Dove cresce l'avena fatua

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Dove cresce l’avena fatua andavamo a giocare,
la lanciavamo sugli abiti e le piccole spighe
restavano appese.

Ogni malattia ha il suo decorso, la mia è lunga
e sfiancante, in compenso tiene compagnia. 
Ogni sera ti dico addio, cara vita, a non rivederci più.

Tu intanto cinguettavi di come sarà il domani,
di dove ceneremo stasera, del lago di papere,
dove avevi visto anche un cigno.

Mi parlavi di com’era immobile nell’umido del lago, 
di come le piume, lentamente, s’alzavano
e abbassavano, e di come chinava il lungo collo.

Mi parlavi del chiarore innaturale che emanava
il lago di sera, dei fumi che s’alzavano, attorno
al cigno. E io pensavo che per te, che per te

avrei voluto essere quel cigno. Per questo punto
sempre a me stesso, come si punta a una 
strada verso il bello, e per questo sono manchevole.

L’avena fatua, le piccole spighe che lanci addosso
soltanto alle persone che ami davvero, cresce
ai bordi delle carreggiate. Ne afferro una manciata,

ma ora sono solo. Non c’è più il tuo maglione
blu elettrico, e non c’è più il gusto, non c’è più
il tuo sorriso nel farlo.
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