Wanderer ha scritto: Non c'erano nemmeno 4000 editoriInfatti gli editori sono spuntati come funghi per spremere gli aspiranti scrittori.
Re: Cosa induce gli editori a scartare il 95% delle proposte?
26Già.
Wanderer ha scritto: Non c'erano nemmeno 4000 editoriInfatti gli editori sono spuntati come funghi per spremere gli aspiranti scrittori.
Ilaris ha scritto: Infatti gli editori sono spuntati come funghi per spremere gli aspiranti scrittori.Proprio così: la stragrande maggioranza di essi sono microeditori senza arte né parte, che campano sulle spalle degli autori.
Wanderer ha scritto: Altri continuano a riceverli, perché magari in mezzo a cento se ne salva uno. Ciò non toglie che gli altri 99 sono spesso improponibili.A questo proposito mi viene in mente il torneo IoS organizzato dal gruppo GeMS, a cui partecipai a un'edizione per curiosità e a quella successiva per puro masochismo, credo (da lì poi sono rinsavito). Al di là dello scopo effettivo di tale torneo (ovvero dirottare 1000 e passa manoscritti in una sola arena dove gli aspiranti gladiatori sono cordialmente invitati a farsi a pezzi tra di loro, lasciando respirare per un paio di mesi le redazioni così che possano darsi alla Hula e sorseggiare Mojito, con giusto qualche moderatore a monitorare il funzionamento del software in caso di crash), la cosa più istruttiva di tale esperienza è stato il diretto confronto con i lavori di 10 partecipanti random smistati dal programma.
Ben Lo Svelto ha scritto: Un torneo illuminante nel fornirti una certa prospettiva che normalmente solo gli addetti ai lavori hanno il (dubbio) piacere di provare. Però esperienza adatta solo ai più duri di stomaco.C'è sicuramente una certa quota di sadismo nell'avere concepito un concorso del genere, ma almeno in questo caso si tocca con mano il livello dei propri "colleghi". Io credo comunque che il peggio si raggiunga nelle email di presentazione, lì si toccano davvero vette inarrivabili...
Wanderer ha scritto: C'è sicuramente una certa quota di sadismo nell'avere concepito un concorso del genere, ma almeno in questo caso si tocca con mano il livello dei propri "colleghi". Io credo comunque che il peggio si raggiunga nelle email di presentazione, lì si toccano davvero vette inarrivabili...Mi è capitato di collaborare con la micro CE che aveva pubblicato uno dei miei romanzi: una piccola e seria CE, che è stata l'unica a pagarmi puntualmente le scarse royalties e che poi ha chiuso i battenti. Tra l'altro, mi è toccato esaminare le opere inviate per un concorso: vi assicuro di aver toccato con mano che esiste gente capace di immaginare di poter vincere un concorso con impresentabili fetecchie sgrammaticate e sconclusionate. Immagino che la stessa cosa, su scala maggiore, avvenga nella mole degli invii spontanei che pervengono ogni giorno alle case editrici, grandi, medie o piccole che siano. Un Paese pieno di analfabeti funzionali che non comprendono il significato di quello che leggono - quando leggono -, ma pieno anche di aspiranti scrittori: magari sono le stesse persone.
Cheguevara ha scritto: Un Paese pieno di analfabeti funzionali che non comprendono il significato di quello che leggono - quando leggono -, ma pieno anche di aspiranti scrittori: magari sono le stesse persone.Ecco, non capisco come si possa attribuire agli editori la colpa del fatto che molti si improvvisano scrittori. Poi è anche vero che molti si improvvisano editori senza avere i requisiti per essere veramente tali; e sono proprio questi a foraggiare il mercato di coloro che credono di essere scrittori solo perché c'è qualcuno disposto a pubblicarli (a pagamento o in altre forme di sfruttamento della loro vanità).
Wanderer ha scritto: Ecco, non capisco come si possa attribuire agli editori la colpa del fatto che molti si improvvisano scrittori. Poi è anche vero che molti si improvvisano editori senza avere i requisiti per essere veramente tali; e sono proprio questi a foraggiare il mercato di coloro che credono di essere scrittori solo perché c'è qualcuno disposto a pubblicarli (a pagamento o in altre forme di sfruttamento della loro vanità).Parole sante. Purtroppo il buonsenso è merce rara.
massimopud ha scritto: Meglio mandare il cartaceo: 1) vi notano di sicuro ("chi sarà questo pazzo che invia ancora questi malloppi"?); 2) almeno devono faticare un po' a cestinarlo, non se la cavano con un clic.In effetti, tra spendere alcune centinaia di euro per essere letti dalle agenzie letterarie, per editing, servizi editoriali, corsi di scrittura ecc... oppure spenderli per stampare e spedire copie fisiche del tuo manoscritto agli editori, secondo me è una spesa enormemente più sensata la seconda. Oggi davvero è un modo per differenziarsi e attrarre l'attenzione.
Darksy ha scritto: In effetti, tra spendere alcune centinaia di euro per essere letti dalle agenzie letterarie, per editing, servizi editoriali, corsi di scrittura ecc... oppure spenderli per stampare e spedire copie fisiche del tuo manoscritto agli editori, secondo me è una spesa enormemente più sensata la seconda. Oggi davvero è un modo per differenziarsi e attrarre l'attenzione.Temo che il risultato non cambierebbe: aprire un plico fa più fatica che aprire una mail e gettarlo nel cestino fa poca differenza che un click. Oltre tutto, spendere centinaia di Euro per stampare il manoscritto mi pare inutile: basta la stampante del computer.
Cheguevara ha scritto: Temo che il risultato non cambierebbe: aprire un plico fa più fatica che aprire una mail e gettarlo nel cestino fa poca differenza che un click.E allora, stupiamoli:
Ben Lo Svelto ha scritto: quando ti ritrovi a leggere i 10 incipit che hanno avuto la malagrazia di capitarti tra le mani.Scrivere però non è una maratona, dove se non hai i muscoli e la salute te la puoi scordare: è una cosa che si impara un po' alla volta, anche dagli errori, dalla fretta e dalle stupidaggini. Non tutti, ovviamente, conta molto la motivazione. Se uno è ignorante e pensa di scrivere un libro solo per sentirsi gratificato, meglio che vada su TikTok a far vedere che sa bere il latte dal naso (e ricevere decine di like) o a mostrare il bikini (dopo aver corretto la foto coi dovuti filtri). Io per principio non scoraggio mai nessuno, perché tra i tanti manoscritti terribili potrebbe nascondersi il nuovo Kafka, che magari ha solo bisogno di un incoraggiamento a migliorarsi. È molto improbabile, ma non impossibile.
Ben Lo Svelto ha scritto: Un torneo illuminante nel fornirti una certa prospettiva che normalmente solo gli addetti ai lavori hanno il (dubbio) piacere di provareNon è sempre vero. Molti che scrivono leggono anche testi altrui, quindi hanno modo di farsi un'idea. Facendo la lettrice beta ne ho trovati di tremendi, ma ne ho trovati molti di più di buoni, almeno come trama e idee (un editing sarebbe stato necessario, ma è la norma). Non serve essere addetti ai lavori per capire se uno scritto è valido o no, basta essere buoni lettori. Quel che fanno gli addetti è filtrare gli arrivi (sempre se e quando li guardano) in base alle prospettive di vendita. Molti libri buoni verranno scartati, mentre nel caso di una CE poco seria o EAP molte schifezze verranno accettate.
Cheguevara ha scritto: Immagino che la stessa cosa, su scala maggiore, avvenga nella mole degli invii spontanei che pervengono ogni giorno alle case editrici, grandi, medie o piccole che siano.Certo, magari metà degli autori che si propongono sono semi-analfabeti. L'andazzo è questo, e riguarda la società più che l'editoria. Questo però non spiega né giustifica il fatto che anche autori in gamba (alcuni li conosco di persona) impieghino spesso anni e debbano provare più strade per riuscire a farsi notare, e a volte non riescano proprio.
Silverwillow ha scritto: Certo, magari metà degli autori che si propongono sono semi-analfabeti. L'andazzo è questo, e riguarda la società più che l'editoria. Questo però non spiega né giustifica il fatto che anche autori in gamba (alcuni li conosco di persona) impieghino spesso anni e debbano provare più strade per riuscire a farsi notare, e a volte non riescano proprio.Secondo me i motivi per cui autori di talento (sono comunque una minoranza) non riescono a sfondare, sono:
E la scarsa qualità media delle proposte (anche fossero la maggioranza) non giustifica certo la prassi di non dare nemmeno un'occhiata, nel momento in cui i manoscritti vengono accettati (spesso anche con istruzioni precise e complicate per l'invio)
Silverwillow ha scritto: Ho ritrovato un articolo salvato tempo fa, dove si fa un po' il contrario del titolo della discussione, cioè spiegare perché un manoscritto viene accettato (che forse è più utile, perché lo scartare è quasi la norma). Non conosco l'autore (il blog è anche agenzia di servizi, quindi immagino sia un editor). Mi ha colpita soprattutto perché non mette la qualità della scrittura e la trama tra i cinque criteri principali, come mi sarei aspettata.Letto e condiviso soltanto in parte, essendo scritto da chi (editor o agenzia, non fa differenza) punta a sostenere l'assoluta necessità che uno scrittore, prima di proporre un'opera alle case editrici, debba categoricamente pagare per un editing. Che della qualità dello scritto importi ben poco, già sapevamo: la vendibilità è tutto.
https://pennarigata.it/5-parametri-con-cui-viene-scelto-un-romanzo/
Cheguevara ha scritto: essendo scritto da chi (editor o agenzia, non fa differenza) punta a sostenere l'assoluta necessità che uno scrittore, prima di proporre un'opera alle case editrici, debba categoricamente pagare per un editing.Sì, certo, bisogna sempre considerare chi è che dice qualcosa. Però a me pare un articolo abbastanza imparziale. Anzi, il fatto che la bontà della scrittura non sia tra i punti principali (viene detto che gli editori possono accettare anche uno scritto non perfetto, se è vendibile, perché poi tanto hanno i loro editor), rema un po' contro la necessità di un editing preventivo.
Fabioloneilboia ha scritto: Io concordo con @Cheguevara , sti soldi spesi arricchiscono tutti tranne gli autori.Si dice che le illusioni aiutano a campare, ed è anche vero: aiutano a campare chi vive delle illusioni altrui, e in questo mercato malato sono tanti, sia gli uni, che gli altri.
Io vedo gli altri scrittori che condividono post a raffica sui confronti fatti con gli editor, per ogni frase, magari prima di inviare il testo alla casa editrice che già hai. Ora capisco un De Giovanni, ma tutti questi che vendono 100 copie se va bene un po’ di buonsenso no?
Io capisco che pagare un editor famoso possa dare una parvenza di essere uno scrittore famoso, ma... non è vero!
Cheguevara ha scritto: ve schifezze sgrammaticate non è pagando un editor che potrà risolvere il suo problema, e se grazie a un editing integrale e totale cambierà la sua schifezza sgrammaticata in qualcosa di leggibile da inviare alle CE, seguirà la stessa sorte di tanti autori di talento, le cui mail non vengono neanche aperte, come ben sappiamo.Allora, se uno (adulto) non sa nemmeno la grammatica di base ma vuole scrivere lo stesso, l'unica soluzione è un viaggio a Lourdes, un editor non serve a niente e sono soldi buttati. Su questo siamo d'accordo. Così come siamo d'accordo che tutte le agenzie di servizi puntano solo a guadagnare. Così come fin troppe agenzie "letterarie" e CE guadagnano sugli autori, attraverso schede e editing inutili, promesse campate in aria e "innocue" proposte di acquisto copie o contributi alla pubblicazione.
Silverwillow ha scritto: Detto ciò, sono ancora convinta che un editing servaChe in generale l'editing serva è fuor di dubbio, ma tu qui per "editing" intendi un editing esterno, cioè un servizio editoriale a pagamento spesso erogato da freelance dalle dubbie competenze.
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