[Lab3] Il lato oscuro
Posted: Mon Jul 18, 2022 7:34 am
Nel 1958, a Porto Gaiano, Maddalena Cornicioni faceva la puttana in un appartamentino al terzo piano, nascosto tra le stradine del quartiere Sant'Elmo.
Alta e mora, con un che di altero nello sguardo, s'era guadagnata una certa notorietà per via dell'Esitation, pratica dettata da una specie di prudenza faringea che la induceva a procrastinare la conclusione ed emettere sibili modulati, da cui era nata la leggenda che facesse i pompini cantando.
Smise per andarsene con Antonio, che aveva il gregge di capre più grosso della zona. E quando questi l’abbandonò per Lucia Malanimi, erede delle caseificio omonimo, lei si comprò un vestitino scollato, si arricciò i capelli e si fece rivedere in giro.
Maddalena era tornata.
Antonio no.
Lo trovarono i cani della discarica con gli occhi cavati, il pene reciso e ficcato in bocca.
Efferato delitto. Gli inquirenti indagano.
«È stata quella là!»
«Ma chi, la puttana?»
«E certo! Sangue marcio. Mi domando di cos’altro sarà capace».
Lucia Malanimi urlò per tre giorni, al funerale ebbe un malore, poi si dette pace e un mese dopo sposò il cognato.
Prove a carico di Maddalena non se ne trovarono, ma dell’efferato delitto si continuava a parlare. In realtà non si era mai smesso, soprattutto per via della voce che quella là avesse aggiunto altre specialità al servizio.
«Ma tu, quella roba, l’hai mai provata?»
«Scherzi?»
La questione finiva sempre nel vago, come si conviene tra persone per bene.
Eppure ci andavano. E ci tornavano. E ci tornavano ancora. Finché un giorno Assunta Spinelli si presentò in commissariato.
«Mio marito!»
«Suo marito, cosa?» disse il commissario Macchia.
«Oh, insomma! Passino le macchie di sangue sulla camicia, che ci vuole la mano di dio a levarle, ma sono quattro giorni che quel bastardo non si fa sentire».
«Aspetti, ha detto sangue sulla camicia?»
«Ma sì, per via di quella roba che va a fare dalla puttana, come si chiama? Il sadomaso, ecco. Che poi, fosse per me, gli farei pure l'abbonamento, così almeno si sfoga e poi mi lascia in pace».
«Contenta lei…»
«Contenta un cazzo…con rispetto parlando…Insomma non è tornato. Col camion di solito sta via al massimo un paio di giorni. Invece stavolta sono quattro e manco una telefonata».
Gerolamo Spinelli venne ritrovato in un fosso a cinquanta metri da casa di Maddalena con la testa sfondata e in tasca tre fiches del Blackjack, la casa giochi sulla statale.
«Il pene è stato reciso e collocato nella cavità orale » disse il medico legale «Un taglio grossolano, come fatto con un coltello da cucina».
«È stata la puttana. È stata lei!»
«L’ha fatto ancora!»
«Omioddio, ma quella donna è un mostro!»
«Ah, ma stavolta la prendono, devono prenderla!»
Ci andarono alle cinque del mattino con due volanti a sirene spiegate, frenarono sgommando, scesero di corsa e si appostarono con i mitra spianati dietro gli sportelli spalancati.
Lei era davanti al portone. Si avvicinò lentamente, si fece ammanettare, caricare in macchina e portare via.
L’agente Scimberni uscì dalla cella col piatto dei bucatini intatto «Niente. Sta così da ieri » fece scuotendo la testa «Non dorme, non mangia, non ha usato nemmeno il water».
Seduta sulla brandina, Maddalena fissava il pavimento.
La mattina del terzo giorno, alle sette e mezza, si presentò in commissariato Teresa Viganò.
«Chi è che comanda qui?» ringhiò.
Seduta sul bordo della sedia, si sporgeva sulla scrivania del commissario quasi volesse montarci sopra.
«Cosa la porta qui, signora?» fece quello.
«Signorina, prego. Non mi sono mai sposata e lo sa perché, eh? Perché chi ha il senso della famiglia, si sacrifica! E resta ad accudire la madre. Malata sì, ma trattata come una regina. Io sola! Che se aspettavo mia sorella…Ah!»
«Scusi, ma non la seguo» disse il commissario.
«E allora glielo dico chiaro e tondo, che qui in paese di puttane ne abbiamo, eccome se ne abbiamo! E una è proprio mia sorella. Sissignore, puttana e assassina!»
Fu così che la signorina Teresa Viganò, sorella della vedova Spinelli e residente nel villino antistante, spinta dal senso della famiglia e dal rancore per chi, anni prima, le aveva rubato il fidanzato, rese testimonianza ampia e circostanziata.
«Perché io l'ho vista, sa?»
«Chi, scusi?»
«Mia sorella, chi altro? È uscita di casa, saranno state le due di notte, che dico io, le pare un’ora normale?»
«Dipende».
«Eh no, non dipende, caro commissario! Soprattutto perché è andata a casa di quella, della puttana. E lo so io perché! Infatti poco dopo esce e va a seppellirla nell'orto».
«A seppellire chi?»
«Non chi, ma cosa! L’arma del delitto! Il coltello con cui ha ucciso il povero Gerolamo, che se andate a scavare ce lo ritrovate, tale e quale, ancora lordo di sangue!»
Il commissario la fissava in silenzio.
Teresa aggrottò la fronte «Perché voi ci andate, vero?»
«Dove, signorina?»
«Ommadonnabenedetta! Ma nell’orto, a scavare! O devo farlo io?»
«Si calmi. Non credo sia necessario».
«Sono calmissima! Se solo faceste il vostro lavoro, che un’onesta cittadina non dovrebbe venire fin qui a dirvi che l’arma del delitto se ne sta lì a marcire!»
«Lì, dove?»
«Ma lì! Appena dietro la casa, dove finiscono le zucchine e cominciano i pomodori!»
L'ispettore Macchia continuava a fissarla.
«Perché mi guarda così?»
«Perché c'è un problema».
«E certo che c'è, lo so bene! Dove devo firmare?»
«Ecco, appunto. Se lei firma questa deposizione, temo si cacci in un mucchio di guai».
«Guai? Ma chi, io?»
«Eh sì. Perché se ha visto sua sorella entrare in casa della signora Maddalena Cornicioni....»
«Signora, ah!»
«Se l'ha vista entrare, significa che sul luogo del delitto c'era pure lei. E se, come dicono certe voci, badi solo voci, se lo Spinelli l'abbandonò per sposare Assunta...»
«Puttana!»
«Ecco, lei capisce che questo è un movente».
Teresa sgranò gli occhi.
«Se poi sostiene che nell'orto» continuò il commissario «esattamente tra le zucchine e i pomodori, è sepolta l'arma del delitto…»
«Sì, proprio lì!»
«Ecco, qualsiasi giudice si chiederebbe come ha fatto a vederla. Di notte poi, e senza illuminazione. A meno che non sia stata proprio lei a...»
«Ma che diavolo sta dicendo?»
«Dico che, al posto suo, ci penserei bene prima di firmare. Non è cosa da prendere alla leggera».
Teresa Viganò rimase immobile. Poi si alzò di scatto «Quindi non ci andate!»
«Dove, signorina?»
La donna battè un pugno sulla scrivania «Eh, ma non finisce qui. Eh, no!» disse e uscì sbattendo la porta.
L’agente Scimberni alzò gli occhi dalla macchina da scrivere «Non c’entra niente, vero? La Viganò, intendo.»
«Avrebbe voluto. E anche potuto».
«No, non ce la vedo. Troppo schiamazzo».
«Eppure tutti possono arrivare a fare cose che nemmeno immaginano».
«Beh, proprio tutti no, commissario. Noi, per esempio...»
«Ti ammazzassero la fidanzata? O la figlia?»
Il commissario Macchia guardò Scimberni, improvvisamente concentrato sul verbale.
A ventisette anni si è convinti di essere una cosa sola. Ma poi passa.
Lui l’aveva capito a Cassino, nel ’44, quando un ragazzino con il ventre squarciato da una granata lo aveva supplicato:«Hilf mir!» Sparò e lo sentì sussurrare: «Danke».
L'aveva capito anche a casa di Maddalena, in cucina, dove nel ceppo dei coltelli ne mancava uno. E a casa di Assunta, dove arrivò a sorpresa, senza lasciarle il tempo di mettersi qualcosa per coprire i lividi.
E quello che Teresa aveva visto, non era accaduto il giorno del delitto, ma quello prima. Quando le due donne si erano parlate. E si erano fatte una promessa.
L'aveva capito. Per questo entrò in cella da Maddalena con un vassoietto dove fumigavano due cappuccini e quattro cornetti appena sfornati. Lo posò sulla brandina e le si sedette accanto.
«Quello le picchiava, le donne.» disse a bassa voce «Gli piaceva».
Lei lo guardò, poi tornò a fissare il pavimento.
Lui prese una tazza e ci inzuppò un cornetto «Buono» disse mentre lo scolo gli finiva sulla camicia «Per caso, avresti un fazzoletto?»
Lei lo guardò con un'ombra di sorriso «Ti sei impataccato come un ragazzino».
Lui annuì «Ma sai qual è la cosa che più mi fa rabbia?» disse masticando «Che si giocava tutto in bisca. Che magari era arrivato pure a giocarsi la moglie».
«E la figlia» sussurrò Maddalena.
«Già, come fossero cose.» prese un altro cornetto e lo tuffò nella tazza « Cose che si possono vendere e comprare».
Maddalena taceva. Macchia vide che gli occhi le si riempivano di lacrime, ma fece finta di niente e continuò a impataccarsi col cappuccino.
Alla fine lei fece un gran respiro «Una sera arrivò con altri tre. Amici del Blackjack, disse. Ubriachi marci, tirarono dentro a spintoni Assunta. Se l'erano già lavorata per bene e adesso volevano finire con... con quei lavoretti che ti riescono tanto bene, dai Maddalena, dai!» un singhiozzo le scappò dalla gola «Se ne andarono all'alba dicendo che sarebbero tornati. Ma stavolta con Rosellina. Assunta urlò "No, la bambina no!" e allora quelli la presero a sberle, a pugni e calci. E poi la caricarono in macchina che pareva morta».
«E qualche sera dopo, Assunta è venuta a trovarti».
Maddalena annuì.
«Vi siete parlate » continuò lui «e vi siete fatte una promessa».
«Ci siamo promesse…giustizia» sussurrò lei. Tacque per un momento. Poi si voltò a guardarlo «Io non sono una cosa. E nemmeno Assunta e Rosellina lo sono».
«Lo so» fece il commissario. Prese il vassoio e glielo poggiò delicatamente sulle ginocchia.
Gerolamo Spinelli risultò ucciso per debiti di gioco, come da fiches ritrovate nel palmo della mano destra. Ci fu una retata al Blackjack, un mucchio di bella gente venne portata dentro e il locale chiuso a tempo indeterminato.
Nessuno scavò mai nell'orto di Assunta.
«Vieni, ti porto a casa» disse il commissario Macchia aprendo la cella.
Arrivarono fino al portone senza parlare.
«Perché lo hai fatto?» chiese lei.
«Fatto cosa? Io non ho fatto proprio niente».
Maddalena gli accarezzò i baffi con la punta delle dita.
«Ti stanno bene» disse e scese dall'auto.
Aprì il portone, si voltò «Commissario, qui ci passa un sacco di gente. Casomai ti servisse qualcosa... Sì insomma, ricordatelo».
«E tu fai la brava».
Mise in moto e ripartì.
Alta e mora, con un che di altero nello sguardo, s'era guadagnata una certa notorietà per via dell'Esitation, pratica dettata da una specie di prudenza faringea che la induceva a procrastinare la conclusione ed emettere sibili modulati, da cui era nata la leggenda che facesse i pompini cantando.
Smise per andarsene con Antonio, che aveva il gregge di capre più grosso della zona. E quando questi l’abbandonò per Lucia Malanimi, erede delle caseificio omonimo, lei si comprò un vestitino scollato, si arricciò i capelli e si fece rivedere in giro.
Maddalena era tornata.
Antonio no.
Lo trovarono i cani della discarica con gli occhi cavati, il pene reciso e ficcato in bocca.
Efferato delitto. Gli inquirenti indagano.
«È stata quella là!»
«Ma chi, la puttana?»
«E certo! Sangue marcio. Mi domando di cos’altro sarà capace».
Lucia Malanimi urlò per tre giorni, al funerale ebbe un malore, poi si dette pace e un mese dopo sposò il cognato.
Prove a carico di Maddalena non se ne trovarono, ma dell’efferato delitto si continuava a parlare. In realtà non si era mai smesso, soprattutto per via della voce che quella là avesse aggiunto altre specialità al servizio.
«Ma tu, quella roba, l’hai mai provata?»
«Scherzi?»
La questione finiva sempre nel vago, come si conviene tra persone per bene.
Eppure ci andavano. E ci tornavano. E ci tornavano ancora. Finché un giorno Assunta Spinelli si presentò in commissariato.
«Mio marito!»
«Suo marito, cosa?» disse il commissario Macchia.
«Oh, insomma! Passino le macchie di sangue sulla camicia, che ci vuole la mano di dio a levarle, ma sono quattro giorni che quel bastardo non si fa sentire».
«Aspetti, ha detto sangue sulla camicia?»
«Ma sì, per via di quella roba che va a fare dalla puttana, come si chiama? Il sadomaso, ecco. Che poi, fosse per me, gli farei pure l'abbonamento, così almeno si sfoga e poi mi lascia in pace».
«Contenta lei…»
«Contenta un cazzo…con rispetto parlando…Insomma non è tornato. Col camion di solito sta via al massimo un paio di giorni. Invece stavolta sono quattro e manco una telefonata».
Gerolamo Spinelli venne ritrovato in un fosso a cinquanta metri da casa di Maddalena con la testa sfondata e in tasca tre fiches del Blackjack, la casa giochi sulla statale.
«Il pene è stato reciso e collocato nella cavità orale » disse il medico legale «Un taglio grossolano, come fatto con un coltello da cucina».
«È stata la puttana. È stata lei!»
«L’ha fatto ancora!»
«Omioddio, ma quella donna è un mostro!»
«Ah, ma stavolta la prendono, devono prenderla!»
Ci andarono alle cinque del mattino con due volanti a sirene spiegate, frenarono sgommando, scesero di corsa e si appostarono con i mitra spianati dietro gli sportelli spalancati.
Lei era davanti al portone. Si avvicinò lentamente, si fece ammanettare, caricare in macchina e portare via.
L’agente Scimberni uscì dalla cella col piatto dei bucatini intatto «Niente. Sta così da ieri » fece scuotendo la testa «Non dorme, non mangia, non ha usato nemmeno il water».
Seduta sulla brandina, Maddalena fissava il pavimento.
La mattina del terzo giorno, alle sette e mezza, si presentò in commissariato Teresa Viganò.
«Chi è che comanda qui?» ringhiò.
Seduta sul bordo della sedia, si sporgeva sulla scrivania del commissario quasi volesse montarci sopra.
«Cosa la porta qui, signora?» fece quello.
«Signorina, prego. Non mi sono mai sposata e lo sa perché, eh? Perché chi ha il senso della famiglia, si sacrifica! E resta ad accudire la madre. Malata sì, ma trattata come una regina. Io sola! Che se aspettavo mia sorella…Ah!»
«Scusi, ma non la seguo» disse il commissario.
«E allora glielo dico chiaro e tondo, che qui in paese di puttane ne abbiamo, eccome se ne abbiamo! E una è proprio mia sorella. Sissignore, puttana e assassina!»
Fu così che la signorina Teresa Viganò, sorella della vedova Spinelli e residente nel villino antistante, spinta dal senso della famiglia e dal rancore per chi, anni prima, le aveva rubato il fidanzato, rese testimonianza ampia e circostanziata.
«Perché io l'ho vista, sa?»
«Chi, scusi?»
«Mia sorella, chi altro? È uscita di casa, saranno state le due di notte, che dico io, le pare un’ora normale?»
«Dipende».
«Eh no, non dipende, caro commissario! Soprattutto perché è andata a casa di quella, della puttana. E lo so io perché! Infatti poco dopo esce e va a seppellirla nell'orto».
«A seppellire chi?»
«Non chi, ma cosa! L’arma del delitto! Il coltello con cui ha ucciso il povero Gerolamo, che se andate a scavare ce lo ritrovate, tale e quale, ancora lordo di sangue!»
Il commissario la fissava in silenzio.
Teresa aggrottò la fronte «Perché voi ci andate, vero?»
«Dove, signorina?»
«Ommadonnabenedetta! Ma nell’orto, a scavare! O devo farlo io?»
«Si calmi. Non credo sia necessario».
«Sono calmissima! Se solo faceste il vostro lavoro, che un’onesta cittadina non dovrebbe venire fin qui a dirvi che l’arma del delitto se ne sta lì a marcire!»
«Lì, dove?»
«Ma lì! Appena dietro la casa, dove finiscono le zucchine e cominciano i pomodori!»
L'ispettore Macchia continuava a fissarla.
«Perché mi guarda così?»
«Perché c'è un problema».
«E certo che c'è, lo so bene! Dove devo firmare?»
«Ecco, appunto. Se lei firma questa deposizione, temo si cacci in un mucchio di guai».
«Guai? Ma chi, io?»
«Eh sì. Perché se ha visto sua sorella entrare in casa della signora Maddalena Cornicioni....»
«Signora, ah!»
«Se l'ha vista entrare, significa che sul luogo del delitto c'era pure lei. E se, come dicono certe voci, badi solo voci, se lo Spinelli l'abbandonò per sposare Assunta...»
«Puttana!»
«Ecco, lei capisce che questo è un movente».
Teresa sgranò gli occhi.
«Se poi sostiene che nell'orto» continuò il commissario «esattamente tra le zucchine e i pomodori, è sepolta l'arma del delitto…»
«Sì, proprio lì!»
«Ecco, qualsiasi giudice si chiederebbe come ha fatto a vederla. Di notte poi, e senza illuminazione. A meno che non sia stata proprio lei a...»
«Ma che diavolo sta dicendo?»
«Dico che, al posto suo, ci penserei bene prima di firmare. Non è cosa da prendere alla leggera».
Teresa Viganò rimase immobile. Poi si alzò di scatto «Quindi non ci andate!»
«Dove, signorina?»
La donna battè un pugno sulla scrivania «Eh, ma non finisce qui. Eh, no!» disse e uscì sbattendo la porta.
L’agente Scimberni alzò gli occhi dalla macchina da scrivere «Non c’entra niente, vero? La Viganò, intendo.»
«Avrebbe voluto. E anche potuto».
«No, non ce la vedo. Troppo schiamazzo».
«Eppure tutti possono arrivare a fare cose che nemmeno immaginano».
«Beh, proprio tutti no, commissario. Noi, per esempio...»
«Ti ammazzassero la fidanzata? O la figlia?»
Il commissario Macchia guardò Scimberni, improvvisamente concentrato sul verbale.
A ventisette anni si è convinti di essere una cosa sola. Ma poi passa.
Lui l’aveva capito a Cassino, nel ’44, quando un ragazzino con il ventre squarciato da una granata lo aveva supplicato:«Hilf mir!» Sparò e lo sentì sussurrare: «Danke».
L'aveva capito anche a casa di Maddalena, in cucina, dove nel ceppo dei coltelli ne mancava uno. E a casa di Assunta, dove arrivò a sorpresa, senza lasciarle il tempo di mettersi qualcosa per coprire i lividi.
E quello che Teresa aveva visto, non era accaduto il giorno del delitto, ma quello prima. Quando le due donne si erano parlate. E si erano fatte una promessa.
L'aveva capito. Per questo entrò in cella da Maddalena con un vassoietto dove fumigavano due cappuccini e quattro cornetti appena sfornati. Lo posò sulla brandina e le si sedette accanto.
«Quello le picchiava, le donne.» disse a bassa voce «Gli piaceva».
Lei lo guardò, poi tornò a fissare il pavimento.
Lui prese una tazza e ci inzuppò un cornetto «Buono» disse mentre lo scolo gli finiva sulla camicia «Per caso, avresti un fazzoletto?»
Lei lo guardò con un'ombra di sorriso «Ti sei impataccato come un ragazzino».
Lui annuì «Ma sai qual è la cosa che più mi fa rabbia?» disse masticando «Che si giocava tutto in bisca. Che magari era arrivato pure a giocarsi la moglie».
«E la figlia» sussurrò Maddalena.
«Già, come fossero cose.» prese un altro cornetto e lo tuffò nella tazza « Cose che si possono vendere e comprare».
Maddalena taceva. Macchia vide che gli occhi le si riempivano di lacrime, ma fece finta di niente e continuò a impataccarsi col cappuccino.
Alla fine lei fece un gran respiro «Una sera arrivò con altri tre. Amici del Blackjack, disse. Ubriachi marci, tirarono dentro a spintoni Assunta. Se l'erano già lavorata per bene e adesso volevano finire con... con quei lavoretti che ti riescono tanto bene, dai Maddalena, dai!» un singhiozzo le scappò dalla gola «Se ne andarono all'alba dicendo che sarebbero tornati. Ma stavolta con Rosellina. Assunta urlò "No, la bambina no!" e allora quelli la presero a sberle, a pugni e calci. E poi la caricarono in macchina che pareva morta».
«E qualche sera dopo, Assunta è venuta a trovarti».
Maddalena annuì.
«Vi siete parlate » continuò lui «e vi siete fatte una promessa».
«Ci siamo promesse…giustizia» sussurrò lei. Tacque per un momento. Poi si voltò a guardarlo «Io non sono una cosa. E nemmeno Assunta e Rosellina lo sono».
«Lo so» fece il commissario. Prese il vassoio e glielo poggiò delicatamente sulle ginocchia.
Gerolamo Spinelli risultò ucciso per debiti di gioco, come da fiches ritrovate nel palmo della mano destra. Ci fu una retata al Blackjack, un mucchio di bella gente venne portata dentro e il locale chiuso a tempo indeterminato.
Nessuno scavò mai nell'orto di Assunta.
«Vieni, ti porto a casa» disse il commissario Macchia aprendo la cella.
Arrivarono fino al portone senza parlare.
«Perché lo hai fatto?» chiese lei.
«Fatto cosa? Io non ho fatto proprio niente».
Maddalena gli accarezzò i baffi con la punta delle dita.
«Ti stanno bene» disse e scese dall'auto.
Aprì il portone, si voltò «Commissario, qui ci passa un sacco di gente. Casomai ti servisse qualcosa... Sì insomma, ricordatelo».
«E tu fai la brava».
Mise in moto e ripartì.