[LAB 5] Luce Naturale
Posted: Sun Oct 02, 2022 3:27 am
Lab5
Traccia: la leggerezza
Titolo: Luce Naturale
“Andiamo a vedere la mostra di fumetti questo fine settimana?”
Nives aveva sempre qualcosa da organizzare, sempre qualcosa di bello da fare, o da raccontare. Luisa avrebbe potuto definirla un’amica, più che una collega; con i rispettivi mariti si vedevano al di fuori del lavoro anche due-tre volte al mese.
Nives era sempre gentile, disponibile, ma Luisa ne era infastidita, era sempre così allegra, dopo venti anni di matrimonio ancora saltellava attorno al marito riempiendolo di baci, sempre a fare proposte, o a trovare soluzioni. “Sei invidiosa, ammettilo!” Luisa strinse le narici soffiando dal naso, questa insinuazione da parte della sua coscienza, che si faceva strada tra i suoi pensieri, era semplicemente ridicola. Invidiosa di cosa? Nives non aveva cura di sé, si vestiva come una stracciona da centro sociale, i capelli le esplodevano in testa, si preoccupava della ricrescita quando aveva almeno due centimetri di capelli bianchi, mai che si truccasse, neanche alle feste aziendali; eppure Nives piaceva agli uomini, molto.
Luisa si chiedeva se fosse per il suo comportamento da eterna ragazzina, per l’espressione sempre sorridente, in fondo si sa, gli uomini rifuggono i problemi.
“Ohi! Ti sei imbambolata? Ci andiamo alla mostra dei fumetti? Fanno anche disegni autografati se ci prenotiamo in tempo!”
Nives la guardò con commiserazione: “Ma davvero alla nostra età andiamo ancora a vedere i fumetti? E poi sabato scorso, quando è iniziata la mostra, davanti alla fiera c’era una fila chilometrica, un traffico assurdo.”
Nives le rispose trionfante: “Allora vuol dire che ne vale sicuramente la pena, altrimenti non ci andrebbe così tanta gente. Prenoto io per tutti?”
AL marito di Luisa i fumetti piacevano, Nives lo sapeva, perché ne avevano parlato. La presenza di Nives era ingombrante, suo marito la trovava simpaticissima, ma non era gelosia ciò che provava Luisa, Nives non aveva occhi che per suo marito e con gli altri uomini scherzava come uno scaricatore di porto, per usare un luogo comune.
“Ti faccio sapere stasera, ti chiamo dopo cena.”
Luisa notò che Nives aveva un brutto livido sul braccio, lo stava fissando corrucciando la fronte, Nives anticipò la domanda, raccontando cosa le era successo: “Ieri per cercare lo spago per chiudere l’arrosto, sono salita sulla sedia, solo che poi mi sono allungata per guardare nel pensile accanto e la sedia si è cappottata, guarda che roba, me lo sono fatta rovinando sulle gambe della sedia capovolta.” Nel dirlo si era sollevata la gonna, mostrando dei lividi mostruosi sull’interno della coscia poco sopra il ginocchio.
Luisa la guardava con un’espressione nauseata, chiedendole perché raccontasse quell’evento come se fosse una barzelletta. Cosa ci trovava da ridere?
“Io ho tante di quelle protusioni sulla schiena che non posso permettermi di fare la giocoliera sulla sedia.”
Sapeva di avere usato un tono sgarbato, ma era tesa, la leggerezza di Nives appesantiva tutti i suoi problemi e voleva prendere le distanze, invece lei aveva attaccato con i consigli che andavano dagli esercizi yoga all’agopuntura.
La settimana seguente ci furono momenti di panico in ufficio, in magazzino dovevano evadere un ordine di 180 vasetti di salsa tartufata, ma ne avevano solo 120, mentre da gestionale ne risultavano 410.
Quando arrivò Luisa, Nives aveva già verificato se i carichi di produzione fossero stati fatti correttamente e non aveva trovato anomalie, era quindi passata a ricostruire con le tre ragazze della fatturazione i movimenti degli ultimi giorni.
Luisa appena apprese la situazione cominciò ad elencare tutte le possibilità più catastrofiche, da possibili sottrazioni in magazzino, a mancate fatturazioni che avrebbero fatto saltare qualche testa, sicura che lei, nel suo ruolo di customer care, non potesse essere coinvolta.
Nives sdrammatizzò con una serenità del tutto fuori luogo: “Ma smettila con questi anatemi, vediamo dove è l’errore e risolviamo!”
Luisa si sentì avvampare, aveva la spiacevole sensazione di sentirsi esclusa, quell’idiota, travestita da biscotto della fortuna, con il suo atteggiamento facilone la faceva passare per cattiva, strinse gli occhi e affilò la bocca quando le si rivolse sibilando: “Vuoi forse nascondere qualcosa al capo?”
Nives neanche alzò lo sguardo, era andata a ritroso di due mesi con i documenti, e con tono euforico stava strillando che aveva trovato l’errore, che era tutto a posto, perché c’era una nota di credito che doveva essere solo di valuta, scontava dieci centesimi a vasetto acquistato da un cliente, ma che per errore era stata fatta movimentando il magazzino, quindi a sistema risultavano erroneamente rientrati 290 vasetti.
La maledetta euforia di Nives era sempre contagiosa, tutti contenti di aver risolto l’enigma, Luisa schiumava di rabbia e voleva farli tornare con i piedi per terra, magari non solo con i piedi: “Comunque l’errore c’è e siamo sotto scorta, c’è poco da ridere con un ordine che non possiamo evadere.”
Nives continuava ad essere tranquilla, aveva già verificato con la produzione e le salse tartufate erano in confezionamento, il giorno seguente l’ordine poteva partire.
Nei mesi successivi Luisa decise di mantenere una cortesia di quieta convivenza con Nives, all’inizio trovò delle scuse per evitare le uscite a coppia, poi le proposte andarono naturalmente scemando fino a scomparire.
Nives continuava a fare la simpaticona sempre disponibile, nonostante si scontrasse con il suo freddo distacco, mentre lei si sentiva fortificata dall’avere in mano il timone di quel non-rapporto.
A metà Dicembre suo marito le chiese se potevano invitare per Capodanno Nives e suo marito Marco, così, se lei fosse dovuta rimanere in ospedale, lui era già invitato e poteva stare in loro compagnia, Luisa si irrigidì sgranando gli occhi: “Quale ospedale, cosa stai dicendo?”
Il marito le rivolse uno sguardo accigliato: “L’ultimo controllo che ha fatto non è andato bene, deve fare la biopsia.”
Luisa era scettica, pensava che il marito non avesse capito qualcosa: “Ma di quale controllo parli, quando l’hai sentita?”
Lui rallentò le parole, dandole l’impressione che fosse lei a non afferrarne il significato e, tra lo stupito e l’afflitto, spiegò: “Mi sono visto con Marco, l’ho incontrato mentre usciva dall’ufficio, aveva una faccia stravolta, a fatica l’ho convinto a prendere una cosa insieme al bar.
Mi ha raccontato che Nives quattro anni fa ha avuto un tumore, ma tu lo sapevi?”
Luisa lo guardava con un’espressione indecifrabile, senza rispondere, quindi lui continuò: “Insomma, fa i controlli annuali, questo era il penultimo e invece non so quale analisi sia andata storta. Ma quando si è operata quattro anni fa?”
Luisa si stava sforzando di ricordare, poteva essere quando era mancata quasi un mese e poi in effetti aveva preso tanti permessi. Possibile non le avesse chiesto come mai? Sicuramente lo aveva fatto e lei aveva risposto vagamente, anzi, ricordava di essersi anche stranita per tutte quelle assenze, ma non riusciva a ricordare Nives con grandi preoccupazioni o sofferenze.
Le montò la rabbia sentendosi presa in giro, ancora di più perché, ancora una volta, a causa sua, si sentiva cattiva. Il marito la guardava attendendo una reazione, una parola che non arrivava, quindi proseguì “certo che ne hanno passate davvero tante, non so se avrei avuto lo stesso coraggio.”
Questa volta la reazione arrivò violenta, Luisa era livida, le parole salivano dalla pancia: “Guarda che ormai di tumore si guarisce, lei è tranquillissima, se la ride mentre tu la vedi come una paladina, una guerriera, come la vedi esattamente? Marco la farà più tragica di quel che è, quali sono le tante cose che hanno passato? Avranno i problemi che hanno tutti, farseli scivolare addosso non mi sembra una prova di coraggio!”
Il marito la guardava con la bocca mezza aperta, lo sguardo sbieco, le sopracciglia inarcate: “sei sconvolta perché non lo sapevi? Marco si è lasciato andare, è distrutto. Non solo il tumore, che comunque, non mi pare cosa da poco.
Mi ha raccontato che hanno perso il figlio quindici anni fa, dopo quattro anni di tentativi per rimanere incinta; hanno provato un cesareo d’urgenza e non solo non c’è stato nulla da fare, ma hanno anche tolto l’utero a Nives.
Mi ha detto che quando si sono sposati, pensavano che avrebbero avuto tre figli, che è stato terribile e che Nives si è presa in carico anche il suo dolore, dice che lei assorbe il dolore del mondo e regala spensieratezza.
Dovevi vederlo, era uno straccio e si vergognava, perché invece lei vuole che si pensi sempre positivo, dice che a pensare male, il male arriva.”
Luisa si sentiva piegare, lottava con sé stessa per non perdere la sua posizione, per non sentirsi un verme, per dare un senso a tutta l’acredine nei confronti di una donna che, più ci pensava, meno il senso le veniva in mente. Si ritrovò solo a sussurrare: “Perché è così allegra allora? Come fa a prendere tutto con leggerezza se davvero soffre?” Il marito addolcì lo sguardo, sembrava aver capito il suo bisogno di conforto, forse anche lui si era sentito misero, con la banalità dei suoi problemi quotidiani, di fronte a tanta sofferenza. Cingendola con un braccio e avvicinandola al suo petto le rispose: “Marco dice che Nives cerca il meglio in tutto, che per lei le sofferenze arrivano e travolgono tutti, quindi bisogna vivere ogni attimo senza sprecarlo. Dice che lei è una mamma nel profondo, che lo fa anche per Davide, avrebbero chiamato così il figlio, e secondo lei si è già reincarnato in un bimbo che magari ha già incrociato e sicuramente lgli avrà regalato un sorriso. Sai cosa mi ha fatto impressione? Ha detto che Nives è un sole che splende per tutti, ma brucia dentro.”
Luisa abbracciò forte il marito, grata per quel momento di tenerezza. Lei però, sentiva una pesantezza ancora più forte, la testa era diventata un macigno, il collo irrigidito, anche lei si sentiva bruciare dentro, si chiese se sarebbe mai riuscita a splendere.
Traccia: la leggerezza
Titolo: Luce Naturale
“Andiamo a vedere la mostra di fumetti questo fine settimana?”
Nives aveva sempre qualcosa da organizzare, sempre qualcosa di bello da fare, o da raccontare. Luisa avrebbe potuto definirla un’amica, più che una collega; con i rispettivi mariti si vedevano al di fuori del lavoro anche due-tre volte al mese.
Nives era sempre gentile, disponibile, ma Luisa ne era infastidita, era sempre così allegra, dopo venti anni di matrimonio ancora saltellava attorno al marito riempiendolo di baci, sempre a fare proposte, o a trovare soluzioni. “Sei invidiosa, ammettilo!” Luisa strinse le narici soffiando dal naso, questa insinuazione da parte della sua coscienza, che si faceva strada tra i suoi pensieri, era semplicemente ridicola. Invidiosa di cosa? Nives non aveva cura di sé, si vestiva come una stracciona da centro sociale, i capelli le esplodevano in testa, si preoccupava della ricrescita quando aveva almeno due centimetri di capelli bianchi, mai che si truccasse, neanche alle feste aziendali; eppure Nives piaceva agli uomini, molto.
Luisa si chiedeva se fosse per il suo comportamento da eterna ragazzina, per l’espressione sempre sorridente, in fondo si sa, gli uomini rifuggono i problemi.
“Ohi! Ti sei imbambolata? Ci andiamo alla mostra dei fumetti? Fanno anche disegni autografati se ci prenotiamo in tempo!”
Nives la guardò con commiserazione: “Ma davvero alla nostra età andiamo ancora a vedere i fumetti? E poi sabato scorso, quando è iniziata la mostra, davanti alla fiera c’era una fila chilometrica, un traffico assurdo.”
Nives le rispose trionfante: “Allora vuol dire che ne vale sicuramente la pena, altrimenti non ci andrebbe così tanta gente. Prenoto io per tutti?”
AL marito di Luisa i fumetti piacevano, Nives lo sapeva, perché ne avevano parlato. La presenza di Nives era ingombrante, suo marito la trovava simpaticissima, ma non era gelosia ciò che provava Luisa, Nives non aveva occhi che per suo marito e con gli altri uomini scherzava come uno scaricatore di porto, per usare un luogo comune.
“Ti faccio sapere stasera, ti chiamo dopo cena.”
Luisa notò che Nives aveva un brutto livido sul braccio, lo stava fissando corrucciando la fronte, Nives anticipò la domanda, raccontando cosa le era successo: “Ieri per cercare lo spago per chiudere l’arrosto, sono salita sulla sedia, solo che poi mi sono allungata per guardare nel pensile accanto e la sedia si è cappottata, guarda che roba, me lo sono fatta rovinando sulle gambe della sedia capovolta.” Nel dirlo si era sollevata la gonna, mostrando dei lividi mostruosi sull’interno della coscia poco sopra il ginocchio.
Luisa la guardava con un’espressione nauseata, chiedendole perché raccontasse quell’evento come se fosse una barzelletta. Cosa ci trovava da ridere?
“Io ho tante di quelle protusioni sulla schiena che non posso permettermi di fare la giocoliera sulla sedia.”
Sapeva di avere usato un tono sgarbato, ma era tesa, la leggerezza di Nives appesantiva tutti i suoi problemi e voleva prendere le distanze, invece lei aveva attaccato con i consigli che andavano dagli esercizi yoga all’agopuntura.
La settimana seguente ci furono momenti di panico in ufficio, in magazzino dovevano evadere un ordine di 180 vasetti di salsa tartufata, ma ne avevano solo 120, mentre da gestionale ne risultavano 410.
Quando arrivò Luisa, Nives aveva già verificato se i carichi di produzione fossero stati fatti correttamente e non aveva trovato anomalie, era quindi passata a ricostruire con le tre ragazze della fatturazione i movimenti degli ultimi giorni.
Luisa appena apprese la situazione cominciò ad elencare tutte le possibilità più catastrofiche, da possibili sottrazioni in magazzino, a mancate fatturazioni che avrebbero fatto saltare qualche testa, sicura che lei, nel suo ruolo di customer care, non potesse essere coinvolta.
Nives sdrammatizzò con una serenità del tutto fuori luogo: “Ma smettila con questi anatemi, vediamo dove è l’errore e risolviamo!”
Luisa si sentì avvampare, aveva la spiacevole sensazione di sentirsi esclusa, quell’idiota, travestita da biscotto della fortuna, con il suo atteggiamento facilone la faceva passare per cattiva, strinse gli occhi e affilò la bocca quando le si rivolse sibilando: “Vuoi forse nascondere qualcosa al capo?”
Nives neanche alzò lo sguardo, era andata a ritroso di due mesi con i documenti, e con tono euforico stava strillando che aveva trovato l’errore, che era tutto a posto, perché c’era una nota di credito che doveva essere solo di valuta, scontava dieci centesimi a vasetto acquistato da un cliente, ma che per errore era stata fatta movimentando il magazzino, quindi a sistema risultavano erroneamente rientrati 290 vasetti.
La maledetta euforia di Nives era sempre contagiosa, tutti contenti di aver risolto l’enigma, Luisa schiumava di rabbia e voleva farli tornare con i piedi per terra, magari non solo con i piedi: “Comunque l’errore c’è e siamo sotto scorta, c’è poco da ridere con un ordine che non possiamo evadere.”
Nives continuava ad essere tranquilla, aveva già verificato con la produzione e le salse tartufate erano in confezionamento, il giorno seguente l’ordine poteva partire.
Nei mesi successivi Luisa decise di mantenere una cortesia di quieta convivenza con Nives, all’inizio trovò delle scuse per evitare le uscite a coppia, poi le proposte andarono naturalmente scemando fino a scomparire.
Nives continuava a fare la simpaticona sempre disponibile, nonostante si scontrasse con il suo freddo distacco, mentre lei si sentiva fortificata dall’avere in mano il timone di quel non-rapporto.
A metà Dicembre suo marito le chiese se potevano invitare per Capodanno Nives e suo marito Marco, così, se lei fosse dovuta rimanere in ospedale, lui era già invitato e poteva stare in loro compagnia, Luisa si irrigidì sgranando gli occhi: “Quale ospedale, cosa stai dicendo?”
Il marito le rivolse uno sguardo accigliato: “L’ultimo controllo che ha fatto non è andato bene, deve fare la biopsia.”
Luisa era scettica, pensava che il marito non avesse capito qualcosa: “Ma di quale controllo parli, quando l’hai sentita?”
Lui rallentò le parole, dandole l’impressione che fosse lei a non afferrarne il significato e, tra lo stupito e l’afflitto, spiegò: “Mi sono visto con Marco, l’ho incontrato mentre usciva dall’ufficio, aveva una faccia stravolta, a fatica l’ho convinto a prendere una cosa insieme al bar.
Mi ha raccontato che Nives quattro anni fa ha avuto un tumore, ma tu lo sapevi?”
Luisa lo guardava con un’espressione indecifrabile, senza rispondere, quindi lui continuò: “Insomma, fa i controlli annuali, questo era il penultimo e invece non so quale analisi sia andata storta. Ma quando si è operata quattro anni fa?”
Luisa si stava sforzando di ricordare, poteva essere quando era mancata quasi un mese e poi in effetti aveva preso tanti permessi. Possibile non le avesse chiesto come mai? Sicuramente lo aveva fatto e lei aveva risposto vagamente, anzi, ricordava di essersi anche stranita per tutte quelle assenze, ma non riusciva a ricordare Nives con grandi preoccupazioni o sofferenze.
Le montò la rabbia sentendosi presa in giro, ancora di più perché, ancora una volta, a causa sua, si sentiva cattiva. Il marito la guardava attendendo una reazione, una parola che non arrivava, quindi proseguì “certo che ne hanno passate davvero tante, non so se avrei avuto lo stesso coraggio.”
Questa volta la reazione arrivò violenta, Luisa era livida, le parole salivano dalla pancia: “Guarda che ormai di tumore si guarisce, lei è tranquillissima, se la ride mentre tu la vedi come una paladina, una guerriera, come la vedi esattamente? Marco la farà più tragica di quel che è, quali sono le tante cose che hanno passato? Avranno i problemi che hanno tutti, farseli scivolare addosso non mi sembra una prova di coraggio!”
Il marito la guardava con la bocca mezza aperta, lo sguardo sbieco, le sopracciglia inarcate: “sei sconvolta perché non lo sapevi? Marco si è lasciato andare, è distrutto. Non solo il tumore, che comunque, non mi pare cosa da poco.
Mi ha raccontato che hanno perso il figlio quindici anni fa, dopo quattro anni di tentativi per rimanere incinta; hanno provato un cesareo d’urgenza e non solo non c’è stato nulla da fare, ma hanno anche tolto l’utero a Nives.
Mi ha detto che quando si sono sposati, pensavano che avrebbero avuto tre figli, che è stato terribile e che Nives si è presa in carico anche il suo dolore, dice che lei assorbe il dolore del mondo e regala spensieratezza.
Dovevi vederlo, era uno straccio e si vergognava, perché invece lei vuole che si pensi sempre positivo, dice che a pensare male, il male arriva.”
Luisa si sentiva piegare, lottava con sé stessa per non perdere la sua posizione, per non sentirsi un verme, per dare un senso a tutta l’acredine nei confronti di una donna che, più ci pensava, meno il senso le veniva in mente. Si ritrovò solo a sussurrare: “Perché è così allegra allora? Come fa a prendere tutto con leggerezza se davvero soffre?” Il marito addolcì lo sguardo, sembrava aver capito il suo bisogno di conforto, forse anche lui si era sentito misero, con la banalità dei suoi problemi quotidiani, di fronte a tanta sofferenza. Cingendola con un braccio e avvicinandola al suo petto le rispose: “Marco dice che Nives cerca il meglio in tutto, che per lei le sofferenze arrivano e travolgono tutti, quindi bisogna vivere ogni attimo senza sprecarlo. Dice che lei è una mamma nel profondo, che lo fa anche per Davide, avrebbero chiamato così il figlio, e secondo lei si è già reincarnato in un bimbo che magari ha già incrociato e sicuramente lgli avrà regalato un sorriso. Sai cosa mi ha fatto impressione? Ha detto che Nives è un sole che splende per tutti, ma brucia dentro.”
Luisa abbracciò forte il marito, grata per quel momento di tenerezza. Lei però, sentiva una pesantezza ancora più forte, la testa era diventata un macigno, il collo irrigidito, anche lei si sentiva bruciare dentro, si chiese se sarebbe mai riuscita a splendere.