“Ho pensato a te per un incarico di fiducia. Ti andrebbe di venire al mio studio domattina?”
L’autostrada, prima dell’alba, è quasi deserta. Giorgia preme a fondo l’acceleratore.
Nello studio opulento, il silenzio è rotto dal rumore in sottofondo di un’ambulanza e dallo sferragliare dei tram. I convenevoli sono una formalità espletata in pochi minuti. Il professionista va dritto al punto.
«Immagino che tu abbia sentito parlare del caso Grandi.»
Giorgia annuisce.
«Il giudice Valenti mi ha affidato la difesa della figlia.»
«Un caso complesso...»
«Sì, molto delicato. Vittorio Grandi era un imprenditore in vista e l’omicidio è avvenuto in circostanze scabrose.» Paolini sospira «Le prove a carico sembrano schiaccianti, ma io sono sicuro che la ragazza sia innocente.»
«E perché lo dice proprio a me?»
«Eva Valenti deve uscire pulita da questa storia, ma non accetterebbe mai un avvocato pagato dal padre. Ho bisogno di una persona brillante che lavori per me… in modo riservato.»
«Capisco, ma non credo di essere io quella giusta.»
«Giorgia, rifletti. Ho saputo che non te la passi molto bene. L’onorario sarebbe adeguato.»
Firenze è magnifica anche sotto la pioggia. Ai tempi dell’università, Giorgia frequentava la biblioteca delle Oblate; dal bar si gode di una vista impareggiabile sulla cupola del Brunelleschi. Un buon caffè l’aiuterà a chiarire le idee. L’affitto da pagare, i casi pro bono… la proposta è allettante, ma quello non è il suo mondo. E… se quella donna fosse davvero innocente? Potrebbe aiutarla.
L’avvocato Paolini apre il fascicolo: «Questa è la lista dei clienti del Kamacore, il club esclusivo dove è avvenuto il delitto.»
Giorgia la scorre con l’indice. Tutti nomi d’insospettabili dell’alta società fiorentina: imprenditori, avvocati, notai... Uomini e donne. Il mercato del sesso non soffre crisi, riflette.
«Avete già parlato coi parenti della vittima?» «Abbiamo avuto accesso ai verbali della polizia: la moglie era ricca di famiglia, il Grandi un gran puttaniere. Lei voleva il divorzio, lo avrebbe lasciato all’asciutto. Chi l’ha ucciso le ha fatto un favore… ma non è stata lei. Ha un alibi di ferro: la sera dell’omicidio si trovava a una riunione condominiale e i presenti lo hanno confermato.»
«Vorrei parlare con la Valenti.»
«È in custodia cautelare nel carcere di Sollicciano. Le farò avere il permesso.»
Struccata, i lunghi capelli ramati raccolti in una coda di cavallo, insaccata in un’anonima tuta blu, Eva la scruta in modo ostile.
«Sono l’avvocato Giorgia Feletti, piacere.»
«Se la manda mio padre, può fare a meno di sedersi.»
«Suo padre non c’entra.»
«Che cerca, allora? I suoi cinque minuti di notorietà da sfigata?»
«Voglio solo tirarla fuori da questo casino.»
La ragazza tamburella con le dita sul tavolino, lo sguardo perso nel dialogo interiore. Si alza e rovescia le tasche dei pantaloni.
Giorgia è pronta a reagire.
«Non lo faccio per i soldi. Mi interessa la verità.»
Eva abbozza un sorriso beffardo: «Una vera santa…» poi, guardandola dritto negli occhi le dice: «Non l’ho ammazzato io.»
«Le prove però dimostrano altro. L’uomo è stato strangolato con delle calze di seta e gli hanno trovato un perizoma conficcato nella gola. Su quegli indumenti c’è il suo DNA.»
«Se è venuta ad accusarmi si metta in fila e si levi dal cazzo.»
«Che ci faceva al Kamacore quella sera?»
«Ero lì per farmi qualche riga. Può chiedere a Gilda.»
«Chi?»
«La moglie del notaio Rivini.»
L’appuntamento con la signora Rivini è presso il maneggio Sangiovenale a Reggello, poco fuori la città. La donna ha un fisico da fantino e ostenta un sorrisetto tirato.
«Bell’animale, come si chiama?» chiede Giorgia andandole incontro.
«Julian. È un purosangue arabo.»
«Un nome originale.»
«Sì…» accarezza il muso del cavallo «ma lei è qui per chiedermi di Eva.»
«Se la vuole aiutare è importante che mi dica tutto ciò che sa. Come vi siete conosciute?»
Il sorrisetto si spegne.
«Mio marito si è occupato della successione della madre. Lei era così depressa… Siamo diventate amiche e abbiamo iniziato a uscire insieme. Mi avevano parlato del “Kama” e ho pensato che distrarsi un po’ l’avrebbe aiutata.»
«E suo marito? Lo sapeva che frequentavate quel club?»
Gilda elude la domanda. «C’era un uomo pazzo di lei che non sopportava di vederla con altri.»
«Eva stava con Vittorio Grandi quella sera, almeno stando ai testimoni.»
«Con lui ci andava solo per potersi incipriare il naso.»
«Chi era l’altro uomo?»
«Non me l’ha mai voluto dire. So che indossava sempre una maschera… Eva era strafatta quella sera, non può essere stata lei. Non aveva alcun motivo di farlo.»
«Se ricordasse altri particolari, mi chiami» le porge un biglietto col suo numero.
Giorgia esce dal colloquio con più domande che risposte.
Paolini le ha dato le chiavi di un monolocale nei pressi di via Calzaiuoli, la strada dello shopping di lusso: la vista degli abiti firmati coi loro colori pastello intonati alla primavera non riesce a distrarla.
Aperta la porta, nota una busta sul pavimento. Anonima. Dentro ci sono delle foto esplicite di sesso estremo tra Gilda e qualcuno che indossa una maschera. L’immagine non è a fuoco, ma sembra la testa di un cavallo. Giorgia rovista frenetica nella borsa in cerca del telefono.
«Pronto, avvocato. È ancora allo studio?»
«Stavo per uscire… Sì, sì ti aspetto.»
Pochi minuti dopo lei è lì.
«Allora, cosa c’è di tanto urgente?»
Gli mostra le foto.
Paolini strabuzza gli occhi. «Come le hai avute?»
«Speravo che me lo dicesse lei. Erano sotto la porta del monolocale. Chi lo sa che alloggio lì?»
«Solo io e il mio praticante, l’avvocato Nesti. È molto strano…»
«E se il colpevole fosse il notaio Rivini?»
«No, no. Lo escludo. Lo conosco troppo bene.»«Gilda lo tradiva…»
«È una donna esuberante, l’hai conosciuta. Rivini ha vent’anni più di lei. Le avrà lasciato i suoi spazi.»
«Ma la gelosia non ha età.»
«Perché uccidere proprio il Grandi?»
«Magari ricattava Gilda. Forse è stato lui a scattarle queste foto.»
«Comunque dobbiamo consegnarle alla polizia.»
Gilda Rivini ha un tenore di vita molto alto, ma non tale da giustificare i consistenti prelievi di contante che ha effettuato negli ultimi mesi. La notizia che suo marito è indagato per il delitto Grandi fa scalpore in città.
La suoneria del cellulare sorprende Giorgia alle prime luci dell’alba come l’invito inatteso che riceve. Il giovane praticante Nesti l’aspetta in una saletta appartata della caffetteria Paszkowski in piazza della Repubblica davanti un vassoio di pasticcini.
«Grazie per aver accettato d’incontrarmi qui.»
Giorgia non si trattiene: «Perché tanto mistero?»
Lui si guarda intorno prima di tirare fuori dalla valigetta un foglio piegato in due.
«Cos’è?»
«La lista dei clienti del club.»
«Grazie, ma ce l’ho già.»
Nesti scuote la testa sussurrando: «Non quella completa.»
Giorgia scorre i nomi e sbianca in volto.
«Perché lo fa?»
«Per la verità.»
Il giovane si alza lasciandola piena di dubbi. Giorgia decide d’incontrare di nuovo Gilda.
«Cos’ è successo al club la notte dell’omicidio? Sia sincera questa volta. Ho visto le foto dell’uomo in maschera. Un travestimento particolare: una testa di cavallo. Ma non c’era Eva insieme a lui… c’era lei, Gilda.»
La donna resta in silenzio.
«Sa cosa penso? Che lei abbia ucciso Grandi e abbia incastrato la sua amica.»
«Avrei dovuto farlo davvero dato che mi ricattava con quelle foto. Ma le giuro che non l’ho fatto e neppure mio marito. Non sapeva nulla di questa storia.»
Giorgia cammina piano. La strada che la separa dallo studio non è molta, ma è come se il suolo volesse inghiottirla a ogni passo. La verità è davanti i suoi occhi eppure non vorrebbe vederla.
Quando entra nello studio, l’avvocato Paolini è al telefono. L’uomo la vede e le fa cenno di entrare, ma lei attende che finisca la chiamata.
«Valenti mi sta mettendo sotto pressione…»
«Voglio raccontarle una storia» dice Giorgia, con calma, sedendosi.
«Una donna sposata s’innamora alla follia di un altro uomo. La signora conosce una giovane di ottima famiglia e si serve della sua amicizia per coprire le proprie scappatelle amorose. Gli incontri clandestini avvengono in un club esclusivo al riparo da sguardi indiscreti. Poi, accade l’imorevisto: l’amante della signora perde la testa per la sua giovane amica. La ragazza però non ricambia affatto quei sentimenti: lo tradisce con altri uomini tra cui un certo imprenditore che la inizia all’uso della droga. Quell’uomo ha un gran bisogno di soldi e un forte ascendente sulla giovane: la convince a scattare delle foto compromettenti all’amica per ricattarla e la malcapitata paga. Ma il denaro non basta mai. Così la signora è costretta, suo malgrado, a chiedere aiuto all’ex amante. Lui si reca al club per incontrare il ricattatore e chiudere la questione, ma lo sorprende in compagnia della sua giovane amata. Accecato dalla gelosia, lo strangola usando l’intimo di lei, che, stordita dalla droga, non si rende conto di nulla. In un solo colpo, si libera della traditrice e del ricattatore.
L’assassino è un uomo scaltro che ha sempre protetto la propria identità indossando una maschera, ma non può prevedere che proprio a lui venga affidata la difesa della donna che ha fatto incriminare. Allora, decide di contattare una sua vecchia praticante, una persona sensibile, sicuro che questa lo aiuti a salvare un’innocente. La manipola fornendole i mezzi per far scagionare l’imputata e indurla a incriminare un altro innocente. Così può salvare sé stesso e il rapporto con il potente giudice Valenti…Vero, avvocato?
Paolini è una statua di sale e non riesce a reagire neppure quando Giorgia fa entrare la polizia.