[CC24] ὑπόκρισις (hypokrisis)

1
Traccia 6. "Chi c'è dietro la maschera?"
Commento + Bonus commento Contest Natale '24


 
Un palco, una donna, uno specchio. Il silenzio di chi osservava.
Lei era immobile, come la sua immagine riflessa. Alla sua destra, un manichino d’uomo vestito di stracci. Poi la donna si animò, distese le braccia in avanti e poi le ritrasse verso il petto, sul cuore, con movenza caritatevole.
“Lo capisco che sei nato povero, questo mondo è stato avaro con te. Che terribile sorte, senza avere colpe. I tuoi stracci ti stanno appiccicati come una condanna a vita. Tra sudiciume, affanni, il vino, muoiono le tue speranze. Urla la tua disperazione al Divino, alza le mani callose al cielo, implora pietà al destino”.
Lei poi si voltò verso lo specchio, beffarda e sprezzante.
“Se non ci fossimo noi a sovvenzionare la mensa dei poveri, sareste già morti di fame. E per questo saremo annoverati tra i giusti nel regno dei cieli, per la carità che vi abbiamo concesso, anche se, in effetti, non facciamo che allungare i vostri patimenti. Ma come potreste indossare un abito di seta o di morbida lana, calze e scarpe luccicanti, cospargervi con le nostre essenze e sentirvi pari a noi? Come possiamo essere obbligati a sentirci uguali? Tanto voi ci disprezzate lo stesso anche se vi diamo da mangiare e vi concediamo un tetto a prezzo calmierato. Siamo troppo buoni, non ci meritate”.
La donna continuò col suo monologo per oltre novanta minuti, rivolgendosi ora all’uomo di stracci ora allo specchio, in un dialogo tra sentimento e accidia, fino a quando una voce irruppe sulla scena: “Stop! Per oggi va bene così. Medea, sei stata superba. Ci vediamo sabato al debutto”.
Il cambio luci fece uscire la sagoma della raggiante Medea dall’occhio di bue e la immerse nella posticcia scenografia del palco, mentre il regista, assieme agli assistenti, si alzarono dalla seconda fila per guadagnare l’uscita.
Medea salì in auto e si diresse verso casa, assorta nei più cupi pensieri. Dopo mesi di prove era arrivato il momento del suo debutto come attrice. Le era stato proposto di essere la protagonista della rappresentazione della ipocrisia, attraverso una sceneggiatura tutta basata sul cambio di ruolo del personaggio. Avrebbe dovuto essere la voce di quel mondo variegato dell’animo umano, tra miseria e nobiltà, tra facciate caritatevoli e di convenienza. Di quei sentimenti contrastanti che animano l’essere, nello scontro con il proprio io. Una tagliente e impietosa opera teatrale che, già dalla lettura del titolo, ambiva ad attrarre il pubblico: ὑπόκρισις (hypokrisis). Era stata scelta lei, alla fine, figlia d’arte di Maria Makris, ex attrice di origini greche. Ma non si sentiva per niente entusiasta, nonostante in pubblico mostrasse il contrario. Qualcosa la tormentava e lei sapeva bene cos’era.
Quando arrivò a casa si fermò sulla porta d’ingresso. Fece un respiro profondo partendo dal diaframma e inspirò lentamente. Si scrollò di dosso l’ansia e si stampò un sorriso accattivante sul viso: entrò chiamando ad alta voce: “Amore! Sono a casa. Matilda! Amore di mamma, dove sei?”
Nessuno rispose, come se in casa non ci fosse anima. Ma da dietro la parete del soggiorno, il marito e la bambina sbucarono fuori cogliendola di sorpresa: “Ecco la principessa Matilda del regno delle bambine più belle del mondo!” Esclamò tutto felice Giorgio presentando la piccola principessa.
Medea rimase di pietra nel vedere Matilda mascherata di tulle turchino e sgranò gli occhi come se colta dal terrore. Si lanciò con veemenza contro di lui prendendo a percuoterlo sul petto, a pugni chiusi: “Ma cosa hai fatto! Toglili immediatamente quell’orribile vestito!”
L’uomo cercò di difendersi: “Ma cosa fai, sei impazzita? É solo il vestito per la recita della scuola!”
Ma lei si era lanciata sulla figlia per strapparle di dosso i vestiti, e lui tentò di frapporsi a lei. Riuscì a prenderla tra le braccia dopo un corpo a corpo scatenando la reazione della bimba che prese a strillare e piangere.
“Medea finiscila, non vedi che la stai terrorizzando? Che ti prende!”
“Toglili quel vestito e puliscila dal trucco che gli hai messo addosso” strillò con tutta la forza che aveva, al punto che lui corse verso il bagno: “Va bene, calmati però”, implorò.
Quando i due sparirono dalla sua visuale, Medea abbandonò l’ira e sembrò uscire dal quel raptus.
Si sentì crollare per la stanchezza e si diresse verso la camera da letto; ancora la voce di Giorgio cercava di calmare la bimba che non smetteva di piangere.
“Finiscila! Non vedi che la stai terrorizzando?” Quelle parole le attraversavano la mente stimolandone i ricordi. Medea entrò nella camera in penombra e come se cercasse un angolo di riparo, si accovacciò dietro l’armadio in posizione fetale. Poi lo sguardo andò sulla porta chiusa e aspettò che si ripetesse l’incubo.
“C’è qualcuno dietro la porta. Lei è rintanata sotto le coperte. Il passo lento e felpato di chi le si sta avvicinando. “Medea! Figlia mia. Guardami, tira fuori la testa”. Lei ha paura e rimane rintanata. Poi le coperte vengono abbassate scoprendola e costringendola a guardare chi sa bene di aver di fronte. “Medea, perché fai così? Io sono la tua mamma, guardami!”. Poi due mani forti le prendono la testa per tenerla a qualche centimetro dalla sua faccia. Due occhi neri spaventosi cerchiati di mascara tali da renderli profondi e penetranti. “Mamma mi fai paura!” “Piccola maledetta, non capisci niente della vita, prima impari e meglio è!”
Poi nella camera entra qualcuno: “Ma che fai? Non vedi che la stai terrorizzando? Ma finiscila di tormentarla!” esclama l’uomo. “Papa! La mamma mi fa paura!” Si lamenta Medea.
Due corpi che si affrontano nella stanza. Il padre che trascina la donna fuori dalla stanza mentre lei impreca: “Come ti permetti, toglimi le mani di dosso, bastardo! É mia figlia!”. L’incubo poi svanisce.

Il giorno del debutto.
Medea percorreva il tragitto verso il teatro. Il cellulare l’avvertì della chiamata. Si accostò sul lato della strada e parcheggiò. Sul display apparve un cognome: Makris. Un velo di sofferenza calò sul suo viso. Indugiò mentre gli squilli non cessavano; alla fine aprì la conversazione.
“Ciao figlia mia! Non volevi rispondere? Non volevi sentirmi? Stupida ragazzina, non capisci che ho sempre cercato di proteggerti.”
“Sì, mamma, lo so”.
“Finalmente ci sei riuscita, vedo che oggi debutti!” Disse Maria Makris compiaciuta.
“Come hai fatto a saperlo?” rispose Medea.
“Sono rinchiusa ma i giornali non mi mancano. Nella pagina degli spettacoli ho trovato la notizia della prima di hypokrisis. Ho letto che tu sei la protagonista. Mi sarei aspettato che mi avresti fatto partecipe, dato che io ti ho fatto da maestra.”
“Mamma! Mi hai sempre terrorizzato con le tue rappresentazioni sceniche. Ancora oggi ho gli incubi dei tuoi occhi, dei tuoi vestiti”.
“Stupida ragazzina! Non lo vuoi capire che prima avresti imparato a metterti una maschera prima ti saresti messa a riparo dalle brutture del mondo. Tieni bene a mente e in serbo il consiglio. Noi senza un altro Io non sappiamo vivere. Siamo deboli e preda di chi ne approfitta. Non mostrare mai quella che sei, Medea, non andare allo sbaraglio, a testa bassa, ma manda al posto tuo la copia felice di te stessa!”
“Mamma, basta! Devo chiudere, mi aspettano, ciao”. Spense il cellulare tremando.

Medea raggiunse i camerini di prova. Nella sua postazione un mazzo di rose rosse e bianche in bella mostra. Indossò l’anonima sottoveste nera per la scena. La truccatrice le mise solo un leggero velo di fondo tinta. Dietro al sipario si sentiva il brusio degli spettatori. Il registra l’aspettava vicino al camerino e vi entrò quando il trucco fu a posto.
“Medea! Questo è il tuo giorno. Dopo tante occasioni mancate e tanta sofferenza, sei al via. Fatti valere, siamo tutti con te.”
“Ma grazie, Valerio. Vedrò di non deludere nessuno. Ho sentito dire che il teatro è pieno. Si aspetteranno un bello spettacolo e questo lo sarà!”. Disse raggiante.

Tutto era pronto. In prima fila, il registra e il produttore parlavano tra loro, soddisfatti del pienone.
“La scelta di Medea è stata vincente. Chi mai sarebbe venuto a vedere una sceneggiata sulla ipocrisia”. “Hai ragione. L’idea di attirare l’attenzione della gente tirando fuori la vecchia storia della madre assassina della interprete della prima di hypokrisis, ha funzionato”.
“Medea non sospetta nulla della nostra manovra commerciale, ma se non fosse così, che ci importa. La notorietà ha i suoi costi”. “Certo che a dieci anni, aver visto la madre uccidere a coltellate suo padre, deve averla provata. Quando arrivò la polizia, pare che madre e figlia indossassero i costumi di scena. Si disse che la donna non distingueva più la realtà con la finzione e costringeva la figlia a partecipare alle sue continue prove”. “Ma che fine ha fatto poi?” chiese il regista. “All’epoca finì in un carcere psichiatrico, Medea fu affidata a dei parenti. Adesso credo che sia in una struttura sorvegliata da dove non uscirà mai più perché è pericolosa”.

Il momento era arrivato. Medea aveva raggiunto l’ingresso al palco. Lo specchio era al posto suo. Il manichino dell’uomo vestito di stracci, pure. Le luci andarono via dalla sala in concomitanza col l’apertura del sipario. L’occhio di bue inquadrò Medea che raggiungeva il centro del palco e si posizionava fronte allo specchio. Lo scroscio degli applausi non la distolse dal pensiero irrequieto che l’attraversava. Chiuse gli occhi dal timore e si voltò verso lo specchio senza avere il coraggio di guardare la figura riflessa. Poi ruppe gli indugi e decise di affrontare il suo personaggio riflesso.
Non c’erano gli occhi carichi di mascara, profondi e penetranti della madre Maria Makris in costume di scena, coltello alla mano.. Ma solo la sua esile figura di donna dallo sguardo pulito. Poi si voltò tranquilla verso l'uomo vestito di stracci. Le sue braccia si distesero in avanti per poi ritrarle verso il petto, sul cuore, con movenza caritatevole, da consumata attrice.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CC24] ὑπόκρισις (hypokrisis)

2
bestseller2020 ha scritto: sab feb 17, 2024 6:08 pmMedea entrò nella camera in penombra e come se cercasse un angolo di riparo, si accovacciò dietro l’armadio in posizione fetale. Poi lo sguardo andò sulla porta chiusa e aspettò che si ripetesse l’incubo.
Questo passaggio è molto riuscito.
bestseller2020 ha scritto: sab feb 17, 2024 6:08 pmDue corpi che si affrontano nella stanza. Il padre che trascina la donna fuori dalla stanza
stanza è ripetuto due volte in modo troppo ravvicinato
bestseller2020 ha scritto: sab feb 17, 2024 6:08 pmNoi senza un altro Io non sappiamo vivere.
Terribile questa… senza immedesimarsi in un altra persona non saper vivere è un concetto tremendo.
bestseller2020 ha scritto: sab feb 17, 2024 6:08 pm
Tutto era pronto. In prima fila, il registra e il produttore parlavano tra loro, soddisfatti del pienone.
“La scelta di Medea è stata vincente. Chi mai sarebbe venuto a vedere una sceneggiata sulla ipocrisia”. “Hai ragione. L’idea di attirare l’attenzione della gente tirando fuori la vecchia storia della madre assassina della interprete della prima di hypokrisis, ha funzionato”.
“Medea non sospetta nulla della nostra manovra commerciale, ma se non fosse così, che ci importa. La notorietà ha i suoi costi”. “Certo che a dieci anni, aver visto la madre uccidere a coltellate suo padre, deve averla provata. Quando arrivò la polizia, pare che madre e figlia indossassero i costumi di scena. Si disse che la donna non distingueva più la realtà con la finzione e costringeva la figlia a partecipare alle sue continue prove”. “Ma che fine ha fatto poi?” chiese il regista. “All’epoca finì in un carcere psichiatrico, Medea fu affidata a dei parenti. Adesso credo che sia in una struttura sorvegliata da dove non uscirà mai più perché è pericolosa”.
Questo dialogo “infodump” meritava più spazio e di essere meglio inserito nella storia.

In totale è una storia molto forte @bestseller2020 ci sono alcuni passaggi che mi hanno fatto soffrire durante la lettura, specialmente quando Medea si accanisce contro la figlia. Una sorta di effetto domino della follia. Certo, lei ha visto la madre uccidere il padre, la figlia subisce la violenza di Medea e magari a sua volta dovrà ri orrore a una “maschera” per sublimare il dolore.
La struttura potrebbe brillare di più accorciando la prima parte (quella dei novanta minuti  di monologo) che non  sembrano funzionali al racconto. Le battute risparmiate potrebbero essere utilizzate per dare maggiore profondità anche ai personaggi di contorno soprattutto al produttore e al regista che sfruttano l’immagine della madre di lei per poter commercializzare meglio lo spettacolo. Quella parte che è molto amara l’avrei approfondita di più se za demandarla a un dialogo “infodumpone” che risulta abbastanza artificioso mentre è un bel kick alla storia.

Re: [CC24] ὑπόκρισις (hypokrisis)

4
Ciao @bestseller2020,
Il racconto è interessante, hai una bella penna, ma qui mi è sembrata frettolosa.
In realtà all' inizio ti dilunghi molto, ma il vero racconto inizia quando Medea torna a casa, invece da questo punto sembra tu abbia dovuto frettolosamente inserire molto, in poche righe.
La trama merita, credo che potresti ampliarla con i giusti tempi e spazi.
bestseller2020 ha scritto: sab feb 17, 2024 6:08 pmChi mai sarebbe venuto a vedere una sceneggiata sulla ipocrisia”
Questa frase a mio parere è da eliminare, rimarrebbe valida la scelta commerciale per attirare più persone, meno plausibile per realizzarci interamente lo spettacolo.
A presto,
buon contest.
<3

Re: [CC24] ὑπόκρισις (hypokrisis)

5
Ciao @bestseller2020

Un racconto a tinte fosche la cui ambientazione, essenzialmente in ambiente teatrale, contribuisce secondo me ad accentuarne i tratti drammatici e  introspettivi dei personaggi, di Medea e della madre  Maria Makris che pur assente è sempre presente nella sua mente.
Ricordando la Medea di Euripide ho cercato di inquadrare la tua Medea cercandone i suoi tratti peculiari e forse in qualcosa la può ricordare, come quel suo accanirsi sulla figlia truccata e vestita dal padre e al contempo cercare di liberarla dagli abiti di scena, salvarla dai suoi fantasmi mentali. Questa alternanza tra gesto istintivo violento e tentativo di protezione me l’ha ricordata. Ovviamente la tua Medea è diversa.
Però ha qualcosa dentro, sin dalla recita a teatro sembra covare, nascondere un dramma che non osa, non vuole mostrare ad altri. Molto indicativo a questo proposito il suo dialogo di scena, il monologo con il manichino a forma di uomo vestito di stracci, una cosa inanimata che nemmeno nella finzione scenica le potrebbe riuscire di conforto, di sfogo. Incomunicabilità.
Medea è ossessionata dai ricordi della sua infanzia e dalla sua inquietante madre, Maria Makris che non distingueva più la finzione scenica dalla realtà. Penso sia per questo che Medea si scaglia sul marito che ha truccato la figlia. Medea non vuole che la bambina riviva quello che ha vissuto lei alla sua età.
Si prova compassione per Medea che, nonostante la madre sia rinchiusa da qualche parte, appare sempre come succube a lei, come si evince dalla telefonata che riceve mentre si sta recando a teatro per il debutto.
Il fatto che Maria Makris spieghi alla figlia che la tormentava per insegnarle che bisogna portare una maschera nella vita, che si ha bisogno di  assumere un’altra personalità può anche essere condivisibile, molte persone lo fanno, quello che inquieta è il suo modo di insegnarlo.
Il dialogo spiegazione tra il regista e il produttore a mio parere forse lo avrei reso diversamente, attraverso un ragionamento interiore della stessa Medea che poteva arrivare a rendersi conto che la sua vita privata veniva usata per pubblicizzare la rappresentazione, ma ci sarebbe stato bisogno di più spazio. Altre descrizioni e suggestioni.
La scena finale, dove Medea recita, sembrerebbe liberatoria con il riflesso sullo specchio della sua figura pulita, priva delle accezioni spaventose di sua madre, però non sono completamente sicuro che Medea riesca a sublimare il suo passato.
Inquieta la sua calma, la sua postura, la recitazione precisa da consumata attrice. In definitiva mette i brividi, potrebbe essere l’anticamera della pazzia.
Una rappresentazione non facile la tua, ma ricca di spunti e suggestioni molto interessanti.
Poi come mio solito io esagero nel vedere e interpretare, ne ho ricavato queste sensazioni un po’ inquietanti.
Potresti ricavarne un’opera teatrale tremendamente moderna e attuale.

A si biri
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CC24] ὑπόκρισις (hypokrisis)

6
ciao @Alberto Tosciri  e grazie del passaggio.
Alberto Tosciri ha scritto: mar feb 20, 2024 6:06 pmPoi come mio solito io esagero nel vedere e interpretare, ne ho ricavato queste sensazioni un po’ inquietanti.
Potresti ricavarne un’opera teatrale tremendamente moderna e attuale.
Hai esattamente centrato quello che ho voluto comunicare, al 100%.. Mi hai dato una consolazione, ho pensato che avevo scritto un pezzo da fuori di testa..  Spesso mi assalgono i pensieri più cupi!   Grazie, Alberto, a si biri, cun pani e casu e binu a rasu.. :D
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CC24] ὑπόκρισις (hypokrisis)

7
Perché il titolo così? @bestseller2020   :)

La tua ipocrisia, greca o latina che sia, è minuscola?  :D 

E meno male!   :P

Inoltre, se è il titolo di un dramma teatrale, motivo in più per la maiuscola, qui:
bestseller2020 ha scritto: sab feb 17, 2024 6:08 pmNella pagina degli spettacoli ho trovato la notizia della prima di hypokrisis Hypocrisis.
Per la prima volta, ti vedo alle prese con un testo non d'azione, ma addirittura intimistico e psicologico.
Scomodi il mito di Medea, per fortuna parzialmente, nella sindrome di cui soffre la tua protagonista, ancora alle prese con l'incombente e inquietante madre, i cui nefasti influssi si ripercuotono già in negativo sulla figlia piccola.
bestseller2020 ha scritto: sab feb 17, 2024 6:08 pmMa solo la sua esile figura di donna dallo sguardo pulito. Poi si voltò tranquilla verso l'uomo vestito di stracci. Le sue braccia si distesero in avanti per poi ritrarle verso il petto, sul cuore, con movenza caritatevole, da consumata attrice.
La scena finale a teatro si presta a una doppia interpretazione. Hai fatto questa scelta che mi trova d'accordo.  :si:
Come detto da  @Alberto Tosciri, inquieta la sua recitazione precisa da consumata attrice: potrebbe essere l'anticamera della follia.
Per conto mio, preferisco vedere il finale volto in positivo, e pensare che stia uscendo con le sue forze dall'orbita e dall'influsso maligno della madre, e che la sua piccola principessa Matilda riescirà  ancora a conoscere una vera e dolce mamma. 

Bravo, @bestseller2020   :)

Mi sei piaciuto in questa nuova prova letteraria teatrale. Ti ho letto volentieri. :ciaociao:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CC24] ὑπόκρισις (hypokrisis)

8
ciao @Modea72  grazie del passaggio.
Modea72 ha scritto: mar feb 20, 2024 2:52 amquesta frase a mio parere è da eliminare, rimarrebbe valida la scelta commerciale per attirare più persone, meno plausibile per realizzarci interamente lo spettacolo.
Hai ragione. Un monologo sulla ipocrisia è cosa normale, in teatro. Ma ho voluto esagerare mostrando un produttore più che ipocrita, di poco spessore...

Sul fatto che ti pare frettoloso, hai ragione pure. ma mi sono fregato con le mie mani, la possibilità di usare i 16K, credendo che il massimo fossero i 10K.
Da qui i vari tagli e l'info dump che mi ha fatto notare @@Monica Figurati che se mi fossi accorto dell'errore, avrei parlato del monologo sull'ipocrisia come descritta dal mitico Nietzsche. Grazie ancora.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CC24] ὑπόκρισις (hypokrisis)

9
Ciao Best, mi è piaciuto parecchio questo racconto, forse uno dei più belli che ho letto dalla tua penna. Un'idea forte e semplice, uno sviluppo lineare.
Commento per dirti che, secondo me, puoi avere ancora un pelo di fiducia in più nel lettore.
bestseller2020 ha scritto: sab feb 17, 2024 6:08 pm
“Stupida ragazzina! Non lo vuoi capire che prima avresti imparato a metterti una maschera prima ti saresti messa a riparo dalle brutture del mondo. Tieni bene a mente e in serbo il consiglio. Noi senza un altro Io non sappiamo vivere. Siamo deboli e preda di chi ne approfitta. Non mostrare mai quella che sei, Medea, non andare allo sbaraglio, a testa bassa, ma manda al posto tuo la copia felice di te stessa!”
Questa esposizione del tema non è necessaria e sembra tu stia questionando la capacità di astrazione di chi ti legge. Molto più di impatto, invece, il passaggio precedente in cui Medea cerca di strappare il costume di scena alla figlia.
Per il resto, grande, continua così  (y)

Re: [CC24] ὑπόκρισις (hypokrisis)

10
Mi piace sempre questo gioco tra realtà e rappresentazione. In fondo è la trama nera del nostro stare al mondo. 
Metterlo sul palco poi, crea un gioco di specchi non originalissimo, ma davvero promettente.
Tuttavia, come ti hanno fatto notare, il racconto soffre di uno strano affanno che scivola nel parlare di, invece che dire, e dunque sentire.
Sorvolo sui refusi e lo sterminio di punti interrogativi e mi concentro sulle potenzialità, che sono tante. 
C’è un nodo testuale che avrebbe meritato di più: il potere salvifico della messa in scena. La finzione che anima la verità e tiene al riparo le anime devastate.
Questo nodo affiora a tratti, intriga molto, ma si perde  nella rete di elementi che hai sparso mentre apparecchiavi la tavola.
Forse sarebbe bastato sfruttare le definizioni suggerite dal bel titolo che hai sapientemente scritto in greco.
 
ὑπόκρισις  derivato da ὑποκρίνω «separare, distinguere», e nel medio ὑποκρίνομαι «sostenere una parte, recitare, fingere»
 
Dunque ben altro che la pavida menzogna di chi è sottomesso al giudizio altrui.
Avrei sfruttato questa doppia scansione proprio come la ripartizione di una sceneggiatura.
Così avresti fatto agire le diverse prospettive, sia temporali, che psicologiche senza cadere nello spiegone. E il delirio post traumatico avrebbe recuperato potenza epica, sontuosamente velato dall’ambiguità tra reale e immaginario che, secondo me, è il vero punto di forza di tutto il racconto.
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/gia ... /mens-rea/
https://www.facebook.com/profile.php?id=100063556664392
https://emanuelasommi.wixsite.com/manu

Re: [CC24] ὑπόκρισις (hypokrisis)

11
ciao @Poeta Zaza grazie per il passaggio.
Poeta Zaza ha scritto: mar feb 20, 2024 7:42 pma tua ipocrisia, greca o latina che sia, è minuscola?  :D 

E meno male!   :P

Inoltre, se è il titolo di un dramma teatrale, motivo in più per la maiuscola, qui:
Tu non immagini la difficoltà con l'editor per cambiare il carattere: ho chiesto persino aiuto allo staff.  :D
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CC24] ὑπόκρισις (hypokrisis)

12
ciao  @aladicorvo grazie del passaggio
aladicorvo ha scritto: mer feb 21, 2024 7:38 pmὑπόκρισις  derivato da ὑποκρίνω «separare, distinguere», e nel medio ὑποκρίνομαι «sostenere una parte, recitare, fingere»
 
Dunque ben altro che la pavida menzogna di chi è sottomesso al giudizio altrui.
Avrei sfruttato questa doppia scansione proprio come la ripartizione di una sceneggiatura.
Così avresti fatto agire le diverse prospettive, sia temporali, che psicologiche senza cadere nello spiegone. E il delirio post traumatico avrebbe recuperato potenza epica, sontuosamente velato dall’ambiguità tra reale e immaginario che, secondo me, è il vero punto di forza di tutto il racconto.
Il mio intento era mostrare il rapporto di due donne con la finzione. Mi spiace per gli indizi sul tavolo da pranzo, ma scritto in meno tempo rispetto a quello con cui l'ho pensato, non mi è venuto male.. Ciao  :P
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Rispondi

Torna a “Racconti lunghi”