L'amore non é carnivoro
Posted: Tue Apr 12, 2022 9:10 pm
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- Per favore Fulvio, stai fermo che ti devo mettere a posto i capelli.
- Perché papà?
- Perché voglio che ti presenti bene e con i capelli che hai sembri uno che ha messo le dita nella presa elettrica.
- Ma se uno mette le dita nella presa gli vengono i capelli come i miei?
- E’ un modo di dire Fulvio, le prese non le devi mai neanche guardare, hai capito?
Fulvio sembra distratto, ma Giulio per sincerarsi chiede: -Le prese sono buone o cattive?
Fulvio lo guarda serio poi urla: - CATTIVEEEE.
- Fulvio non urlare sempre e ti prego non farlo davanti a Lucia, almeno per una volta cerchiamo di sembrare normali.
Fulvio si zittisce, un’ombra scura gli appare sul viso.
- Papà io non posso essere normale, sono un ”ritardato”.
- Ma cosa dici? Chi si è permesso di dire una cosa simile?
- A scuola Marcello e Luca qualche volta me lo dicono, allora la maestra Silvana si arrabbia. Una volta l’hai detto anche tu papà, ma io non me la sono presa, eri tanto nervoso quando la mamma se ne è andata con quell’uomo cattivo.
Giulio fa finta di non aver sentito l’ultima parte del discorso.
- Hai fatto bene a dirmelo, ora con i genitori di quei due ci parlo io.
- NO PAPA’- urla Fulvio - se lo fai poi dicono che sono un mammone che si nasconde sotto le gonne.
- Ma io non sono la mamma e non ho nessuna gonna dove ti puoi nascondere.
- Non importa papà, promettimi che non dirai niente.
Giulio lo guarda: - Promesso. Ora anche tu mi devi fare una promessa: non parlare della mamma come fai sempre quando porto qualche donna a casa.
Fulvio sbuffa: - Perché non posso mai parlare della mia mamma?
- Perché sono cose private della nostra famiglia che agli altri non interessano, dunque promesso?
Fulvio dice a bassa voce: -Promesso.
Giulio gli tende la mano, Fulvio gliela stringe usando tutta la sua forza .
- Papà questa Lucia è più bella della mamma?
Giulio sospira:- Non lo so, sono diverse: la mamma è bionda con gli occhi chiari, Lucia è scura e ha gli occhi scuri, insomma sono come ti ho detto diverse.
- Allora è più brutta.
- Fulvio non ti ho detto questo e poi una persona non si giudica dal suo aspetto te lo dico sempre.
- Io papà avrò mai una fidanzata?
- Certo e perché non dovresti?
- Alcuni miei compagni sono fidanzati: a me piace Gemma, ma lei è innamorata di Roberto, uno della terza C.
- Fulvio sei piccolo, hai solo undici anni, goditi la bellezza della tua età avrai il tempo per ogni cosa.
Giulio aggiunge sulla tavola due bottiglie di acqua e una piccola Coca-cola per Fulvio.
Fulvio prende un bicchiere e apre la bottiglia , Giulio girato a rassettare non se ne avvede e quando si accorge è troppo tardi, il ragazzino ha tracannato in un attimo metà bottiglietta.
- Non devi bere ora, ma come te lo devo dire in arabo? Vai in camera tua e stai in silenzio.
- Papà scusa…- prova a dire Fulvio, ma Giulio neanche lo guarda e con la mano gli indica la strada per la sua stanza. Fulvio è imprevedibile da quando Laura sua moglie se ne andata ha avuto una regressione mentale. Lo psicologo dice che vede dei segnali di miglioramento, ha undici anni, di colpo si sbloccherà, la verità è che non si sa mai quello che può combinare, con lui è una corsa a tempo e più la corsa è lunga più il rischio diventa concreto. L’ultima donna venuta a casa, seppur preparata, dopo due cene si era volatilizzata .
Lucia è dolce e ha una buona intelligenza sociale. Giulio fa il pubblicitario e l’ha conosciuta per lavoro: da tre mesi escono insieme , prima di portarla a casa le ha parlato a lungo di Fulvio e poi cosa importante è una fumettista, fa ridere i bambini, chissà che non possa piacere anche al suo. Suona il citofono, Giulio risponde: dall’atro capo una voce sottile dice:- Ciao, sono io.
Giulio ha un piccolo tremito nella voce: - Quarto piano. Fulvio vieni, c’è Lucia.
L’ascensore arriva al quarto piano, le porte si aprono ed esce Lucia: sul pianerottolo dove a fare gli onori di casa ci sono Fulvio e Giulio.
- Eccoti, ti presento Fulvio.
Lucia allarga il sorriso e tende la mano.
- Piacere Lucia.
Fulvio la guarda immobile, i suoi occhi la ispezionano come fosse uno spazio non conosciuto poi intercetta gli occhi di Giulio che si fanno severi e allora lento sussurra:- Piacere.
Per come lo dice a denti stretti Lucia si mette a ridere: ha un modo di ridere contagioso, cosi anche Giulio ride, Fulvio invece continua a ripetere “piacere, piacere, piacere” cambiando di continuo il tono della voce. Entrati in casa Lucia si toglie il soprabito, ha una tailleur e scarpe col tacco su gambe lunghe e affusolate che la fanno sembrare un airone. Sotto la giacca ha una camicia bianca con in evidenza una collana dalle perle verdi. Fulvio la guarda e un dubbio lo attraversa: ma questa sarà la mia nuova mamma?
A tavola si parla di tutto, Lucia sembra a suo agio e quando Fulvio, che parla in continuazione, fa la domanda che nessuno vorrebbe sentirsi fare -Tu ami il mio papà? lei beve un goccio di vino nero poi al gelo rigido dello sguardo di Giulio risponde: - Credo di si tesoro .
- Giovanni ,un mio compagno di scuola, crede di essere un supereroe, ma gli altri lo prendono in giro perché non è vero.
Lucia abbozza, Giulio se potesse lo incenerirebbe. Fulvio sta per dire qualcos’altro, ma Giulio lo taccia.
- Un difetto che ha Fulvio è che parla troppo e si dimentica di mangiare e poi lascia tutto nel piatto.
Fulvio lo guarda seccato, abbassa la testa e riprende lento a mangiare. Lucia parla, scherza e Giulio comincia a sciogliersi mentre Fulvio sta in silenzio come se avesse una museruola. Lucia lo stuzzica.
-Altro che non mangia qui il piatto piange.
Giulio chiede: - Qualcuno vuole ancora un po’ di pesce?
Fulvio lo guarda come si scruta un enigma: - Hai sempre detto che il pesce è inquinato e che non si mangia, perché ora lo mangiamo?
- Non tutto il pesce è inquinato e poi per una volta…
- Io lo so perché mangiamo il pesce, ma non lo posso dire.
- Abbiamo in casa il so tutto io, fai un po’di silenzio che ci guadagni in simpatia.
Lucia da una carezza a Fulvio: - Ma smettila Giulio che è simpaticissimo.
Fulvio sorride con gli occhi: - Allora posso dirlo?
Lucia fa si con la testa. Giulio ha in bocca un pezzo di pane, lo inghiotte in un attimo, ma i decimi di secondo sui centometristi come Fulvio fanno la differenza.
- A papà non piace il pesce, è vegano, ma lo fa per far colpo su una persona.
L’inverno è arrivato per Giulio, di colpo si sente come se stesse nudo in mezzo ad una tormenta di neve. Lucia prova a distendere un sorriso e dice verso Fulvio: - La conosco questa persona?
Fulvio fa solo si con la testa due volte in caso il concetto non fosse stato compreso.
Lucia si gira verso Giulio: - Sei vegano?
- Non proprio direi che sono sulla strada, insomma non sono ancora del tutto convinto.
Poi si alza e va a prendere la frutta in cucina. Lucia lo raggiunge, lui la guarda, le da un bacio poi dice ad alta voce: - Chi è capace di fare il giocoliere con tre mele?
Fulvio corre in cucina urlando, ma Giulio ha già preso due mele e comincia a farlo poi lo fa con tre.
- Chi vuole scommettere che lo faccio con quattro?
- Io urla Fulvio. Giulio prende le mele e dice: - Se vinco mangi il dolce e vai a letto.
Fulvio perde per un attimo l’entusiasmo, ma che scommessa è mai questa? Gli viene in aiuto Lucia.
- Dai Fulvio scommetti, che se perde ci mangiamo noi la sua parte di dolce.
- Qua la mano. Giulio gliela tende, ma Fulvio pare veder in quella mano sospesa qualcosa di non chiaro.
- Perché lei non scommette?
- Io faccio da testimone.
Fulvio fa una smorfia strana con la bocca.
- Io non scommetto. Sergio un mio amico era sicuro di vincere, ma poi ha perso tutte le figurine e si è messo a piangere; le femmine lo consolavano, ma i maschi ridevano. Scommettere fa piangere, non mi piace. Bisogna trarre vantaggio dall’esperienza, me lo hai detto tu papà.
Giulio annuisce e maledice tra sé ogni compagno di classe di Fulvio.
- Allora la scommessa la faccio io . Se vinci pago pegno e ti dò un bacio.
Giulio sorride, prende nelle mani le quattro mele, si concentra, ma sbaglia, una mela cade a terra e Fulvio urla - Abbiamo vinto noi. Giulio guarda Lucia, stasera i baci si contano solo con gli occhi.
Dopo il dolce Giulio dice: - Domani io e Fulvio andiamo fuori al ristorante che lui preferisce.
- Ah, fate i due scapoloni al ristorante…
- Papà non è scapolo, è sposato, la mamma torna, è andata con un uomo cattivo, ma quando se ne accorge torna, vero papà?
Giulio non risponde, guarda solo Lucia con imbarazzo. Lucia sorride, ma pare aver ricevuto una scossa elettrica.
- Non sapevo tornasse, questa si che è una bella novità.
- Ora è il caso che tu vada a letto.
- Perché papà? Non sono stanco e poi domani è domenica.
- Non mi interessa, saluta Lucia e lasciaci soli che dobbiamo parlare di lavoro.
Fulvio fa una faccia dubbiosa come se una nuvola gli attraversasse i pensieri.
- Posso chiedere una cosa papà?
- Nessuna domanda Fulvio, saluta che se no domani non ti svegli in tempo.
Nel frattempo suona il cellulare che Giulio si era dimenticato di spegnere e deve risponde. Fulvio guarda Lucia: non è bella come la mamma, ma è vero è carina e poi ha un bel sorriso.
- Allora cosa fai, vai a letto?
- Aspetto papà. Sta parlando con la nonna, tra un po’ litigano, lo fanno sempre. Papà dice che la nonna va ascoltata con un orecchio solo come tutte le donne.
- Ah, stasera scopro un Giulio inedito.
- La mamma lo ha fatto soffrire tanto, ma non è colpa sua.
- Se non è sua di chi mai è la colpa?
- Di un uomo alto, magro e cattivo, uno brutto che le ha fatto un incantesimo.
Lucia nell’imbarazzo tenta un mezzo sorriso.
- Ma tanto io mi sono informato, gli incantesimi non durano per sempre, l’ha detto anche la nonna, papà però non ci crede che la mamma possa tornare.
Lucia gli da una carezza.
- Io la mamma una volta l’ho vista, ero con la nonna al supermercato e ho visto anche l’uomo cattivo. E’ bruttissimo, ha pochi capelli , il naso lungo, e porta pure gli occhiali. Il mio papà è mille volte più bello.
- Scusami, era mia madre.
Al solo dirlo si nota un’increspatura di fastidio sulle labbra, ma è cosa impercettibile che dura un istante poi il suo volto riprende la solita compostezza.
- Beh cosa fai ancora in piedi?
Fulvio è rapido nel rispondere: - L’hai detto tu papà, senza il bacio della buona notte il sonno è meno sereno.
Giulio lo guarda, lo abbraccia e gli da un grosso bacio.
- Posso anch’io?
Fulvio guarda Lucia sospettoso, poi le avvicina la guancia e lei gli da un bacio caloroso.
- Posso anch’io?
Lucia ride porgendogli la guancia.
Fulvio la bacia e poi dice: - Uno della terza ha baciato sulla bocca una mia compagna, ma tanto lei dice che non è rimasta in cinta. Per favore se vi baciate dovete fare una sorellina e non un maschio, ho già pensato al suo nome, Giada.
Giulio chiede: - Perché Giada ?
Fulvio attende a rispondere poi dice a bassa voce: - E’ il nome della più bella della mia classe. Ho chiesto a Matteo di dirle che mi piace, ma mi ha detto che è già fidanzata.
- Hai capito - sospira Giulio verso Lucia - dovrei prendere lezioni da lui.
Fulvio intanto saltella verso camera sua. Giulio e Lucia attendono il silenzio, poi gli occhi dell’uno scompaiono in quelli dell’altro. I loro corpi si cuciono, il vento addomesticato del condizionatore diventa una leggera brezza e la lampada alogena la luce amica della luna. Il filo della notte pare cosi corto quando ci si ama, le parole hanno il suono colorato delle onde del mare. In questa magia che fa sospendere ogni angoscia, un rumore di passi come scossa separa le labbra e li fa alzare di scatto dal divano.
- Papà non riesco a dormire, mi fai un po’ di latte?
Giulio lo guarda come un nemico.
- Il latte, ma cosa ti viene in mente?
- La mamma se non dormivo me lo faceva sempre.
Giulio perde le staffe
- La devi smettere di parlare della mamma, hai capito?
- Ma papà io …
- Fai silenzio, hai rotto le scatole, capito?
Fulvio balbetta, Lucia chiama alla calma Giulio, poi prende per mano Fulvio e lo porta in cucina a fare il latte. Giulio si sente sconfitto, una nuvola scura gli compare sul viso. Fulvio parla con Lucia.
- Ho visto delle ombre nella stanza, mi fanno paura.
- Sai che anche io da piccola avevo paura delle ombre che entravano nella mia stanza?
Fulvio le accenna un sorriso e Lucia spenge il latte. Fulvio sta per berlo quando Giulio lo afferra e lo guarda
- Mi vuoi bene?
Fulvio è sorpreso. - Ma perché me lo chiedi?
- Rispondi alla mia domanda. E intanto che lo dice lo stringe più forte.
- Si papà, ti voglio bene.
Giulio diminuisce la stretta.
- Allora ricorda, quella donna che tu chiami mamma per noi è MORTA.
Fulvio beve un goccio di latte poi appoggia la tazza, il silenzio è come un muro di cemento che gli crolla addosso e allora la paura gli stringe il cuore e il tutto esonda in un torrente di lacrime. Giulio si rende conto di essere stato violento, il vederlo disperato lo fa soffocare, lo prende per mano e poi lo chiude a sé come se si fosse dimenticato che qualsiasi musica senza Fulvio sarebbe per lui stonata.
- Facciamo un gioco? Propone Lucia. Giulio annuisce e Fulvio con gli occhi lucidi gonfi di lacrime fa si con la testa.
- Balliamo tutti e tre insieme, il primo che cade ha perso. Pronti? Via!
Si balla veloce, poi fortissimo, la terra trema, i mobili sembrano fluttuare, tutti urlano, Giulio cade e anche Lucia cade.
- Papà ha perso e anche Lucia, ho vinto, lo sapevo di battervi.
Lucia si riveste e da un bacio sulla guancia a Fulvio che l’abbraccia.
- Vado che è tardi.
Tardi per cosa ? pensa Giulio, fino a dieci minuti prima era tutto così senza tempo.
- Beh ci sentiamo, anzi quando vuoi ci vediamo.
Lucia accenna un si con la testa, poi guarda Fulvio: -Mi raccomando fai il bravo.
Fulvio urla- Siiii. Giulio balbetta, vorrebbe dire qualcosa per farla restare, ma quanto sono inutili le parole che gli escono, cosi corte e senza forza per fermare quei passi cosi decisi. Dalla finestra la vede muoversi velocemente, pare correre seppur solo cammina. Guardarla e pensare che forse domani Lucia metterà il suo nome nel cassetto dalla parte di quei nomi da dimenticare è tutt’uno. Prima di aprire la porta della sua macchina Lucia alza la mano, Giulio e Fulvio aprono la finestra e fanno lo stesso. Una volta andata Giulio sente ancora sulle labbra il sapore del miele delle sue labbra. Si accascia sul divano come a cercare qualcosa che ora non c’è più.
Fulvio si avvicina e chiede: -Scusami papà, sono veramente un bambino cattivo. Ti spiace che Lucia se ne è andata?
- Magari ritornerà. - sospira Giulio con gli occhi umidi - Facciamo il gioco dell’immaginazione, ti va?
- Quello papà dove dobbiamo inventare quello che vediamo?
- Esatto. Guarda quella macchina che passa , il fumo di scappamento cosa ti sembra?
Fulvio si morde il labbro poi ha un’illuminazione: - Una strana nuvola.
- Ora tocca a me, guarda quel palazzo, le ombre cosa ti sembrano?
Giulio stringe gli occhi: - Questa è difficile la tua era più facile.
- Ti arrendi?
- Mai. Ci sono, il profilo del naso di Franco, il nostro portinaio. Fulvio ride e fa no con il ditino.
- Tempo scaduto, a letto. Fulvio corre saltando verso la sua camera. Giulio prima di seguirlo da una sbirciata alla strada dove era parcheggiata la macchina di Lucia. Il posto è ancora lì vuoto, nessuno lo ha preso, la vita ha proprio uno strano modo di dimostrarti la sua ironia. Tutte le finestre sono chiuse, ognuno si nasconde dietro gli scuri, restano nel vuoto i propri segreti, mentre nella via le solite insegne colorate propongono di comprare o di vendere. Giulio pensa alla tristezza che spesso lo tormenta: la regalerebbe, ma anche gratis nessuno la vorrebbe. Ognuno versa lacrime segrete per i propri dolori ed è qualcosa che non si può dividere con nessuno, li si porta sulle spalle come uno zaino che non si può far scendere a terra, come un urlo che non esce da un sogno.
- Per favore Fulvio, stai fermo che ti devo mettere a posto i capelli.
- Perché papà?
- Perché voglio che ti presenti bene e con i capelli che hai sembri uno che ha messo le dita nella presa elettrica.
- Ma se uno mette le dita nella presa gli vengono i capelli come i miei?
- E’ un modo di dire Fulvio, le prese non le devi mai neanche guardare, hai capito?
Fulvio sembra distratto, ma Giulio per sincerarsi chiede: -Le prese sono buone o cattive?
Fulvio lo guarda serio poi urla: - CATTIVEEEE.
- Fulvio non urlare sempre e ti prego non farlo davanti a Lucia, almeno per una volta cerchiamo di sembrare normali.
Fulvio si zittisce, un’ombra scura gli appare sul viso.
- Papà io non posso essere normale, sono un ”ritardato”.
- Ma cosa dici? Chi si è permesso di dire una cosa simile?
- A scuola Marcello e Luca qualche volta me lo dicono, allora la maestra Silvana si arrabbia. Una volta l’hai detto anche tu papà, ma io non me la sono presa, eri tanto nervoso quando la mamma se ne è andata con quell’uomo cattivo.
Giulio fa finta di non aver sentito l’ultima parte del discorso.
- Hai fatto bene a dirmelo, ora con i genitori di quei due ci parlo io.
- NO PAPA’- urla Fulvio - se lo fai poi dicono che sono un mammone che si nasconde sotto le gonne.
- Ma io non sono la mamma e non ho nessuna gonna dove ti puoi nascondere.
- Non importa papà, promettimi che non dirai niente.
Giulio lo guarda: - Promesso. Ora anche tu mi devi fare una promessa: non parlare della mamma come fai sempre quando porto qualche donna a casa.
Fulvio sbuffa: - Perché non posso mai parlare della mia mamma?
- Perché sono cose private della nostra famiglia che agli altri non interessano, dunque promesso?
Fulvio dice a bassa voce: -Promesso.
Giulio gli tende la mano, Fulvio gliela stringe usando tutta la sua forza .
- Papà questa Lucia è più bella della mamma?
Giulio sospira:- Non lo so, sono diverse: la mamma è bionda con gli occhi chiari, Lucia è scura e ha gli occhi scuri, insomma sono come ti ho detto diverse.
- Allora è più brutta.
- Fulvio non ti ho detto questo e poi una persona non si giudica dal suo aspetto te lo dico sempre.
- Io papà avrò mai una fidanzata?
- Certo e perché non dovresti?
- Alcuni miei compagni sono fidanzati: a me piace Gemma, ma lei è innamorata di Roberto, uno della terza C.
- Fulvio sei piccolo, hai solo undici anni, goditi la bellezza della tua età avrai il tempo per ogni cosa.
Giulio aggiunge sulla tavola due bottiglie di acqua e una piccola Coca-cola per Fulvio.
Fulvio prende un bicchiere e apre la bottiglia , Giulio girato a rassettare non se ne avvede e quando si accorge è troppo tardi, il ragazzino ha tracannato in un attimo metà bottiglietta.
- Non devi bere ora, ma come te lo devo dire in arabo? Vai in camera tua e stai in silenzio.
- Papà scusa…- prova a dire Fulvio, ma Giulio neanche lo guarda e con la mano gli indica la strada per la sua stanza. Fulvio è imprevedibile da quando Laura sua moglie se ne andata ha avuto una regressione mentale. Lo psicologo dice che vede dei segnali di miglioramento, ha undici anni, di colpo si sbloccherà, la verità è che non si sa mai quello che può combinare, con lui è una corsa a tempo e più la corsa è lunga più il rischio diventa concreto. L’ultima donna venuta a casa, seppur preparata, dopo due cene si era volatilizzata .
Lucia è dolce e ha una buona intelligenza sociale. Giulio fa il pubblicitario e l’ha conosciuta per lavoro: da tre mesi escono insieme , prima di portarla a casa le ha parlato a lungo di Fulvio e poi cosa importante è una fumettista, fa ridere i bambini, chissà che non possa piacere anche al suo. Suona il citofono, Giulio risponde: dall’atro capo una voce sottile dice:- Ciao, sono io.
Giulio ha un piccolo tremito nella voce: - Quarto piano. Fulvio vieni, c’è Lucia.
L’ascensore arriva al quarto piano, le porte si aprono ed esce Lucia: sul pianerottolo dove a fare gli onori di casa ci sono Fulvio e Giulio.
- Eccoti, ti presento Fulvio.
Lucia allarga il sorriso e tende la mano.
- Piacere Lucia.
Fulvio la guarda immobile, i suoi occhi la ispezionano come fosse uno spazio non conosciuto poi intercetta gli occhi di Giulio che si fanno severi e allora lento sussurra:- Piacere.
Per come lo dice a denti stretti Lucia si mette a ridere: ha un modo di ridere contagioso, cosi anche Giulio ride, Fulvio invece continua a ripetere “piacere, piacere, piacere” cambiando di continuo il tono della voce. Entrati in casa Lucia si toglie il soprabito, ha una tailleur e scarpe col tacco su gambe lunghe e affusolate che la fanno sembrare un airone. Sotto la giacca ha una camicia bianca con in evidenza una collana dalle perle verdi. Fulvio la guarda e un dubbio lo attraversa: ma questa sarà la mia nuova mamma?
A tavola si parla di tutto, Lucia sembra a suo agio e quando Fulvio, che parla in continuazione, fa la domanda che nessuno vorrebbe sentirsi fare -Tu ami il mio papà? lei beve un goccio di vino nero poi al gelo rigido dello sguardo di Giulio risponde: - Credo di si tesoro .
- Giovanni ,un mio compagno di scuola, crede di essere un supereroe, ma gli altri lo prendono in giro perché non è vero.
Lucia abbozza, Giulio se potesse lo incenerirebbe. Fulvio sta per dire qualcos’altro, ma Giulio lo taccia.
- Un difetto che ha Fulvio è che parla troppo e si dimentica di mangiare e poi lascia tutto nel piatto.
Fulvio lo guarda seccato, abbassa la testa e riprende lento a mangiare. Lucia parla, scherza e Giulio comincia a sciogliersi mentre Fulvio sta in silenzio come se avesse una museruola. Lucia lo stuzzica.
-Altro che non mangia qui il piatto piange.
Giulio chiede: - Qualcuno vuole ancora un po’ di pesce?
Fulvio lo guarda come si scruta un enigma: - Hai sempre detto che il pesce è inquinato e che non si mangia, perché ora lo mangiamo?
- Non tutto il pesce è inquinato e poi per una volta…
- Io lo so perché mangiamo il pesce, ma non lo posso dire.
- Abbiamo in casa il so tutto io, fai un po’di silenzio che ci guadagni in simpatia.
Lucia da una carezza a Fulvio: - Ma smettila Giulio che è simpaticissimo.
Fulvio sorride con gli occhi: - Allora posso dirlo?
Lucia fa si con la testa. Giulio ha in bocca un pezzo di pane, lo inghiotte in un attimo, ma i decimi di secondo sui centometristi come Fulvio fanno la differenza.
- A papà non piace il pesce, è vegano, ma lo fa per far colpo su una persona.
L’inverno è arrivato per Giulio, di colpo si sente come se stesse nudo in mezzo ad una tormenta di neve. Lucia prova a distendere un sorriso e dice verso Fulvio: - La conosco questa persona?
Fulvio fa solo si con la testa due volte in caso il concetto non fosse stato compreso.
Lucia si gira verso Giulio: - Sei vegano?
- Non proprio direi che sono sulla strada, insomma non sono ancora del tutto convinto.
Poi si alza e va a prendere la frutta in cucina. Lucia lo raggiunge, lui la guarda, le da un bacio poi dice ad alta voce: - Chi è capace di fare il giocoliere con tre mele?
Fulvio corre in cucina urlando, ma Giulio ha già preso due mele e comincia a farlo poi lo fa con tre.
- Chi vuole scommettere che lo faccio con quattro?
- Io urla Fulvio. Giulio prende le mele e dice: - Se vinco mangi il dolce e vai a letto.
Fulvio perde per un attimo l’entusiasmo, ma che scommessa è mai questa? Gli viene in aiuto Lucia.
- Dai Fulvio scommetti, che se perde ci mangiamo noi la sua parte di dolce.
- Qua la mano. Giulio gliela tende, ma Fulvio pare veder in quella mano sospesa qualcosa di non chiaro.
- Perché lei non scommette?
- Io faccio da testimone.
Fulvio fa una smorfia strana con la bocca.
- Io non scommetto. Sergio un mio amico era sicuro di vincere, ma poi ha perso tutte le figurine e si è messo a piangere; le femmine lo consolavano, ma i maschi ridevano. Scommettere fa piangere, non mi piace. Bisogna trarre vantaggio dall’esperienza, me lo hai detto tu papà.
Giulio annuisce e maledice tra sé ogni compagno di classe di Fulvio.
- Allora la scommessa la faccio io . Se vinci pago pegno e ti dò un bacio.
Giulio sorride, prende nelle mani le quattro mele, si concentra, ma sbaglia, una mela cade a terra e Fulvio urla - Abbiamo vinto noi. Giulio guarda Lucia, stasera i baci si contano solo con gli occhi.
Dopo il dolce Giulio dice: - Domani io e Fulvio andiamo fuori al ristorante che lui preferisce.
- Ah, fate i due scapoloni al ristorante…
- Papà non è scapolo, è sposato, la mamma torna, è andata con un uomo cattivo, ma quando se ne accorge torna, vero papà?
Giulio non risponde, guarda solo Lucia con imbarazzo. Lucia sorride, ma pare aver ricevuto una scossa elettrica.
- Non sapevo tornasse, questa si che è una bella novità.
- Ora è il caso che tu vada a letto.
- Perché papà? Non sono stanco e poi domani è domenica.
- Non mi interessa, saluta Lucia e lasciaci soli che dobbiamo parlare di lavoro.
Fulvio fa una faccia dubbiosa come se una nuvola gli attraversasse i pensieri.
- Posso chiedere una cosa papà?
- Nessuna domanda Fulvio, saluta che se no domani non ti svegli in tempo.
Nel frattempo suona il cellulare che Giulio si era dimenticato di spegnere e deve risponde. Fulvio guarda Lucia: non è bella come la mamma, ma è vero è carina e poi ha un bel sorriso.
- Allora cosa fai, vai a letto?
- Aspetto papà. Sta parlando con la nonna, tra un po’ litigano, lo fanno sempre. Papà dice che la nonna va ascoltata con un orecchio solo come tutte le donne.
- Ah, stasera scopro un Giulio inedito.
- La mamma lo ha fatto soffrire tanto, ma non è colpa sua.
- Se non è sua di chi mai è la colpa?
- Di un uomo alto, magro e cattivo, uno brutto che le ha fatto un incantesimo.
Lucia nell’imbarazzo tenta un mezzo sorriso.
- Ma tanto io mi sono informato, gli incantesimi non durano per sempre, l’ha detto anche la nonna, papà però non ci crede che la mamma possa tornare.
Lucia gli da una carezza.
- Io la mamma una volta l’ho vista, ero con la nonna al supermercato e ho visto anche l’uomo cattivo. E’ bruttissimo, ha pochi capelli , il naso lungo, e porta pure gli occhiali. Il mio papà è mille volte più bello.
- Scusami, era mia madre.
Al solo dirlo si nota un’increspatura di fastidio sulle labbra, ma è cosa impercettibile che dura un istante poi il suo volto riprende la solita compostezza.
- Beh cosa fai ancora in piedi?
Fulvio è rapido nel rispondere: - L’hai detto tu papà, senza il bacio della buona notte il sonno è meno sereno.
Giulio lo guarda, lo abbraccia e gli da un grosso bacio.
- Posso anch’io?
Fulvio guarda Lucia sospettoso, poi le avvicina la guancia e lei gli da un bacio caloroso.
- Posso anch’io?
Lucia ride porgendogli la guancia.
Fulvio la bacia e poi dice: - Uno della terza ha baciato sulla bocca una mia compagna, ma tanto lei dice che non è rimasta in cinta. Per favore se vi baciate dovete fare una sorellina e non un maschio, ho già pensato al suo nome, Giada.
Giulio chiede: - Perché Giada ?
Fulvio attende a rispondere poi dice a bassa voce: - E’ il nome della più bella della mia classe. Ho chiesto a Matteo di dirle che mi piace, ma mi ha detto che è già fidanzata.
- Hai capito - sospira Giulio verso Lucia - dovrei prendere lezioni da lui.
Fulvio intanto saltella verso camera sua. Giulio e Lucia attendono il silenzio, poi gli occhi dell’uno scompaiono in quelli dell’altro. I loro corpi si cuciono, il vento addomesticato del condizionatore diventa una leggera brezza e la lampada alogena la luce amica della luna. Il filo della notte pare cosi corto quando ci si ama, le parole hanno il suono colorato delle onde del mare. In questa magia che fa sospendere ogni angoscia, un rumore di passi come scossa separa le labbra e li fa alzare di scatto dal divano.
- Papà non riesco a dormire, mi fai un po’ di latte?
Giulio lo guarda come un nemico.
- Il latte, ma cosa ti viene in mente?
- La mamma se non dormivo me lo faceva sempre.
Giulio perde le staffe
- La devi smettere di parlare della mamma, hai capito?
- Ma papà io …
- Fai silenzio, hai rotto le scatole, capito?
Fulvio balbetta, Lucia chiama alla calma Giulio, poi prende per mano Fulvio e lo porta in cucina a fare il latte. Giulio si sente sconfitto, una nuvola scura gli compare sul viso. Fulvio parla con Lucia.
- Ho visto delle ombre nella stanza, mi fanno paura.
- Sai che anche io da piccola avevo paura delle ombre che entravano nella mia stanza?
Fulvio le accenna un sorriso e Lucia spenge il latte. Fulvio sta per berlo quando Giulio lo afferra e lo guarda
- Mi vuoi bene?
Fulvio è sorpreso. - Ma perché me lo chiedi?
- Rispondi alla mia domanda. E intanto che lo dice lo stringe più forte.
- Si papà, ti voglio bene.
Giulio diminuisce la stretta.
- Allora ricorda, quella donna che tu chiami mamma per noi è MORTA.
Fulvio beve un goccio di latte poi appoggia la tazza, il silenzio è come un muro di cemento che gli crolla addosso e allora la paura gli stringe il cuore e il tutto esonda in un torrente di lacrime. Giulio si rende conto di essere stato violento, il vederlo disperato lo fa soffocare, lo prende per mano e poi lo chiude a sé come se si fosse dimenticato che qualsiasi musica senza Fulvio sarebbe per lui stonata.
- Facciamo un gioco? Propone Lucia. Giulio annuisce e Fulvio con gli occhi lucidi gonfi di lacrime fa si con la testa.
- Balliamo tutti e tre insieme, il primo che cade ha perso. Pronti? Via!
Si balla veloce, poi fortissimo, la terra trema, i mobili sembrano fluttuare, tutti urlano, Giulio cade e anche Lucia cade.
- Papà ha perso e anche Lucia, ho vinto, lo sapevo di battervi.
Lucia si riveste e da un bacio sulla guancia a Fulvio che l’abbraccia.
- Vado che è tardi.
Tardi per cosa ? pensa Giulio, fino a dieci minuti prima era tutto così senza tempo.
- Beh ci sentiamo, anzi quando vuoi ci vediamo.
Lucia accenna un si con la testa, poi guarda Fulvio: -Mi raccomando fai il bravo.
Fulvio urla- Siiii. Giulio balbetta, vorrebbe dire qualcosa per farla restare, ma quanto sono inutili le parole che gli escono, cosi corte e senza forza per fermare quei passi cosi decisi. Dalla finestra la vede muoversi velocemente, pare correre seppur solo cammina. Guardarla e pensare che forse domani Lucia metterà il suo nome nel cassetto dalla parte di quei nomi da dimenticare è tutt’uno. Prima di aprire la porta della sua macchina Lucia alza la mano, Giulio e Fulvio aprono la finestra e fanno lo stesso. Una volta andata Giulio sente ancora sulle labbra il sapore del miele delle sue labbra. Si accascia sul divano come a cercare qualcosa che ora non c’è più.
Fulvio si avvicina e chiede: -Scusami papà, sono veramente un bambino cattivo. Ti spiace che Lucia se ne è andata?
- Magari ritornerà. - sospira Giulio con gli occhi umidi - Facciamo il gioco dell’immaginazione, ti va?
- Quello papà dove dobbiamo inventare quello che vediamo?
- Esatto. Guarda quella macchina che passa , il fumo di scappamento cosa ti sembra?
Fulvio si morde il labbro poi ha un’illuminazione: - Una strana nuvola.
- Ora tocca a me, guarda quel palazzo, le ombre cosa ti sembrano?
Giulio stringe gli occhi: - Questa è difficile la tua era più facile.
- Ti arrendi?
- Mai. Ci sono, il profilo del naso di Franco, il nostro portinaio. Fulvio ride e fa no con il ditino.
- Tempo scaduto, a letto. Fulvio corre saltando verso la sua camera. Giulio prima di seguirlo da una sbirciata alla strada dove era parcheggiata la macchina di Lucia. Il posto è ancora lì vuoto, nessuno lo ha preso, la vita ha proprio uno strano modo di dimostrarti la sua ironia. Tutte le finestre sono chiuse, ognuno si nasconde dietro gli scuri, restano nel vuoto i propri segreti, mentre nella via le solite insegne colorate propongono di comprare o di vendere. Giulio pensa alla tristezza che spesso lo tormenta: la regalerebbe, ma anche gratis nessuno la vorrebbe. Ognuno versa lacrime segrete per i propri dolori ed è qualcosa che non si può dividere con nessuno, li si porta sulle spalle come uno zaino che non si può far scendere a terra, come un urlo che non esce da un sogno.