[Lab3] Red Gilda
Posted: Thu Jul 14, 2022 10:30 pm
Il silenzio cala sulla terrazza affacciata sulla baia del corallo, nemmeno una cicala osa frinire.
L’ultimo suono è la voce stridula di Rosalba che nitrisce
“Vedrete che anche quest’anno l’Ermenegilda Rossi non si farà vedere, sfigata com’è!”
Anche le fiamme delle candele sono sull’attenti mentre una rossa strepitosa, rilassata come una pantera sazia, si avvicina al nostro tavolo.
Il suo abito ad ogni passo scopre un ginocchio dalla curva divina. Il tessuto deve essere leggero come una nuvola, dove aderisce offre una meravigliosa nudità. Rimane solo da chiedersi che sapore possa avere la pelle sotto a quell'inconsistenza azzurra.
Il mio cuore si sincronizza con il suo passo, le braccia due pendoli perfetti dalle mani affusolate.
Questa straordinaria creatura ha il potere di stordire chiunque. La osservo seduto tutto dritto sulla mia sedia come un lemure che fiuta un attraente pericolo.
Mi sfiora con lo sguardo, appoggia le mani al tavolo e aggancia Rosalba
“Ciao, stavi aspettando me?”
Il brusio delle persone che riprendono a parlare si richiude sul nostro stupore.
Quella è Ermenegilda. Quella che in quinta soffriva ancora di acne, che non ti guardava mai negli occhi e che veniva bullizzata da tutte le altre.
Questo si che era la ciliegina della cena di classe.
Rosalba non riesce a riprendersi al volo, spiazzata da un’avversaria che in un batter d’occhio la spodesta dal suo trono di più bella della scuola.
“Comunque adesso sono conosciuta come Red Gilda, sai quella che vende i sex toys online. Ma non dirlo a nessuno che è un segreto di pulcinella.”
Una cascata di brividi affolla la mia schiena appena scoppia a ridere della sua battuta.
Mi azzardo a guardare gli altri ex compagni di scuola. Annaspano con dei “Ciao, come stai?” “Vieni, qui c’è un posto!” “Cosa prendi, che noi abbiamo già ordinato.” La ragazze si umettano le labbra, gli uomini si lisciano la camicia, ma non c’è competizione.
Lei aggiunge una sedia alla mia sinistra, si cala con esasperante lentezza.
“Tu sei Tony Greco, vero? Quello che è andato in America dallo zio dopo il liceo? Siamo tutti un po’ cambiati e faccio fatica a riconoscervi.”
“Si, lui è Tony” si sente gracchiare alla mia destra “Io sono Rosalba, non che sia cambiata un gran che negli ultimi quindici anni.”
“Non ti preoccupare, ti ha tradita la voce. Ti riconoscerei anche se aggiungessi altri dieci chili.”
Acida, pungente, ma con classe.
Inghiotto saliva per iniziare a parlarle, mi anticipa Enzo.
“Ma lo sai Gilda, che ho ordinato il tuo rabbit glitterato per mia moglie. Un successone! Così l’ho preso anche per l’amante. Un colore diverso per non confonderli.”
Una salva di risate accoglie le prime pizze.
“Cosa prendi?” riesco a dirle
“Una margherita e una birra gelida, grazie”
Come un vero maschio alfa ripeto l’ordine sotto lo sguardo impietosito del cameriere che si sarebbe ricordato qualsiasi cosa uscisse da quella bocca.
La compagnia si riprende dalla sorpresa, le battute attraversano la tavolata, si ride, si scherza, si ricordano gli anni del liceo. Tutto normale, come ogni anno, e intanto scopro che Gilda profuma di lavanda, zagare e sole. Ci fa ridere mentre racconta che, per prepararsi a questa serata, ha controllato tutti gli ordini degli ultimi due anni, e l’unico che non ha comperato nulla da lei sono io.
“Che sei così bigotto o ti servi dalla concorrenza? Guarda che fornisco anche a Filadelfia.”
Sa dove abito, mi fa sentire importante sfarfallando con le sue dita davanti ai miei occhi e si appoggia a me per parlare con tutti gli altri.
“Ma quindi anche Rosalba compra da te?” mi volto a destra “Che sex toys usi? Diccelo.”
“Le piacerebbe, che comprassi da lei, ma io di giochetti non ne ho bisogno. Sono una femmina vera, così come mi vedi.”
“Dici?” è il tono della vendetta accompagnato da un sorriso soave.
Mi ricordo di tutte le volte che Rosalba non l’ha invitata dicendo che era brutta, che non sapeva comportarsi, che puzzava come le capre che suo padre teneva in garage tanto che sua madre l'aveva abbandonata a Palermo.
Gli altri insistono “Dai Gilda, diccelo cosa compra la Rosalba. Tanto rimane fra noi.”
“Mi dispiace” risponde composta come una maliziosa scolaretta pronta per la croce di sant’Andrea “non posso dirvi nulla, devo tutelare la privacy delle mie clienti. Altrimenti che figura ci farebbero, se io dicessi, così come se niente fosse, che proprio a Palermo città, in pieno centro, c’è la mia migliore cliente per tutine di lattex, paddles e strap on? Non potrei mai farlo, capite.”
Alla mia destra Rosalba è tutta un fremito, scacco alla regina: qualsiasi cosa dica, ha già perso.
Penso a suo marito, direttore di filiale, sculacciato e sodomizzato da una carnosa moglie dominatrice. Chissà se i figli sospettano qualcosa?
“Ho esagerato?” bisbiglia. Il suo alito di basilico mi stuzzica.
“No. Sei perfetta.” Mi perdo nei suoi occhi verdi e mi ricordo che ha preso tutto dalla madre irlandese.
“Sei galante.”
“Dico solo la verità.”
“Sento che l’America non ti ha guastato del tutto anche se ti ha fatto avvocato.” Si è proprio informata.
“Macché guastato, il nostro Tony è un vero cavaliere. Sei tu che te lo sei perso negli ultimi vent'anni. Puoi credermi sulla parola, lui sa come si tratta una donna.” L’audace dichiarazione di Rosalba si infrange contro le sopracciglia alzate di Gilda.
“Può dire quello che vuole, io sono qui per te, Tony.” Le sue parole di velluto superano senza ostacoli le orecchie per raggiungere il mio basso ventre.
In perfetta sincronia le due signore allungano una mano sotto al tavolo. A sinistra un’unghia affilata mette sull’attenti tutte le mie terminazioni nervose risalendo la coscia, a destra una presa molliccia mi stropiccia i pantaloni sopra al ginocchio. Se fossi un osso, saprei da quale delle due contendenti vorrei essere divorato.
Quella giusta mi prende per mano.
La seguo ai margini della terrazza. Sconfiniamo nella pineta. Dopo una leggera discesa troviamo le rocce a pochi centimetri dal mare.
Nel buio sembra che i suoi occhi riflettano le stelle.
Appoggia la sua testa alla mia spalla e per un momento prestiamo attenzione allo sciabordio delle onde.
Non mi sarei mai immaginato di essere scelto e sedotto da una donna così straordinaria.
Ci richiudiamo l'uno vero l'altro come le pagine di un libro, il suo respiro si arrampica sul mio collo accompagnato da un lieve movimento delle labbra. Sento i baci che per me si cristallizzano nell’etere fra di noi.
“Ti porto i saluti dello zio Sal.”
Sembra un abbraccio, ma mi torce il braccio dietro alla schiena finché cado a carponi. Sento un dolore umido e intenso dietro alle ginocchia e non capisco cosa c’entri Salvatore Greco con Gilda.
“Tony, tesoro, ti senti confuso? Se n’è accorto anche Sal che negli ultimi tempi perdi colpi.”
“Non capisco, Gilda. Fa male! Non riesco a muovere le gambe!”
“Sal dice che non sai più a chi dare confidenza, gliel’ha raccontato un suo uomo del FBI. Dice che è necessario fare ordine.”
“Mi hai tagliato i tendini, bastarda! Portami in ospedale! Subito!” guaisco ridicolo e umiliato.
“Non ti preoccupare fra un momento sarà tutto finito. “
Non fa abbastanza male da svenire, faccio in tempo ad ascoltare tutto il delirio di grandezza di questa gorgone che ambisce al mio posto nel traffico di droga Filadelfia-Palermo. Non capisce, la poveretta, che arriva il momento in cui non se ne può più di stare all’erta, di picchiare gente, di ucciderla, di scioglierla nell’acido, di lasciarla per strada come monito per gli altri. Sarà sorpresa dal fatto che non esiste la pensione, che i soldi accumulati non li spenderà mai, che il tempo, perso a ricattare disgraziati per farli girare dall’altra, non tornerà più. Non si aspetta che il suo mondo si ridurrà a coloro che la odiano e coloro che la temono. Mi rendo conto di avere ragione: non c’è riscatto per quelli come me.
Il profumo della pineta viene coperto dall’afrore di Gilda. Mi tiene schiacciato a terra seduta sulle mie natiche, piú forte di quello che potessi immaginare.
Cerco di buttarla giù con un colpo di reni, potrei strisciare fino alla pizzeria, dagli altri, verso la salvezza.
“Ecco Tony, adesso forse capisci che è meglio stare fermo.” Ho sentito due tagli netti alle caviglie. Un dolore inimmaginabile risale le mie gambe immobili. “Altrimenti, caro il mio avvocato americano, mi tocca passare ai polsi e ai gomiti. Ti trasformo in una marionetta, prima di farla finita.”
Questa pazza sanguinaria non ha speranza, si sta divertendo a fare quello che fa.
“Ci credi che mi dispiace ammazzare la gente? Vorrei tanto che non morissero, che si ricordassero per sempre di me, di quanto sono brava a fare il mio lavoro, della passione che ci metto in ogni taglio. Ho studiato anatomia, sai, così con quattro incisioni ti paralizzo. A Sal piace il mio stile. Mi ha detto -Vai, e fai ordine. Poi il posto è tuo. – Sarà fiero di me: la prima donna a dirigere il business.”
Allenta la presa sul braccio dietro alla schiena, mi giro a guardarla. Intuisco che è ancora bellissima l’amazzone appollaiata sulla mia schiena, la sua perfida eleganza è integra.
Per i capelli mi tira indietro la testa, mi passa davanti agli occhi la lama insanguinata.
La punta affonda sotto all’orecchio sinistro e avanza con inesorabile precisione.
“Dimmi almeno che mi sgozzi per fare un dispetto a Rosalba!”
Sento il principio di una cristallina risata di scherno e poi il nulla.
L’ultimo suono è la voce stridula di Rosalba che nitrisce
“Vedrete che anche quest’anno l’Ermenegilda Rossi non si farà vedere, sfigata com’è!”
Anche le fiamme delle candele sono sull’attenti mentre una rossa strepitosa, rilassata come una pantera sazia, si avvicina al nostro tavolo.
Il suo abito ad ogni passo scopre un ginocchio dalla curva divina. Il tessuto deve essere leggero come una nuvola, dove aderisce offre una meravigliosa nudità. Rimane solo da chiedersi che sapore possa avere la pelle sotto a quell'inconsistenza azzurra.
Il mio cuore si sincronizza con il suo passo, le braccia due pendoli perfetti dalle mani affusolate.
Questa straordinaria creatura ha il potere di stordire chiunque. La osservo seduto tutto dritto sulla mia sedia come un lemure che fiuta un attraente pericolo.
Mi sfiora con lo sguardo, appoggia le mani al tavolo e aggancia Rosalba
“Ciao, stavi aspettando me?”
Il brusio delle persone che riprendono a parlare si richiude sul nostro stupore.
Quella è Ermenegilda. Quella che in quinta soffriva ancora di acne, che non ti guardava mai negli occhi e che veniva bullizzata da tutte le altre.
Questo si che era la ciliegina della cena di classe.
Rosalba non riesce a riprendersi al volo, spiazzata da un’avversaria che in un batter d’occhio la spodesta dal suo trono di più bella della scuola.
“Comunque adesso sono conosciuta come Red Gilda, sai quella che vende i sex toys online. Ma non dirlo a nessuno che è un segreto di pulcinella.”
Una cascata di brividi affolla la mia schiena appena scoppia a ridere della sua battuta.
Mi azzardo a guardare gli altri ex compagni di scuola. Annaspano con dei “Ciao, come stai?” “Vieni, qui c’è un posto!” “Cosa prendi, che noi abbiamo già ordinato.” La ragazze si umettano le labbra, gli uomini si lisciano la camicia, ma non c’è competizione.
Lei aggiunge una sedia alla mia sinistra, si cala con esasperante lentezza.
“Tu sei Tony Greco, vero? Quello che è andato in America dallo zio dopo il liceo? Siamo tutti un po’ cambiati e faccio fatica a riconoscervi.”
“Si, lui è Tony” si sente gracchiare alla mia destra “Io sono Rosalba, non che sia cambiata un gran che negli ultimi quindici anni.”
“Non ti preoccupare, ti ha tradita la voce. Ti riconoscerei anche se aggiungessi altri dieci chili.”
Acida, pungente, ma con classe.
Inghiotto saliva per iniziare a parlarle, mi anticipa Enzo.
“Ma lo sai Gilda, che ho ordinato il tuo rabbit glitterato per mia moglie. Un successone! Così l’ho preso anche per l’amante. Un colore diverso per non confonderli.”
Una salva di risate accoglie le prime pizze.
“Cosa prendi?” riesco a dirle
“Una margherita e una birra gelida, grazie”
Come un vero maschio alfa ripeto l’ordine sotto lo sguardo impietosito del cameriere che si sarebbe ricordato qualsiasi cosa uscisse da quella bocca.
La compagnia si riprende dalla sorpresa, le battute attraversano la tavolata, si ride, si scherza, si ricordano gli anni del liceo. Tutto normale, come ogni anno, e intanto scopro che Gilda profuma di lavanda, zagare e sole. Ci fa ridere mentre racconta che, per prepararsi a questa serata, ha controllato tutti gli ordini degli ultimi due anni, e l’unico che non ha comperato nulla da lei sono io.
“Che sei così bigotto o ti servi dalla concorrenza? Guarda che fornisco anche a Filadelfia.”
Sa dove abito, mi fa sentire importante sfarfallando con le sue dita davanti ai miei occhi e si appoggia a me per parlare con tutti gli altri.
“Ma quindi anche Rosalba compra da te?” mi volto a destra “Che sex toys usi? Diccelo.”
“Le piacerebbe, che comprassi da lei, ma io di giochetti non ne ho bisogno. Sono una femmina vera, così come mi vedi.”
“Dici?” è il tono della vendetta accompagnato da un sorriso soave.
Mi ricordo di tutte le volte che Rosalba non l’ha invitata dicendo che era brutta, che non sapeva comportarsi, che puzzava come le capre che suo padre teneva in garage tanto che sua madre l'aveva abbandonata a Palermo.
Gli altri insistono “Dai Gilda, diccelo cosa compra la Rosalba. Tanto rimane fra noi.”
“Mi dispiace” risponde composta come una maliziosa scolaretta pronta per la croce di sant’Andrea “non posso dirvi nulla, devo tutelare la privacy delle mie clienti. Altrimenti che figura ci farebbero, se io dicessi, così come se niente fosse, che proprio a Palermo città, in pieno centro, c’è la mia migliore cliente per tutine di lattex, paddles e strap on? Non potrei mai farlo, capite.”
Alla mia destra Rosalba è tutta un fremito, scacco alla regina: qualsiasi cosa dica, ha già perso.
Penso a suo marito, direttore di filiale, sculacciato e sodomizzato da una carnosa moglie dominatrice. Chissà se i figli sospettano qualcosa?
“Ho esagerato?” bisbiglia. Il suo alito di basilico mi stuzzica.
“No. Sei perfetta.” Mi perdo nei suoi occhi verdi e mi ricordo che ha preso tutto dalla madre irlandese.
“Sei galante.”
“Dico solo la verità.”
“Sento che l’America non ti ha guastato del tutto anche se ti ha fatto avvocato.” Si è proprio informata.
“Macché guastato, il nostro Tony è un vero cavaliere. Sei tu che te lo sei perso negli ultimi vent'anni. Puoi credermi sulla parola, lui sa come si tratta una donna.” L’audace dichiarazione di Rosalba si infrange contro le sopracciglia alzate di Gilda.
“Può dire quello che vuole, io sono qui per te, Tony.” Le sue parole di velluto superano senza ostacoli le orecchie per raggiungere il mio basso ventre.
In perfetta sincronia le due signore allungano una mano sotto al tavolo. A sinistra un’unghia affilata mette sull’attenti tutte le mie terminazioni nervose risalendo la coscia, a destra una presa molliccia mi stropiccia i pantaloni sopra al ginocchio. Se fossi un osso, saprei da quale delle due contendenti vorrei essere divorato.
Quella giusta mi prende per mano.
La seguo ai margini della terrazza. Sconfiniamo nella pineta. Dopo una leggera discesa troviamo le rocce a pochi centimetri dal mare.
Nel buio sembra che i suoi occhi riflettano le stelle.
Appoggia la sua testa alla mia spalla e per un momento prestiamo attenzione allo sciabordio delle onde.
Non mi sarei mai immaginato di essere scelto e sedotto da una donna così straordinaria.
Ci richiudiamo l'uno vero l'altro come le pagine di un libro, il suo respiro si arrampica sul mio collo accompagnato da un lieve movimento delle labbra. Sento i baci che per me si cristallizzano nell’etere fra di noi.
“Ti porto i saluti dello zio Sal.”
Sembra un abbraccio, ma mi torce il braccio dietro alla schiena finché cado a carponi. Sento un dolore umido e intenso dietro alle ginocchia e non capisco cosa c’entri Salvatore Greco con Gilda.
“Tony, tesoro, ti senti confuso? Se n’è accorto anche Sal che negli ultimi tempi perdi colpi.”
“Non capisco, Gilda. Fa male! Non riesco a muovere le gambe!”
“Sal dice che non sai più a chi dare confidenza, gliel’ha raccontato un suo uomo del FBI. Dice che è necessario fare ordine.”
“Mi hai tagliato i tendini, bastarda! Portami in ospedale! Subito!” guaisco ridicolo e umiliato.
“Non ti preoccupare fra un momento sarà tutto finito. “
Non fa abbastanza male da svenire, faccio in tempo ad ascoltare tutto il delirio di grandezza di questa gorgone che ambisce al mio posto nel traffico di droga Filadelfia-Palermo. Non capisce, la poveretta, che arriva il momento in cui non se ne può più di stare all’erta, di picchiare gente, di ucciderla, di scioglierla nell’acido, di lasciarla per strada come monito per gli altri. Sarà sorpresa dal fatto che non esiste la pensione, che i soldi accumulati non li spenderà mai, che il tempo, perso a ricattare disgraziati per farli girare dall’altra, non tornerà più. Non si aspetta che il suo mondo si ridurrà a coloro che la odiano e coloro che la temono. Mi rendo conto di avere ragione: non c’è riscatto per quelli come me.
Il profumo della pineta viene coperto dall’afrore di Gilda. Mi tiene schiacciato a terra seduta sulle mie natiche, piú forte di quello che potessi immaginare.
Cerco di buttarla giù con un colpo di reni, potrei strisciare fino alla pizzeria, dagli altri, verso la salvezza.
“Ecco Tony, adesso forse capisci che è meglio stare fermo.” Ho sentito due tagli netti alle caviglie. Un dolore inimmaginabile risale le mie gambe immobili. “Altrimenti, caro il mio avvocato americano, mi tocca passare ai polsi e ai gomiti. Ti trasformo in una marionetta, prima di farla finita.”
Questa pazza sanguinaria non ha speranza, si sta divertendo a fare quello che fa.
“Ci credi che mi dispiace ammazzare la gente? Vorrei tanto che non morissero, che si ricordassero per sempre di me, di quanto sono brava a fare il mio lavoro, della passione che ci metto in ogni taglio. Ho studiato anatomia, sai, così con quattro incisioni ti paralizzo. A Sal piace il mio stile. Mi ha detto -Vai, e fai ordine. Poi il posto è tuo. – Sarà fiero di me: la prima donna a dirigere il business.”
Allenta la presa sul braccio dietro alla schiena, mi giro a guardarla. Intuisco che è ancora bellissima l’amazzone appollaiata sulla mia schiena, la sua perfida eleganza è integra.
Per i capelli mi tira indietro la testa, mi passa davanti agli occhi la lama insanguinata.
La punta affonda sotto all’orecchio sinistro e avanza con inesorabile precisione.
“Dimmi almeno che mi sgozzi per fare un dispetto a Rosalba!”
Sento il principio di una cristallina risata di scherno e poi il nulla.