[Lab4] Fino alla fine del mondo
Posted: Thu Aug 18, 2022 5:29 pm
Fino alla fine del mondo
Coimbra, anno domini 1360
Dom Pedro scese nella segreta dove si era momentaneamente stabilito l'orefice di corte. Questi lo fece avvicinare alla fucina, una lanterna in mano per illuminarla. Gli mostrò lo stampo, da cui si intuiva la complessità del disegno che avrebbe impresso all'oggetto. Quindi avvicinò il recipiente in cui ancora bolliva il metallo fuso e lo versò dinnanzi al suo sguardo severo. La magia dell'operazione, per cui quel liquido si sarebbe tramutato nel più solido e nobile dei materiali, ebbe il potere di incantare Dom Pedro per qualche istante. Non appena il metallo si adagiò nel suo stampo, come se non fosse stato creato che per prendere quella forma, realizzò che era appena stata forgiata una parte essenziale dell'opera d'arte che avrebbe immortalato il suo amore per i secoli a venire. Tutto doveva essere perfetto per la complessa cerimonia che aveva pianificato. Le innumerevoli notti insonni, durante gli anni della guerra civile da lui stesso scatenata contro suo padre, l'ormai defunto re Afonso IV, erano servite a studiare ogni minimo dettaglio del giorno più atteso per lui e la sua amata. E l'agognato monile d'oro aveva un ruolo determinante in tutta la faccenda. Per fabbricarlo non aveva badato a spese e si era munito del prezioso metallo in quantità, oltre che delle tradizionali perle per decorarne la superficie.
Dom Pedro ammirò il riflesso fulgido che il metallo emanava mentre cercava di figurarsi l'oggetto finito, imponente nel suo sfarzo, ad abbellire il capo della sua consorte. La ricordava bella, dal viso delicato e dai capelli color grano. Sapeva che il suo aspetto era diverso ora, modificato dal lavorio del tempo, ma nulla lo avrebbe smosso dal suo proposito, certo che la bellezza di Dona Inês risiedesse nello spirito più che nel corpo.
Quando il metallo iniziò a mutare colore raffreddandosi, Dom Pedro risalì la scala della segreta.
Il frastuono del martello e lo stridio della sega risuonarono a lungo nell'udito di Dom Pedro. L'orefice lo aveva avvertito che l'operazione finale, per liberare l'oggetto dal suo scrigno di ferro, era lunga e penosa. Ma a lui non importava, era conscio che ad ogni colpo corrispondeva un passo verso l'abbraccio definitivo con cui avrebbe cinto la sua sposa. Quando l'orefice distrusse del tutto lo stampo, invitò il monarca a prendere per primo in mano il gioiello. Dom Pedro lo sollevò, con delicatezza, come una reliquia, e lo avvicinò alla lanterna che il mastro orafo reggeva in mano.
Rigirò la corona tra le mani a lungo. Era composta da otto archi chiusi che terminavano in foglie di acanto, le quali cingevano una sfera al cui apice era posta una croce latina circondata da raggi. Gli archi di altezza decrescente, su cui l'orefice vi avrebbe incastonato una fila di perle, erano ornati da decorazioni in foglia d'oro. La base presentava un fregio di losanghe intervallate da fiori, una serie di foglie di alloro sovrapposte e intrecciate tra loro e un fregio di volute e gigli.
L'orafo porse infine al re il panno di velluto rosso con il quale avrebbe foderato la parte interna della corona. Dom Pedro accarezzò la stoffa che avrebbe toccato la testa di Inês.
Évora, anno domini 1340
Per prima vide Inês. Anche se lei era dietro Dona Constança. Reggeva lo strascico del vestito della promessa sposa di Dom Pedro, il futuro re del Portogallo.
Dona Costança si inchinò di fronte al principe e lui le rivolse uno sguardo rapido. Aveva un aspetto gradevole ma non si soffermò a ragionarci sopra. Il matrimonio con la figlia di Alfonso X, re di Castiglia, era inevitabile. Un'unione in cui la nobildonna era mera moneta di scambio. Un metallo prezioso fatto carne.
Indugiò ancora a osservare la damigella di Constança. Ne ammirò il volto delicato dalle sopracciglia arcuate, il collo lungo e sottile, l'incarnato color del giglio. Notò la grazia con cui le mani sollevavano il velluto del vestito di Constança, che ricadeva innanzi a lei formando un ricamo di pieghe e pareva ornare più lei della promessa sposa. La chioma della giovane era divisa in due bande e decorata solo da fiori, e sia l'acconciatura semplice che il vestito di mussolina bianca non facevano che sottolinearne l'aggraziata bellezza. Aveva un solo monile al collo, un ciondolo a forma di croce appuntato al petto.
— Chi è la damigella che accompagna Dona Constança? — domandò sottovoce Dom Pedro al consigliere seduto al suo lato.
— È Dona Inês de Castro, — rispose lui — damigella di compagnia di Dona Constança, nonché sua cugina illegittima.
Coimbra, 13 novembre 1345
Un servitore fece entrare Dom Pedro nella stanza. Dona Constança era stesa sul letto, immersa nella penombra. Si avvicinò a lei fino a sentirne il respiro. Si chinò con timore e le passò una mano nei capelli. Si stupì della loro morbidezza e se ne dispiacque: si era appena reso conto che era la prima volta che le accarezzava la chioma. Non aveva mai amato sua moglie ma provava dispiacere per la sua morte imminente. Il parto con cui aveva dato alla luce il piccolo e debole Fernando le aveva fiaccato il corpo fino allo stremo.
Dona Constança lo guardò negli occhi, o almeno così a lui parve di indovinare nel buio, ma non proferì parola.
Dom Pedro ne fu sollevato. In quel momento desiderava solo arrecare conforto alla sua sposa legittima, senza che lei però avesse occasione di pretendere alcunché da lui dopo la sua dipartita. Circostanza che il principe non ammetteva di desiderare nemmeno con se stesso, ma che rendeva possibile legittimare il suo primo amore.
Coimbra, anno domini 1354
— È arrivato il tempo di agire, sua maestà. Prima che la misura sia colma — il primo a parlare fu Álvaro Gonçalves.
— Purtroppo non ci sono alternative — ribadì Diogo Lopes Pacheco.
Il vecchio re Afonso IV guardò con sospetto i suoi consiglieri:
— In che modo dovrei farlo? — domandò.
— Non bisogna temere di essere crudeli quando si tratta di difendere gli interessi del regno e della casata — disse prontamente Pero Coelho, il terzo dei suoi fidati consiglieri — Sa bene che le ingerenze del regno di Castiglia, attraverso la presenza a corte di Dona Inês e dei suoi figli, sono ormai intollerabili.
— Lo so, certo. Ma cosa posso fare per impedirlo? Si dice persino che mio figlio abbia sposato in segreto la sua amante.
— Una ragione in più per sbarazzarsi di quella donna.
Afonso IV ebbe uno scatto di indignazione e alzò la voce:
— State suggerendo di uccidere la madre dei miei nipoti?
— Dei suoi nipoti bastardi, sua altezza. L'unico erede legittimo è Fernando, il figlio di Constança, la prima e unica moglie di Dom Pedro — rispose Pero Coelho.
— Sua signoria sa anche che la salute di Fernando non è ferrea, — aggiunse Álvaro Gonçalves — ma bisogna far sì che la sua strada verso il trono venga spianata.
Dom Afonso non disse nulla e fece allontanare i tre consiglieri con un gesto della mano. I tre nobili si ritirarono arretrando, per non dare le spalle al sovrano e per guardarne di sottecchi il volto. L'espressione era turbata ma il germe del tradimento forse avrebbe attecchito nel vecchio re. Era questione di tempo: l'affetto per suo figlio Pedro e la sua prole illegittima pesava meno dell'oro del regno.
Monastero di Santa Clara, a.d. 1355
Voci maschili risuonarono nei corridoi del monastero. Dona Inês intuì che quelle presenze ne avrebbero turbato la quiete. Quando era Dom Pedro a venirla a trovare non si udiva alcuna voce. Veniva annunciato da una delle sorelle e nulla guastava il silenzio delle celle del convento.
Quando vide Dom Afonso e i tre nobili consiglieri di fronte a lei non ebbe tentennamenti. Si lanciò prontamente ai piedi del re e iniziò a supplicarlo:
— In nome dei miei figli, i suoi nipoti, abbia pietà. Beatriz, João, Dinis.
E ripeté quei tre nomi fino a che il re indietreggiò. Si allontanò da lei a testa bassa ma non senza far un cenno con la mano ai tre consiglieri.
Álvaro Gonçalves e Diogo Lopes Pacheco afferrarono la donna mentre Pero Coelho le sferrò una coltellata sul collo. Il sangue sprizzò fuori copioso e Il consigliere ripulì il metallo della lama sul vestito bianco di Inês.
Coimbra - monastero di Alcobaça, a.d. 1360
La folla riempiva la piazza di fronte alla dimora reale. Un bando aveva annunciato una grande festa e a seguire un corteo verso Alcobaça. Due scranni erano stati allestiti su un cocchio scoperto. Su uno era seduto Dom Pedro.
L'intenso vociare del popolo venne zittito dall'apparizione di Dona Inês che, sorretta da due servitori, si avvicinava all'altro scranno. Indossava un sontuoso abito di broccato bianco che la copriva quasi interamente. Solo il capo e le mani erano scoperte.
Venne sistemata sul trono non senza difficoltà. Due puntelli di ferro all'altezza delle ascelle le reggevano il busto e altrettanti erano posizionati ai lati del viso. Furono necessarie diverse manovre e l'aggiunta di ulteriori puntelli per far sì che la testa rimanesse dritta. Quando fu pronta un servitore si avvicinò con la corona. Un boato di meraviglia mista a terrore accolse la visione di Inês incoronata. Solo il capo leggermente inclinato da un lato e la corona dall'altro turbavano la perfetta simmetria della figura.
Una lunga fila di nobili e chierici sfilò al cospetto di Inês. Uno alla volta le baciarono le ossa della mano. Mancavano solo i tre consiglieri, il che provocò un certo dispiacere in Dom Pedro. Ma se uno era riuscito a fuggire in Francia, gli altri due erano già stati giustiziati. A uno era stato cavato fuori il cuore dal petto e all'altro dalla schiena.
Alla fine della cerimonia vennero legati i cavalli al cocchio e i sovrani partirono per il monastero di Alcobaça, dove il re aveva fatto costruire due sepolcri in marmo per entrambi. Una folla festante e curiosa attendeva il passaggio dei re ai due lati della strada.
Ci vollero tre giorni di viaggio per arrivare a destinazione. Il cocchio percorse con calma gli ottanta chilometri di strada per non scomporre il corpo di Inês. Ma anche per far sì che Dom Pedro assaporasse ogni istante del viaggio con lei fino alla fine del mondo.
Coimbra, anno domini 1360
Dom Pedro scese nella segreta dove si era momentaneamente stabilito l'orefice di corte. Questi lo fece avvicinare alla fucina, una lanterna in mano per illuminarla. Gli mostrò lo stampo, da cui si intuiva la complessità del disegno che avrebbe impresso all'oggetto. Quindi avvicinò il recipiente in cui ancora bolliva il metallo fuso e lo versò dinnanzi al suo sguardo severo. La magia dell'operazione, per cui quel liquido si sarebbe tramutato nel più solido e nobile dei materiali, ebbe il potere di incantare Dom Pedro per qualche istante. Non appena il metallo si adagiò nel suo stampo, come se non fosse stato creato che per prendere quella forma, realizzò che era appena stata forgiata una parte essenziale dell'opera d'arte che avrebbe immortalato il suo amore per i secoli a venire. Tutto doveva essere perfetto per la complessa cerimonia che aveva pianificato. Le innumerevoli notti insonni, durante gli anni della guerra civile da lui stesso scatenata contro suo padre, l'ormai defunto re Afonso IV, erano servite a studiare ogni minimo dettaglio del giorno più atteso per lui e la sua amata. E l'agognato monile d'oro aveva un ruolo determinante in tutta la faccenda. Per fabbricarlo non aveva badato a spese e si era munito del prezioso metallo in quantità, oltre che delle tradizionali perle per decorarne la superficie.
Dom Pedro ammirò il riflesso fulgido che il metallo emanava mentre cercava di figurarsi l'oggetto finito, imponente nel suo sfarzo, ad abbellire il capo della sua consorte. La ricordava bella, dal viso delicato e dai capelli color grano. Sapeva che il suo aspetto era diverso ora, modificato dal lavorio del tempo, ma nulla lo avrebbe smosso dal suo proposito, certo che la bellezza di Dona Inês risiedesse nello spirito più che nel corpo.
Quando il metallo iniziò a mutare colore raffreddandosi, Dom Pedro risalì la scala della segreta.
Il frastuono del martello e lo stridio della sega risuonarono a lungo nell'udito di Dom Pedro. L'orefice lo aveva avvertito che l'operazione finale, per liberare l'oggetto dal suo scrigno di ferro, era lunga e penosa. Ma a lui non importava, era conscio che ad ogni colpo corrispondeva un passo verso l'abbraccio definitivo con cui avrebbe cinto la sua sposa. Quando l'orefice distrusse del tutto lo stampo, invitò il monarca a prendere per primo in mano il gioiello. Dom Pedro lo sollevò, con delicatezza, come una reliquia, e lo avvicinò alla lanterna che il mastro orafo reggeva in mano.
Rigirò la corona tra le mani a lungo. Era composta da otto archi chiusi che terminavano in foglie di acanto, le quali cingevano una sfera al cui apice era posta una croce latina circondata da raggi. Gli archi di altezza decrescente, su cui l'orefice vi avrebbe incastonato una fila di perle, erano ornati da decorazioni in foglia d'oro. La base presentava un fregio di losanghe intervallate da fiori, una serie di foglie di alloro sovrapposte e intrecciate tra loro e un fregio di volute e gigli.
L'orafo porse infine al re il panno di velluto rosso con il quale avrebbe foderato la parte interna della corona. Dom Pedro accarezzò la stoffa che avrebbe toccato la testa di Inês.
Évora, anno domini 1340
Per prima vide Inês. Anche se lei era dietro Dona Constança. Reggeva lo strascico del vestito della promessa sposa di Dom Pedro, il futuro re del Portogallo.
Dona Costança si inchinò di fronte al principe e lui le rivolse uno sguardo rapido. Aveva un aspetto gradevole ma non si soffermò a ragionarci sopra. Il matrimonio con la figlia di Alfonso X, re di Castiglia, era inevitabile. Un'unione in cui la nobildonna era mera moneta di scambio. Un metallo prezioso fatto carne.
Indugiò ancora a osservare la damigella di Constança. Ne ammirò il volto delicato dalle sopracciglia arcuate, il collo lungo e sottile, l'incarnato color del giglio. Notò la grazia con cui le mani sollevavano il velluto del vestito di Constança, che ricadeva innanzi a lei formando un ricamo di pieghe e pareva ornare più lei della promessa sposa. La chioma della giovane era divisa in due bande e decorata solo da fiori, e sia l'acconciatura semplice che il vestito di mussolina bianca non facevano che sottolinearne l'aggraziata bellezza. Aveva un solo monile al collo, un ciondolo a forma di croce appuntato al petto.
— Chi è la damigella che accompagna Dona Constança? — domandò sottovoce Dom Pedro al consigliere seduto al suo lato.
— È Dona Inês de Castro, — rispose lui — damigella di compagnia di Dona Constança, nonché sua cugina illegittima.
Coimbra, 13 novembre 1345
Un servitore fece entrare Dom Pedro nella stanza. Dona Constança era stesa sul letto, immersa nella penombra. Si avvicinò a lei fino a sentirne il respiro. Si chinò con timore e le passò una mano nei capelli. Si stupì della loro morbidezza e se ne dispiacque: si era appena reso conto che era la prima volta che le accarezzava la chioma. Non aveva mai amato sua moglie ma provava dispiacere per la sua morte imminente. Il parto con cui aveva dato alla luce il piccolo e debole Fernando le aveva fiaccato il corpo fino allo stremo.
Dona Constança lo guardò negli occhi, o almeno così a lui parve di indovinare nel buio, ma non proferì parola.
Dom Pedro ne fu sollevato. In quel momento desiderava solo arrecare conforto alla sua sposa legittima, senza che lei però avesse occasione di pretendere alcunché da lui dopo la sua dipartita. Circostanza che il principe non ammetteva di desiderare nemmeno con se stesso, ma che rendeva possibile legittimare il suo primo amore.
Coimbra, anno domini 1354
— È arrivato il tempo di agire, sua maestà. Prima che la misura sia colma — il primo a parlare fu Álvaro Gonçalves.
— Purtroppo non ci sono alternative — ribadì Diogo Lopes Pacheco.
Il vecchio re Afonso IV guardò con sospetto i suoi consiglieri:
— In che modo dovrei farlo? — domandò.
— Non bisogna temere di essere crudeli quando si tratta di difendere gli interessi del regno e della casata — disse prontamente Pero Coelho, il terzo dei suoi fidati consiglieri — Sa bene che le ingerenze del regno di Castiglia, attraverso la presenza a corte di Dona Inês e dei suoi figli, sono ormai intollerabili.
— Lo so, certo. Ma cosa posso fare per impedirlo? Si dice persino che mio figlio abbia sposato in segreto la sua amante.
— Una ragione in più per sbarazzarsi di quella donna.
Afonso IV ebbe uno scatto di indignazione e alzò la voce:
— State suggerendo di uccidere la madre dei miei nipoti?
— Dei suoi nipoti bastardi, sua altezza. L'unico erede legittimo è Fernando, il figlio di Constança, la prima e unica moglie di Dom Pedro — rispose Pero Coelho.
— Sua signoria sa anche che la salute di Fernando non è ferrea, — aggiunse Álvaro Gonçalves — ma bisogna far sì che la sua strada verso il trono venga spianata.
Dom Afonso non disse nulla e fece allontanare i tre consiglieri con un gesto della mano. I tre nobili si ritirarono arretrando, per non dare le spalle al sovrano e per guardarne di sottecchi il volto. L'espressione era turbata ma il germe del tradimento forse avrebbe attecchito nel vecchio re. Era questione di tempo: l'affetto per suo figlio Pedro e la sua prole illegittima pesava meno dell'oro del regno.
Monastero di Santa Clara, a.d. 1355
Voci maschili risuonarono nei corridoi del monastero. Dona Inês intuì che quelle presenze ne avrebbero turbato la quiete. Quando era Dom Pedro a venirla a trovare non si udiva alcuna voce. Veniva annunciato da una delle sorelle e nulla guastava il silenzio delle celle del convento.
Quando vide Dom Afonso e i tre nobili consiglieri di fronte a lei non ebbe tentennamenti. Si lanciò prontamente ai piedi del re e iniziò a supplicarlo:
— In nome dei miei figli, i suoi nipoti, abbia pietà. Beatriz, João, Dinis.
E ripeté quei tre nomi fino a che il re indietreggiò. Si allontanò da lei a testa bassa ma non senza far un cenno con la mano ai tre consiglieri.
Álvaro Gonçalves e Diogo Lopes Pacheco afferrarono la donna mentre Pero Coelho le sferrò una coltellata sul collo. Il sangue sprizzò fuori copioso e Il consigliere ripulì il metallo della lama sul vestito bianco di Inês.
Coimbra - monastero di Alcobaça, a.d. 1360
La folla riempiva la piazza di fronte alla dimora reale. Un bando aveva annunciato una grande festa e a seguire un corteo verso Alcobaça. Due scranni erano stati allestiti su un cocchio scoperto. Su uno era seduto Dom Pedro.
L'intenso vociare del popolo venne zittito dall'apparizione di Dona Inês che, sorretta da due servitori, si avvicinava all'altro scranno. Indossava un sontuoso abito di broccato bianco che la copriva quasi interamente. Solo il capo e le mani erano scoperte.
Venne sistemata sul trono non senza difficoltà. Due puntelli di ferro all'altezza delle ascelle le reggevano il busto e altrettanti erano posizionati ai lati del viso. Furono necessarie diverse manovre e l'aggiunta di ulteriori puntelli per far sì che la testa rimanesse dritta. Quando fu pronta un servitore si avvicinò con la corona. Un boato di meraviglia mista a terrore accolse la visione di Inês incoronata. Solo il capo leggermente inclinato da un lato e la corona dall'altro turbavano la perfetta simmetria della figura.
Una lunga fila di nobili e chierici sfilò al cospetto di Inês. Uno alla volta le baciarono le ossa della mano. Mancavano solo i tre consiglieri, il che provocò un certo dispiacere in Dom Pedro. Ma se uno era riuscito a fuggire in Francia, gli altri due erano già stati giustiziati. A uno era stato cavato fuori il cuore dal petto e all'altro dalla schiena.
Alla fine della cerimonia vennero legati i cavalli al cocchio e i sovrani partirono per il monastero di Alcobaça, dove il re aveva fatto costruire due sepolcri in marmo per entrambi. Una folla festante e curiosa attendeva il passaggio dei re ai due lati della strada.
Ci vollero tre giorni di viaggio per arrivare a destinazione. Il cocchio percorse con calma gli ottanta chilometri di strada per non scomporre il corpo di Inês. Ma anche per far sì che Dom Pedro assaporasse ogni istante del viaggio con lei fino alla fine del mondo.
Até ao fim do mundo" (Fino alla fine del mondo) è l'iscrizione che Dom Pedro, sovrano del Portogallo, ha fatto incidere sul sepolcro in cui venne seppellita Dona Inês dopo l'incoronazione. Di fronte alla tomba di Inês si trova quella di Pedro. Entrambe si possono visitare nel monastero di Alcobaça.