che sei milioni di svedesi siano finiti nei forni crematori per il solo fatto di essere svedesi, né che i nativi americani siano venuti in Europa a massacrare inglesi, spagnoli e portoghesi, né che francesi o islandesi siano stati caricati a milioni su navi africane per andare a fare gli schiavi in America, etc. etc.
Un conto è non dividere con l'accetta buoni e cattivi, un altro è non dimenticare colpe e responsabilità: non ci sono popoli migliori o peggiori di altri, ma è certo che in alcune fasi storiche ci siano stati popoli che ne abbiano perseguitati altri. 
Così come è innegabile che alcune categorie di persone siano state più perseguitate di altre, e non mi riferisco solo a minoranze relativamente esigue: metà del genere umano, le donne, hanno vissuto in stato di sostanziale minorità, in grado variabile a seconda delle epoche e dei paesi, per quasi tutta la storia umana  (e in molti paesi ci vivono tutt'ora).
Insomma, diventare più civili è molto difficile, richiede un lungo percorso e questo percorso può anche partire dalla superficie, perfino dall'abitudine, come già diceva Aristotele, l'abitudine a un rispetto formale può essere un primo passo per arrivare a quello sostanziale.

Re: Modificati anche i gialli di Agatha Christie

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massimopud ha scritto: Eh, dipende: a volte sì, a volte no. Però in molti campi - anche nella scrittura - si usa dire che la forma è sostanza, spesso a un maggior rispetto formale fa seguito, magari con il tempo, anche un cambio sostanziale di atteggiamento. 
Sono per un'idea opposta: le parole "giuste" per me non facilitano l'integrazione o l'abolizione delle differenze. Anzi, a volte possono esacerbarle. Per me il cambiamento di mentalità deve venire prima delle parole relative, altrimenti non hanno nessun significato. Se definisco qualcuno "con la sindrome di Down" anziché con termini offensivi, ma poi lo tratto come se non fosse una persona (mettiamo il caso di un insegnante che lo definisce col termine "corretto" ma non gli chiede mai il suo parere, perché dà per scontato che non sia in grado di esprimerne uno sensato) è davvero un miglioramento? Vorrebbe dire supporre che certe persone non sanno capire quando una cortesia è genuina e quando è forzata. Questo è di per sé discriminatorio, e può creare danni quasi identici: venir trattati con riguardo sui termini ma in modo diverso nella pratica può creare gravi problemi di comprensione della realtà in bambini che hanno già i propri da affrontare.
Wanderer ha scritto: Ma se è discriminatoria sia una cosa che il suo contrario, non sarebbe meglio - a beneficio di tutti, e della libertà di espressione della società intera - tornare un po' con i piedi sulla terra e liberarsi da questa ossessione per la discriminazione, che è andata fuori controllo?
Sono d'accordo. È davvero un circolo vizioso. L'ossessione del non offendere nessuno porta a comportamenti eccessivi che però rimangono spesso a livello di parole e a volte peggiorano le cose. A meno di dare per scontato che una persona sia stupida, chiamarla "diversamente abile" non la farà sentire più abile, ma forse presa in giro (così mi sentirei io). Togliere l'aggettivo "grasso" dai libri di Dahl non impedirà che i bambini vengano presi in giro per il peso (o per l'aspetto, o la provenienza, o qualsiasi cosa). Prima si cerca di estirpare i pregiudizi o le parole offensive, poi al limite ci si preoccupa di come gestire quelle presenti nella letteratura. Fare il contrario serve solo a infastidire perfino chi quella causa di parità la sostiene.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: Modificati anche i gialli di Agatha Christie

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massimopud ha scritto:
Be', insomma, provate a chiedere ai genitori di un bambino con la sindrome di Down se per loro è uguale che loro figlio venga definito "con la sindrome di Down" oppure "mongoloide ritardato".
"Con la sindrome di Down" è un'espressione tecnica e descrittiva. Tuttavia, nel linguaggio comune, definire in modo dispregiativo qualcuno "Down" o "ritardato" o "scemo di guerra" (a prescindere se lo sia o meno) è purtroppo la stessa cosa. All'origine, "invertito" aveva una connotazione descrittiva, poi è diventato dispregiativo. Il termine "omosessuale" sembrerebbe avere una connotazione neutra e descrittiva, ma non è del tutto vero, dato che chi lo coniò (Karl-Maria Kertbeny) l'aveva contrapposto a "normosessuale". Tutto dipende dal contesto. Oggi, si può essere offensivi o inoffensivi, educati o maleducati, sensibili o insensibili, come in passato. Non credo sia cambiato nulla nel profondo, ma solo in superficie. 
massimopud ha scritto:No, non sono d'accordo, mi sembra relativismo assoluto (scusa l'ossimoro).
Beh, sì, io in generale ritengo che tutto sia "assolutamente relativo". Generalizzare e assolutizzare può essere utile per cogliere i fenomeni, ma coglie soltanto una parte di quegli stessi fenomeni, perché ogni fenomeno è in relazione con altri ("relativo" significa proprio questo, a rigore). Anche quando parliamo di "nazisti" o "comunisti" come un tutt'uno commettiamo una semplificazione, un errore storico e metodologico. In realtà, all'interno del partito nazionalsocialista ci furono guerre fratricide, epurazioni, persecuzioni: c'erano quelli a favore del "cristianesimo positivo" e i neopagani che volevano il ritorno al culto della Grande Madre, c'erano gli hitleriani e gli strasseristi anticapitalisti. La "notte dei lunghi coltelli" non fu diretta contro gli ebrei, e nemmeno contro i marxisti, ma contro altri nazisti rivali. E se è vero che anche quegli altri nazisti uccisi erano personaggi controversi (tra cui Ernst Röhm, che per inciso era un omosessuale) è altrettanto vero che ad essere uccisi dai nazisti ci furono poi anche personaggi che non erano tutti stinchi di santi (nelle carceri naziste non finirono solo innocenti, ma anche assassini e pedofili, come in qualunque altra carcere del tempo; e la pena di morte ai tempi era la regola in quasi tutte le nazioni). Lo stesso avvenne all'interno del comunismo sovietico, in cui ci furono lotte interne, visioni contrapposte, personaggi idealisti e cinici. Il punto è che in realtà non esiste un individuo uguale all'altro: se vediamo in Hitler e Stalin dei mostri è per la loro caratteristica individuale, che non era la stessa di Rommel e di Trockij, figure più sfaccettate, con luci e ombre.
  ha scritto: non mi risulta che sei milioni di svedesi siano finiti nei forni crematori per il solo fatto di essere svedesi, né che i nativi americani siano venuti in Europa a massacrare inglesi, spagnoli e portoghesi, né che francesi o islandesi siano stati caricati a milioni su navi africane per andare a fare gli schiavi in America, etc. etc.
Innanzitutto, stai ragionando solo basandoti sugli ultimi cento anni, massimo cinquecento anni. E che mi dici dei milioni di anni precedenti? La storia ha conosciuto migrazioni ancestrali e guerre preistoriche tra indoeuropei e altri indoeuropei, tra indoeuropei e semiti, tra semiti e altri semiti, e vai a capire come gli indiani d'America sono arrivati lì. Prendendo in considerazione gli ultimi duemila anni, gli ebrei sono stati perseguitati per secoli non in quanto israeliani, ma in quanto professanti religione ebraica e caratterizzati da certi usi e costumi. Così come per secoli i cristiani sono stati perseguitati dai romani, e poi i pagani dai cristiani, e anche le popolazioni nordiche che citi (che erano "pagane") sono state "cristianizzate" con il sangue. Il paragone con gli svedesi moderni non regge in alcun modo, perché le persecuzioni cui si fa riferimento (da quelle romane a quelle naziste) non sono avvenute su basi di nazionalità intesa in senso moderno, ma su basi di caratteristiche etnico-culturali, religiose, a prescindere dall'appartenenza nazionale (il cristianesimo, all'origine, era un movimento religioso interno all'impero romano, non una popolazione; così come il nazismo è stato un movimento, e non si può identificare con la popolazione tedesca, che includeva anche i suoi oppositori). Se parliamo di stati nazionali, lo Stato d'Israele è cosa di ieri, e peraltro è spesso oggetto di attacchi cospirazionisti e "anti-sionisti" proprio da parte di chi, in teoria, vorrebbe difendere gli ebrei dai pregiudizi originati da robe come "i Protocolli dei Savi di Sion" (che, tra parentesi, non inventò Goebbels, ma i russi; così come Hitler non inventò certo il pregiudizio sugli ebrei avidi, nasoni e rapaci, che si trova persino in "Oliver Twist" di Dickens, per restare in ambito letterario). Chi non ha peccato, scagli la prima pietra. 

Re: Modificati anche i gialli di Agatha Christie

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Anche a me ha sempre dato fastidio il politicamente corretto, ma alla fine ho capito che è sufficiente ignorare il blaterare di quelli che lo portano all'esasperazione, perché il concetto in sé è segno di civiltà. 
Il punto è che le parole si evolvono; non vedo perché non dovremmo adattarci a impiegare quelle non offensive per comunicare con gli altri. Credo che la stessa Christie, ai giorni nostri, sostituirebbe la parola "negro" usata ai suoi tempi per descrivere una persona di colore; oggi ha una connotazione negativa molto più profonda della semplice offesa non intenzionale o della definizione superficiale. Non vorrebbe "distrarre" il lettore veicolando un significato ben diverso da quello che intendeva trasmettere. Sto solo facendo un esempio, perché non so quali parole siano state modificate. 
Già.
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