Tornare a casa

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Commento a "Gente perbene" di Sarano

«Yo, if you wanna be a star
a star just big like me
just believe in what you are
and you’ll be what you wanna be…»

La bambina, sudate, felice, si toccò rapidamente la punta dei piedi, agitò il bacino e poi pose le mani a incrociare sulle scapole, mentre cantava i versi della canzone.
«E questo che sarebbe?» chiese la madre.
Stava ostruendo la vista del televisore. Davano il loro programma preferito. Giornalismo d’inchiesta.
«Jessica.»
«Jessica chi?»
«Jessica Lovetangle.»
«Jessica… Lovetangle.»
«Mi portate al suo concerto?»
Il padre, accigliandosi un poco, alzò il volume. Stava cercando di capire cosa dicesse il giornalista.
«Sei piccola per i concerti.»
«Tutte le mie amiche vanno.»
«E se tutte le tue amiche si buttano dalla finestra, tu lo fai?»
«Non si stanno buttando da una finestra. Vanno al concerto di Jessica» disse la bambina, ancora rossa in volto, senza fiato.
«Se ti sposti da davanti alla tv, forse ti porto» disse il padre. La bimba eseguì subito. La madre diede un’occhiataccia al marito. Le concedeva sempre tutto.
«Quando sarebbe questo concerto?»
«Fra due settimane.»
«Chi sta andando delle tue amiche?»
«Loredana.»
«Pensavo andassero tutte.»
«Loredana può venire in macchina con noi, vero?»
«Ne devo discutere con tuo papà.»
«Ha detto che se mi spostavo dal televisore…» 
«Scherzava.»
«Non si scherza su queste cose» disse la bambina, immaginando che, se si fosse mostrata risentita, per un giorno o due, avrebbe avuto maggiori possibilità che lei e la sua amica Loredana fossero portate al concerto… pestò i piedi per terra e ricominciò a cantare la canzoncina: «You, if you wanna be a star…»
«Che ne pensi?» chiese la donna al marito, quando furono soli.
Il padre sospirò. Si passò una mano fra bei capelli castani.
«Due ore di Jessica Lovetangle. Mi sembra una palla insostenibile.»
«Non sono sicura che la dovremmo accontentare.»
«Non so. Ti lamenti sempre che i tuoi non ti portavano mai da nessuna parte.»
«Eravamo poveri.»
«Sì. E di questo ti sei sempre lamentata.»
«Mi riferivo a mostre. Musei. Teatro.»
«Da piccola avrai avuto le tue passioncelle.»
«Mi piaceva Nick Drake.»
«E non ti sarebbe piaciuto andare a un suo concerto?»
«Impossibile, era già morto.»
«Che male c’è?»
Lucia sbuffò.
«Tu le concedi sempre tutto.»
«Vado da solo. Con Bianca e Loredana. Così resti a casa, ti ascolti Mozart e ti scoli una bottiglia di rosso.»
«Non mi bevo da sola un’intera bottiglia
«Per me puoi fare quello che vuoi. Il motto di questa famiglia dovrebbe essere: libertà.»
«La libertà prevede delle regole.»
«Riparliamone domani a pranzo.»
«Cambia canale» disse la donna, poggiando la testa sulla spalla del marito.
«Pensavo ti piacesse.»
«Sempre la solita solfa…»
La piccola, chiusa in stanza con la musica alta, non poteva sentire. Scrise a Loredana che orami era cosa fatta:
«Yo, if you wanna be a star…»

Lucia (la madre di Bianca) ci teneva che Loredana (l’amica di Bianca che portavano al concerto) non andasse dalla madre (presente nella stessa chat genitoriale di Lucia) a dire che Lucia non aveva riservato alla figli un trattamento meno che regale. Perciò preparò una borsa frigo carica di sandwich con la maionese e l’insalata di pollo, di tramezzini vegani, patatine fritte dietetiche, sacchetti di carotine, dessert al cioccolato, frutta, bevande perlopiù dietetiche e un termos di caffè per sé e per il marito.
«Sta’ fermo…» disse, mentre Matteo (il marito) stava per calare un dito nella ciotola dell’insalata di pollo. Non fece in tempo.
«Non resisto. Sei una maga.»
La donna non ci teneva a passare alla storia per le sue doti culinarie, ma, alla fine, era sempre lei a cucinare in casa. Il fatto era che, con la sua laurea umanistica e l’impiego di bigliettaia part-time al museo, era il partner debole. Se avesse cominciato a discutere su dove terminassero i suoi doveri casalinghi e dove cominciassero quelli del marito, che lavorava notoriamente dieci ore al giorno per pagare il mutuo, ne sarebbe emersa una discussione poco gradevole. Lei si consolava, dopo le sue fatiche quotidiane, bevendo vino bordeaux (mai un’intera bottiglia!) e scrivendo articolo per riviste d’arte.
«Hai fatto un panino anche per me?»
«Certo. Ma non puoi guidare e mangiare insieme.»
«Umpf…»
«No.»
«Mamma, siamo pronti?» chiese Bianca, entrando ansiosamente in cucina. Aveva un piccolo zaino colorato con le fotine di Jessica Lovetangle.
«Più che pronti.»
«Stai ancora finendo di cucinare.»
«Ho finito.»
«Loredana ci aspetta fra cinque minuti.»
«Senti, se continui a protestare ci andate a piedi a quel concerto…» disse Matteo, cercando di risultare più assertivo, come Lucia gli chiedeva, ma risultando goffo e inopportuno. La bimba si chiese un stanza, nervosa.
«Parli sempre a sproposito.»
«Cercavo…»
«So che cercavi di fare. Va’ da lei. Qui ho quasi pronto.»
Lucia, sentendosi ancora una volte di più come la donna di casa, dicendosi che la disparità economica col marito era dovuta a una stortura dalla società in cui viviamo, fece su la perfetta borsa frigo per il viaggio fino a Lecce, un’ora ad andare e tornare.
«Andiamo…» disse, una volta che furono in salotto, mentre marito e figlia, con aria complice, emergevano dalla stanza della piccola. Chissà cosa le aveva promesso.
Anche Loredana (come tante altre) aveva lo zainetto rosa e argento di Jessica Lovetangle. Le aspettava sotto il suo condominio di periferia, dove viveva con la madre e la zia. A Lucia era sembrato di capire che, in realtà, non se la passassero benissimo. Si ripromise di diventare gentile con la piccola.
Quando arrivò, saltò in auto con la sua amica Bianca, con cui cominciò a darsi il cinque e a cantare una della canzoni di Jessica.
«Pensi che sarà così per tutto il viaggio?» chiese Matteo a Lucia, rimettendo in moto.
«Quando la portammo al parco naturalistico non era tanto entusiasta.»
«Però le tartarughe le piacquero.»
«Quando sarà più grande ricorderà con più piacere le tartarughe che quella…»
Stava per dire “stupida” Jessica, ma ora le bambine erano stanche di giocare fra di loro e, forse, stavano ascoltando cosa dicevano gli adulti.
«… cantante» concluse.
Si girò verso di loro:
«Loredana, tua mamma mi ha detto che non hai allergie. Intolleranze. Antipatie verso cibi in particolare.»
«No.»
«Ti piace il pollo?»
«Sì.»
«E le patatine.»
«Bene, ne abbiamo a bizzeffe. Sei mai stata un concerto?»
«Mai.»
«Neanche Bianca. Dovete promettere che ci terremo per mano per tutto il tempo. La cosa più importante è non perdersi.»
«Va bene.»
«Va bene. Farete le brave bambine?»
«Sì.»
«Farete le brave mentre papà vi aspetta al bar?» chiese Matteo, senza staccare gli occhi dalla strada.
Lucia gli lanciò un’occhiataccia.
«Tu starai con noi al concerto.»
«Un’ora di guida all’andata e una al ritorno…» disse lui. «Non pensi che mi merito un piccolo ristoro?»
Lucia ci pensò su. Tecnicamente, aveva ragione. Ma non voleva dargliela vinta. Non voleva mostrarsi debole di fronte all’inconsapevole Loredana.
«Al ritorno guido io.»
Matteo e Bianca si gelarono. Loredana rimase inconsapevole.
«Mamma…» disse Bianca, timidamente.
«Sì?»
«Tu ti perdi sempre.»
«Mi sono persa una volta.»
«Va bene…» disse Matteo. «Comunque è in macchina con me. Questa volta non ci perderemo.»
«Intendi dire» disse Lucia, gelidamente «che non ci perderemo per via della tua autorevole presenza maschile in auto?»
«No» disse Matteo. «Volevo solo dire che un paio d’occhi in più non fanno mai male. Però, questa volta, dài retta al navigatore…»
Lucia non sapeva come reagire. Se mostrarsi arrabbiata, delusa o altro. Fece buon viso a cattivo gioco.
«Non ci perderemo. Promesso.»
«Non sara come l’altra volta, vero?» chiese Bianca, che forse non si sarebbe ricordata da grande di Jessica Lovetangle, né delle tartarughe, ma non avrebbe mai dimenticato quella volta che la madre aveva decisa di portarla da sola in spiaggia, quaranta gradi all’ombra.
«Non ci perderemo» concluse la donna. «Patatine?»

Jessica Lovetangle, al secolo Andreina Greco, era una ragazzona di vent’anni che si era assicurata un piccolo, ma solido zoccolo di fan grazie alla presenza quotidiana a un programma della tv del pomeriggio, molto seguito in zona. Il pubblico al concerto non era poi così vasto e Lucia si rassicurò nel vedere qualche faccia conosciuta, colleghi, genitori di compagni di scuola che avevano portato i figli a quel piccolo evento e con cui si scambiavano cenni d’intesa e di solidarietà, come a dire “chi ce lo fa fare…” e “cosa non faremmo per i nostri figli…,” ma anche “come faremmo senza di loro!”
Si sedettero sul prato col loro allegro cestino da picnic (una bella giornata, alla fine) e aspettarono che la bande e Jessica, cioè, Andreina, salissero sul palco.
«Com’è il sandwich?» chiese Lucia, un po’ in ansia.
«Buono» rispose Loredana, convinta.
Lucia stava per aggiungere: dirai alla mamma che hai mangiato bene?, ma si trattene. Ansia sociale. Il suo psicologo diceva che ne soffriva maledettamente. Certo, se fosse stata più di successo nel campo che coltivava…
«Papà va un momento al bagno, ma torna subito…» disse Matteo, dirigendosi spedito al bar.
«Quando arriva Jessica?» chiese Bianca, nervosamente.
«Sta per arrivare. Finisci di mangiare, così avrai più energie.»
La bambina continuò a piluccare il panino, poco convinta.
Jessica arrivò cinque minuti dopo, accolta dal giubilo dei suoi fan. Aveva un volto franco, pieno di trucco e brillantini, e cominciò a scaldare il pubblico in modo sapiente. Lucia pensò che le stava istantaneamente simpatica. Ci sapeva fare, coi piccoli. Lei sapeva d’essere un disastro. Che risultava antipatica. Immaginò fosse una dote natura, che alcune hanno dalla nascita.
Le bambine saltarono in piedi e cominciarono a saltellare, a cantare e strillare. Lucia continuò a dir loro di tenersi per mano, ma fu pressoché inutile. Comunque, la folla non era particolarmente densa. Non sembrava ci fosse rischio di perdersi. Matteo, che aveva promesso di stare per tutto il tempo con loro, non rientrò che dopo tre quarti d’ora dalla “pausa bagno.” Lucia, baciandolo subito, registrò che, dal momento in cu non avrebbe dovuto guidare, si era concesso una barretta, o forse due. Lei avrebbe ucciso per un buon bicchiere di bordeaux e un disco di Mozart. Registrò anche che i musicisti della band erano bravi. Dovevano aver studiato una vita, col risultato di diventare la band di supporto a Jessica Lovetangle. Solidarizzò internamente con loro. Le bambine da prima furono in estasi, ma, dopo un po’, cominciarono a stancarsi, rianimandosi solo quando Jessica sparò sua hit:

You, if you wanna be a star
a star just great like me…

Per il delirio dei fan. Quindi, quasi tutti si adagiarono sul prato, ascoltando canzoncine meno energetiche, più melense e una con cui (era evidente) Andreina stava saggiando la sua eventuale capacità di fare colpo su un pubblico più maturo. Il concerto si concluse con una zuccherosa nenia della buonanotte. Matteo e Lucia si trovarono a intrecciarsi le dita sul prato. Un pomeriggio non male, alla fine.
«Stanche?»
«No!» disse Bianca, che era una bambina molto attiva. Loredana, più tranquilla, aveva già poggiato la testa contro il finestrino dell’auto.
«In un’ora siamo a casa» disse Lucia.
«Speriamo» rispose innocentemente Bianca. Suo padre rise. Lucia lo guardò malissimo.
«Non male quella Jessica» disse ancora Matteo, sbadigliando.
«Ci sa fare…» disse Lucia, che soffriva un po’ chiunque avesse successo. Mentre usciva dal parcheggio, pensò a bibliografia che doveva recuperare per uno dei suoi articoli letti da venticinque persone, consolandosi al pensiero che quanto lei faceva era meno appariscente, ma, in fondo, più appagante sul piano spirituale.
Nei pressi di San Pietro Vernotico, il navigatore avvisò che erano in corso dei lavori e di deviare sulla statale 613.
«Ignoralo» disse Matteo, sbadigliando.
«Cosa?»
«Ignora il navigatore. Non è aggiornato. La strada è percorribile.»
«Dice che è bloccata per lavori…»
«È la stessa che abbiamo percorso all’andata. Si può percorrere. Fidati.»
«Hai detto che devo seguire il navigatore, e seguirò il navigatore» disse Lucia, prendendo l’uscita.
«Stiamo allungando inutilmente. Le bambine sono stanche. Sta facendo buio.»
«Io non sono stanca!» disse Bianca, sbadigliando.
«Seguiamo il navigatore.»
«Come ti pare» disse Matteo, poggiandosi contro il finestrino.
Dopo un piccolo tratto di statale 613, quando ormai erano verso Brindisi, s’imbatterono in una fila d’auto.
«Che succede?» chiese Lucia.
«Chiedi al navigatore, visto che ti fidi di lui più di me.»
La donne accese la radio. A quanto pareva poco davanti a loro c’era stato un incidente e un camion ostruiva la strada.
Lucia sospirò. Matteo non disse niente. Loredana lamentò che doveva proprio andare al bagno. Bianca, felice, estasiata, continuava a cantare le canzoncine di Jessica Lovetangle.

«Mi spiace, abbiamo trovato un incidente» disse Lucia, salutando la madre di Loredana.
«Doveva essere qui per le sette.»
«Mi spiace. C’era molto traffico. La strada era bloccata. Un incidente.»
Matteo, alla guida, in auto, aspettava nervosamente che la moglie finisse di giustificarsi.
«La bambina si è divertita.»
La madre di Loredana, vestita in una tuta di pile, i capelli sporchi e arruffati, non disse nient’altro e si portò la bimba in casa. Lucia immaginò che non avrebbero più affidato loro l’amica di Bianca.
Quando fu a casa, dopo la doccia, decise che aveva bisogno di parlare dell’accaduto con suo marito.
«Di che vuoi parlare?» chiese Matteo, in pigiama bianco, steso sul letto col tablet.
«Ho sbagliato a non fidarmi di te.»
«Sì.»
«Ho rovinato la giornata.»
«Le bambine erano contente.»
«Erano stanche e nervose. Abbiamo passato due ore in più in auto per niente.»
«Devi imparare a fidarti più di me.»
«Io, vorrei farlo…» disse Lucia. Quindi, anche se si era ripromessa che non sarebbe successo, scoppiò in lacrime.
«Sono un impiastro.»
Matteo sospirò. Sapevano entrambi che il problema non era l’incapacità di Lucia alla guida, ma i suoi vecchi demoni, dai quali non poteva, o non voleva liberarsi.
«Il fatto» ci provò Matteo «è che tu sei più colta di me. Però anch’io so qualcosa. Insomma, quello che imparo dai film. Conosci il mito di Aristofane?»
«Era un commediografo greco.»
«Io non so chi fosse. Però, conosci il mito di Aristofane, dei due spicchi di mela che devono combaciare»?
«Sì. Stai dicendo che sei la mia anima gemella?» chiese Lucia, ora un po’ più consolata.
«No. Sì, certo, ma non è questo il punto. Il fatto è che le persone s’incontrano perché ognuno ha i suoi punti di forza e di debolezza. Tu dài a me quello che io non ho. E viceversa. Perché non ti fidi di me?»
«Non voglio esserti inferiore. Come le donne di un tempo.»
«Sei migliore di me in tanti aspetti.»
«Non in quelli che contano.»
«Quali.»
«Pagare il mutuo, per esempio. Siamo nel 2021. È tutto quello che conta.»
«Pensi che vieni meno ai tuoi doveri di donna del ventunesimo secolo perché guadagni meno di me?»
«Sì.»
«Vieni a letto.»
«Vado a bere una tisana. Vorrei scrivere un po’.»
«Domattina hai il lavoro.»
«Staccare i biglietti a scolaresche annoiate. Se quello è un lavoro….»
La donna andò in cucina. Si versò del vino rosso e andò nell’angolo del salotto che aveva adibito a studio. Durante l’estate, era stata a Milano, con Bianca e Matteo. Li aveva trascinati in un noioso tour lungo il castello. Aveva visto la Pietà Rondanini di Michelangelo. Aveva preso parecchi appunti. Da secoli erano aggiunte pagine su quel capolavoro. Come poteva lei, la bigliettaia, l’impiastro che non si era neppure laureata col massimo dei voti, la madre maldestra e moglie insoddisfatta, aggiungere qualcosa di interessante a una discussione che persone molto più dotte di lei portavano avanti da secoli?
Cominciò a scrivere.
Le luci dell’alba la sorpresero sul divano. Matteo, durante la notte, era venuto in suo soccorso con una piccola coperta e, in quel momento, era in cucina, per preparare il primo caffè della giornata.
https://domenicosantoro.art.blog/

Re: Tornare a casa

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Possiedi uno stile inconfondibile, Domenico: anche questo racconto, come molti dei tuoi che ho letto, scritto in modo piano e senza scossoni di alcun tipo, rivela una grande capacità di rappresentare la gamma multicolore dei sentimenti. Qui riesci ad addentrarti con eguale sottigliezza nei pensieri e le emozioni dei due coniugi e della loro figlioletta. Nel descrivere il minuto particolare, sei ogni volta capace di rappresentare l'universale.
Ho notato nel testo un po' di refusi: te li evidenzierò man mano nel commento perché forse ti potrebbe essere utile per una eventuale revisione.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amLa bambina, sudate, felice, si toccò rapidamente la punta dei piedi, agitò il bacino e poi pose le mani a incrociare sulle scapole, mentre cantava i versi della canzone
Sudate/sudata. Per tutto il racconto mi sono chiesta quanti anni avesse la bambina: ho oscillato tra gli otto e i dodici anni, senza decidermi. Non so se a otto anni i bambini di oggi già pretendono di andare ai concerti: forse dodici è più verosimile, e in questo caso sostituirei bambina con "ragazzina", forse più indicato. Non mi è chiaro il gesto di portare le mani incrociate sulle scapole.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amE questo che sarebbe?» chiese la madre.
Stava ostruendo la vista del televisore. Davano il loro programma preferito. Giornalismo d’inchiesta.
«Jessica.»
«Jessica chi?»
«Jessica Lovetangle.»
«Jessica… Lovetangle.»
«Mi portate al suo concerto?»
Molto realistici i dialoghi. Ottima la scelta del nome della cantante, che inquadra da subito la realtà semplicistica e in qualche modo dilettantesca dell'evento: difatti, a breve, offrirai al lettore coordinate specifiche in tale direzione.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amE se tutte le tue amiche si buttano dalla finestra, tu lo fai?»
«Non si stanno buttando da una finestra. Vanno al concerto di Jessica» disse la bambina
La lucidità delle risposte dei bambini a volte è spiazzante. Bianca riporta subito il padre sul piano della realtà, costringendolo a modificare da subito il registro, e ponendosi sullo stesso livello dialettico dei genitori.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 am«Quando sarebbe questo concerto?»
«Fra due settimane.»
«Chi sta andando delle tue amiche?»
«Loredana.»
«Pensavo andassero tutte.»
Iniziano quelle domande, tipiche di una madre, in cui si comincia a girare circospetti intorno all'oggetto del desiderio, sperando di trovare qualche appiglio per dire di no. L'espressione "Chi sta andando delle tue amiche" anziché "Chi va" mi ricorda il modo di parlare dei miei figli: pensavo appartenesse al gergo giovanile romano, invece forse è modalità colloquiale invalsa ovunque.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amNon si scherza su queste cose» disse la bambina, immaginando che, se si fosse mostrata risentita, per un giorno o due, avrebbe avuto maggiori possibilità
Ecco di nuovo comparire il rigore intellettuale della bambina: questi aspetti così maturi della sua personalità mi hanno fatto pensare, come ti scrivevo sopra, che Bianca abbia non meno di undici/dodici anni. Dopo "risentita" eliminerei la virgola.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amIl padre sospirò. Si passò una mano fra bei capelli castani
Qui mi sembra inutile la specificazione "bei" relativa ai capelli dell'uomo; sia perché non abbiamo simili descrizioni sulla madre, sia perché di solito si tratta di sottolineature più consone a figure femminili, almeno in un racconto come questo. In ogni caso, aggiungerei l'articolo prima dell'aggettivo.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amNon mi mi bevo da sola un’intera bottiglia
Molto simpatico lo spirito della donna.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amScrise a Loredana che orami era cosa fatta
Qui sopra, piccoli refusi che si potrebbero evitare con un'attenta rilettura.  ;)
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amLucia (la madre di Bianca) ci teneva che Loredana (l’amica di Bianca che portavano al concerto) non andasse dalla madre (presente nella stessa chat genitoriale di Lucia) a dire che Lucia non aveva riservato alla figli un trattamento meno che regale.
Mi piacciono le parentesi in narrativa, ma qui mi sembra che appesantiscano il periodo. La spiegazione di chi sia Loredana è superflua, perché l'hai nominata già tre volte; la specificazione della chat si può omettere perché irrilevante e, qui, piuttosto ingombrante. L'unica indicazione utile è che Lucia è il nome della mamma di Bianca. Forse si potrebbe nominare sopra (anche se c'è il rischio di rendere ingessato il dialogo), oppure qui, meglio, secondo me, tra due virgole. Figli/figlia: refuso.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amfrutta, bevande perlopiù dietetiche e un termos di caffè per sé e per il marito.
«Sta’ fermo…» disse, mentre Matteo (il marito)
Qui, secondo me, la specificazione che si tratta del marito si potrebbe evitare.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amera il partner debole
Questo autoconvincimento della donna ben si sposa con gli stralci della canzone, in cui si inneggia a credere soltanto in ciò che si è, affinché si possa diventare ciò che si vuole essere.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amscrivendo articolo per
Articolo/articoli.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amLa bimba si chiese un stanza, nervosa.
"Si chiuse in".
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amParli sempre a sproposito.»
«Cercavo…»
«So che cercavi di fare. Va’ da lei. Qui ho quasi pronto.»
Più che "ho quasi pronto", scriverei "ho quasi finito". Simpatico e aderente alla realtà il rimbrotto della donna al marito.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amfece su la perfetta borsa frigo
"Fece su" che significa? Forse "completò"?
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amQuando arrivò, saltò in auto con la sua amica Bianca
Qui la descrizione è un po' imprecisa, perché subito prima hai scritto che Loredana aspettava la macchina sotto casa.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amLucia ci pensò su. Tecnicamente, aveva ragione. Ma non voleva dargliela vinta. Non voleva mostrarsi debole di fronte all’inconsapevole Loredana.
Ben descritta l'insicurezza di fondo di Lucia.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amAl ritorno guido io.»
Eccellente. È il modo tipico che hanno le donna per ribadire l'uguaglianza.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amTu ti perdi sempre.»
La voce infantile sottolinea, agli occhi della donna, il fastidioso senso di inadeguatezza.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amFece buon viso a cattivo gioco.
«Non ci perderemo. Promesso.»
Considerazione che dimostra, ancora una volta, una sofisticata attenzione alla psicologia femminile.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amla bande
Refuso.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amLucia pensò che le stava istantaneamente simpatica
Forse un po' contorto: scriverei "pensò subito che fosse simpatica" oppure "a Lucia fu subito simpatica".
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amImmaginò fosse una dote natura
È saltato un "di".
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amComunque, la folla non era particolarmente densa. Non sembrava ci fosse rischio di perdersi
Mi suona come una ripetizione di un concetto già espresso prima. A mio avviso si potrebbe omettere.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amLucia, baciandolo subito, registrò che, dal momento in cu non avrebbe dovuto guidare, si era concesso una barretta, o forse due.
Cu/cui; barretta/birretta.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amLe bambine da prima furono in estasi
"Dapprima".
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 ampensò a bibliografia
"Alla bibliografia".
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amper uno dei suoi articoli letti da venticinque persone
Colto e simpatico riferimento.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 am«Hai detto che devo seguire il navigatore, e seguirò il navigatore» disse Lucia, prendendo l’uscita.
Il desiderio di affermare la propria supremazia va oltre il buon senso. Molto piacevole e verosimile il dialogo tra i due.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amSapevano entrambi che il problema non era l’incapacità di Lucia alla guida, ma i suoi vecchi demoni, dai quali non poteva, o non voleva liberarsi
Questa affermazione la eliminerei, in quanto ridondante. Sei stato bravo, difatti, a fare capire al lettore tutte le debolezze nevrotiche di Lucia; non ultima, la penosa sottomissione alla scortesia della mamma di Loredana.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amPerò, conosci il mito di Aristofane, dei due spicchi di mela che devono combaciare»?
Un po' impreciso, ma in un dialogo serale tra coniugi direi che può andare.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amperché ognuno ha i suoi punti di forza e di debolezza
I "propri".
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amSei migliore di me in tanti aspetti.»
«Non in quelli che contano.»
«Quali.»
«Pagare il mutuo, per esempio. Siamo nel 2021. È tutto quello che conta.
La drammatica e inesatta concezione secondo cui si vale in funzione di quanto si guadagna. La canzoncina di Jessica, pur nella sua banalità, afferma il contrario.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amCominciò a scrivere.
Le luci dell’alba la sorpresero sul divano. Matteo, durante la notte, era venuto in suo soccorso con una piccola coperta e, in quel momento, era in cucina, per preparare il primo caffè della giornata.
Molto carino e significativo il finale, che riscalda con la luce dell'accoglienza gratuita una coppia comunque affiatata. 
Mi fa sempre tanto piacere leggerti, @Domenico S. Grazie.
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: Tornare a casa

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@Ippolita Ciao, intanto chiedo scusa per i tanti refusi ed errori grammaticali dello scritto, e ti ringrazio per il tuo attento lavoro, che mi sarà senz'altro utile quando revisionerò il racconto. Sono davvero contento che la storia ti sia piaciuta e che tu ne abbia colto lo spirito. A volte, quando scrivo, ho il timore di diventare autorefenziale, e per questo motivo (oltre che per le utili correzioni ai miei tanti errori) li condivido con voi. Perciò sono contento che il racconto sia stato gradito da qualcuno, oltretutto da una persona colta come te. Spero ci si possa rileggere al più presto, grazie ancora e buona giornata!
https://domenicosantoro.art.blog/

Re: Tornare a casa

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@Domenico S.

Ben ritrovato, mi piace leggerti, perché non sei monocorde.  :)

Siccome uso il commento per postare, scusami il puntiglio nelle annotazioni.  :sss:
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amLa bambina, sudate, felice, 
sudata
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amSi passò una mano fra bei capelli castani.
hai saltato l'articolo: fra i bei capelli castani
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 am«Per me puoi fare quello che vuoi. Il motto di questa famiglia dovrebbe essere: libertà.»
«La libertà prevede delle regole.»
Ti suggerisco di ampliare il concetto:
- La libertà prevede delle regole per rispettare quella degli altri.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 am«Non si scherza su queste cose» disse la bambina, 
A questo punto, dovresti darle il nome, che ancora non si sa.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amscrivendo articolo per riviste
articoli
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amfotine di Jessica Lovetangle.
meglio "piccole foto"
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amera dovuta a una stortura dalla società in cui viviamo, fece su la perfetta borsa frigo per il viaggio fino a Lecce, un’ora ad andare e tornare.
era dovuta a una stortura della società in cui vivevano
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amSi ripromise di diventare gentile con la piccola.
di essere gentile 
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amLa bimba si chiese un stanza, nervosa.
si chiuse in stanza 
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 ame Lucia si rassicurò nel vedere qualche faccia conosciuta, colleghi, genitori di compagni di scuola che avevano portato i figli a quel piccolo evento 
dopo "conosciuta" meglio i due punti
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amImmaginò fosse una dote natura, che alcune hanno dalla nascita.
una dote di natura
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amLucia continuò a dir loro di tenersi per mano, ma fu pressoché inutile. 
Lucia continuava a dire loro di tenersi per mano, ma era pressoché inutile.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amDovevano aver studiato una vita, col risultato di diventare la band di supporto a Jessica Lovetang
Dovevano aver studiato una vita, per il bel risultato di diventare...
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amMentre usciva dal parcheggio, pensò a bibliografia che dove
pensò alla bibliografia 
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 ampiù appagante sul piano spirituale.
forse meglio: sul piano intellettuale.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 am«Di che vuoi parlare?» chiese Matteo, in pigiama bianco, steso sul letto col tablet.
Non so dirti il perché, ma mi stona la precisazione del colore del pigiama.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 am«Non in quelli che contano.»
«Quali.
- Quali?
oppure:
- Dimmi quali.
Domenico S. ha scritto: gio ott 14, 2021 11:53 amCominciò a scrivere.
Le luci dell’alba la sorpresero sul divano. Matteo, durante la notte, era venuto in suo soccorso con una piccola coperta e, in quel momento, era in cucina, per preparare il primo caffè della giornata.
Bell'epilogo di una giornata utile all'autostima e alla gratificazione sentimentale della donna protagonista.
Un racconto dove, alla semplicità della vicenda e all'essenzialità dello stile narrativo, si affianca la profondità dello sguardo dell'autore sulle emozioni e sensazioni delle persone coinvolte.
Premesso che, come avrai visto, gran parte delle mie note riguardano parti di parole che ti sono rimaste "nella penna", e refusi da fretta, mi piace come scrivi, @Domenico S.   :)

Alla prossima!
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: Tornare a casa

6
Ho letto con piacere il tuo racconto di vita quotidiana che cerca di indagare oltre la superficie delle apparenze. Le due figure fondamentali sono Lucia e Matteo: la prima è una donna che non riesce a superare la sua eterna sensazione di inadeguatezza, mentre la seconda, Matteo, deve a fasi alterne recitare la parte del marito e padre tutto d'un pezzo anche se in effetti mi appare come la parte affettiva della famiglia. I due hanno una figlia adolescente, Bianca che è attratta come molti giovani da modelli e star proposti dai mezzi di comunicazione. Bianca ha un'amica, Loredana, con la quale divide le sue passioni, pur appartenendo Loredana ad un ceto sociale inferiore. Per le ragazze questo non è un problema lo è molto di più per Lucia. Per lei la sua mancata realizzazione la porta a diffidare di tutto e a sentirsi sempre ai margini. Bianca ha d'istinto più fiducia nel padre che nella madre e l'episodio del far guidare a Lucia la macchina ne è la prova. Il finale ci racconta come la mancanza di verità e di sincera comunicazione diventi un muro invisibile invalicabile. Lo stile semplice ,asciutto e diretto comunica al lettore in maniera chiara il messaggio.     
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