[CC24] Regina di cuori
Posted: Sun Feb 18, 2024 8:46 pm
Traccia 3. “A Carnevale ogni scherzo vale”
Commento
Tobia è un burlone che si diverte a fare scherzi agli amici, ma quest’anno loro hanno pensato di vendicarsi a Carnevale…
Regina di cuori
“Ragazzi, dobbiamo dire a Liliana di non invitare Tobia alla festa per martedì grasso, sono veramente stufa dei suoi stupidi scherzi. Vi ricordate come mi aveva macchiato il vestito? Un’orribile patacca viola sul costume bianco di Pierrot”.
Tina guarda l’amica con occhi increduli, prima di risponderle con tono seccato:
“Ti lamenti tu? Ha messo quel maledetto affare sulla sedia mentre mi sedevo e si sono girati tutti, pensavano che avessi fatto una… guarda, ancora mi imbarazzo, c’era pure Davide alla festa…”
Sauro si gonfia il petto prima di dire la sua:
“Con me di sicuro quest’ anno non ci riprova, gli ho dato una bella ripassata dopo che ha spalmato il detersivo per piatti sulla sella del mio Ciao. Quel cretino non mi si avvicina più.”
Storco la bocca ripensando a Tobia livido sotto l’occhio destro, in fondo quel monello ha solo quindici anni, Sauro è prossimo ai diciannove e di ben altra stazza.
Il paesino sugli Appennini conta meno di mille anime e i ragazzi tra gli undici e i venti anni sono una quarantina, divisi in due comitive fin troppo eterogenee.
Comportamenti inadeguati per l’ età si registravano frequentemente e i legami, più che di amicizia, erano per mancanza di alternative.
Di contraddire Sauro non me la sento, è permaloso e manesco, decido di intercedere con le ragazze a favore di Tobia:
“Addirittura non invitarlo? Dai, la macchia era quella finta che vendono apposta per fare gli scherzi, se ne è andata quasi subito, il cuscino scureggione poi, è un classico, abbiamo riso tutti, in fondo sono scherzi di Carnevale!”
Lo sguardo delle ragazze sembra addolcito, ma Sauro, seppur non chiamato in causa, decide di affondare il colpo:
“Ma sì dai, troppo facile non invitarlo, assicuriamoci che Liliana lo inviti piuttosto, che anche a lei quello scemo aveva fatto uno scherzo, vi ricordate? La scritta sulla tavoletta del bagno che recitava ‘è più corto di quello che pensi, avvicinati.’”
“Aspetta, aspetta – intervengo – l’aveva scritto sulla pellicola per alimenti che aveva fissato con il nastro sulla tavoletta, non aveva rovinato nulla…”
Sauro stringe i pugni, gli occhi a fessura, il petto gonfio due palmi sopra il mio, decisamente sgonfio.
Non concepisce il dissenso, inspira rumorosamente prima di abbaiarmi la risposta, troppo vicino al mio volto.
“Ma Liliana pensava fosse vero e già si immaginava i casini con i genitori, le ha rovinato la festa. Quest’ anno un bello scherzo glielo facciamo noi. Che ne dite se appena arriva gli metto in testa un cappellino di carnevale pieno di colla liquida e lo lascio in mutande?”
Con Sauro passare da uno scherzo a feroce bullismo, è un attimo. Sono tutti attoniti, ma nessuno osa contraddire Sauro, fino al colpo di genio di Giacomo:
“Occhio Sauro, tua madre è una collega della madre di Tobia, se esageriamo, ti immagini come ti tormenta? Possiamo replicare uno scherzo che ho letto una volta in un libro, una specie, perché là era una ragazza e… beh, lasciamo perdere il libro. Allora, se non sbaglio Tobia ha il cuore infranto per Michela che non se lo fila, alla festa Michela gli dice che vuole dargli un bacio e che lo aspetta dopo dieci minuti in camera di Liliana, gli dà appuntamento e gli dice che non deve accendere la luce perché si vergogna, in mezzo alla stanza ci mettiamo Dario, nel buio assoluto, con una torcia in mano.
Appena Tobia lo sfiora, Dario accende la torcia, noi che ci siamo già nascosti accendiamo la luce e usciamo fuori prendendolo in giro, gli diciamo che è un frocio, forte eh?”
Sento una morsa nelle viscere, saetto gli occhi con il volto ingessato, tentando di reprimere ogni espressione, mi chiedo se qualcuno sospetti i miei gusti sessuali, immagino le conseguenze. Avere scelto di frequentare le superiori in città, impiegando novanta minuti per tratta, mi ha dato un po’ di respiro, ora temo, che fin dall’ inizio l’obiettivo delle torture non fosse Tobia; fortunatamente interviene Sauro.
“Perché Dario, mi ci metto io in mezzo alla stanza, così, appena il deficiente mi tocca, sono più che giustificato a dargli un pugno!”
Giacomo sa come trattare con Sauro, è il più grande del gruppo.
“Sauro, tu sei un maciste tutto muscoli, per quanto sia buio, non potrà mai confonderti con Michela, Dario è più adatto.”
Mi rilasso, mi hanno scelto per il fisico minuto, ma le viscere le sento ancora contratte, forse l’idea di Sauro era meno cattiva di questa.
Lo vogliono massacrare nei sentimenti. Giro lo sguardo sugli altri, siamo in nove intorno al biliardino del bar, Sauro, Giacomo, Alessio, Tina e Carlo, sembrano eccitatissimi all’ idea dello scherzo, i più grandi e i più piccoli del nostro gruppo già si pregustano la scena.
Nello sguardo degli altri vedo il mio disagio, soprattutto Michela è spiazzata, nel piano è lei a dover ingannare Tobia, si stringe la pancia, ma non dice nulla.
Ormai non ci si tira indietro, altrimenti la furia di Sauro può diventare veramente pericolosa.
Devo trovare il modo di avvisare Tobia, non so come fare senza rischiare il peggio, ma ci devo provare, ho una settimana di tempo.
Niente da fare, già era impossibile incrociare Tobia in paese e parlargli senza fare sorgere sospetti, ha pensato bene di ammalarsi, una settimana chiuso in casa e da quando hanno tolto il duplex, che aveva con la nonna, la madre non ha attivato una loro linea telefonica.
Domani è martedì grasso, la speranza è che stia ancora male e non venga alla festa di Liliana.
Tutti abbiamo ricevuto gli inviti ufficiali, come negli ultimi cinque anni.
Nella sua mega villa saremo un centinaio tra ragazzi e ragazze, lei fa tante attività e invita i gruppi dei paesi vicini.
Un’occasione unica per fare festa con facce nuove.
Eccomi, vestito da principe, come richiesto dal tema della festa, a quanto pare i principi non contemplavano pantaloni a zampa, peccato.
Non siamo molti ad essere arrivati puntualissimi, una decina di ragazzi che non conosco oltre a tutti quelli del paese che con noi spartiscono poco; del nostro gruppo manca ancora Sara e di Tobia non c’è traccia.
Sento Sauro digrignare, che se non si presenta lo va a prendere a casa e lo trascina lui alla festa; Michela lo ha sentito e scuote impercettibilmente la testa a occhi bassi.
Guardo la porta prima che Tobia suoni il campanello, io suo motorino è terribilmente rumoroso.
Liliana corre ad aprire la porta saltellando festosa, ha diciassette anni e un’assurda cotta per Sauro, che però parla sempre di storie con donne adulte che incontrerebbe fuori dal paese, non si sa bene quando.
L’espressione di Liliana vedendo Tobia è volutamente delusa.
Lui stringe al petto il biglietto di invito.
Non ha la solita faccia da monello.
Rimane sospeso qualche secondo prima di buttare le braccia al collo di Liliana.
La ringrazia ripetutamente di averlo invitato, dice che ci teneva tanto, da sempre, dalla prima festa.
Michela si avvicina alla strana coppia con un punto di domanda stampato sul volto, che non tarda ad esprimere:
“Tobia, cosa ti prende? Hai partecipato tutti gli anni!”
Lui la guarda con gli occhi umidi, un sorriso ampio e dolcissimo, lo sguardo grato.
“Mi sono sempre intrufolato, non sono mai stato invitato. A tutti arrivavano gli inviti tranne che a me, Sauro diceva che se neanche mio padre mi aveva voluto, c’era un motivo.”
Michela guarda indignata prima Sauro, poi Liliana, ha gli occhi di brace, la sua voce è un sibilo, ha solo quindici anni e sembra un gigante
“E tu, immagino, hai dato retta a quel gorilla. Ma ti rendi conto di quale cattiveria sei complice?”
Michela si gira velocemente verso Tobia, gli prende una mano e lo strattona verso di sé, per schioccargli un bacio sulle labbra.
Tobia è diventato rosso fino alla punta delle orecchie.
Sembra un pupazzo di pezza mentre segue Michela che ancora gli stringe la mano uscendo ed affermando che si divertiranno molto di più altrove.
Faccio per muovermi.
Mi fermo.
Nessun altro sembra voler seguire la ragione e l’umanità.
Mi sento un vigliacco, ma non so dove andare. Di sicuro non al centro di una stupida stanza al buio.
Commento
Tobia è un burlone che si diverte a fare scherzi agli amici, ma quest’anno loro hanno pensato di vendicarsi a Carnevale…
Regina di cuori
“Ragazzi, dobbiamo dire a Liliana di non invitare Tobia alla festa per martedì grasso, sono veramente stufa dei suoi stupidi scherzi. Vi ricordate come mi aveva macchiato il vestito? Un’orribile patacca viola sul costume bianco di Pierrot”.
Tina guarda l’amica con occhi increduli, prima di risponderle con tono seccato:
“Ti lamenti tu? Ha messo quel maledetto affare sulla sedia mentre mi sedevo e si sono girati tutti, pensavano che avessi fatto una… guarda, ancora mi imbarazzo, c’era pure Davide alla festa…”
Sauro si gonfia il petto prima di dire la sua:
“Con me di sicuro quest’ anno non ci riprova, gli ho dato una bella ripassata dopo che ha spalmato il detersivo per piatti sulla sella del mio Ciao. Quel cretino non mi si avvicina più.”
Storco la bocca ripensando a Tobia livido sotto l’occhio destro, in fondo quel monello ha solo quindici anni, Sauro è prossimo ai diciannove e di ben altra stazza.
Il paesino sugli Appennini conta meno di mille anime e i ragazzi tra gli undici e i venti anni sono una quarantina, divisi in due comitive fin troppo eterogenee.
Comportamenti inadeguati per l’ età si registravano frequentemente e i legami, più che di amicizia, erano per mancanza di alternative.
Di contraddire Sauro non me la sento, è permaloso e manesco, decido di intercedere con le ragazze a favore di Tobia:
“Addirittura non invitarlo? Dai, la macchia era quella finta che vendono apposta per fare gli scherzi, se ne è andata quasi subito, il cuscino scureggione poi, è un classico, abbiamo riso tutti, in fondo sono scherzi di Carnevale!”
Lo sguardo delle ragazze sembra addolcito, ma Sauro, seppur non chiamato in causa, decide di affondare il colpo:
“Ma sì dai, troppo facile non invitarlo, assicuriamoci che Liliana lo inviti piuttosto, che anche a lei quello scemo aveva fatto uno scherzo, vi ricordate? La scritta sulla tavoletta del bagno che recitava ‘è più corto di quello che pensi, avvicinati.’”
“Aspetta, aspetta – intervengo – l’aveva scritto sulla pellicola per alimenti che aveva fissato con il nastro sulla tavoletta, non aveva rovinato nulla…”
Sauro stringe i pugni, gli occhi a fessura, il petto gonfio due palmi sopra il mio, decisamente sgonfio.
Non concepisce il dissenso, inspira rumorosamente prima di abbaiarmi la risposta, troppo vicino al mio volto.
“Ma Liliana pensava fosse vero e già si immaginava i casini con i genitori, le ha rovinato la festa. Quest’ anno un bello scherzo glielo facciamo noi. Che ne dite se appena arriva gli metto in testa un cappellino di carnevale pieno di colla liquida e lo lascio in mutande?”
Con Sauro passare da uno scherzo a feroce bullismo, è un attimo. Sono tutti attoniti, ma nessuno osa contraddire Sauro, fino al colpo di genio di Giacomo:
“Occhio Sauro, tua madre è una collega della madre di Tobia, se esageriamo, ti immagini come ti tormenta? Possiamo replicare uno scherzo che ho letto una volta in un libro, una specie, perché là era una ragazza e… beh, lasciamo perdere il libro. Allora, se non sbaglio Tobia ha il cuore infranto per Michela che non se lo fila, alla festa Michela gli dice che vuole dargli un bacio e che lo aspetta dopo dieci minuti in camera di Liliana, gli dà appuntamento e gli dice che non deve accendere la luce perché si vergogna, in mezzo alla stanza ci mettiamo Dario, nel buio assoluto, con una torcia in mano.
Appena Tobia lo sfiora, Dario accende la torcia, noi che ci siamo già nascosti accendiamo la luce e usciamo fuori prendendolo in giro, gli diciamo che è un frocio, forte eh?”
Sento una morsa nelle viscere, saetto gli occhi con il volto ingessato, tentando di reprimere ogni espressione, mi chiedo se qualcuno sospetti i miei gusti sessuali, immagino le conseguenze. Avere scelto di frequentare le superiori in città, impiegando novanta minuti per tratta, mi ha dato un po’ di respiro, ora temo, che fin dall’ inizio l’obiettivo delle torture non fosse Tobia; fortunatamente interviene Sauro.
“Perché Dario, mi ci metto io in mezzo alla stanza, così, appena il deficiente mi tocca, sono più che giustificato a dargli un pugno!”
Giacomo sa come trattare con Sauro, è il più grande del gruppo.
“Sauro, tu sei un maciste tutto muscoli, per quanto sia buio, non potrà mai confonderti con Michela, Dario è più adatto.”
Mi rilasso, mi hanno scelto per il fisico minuto, ma le viscere le sento ancora contratte, forse l’idea di Sauro era meno cattiva di questa.
Lo vogliono massacrare nei sentimenti. Giro lo sguardo sugli altri, siamo in nove intorno al biliardino del bar, Sauro, Giacomo, Alessio, Tina e Carlo, sembrano eccitatissimi all’ idea dello scherzo, i più grandi e i più piccoli del nostro gruppo già si pregustano la scena.
Nello sguardo degli altri vedo il mio disagio, soprattutto Michela è spiazzata, nel piano è lei a dover ingannare Tobia, si stringe la pancia, ma non dice nulla.
Ormai non ci si tira indietro, altrimenti la furia di Sauro può diventare veramente pericolosa.
Devo trovare il modo di avvisare Tobia, non so come fare senza rischiare il peggio, ma ci devo provare, ho una settimana di tempo.
Niente da fare, già era impossibile incrociare Tobia in paese e parlargli senza fare sorgere sospetti, ha pensato bene di ammalarsi, una settimana chiuso in casa e da quando hanno tolto il duplex, che aveva con la nonna, la madre non ha attivato una loro linea telefonica.
Domani è martedì grasso, la speranza è che stia ancora male e non venga alla festa di Liliana.
Tutti abbiamo ricevuto gli inviti ufficiali, come negli ultimi cinque anni.
Nella sua mega villa saremo un centinaio tra ragazzi e ragazze, lei fa tante attività e invita i gruppi dei paesi vicini.
Un’occasione unica per fare festa con facce nuove.
Eccomi, vestito da principe, come richiesto dal tema della festa, a quanto pare i principi non contemplavano pantaloni a zampa, peccato.
Non siamo molti ad essere arrivati puntualissimi, una decina di ragazzi che non conosco oltre a tutti quelli del paese che con noi spartiscono poco; del nostro gruppo manca ancora Sara e di Tobia non c’è traccia.
Sento Sauro digrignare, che se non si presenta lo va a prendere a casa e lo trascina lui alla festa; Michela lo ha sentito e scuote impercettibilmente la testa a occhi bassi.
Guardo la porta prima che Tobia suoni il campanello, io suo motorino è terribilmente rumoroso.
Liliana corre ad aprire la porta saltellando festosa, ha diciassette anni e un’assurda cotta per Sauro, che però parla sempre di storie con donne adulte che incontrerebbe fuori dal paese, non si sa bene quando.
L’espressione di Liliana vedendo Tobia è volutamente delusa.
Lui stringe al petto il biglietto di invito.
Non ha la solita faccia da monello.
Rimane sospeso qualche secondo prima di buttare le braccia al collo di Liliana.
La ringrazia ripetutamente di averlo invitato, dice che ci teneva tanto, da sempre, dalla prima festa.
Michela si avvicina alla strana coppia con un punto di domanda stampato sul volto, che non tarda ad esprimere:
“Tobia, cosa ti prende? Hai partecipato tutti gli anni!”
Lui la guarda con gli occhi umidi, un sorriso ampio e dolcissimo, lo sguardo grato.
“Mi sono sempre intrufolato, non sono mai stato invitato. A tutti arrivavano gli inviti tranne che a me, Sauro diceva che se neanche mio padre mi aveva voluto, c’era un motivo.”
Michela guarda indignata prima Sauro, poi Liliana, ha gli occhi di brace, la sua voce è un sibilo, ha solo quindici anni e sembra un gigante
“E tu, immagino, hai dato retta a quel gorilla. Ma ti rendi conto di quale cattiveria sei complice?”
Michela si gira velocemente verso Tobia, gli prende una mano e lo strattona verso di sé, per schioccargli un bacio sulle labbra.
Tobia è diventato rosso fino alla punta delle orecchie.
Sembra un pupazzo di pezza mentre segue Michela che ancora gli stringe la mano uscendo ed affermando che si divertiranno molto di più altrove.
Faccio per muovermi.
Mi fermo.
Nessun altro sembra voler seguire la ragione e l’umanità.
Mi sento un vigliacco, ma non so dove andare. Di sicuro non al centro di una stupida stanza al buio.