[Lab10] A casa del nonno
Posted: Sat Oct 07, 2023 9:28 am
“Mario! È finita la carta igienica, ti spiace passarmi un rotolo.”
“Certo signore, dove lo trovo?”
“Non lo so, non capisco perché non sia in bagno. Trovala, e fai presto! Al diavolo quella mousse al salmone.”
“Pronto! Serve subito un pacco, codice 7421R/HW1, il prima possibile. Massima segretezza” si affrettò Mario impartendo l'ordine con la ricetrasmittente.
“Ricevuto!”
L'ordine venne rimbalzato all'istante più volte verso il punto di ricezione merci speciali e nel giro di un minuto un elicottero da combattimento si alzò in direzione della dimora presidenziale.
Giunto a destinazione, un militare di alto grado si diresse correndo con la borsa nera contenente l'oggetto in codice richiesto.
Pervenuto nelle mani di Mario, si precipitò davanti alla porta del bagno: toc toc.
“Sì?”
“Signor presidente, ho qui con me il rotolo.”
“Bene.”
“Scusi signor presidente, come faccio a darvelo? Dovreste aprire la porta.”
“Già, ora apro di quel tanto che basta a far passare la tua mano, intesi?”
“Signor sì, signor presidente.”
Aprì la porta di quel poco stabilito, ma Mario ebbe un colpo di tosse seguito da un conato di vomito. Riuscì con difficoltà a eseguire l'ordine e la faccenda si concluse positivamente.
“Perché porti sempre con te quella valigetta, Mario?” chiese il piccolo nipote del presidente.
“Non la posso lasciare neanche un istante, da questa valigetta dipende il futuro del mondo.”
“Oh! Cosa c'è, la fabbrica del pane?”
“Di più importante.”
“La mia lettera a Babbo Natale?”
“Perché? Cos'hai chiesto a Babbo Natale?”
“È un segreto.”
“Beh, anche qui c'è qualcosa di molto segreto.”
“Ma se è così importante quello che c'è dentro, non hai paura che la possano rubare?”
“Non credo, vedi? È attaccata con le manette al mio polso.”
“Ho visto delle brutte scene in un film di persone che hanno tagliato un braccio per prendere quello che era legato alla mano.”
“Non sarà facile...” Mario tirò su la manica della camicia e mostrò un braccio bionico. “Un piccolo sacrificio che mi ha chiesto il presidente e io sono onorato di poterlo servire. È indistruttibile, di titanio, come la valigetta d'altronde: resistente al fuoco, esplosioni e anche alle ruote di uno schiacciasassi.”
“Potrebbero allora rubarti insieme alla valigetta e farti saltare in aria in un angolo sconosciuto del mondo e recuperarla con il tuo braccio attaccato.”
“Piccolo, perché non vai a giocare un po' con i canguri del nostro zoo?”
“Perché se li sono mangiati le tigri, il nonno li ha lasciati liberi insieme per dimostrare che la pace fra i popoli è impossibile e che il più forte dominerà il mondo.”
“Finalmente! Qual'è il programma di oggi Mario?” li interruppe con aria soddisfatta il presidente. “Oh Luigino, hai visto l'anaconda che mi hanno portato ieri direttamente dall'Arzonia? È lunga più di dieci metri e può mangiare anche un canguro.”
“Ma nonno! Non ci sono più i canguri: li hanno già mangiati le tigri. E poi non si può portare via un animale dal suo habitat naturale. È vietato dalla legge.”
“Ma no, dai. E poi sono io la legge. Però posso fare un piccolo ritocchino... così potrai stare tranquillo. Ma per il momento che rimanga fra di noi. In quanto ai canguri, ne faremo arrivare degli altri... dopo aver cambiato la legge, naturalmente. Allora Mario? Cosa abbiamo oggi?”
“Alle 10 colloquio con il ministro della Paralia, poi alle 12 telefonata col presidente del Ciustan. Nel pomeriggio ricevimento della delegazione de Pircoz, poi trasferimento sulle montagne del Crinco per la negoziazione con la tribù omonima. In serata il gran galà organizzato da lei.”
“Ah sì? Come mai l'ho organizzato?”
“Per il suo sessantacinquesimo mandato da presidente.”
“Ma le quattro stagiste sono arrivate?”
“Sì, hanno iniziato a leggere il manuale nella stanza ottagonale.”
“Ma proprio quelle che abbiamo selezionato...”
“Sì, signor presidente”
“Hai preparato anche qualche stuzzichino? Quelle olive ripiene dell'altra volta erano squisite.”
“Sì, signor presidente.”
“Anche la bottiglia di champagne?”
“Sì, signor presidente”
“Bene, annulla tutti gli impegni della giornata, voglio occuparmi personalmente della loro istruzione. Aspettami al solito posto. A proposito, ci sono novità sulla guerra del Cicote?”
“No, la situazione è in stallo, ma si temono drammatici sviluppi.”
“Bene, ormai li attendiamo da trentaquattro anni, ma è giusto rimanere in allerta, tienimi informato.”
“Un'ultima cosa, signor presidente, cosa facciamo con la solita manifestazione di pacifisti? La maggior parte sono bambini.”
“Regaliamogli delle armi giocattolo, sono il nostro futuro.”
“Ottima idea, come al solito signor presidente.”
Il piccolo Luigi, nipote del presidente, bramava dalla curiosità di sapere cosa contenesse la valigetta. Sapeva che di notte veniva depositata nella cassaforte a muro di fianco al letto di Mario, nascondiglio che conosceva bene il bambino e per di più anche la combinazione: l'aveva vista aprire tante volte e aveva memorizzato il codice elettronico. Quindi attuò il piano e una notte mentre tutti dormivano giunse davanti al forziere e digitò il codice segreto:
123questomondoèperme456nonmirompereglizebedei
Il rumore di un click annunciò l'apertura dello sportello. Prese delicatamente la valigetta e notò un pulsante incavato vicino alla maniglia, lo schiacciò ma non successe nulla. Riprovò tenendolo premuto per alcuni secondi e si aprì come una finestra tra le spesse pareti di titanio mettendo in luce un piccolo schermo.
“Mannaggia, dovevo immaginarlo; c'è una combinazione anche per la valigetta” farfugliò a voce bassa. Fece un tentativo ripetendo la combinazione della cassaforte digitando numeri e lettere e... un bip segnalò l'apertura della valigetta.
“Lo sapevo, ormai il nonno sta perdendo la memoria e per non sbagliarsi utilizza sempre la stessa password.”
Rimase deluso; il contenuto non presentava nulla di interessante: marchingegni elettronici e un pulsante rosso al centro: “Forse è un nuovo prototipo di videogioco che spopolerà nel mondo” pensò. Stava per schiacciare il pulsante, quando Mario si girò nel letto borbottando parole sconnesse: “No, non lo schiacci, no, no, aumenterà il petrolio e dovremmo vivere sotto terra; no, no, non lo schiacci, la scongiuro...”
Luigino si affrettò a chiudere la valigetta delicatamente senza far rumore, ma prima di andarsene aveva notato che nel piccolo schermo, c'era anche l'icona con il segno delle impostazioni. Cliccò su e cambiò la password:
questogiocononèperte123ilgiocodellocaiofarei456
Con i piedi di velluto usci dalla stanza. Ma fu colto in flagrante da una delle governanti.
“Signorino Luigi, cosa fa ancora in piedi?”
“Il nonno mi ha raccontato una favola e poi ci siamo addormentati. Poi, visto che russava molto forte, mi sono svegliato e ora vado nella mia camera.”
Ma non aveva sonno. Pensò di fare un giro nello zoo quando ormai stava albeggiando. Le guardie lo lasciarono fare mentre un silenzio assoluto regnava tra quelle gabbie. Si sedette su un prato con lo sguardo in direzione del primo chiarore del giorno. Una tenue palla arancione prendeva spazio emergendo dall'orizzonte e divenendo sempre più luminosa, fino a diventare abbagliante. Luigi, con lo sguardo fisso verso quella che sembrava una magia, assisteva per la prima volta alla nascita del nuovo giorno. Avvolto da quella luce totale dove tutto sembrava fermo, all'improvviso, in lontananza sulla collina, vide una colonna di sagome saltellanti con una lunga coda che ondeggiava ritmicamente a ogni balzo. Si assopì con il sorriso sulle labbra.
Al mattino Mario notò per terra, ai piedi del letto, una lettera colorata intestata a Babbo Natale.
La aprì disobbedendo a tutte le norme di sicurezza, ricompose il foglio piegato. Le grandi lettere non avevano bisogno dell'utilizzo degli occhiali e lesse fra sé:
Caro babbo natale
quest'anno vorrei un regalo speciale.
Mi piacerebbe che il nonno si riposasse
e smettesse di lavorare per giocare di più con me
e non sempre con le altre nipotine,
che sono così tante che ho perso il conto
poi neanche le conosco
e sono molto più grandi di me.
È molto stanco, sta perdendo la memoria
e mi chiede sempre quanti anni ho.
E poi non sono l'unico, ma tantissimi che gli vogliono bene
e vorrebbero che si riposasse.
Grazie.
Luigi
“Certo signore, dove lo trovo?”
“Non lo so, non capisco perché non sia in bagno. Trovala, e fai presto! Al diavolo quella mousse al salmone.”
“Pronto! Serve subito un pacco, codice 7421R/HW1, il prima possibile. Massima segretezza” si affrettò Mario impartendo l'ordine con la ricetrasmittente.
“Ricevuto!”
L'ordine venne rimbalzato all'istante più volte verso il punto di ricezione merci speciali e nel giro di un minuto un elicottero da combattimento si alzò in direzione della dimora presidenziale.
Giunto a destinazione, un militare di alto grado si diresse correndo con la borsa nera contenente l'oggetto in codice richiesto.
Pervenuto nelle mani di Mario, si precipitò davanti alla porta del bagno: toc toc.
“Sì?”
“Signor presidente, ho qui con me il rotolo.”
“Bene.”
“Scusi signor presidente, come faccio a darvelo? Dovreste aprire la porta.”
“Già, ora apro di quel tanto che basta a far passare la tua mano, intesi?”
“Signor sì, signor presidente.”
Aprì la porta di quel poco stabilito, ma Mario ebbe un colpo di tosse seguito da un conato di vomito. Riuscì con difficoltà a eseguire l'ordine e la faccenda si concluse positivamente.
“Perché porti sempre con te quella valigetta, Mario?” chiese il piccolo nipote del presidente.
“Non la posso lasciare neanche un istante, da questa valigetta dipende il futuro del mondo.”
“Oh! Cosa c'è, la fabbrica del pane?”
“Di più importante.”
“La mia lettera a Babbo Natale?”
“Perché? Cos'hai chiesto a Babbo Natale?”
“È un segreto.”
“Beh, anche qui c'è qualcosa di molto segreto.”
“Ma se è così importante quello che c'è dentro, non hai paura che la possano rubare?”
“Non credo, vedi? È attaccata con le manette al mio polso.”
“Ho visto delle brutte scene in un film di persone che hanno tagliato un braccio per prendere quello che era legato alla mano.”
“Non sarà facile...” Mario tirò su la manica della camicia e mostrò un braccio bionico. “Un piccolo sacrificio che mi ha chiesto il presidente e io sono onorato di poterlo servire. È indistruttibile, di titanio, come la valigetta d'altronde: resistente al fuoco, esplosioni e anche alle ruote di uno schiacciasassi.”
“Potrebbero allora rubarti insieme alla valigetta e farti saltare in aria in un angolo sconosciuto del mondo e recuperarla con il tuo braccio attaccato.”
“Piccolo, perché non vai a giocare un po' con i canguri del nostro zoo?”
“Perché se li sono mangiati le tigri, il nonno li ha lasciati liberi insieme per dimostrare che la pace fra i popoli è impossibile e che il più forte dominerà il mondo.”
“Finalmente! Qual'è il programma di oggi Mario?” li interruppe con aria soddisfatta il presidente. “Oh Luigino, hai visto l'anaconda che mi hanno portato ieri direttamente dall'Arzonia? È lunga più di dieci metri e può mangiare anche un canguro.”
“Ma nonno! Non ci sono più i canguri: li hanno già mangiati le tigri. E poi non si può portare via un animale dal suo habitat naturale. È vietato dalla legge.”
“Ma no, dai. E poi sono io la legge. Però posso fare un piccolo ritocchino... così potrai stare tranquillo. Ma per il momento che rimanga fra di noi. In quanto ai canguri, ne faremo arrivare degli altri... dopo aver cambiato la legge, naturalmente. Allora Mario? Cosa abbiamo oggi?”
“Alle 10 colloquio con il ministro della Paralia, poi alle 12 telefonata col presidente del Ciustan. Nel pomeriggio ricevimento della delegazione de Pircoz, poi trasferimento sulle montagne del Crinco per la negoziazione con la tribù omonima. In serata il gran galà organizzato da lei.”
“Ah sì? Come mai l'ho organizzato?”
“Per il suo sessantacinquesimo mandato da presidente.”
“Ma le quattro stagiste sono arrivate?”
“Sì, hanno iniziato a leggere il manuale nella stanza ottagonale.”
“Ma proprio quelle che abbiamo selezionato...”
“Sì, signor presidente”
“Hai preparato anche qualche stuzzichino? Quelle olive ripiene dell'altra volta erano squisite.”
“Sì, signor presidente.”
“Anche la bottiglia di champagne?”
“Sì, signor presidente”
“Bene, annulla tutti gli impegni della giornata, voglio occuparmi personalmente della loro istruzione. Aspettami al solito posto. A proposito, ci sono novità sulla guerra del Cicote?”
“No, la situazione è in stallo, ma si temono drammatici sviluppi.”
“Bene, ormai li attendiamo da trentaquattro anni, ma è giusto rimanere in allerta, tienimi informato.”
“Un'ultima cosa, signor presidente, cosa facciamo con la solita manifestazione di pacifisti? La maggior parte sono bambini.”
“Regaliamogli delle armi giocattolo, sono il nostro futuro.”
“Ottima idea, come al solito signor presidente.”
Il piccolo Luigi, nipote del presidente, bramava dalla curiosità di sapere cosa contenesse la valigetta. Sapeva che di notte veniva depositata nella cassaforte a muro di fianco al letto di Mario, nascondiglio che conosceva bene il bambino e per di più anche la combinazione: l'aveva vista aprire tante volte e aveva memorizzato il codice elettronico. Quindi attuò il piano e una notte mentre tutti dormivano giunse davanti al forziere e digitò il codice segreto:
123questomondoèperme456nonmirompereglizebedei
Il rumore di un click annunciò l'apertura dello sportello. Prese delicatamente la valigetta e notò un pulsante incavato vicino alla maniglia, lo schiacciò ma non successe nulla. Riprovò tenendolo premuto per alcuni secondi e si aprì come una finestra tra le spesse pareti di titanio mettendo in luce un piccolo schermo.
“Mannaggia, dovevo immaginarlo; c'è una combinazione anche per la valigetta” farfugliò a voce bassa. Fece un tentativo ripetendo la combinazione della cassaforte digitando numeri e lettere e... un bip segnalò l'apertura della valigetta.
“Lo sapevo, ormai il nonno sta perdendo la memoria e per non sbagliarsi utilizza sempre la stessa password.”
Rimase deluso; il contenuto non presentava nulla di interessante: marchingegni elettronici e un pulsante rosso al centro: “Forse è un nuovo prototipo di videogioco che spopolerà nel mondo” pensò. Stava per schiacciare il pulsante, quando Mario si girò nel letto borbottando parole sconnesse: “No, non lo schiacci, no, no, aumenterà il petrolio e dovremmo vivere sotto terra; no, no, non lo schiacci, la scongiuro...”
Luigino si affrettò a chiudere la valigetta delicatamente senza far rumore, ma prima di andarsene aveva notato che nel piccolo schermo, c'era anche l'icona con il segno delle impostazioni. Cliccò su e cambiò la password:
questogiocononèperte123ilgiocodellocaiofarei456
Con i piedi di velluto usci dalla stanza. Ma fu colto in flagrante da una delle governanti.
“Signorino Luigi, cosa fa ancora in piedi?”
“Il nonno mi ha raccontato una favola e poi ci siamo addormentati. Poi, visto che russava molto forte, mi sono svegliato e ora vado nella mia camera.”
Ma non aveva sonno. Pensò di fare un giro nello zoo quando ormai stava albeggiando. Le guardie lo lasciarono fare mentre un silenzio assoluto regnava tra quelle gabbie. Si sedette su un prato con lo sguardo in direzione del primo chiarore del giorno. Una tenue palla arancione prendeva spazio emergendo dall'orizzonte e divenendo sempre più luminosa, fino a diventare abbagliante. Luigi, con lo sguardo fisso verso quella che sembrava una magia, assisteva per la prima volta alla nascita del nuovo giorno. Avvolto da quella luce totale dove tutto sembrava fermo, all'improvviso, in lontananza sulla collina, vide una colonna di sagome saltellanti con una lunga coda che ondeggiava ritmicamente a ogni balzo. Si assopì con il sorriso sulle labbra.
Al mattino Mario notò per terra, ai piedi del letto, una lettera colorata intestata a Babbo Natale.
La aprì disobbedendo a tutte le norme di sicurezza, ricompose il foglio piegato. Le grandi lettere non avevano bisogno dell'utilizzo degli occhiali e lesse fra sé:
Caro babbo natale
quest'anno vorrei un regalo speciale.
Mi piacerebbe che il nonno si riposasse
e smettesse di lavorare per giocare di più con me
e non sempre con le altre nipotine,
che sono così tante che ho perso il conto
poi neanche le conosco
e sono molto più grandi di me.
È molto stanco, sta perdendo la memoria
e mi chiede sempre quanti anni ho.
E poi non sono l'unico, ma tantissimi che gli vogliono bene
e vorrebbero che si riposasse.
Grazie.
Luigi