Acqua ghiacciata
Posted: Sun Jan 01, 2023 10:06 pm
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Eppure io sarei una buona madre.
Eppure io sarei una buona madre.
Gigi prende in braccio la figlia appena nata, le sorride, gioca con il nasino, fa le smorfie mentre lei si deforma in un pianto sguaiato. Luciana lo ammira sorridente, innamorata, si rilassa sul lettino sotto l'ombrellone, ha indosso un cappello a falde larghe e occhialoni da diva, i residui di crema solare ancora visibili sulle braccia.
La signora dell'ombrellone accanto le si avvicina e indica la bambina.
«Come si chiama?» le mormora, a malapena la sua voce si sente, tra le urla dei bagnanti.
Luciana si allarga tutta in un sorriso.
«Diamond! Ha tre mesi.»
Il sole picchia forte, gli amici di Gigi ci deliziano con i loro tuffi acrobatici a bordo piscina.
«A booomba!» urlano, in coro.
Uno tsunami di spruzzi ci travolge dopo la tripla capriola acquatica di Christian, quello con il piercing al labbro. Esce dalla piscina senza usare la scaletta, si sistema vigorosamente il costume, non si asciuga e si dirige verso il bar, ma prima mi guarda, sorride, fa un occhiolino a cui rispondo con una smorfia di disgusto. Un altro loro amico, un po’ tarchiato, si tuffa con rincorsa, bagnando i turisti sdraiati in prima fila. I bambini gridano divertiti, Luciana scoppia in una risata sguaiata con tanto di grugnito. Io voglio solo andare a casa.
Mio cugino Gigi ha invitato me e Paolo a passare il ferragosto in un agriturismo con piscina insieme a sua moglie e un altro paio di coppie. Io ho accettato perché non avevo altri piani. Ovviamente Paolo si è fatto pregare prima di confermare, il sole gli irrita la pelle e a ferragosto c’è sempre traffico sulla tangenziale del ritorno.
«Guardate come piange!» Gigi alza Diamond, mostrandola a tutti i presenti non curandosi delle sue urla disperate. Se la rimira e la stringe tra le braccia come fosse il suo bene piú prezioso. «Fai un altro “ue” per papà? Dai, come faccio io: uèèèè. Uuuuuuuuuèè. Mamma mia che bella sei! Bella di papà! bella, bella, bella, bella, bella...»
«Oh fraté! Gigi!»
Christian gli si avvicina, ancora gocciolante e lucido di olio solare, si sistema lo slip bianco e aderente che esibisce in quell’orrido gioco di vedo-non-vedo. Si volta verso di me, mi sorride di nuovo. Io mi giro dall’altra parte.
«Senti Gigi, se vuoi, visto che stai disoccupato, mio zio ti può procurare qualche fatica. Vuoi fare l’idraulico?»
Gigi lo guarda con gli occhi serrati, sembra accecato dal riverbero del suo piercing al labbro, poi torna a rimirare sua figlia.
«Christian.» risponde, pensieroso, dondolando Diamond «Per come stanno le cose adesso, va bene pure andare a rubare!»
E pensare che da quando ha avuto una figlia, per mia madre è lui l’esempio da seguire.
—
«Ahhhhh si, ora sto bene.»
Christian si sdraia sul lettino accanto al mio a gambe aperte, le braccia incrociate dietro la nuca a mostrare la depilatura integrale. Cerco di evitare il suo sguardo, mentre sorride malizioso.
«Tutta sola oggi?»
Mi metto a sedere composta, le braccia a cingere le ginocchia.
«Stai bagnando il lettino del mio ragazzo.»
«E quindi?» risponde, divertito: «Tanto mica gli serve, quello l´ho visto sempre al bar a parlare con mammina.»
«Ma come ti permetti!» mi volto verso di lui, indispettita, ma lo trovo che ride, strafottente. Quello scemo di Paolo non c´é mai quando devo dimostrare a qualcuno la mia relazione.
«É andato a fare il bagno, semplicemente non si tuffa in modo plateale come te e non l ́hai notato.»
Si alza, poggiando una mano sulla mia coscia per sollevarsi.
«Io nelle cose mi butto di testa.» Mi fa un l'ennesimo occhiolino. Lo guardo allontanarsi e dare una pacca sulla spalla a un suo amico, prima di spingerlo scherzosamente in piscina.
Paolo si avvicina con l'asciugamano sotto braccio, gioviale, sembra sia contento.
«Io vado a farmi un bagno prima che iniziamo il pranzo.» dice, e mi schiocca un bacio sulla guancia.
«Ah, pensavo fossi andato prima.»
«No, ero a parlare con mamma. E poi scherzi, dopo la colazione dovrei farmi il bagno?»
Si dirige a bordo piscina, lo guardo, pelato e con i calzoncini del costume larghi e lunghi, cammina lentamente, si siede sugli scalini, saggiando la temperatura col piede, che ritrae svelto, perché l’acqua è gelida. Conviviamo insieme da cinque anni, in una casa in affitto vicino alla scuola dove insegnamo.
Storco il labbro.
«E voi, tesó?» ho un balzo, Luciana mi ha spaventata «Tu e Paolo quando vi sposate?» lo indica, sorridendomi.
Ogni volta che si parla di matrimonio Paolo mi rivolge uno sguardo apprensivo, lo stesso che riserva ai suoi studenti quando non capiscono i teoremi.
“Ma Anna, non hai il contratto a tempo indeterminato. Bisogna prima pensare a comprare casa e avere dei risparmi, e dopo qualche anno si può pensare a una famiglia. Altrimenti si è incoscienti.”
«Paolo dice che è meglio aspettare di avere un contratto indeterminato.»
«Ma lui ce l’ha, o sbaglio?»
Incrocio ancora di più le braccia al petto.
«Sì, però poi dobbiamo avere una casa tutta nostra. E per averla dobbiamo accendere un mutuo, e per il mutuo servono due stipendi sicuri.»
La guardo: ha gli occhi persi nel vuoto e le labbra socchiuse, sembra proprio non capire le mie motivazioni.
«E la casa dei suoi nonni? Perché non andate a vivere lì?»
Ah, la famosa casa dei nonni, al vertice di tante nostre discussioni. Quale era la scusa? Andava ristruttura, o una cosa del genere...
«Paolo dice che è pericolante e va ristrutturata, ci vuole un altro ingente prestito solo per sistemarla...»
«Ahhhhh, capisco. Sai, anche quando io e Gigi ci siamo sposati avevamo entrambi perso il lavoro. Poi ero incinta e, come sai, ci conoscevamo da poco, qualche mese. Figurati se pensavamo a comprare una casa! Poi per Gigi non è facile trovare un posto, non ha preso il diploma. Alla fine ci hanno aiutati i tuoi zii...Bravi, fate bene ad aspettare.»
Paolo continua a star seduto a bordo piscina, le spalle pelose, leggermente ricurvo e rachitico. Prende un po’ d’acqua e si bagna le braccia, rabbrividendo.
Digrigno i denti. Facciamo bene ad aspettare.
Paolo indica qualcosa da bordo piscina, fa un gesto plateale con la mano a indicarmi, anche Luciana lo nota.
«Che carino, vuole che lo raggiungi, tesó.»
Mi indico, protesa in avanti, cercando di scandire il labiale.
«Dici a me?»
Il suo “no!” deciso mi spinge all'indietro.
Sbuffa, e ritorna sotto l´ombrellone.
«L´acqua, Anna!»
«Pensavo volessi farti il bagno con me!»
Beve un sorso.
«Ma cosa dici, é una giornata tra amici, non un appuntamento. Lo sai che senza bere viene un colpo di calore.»
«Ah giusto…poi tua madre chi la sente…»
«Esatto!» e si allontana sorridente con la bottiglietta in mano.
«Perdi ancora tempo con quello?» Christian si accende una sigaretta.
Luciana lo riprende.
«Christian, quanto sei maleducato! E poi, a me Paolo sta simpatico.»
«Ehi, ehi, dico solo che puó avere di meglio.» getta l´accendino sul cumulo di borse e teli.
Mi volto verso di lui, fingendo un´espressione seria.
«Tipo chi? Tipo te?»
Scoppia a ridere, scuotendo il capo.
«Vedrai, vedrai.» inspira il fumo, e quasi termina la sigaretta con pochi tiri. Spegne il mozzicone e lo lascia cadere a terra, schiacciandolo con l´infradito.«Bene, signore, con questo sole io mi rituffo…Dovresti venire con me.»
Questa frase mi fa scorrere un brivido freddo sulla schiena. Lo guardo gettarsi in acqua.
Sento uno squillo al telefono, mi volto verso il tavolino. A Paolo è arrivato un sms. Allungo il collo senza farmi notare. A mandarglielo, come sempre, è sua madre, ed è una frase corta e semplice:
“Verso sera mettiti la giacchetta, che prendi freddo.”
«Tesoro, dove vai?» dice Luciana, preoccupata, vendendomi alzare di scatto.
La lascio alle spalle, ora al centro della mia attenzione c’è solo la schiena pelosa del mio fidanzato che se ne sta a bordo piscina. Cammino decisa, gli occhi iniettati di sangue, mi avvicino a Paolo che ancora si massaggia i gomiti per abituarli alla differenza di temperatura.
Decisa, veloce, non ha neanche il tempo di accorgersene.
«E buttati, cazzo!» é il mio urlo di battaglia prima di calciarlo in acqua.
Lo guardo mentre riemerge tra mille schizzi, traumatizzato.
«Anna, vuoi farmi venire un infarto?!»
Rido, mentre annaspa tra le urla divertite di mio cugino e dei suoi amici.
Christian è uscito dall'acqua e si accorge di Paolo, lo guarda immobile due secondi, poi la faccia si deforma e scoppia a ridere, piegandosi in due. Mi lancia un’occhiata con la solita malizia. Stavolta lo guardo anche io, mi avvicino e lo studio un secondo: abbronzato, gocciolante e lucido di olio solare.
«Vieni, andiamo a prenderci un caffé.» offre il braccio, che accetto lasciando alle spalle lo sguardo incredulo di Paolo.
«Comunque, bello il tuo costume da bagno.» gli dico, sfoderando uno dei miei migliori sorrisi: «Poi, si sa, il bianco d’estate è perfetto perché riflette la luce, mantiene il fresco.»
Visti sotto questa prospettiva, in effetti, quegli slip non sembrano più una cattiva idea.