Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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Wanderer ha scritto: Altri continuano a riceverli, perché magari in mezzo a cento se ne salva uno. Ciò non toglie che gli altri 99 sono spesso improponibili.
A questo proposito mi viene in mente il torneo IoS organizzato dal gruppo GeMS, a cui partecipai a un'edizione per curiosità e a quella successiva per puro masochismo, credo (da lì poi sono rinsavito). Al di là dello scopo effettivo di tale torneo (ovvero dirottare 1000 e passa manoscritti in una sola arena dove gli aspiranti gladiatori sono cordialmente invitati a farsi a pezzi tra di loro, lasciando respirare per un paio di mesi le redazioni così che possano darsi alla Hula e sorseggiare Mojito, con giusto qualche moderatore a monitorare il funzionamento del software in caso di crash), la cosa più istruttiva di tale esperienza è stato il diretto confronto con i lavori di 10 partecipanti random smistati dal programma.

Uno scorcio di realtà da lasciare basiti per qualità e argomenti quando ti ritrovi a leggere i 10 incipit che hanno avuto la malagrazia di capitarti tra le mani.
Che con i primi 2-3 ci metti anche tutta la buona volontà nel valutarli, nel dare consigli, incoraggiamenti... ma quando hai superato la prima metà dei 10 disgraziati, ti viene solo voglia di piangere e desiderare di farla finita il più presto possibile... E ti chiedi perché questa gente... con che coraggio... o ingenuità... o cecità...

Un discorso che vale per il 60-70% dei casi, perché in mezzo a tale guazzabuglio trovi anche 3 o 4 testi che ti fanno ben sperare... al punto che sembrano essere già stati editati da mani esperte tanto sono ben confezionati rispetto alla roba artigianale e raffazzonata letta prima e dopo.

Un torneo illuminante nel fornirti una certa prospettiva che normalmente solo gli addetti ai lavori hanno il (dubbio) piacere di provare. Però esperienza adatta solo ai più duri di stomaco.

Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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Ben Lo Svelto ha scritto: Un torneo illuminante nel fornirti una certa prospettiva che normalmente solo gli addetti ai lavori hanno il (dubbio) piacere di provare. Però esperienza adatta solo ai più duri di stomaco.
C'è sicuramente una certa quota di sadismo nell'avere concepito un concorso del genere, ma almeno in questo caso si tocca con mano il livello dei propri "colleghi". Io credo comunque che il peggio si raggiunga nelle email di presentazione, lì si toccano davvero vette inarrivabili...

Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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Wanderer ha scritto: C'è sicuramente una certa quota di sadismo nell'avere concepito un concorso del genere, ma almeno in questo caso si tocca con mano il livello dei propri "colleghi". Io credo comunque che il peggio si raggiunga nelle email di presentazione, lì si toccano davvero vette inarrivabili...
Mi è capitato di collaborare con la micro CE che aveva pubblicato uno dei miei romanzi: una piccola e seria CE, che è stata l'unica a pagarmi puntualmente le scarse royalties e che poi ha chiuso i battenti. Tra l'altro, mi è toccato esaminare le opere inviate per un concorso: vi assicuro di aver toccato con mano che esiste gente capace di immaginare di poter vincere un concorso con impresentabili fetecchie sgrammaticate e sconclusionate. Immagino che la stessa cosa, su scala maggiore, avvenga nella mole degli invii spontanei che pervengono ogni giorno alle case editrici, grandi, medie o piccole che siano. Un Paese pieno di analfabeti funzionali che non comprendono il significato di quello che leggono - quando leggono -, ma pieno anche di aspiranti scrittori: magari sono le stesse persone. 
Mario Izzi
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Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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Cheguevara ha scritto: Un Paese pieno di analfabeti funzionali che non comprendono il significato di quello che leggono - quando leggono -, ma pieno anche di aspiranti scrittori: magari sono le stesse persone. 
Ecco, non capisco come si possa attribuire agli editori la colpa del fatto che molti si improvvisano scrittori. Poi è anche vero che molti si improvvisano editori senza avere i requisiti per essere veramente tali; e sono proprio questi a foraggiare il mercato di coloro che credono di essere scrittori solo perché c'è qualcuno disposto a pubblicarli (a pagamento o in altre forme di sfruttamento della loro vanità). 

Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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Wanderer ha scritto: Ecco, non capisco come si possa attribuire agli editori la colpa del fatto che molti si improvvisano scrittori. Poi è anche vero che molti si improvvisano editori senza avere i requisiti per essere veramente tali; e sono proprio questi a foraggiare il mercato di coloro che credono di essere scrittori solo perché c'è qualcuno disposto a pubblicarli (a pagamento o in altre forme di sfruttamento della loro vanità). 
Parole sante. Purtroppo il buonsenso è merce rara.
Mario Izzi
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Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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massimopud ha scritto: Meglio mandare il cartaceo: 1) vi notano di sicuro ("chi sarà questo pazzo che invia ancora questi malloppi"?); 2) almeno devono faticare un po' a cestinarlo, non se la cavano con un clic.
In effetti, tra spendere alcune centinaia di euro per essere letti dalle agenzie letterarie, per editing, servizi editoriali, corsi di scrittura ecc... oppure spenderli per stampare e spedire copie fisiche del tuo manoscritto agli editori, secondo me è una spesa enormemente più sensata la seconda. Oggi davvero è un modo per differenziarsi e attrarre l'attenzione.

Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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Darksy ha scritto: In effetti, tra spendere alcune centinaia di euro per essere letti dalle agenzie letterarie, per editing, servizi editoriali, corsi di scrittura ecc... oppure spenderli per stampare e spedire copie fisiche del tuo manoscritto agli editori, secondo me è una spesa enormemente più sensata la seconda. Oggi davvero è un modo per differenziarsi e attrarre l'attenzione.
Temo che il risultato non cambierebbe: aprire un plico fa più fatica che aprire una mail e gettarlo nel cestino fa poca differenza che un click. Oltre tutto, spendere centinaia di Euro per stampare il manoscritto mi pare inutile: basta la stampante del computer.
Mario Izzi
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Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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Ben Lo Svelto ha scritto: quando ti ritrovi a leggere i 10 incipit che hanno avuto la malagrazia di capitarti tra le mani.
Scrivere però non è una maratona, dove se non hai i muscoli e la salute te la puoi scordare: è una cosa che si impara un po' alla volta, anche dagli errori, dalla fretta e dalle stupidaggini. Non tutti, ovviamente, conta molto la motivazione. Se uno è ignorante e pensa di scrivere un libro solo per sentirsi gratificato, meglio che vada su TikTok  a far vedere che sa bere il latte dal naso (e ricevere decine di like) o a mostrare il bikini (dopo aver corretto la foto coi dovuti filtri). Io per principio non scoraggio mai nessuno, perché tra i tanti manoscritti terribili potrebbe nascondersi il nuovo Kafka, che magari ha solo bisogno di un incoraggiamento a migliorarsi. È molto improbabile, ma non impossibile.
Non ho mai partecipato a IOscrittore forse proprio perché non mi piace questo scannarsi tra simili, oltre che per i tempi lunghi (ho poca pazienza)
Ben Lo Svelto ha scritto: Un torneo illuminante nel fornirti una certa prospettiva che normalmente solo gli addetti ai lavori hanno il (dubbio) piacere di provare
Non è sempre vero. Molti che scrivono leggono anche testi altrui, quindi hanno modo di farsi un'idea. Facendo la lettrice beta ne ho trovati di tremendi, ma ne ho trovati molti di più di buoni, almeno come trama e idee (un editing sarebbe stato necessario, ma è la norma). Non serve essere addetti ai lavori per capire se uno scritto è valido o no, basta essere buoni lettori. Quel che fanno gli addetti è filtrare gli arrivi (sempre se e quando li guardano) in base alle prospettive di vendita. Molti libri buoni verranno scartati, mentre nel caso di una CE poco seria o EAP molte schifezze verranno accettate.


Cheguevara ha scritto: Immagino che la stessa cosa, su scala maggiore, avvenga nella mole degli invii spontanei che pervengono ogni giorno alle case editrici, grandi, medie o piccole che siano.
Certo, magari metà degli autori che si propongono sono semi-analfabeti. L'andazzo è questo, e riguarda la società più che l'editoria. Questo però non spiega né giustifica il fatto che anche autori in gamba (alcuni li conosco di persona) impieghino spesso anni e debbano provare più strade per riuscire a farsi notare, e a volte non riescano proprio.
E la scarsa qualità media delle proposte (anche fossero la maggioranza) non giustifica certo la prassi di non dare nemmeno un'occhiata, nel momento in cui i manoscritti vengono accettati (spesso anche con istruzioni precise e complicate per l'invio)
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
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Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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Silverwillow ha scritto: Certo, magari metà degli autori che si propongono sono semi-analfabeti. L'andazzo è questo, e riguarda la società più che l'editoria. Questo però non spiega né giustifica il fatto che anche autori in gamba (alcuni li conosco di persona) impieghino spesso anni e debbano provare più strade per riuscire a farsi notare, e a volte non riescano proprio.
E la scarsa qualità media delle proposte (anche fossero la maggioranza) non giustifica certo la prassi di non dare nemmeno un'occhiata, nel momento in cui i manoscritti vengono accettati (spesso anche con istruzioni precise e complicate per l'invio)
Secondo me i motivi per cui autori di talento (sono comunque una minoranza) non riescono a sfondare, sono:
- la scarsa o nulla visibilità, perché la presenza su vari social e blog più o meno frequentati serve a poco, se non si dispone della cassa di risonanza delle tv nazionali;
 - la presenza sul mercato di migliaia di case editrici che prendono e pubblicano di tutto, perché il loro vero obiettivo è guadagnare sull'autore e non sui lettori.
Ne abbiamo parlato fino alla nausea: finché il mercato sarà quello che è, un autore di talento che scrive senza essere VIP è destinato a farlo per soddisfare un'intima esigenza, senza speranza di vera notorietà, e se anche qualcuno (uno su mille? uno su centomila?) riesce a raggiungere il vero successo, si tratta dell'eccezione che conferma la regola.
Anche della maleducazione di tante CE abbiamo abbondantemente discusso, ma non è quello il nocciolo della questione.
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Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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Ho ritrovato un articolo salvato tempo fa, dove si fa un po' il contrario del titolo della discussione, cioè spiegare perché un manoscritto viene accettato (che forse è più utile, perché lo scartare è quasi la norma). Non conosco l'autore (il blog è anche agenzia di servizi, quindi immagino sia un editor). Mi ha colpita soprattutto perché non mette la qualità della scrittura e la trama tra i cinque criteri principali, come mi sarei aspettata.
https://pennarigata.it/5-parametri-con-cui-viene-scelto-un-romanzo/
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Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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Silverwillow ha scritto: Ho ritrovato un articolo salvato tempo fa, dove si fa un po' il contrario del titolo della discussione, cioè spiegare perché un manoscritto viene accettato (che forse è più utile, perché lo scartare è quasi la norma). Non conosco l'autore (il blog è anche agenzia di servizi, quindi immagino sia un editor). Mi ha colpita soprattutto perché non mette la qualità della scrittura e la trama tra i cinque criteri principali, come mi sarei aspettata.
https://pennarigata.it/5-parametri-con-cui-viene-scelto-un-romanzo/
Letto e condiviso soltanto in parte, essendo scritto da chi (editor o agenzia, non fa differenza) punta a sostenere l'assoluta necessità che uno scrittore, prima di proporre un'opera alle case editrici, debba categoricamente pagare per un editing. Che della qualità dello scritto importi ben poco, già sapevamo: la vendibilità è tutto.
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Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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Cheguevara ha scritto: essendo scritto da chi (editor o agenzia, non fa differenza) punta a sostenere l'assoluta necessità che uno scrittore, prima di proporre un'opera alle case editrici, debba categoricamente pagare per un editing.
Sì, certo, bisogna sempre considerare chi è che dice qualcosa. Però a me pare un articolo abbastanza imparziale. Anzi, il fatto che la bontà della scrittura non sia tra i punti principali (viene detto che gli editori possono accettare anche uno scritto non perfetto, se è vendibile, perché poi tanto hanno i loro editor), rema un po' contro la necessità di un editing preventivo.
In ogni caso, è la pura verità che tutti i libri avrebbero necessità di un editing, anche i migliori. Gli autori più famosi, che hanno già una buona agenzia/editore possono contare su un buon editing gratuito. Tutti gli altri quando va bene devono accontentarsi di una correzione di bozze, quando va male di editor improvvisati che possono peggiorare il romanzo anziché migliorarlo. Per questo farlo prima, se uno se lo può permettere, non è per forza una brutta idea o il voler spennare qualcuno. Non è ovviamente un obbligo (io non ne ho mai fatto nessuno), ma ridurrebbe le schifezze sgrammaticate che arrivano alle CE, intasandone le caselle di posta.
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Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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@Silverwillow Per me, se uno scrive schifezze sgrammaticate non è pagando un editor che potrà risolvere il suo problema, e se grazie a un editing integrale e totale cambierà la sua schifezza sgrammaticata in qualcosa di leggibile da inviare alle CE, seguirà la stessa sorte di tanti autori di talento, le cui mail non vengono neanche aperte, come ben sappiamo. L'unico ad averci guadagnato è, quindi l'editor. L'autore che paga per pubblicare non risolve nessun problema, tranne quello della sopravvivenza di chi  editor, agenzia o CE a pagamento, ha incassato il suo obolo. E' la mia opinione, che non cambierò finché qualcuno non mi dimostrerà con i numeri che ho torto.
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Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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Io concordo con @Cheguevara , sti soldi spesi arricchiscono tutti tranne gli autori.
Io vedo gli altri scrittori che condividono post a raffica sui confronti fatti con gli editor, per ogni frase, magari prima di inviare il testo alla casa editrice che già hai. Ora capisco un De Giovanni, ma tutti questi che vendono 100 copie se va bene un po’ di buonsenso no?
Io capisco che pagare un editor famoso possa dare una parvenza di essere uno scrittore famoso, ma... non è vero!

Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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Fabioloneilboia ha scritto: Io concordo con @Cheguevara , sti soldi spesi arricchiscono tutti tranne gli autori.
Io vedo gli altri scrittori che condividono post a raffica sui confronti fatti con gli editor, per ogni frase, magari prima di inviare il testo alla casa editrice che già hai. Ora capisco un De Giovanni, ma tutti questi che vendono 100 copie se va bene un po’ di buonsenso no?
Io capisco che pagare un editor famoso possa dare una parvenza di essere uno scrittore famoso, ma... non è vero!
Si dice che le illusioni aiutano a campare, ed è anche vero: aiutano a campare chi vive delle illusioni altrui, e in questo mercato malato sono tanti, sia gli uni, che gli altri.
Mario Izzi
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Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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Cheguevara ha scritto: ve schifezze sgrammaticate non è pagando un editor che potrà risolvere il suo problema, e se grazie a un editing integrale e totale cambierà la sua schifezza sgrammaticata in qualcosa di leggibile da inviare alle CE, seguirà la stessa sorte di tanti autori di talento, le cui mail non vengono neanche aperte, come ben sappiamo.
Allora, se uno (adulto) non sa nemmeno la grammatica di base ma vuole scrivere lo stesso, l'unica soluzione è un viaggio a Lourdes, un editor non serve a niente e sono soldi buttati. Su questo siamo d'accordo. Così come siamo d'accordo che tutte le agenzie di servizi puntano solo a guadagnare. Così come fin troppe agenzie "letterarie" e CE guadagnano sugli autori, attraverso schede e editing inutili, promesse campate in aria e "innocue" proposte di acquisto copie o contributi alla pubblicazione.
Detto ciò, sono ancora convinta che un editing serva (non deve essere obbligato, o condizione per qualcos'altro che con ogni probabilità non verrà mai, ma serve). Serve all'autore, prima che all'editore, per migliorare e per capire i suoi punti deboli (i miei non li sapevo finché non me li ha fatti notare qualcun altro). Va da sé che dev'essere un editing serio, fatto da persone serie, e non solo come specchietto per le allodole, per vivacchiare sugli autori inesperti. Questo mi auguro che sia ovvio.
Una schifezza sgrammaticata non si cambia in qualcosa di leggibile, per il semplice fatto che se uno non conosce nemmeno le basi non potrà mai avere competenze più complesse, come il coinvolgimento emotivo del lettore o la capacità di capire cosa vende di più.
Chi vuole pubblicare e basta, qualsiasi cosa gli sia uscita, senza ambizioni di migliorare, può benissimo evitare editor, agenzie e quant'altro, e mandare a tappeto a quegli editori che pubblicano di tutto. Nessun giudizio, è solo questione di cosa si vuole ottenere.
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Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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Silverwillow ha scritto: Detto ciò, sono ancora convinta che un editing serva 
Che in generale l'editing serva è fuor di dubbio, ma tu qui per "editing" intendi un editing esterno, cioè un servizio editoriale a pagamento spesso erogato da freelance dalle dubbie competenze.
A meno che non si parli di Self publishing, che è un altro discorso, io la penso all'opposto di te: finché serve un editing esterno, l'autore e/o l'opera non sono abbastanza maturi per un editing interno, che è l'unico tipo di editing ritagliato a misura dell'opera e funzionale alla sua effettiva pubblicazione. Per me non ha senso editare un'opera che non ha trovato una via di pubblicazione. È come acquistare un abito da sposa/o senza nemmeno essere fidanzati, e senza sapere se ne frattempo si metteranno su dei chili o si farà una dieta.
Se poi l'esigenza è di migliore la propria scrittura, mi sembra più proficuo un corso di scrittura, così come è più proficuo un corso di seduzione rispetto all'acquisto anticipato di un abito da cerimonia.
Poi è chiaro che l'opera deve essere proposta agli editori nella sua forma migliore, così come, per riprendere la metafora, a un primo appuntamento ci si presenterà comunque con un bel look e un bel vestito (non quello da cerimonia).
Ma per migliorare l'opera ci sono tante strade, e quella delle agenzie editoriali è solo una di queste, spesso non tra le migliori. In ogni caso, meglio investire una piccola cifra in una correzione di bozze (cosa che migliora il manoscritto in modo oggettivo) che non spendere centinaia o migliaia di euro in un editing che a volte fa più danno che altro, e che rende l'opera ingessata, perché non è un abito ritagliato su misura.

Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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@Silverwillow Scusa, ma sei stata tu a dire che un editing preventivo ridurrebbe le schifezze sgrammaticate che arrivano alle CE. Io penso che chi scrive schifezze sgrammaticate tutto debba fare, tranne che pensare di diventare scrittore, e che non è pagandosi un editing che risolverà il problema. Ho sempre affermato, nelle tante discussioni sul tema, che la prima - per non dire l'unica - cosa che ognuno dovrebbe fare per migliorare la qualità della propria scrittura sia leggere, comprare tanti libri (ma esistono anche le biblioteche) costa, ma hai pagato per avere qualcosa che diventa tuo, non solo come proprietà, ma più intimamente, perché l'hai assorbito e potrà influenzare non solo il tuo modo di scrivere, ma anche il tuo modo di essere. Soldi ben spesi, al contrario di quelli impiegati nel foraggiare la nota filiera. 
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Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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Ma l'editing, in fin dei conti, che senso ha? Un pittore, quando ha finito il suo quadro, mica chiede ad altri di ritoccarlo con altre pennellate. O un regista ad altri di rigirare alcune scene. L'opera è quella, piaccia o meno. Uno scrittore è una persona che sceglie determinate parole e le mette in fila. Perché un estraneo dovrebbe cambiarle e scombinarle? L'opera è quella, le scelte del suo creatore sono quelle, fine. Scommetto che alcuni pensano sinceramente che pure le poesie di Leopardi avrebbero bisogno di "editing". Ma basta. L'editing è il rifugio degli incapaci, poco importa che le case editrici lo impongano anche a Stephen King e Dan Brown. Bisognerebbe avere il coraggio di dire che l'editing è solo una mancanza di rispetto verso lo scrittore. E un business lucrativo, ovvio.

Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?

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@Darksy Io penso che un editing, non sostanziale, ma formale, sia necessario, al pari della correzione di bozze, ma dovrebbero essere le case editrici a provvedere, prima di pubblicare. E' il caso, per esempio, di opere tradotte in italiano, dove mi è capitato di notare che spesso CE megagalattiche risparmiano sull'editing dopo la traduzione, col risultato che la consecutio temporum va a farsi benedire. Ma sempre e comunque, editing a spese dell'editore.
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