Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

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lo ammetto: non ho chiesto info all'editore riguardo l'ammontare di copie vendute e non mi attento neanche a farlo, perché onestamente non è che siamo amici che ci faccio due chiacchere.
però davvero non si vende.
già in passato ho venduto, in tre anni, cento/centoventi copie, che erano poche, senza alcun supporto perchè l'editore era un - non lo posso dire -, però ora davvero, che senso ha pubblicare?

il punto non è essere stampati, perché se sforassi la tiratura verrei ristampato anch'io, ma è che proprio viene a mancare il - boh? - qualsiasi cosa. Non si vende una copia.

ho provato a dire in giro "sì, ho pubblicato un libro"; ovviamente tutti sono partiti con il piede per cui "ecco, un autopubblicato", poi nell'apprendere che la copertina è opera di uno studio grafico, qualcuno ha comprato (già sta cosa che la gente pensa che la copertina la disegni tu... se vado dal meccanico autorizzato gli porto io le candele per l'auto?) e su amazon sono sceso da 8/9 copie a 1, in relativamente poco tempo.
Ma quindi, cioè, ora? Sette copie, ok; quindi?

sembra una fortissima masturbazione mentale e pure fisica questa cosa per cui pubblichi per vendere cento copie, e in tempi di Covid una quarantina.
e non è colpa di un eventuale editore, perché il mio è una brava persona che sa lavorare; è che proprio in Italia, e di questi tempi, che senso ha questo mestiere?

non è uno sfogo, non prendetelo come tale. Poi vabbè, ognuno interpreta come vuole.

Re: Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

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ragazza attraente ha scritto: già sta cosa che la gente pensa che la copertina la disegni tu... se vado dal meccanico autorizzato gli porto io le candele per l'auto?
Purtroppo è molto diffuso il pensiero che i progetti grafici siano cosucce che possono essere fatte in casa da chiunque. Fa piacere vedere, ogni tanto, persone come te che rispettano il lavoro altrui, grazie :sss:

Per il resto, spesso il risultato di vendita si basa su un piano di comunicazione del libro, che nel migliore dei casi viene perseguito in sinergia tra autore ed editore; nei casi più comuni, invece, viene demandato solo all’autore.
Non si tratta solo di pubblicizzare, con inserzioni a pagamento o meno, l’opera: quelle sono utili, ma dovrebbero essere solo una parte del programma, non la sola sostanza.
Di fatto, se il libro non viene comunicato al pubblico, e pure nella maniera corretta, non si vende per il semplice fatto che nessuno sa che il libro esiste, e questo a prescindere dal Covid o meno. Ora, sicuramente, la comunicazione mediatica del libro deve essere un po' più forte rispetto a prima, visto che i media digitali sono gli unici canali di promozione esistenti.
Beatrice Spada, Graphic & Visual Designer
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Re: Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

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più che cosucce che tutti possono fare (che comunque non è così) è proprio l'impoverimento di pensiero per cui - scrivi - ti sei fatto tutto da solo e il tuo prodotto non vale nulla.

il marketing del libro funziona, ma non per le vendite. i miei social sono buoni, ma condividere una recensione a cosa serve? vendi due copie?
diverso se esci sui giornali, ma a volte non riesce neanche l'editore a farsi ascoltare.

ricordiamo che vent'anni fa un emergente vendeva mille copie...

poi vabbè, oh

Re: Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

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Ciao @ragazza attraente, io penso che, allo stato attuale, questo mercato reagisca positivamente soltanto all'intervento dei grandi media, al primo posto la televisione (parlando dei principali canali RAI, Mediaset, La7 e dei programmi più seguiti in tali canali) e, distaccata di molte lunghezze, la carta stampata.
In mancanza, l'attivismo su social e blog vari può portare, se ben condotto, a passare da poche decine a poche centinaia di copie vendute. In proposito non è neanche sufficiente arrivare a pubblicare con un editore big: bisogna che l'editore, oltre a pubblicarti, si spenda anche nel promuoverti, in tv e sui giornali, altrimenti il libro è destinato a fare tappezzeria nelle scaffalature in fondo alle librerie, magari venderà anche qualche migliaio di copie, che comunque per quell'editore rappresentano un flop: di tuo non pubblicherà altro, e risulterai definitivamente bruciato.
Potrei sbagliarmi, ma sono convinto che le cose siano messe in questo modo. 
Mario Izzi
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Re: Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

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ragazza attraente ha scritto: il marketing del libro funziona, ma non per le vendite. i miei social sono buoni, ma condividere una recensione a cosa serve? vendi due copie?
È questo l'inghippo: la strategia di marketing, per un prodotto, dovrebbe essere impostata con la finalità di venderlo. Pertanto, se "il marketing del libro funziona, ma non per le vendite", non è vero che funziona, perché la comunicazione, per come è impostata, non sta generando una conversione attiva.

Oltre a ciò, ha sicuramente ragione @Cheguevara  nel post precedente, che analizza le dinamiche più comuni. Ci sono anche dinamiche meno comuni e altrettanto efficaci, che possono portare a buoni numeri, o comunque a un ritorno di investimento, ma che comunque sono legate alla strategia di marketing globale, che non si basa solo sull'attività social e il farsi conoscere. Appunto, bisogna essere in grado di convertire la popolarità e l'attività in vendita.
In genere, l'editore dovrebbe dare una mano, quando presente, ma spesso non la dà, e per questo il ciclo di vita del libro si interrompe molto presto, ma questo meccanismo accadeva anche prima del covid, non in misura minore, purtroppo...
Beatrice Spada, Graphic & Visual Designer
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Re: Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

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Cheguevara ha scritto: e risulterai definitivamente bruciato.
Purtroppo o per fortuna se spunti da mondadori ci sono venti editori pronti a prenderti.
Il punto è che molti di quelli che spuntano dal nulla e fanno i numeri scrivono autobiografie o testi di denuncia ("inventati", se vabbè). Un buon 70/75% di chi esordisce o esordisce col botto è così. Ed è giusto che sia così, perché spesso le vie legali non sono possibili, se sono possibili non si sa dove si va a finire e non si può ricorrere a metodi mafiosi. Ti basti vedere il recente caso editoriale di quello che ha scritto che è positivo all'hiv. Quindi si sfogano così
chi scrive per riempire il tempo tra un'uscita con gli amici e il lavoro scrive cose che dopo tre settimane perdono di senso, anche perché per riuscire a costruire qualcosa di totalmente inventato devi essere molto (molto) bravo; parliamo di gente come la rowling...
ma un testo che si propone di essere uno sfogo, se vende cento copie, diventa un'inutile berlina di sé stessi.
questo il motivo per cui, e ripeto che non parlo di me, perchè ho un editore a cui se scrivo su whatsapp mi condivide tutto e sono sicuro che lavori per la riuscita del mio testo (che ormai è andato a puttane causa covid, ma non è stata colpa sua), pubblicare per la micro realtà è una forma di masturbazione.

negli anni duemila c'ero e c'ero di brutto, già ero attivo sessualmente, e pubblicare un libro era una roba mai vista. All'epoca non conoscevo i numeri, ma ora mi capita di leggere le testimonianze dell'epoca e si stava sul migliaio di copie quando andava male. Questa è una gratificazione, perché ripeto che di rowling ce n'é una, mentre gli altri scrivono per urgenza espressiva, ma se vendi alla barista con cui "parli" la mattina, ma che è

non si pensi che io stia sputando sull'editoria; sono anzi molto contento di essere un autore attivo, ma esserlo nel 2021 in italia è il male


volponi puzza

Re: Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

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@ragazza attraente Ad essere sincero non ho afferrato bene il senso del tuo discorso, ma probabilmente dipenderà da una forma di rincoglionimento senile. Non ho capito se vuoi scrivere per avere successo, scrivere per te stesso o non scrivere: il contesto è quello che tutti conosciamo e, se sei un esordiente, non è inventandoti non so cosa che raggiungerai  le masse, se non sei sostenuto da un editore di peso e che, per giunta, abbia deciso di investire proprio su di te. E, naturalmente, saper scrivere non è un optional, ma la base indispensabile di qualsiasi aspirazione nel campo, appunto, della scrittura. Per chiudere il discorso, non credo che un giovane alle prime esperienze possa puntare alla pubblicazione da parte di una grande CE, escludendo ogni possibilità intermedia; cioè, lo può, ma il risultato sarà, secondo me, negativo  nel novantanove per cento (o, più verosimilmente, nel novecentonovantanove per mille) dei casi. 
E' il mio parere, ma probabilmente si tratta del parere di un vecchio incompetente. Saluti e auguri. 
Mario Izzi
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Re: Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

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ragazza attraente ha scritto: so scrivere; pubblico da anni e non sono un ragazzo.

saluti e auguri sul forum non si scrive, non sei su facebook. Comunque sei un bravo ragazzo, semplicemente non ci siamo capiti.
ti saluto.
Mi fa piacere per te che tu sappia scrivere, un po' meno che tu non sia un ragazzo. La tua regola su cosa si possa scrivere o non scrivere sul forum è tua e tua soltanto, quindi vale solo per te. Non è regola, ma buonsenso, che quando si risponde a qualcuno sul forum convenga citarlo o taggarlo. Che io non avessi capito era la premessa, appunto, del mio post precedente. Grazie per il "bravo ragazzo" e il saluto che, anche se non permesso, ricambio, aggiungendo gli auguri di buona Pasqua.
Mario Izzi
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Re: Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

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ragazza attraente ha scritto: e non è colpa di un eventuale editore, perché il mio è una brava persona che sa lavorare; è che proprio in Italia, e di questi tempi, che senso ha questo mestiere?
La cosa paradossale è che, proprio in questo periodo, i libri e la lettura dovrebbero vivere un momento d'oro. Vuoi perché la gente trascorre più tempo a casa, vuoi perché vengono a mancare una serie di svaghi e distrazioni superflue, vuoi perché un periodo di crisi si presta a stimolare attività intellettuali e domande esistenziali. Dunque, se non ora quando? Non voglio immaginare cosa succederà quando tutto sarà riaperto, e si tornerà alla "normalità". Temo proprio che si sia arrivati a un punto di non ritorno, e che l'oggetto-libro sia diventato definitivamente obsoleto. 

Re: Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

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Ciao @Wanderer, ben ritrovato. Credo che il libro cartaceo senta la concorrenza dell'e-book e della lettura gratuita su Amazon; inoltre a chi passa la vita connesso con i social, di tempo per leggere ne avanza poco. Io, per quanto mi riguarda, non me ne preoccupo più di tanto: oggi è Pasqua e, ultimato il pranzo in famiglia, mi accingo alla siesta, in compagnia di un massiccio libro scritto dal grande Stephen King negli anni '70: "L'ombra dello Scorpione" che, guarda caso, preconizza una mortale pandemia ambientata negli anni '90, allora di là da venire.  Saluti e auguri.
Mario Izzi
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Re: Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

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Cheguevara ha scritto: Io, per quanto mi riguarda, non me ne preoccupo più di tanto: oggi è Pasqua e, ultimato il pranzo in famiglia, mi accingo alla siesta, in compagnia di un massiccio libro scritto dal grande Stephen King negli anni '70: "L'ombra dello Scorpione" che, guarda caso, preconizza una mortale pandemia ambientata negli anni '90, allora di là da venire.  Saluti e auguri.
Ma infatti il problema non è per noi scrittori in quanto lettori... è per noi scrittori in quanto scrittori, perché qualcun altro dovrà pur leggere i nostri libri!
Auguri anche a te, e buona lettura. 

Re: Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

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Certo, @Wanderer, la mia voleva essere soltanto una battuta. Il nostro destino di scrittori, almeno il mio, purtroppo è segnato: o sei propagandato dai grandi media, e allora hai successo a prescindere dal valore effettivo di quello che scrivi, o sei nessuno.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
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[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

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Cheguevara ha scritto: Certo, @Wanderer, la mia voleva essere soltanto una battuta. Il nostro destino di scrittori, almeno il mio, purtroppo è segnato: o sei propagandato dai grandi media, e allora hai successo a prescindere dal valore effettivo di quello che scrivi, o sei nessuno.
Il problema è che sempre più il mercato del libro gira intorno a gruppi di potere socio-economico che non hanno alcuna vocazione culturale. Non soltanto la promozione del libro gira sempre più intorno ai grandi media, ma sempre più anche gli stessi "editori" (vedi ad esempio Solferino) e gli stessi "scrittori" che vanno per la maggiore (vedi i vari Vespa e Cazzullo), sono espressioni di quegli stessi gruppi di potere mediatico. 

Comunque, tra "essere nessuno" ed "essere propagandato dai grandi media" ci potrebbero essere essere tante vie di mezzo, in particolare nella media editoria... il problema è trovarle. 

Re: Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

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Wanderer ha scritto:
1. Il problema è che sempre più il mercato del libro gira intorno a gruppi di potere socio-economico che non hanno alcuna vocazione culturale. Non soltanto la promozione del libro gira sempre più intorno ai grandi media, ma sempre più anche gli stessi "editori" (vedi ad esempio Solferino) e gli stessi "scrittori" che vanno per la maggiore (vedi i vari Vespa e Cazzullo), sono espressioni di quegli stessi gruppi di potere mediatico. 

2. Comunque, tra "essere nessuno" ed "essere propagandato dai grandi media" ci potrebbero essere essere tante vie di mezzo, in particolare nella media editoria... il problema è trovarle. 
1. se non c'è denaro non c'è investimento sulla scrittura. Persino i cento amici dell'autore (che tali non sono, a meno che non si faccia dello spam) non comprano il libro dell'autore, perché non ci sono soldi. Sulle grosse non mi esprimo, ma è ovvio che si pubblichi poco in tempo di zona rossa; le piccole stanno morendo
ma non era questo il punto del mio discorso, anche se hai risposto in parte

2. esatto. In un universo privo di social e vendite agli amici dell'autore (ora manco quelli), anche se non sei qualcuno puoi vendere. Bukowski ha stampato meno cinquemila copie dei suoi lavori, per tutti gli stati uniti, fino a poco prima di morire. Fosse nato in italia sarebbe stato un bravo scrittore emergente che in tempi di covid non vende e rinuncia
fino a vent'anni fa avrebbe campato anche in italia, dove comunque, e ne ho visti quando ci lavoravo, sono stati pubblicati tanti signor nessuno che il loro piccolo giro all'epoca l'han trovato, ma ora avrebbe fatto sedici recensioni su amazon

poi per carità: l'uomo adulto non fa la vittima anche se vittima è. ma le cose, se le dobbiamo dire, le diciamo

Re: Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

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@ragazza attraente

Secondo me comunque il Covid non ha avuto eccessive ripercussioni, e la situazione era drammatica anche prima. 

Fino a vent'anni fa, gli scrittori erano relativamente pochi e i lettori relativamente molti. Oggi, per motivi complessi, è l'esatto contrario. Questo, a prescindere da ogni altra considerazione, non può che avere una sola conseguenza: gran parte dei libri pubblicati da piccoli editori vengono pubblicati per essere letti da chi scrive, non dal comune lettore estraneo al mondo della scrittura. Nella migliore delle ipotesi, i libri vengono letti da cerchie di scrittori selezionate, come avviene ad esempio nel mercato (anzi nel ghetto) della poesia, tale per cui gli scrittori si leggono a vicenda, si omaggiano o si stroncano a vicenda. Nella peggiore delle ipotesi, invece, il target del libro è soltanto l'autore stesso, e i suoi amici e parenti. Quindi, inevitabilmente, sempre più i piccoli editori hanno come principale target gli scrittori, e non i lettori. A prescindere che tali editori siano a pagamento o "free", sempre meno si assumono un rischio d'impresa: pubblicano con pochissima spesa, sostenuti dall'autore, oppure in POD, oppure appoggiandosi su Amazon, sapendo sin dall'inizio che il libro non andrà oltre le 150 copie (quando va bene), perché il suo unico mercato sono l'autore e le sue cerchie, oppure piccolissime nicchie di mercato, come nel caso della poesia. La promozione in questi casi diventa inessenziale, perché il libro non ha alcun potenziale di andare oltre quel target, e il tutto si esaurisce dopo la prima micro-tiratura (quando c'è una tiratura e non è in POD). 

Poi ci sono i libri degli editori medio-grossi, quelli che ancora oggi sono rivolti ai rimanenti "comuni" lettori, e che vengono pubblicati a rischio d'impresa (nel caso dei "big", un rischio sempre più ben calcolato e pianificato, come nel caso della traduzione di bestseller stranieri, in cui c'è sempre meno spazio per gli imprevisti, in positivo o in negativo). Tuttavia, i comuni lettori sono sempre di meno, e anche le tirature dei grossi editori si sono dimezzate rispetto al passato. Inoltre, i prodotti editoriali che sopravvivono sono sempre più dei prodotti di consumo (libri illustrati, biografie di vip, inchieste giornalistiche, e quant'altro) e sempre meno delle opere letterarie. Basta vedere quali sono i libri in cima alle classifiche di Amazon: sempre più raramente sono opere letterarie "pure". 

Per quanto riguarda Bukowski... non sappiamo cosa farebbe Bukowski ai nostri giorni.
Quello che sappiamo, è che questo sistema perverso non è in grado di produrre più alcun Bukowski. 

Re: Vendite ai tempi del Covid e in Italia (parliamone)

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Facendo una premessa ovvia, ovvero che i destinatari di ogni scrittore o libro, sono le persone che amano leggere, e che per quelle che non lo amano non c'è promozione al mondo che possa fargli cambiare idea, (andrebbe rivitalizzata la voglia di cultura in generale, forse...), io da dilettante mi chiedo: ma davvero oggi giorno esistono scrittori che vivono con le vendite dei loro libri? Per me sono rarissimi e veramente i più rappresentativi...gli altri mi sa che devono incrementare gli affari con altre vie. Detto ciò, poi mi chiedo: perché si scrive? Ognuno ha le sue motivazioni certo, ma per quanto siano infinite, che valore ha quella di essere letti o di vendere? Per quel che mi riguarda, sempre meno. I libri sono cose preziose che solo se le vedi in tale modo puoi cercarle e apprezzarle, è qualcosa che può davvero farti crescere e ognuno avrà i suoi libri meravigliosi che gli hanno segnato la vita. I miei sono stati sempre libri più cercati che trovati perché i vari mass media me li proponevano. E per cercarli bisogna amare la lettura, indagare, leggere recensioni di ogni tipo, stralci, ecc.,e si ritorna al punto iniziale, se sono poche tali persone, inutile pretendere grandi vendite. E allora tanto di cappello a quei capolavori che si fanno trovare. Poi ci sono i fenomeni commerciali, ma lì sono lobotomizzazioni di massa che non ha neanche senso parlarne.
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