[CDP2] Il gioco

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Fino a poche ore prima Saba non avrebbe mai immaginato che il sotterraneo di un lussuoso hotel di Luxor potesse nascondere l’accesso a una terrificante prigione. Per dirla tutta, non aveva proprio idea di come potesse essersi ficcata in un tale casino o, forse, era solo l’ossigeno rarefatto che respirava dentro a quel buco che la rendeva meno lucida.
 
Tutto era cominciato qualche mese prima come un assurdo gioco.
 
Saba adorava l’Egitto, anzi si può dire che avesse una vera e propria fissazione per la sua storia antica che l’aveva affascinata fin da piccola. Non lo aveva mai confessato a nessuno, ma, per qualche arcano motivo, aveva sempre pensato di avere qualche goccia di sangue egiziano che le scorreva nelle vene.
 
«Dai Giulia, taglia.»
«Sei sicura?»
«Taglia, ti ho detto. Una bella frangia corta che mi arrivi proprio qui, a metà della fronte. E poi, la lunghezza deve essere questa: poco sopra la base del collo.»
Saba stava con gli occhi spalancati davanti al grande specchio, osservava come ipnotizzata i gesti esperti della donna. Le pareva che le forbici fossero un prolungamento delle mani. Quando il lavoro fu ultimato, la sua fisionomia era davvero cambiata: i lunghi capelli erano sparsi come fili di paglia dorata sul pavimento del piccolo negozio.
«Va bene così?» chiese la parrucchiera.
«Non ancora. Adesso devi farmi il colore.»
«Il colore?»
Saba poteva capire la riluttanza con cui Giulia soddisfaceva i suoi desideri: fin da quando era piccola l’aveva ammirata per i suoi capelli biondi che non aveva mai voluto tagliare. 
«Sì, la tinta» le rispose spazientita «un bel nero corvino.»
 
Una volta rientrata a casa, corse subito in bagno a truccarsi. Si era esercitata a lungo, non era stato facile imparare a fare una riga diritta e precisa sopra gli occhi con l’eye-liner, ma, alla fine, era diventata una vera esperta. L’immagine riflessa era quella di una bella ragazza che pareva uscita da un libro di storia dell’antico Egitto. Sì, era proprio l’aspetto che voleva. Scattò un selfie con lo smartphone e lo inviò al numero che le era stato fornito.
Quando Francesca, la sua compagna di stanza, se la trovò davanti, lasciò cadere a terra le buste della spesa.
«Saba, sei tu? Oh, cazzo, lo hai fatto davvero!»
«Francy, dovresti conoscermi, sai che non mi tiro indietro. Questo gioco è troppo eccitante...»

Saba si trovava in biblioteca, quando il suo smartphone aveva vibrato: era un messaggio da un numero sconosciuto. Non il solito messaggio pubblicitario, sembrava piuttosto un invito: “Ciao bella biondina, ti va di giocare con me?”
Si era guardata intorno con inquietudine: la biblioteca non era molto frequentata quel pomeriggio. Chi poteva averglielo inviato? E, soprattutto, come faceva ad avere il suo numero di cellulare? Aveva deciso di non dare peso alla cosa rituffandosi nella lettura, ma, poco dopo, era arrivato un nuovo messaggio.
“Voglio solo giocare un po’ con te, non fare la timida e non diventare tutta rossa come la tua T-shirt.”
Chi la stava spiando? Forse non era il caso di restare ancora, tanto non sarebbe riuscita a leggere neppure una parola in più. Si stava già alzando quando lo schermo dello smartphone si era illuminato ancora: “Mia Nefertiti, non te andare. Pronuncia il mio nome a voce alta e allora saprò che hai deciso di giocare con me.”
Saba aveva pensato che doveva trattarsi di uno scherzo. Chiunque la conosceva sapeva della sua passione per l’antico Egitto. In fondo, poteva essere divertente stare al gioco, quindi, a voce alta, aveva detto: “Akhenaton!”. Poi, si era affrettata a uscire incurante degli sguardi interrogativi degli altri avventori.
Il gioco era cominciato così, in un giorno qualsiasi e senza un vero perché. 
 
Da quel giorno, Saba aveva ricevuto una quantità di messaggi che le sembravano del tutto innocui: contenevano istruzioni semplici, tutte legate alla storia dell’antico Egitto ma, col passare delle settimane, le richieste si erano fatte più particolari. Aveva dovuto depilarsi con una ceretta fatta col miele, un’ altra volta cospargersi il corpo con un unguento a base d’incenso, fino a quell’ultima bizzarra richiesta: avrebbe dovuto tagliarsi i capelli, tingerli  truccarsi come un’antica donna egiziana e, a trasformazione avvenuta, inviare una foto a un numero di cellulare che le era stato comunicato. Era indispensabile che eseguisse tutto alla perfezione per poter proseguire il gioco e ricevere il “premio finale”.
 
Francesca, ora, la guardava con aria preoccupata. 
«Beh, e adesso dove ti ordinerà di andare il tuo amico? È presto per un veglione di Halloween!»
«Ma dai, Francy è solo un gioco! E poi io mi vedo proprio bella con questo taglio… non trovi che mi doni?»
In quel momento il telefono vibrò di nuovo: “Sei bellissima, mia regina.
Quella notte Saba non dormì. 
 
Erano trascorsi parecchi giorni da quell’ultimo messaggio, quando una mattina, aprendo la cassetta delle lettere, Saba rimase di stucco: la cassetta conteneva una busta bianca, senza francobollo e con la scritta:  “Per Nefertiti”.
Era fin troppo chiaro che lo sconosciuto compagno di gioco, sapeva tante cose su di lei, molte più di quanto lei ne sapesse di lui. Aveva vagliato ogni ipotesi, ma nessuno tra i suoi amici stretti sembrava coinvolto nello “scherzo”. Francesca le aveva consigliato più volte d’interrompere il gioco, ma lei non intendeva darle ascolto. Come il polo positivo di un magnete si sentiva attratta in modo irresistibile dal polo negativo rappresentato dallo sconosciuto.
Salì le scale in punta di piedi: non voleva farsi sentire dalla vecchia affittacamere, una pettegola  sempre in agguato dietro la porta a spiare i movimenti degli inquilini.
Francesca era già uscita, così Saba si buttò a peso morto nel letto ancora disfatto e poté dedicarsi ad aprire la busta al riparo da sguardi censori. Chissà, forse lo sconosciuto voleva dirle finalmente chi era. Aveva le mani sudate; era curiosa, eccitata e, al tempo stesso, allarmata. 
Il contenuto la fece sobbalzare. Spalancò gli occhi e aprì la bocca, non poteva credere a ciò che vedeva. No, nessuna rivelazione. Anzi. Il gioco si faceva ancora più intrigante: nella busta c’era un biglietto aereo per Luxor. Partenza prevista per la sera stessa. Era il viaggio che aveva sempre sognato, una di quelle sorprese che la vita ti riserva quando meno te lo aspetti.
Che faccio, ora? Guardò l’orologio: per raggiungere l’aeroporto di Fiumicino non avrebbe impiegato più di due ore. Prima ancora che il cervello avesse formulato una risposta, le mani si erano già messe all’opera e stavano riempiendo alla rinfusa il trolley. 
Lasciò un biglietto a Francesca senza troppe spiegazioni; l’avrebbe chiamata quando poteva. Non le scrisse dove stava andando, in fondo non erano proprio affari suoi.
Nella fretta della partenza, non si accorse di un dettaglio: la busta conteneva un biglietto di sola andata.
 
Atterrò all’aeroporto di Luxor che era sera. Diavolo, era proprio un’idiota. Non aveva un alloggio e aveva solo pochi euro in tasca.
Le si avvicinò un facchino che, con sua sorpresa, parlava un buon inglese. 
«Può indicarmi un albergo economico?»
«Solo hotel di prima categoria per lei, Miss Saba» le disse prendendole il trolley e invitandola a seguirlo.
Saba dovette sorreggersi alla parete, una goccia di sudore scesa all’improvviso dalla fronte le fece appannare la vista: “lui” era lì da qualche parte e la stava spiando. Avrebbe dovuto aspettarselo, ma ormai il danno era fatto. Deglutì a vuoto; doveva continuare a giocare.
 
L’hotel era davvero splendido. La stanza era pulita, ordinata e profumava di essenze speziate. Una pesante tenda damascata copriva la grande finestra: di giorno si doveva godere di una vista magnifica da lì. Respirò a pieni polmoni: non aveva paura, in qualche modo sentiva di appartenere a quella terra e poi quello era il suo premio, lo aveva ottenuto giocando con impegno, quindi non aveva nulla da temere. Si decise a telefonare alla sua amica che era già notte.
«Pronto, Francy?»
«Ma dove sei finita? Stavo per chiamare la polizia…»
«Sto bene, non preoccuparti. Tornerò presto.»
«Da dove…»
Saba chiuse la chiamata prima che Francesca potesse chiederle altro, non voleva certo sorbirsi i suoi consigli da “grillo parlante”. Stanca, ma soddisfatta, crollò in un sonno profondo.
Fu svegliata nel cuore della notte dall’insistente vibrazione del telefono. Si stropicciò gli occhi impiegando qualche secondo per rendersi conto di dove si trovava. Non stava sognando: era davvero in una lussuosa camera d’hotel.
Il display s’illuminò: “Bentornata a casa, mia regina. Ora ti prego di truccarti e di vestirti. Troverai l’abito che ho scelto per te nell’armadio. Quando l’avrai indossato, scendi giù nella hall. Fai in fretta.” 
L’armadio conteneva un kalasiris di lino immacolato e dei sandali realizzati con foglie di papiro sapientemente intrecciate. Tutto le calzava a pennello, se non avesse saputo di essere lei, guardando l’immagine riflessa nello specchio, avrebbe stentato a riconoscersi. Eppure, si sentiva bene con quegli abiti, come se li avesse indossati da sempre.
 
Nella hall dell’hotel c’era una luce soffusa. Saba si guardò intorno, ma non vide nessuno. Il portiere le sorrise indicandole una porta aperta dalla quale proveniva una tenue luce. 
La porta conduceva verso delle scale abbastanza ripide: scese con cautela almeno una trentina di gradini prima di rendersi conto di essere finita in uno scantinato.
L’ambiente era caldo e umido, faceva fatica a respirare. A un tratto, sentì qualcosa sfiorarle il volto, una specie di carezza leggera come un alito di vento che la fece fremere. Una voce calda e rassicurante che sembrava provenire da qualche parte nel buio della stanza, le disse:
«Finalmente sei arrivata!»
Sentì il viso infiammarsi.
«Finalmente possiamo conoscerci» rispose senza riuscire a vedere il volto del suo interlocutore.
«Mia Nefertiti, è da così tanto che aspetto il tuo ritorno… Ora che sei qui, non ho intenzione di perderti di nuovo.»
«Non capisco… Dimmi chi sei, fatti vedere.»
L’unica risposta che poté sentire fu il battito accelerato del proprio cuore. 
«Basta! Fatti vedere e finiamola qui. Lasciami andare, adesso.»
«No, mia cara. Non ho ancora finito con te. Perché tremi? Non devi avere paura. Vieni... vieni con me e capirai.»
Le parve di vedere un’ombra che si staccava dal muro e sentì un urlo uscire dalla propria gola mentre una tempesta di tuoni le infuriava nel petto. Toccò una pietra nel muro e quella scattò con un rumore sinistro: dal pavimento si aprì una botola. 
L’ombra si avventò fulminea su di lei spingendola dritta dentro al buco: le parve di precipitare verso l’infinito. 
«Bene, bene mia cara regina. Siamo giunti alla fine del gioco. Voglio facilitarti il compito: qui sotto è pieno di topi. Queste bestiole sono piuttosto voraci e spaventate perché non sono sole... c’è un simpatico cobra tra loro.»
Saba sentì un rigurgito acido invaderle la gola, si schiacciò contro la parete, mentre immagini di vita vissuta si affastellavano nella sua mente.
«Se sopravviverai fino a domani, ti lascerò tornare alla tua nuova vita e io avrò perso. Ma sono sicuro che farai la scelta giusta, amore mio.» 
L’ombra lasciò che la botola si richiudesse sopra la sua testa.
 
Nel buio fitto, i topi cercavano di prenderla a morsi. Quelle bestie le avevano sempre fatto schifo, erano animali stupidi e chiassosi e per questo, nonostante mancasse la luce, riusciva in qualche modo a capire dove fossero e a schivarli, ma il cobra no. Lui era un elegante, sinuoso e silenzioso strumento di morte; un animale di una bellezza regale.
Regale come il cobra che adornava il copricapo del suo Akhenaton. All’improvviso tutto le fu chiaro: la voce calda e rassicurante di lui, il sentimento di appartenenza a quei luoghi, l’amore viscerale per la storia dell’antico Egitto, l’attrazione irresistibile verso lo sconosciuto… non sapeva se sarebbe riuscita a evitare il morso letale del serpente e, in fondo, non lo desiderava affatto.
Il richiamo di un antico amore l’aveva condotta fino a lì. Il suo sposo era tornato a cercarla tra i vivi e le aveva dato la possibilità di ricongiungersi a lui per l’eternità. La pelle fredda del rettile fu l’ultima cosa che riuscì a sentire prima che il veleno la riportasse tra le braccia del suo amore.
 
Il gioco era finito, entrambi avevano vinto.
 

Re: [CDP2] Il gioco

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@Monica ha scritto: mar apr 02, 2024 8:07 amEra fin troppo chiaro che lo sconosciuto compagno di gioco, sapeva tante cose su di lei, molte più di quanto lei ne
Quella virgola là in mezzo non ci va: interrompe il collegamento tra soggetto e verbo.
@Monica ha scritto: mar apr 02, 2024 8:07 amCome il polo positivo di un magnete si sentiva attratta in modo irresistibile dal polo negativo
Qui metterei una virgola dopo magnete.
@Monica ha scritto: mar apr 02, 2024 8:07 amPoi, si era affrettata a uscire virgola incurante degli sguardi interrogativi degli altri avventori. dei presenti.
In una biblioteca, non direi che i presenti siano avventori.
@Monica ha scritto: mar apr 02, 2024 8:07 amNel buio fitto, i topi cercavano di prenderla a morsi. Quelle bestie le avevano sempre fatto schifo, erano animali stupidi e chiassosi e per questo, nonostante mancasse la luce, riusciva in qualche modo a capire dove fossero e a schivarli, ma il cobra no. Lui era un elegante, sinuoso e silenzioso strumento di morte; un animale di una bellezza regale.
Regale come il cobra che adornava il copricapo del suo Akhenaton. All’improvviso tutto le fu chiaro: la voce calda e rassicurante di lui, il sentimento di appartenenza a quei luoghi, l’amore viscerale per la storia dell’antico Egitto, l’attrazione irresistibile verso lo sconosciuto… non sapeva se sarebbe riuscita a evitare il morso letale del serpente e, in fondo, non lo desiderava affatto.
Il richiamo di un antico amore l’aveva condotta fino a lì. Il suo sposo era tornato a cercarla tra i vivi e le aveva dato la possibilità di ricongiungersi a lui per l’eternità. La pelle fredda del rettile fu l’ultima cosa che riuscì a sentire prima che il veleno la riportasse tra le braccia del suo amore.
 
Il gioco era finito, entrambi avevano vinto.
La sorpresa è servita.  :aka:  

Brava, Monica: l'hai orchestrata bene. Grazie della lettura.  :libro:   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CDP2] Il gioco

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@@Monica ho letto il tuo racconto tutto d'un fiato. Ben scritto e molto coinvolgente.  Dosi molto bene la tensione e la suspence con un taglio molto realistico da far pensare a un giallo-thriller. Dai  spazio all'immaginazione nel lettore convogliandolo  a diversi possibili risvolti: dal serial killer, a uno scherzo o a un vero spasimante. La svolta  fantasy della quale non fai nulla per nasconderla risulta infine spiazzante. Quest'ultimo è l'effetto che ho ricevuto. Trattandosi di sorpresa il risultato è azzeccato.
A rileggerti

Re: [CDP2] Il gioco

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Ciao @@Monica

Non mi aspettavo quel finale, molto affascinante per quanto tremendo.
Confesso che  non provavo molta simpatia per Saba, questo suo rincorrere la moda dell’antico Egitto mi sembrava e  doveva sembrare anche alla ragazza una sorta di gioco, di quelli di cui si sente tanto parlare, tipo candid camera o cose del genere, comunque una cosa molto superficiale da parte sua e anche dotata di notevole incoscienza a fidarsi e a obbedire a uno sconosciuto che manda messaggi con il cellulare.
Se poi, come mi sembra fai capire alla fine, lei era davvero vissuta a quell’epoca, magari come donna del faraone Akhenaton, poi forse diventato un dio immortale, che non l’aveva mai dimenticata  come Nefertiti ed era tornato sulla terra per riprendersela… beh, lei però a parte una generica simpatia per l’antico Egitto non mi pare che dimostri una sia pur piccola reminiscenza, un ricordo anche debole di questa situazione, un turbamento, una curiosità davvero profonda. Vive la cosa come un gioco di società, mentre invece da quella società, con la sua consapevolezza, avrebbe dovuto lentamente estraniarsi. A mio parere i suoi sentimenti, le sue reazioni avrebbero dovuto essere più profondi.
Il finale mi ha piacevolmente spiazzato. Avrei fatto apparire Akhenaton però,  Saba lo vuole vedere e gli dice di finirla lì, quindi ancora non ha capito bene la situazione.
L’apparizione del faraone avrebbe forse avuto un effetto sulla sua memoria ancestrale, una sorta di shock, penso io, molto utile a farle ricordare, acquisire una nuova sensibilità che le avrebbe fatto comprendere immediatamente cosa l’aspettava della sua vita terrena.
Cosa che comunque sembra comprendere, non provando repulsione per il serpente che la ucciderà per ricongiungersi al suo sposo. E questa repulsione, una ragazza dei giorni nostri, non riuscirebbe a superarla. L’ambientazione egizia, sia pure di sfuggita, riesce a rendere le cose suggestive.
Una bella storia, dove sicuramente la sorpresa finale non manca.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CDP2] Il gioco

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Ciao @@Monica
Ti faccio un po' di pulci. Ovviamente sono appunti di carattere personale (sono anche arrugginita), perciò butta via quello che non ti serve.
il tuo racconto è ben scritto, ma leggendolo ho avuto l'impressione che si sia fermato alla prima stesura; manca la sforbiciatura di quel famigerato 10% che serve a rendere più fluida la narrazione.
Ti faccio qualche esempio di frasi pleonastiche e avverbi ridondanti:
@Monica ha scritto: mar apr 02, 2024 8:07 amPer dirla tutta, non aveva proprio idea di come potesse essersi ficcata in un tale casino o, forse, era solo l’ossigeno rarefatto che respirava dentro a quel buco che la rendeva (a renderla) meno lucida.
@Monica ha scritto: mar apr 02, 2024 8:07 amSaba adorava l’Egitto, anzi si può dire che avesse una vera e propria fissazione per la sua storia antica che l’aveva affascinata fin da piccola. Non lo aveva mai confessato a nessuno, ma, per qualche arcano motivo, aveva sempre pensato di avere qualche goccia di sangue egiziano che le scorreva nelle vene.
@Monica ha scritto: mar apr 02, 2024 8:07 am«Va bene così?» chiese la parrucchiera.
«Non ancora. Adesso devi farmi il colore.»
«Il colore?»
Saba poteva capire la riluttanza con cui Giulia soddisfaceva i suoi desideri: fin da quando era piccola l’aveva ammirata per i suoi capelli biondi che non aveva mai voluto tagliare.
«Sì, la tinta» le rispose spazientita «un bel nero corvino.»
Hai già scritto che si è spazientita, si capisce che la parrucchiera è riluttante a cambiarle completamente il look.
  ha scritto:@Monica
Una volta
rientrata a casa, corse subito in bagno a truccarsi. Si era esercitata a lungo, non era stato facile (per)  imparare a fare una riga diritta e precisa sopra gli occhi con l’eye-liner, ma, alla fine, (ed) era diventata una vera esperta.
@Monica ha scritto: mar apr 02, 2024 8:07 amLui era un elegante, sinuoso e silenzioso strumento di morte; un animale di una bellezza regale.
Mi sono ricordata di una discussione, qui sul forum, in cui si criticava l'utilizzo di tre aggettivi di seguito. Ero tra i pochi a non demonizzarli.  Questo per dire quanto il mio parere possa essere personale e opinabile... In questo caso li trovo ridondanti (c'è anche una assonanza).

Nel complesso il tuo racconto mi è piaciuto molto. È ben ritmato e con un finale davvero a sorpresa.

Grazie per la lettura :)
Già.

Re: [CDP2] Il gioco

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Ciao @@Monica,
complimenti, bel racconto, trama coinvolgente, q.b. di suspence, traccia rispettata.
@Monica ha scritto: mar apr 02, 2024 8:07 amFino a poche ore prima Saba non avrebbe mai immaginato che il sotterraneo di un lussuoso hotel di Luxor potesse nascondere l’accesso a una terrificante prigione. Per dirla tutta, non aveva proprio idea di come potesse essersi ficcata in un tale casino o, forse, era solo l’ossigeno rarefatto che respirava dentro a quel buco che la rendeva meno lucida.
Immagino che l'incipit sia utile alla traccia, ci porti da subito fuori strada per una sorpresa ben riuscita, ma in una rivisitazione del racconto al di fuori del contest, non inizierei portando volutamente fuori strada, anche perché si percepisce una lucidità totalmente assente nel finale.

Per me il racconto merita, molto bello, se lo vorrai strutturare ampliandolo, sarei curiosa di come spiegherai le manifestazioni terrene di Akhenaton, che manda messaggi sul telefono e invia biglietti aerei.
@Monica ha scritto: mar apr 02, 2024 8:07 amIl gioco era finito, entrambi avevano vinto
Mi rattrista molto l'accostamento vittoria/fine giovane vita 

A rileggerti
<3

Re: [CDP2] Il gioco

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Faccio una risposta corale per ringraziarvi tutti della lettura e dei commenti utilissimi. @Ilaris ti ringrazio delle pulci che condivido in pieno, @Modea72 terrò senz’altro conto del tuo parere sull’incipit in fase di ristesura. Grazie @Kasimiro@Alberto Tosciri, hai ragione c’era spazio per inserire qualche cosa di più sul rapporto affettivo tra i due, mi serviva l’effetto sorpresa ma in fase di riscrittura terrò conto delle tue considerazioni,

Re: [CDP2] Il gioco

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@Ciao @@Monica,
la tua sorpresa si snoda in uno dei grandi topoi della letteratura fantastica: la reincarnazione degli amanti, in una delle ambientazioni ancora più classiche: l'antico Egitto. La sfumatura escape-game però è una innegabile sferzata di novità.
@Monica ha scritto: mar apr 02, 2024 8:07 amFino a poche ore prima Saba non avrebbe mai immaginato che il sotterraneo di un lussuoso hotel di Luxor potesse nascondere l’accesso a una terrificante prigione. Per dirla tutta, non aveva proprio idea di come potesse essersi ficcata in un tale casino o, forse, era solo l’ossigeno rarefatto che respirava dentro a quel buco che la rendeva meno lucida.
 
Tutto era cominciato qualche mese prima come un assurdo gioco.
Sono sincera: questo incipit mi sembra inutile, anzi controproducente. Non aggiunge nulla allo svolgimento della storia e, oltretutto, non viene ripreso nel finale, come sarebbe logico aspettarsi. Il finale si svolge nel luogo citato in questo "spoiler" iniziale, ma la narrazione prosegue nell'ordine regolare del racconto, non c'è nessun "siamo tornati al presente citato all'inizio".

Personalmente, farei iniziare il racconto direttamente da qui:
@Monica ha scritto: mar apr 02, 2024 8:07 amSaba adorava l’Egitto, anzi
Naturalmente, è solo la mia opinione, non implica nulla.

Un abbraccio,
M.
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)
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